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lunedì 6 febbraio 2017

Il ruolo attivo dei cristiani nell’elaborazione della società arabo-musulmana

Padre Samīr Khalīl Samīr è uno dei più importanti studiosi dell'islam a livello mondiale e in particolare del rapporto dell'islam con i Cristiani, dal suo nascere ad oggi. Il motivo per cui vogliamo pubblicare uno stralcio di un suo approfondito saggio sul blog OraproSiria, attiene alla continua erosione della presenza Cristiana in Medio Oriente e in Siria in particolare, dovuta in massima parte alle guerre che negli ultimi decenni hanno sconvolto e continuano a sconvolgere la vita di milioni di persone in questi Paesi, ma anche alla progressiva affermazione di un'interpretazione dell' islam sempre più estremista e intollerante. 
Raccomandiamo la lettura integrale di questo saggio (qui il link al bellissimo sito 'GliScritti') di cui pubblichiamo solo la parte conclusiva, perché può aiutarci a capire quanto sia importante che si inverta il trend che vede i Cristiani andarsene dalle terre in cui per primi hanno vissuto e portato il lievito evangelico nei popoli del Medio Oriente. In troppi dimenticano che proprio i Cristiani sono sempre stati fattore di coesione, mutua tolleranza e collaborazione con tutte le fedi in ordine a una pacifica e fraterna convivenza. I Cristiani hanno dato un contributo importante alla cultura e alla nascita di iniziative sociali rivolte alla totalità della popolazione, una ricchezza umana che potrebbe andare perduta per sempre se non si pone fine alle guerre e non si sradica la mala erba dell'estremismo dell'Islam radicale. E' sempre più urgente, perché una rinascita umana e fraterna di queste società passa proprio dalla permanenza delle comunità cristiane su queste terre benedette nelle quali il Cristianesimo è nato per poi diffondersi nel mondo intero. 
Gb.P.

Le comunità cristiane, soggetti attivi della società araba nel corso della storia, di Samir Khalil Samir

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L’epoca moderna e contemporanea
I nuovi regimi nazionali hanno suscitato grande speranza tra i cristiani. Si viveva in un sistema liberale sotto tutti i punti di vista: politicamente, economicamente, socialmente, culturalmente e, persino, spiritualmente.
Bisogna ricordare qui il movimento femminista in Egitto, che a partire dagli anni venti è stato portato avanti da donne musulmane, spesso di formazione occidentale o che avevano studiato in scuole cristiane. Del pari, nella stessa epoca, lo sceicco ‘Abd al-Rāziq suscitò un movimento di critica dell’islam politico con un piccolo, celebre libro intitolato L’islam e i fondamenti del potere.
Fu condannato da al-Azhar e destituito dalle sue funzioni. Per parte sua, il grande scrittore cieco Ṭāhā Ḥusayn criticava l’opinione comune sulla lingua araba classica pre-islamica, affermando che essa fu forgiata da autori posteriori per giustificare le costruzioni inusitate che si ritrovano nel Corano.
Lo fece in un’opera letteraria intitolata La letteratura pre-islamica. Gli venne ritirato il titolo di ulema e il suo libro fu condannato. Nella stessa epoca, altri studiarono il testo coranico, distinguendovi diversi «generi letterari». Costoro si ispiravano ai metodi di esegesi occidentali, correntemente applicati alla Bibbia. Tali correnti di pensiero sono state condannate dall’opinione ufficiale musulmana, che trova espressione nell’università islamica di al-Azhar.
Tutto questo movimento ha dato grandi speranze. Gli intellettuali avevano l’impressione di essere finalmente entrati in una nuova era. L’Egitto, in particolare, si sentiva parte dell’Europa, sotto tutti i punti di vista. Vi fu come un’enorme ondata di liberalismo. La grande utopia fu quella di credere che la storia ormai non potesse più «tornare indietro», che il moto irreversibile della storia andasse nella direzione di un’apertura al mondo e alla modernità.
Venne poi la grande disillusione, il grande choc, attorno agli anni 1970-1973. Tutti gli intellettuali liberali furono sommersi dall’ondata di riflusso della corrente islamica, che andò crescendo di giorno in giorno. Questa tendenza non è nuova nel mondo musulmano: è sempre stata presente, come abbiamo visto.
A tratti si attenua, per poi riapparire in un altro momento. Per parte mia, credo molto difficile che questa tendenza possa scomparire, perché è parte integrante della visione musulmana tradizionale. Non solo, è essenziale al progetto religioso stesso che Maometto ha elaborato tra il 622 e il 632. Si tratta di un’interpretazione autentica dell’islam, quale è stato concepito da Maometto durante gli ultimi dieci anni della sua vita. Questo progetto consiste nel concepire una religione inglobante, una religione che deve entrare nel più minuto particolare della vita individuale e associata. Questa visione è inserita profondamente nell’insegnamento tradizionale dell’islam. In certi periodi storici la si lascia un po’ da parte, ma finora ha teso sempre a risorgere.
In questa visione della società e dell’islam il ruolo del cristiano è forzatamente molto più limitato. In una simile società, egli si sente particolarmente a disagio, soffoca. Che cosa può, dunque, fare? Di fronte a ciò, i cristiani cercheranno di appoggiarsi ad altro. O si appoggiano all’Occidente, ed è l’utopia che hanno vissuto i cristiani del Libano (ma avevano veramente un’altra scelta?), oppure si appoggiano a una concezione laica della società ed è il caso del partito Ba’th, per esempio, pensato e creato dal cristiano Michel ‘Aflaq. Ma per quanto tempo resisterà? E avrebbe tenuto se non fosse stato sostenuto dai regimi «autoritari» di Siria e Iraq?
Non è un caso che la maggior parte dei partiti laici, o il partito comunista, sia stata fondata da cristiani: ma essi hanno avuto minore successo tra la massa musulmana. Per un certo tempo, il socialismo ha fatto sperare molti pensatori e politici liberali, musulmani o cristiani. Chiunque «pensava bene» aveva tendenze di sinistra. E poi, ironia della sorte, alcuni tra i più favorevoli all’opzione di sinistra tra questi intellettuali musulmani sono diventati più o meno islamizzanti, a partire dagli anni ottanta.

