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venerdì 18 luglio 2014

Un giorno anche i sassi grideranno la verità, oggi lavoriamo alla risurrezione della Siria

Giubileo d'oro per Padre Daniel: AUGURI , DIO LA BENEDICA!

da Mar Yakub,  
venerdì 11 luglio 2014


di Padre Daniel 





Quando nel 2011 la crisi è iniziata in Siria, la stampa e i politici hanno subito presentato un' immagine chiara - anche troppo chiara – della situazione. Hanno presentato la crisi Siriana in un trittico: la Siria era un ascesso di dittatura, terrore e corruzione, che finalmente era scoppiato. In seguito, la situazione è diventata drammatica perché le aspirazioni pacifiche della popolazione sono state schiacciate con violenza, e quello causò l’inizio della guerra civile. L’Occidente con la sua 'grande' tradizione di democrazia e libertà si sentiva obbligato a sostenere ed aiutare la popolazione Siriana, nel caso anche in modo militare.
Questa rappresentazione non era nei fatti reale, ma era piuttosto una dissimulazione volta a  propagare la guerra. Ogni volta abbiamo ripetutamente dimostrato che : “ la rivolta civile spontanea”, “una guerra civile”, “ribelli moderati come i partigiani” non sono mai esistiti in Siria. Il beneamato e stimato Padre Frans van der Lugt s.j. di Homs, che è stato assassinato, era un uomo moderato e modesto che si impegnava per i bisognosi ed i poveri e che non era per niente interessato alla politica. In una delle sue poche interviste egli ha dichiarato la stessa cosa che abbiamo vissuto anche noi, cioè che fin dall’inizio c’erano ribelli armati che sparavano sulla polizia.
La Siria era un stato laico che prima della guerra non dava tanta attenzione alle libertà individuali e politiche. Nonostante una classe dominante di ricchi, c’era tuttavia un' uguaglianza tra gli abitanti in Siria. Uomini, donne, indipendentemente dalla loro fede, erano in grado di rivestire ogni carica. Il popolo era abbastanza benestante e viveva in grande armonia e c’era una buona sicurezza pubblica. Dimenticare una preziosa video-camera nell’aeroporto non era un problema in Siria: quando uno se ne ricordava, trovava la cosa dimenticata nello stesso posto dove l’aveva lasciata. Una donna giovane che chiedeva indicazioni circa la strada nel mezzo della notte non era per niente un problema. In Damasco, le porte delle case erano aperte giorno e notte, come era anche l’abitudine nel nostro monastero. Queste cose sono possibili a Bruxelles o in altre capitali di Europa?
La stampa e i politici, invece, non hanno raccontato che la Siria, insieme con 4 altri paesi, sono stati nominati subito dopo l’attacco di 9/11 alle Twin Towers in New York, tra i 4 paesi da sovvertire (nonostante il fatto che i presunti terroristi erano provenienti dall' Arabia Saudita, il grande alleato del Sionismo Americano). Il vero “crimine” della Siria era il fatto che la Siria non era sotto il dominio dell'occidente, ma era invece un paese indipendente e sovrano. Inoltre, la Siria possedeva grandi risorse di energia e aveva una posizione strategica molto importante. Chi controlla la Siria, controlla tutto il Medio-Oriente e possiede e distribuisce a volontà le fonti di energia in oriente ed occidente. La Siria è vicina all’Iran e alla Russia e anche alla Cina. Non vi sembrano motivi validi per le quali i dominatori mondiali vogliono conquistare la Siria a tutti i costi ? Capisci perché questi motivi reali sono tenuti nascosti al pubblico?
Nel frattempo la Siria è stato massacrata e distrutta “con successo”, ma  non è stata sconfitta. Nonostante il fatto che i dominatori mondiali fossero al corrente di tanti difetti della Siria, essi non conoscevano il potere mentale e l’unità del popolo Siriano. Il successo della nuova costituzione con il suo sistema multi-partitico e delle sue prime elezioni presidenziali democratiche e libere sono diventati un grandissimo stimolo. E' un' esplosione di patriottismo, con il quale il popolo insieme con esercito, governo e presidente sono ancora più motivati ad affrontare insieme il terrorismo internazionale. 
E questo è il vero miracolo della Siria. Un piccolo paese con tanti difetti, mancanze e debolezze ha, per la prima volta ai nostri tempi, potuto resistere in modo concorde ai potenti dominatori occidentali con i loro alleati e ad un afflusso illimitato di gruppi di terroristi specializzati e armati. La Siria resisterà, come abbiamo potuto presumere fin dall’inizio.


