Se vincono i rivoltosi per i cristiani ci sarà solo la fuga
di Alessandra Nucci
Il popolo siriano è con Assad, l'esercito non massacra
i civili bensì li difende dalle bande armate e a soffiare sul fuoco sono i
grandi media stranieri, arabi e occidentali, che falsificano i dati. Questa
lettura alla rovescia della crisi siriana viene da fonti laiche, come la Rete
Voltaire”, ma anche da religiosi cristiani
all’interno del Paese.
“L’80 per cento della popolazione è con il governo, come lo sono tutti i
cristiani,” stima il vescovo caldeo di Aleppo, Mons Antoine Audo, gesuita, che
ha accusato senza mezzi termini i grandi media, fra cui la BBC e Al-Jazeera, di reportage non
obiettivi e critiche ingiuste al regime di Assad.
Anche madre Agnès-Mariam de la Croix, superiora
delle carmelitane del Monastero di Saint Jacques le Sulcis, che si trova
in un villaggio a 90 km da Homs, sottolinea il
divario fra la realtà sperimentata dalla popolazione e quella sposata dai
grossi media internazionali. Questi presentano come una insurrezione popolare
quello che i siriani e le televisioni locali conoscono come un tentativo di
sovversione istigato da forze in gran parte estranee al paese.
La religiosa ha fornito una serie
di cronache dettagliate, a partire dall’aprile 2011 che sono state tradotte in
inglese, arabo e italiano, ospitate su siti web di Francia, Italia, Belgio,
Svizzera, Libano, Stati Uniti, Canada, Palestina, Syria, Israele e Africa del
Nord.
“Qualsiasi cosa viene offerta su questo mercato
derisorio dell’informazione,” ha scritto madre Agnès. Un esempio fra i tanti,
il video realizzato da giovani siriani per promuovere una canzone araba. Vi
appare una banda di giovani vestiti di nero che viaggiano armati su delle
vetture decapottabili stile agenti di security. “Con nostro grande stupore lo
stesso video è comparso su al-Jazeerah come prova dell’arroganza dei servizi
segreti siriani.”
La fonte delle accuse a senso unico è una sola,
concordano cattolici e Rete Voltaire: si chiama “Osservatorio siriano dei
diritti dell’uomo”, e ha sede a Londra. Per stabilire chi ha ragione si
chiamano in causa i testimoni oculari. Rete Voltaire ricorda le manifestazioni
alla presenza degli osservatori inviati dalla Lega araba: in tutto, secondo i
giornali locali, a Homs sono scesi in piazza 3500 persone per protestare contro il regime, mentre oltre 100.000 si sono attivati a
sostegno del Presidente al-Assad. E secondo l’Osservatorio di Londra? Nessuno a
favore di Assad, 250.000 contro.
In questa situazione i siriani sul terreno hanno fatto vari tentativi per
farsi prendere in considerazione dai grandi media, escludendo la possibilità di
uno scambio di numeri. Fra questi una manifestazione in giugno in cui centinaia
di migliaia di persone (secondo le fonti governative) tenevano per i bordi una
bandiera siriana larga 18 metri e lunga oltre due chilometri (2.300 metri).
La Siria rimane uno dei Paesi del vicino Oriente in cui la libertà,
compresa quella religiosa, è
relativamente bene assicurata. Quello che inquieta l’Occidente è che a Damasco
hanno sede Hezbollah, che coltiva legami stretti con l’Iran, e l’ufficio
politico di Hamas. Tuttavia, sostiene Madre Agnès, le grandi potenze giocano
sul fondamentalismo religioso per mettere in risalto le differenze che
separano, mentre i punti che uniscono sono molto più numerosi. “Per noi è uno
spaesamento surreale la posizione di certi paesi: non siamo abituati a una
Francia bellicosa, che favorisca l’estremismo e risusciti i vecchi demoni delle
divisioni confessionali. La stessa sorpresa dagli Stati Uniti. Non hanno invaso
l’Afghanistan per disfarsi di Al Qaeda ? Come possiamo vedere i
fondamentalisti più feroci sollecitare l’aiuto degli USA? È il mondo
all’incontrario.”
“Che cosa cerca l’Occidente? – si domanda la religiosa - La libertà o il
fondamentalismo islamico? Oppure la libertà del
fondamentalismo?”
Dopo il veto posto in Consiglio di Sicurezza da Russia e Cina a una risoluzione
di condanna verso Damasco, il Segretario
Generale dell’ONU, Ban Ki Moon, ha annunciato che ritorneranno gli osservatori
della Lega araba.