Conclusione: un progetto comune?

In prospettiva, sembra proprio che la sola via d’uscita sia quella di tentare di costruire un sistema arabo-musulmano sufficientemente liberale. È ciò che sperano molti musulmani. È ciò che spera la maggior parte dei cristiani. La storia ci dirà in quale misura non sia una nuova utopia.
Ma appoggiarsi all’Occidente non può che essere una soluzione effimera. Si tratta, forse, di trovare nel sistema musulmano autentico qualche pista, qualche elemento per fondare una visione pluralista di stato e società musulmani ove si tratti però di un pluralismo moderno e rinnovato basato sull’eguale stato di diritto di tutti i cittadini.
È la scommessa e la sfida che il mondo moderno lancia al mondo arabo. Penso che qui i cristiani abbiano un qualche contributo da dare, una lunga esperienza. È chiaro, tuttavia, che ciò non lo si può fare contro lo stato e neppure a fianco dello stato o dei musulmani. Non può che esser fatto insieme, con gli elementi più aperti del mondo musulmano. Credo che la vocazione sociopolitica e culturale del cristiano arabo in questo mondo musulmano sia di tale natura: proporre un progetto di società aperta sul mondo e sulla modernità, nel rispetto di ciò che vi è di più profondo nelle rispettive tradizioni religiose."