COMUNICATO UFFICIALE DEL CALIFFO:
per i cristiani di Mosul tre alternative:
o conversione, o dhimmitudine, o la spada 
Per fortuna nel frattempo si sono aperti gli occhi a tanti. Ma purtroppo non a tutti, neanche nelle Fiandre. Qualche presunto specialista del Medio-Oriente, continua con la  vecchia propaganda di guerra di 3 anni fa, senza nessuna ricognizione della realtà e questo anche a nome di organizzazioni della chiesa. Incomprensibile e soprattutto inaccettabile. 
Basta con il sostegno esterno a gruppi combattenti stranieri, perché  sono già stati uccisi troppi civili innocenti sotto il manto ipocrita dell'  “aiuto” o “sostegno”. 
Vergogna per questa dissimulazione e vergogna a tutti questi sostenitori della dissimulazione! Invece riconoscete la vera grazia del popolo siriano che fino adesso ha difeso la sua sovranità in grande concordia e che ha scelto/determinato il proprio futuro. Smettete di imporre in modo brutale la vostra presunta democrazia.

Smascherare gli assassini e le loro menzogne: è questo il modo di mostrare solidarietà con le vittime innocenti in questa guerra schifosa. Yes, You Can!

Riconciliazione e aiuto umanitario


Ogni settimana è la stessa cosa, ogni volta in un altro modo. Secondo la dichiarazione del 30 giugno di un' associazione dei diritti umani a New York  ci sono sempre più ragazzi (molti minori di 15 anni) che sono impiegati dai gruppi ribelli dell’ISIS, dell’Esercito Libero e da tutti gli altri gruppi di ribelli. Comunque, per voi fa una differenza se la vostra famiglia è stata assassinata dagli uomini dello Stato Islamico o dai cosiddetti “ribelli moderati” o dagli “attivisti pacifici”? 

Nel frattempo uccidono soprattutto cristiani e alawiti insieme con soldati dell'esercito regolare. E sono esattamente in gran parte i cristiani che hanno costruito la società in Siria e Iraq. L’ arcivescovo Caldeo di Kirkuk teme adesso per la fine della cristianità in Iraq “come nella Turchia, Arabia Saudita, Nord Africa e anche Libano”.

A livello umanitario noi continuiamo ad impegnarci per due movimenti che sono stati fondati da madre Agnes-Mariam e per i quali ha rischiato la sua vita. Un movimento si chiama Mussalaha o 'riconciliazione nazionale'. Dopo la guerra e anche già adesso, il più importante compito sarà di mirare ad una ricostruzione accettabile per tutti. Durante la seconda guerra mondiale, c’era nel mio paese natale nelle Fiandre una piccola fabbrica di un uomo giusto e generoso. Dopo la guerra qualcuno ha pensato ingiustamente di condannarlo per presunta collaborazione con i Tedeschi e hanno svuotato la sua casa e distrutto tutti i suoi mobili. In seguito questo uomo giusto e sociale ha detto di essere stato più afflitto dalla vendetta ingiusta del suo popolo che dalla distruzione della sua fabbrica da parte dei Tedeschi. Infatti, è quello che dobbiamo evitare a tutti costi e perciò dobbiamo già abbracciare la Mussalaha oggi in Siria. Questo non è solo un compito dei cristiani ma di tutta la gente di buona volontà.


