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giovedì 16 febbraio 2017

Archbishop Bernardito Auza: Security Council open debate on protection of critical infrastructure against terrorist attacks


Intervention of H.E. Archbishop Bernardito Auza
Apostolic Nuncio and Permanent Observer of the Holy See to the
United Nations
United Nations Security Council Open Debate on
Protection of Critical Infrastructure against Terrorist Attacks
 New York, 13 February 2017 

Mr. President,
The open-ended litany of terrorist attacks in cities and villages continues to remind us of the threat of terrorist attacks to civilian infrastructure and thus to civilians populations. This wave of terror, which considers innocent civilians as legitimate targets of violence either directly or indirectly through the destruction of the civil infrastructure on which they depend, must be counteracted by the actions of a unified International Community.
Recent conflicts in the area of ancient Mesopotamia have had a devastating impact on ancient ethnic, religious and cultural minorities that for millennia have inhabited the region. Parties to these conflicts have purposefully sought to destroy the cultural fabric and the historical rootedness of these communities in the region by destroying their religious and cultural heritage sites. The intentional destruction of the infrastructure critical to the survival of these communities — such as schools, hospitals, water supplies and places of worship — has become a strategy to annihilate them collectively, immiserating and eradicating them by attacking the structures that give them a modicum of communal existence.
It is the obligation of the international community, in accord with the U.N. Charter, to protect civilians and their critical infrastructure from the brutality and barbarity of terrorist groups. Part of this obligation is to heighten public awareness of this terrorist tactic and to urge States to maintain a high level of critical infrastructure protection and resilience, as well as public preparedness in case of an attack, to prevent as much as possible the disruption of critical services and the loss of human life.
More effective and lasting measures to protect critical infrastructure against terrorist attacks must therefore be based on policies that reject the unfettered pursuit of profit and narrow geopolitical interests, even at the cost of the destruction of critical civil infrastructure. In this regard, my delegation wishes to reiterate the Holy See’s appeal to weapon-producing nations severely to limit and control the manufacture and sale of weapons, ammunitions and technologies to unstable countries and regions of the world where the likelihood of their illegal use or their falling into the hands of non-State actors remains a real and present danger.
The International Community must also address the role of organized crime in the sale or barter of weapons capable of destroying critical infrastructure. States should be urged to collaborate in this area at both the international and regional levels through the sharing of information and best practices, coordinated policies and joint border controls.
The world must act to prevent terrorists from having access to financial support by terror sponsors. The borderless nature of the terrorist groups perpetrating the destruction of critical infrastructure requires the international community to control cyber technologies that violent groups use to recruit new adherents, finance their activities and coordinate terror attacks.
Mr. President,
Pope Francis has spoken on a number of occasions of our age as a time of war, namely, “a third world war that is being fought piecemeal, one in which we daily witness savage crimes, brutal massacres and senseless destruction,”[1] like the destruction of infrastructures critical to the existence of entire populations.
The International Community must come together as one to put an end to this “war fought piecemeal.” This unity is necessary if the International Community is going to achieve the shared objective of protecting critical infrastructure against terrorist attacks. This common goal will be achieved most quickly and effectively through an unselfish sharing of critical information and best practices, of resources and technologies among States, in particular with those States least capable of protecting their critical infrastructure and populations from terrorist attacks.
Thank you, Mr. President.

Il Vaticano: Di fronte alla «guerra mondiale combattuta a pezzi» e alla minaccia di attacchi a strutture sensibili, la comunità internazionale agisca unita nel contrastare il traffico illegale di armi e il sostegno finanziario al terrorismo. 

Questo l’appello della Santa Sede all’Onu di New York, pronunciato dall’arcivescovo Bernardito Auza: 

domenica 12 febbraio 2017

La più grande sete di acqua e gasolio colpisce il popolo siriano



ALEPPO SENZA ACQUA DA 42 GIORNI! 

 "E' la più grande crisi idrica da molti anni.
La zona di alKafsa, vicino al fiume Eufrate, rimane sotto il controllo di Daesh che ha chiuso i canali che conducono l'acqua alla stazione di pompaggio di Aleppo.
 L'acqua si estrae solamente dai pozzi in città e la penuria di gasolio fa sì che i generatori per il pompaggio funzionino a orari sempre più ridotti.  Il generatore del quartiere dà 3 ore di elettricità invece che 10, allo stesso prezzo. 
 Non si trova metano per le case, le bombole del gas si reperiscono quasi solo al mercato nero; non si trova diesel per i generatori e per le vetture. 
 E purtroppo in questa situazione di bisogno prosperano le mafie e gli approfittatori!" 
                        messaggio da un amico aleppino


TUTTA LA SIRIA SENZA COMBUSTIBILE!

