Padre Daniel da Mar Yakub ( venerdì 1 – 8 novembre 2013)
La battaglia di Qalamoon?
La situazione si ripete anche domenica. Abbiamo provato a passare questo giorno libero e soleggiato nel modo più piacevole. Come al solito, abbiamo chiuso la giornata con un’ora di adorazione collettiva. Dopo una mezz’ora ci hanno consigliato di prendere qualche cosa da mangiare e di ritirarci il più velocemente possibile nel nostro rifugio. L’abbiamo fatto e nel frattempo l’elettricità è partita. Meno male che anche questa volta i bombardamenti sono cessati in tempi brevi.
Abbiamo deciso di chiudere la giornata più presto, da lunedì prossimo, perché non è sensato mettersi al riparo solo quando si sentono i combattimenti: e così chiudiamo l’adorazione in chiesa alle 17.15 , cantiamo i vespri e poi ci ritiriamo nei nostri rifugi mangiando una cena semplice su un materasso, sperando che l’elettricità non cada. Non è una situazione molto confortevole, ma impariamo ad accettarla. Per il resto speriamo che l’esercito nel frattempo si ricordi esattamente dove si trova il nostro monastero e che ci evitino nei loro bombardamenti . La situazione esplosiva del nostro villaggio può esacerbare ad ogni momento, ma fino ad ora non è ancora successo. Speriamo che rimanga cosi.
Sembra che “la battaglia di Qalamoon” sia cominciata. Qui si tratta del nostro territorio, al nord di Damasco. Dove è finito il tempo quando il vescovo di Damasco ci visitava, e in cui il vescovo, madre Agnes-Mariam ed io potemmo visitare la prima “Università libera di Qalamoon”? All’entrata sembrava una caserma: presentarsi e aspettare che qualcuno venga a cercarti e poi ti porti al rettore. Dopo di che, tutta l’ospitalità e giovialità orientali si manifestavano. Alla fine il rettore aveva chiamato una giovane studentessa per guidarci nell’università. La ragazza era molto fiera di raccontare e mostrarci tutta l’università e, come le nostre studentesse, era piena di entusiasmo e speranza per un possibile futuro diploma e in seguito per un buon lavoro. Com’è possibile che una società così ambiziosa sia divenuta un tale inferno?
Un messaggio di pace per la popolazione Americana
Madre Agnes-Mariam e suor Carmel hanno accettato un invito per partecipare a diverse conferenze in differenti città Americane - durante il mese di novembre - sul movimento “mussalaha” (riconciliazione) , sulla situazione Siriana e sull’aiuto umanitario in Siria. Anche in America c’era una resistenza organizzata contro il messaggio di Madre Agnes-Mariam. La Madre ed anche gli organizzatori delle conferenze sono anche stati minacciati. In diversi luoghi, le conferenze della Madre sono state disturbate, ma ogni volta la Madre ha sempre provato a dialogare direttamente con questa gente e tante volte questi dialoghi hanno avuto l’effetto di una maggiore comprensione e di una rappacificazione. Sabato, 3 novembre a San Francisco, nella chiesa di Thomas Moore, la Madre ha partecipato a una funzione ecumenica. I 400 presenti venivano da differenti comunità cristiane e da svariati gruppi etnici. La funzione era abbellita da gruppi corali e solisti e il messaggio della Madre ha avuto un grande successo. Le seguenti presentazioni della Madre non sono più state disturbate ma sono state accolte con gratitudine.
Il 4 Novembre, Maired Maguire di Belfast, vincitrice di un premio Nobel per la pace, ha scritto “una lettera aperta al popolo Americano” per sostenere in modo caloroso il messaggio di madre Agnes-Mariam: Maired Maguire ha consigliato gli Americani di ascoltare e accettare il messaggio di madre Agnes-Mariam. Nel frattempo, preghiamo nella nostra comunità in modo particolare per il popolo Americano che possano ritornare alle loro origini/radici. Infatti, l’ America è stata costruita su fondamenti cristiani e dall’inizio l’America è stato un modello di franchezza (trasparenza), libertà ed ospitalità, che sono state la base del loro senso d’innovazione e creatività nel campo scientifico, tecnico e sociale.