Inoltre, la madre Agnes-Miriam ha fondato, avendo come base questo monastero, soprattutto per la regione di Qalamoun e Damasco un Humanitarian Assistance Team, che abbiamo già descritto come il gruppo dei “12 apostoli”. 
Essi viaggiano ogni giorno in tutta la regione per aiutare i più bisognosi, non importa che fede professano. Sulla strada ci sono tanti edifici rovinati dove i cecchini si nascondono e tirano a casaccio sulle macchine che passano. Fino adesso questo uomini ardenti sono stati protetti grazie alla forza delle loro preghiere.
Qui segue qualche loro testimonianza:
In Damasco tutti i ricchi sono già partiti da tanto tempo. La classe media e i poveri sono rimasti, ma sono diventati veramente molto poveri. I nostri volontari hanno raccontato che in Damasco i terroristi sparano fino a 70 “bombe cecene” al giorno. Nessuno sa se egli stesso sarà colpito o no. Adesso fortunatamente questi cecchini hanno diminuito i loro tiri e l’esercito ha sempre più controllo. A causa di questi attacchi, tanti abitanti di Damasco sono fuggiti verso il Belgio, la Germania , la Svizzera o altri paesi. Questi Siriani fuggiti in altri paesi vorrebbero già ritornare nel loro paese. L’uccidere, il distruggere e il saccheggiare in Siria ha naturalmente causato un’ atmosfera di insicurezza per la popolazione, che prima non esisteva per niente. Adesso uomini che prima convivevano in grande pace cominciano a non fidarsi più degli altri. Per di più la vita in Damasco è diventata molto cara. Tanti famiglie hanno perso i loro beneamati che sono stati massacrati o rapiti. Ci sono tanti malati e handicappati. Durante l’assedio dei terroristi, tanta gente ha mangiato erba selvatica per sopravvivere. 

A causa della guerra, i cristiani sono amareggiati, altri sono diventati ancora più ardenti nella fede. Maloula, il villaggio cristiano unico con la sua ricca tradizione Aramaica e dove si parla la lingua di Gesù, è completamente distrutta e incenerita. Gli abitanti sono fuggiti a Damasco dove questo poveracci trovano un po’ di aiuto basilare. Anche le suore sono partite. Il monastero di San Sergio, un soldato romano  martire che fu costruito nel IV secolo sui resti di un antico tempio di Apollo, è stato distrutto come anche il monastero di Santa Tecla, discepola di San Paolo. La distruzione di Maloula è un pugnale che trafigge il cuore di tutta la cristianità. 

La situazione è completamente differente nel villaggio di Seydnaya, dove i giovani dall' inizio si sono organizzati per la difesa del loro villaggio e dove tutti sono stati coinvolti per aiutare i paesani bisognosi. In Seydnaya si trova anche la più grande statua del mondo di Gesù Cristo. 
Nel frattempo si stanno organizzando ufficialmente per poter ricostruire Maloula.

Non c’è solo la povertà materiale, ma anche la vita morale paralizzata. I valori morali solidi come il rispetto per la vita umana, per la fedeltà coniugale e per la famiglia hanno perso tanto. Prima quando io viaggiavo dall'aeroporto di Bruxelles a Damasco si vedeva subito la differenza: in Zaventem (Bruxelles) la gente formava un caos di formiche solitarie, qualche volta erano due e molto raramente si vedeva una famiglia. Nell' aeroporto di Damasco invece si vedevano soprattutto grandi famiglie che venivano a  ricevere un membro della famiglia: un giovanotto portava la vecchia mamma o papà in carrozzella, giovani donne portavano i loro piccoli in braccio, c’era un gruppo di uomini e anche handicappati… tutta una grande famiglia. Brigate di assassini hanno colpito tante famiglie felici al loro cuore. Nel mondo arabo hanno chiamato tante ragazze per fare il loro “dovere religioso” di compiacere i ribelli in Siria come premio e incoraggiamento per loro atrocità. Quanti orfani anonimi saranno rimasti in Siria?

Dovremo prepararci, non solo per la ricostruzione materiale del paese, ma ancora di più per la riparazione e risurrezione morale. Come dice il nostro gruppo di volontari: Probabilmente sorgerà una altra guerra dopo questa guerra!