"L'embargo imposto dall'Occidente alla Siria sui prodotti petroliferi colpisce pesantemente tutte le città e province siriane. 
 Oltre a questo, ISIS ha dato fuoco a impianti petroliferi di Homs e ai gasdotti di Hayyan vicini a Palmyra.
 La crisi della benzina paralizza il traffico e ai distributori si creano code di 3 ore per i rifornimenti razionati. I taxi e i mezzi pubblici sono quasi fermi, per cui la gente si sposta a piedi per chilometri. 
 E' stato introdotto il razionamento elettrico, per cui nella giornata viene erogata energia per 5 volte solo per la durata di un'ora. 
I prezzi naturalmente sono lievitati..., il mercato nero fiorisce... 
 E fa ancora un gran freddo!
  Ma resistiamo! "
                 messaggio da un amico in Damasco 

giovedì 9 febbraio 2017

La Russia e i Cristiani siriani

 Se da un lato siamo costernati al leggere in questo comunicato di FIDES il numero di Cristiani che si stima siano rimasti in Aleppo, paragonandolo col fatto che prima della crisi erano più del 10% della popolazione, apprendiamo pure con gratitudine la notizia della visita in Siria di alcuni parlamentari russi, in vista degli aiuti che la Russia garantirà ai Siriani per l'opera di ricostruzione e di ripresa delle attività produttive. 
 Il fatto che Sergei Gavrilov che in patria è capo del comitato della Duma per lo sviluppo della società civile, le questioni sociali e le associazioni religiose, ricevuto dal Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Yohanna X° abbia sottolineato che la Siria non potrà essere lasciata sola in questo momento così tragico, è sintomatico di come l'amicizia tra i due popoli sia molto più di un'alleanza puramente strategica. Conforta che questi politici non si siano limitati a incontri con le autorità civili siriane ma abbiano visitato anche le comunità religiose, intendendo in questo modo testimoniare la premura verso i Cristiani e il valore della loro presenza nella società siriana.
 Lo paragoniamo alla denuncia fortissima trasmessa proprio ieri sera in TV nella trasmissione Matrix da Gian Micalessin, che vi invitiamo caldamente a visionare e di cui indichiamo il link : 
La persecuzione dei Cristiani in Siria. Così l'Europa è rimasta a guardare. Quando non ha parteggiato per i jihadisti.”
  Come non comprendere alla luce della accorata preoccupazione per la sorte dei cristiani siriani le parole rivolte dall'igumena Febronia (Madre superiora del monastero ortodosso della Madre di Dio, a Saydnaya), con le quali invita il Patriarca di Mosca Kirill a visitare la Siria, assicurandogli al tempo stesso le preghiere di tutta la comunità monastica “per la prosperità della Russia e per la salute del Presidente russo Vladimir Putin”? 
  Quanto alle accennate accuse che Amnesty International ha portato per denunciare 'innumerevoli esecuzioni extragiudiziali che gli apparati siriani avrebbero compiuto all’interno della prigione di Saydnaya', esiste già un'ampia confutazione, sia dei fatti in sè che sulla credibilità delle fonti, a cui rimandiamo per una più approfondita e accreditata smentita:
https://www.youtube.com/watch?v=xkrxD-wS21k&feature=youtu.be  Syriana Analysis addresses the shortcomings of Amnesty report and reveals its poor methodology that does not even meet the lowest mark of scientific or legal veracity.
                   OraproSiria 











Patriarca Ortodosso di Antiochia: 35mila cristiani rimasti ad Aleppo. Le monache di Saydnaya pregano per Putin

Agenzia Fides 9/2/2017 

I cristiani di tutte le confessioni presenti oggi a Aleppo non superano il numero di 35mila. Lo ha riferito il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Yohanna X, incontrando la delegazione di parlamentari russi che da lunedì 6 febbraio stanno visitando la Repubblica araba di Siria. 
Secondo quanto riportato dai media russi, il Primate della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, nell'incontro con la delegazione di politici russi - comprendente tra gli altri il capo del comitato della Duma per lo sviluppo della società civile, le questioni sociali e le associazioni religiose, Sergei Gavrilov – ha sottolineato la necessità di non lasciare sola la Siria nell'opera di ricostruzione dopo la guerra, che passa anche attraverso il lungo cammino necessario a risanare le ferite interiori. 

Il giorno 7 febbraio, la delegazione di parlamentari russi aveva visitato il Monastero ortodosso della Madre di Dio, a Saydnaya. L'Igumena Febronia, ricevendo la delegazione, ha rivolto attraverso di essa un invito al Patriarca di Mosca Kirill a visitare la Siria, e ha fatto sapere che le monache della comunità pregano “per la prosperità della Russia e per la salute del Presidente russo Vladimir Putin”. 


Nei giorni scorsi, Amnesty International ha diffuso un rapporto per denunciare innumerevoli esecuzioni extragiudiziali che gli apparati siriani avrebbero compiuto all’interno della prigione di Saydnaya durante gli anni della guerra civile.


http://www.fides.org/it/news/61700-ASIA_SIRIA_Patriarca_ortodosso_di_Antiochia_35mila_i_cristiani_rimasti_a_Aleppo_Le_monache_di_Saydnaya_pregano_per_Putin#.WJyjQW_hCM8