venerdì 3 febbraio 2017

Lettera dall'ospedale S Louis di Aleppo al gelo e assetata


E' vero che Aleppo è stata liberata da oltre un mese, e questo ci permette di vivere in pace e sicurezza. Si tratta però di una fragile pace, perché nella periferia di Aleppo i jihadisti sono sempre lì e pronti ad attaccare la città. Possiamo sentire di tanto in tanto colpi di cannone (hanno missili di 40 km di gittata).
In Aleppo città le difficoltà continuano, e continuano in modo drammatico: niente acqua da tre settimane, l'elettricità non parliamone, non la vediamo da mesi, olio combustibile e bombole di gas sono introvabili e quando li troviamo costano troppo, fa un freddo cane (-5 di notte), le persone non hanno nulla per riscaldarsi, ad alcuni fortunati le coperte sono distribuite da varie organizzazioni che fanno di tutto per migliorare questa situazione. Personalmente vi posso dire attraverso la testimonianza diretta del nostro personale di servizio, essi si riscaldano bruciando bottiglie di plastica, cartoni di farmaci che prendono con loro al momento di lasciare l'ospedale. Per questo abbiamo ammucchiato il cartone da dar loro e fornito coperte, per evitare che abbiano problemi respiratori soprattutto per i bambini a causa del fumo tossico della plastica. Bisogna dire poi che la maggior parte delle persone così come il nostro staff, sono sfollati e nelle abitazioni non vi sono più riscaldamento o installazione di gas...
Da 20 giorni è totale mancanza di acqua, una situazione ancora peggiore di quella vissuta negli anni scorsi quando i miliziani interrompevano la fornitura d'acqua dalla centrale di pompaggio di Suleiman Halabi a loro piacimento; adesso il problema è che il canale che riempie il fiume che attraversa Aleppo è stato totalmente tagliato da ISIS molto vicino al lago Assad e le cisterne non vengono più rifornite.
Che dire delle persone che vivono nelle tende? E' ben triste, perché prima della guerra c'erano sì dei poveri in Aleppo, ma non c'era la miseria, nessuno moriva di fame o di freddo. Questa guerra ingiusta ha distrutto un paese per niente .... La Siria non sarà più come prima, chi potrà ricostruirla, ricostruire anche l' Uomo ?
Noi cerchiamo di guarire lo spirito e le ferite che sanguinano ancora .... Il tempo le guarirà, ma le cicatrici rimangono, per ricordare tutte le sofferenze che hanno sperimentato.
Ma vi posso assicurare che le persone che incontriamo hanno grande fede, e la Speranza non è morta, perché vediamo intorno a noi che la vita sta tornando lentamente. In effetti, gli impiegati delle strade stanno cercando di riportare la città pulita, rimuovono i blocchi stradali, e le persone riparano i loro negozi come possono ... ESSI VOGLIONO VIVERE! E noi continuiamo a mettere tutte le nostre forze per incoraggiarli e andare avanti con fiducia!
I nostri giorni sono molto pieni, abbiamo un sacco di pazienti, e la mancanza di personale si sente tanto... ..

Con tutto il cuore vi abbraccio e vi chiedo di ricordarci nella preghiera,
 suor Arcangela, ospedale San Louis
Aleppo, 2 febbraio 2017

È possibile inviare aiuto per emergenza freddo attraverso il Progetto 'Riscaldiamo Aleppo':
http://www.aiulas.org/i-nostri-progetti/riscaldiamo-aleppo/

martedì 31 gennaio 2017

"Il popolo siriano vuole disperatamente la pace": di Tulsi Gabbard

Il modo migliore per aiutare il popolo siriano è quello di affrontare la causa principale della crisi che spinge le persone a scappare dal loro Paese, cioè la fine della guerra. Coloro che fuggono non vogliono perdere le loro radici, vivere in un campo profughi o spostarsi in un Paese lontano. Essi preferirebbero restare in casa propria, nel proprio Paese. Questo è il motivo per cui dobbiamo porre fine alla guerra, finalizzata a un cambio di regime, che ha causato enormi sofferenze e morti.’’

Non sono le parole di uno dei giornalisti indipendenti che da sei anni ribadiscono, fino allo scoramento, la necessità di porre fine alla guerra terrificante contro la Siria, denunciando le false ragioni con cui la coalizione a guida USA e i media mainstream asserviti la giustificano. Mi piace citare, fra tutti, la bravissima e profondamente umana Silvia Cattori, che si prodiga sin dall’inizio nella denuncia di questo conflitto con articoli di grande spessore, tra cui le significative interviste ad un testimone d’eccezione, il dottor Nabil Antaki di Aleppo.
Non è il grido di uno dei tanti milioni di cittadini siriani che questa guerra infame ha ferito, mutilato, lasciato senza affetti, amicizie, cure mediche, scuola o lavoro, privato di una casa o anche dell’amata terra natale ridotta in macerie.
Non è la dichiarazione di uno dei testimoni che, incessantemente, cercano di penetrare l’opaca cortina di indifferenza che avvolge la maggior parte del mondo, comprovando l’abominio della guerra.