Di cuore,
P. Daniel

(Traduzione  dal fiammingo di A. Wilking)

mercoledì 16 luglio 2014

Assad al terzo mandato



da PAPABOYS 3.0

 Il presidente della Repubblica Araba Siriana, Bashar al-Assad, ha prestato giuramento per un nuovo mandato. Nel corso della cerimonia di insediamento che si è tenuta nel palazzo presidenziale a Damasco, Assad ha detto che gli stati occidentali e arabi che hanno sostenuto il “terrorismo” pagheranno un “prezzo alto” e che combatterà i ribelli fino a quando la sicurezza non sarà assicurata in tutto il paese. Il riferimento implicito è ai Paesi del Golfo, alla Turchia e ad alcuni Paesi occidentali, come Stati Uniti, Francia e Regno Unito, accusati di sostenere il terrorismo ovvero la rivolta che va avanti dal 2011. Assad -riferisce una nota di Spondasud-  ha promesso di combattere il terrorismo fino a quando non sarà riportata la pace in Siria. “Sono passati tre anni e quattro mesi da quando qualcuno ha gridato ‘libertà”, ha aggiunto il presidente ricordando l’inizio, nel marzo 2011, della rivolta sfociata poi nella guerra. “Volevano una rivoluzione, ma siete stati voi i veri rivoluzionari”, ha aggiunto rivolto alla platea, “e mi congratulo per la vostra rivoluzione e la vostra vittoria”. “Coloro che si erano persi possono ora vedere chiaramente: sono state svelate le loro facce mostruose, le maschere della ‘libertà e della ‘rivoluzione’ sono cadute”.

Il leader siriano ha affermato che il suo Paese deve fronteggiare “un’aggressione straniera” perpetrata attraverso “strumenti locali” e ha rilanciato la sua offerta di una “riconciliazione nazionale” con quanti deporranno le armi. La cerimonia si è svolta in una sala in cui campeggiava una fotografia di Hafez, padre di Bashar, e alla presenza di parlamentari e altri ospiti selezionati. Assad ha giurato di “rispettare la Costituzione e le leggi e difendere gli interessi del popolo siriano”
Il capo dello Stato ha tracciato le principali linee del suo nuovo mandato settennale, il suo terzo consecutivo, sullo sfondo di un conflitto che ha causato in Siria, secondo alcune stime, almeno 250 mila morti. Assad, 48 anni, è stato riconfermato nelle elezioni del 3 giugno scorso che le opposizioni e i governi occidentali hanno considerato una farsa. Gli Stati Uniti avevano descritto le elezioni prive di significato. La Russia, che ha sempre fornito alla Siria supporto diplomatico e militare, ha giudicato le elezioni in Siria “eque, libere e trasparenti”. Malgrado il boicottaggio di Stati Uniti ed Europa, Assad ha vinto la competizione con l’88,7 per cento dei voti. Un plebiscito.

Vaste aree della Siria, in particolare l’est e il nord est del paese, sono cadute nelle mani dei gruppi islamisti, tra i quali il potente gruppo jihadista dello Stato islamico che ha anche conquistato importanti aree di territorio in Iraq. Lo Stato islamico nelle ultime settimane ha ampliato la sua sfera di controllo, sconfiggendo altre fazioni islamiste con nuovi armamenti arrivati dall’Iraq. Assad, dal suo canto, ha rafforzato il controllo su un corridoio strategico del territorio che si estende a nord di Damasco, riconquistando le principali città del paese, tra cui Homs. 
Sostenute dai miliziani Hezbollah libanesi, le sue forze sono ora concentrate per combattere le sacche di resistenza ad Aleppo, dove sono presenti sia i ribelli dell’Esercito Libero Siriano che le forze radicali e qaediste dello Stato islamico e del Fronte al Nusra.

http://www.papaboys.org/assad-al-terzo-mandato-pagheranno-un-prezzo-alto-gli-amici-dei-fondamentalisti/