La svolta per la Siria e per il mondo intero
La guerra crudele contra la Siria ha causato una miseria indescrivibile. I quasi 120.000 morti implicano che in quasi ogni famiglia siriana ci sono vittime da piangere. Una parte del paese è distrutta: case, scuole, ospedali, chiese, moschee, edifici pubblici, le infrastrutture e il patrimonio culturale. Milioni di Siriani sono fuggiti dalla Siria e milioni di Siriani sono profughi nel proprio paese. Tante famiglie non possiedono più casa, neanche una fonte di guadagno per sopravvivere. C’è una famiglia che è molto legata alla nostra comunità a cui diamo regolarmente aiuto finanziario che a nostra volta riceviamo dai nostri benefattori. Questa famiglia aiuta in tal modo tante altre famiglie molto bisognose, in un quartiere di Damasco; incontra situazioni gravissime, in famiglie impoverite dove prima c’erano una considerevole benessere e sicurezza. Tuttavia questa famiglia dà anche testimonianze commoventi : un proprietario di una ditta che è stata distrutta dai ribelli, rende i suoi locali disponibili per il pernottamento di famiglie bisognose. Altre famiglie che hanno ancora un po’ di soldi, aiutano altre famiglie che non hanno più niente. Anche alawiti e musulmani si uniscono alle azioni della famiglia di questi amici per aiutare le famiglie bisognose. Una signora alawita , che li ha seguiti, era tanto colpita dalla loro convinzione cristiana di carità, che adesso questa signora vuole convertirsi al cristianesimo.
Dall’altra parte, le vere distruzioni causate dai ribelli tante volte si manifestano solo quando l’esercito ha ristabilito l’ordine in loco. Il 21 ottobre i ribelli hanno invaso il villaggio di Sadad: 2500 uomini hanno potuto fuggire, 1500 famiglie sono state sequestrate. I ribelli hanno distrutto le case, gli edifici pubblici, gli ospedali e le scuole. Hanno strangolato vecchie donne e bambini. Hanno gettato più che trenta corpi in una fossa comune. La chiesa Siriana ortodossa è stata dissacrata e conquistata dai ribelli. Dappertutto hanno trovato “slogans” pieni d’insulti contro i cristiani e contro la fede cristiana. Tutto questo ha provocato un nuovo flusso di cristiani che emigrano.
Video dei funerali dei bambini vittime dei mortai dei ribelli sul St. John of Damascus Elementary School: 11/11/2013
Tuttavia questa guerra ha causato anche qualcosa di buono nella popolazione siriana: nuove e inaspettate forze si sono liberate. All’inizio della guerra, c’erano ancora tanti Siriani indifferenti; solo pochi giornalisti potevano entrare ed erano molto controllati, le manifestazioni erano vietate, etc. Oggi tutti i Siriani hanno capito che le potenze straniere hanno voluto destabilizzare il loro popolo e il loro paese e perciò adesso tutti i Siriani sono concordi nella resistenza contro i ribelli. Oggi tanti giornalisti sono liberi di lavorare in Damasco. Il popolo - tutto insieme - sostiene la Nazione. Giovani che prima non volevano fare il loro servizio militare, oggi si presentano volontariamente all’esercito per difendere il loro paese dagli jihadisti. Tutti i differenti gruppi religiosi stanno uniti, uno al fianco dell’altro – come fratelli – per fermare questi perfidi massacri e distruzioni. Prima non si parlava di politica in pubblico. Il partito Baath governava il paese. Oggi invece la crescita dei partiti politici non è più da diffidare e si parla apertamente della politica nei bar. Oggi tutti possono candidarsi. Al primo attacco serio di Damasco, i ricchi sono partiti, i capi corrotti e ufficiali disertori aspettavano la caduta di Assad.
Prima i servizi segreti volevano controllare tutto ma neanche sapevano che già da tanto tempo tunnel erano stati scavati e armi erano già contrabbandate nel paese e che la guerra era stata preparata da anni. Oggi i servizi segreti sono purificati e si occupano del loro incarico reale: la difesa del loro paese. Le famiglie in cui dei soldati sono caduti come martiri, sono onorate e aiutate dappertutto. Ad ogni attacco dei ribelli cresce la volontà del popolo di continuar a vivere in concordia con tutti i diversi gruppi religiosi, come in una grande famiglia. La guerra sta liberando le migliori forze di libertà, unità, fraternità ed uguaglianza nel popolo Siriano.
Se ci sarà una nuova conferenza di pace a Ginevra-2, le grandi nazioni non avranno niente da decidere sull’attuale o sul nuovo governo. Tocca solo al popolo Siriano decidere. Al massimo possono decidere solo sul loro contributo per la ricostruzione del paese che prima essi hanno distrutto.
Prima il sovrano Occidente agiva e parlava come “la comunità internazionale”. Adesso questa “comunità internazionale” è ridotta a USA, Israele, UK e Francia, cioè solo all’8% della popolazione mondiale. Per il momento Saudi-Arabia e Israele continuano ad aspirare invariabilmente alla destabilizzazione della Siria, ma senza il sostegno dei loro alleati precedenti. La co-esistenza pacifica dei diversi gruppi religiosi in Siria è una spina nei loro fianchi.
La Russia ha ottenuto autorità mondiale con il suo impegno coraggioso nel campo politico e morale e ha ottenuto più alleati dell’Occidente. E con la liberazione di Al Sferia, l’esercito Siriano ha ottenuto una nuova vittoria decisiva nel Nord del paese.
Dalle ceneri di una vittoria finale della Siria sul terrorismo internazionale crescerà un nuovo paese e un nuovo mondo.
(traduzione A. Wilking)