Questa volta, a raccontare la barbarie del conflitto siriano, a denunciarne i responsabili e a inorridire per tanta efferatezza, è una cittadina statunitense di sicuro molto al corrente delle dinamiche della politica e dei conflitti mediorientali: Tulsi Gabbard, veterana della guerra contro l’Iraq e attuale membro del Congresso USA. Con coraggio ed onestà (valori sempre più rari in questi tempi confusi), andando contro i poteri guerrafondai e smentendo la narrazione ipocrita dei media corporativi, accusa il suo Paese, gli Stati Uniti, di finanziare e armare i gruppi terroristici di al-Qaeda e ISIS. 
    Maria Antonietta Carta 

 Il popolo siriano vuole disperatamente la pace 

24 gennaio 2017  Medium.com

Mentre Washington era pronta per l'inaugurazione del Presidente Donald Trump, io ho trascorso la scorsa settimana in Siria e Libano con una missione di inchiesta per vedere e ascoltare direttamente i Siriani. Le loro vite sono state divorate da una guerra terribile che ha ucciso centinaia di migliaia di persone e ne ha costretto milioni ad abbandonare la terra natale in cerca di pace. Ora è chiaro più che mai: questa guerra per un cambiamento di regime non serve agli interessi degli Stati Uniti e certamente non è nell'interesse del popolo siriano.

Abbiamo incontrato questi bambini in un rifugio ad Aleppo. Le loro famiglie erano scappate dalla parte orientale della città. L'unica cosa che essi vogliono, l'unica cosa che vogliono tutti coloro che ho incontrato, è la pace. Molti di questi bambini hanno conosciuto soltanto la guerra. Le loro famiglie non desiderano altro che tornare a casa e alla situazione in cui le cose erano prima della guerra iniziata per rovesciare il governo. Questo è tutto ciò che vogliono.

Ho viaggiato e visitato le città di Damasco e Aleppo, e ascoltato Siriani provenienti da diverse parti del Paese. Ho incontrato famiglie sfollate dalla parte orientale di Aleppo, da Raqqah, da Zabadani, in Latakia e alla periferia di Damasco. Ho incontrato i leader siriani di opposizione che hanno guidato le proteste nel 2011, vedove e figli di uomini che hanno combattuto o combattono per il governo e vedove di coloro che combattevano contro il governo.
Ho incontrato Il Presidente libanese neo-eletto Aoun e il Primo Ministro libanese Hariri, l'Ambasciatore americano in Libano Elizabeth Richard, il Presidente siriano Assad, il Gran Muftì Hassoun, l’Arcivescovo Denys Antoine Chahda della Chiesa siro-cattolica di Aleppo, musulmani e leader religiosi cristiani, operatori umanitari, accademici, studenti universitari, proprietari di piccole imprese, e altri ancora. Il loro messaggio al popolo americano è stato potente e omogeneo: ‘’Non vi è alcuna differenza tra i ribelli ‘moderati’ e al-Qaida (al-Nusra) o ISIS. Sono tutti uguali. Questa è una guerra tra terroristi sotto il comando di gruppi come ISIS e al-Qaida da una parte e il governo siriano dall’altra. Tutti gridano agli Stati Uniti e ad altri Paesi di smettere di sostenere coloro che stanno distruggendo la Siria e il suo popolo.’’ 
Ho sentito questo messaggio più e più volte da coloro che hanno sofferto e sono sopravvissuti ad orrori indicibili. Mi hanno chiesto di condividere le loro voci con il mondo: voci demoralizzate per non essere state ascoltate a causa delle falsità e delle relazioni di parte che accreditano una narrazione in supporto a questa guerra per un cambiamento di regime, a scapito delle vite dei Siriani. 
Ho sentito le testimonianze sulle proteste pacifiche del 2011 contro il governo, rapidamente scavalcate da gruppi jihadisti wahhabiti come al-Qaida (al-Nusra), finanziati e sostenuti da Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Stati Uniti e altri. Hanno utilizzato i manifestanti pacifici, hanno occupato le loro comunità, ucciso e torturato i Siriani che non volevano collaborare con loro nella lotta per rovesciare il governo.