ASSAD NON E' BEPPE GRILLO

IL Sussidiario, venerdì 6 giugno 2014
di ROBI RONZA
Lo spoglio dei risultati delle elezioni presidenziali, svoltesi in Siria nelle aree sotto il controllo del governo, si è concluso con l'annuncio che l'88,7 per cento degli elettori recatisi alle urne si è espresso a favore del rinnovo del mandato al presidente uscente Bashar al-Assad.  Agli altri due candidati, Hassan al-Nouri e Maher Hajjar è andato rispettivamente il 4,3 e il 3,2 dei suffragi. Pur non essendo di certo un risultato da democrazia davvero funzionante, l'esito di queste elezioni rientra nella norma della democrazia finora possibile nei paesi arabi.
Ci sarebbe perciò da domandarsi come mai il Segretario di Stato americano John Kerry, che si è affrettato a definire "senza senso" tali risultati, non avesse invece trovato nulla da ridire quando in Egitto l'aspirante presidente … predestinato alla vittoria dall'esercito (con l'appoggio degli Usa) aveva ottenuto percentuali analoghe; ma la risposta è ovvia.Non si fatica ad immaginare che se, con il giustificato motivo della guerra civile in corso, Bashar al-Assad avesse deciso di rinviare le elezioni, lo si sarebbe perciò accusato di calpestare la democrazia. Siccome invece le ha fatte, ci si precipita a dire che non valgono niente. Qualunque cosa insomma avesse fatto in proposito non aveva scampo. 
In realtà, malgrado che ciò a Washington dispiaccia, tutti gli osservatori che seguono sul posto la crisi siriana senza pregiudizi sono concordi nel dire che Bashar al-Assad gode del sostegno della maggioranza dei siriani. E sarebbe strano il contrario, considerando che in Siria si tratta di scegliere tra lui e Al-Qaeda, non tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. 
Cercando una via d'uscita da questa situazione, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno puntando a rafforzare il Fronte Islamico di Hassan Abbud, il più presentabile dei gruppi schierati in armi contro al-Assad, accreditandolo come un'alternativa possibile all'impresentabile Isis, ovvero Al-Qaeda. Proprio nei giorni delle elezioni la Bbc ha diffuso un'ampia intervista ad Hassan Abbud, che nella circostanza fa sfoggio di moderazione (si fa per dire). Si dice contrario all'impiego di terroristi suicidi, afferma che nell'islam c'è spazio per le diversità di opinione, promette in caso di vittoria salvezza agli alawiti (la minoranza religiosa cui appartengono sia al-Assad che buona parte dei membri del suo governo), dice che in una Siria governata dal Fronte Islamico le donne potranno guidare l'auto, andare all'università, portare il velo solo se lo vogliono (fermo restando che se non lo portano peccano); e "i cristiani nonavranno niente da temere".Precisa però che il modello di governo del Fronte Islamico è la Sharia, ma che il Fronte non la vuole imporre bensì solo indicare a tutti come ideale. Un bel cocktail insomma per rendersi "spendibili" agli occhi occidentali senza rinunciare ai pilastri di una visione chiaramente integralista dell'islam.  È un cocktail che potrà magari trovare qualche bevitore in Occidente, ma di certo non in Siria. E resta poi da vedere quanto in campo islamista pesa il Fronte Islamico rispetto all'Isis. 
Puntare in un tale contesto sulla caduta del regime di al-Assad – come stanno continuando a fare Stati Uniti e Gran Bretagna − è un gesto irresponsabile. Come analogamente è un gesto irresponsabile quello di far leva sulla crisi dell'Ucraina per creare instabilità nel bacino del Dniepr e nella regione del Mar Nero rischiando di farne un altro Medio Oriente.I due maggiori Paesi europei più esposti alle conseguenze negative di tali sviluppi, ossia la Germania e l'Italia, dovrebbero fare tutto il possibile per evitarli.
http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2014/6/6/Assad-non-e-Beppe-Grillo/505525/

lunedì 14 luglio 2014

Maaloula non morirà, save Maaloula!

'Save Maaloula' è il movimento nato dagli abitanti della cittadina, sfollati internamente alla Siria o all'estero, per il recupero delle abitazioni, dei luoghi di culto e del patrimonio unico al mondo di questo luogo sacro : civili e religiosi si sono messi all'opera per poter tornare un giorno nelle case e nei monasteri bruciati e devastati. 







http://www.frommaaloula.com/more_about_maaloula


Il Sole 24Ore, 

di Alberto Negri


Incastonata nelle falesie della catena strategica del Qalamoun, Maloula, dove si parla ancora l'aramaico, la lingua di Gesù, era uno dei patrimoni dell'umanità con migliaia di anni di storia. Oggi è una città fantasma, dove pochi cristiani sono tornati a raccogliere le suppellettili salvate dal saccheggio o per adattarsi a vivere in abitazioni sgretolate, quasi delle grotte, senza acqua né luce. I guerriglieri islamici di Jabat al Nusra, sostenuti dai finanziamenti sauditi e qatarini, hanno sfregiato quadri e icone, incendiato libri sacri e codici antichi di chiese che che risalgono al quarto secolo. Anche le reliquie di Santa Tecla, dove c'è il convento greco ortodosso, sono state profanate e disperse: vediamo le pietre che le custodivano abbandonate in un angolo salendo scalinate macchiate dal sangue dei combattimenti.



«Provo una grande gioia a tornare ma anche un'enorme tristezza nel vedere come è ridotta la mia piccola e bellissima città», dice la signora Ama Mahallam, moglie di un miliziano cristiano. «I jihadisti- spiega Lan Haddad, che vive con la famiglia accanto all'orfanotrofio incendiato - erano presenti qui da almeno un anno, si erano infiltrati come visitatori, ospitati da famiglie musulmane che conosciamo benissimo: quando hanno ricevuto l'ordine di attaccare erano già potentemente armati e avevano avuto tutto il tempo di conoscere perfettamente questo territorio impervio e pieno di insidie».

Maloula è un esempio della ferocia e delle contraddizioni della guerra civile siriana. Qui si è combattuto per otto mesi dal 9 settembre a maggio. I jihadisti di Jabat al Nusra nei mesi precedenti avevano occupato la città appoggiati da una parte della popolazione musulmana ( il 30%, il 70% sono cristiani di rito greco cattolico), si era però raggiunto un accordo di tregua ma i ribelli quando hanno ricevuto nuovi rinforzi hanno attaccato le postazioni dell'esercito e messo in fuga i 10mila abitanti cristiani; poi hanno rapito le suore del convento di Santa Tecla e le hanno rilasciate a Yabroud in cambio di prigionieri dell'opposizione. Quindi è iniziata la parte più feroce della distruzione, con combattimenti durissimi mentre l'aviazione siriana bombardava l'area per stanare la guerriglia.

Per riprendere Maloula sono intervenuti gli Hezbollah sciiti libanesi, alleati dell'appena rieletto presidente Bashar Assad, che hanno sconfitto gli integralisti sunniti: questo spiega perché ovunque, insieme alla bandiera siriana, sventola anche quella gialla degli Hezbollah con il ritratto di Nasrallah, diventato ormai un eroe dei cristiani siriani, non solo qui ma anche a Damasco e Homs.

Ma ora sulla montagna di Maloula dove il monastero di Mar Sarkis, dedicato ai Santi Sergio e Bacco, dominava l'orizzonte, tutto è avvolto nel silenzio, spazzato dal vento.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-05/maloula-migliaia-anni-storia-rovinati-sempre-guerra-162541.shtml?uuid=ABb7YMOB

RITORNO A MAALOULA CITTA’ FANTASMA DEVASTATA DALL’ODIO E DALLA GUERRA


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I ribelli islamisti si sono accaniti soprattutto sui simboli religiosi. Il famoso monastero di Santa Tecla, simbolo della città con i suoi dipinti antichi e icone della Vergine Maria, di Gesù e dei Santi è irriconoscibile. Tutte le raffigurazioni sacre sono state profanate, con scritte offensive. Molte immagini hanno fori bruciati al posto degli occhi. 
Nelle stanze delle monache custodi del luogo santo rapite in dicembre nulla è stato risparmiato, anche i libri, i piatti, i vasi e gli oggetti da cucina sono stati distrutti. La stessa sorte è toccata all’orfanotrofio gestito dalle religiose.
Sulla strada che conduce al monastero di Mar Sarkis, si notano ancora le antiche grotte dei trogloditi, trasformate in depositi di armi e rifugi. Il santuario, che domina la città è servito ai ribelli come postazione da tiro contro l’esercito. L’albergo As-Safir, un tempo luogo di villeggiatura è uno scheletro di cemento. Secondo i residenti molte icone e oggetti sacri preziosi sono stati rubati, segno che i ribelli sanno cosa vale sul mercato.

Intanto la popolazione attende la fine della guerra per tornare e ricostruire la propria vita. 

http://erebmedioriente.tumblr.com/post/86292834591/ritorno-a-maaloula-citta-fantasma-devastata-dallodio

giovedì 10 luglio 2014

Gaza e Siria: le tragedie infinite del Medio Oriente, i martiri e le voci di chi è sul campo



Il Medio Oriente non conosce tregua. Le emergenze umanitarie continuano su più fronti, il numero dei morti e dei feriti cresce ogni giorno di più, e si fa fatica a vedere uno spiraglio oltre la spirale di violenza.