Ho incontrato una ragazza musulmana di Zabadani, che nel 2012, appena quattordicenne, fu rapita, picchiata ripetutamente e violentata da "gruppi ribelli" arrabbiati perché suo padre, un pastore di pecore, non avrebbe dato loro il suo denaro. Dovette assistere con orrore all’uccisione del genitore. Uomini mascherati scaricarono contro di lui nel soggiorno di casa i proiettili delle loro armi. Ho incontrato un ragazzo che è stato rapito per strada mentre andava a comprare il pane per la sua famiglia. Fu torturato con un annegamento simulato e con la corrente elettrica, poi posto su una croce e frustato perché aveva rifiutato di aiutare i "ribelli" – Gli aveva detto che voleva solo andare a scuola. Questo è il modo in cui i "ribelli" trattano i Siriani che non collaborano o la cui religione non è per loro accettabile.

Anche gli oppositori politici al governo di Assad, hanno espresso con forza il rifiuto categorico della violenza per realizzare le riforme. Essi sostengono che, se i jihadisti wahabiti alimentati da governi stranieri fossero riusciti a rovesciare lo Stato siriano, si sarebbe distrutta la Siria, con la sua lunga tradizione di una società laica e pluralistica, dove gente di tutte le religioni ha vissuto pacificamente fianco a fianco. Questa opposizione politica continua a chiedere le riforme, ma è decisa a sostenere fermamente lo Stato nella realizzazione pacifica di una Siria più forte per tutti i Siriani fino a quando i governi stranieri sosterranno una guerra per il cambio di regime finanziando i gruppi terroristici jihadisti. 

In principio, non avevo alcuna intenzione di incontrare Assad, ma quando mi si è offerta l’occasione, ho sentito che era importante coglierla. Credo che dovremmo essere pronti a incontrarci con chiunque per porre fine a questa guerra che sta causando enormi sofferenze al popolo siriano. 
Ho incontrato queste donne incredibili di Barzi. Molte di loro hanno mariti o familiari che combattono o con al-Nusra / al-Qaida o con l'Esercito siriano. Quando arrivano a questo centro sociale, tutto ciò rimane indietro. Esse trascorrono il tempo con le nuove amiche, apprendono competenze diverse, a cucire o a fare progetti per il loro futuro. Prima di arrivare a questo centro riabilitativo erano estranee, ora sono "sorelle" che condividono risate e lacrime. 

Torno a Washington DC ancora più convinta che la nostra guerra illegale per rovesciare il governo siriano si debba concludere. Dall'Iraq alla Libia e ora in Siria, gli Stati Uniti hanno intrapreso guerre per il cambiamento di regime, ciascuna causa di sofferenze inimmaginabili, di devastanti perdite di vite umane e del rafforzamento di gruppi come al-Qaida e ISIS. 
Esorto il Congresso e la nuova Amministrazione a rispondere immediatamente alle suppliche del popolo siriano e ad appoggiare l’arresto dell’azione terroristica. Dobbiamo smettere di sostenere direttamente e indirettamente i terroristi - direttamente, fornendo armi, addestramento e supporto logistico a gruppi ribelli affiliati ad al-Qaida e ISIS; e indirettamente, attraverso l'Arabia Saudita, gli Stati del Golfo e la Turchia, che, a loro volta, sostengono questi gruppi terroristici. 
Dobbiamo porre fine alla nostra guerra per rovesciare il governo siriano e focalizzare la nostra attenzione sulla lotta per sconfiggere al-Qaida e ISIS. Gli Stati Uniti devono smettere di sostenere i terroristi che stanno distruggendo la Siria e il suo popolo. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi smettano immediatamente di alimentare questa guerra. Dobbiamo permettere al popolo siriano di riprendersi da questa guerra terribile. 

Grazie, 
Tulsi   

   (Traduzione: Maria Antonietta Carta)

https://medium.com/@TulsiGabbard/the-syrian-people-desperately-want-peace-e308f1777a34#.9gueu0vbt