Il cielo di Gaza è di nuovo illuminato dalle bombe. Ieri un ordigno è esploso a pochi chilometri dal campo estivo organizzato dalle Suore del Santo Rosario a cui partecipano 157 bambini. P. Mario, del Patriarcato latino di Gerusalemme, racconta: “Eravamo al telefono con le suore di Gaza e abbiamo assistito a un’esplosione in diretta, udendo l’urlo dei bambini che si trovano in parrocchia per il campo estivo”. Secondo il sacerdote gli alunni sono stati subito rimandati a casa dalle proprie famiglie, accompagnati dagli animatori che hanno approfittato di un momento di tregua per uscire dagli edifici della parrocchia e percorrere le strade della città. “I bambini – aggiunge p. Cornioli – sono terrorizzati, così come tutta la popolazione di Gaza”.

Anche nella vicina Siria la situazione continua a essere grave: “La Siria è un paese devastato, non esiste più nulla, la gente è allo stremo delle forze – ci dice fra Simon, responsabile della Regione San Paolo per la Custodia di Terra Santa. Dagli ultimi report del Syrian Network for Human Rights, sono stati documentati un milione e centomila feriti dal marzo 2011, data di inizio del conflitto. Il 45% sono bambini. 120.000 persone sono costrette a vivere con una disabilità permanente e con complicanze dovute all’amputazione di arti. Il numero di morti è salito a 133.586, di cui 15.149 bambini.

Poco tempo fa è caduto un mortaio sulla testa di un bambino di 5 anni, che veniva al nostro catechismo – continua a raccontare p. Simon – “Il piccolo è morto, mentre poco dopo un nostro giovane frate è rimasto vivo per miracolo, quando un altro mortaio gli è caduto a un metro e mezzo di distanza. La gente vive nel terrore, si sente continuamente in pericolo, ogni secondo. Anche io, che mi devo spostare per portare aiuti e visitare i nostri parrocchiani, mi sento continuamente in pericolo. Ma so che non devo perdere la speranza. Noi frati vogliamo restare e continuare ad aiutare chi è rimasto in quella terra martoriata”.

Per quanto possiamo, restiamo vicini alle vittime di questi conflitti.

http://www.proterrasancta.org/2014/07/gaza-e-siria-le-tragedie-infinite-del-medio-oriente-e-le-voci-di-chi-e-sul-campo/



Beati Emanuele Ruiz e compagni Martiri Francescani di Damasco 

† Damasco (Siria), 10 luglio 1860

Si tratta di un gruppo di 11 martiri dei musulmani, uccisi per la fede il 10 luglio 1860; di essi sei erano Padri Francescani Minori, due erano Fratelli professi Francescani e tre erano fratelli di sangue laici maroniti. Sono conosciuti come ‘Beati Martiri di Damasco’ Versarono il loro sangue come tanti altri prima di loro in quelle terre che videro sempre, dal tempo di s. Francesco, lo sforzo missionario dei Francescani nel mondo islamico.

 Essi si trovavano nel loro convento di Damasco in Siria, svolgendo la vita comunitaria, estesa all’apostolato fra la popolazione locale.
Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1860, furono attaccati dai Drusi di Damasco, che in preda al loro fanatismo di insofferenza religiosa, scoppiato negli anni 1845-46 e specialmente nel 1860 contro il cristianesimo, percorsero la città facendo stragi di cristiani.
Gli otto francescani si rifugiarono fra le solide mura del convento, con loro si trovavano tre fratelli cristiani maroniti; purtroppo ci fu un traditore, forse fra gli inservienti locali, che introdusse gli assassini per una piccola porta, cui nessuno aveva pensato, e così furono tutti massacrati, con la ferocia che distingue i fondamentalisti islamici e che in tanti secoli ha fatto migliaia e migliaia di vittime nel mondo cristiano.
Si riportano i loro nomi:
 
Padri francescani:
Emanuele Ruiz, nato a Santander (Spagna) il 5 maggio 1804, 56 anni, superiore della Comunità;
Carmelo Volta, nato nella provincia di Valencia il 29 maggio 1803, 57 anni;
Engelberto Kolland, nato a Salisburgo (Austria) il 21 settembre 1827, 33 anni;
Ascanio Nicanore, nato nella provincia di Madrid nel 1814, 46 anni;
Pietro Soler, nato nella Murcia (Spagna) il 28 aprile 1827, 33 anni;
Nicola Alberga, nato nella provincia di Cordova il 10 settembre 1830, 30 anni;
 
Fratelli professi francescani:
Francesco Pinazo, nato nella provincia di Valencia il 24 agosto 1802, 58 anni;
Giovanni Giacomo Fernandez, nato in Galizia (Spagna) il 29 luglio 1808, 52 anni;
 
E poi i tre fratelli, laici di religione maronita:
Francesco, Abd-el-Mooti e Raffaele Massabki.
 
Furono tutti beatificati da papa Pio XI il 10 ottobre 1926 e la loro festa fissata al 10 luglio.





Un mese fa i capi di Palestina ed Israele hanno pregato uniti a Papa Francesco e al Patriarca Bartolomeo per la pace in Terra Santa . Riprendiamo l'articolo di Terrasanta.net , facendo nostra di nuovo  in queste drammatiche ore la preghiera di Papa Francesco.

Per una pace tra uguali e fratelli, l'invocazione a più voci in Vaticano

di Carlo Giorgi | 9 giugno 2014
«Siamo fratelli, figli di uno stesso Padre: solo se lo riconosciamo potrà arrivare la pace». Il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa si conclude in Vaticano, domenica 8 giugno, festa di Pentecoste, con queste parole che suonano come un lascito universale per i credenti di tutti i tempi. Solo due settimane prima, il 25 maggio, il Papa aveva invitato «nella sua casa» il presidente palestinese Mahmoud Abbas e quello israeliano Shimon Peres, a pregare insieme per la pace. L’invito era stato accolto da entrambi e il Papa aveva incaricato il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, di curare i dettagli organizzativi dell’incontro di preghiera.
Il clima tra i presenti è incoraggiante: a Santa Marta, la «casa» del Papa, Peres ed Abbas incontrandosi pochi minuti prima, si sono abbracciati di slancio.
«La storia ci insegna che le nostre forze non bastano . Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre». 
Nel suo intervento Francesco insiste sulla fratellanza che unisce i credenti e sull’appartenenza alla comune famiglia umana, fatta di padri e figli: 
«Signori presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli : figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti».
«Per fare la pace ci vuole coraggio , molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo».

Papa Francesco ha poi recitato una preghiera per la pace che riportiamo integralmente:
Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “Mai più la guerra!”; “Con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen.
Anche il presidente israeliano, che parla subito dopo il Papa, insiste sull’idea di famiglia comune: «Due popoli - gli israeliani e i palestinesi - desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali (…) Noi tutti siamo uguali davanti al Signore. Siamo tutti parte della famiglia umana. Senza la pace non siamo completi e dobbiamo ancora raggiungere la missione dell’umanità. (…) La pace non arriva facilmente. Dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi».
«O Signore, porta una pace completa e giusta al nostro Paese e alla regione – ha pregato infine il presidente Abbas – così che il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente e di tutto il mondo possano godere il frutto della pace, della stabilità e della convivenza. Noi desideriamo la pace per noi e per i nostri vicini. Cerchiamo prosperità e tranquillità per noi come per gli altri. O Signore, rispondi alle nostre preghiere e dà successo alle nostre iniziative perché tu sei il più giusto, il più misericordioso, Signore dei mondi».

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=6590&wi_codseq=HL007 &language=it

lunedì 7 luglio 2014

Padre Daniel : del sionismo e dei 'Palazzi d'Avorio'.....

"Come la maggior parte di noi, sono cresciuto nel rispetto verso gli alti funzionari e le Istituzioni internazionali. Tre anni di  guerra hanno profondamente influenzato le mie convinzioni. Capisco quello che il profeta Amos dice, che l'ingiustizia è basata su "Palazzi d'avorio"e "sulle grandi case". Ho anche capito che ognuno di noi sia preoccupato della verità e giustizia è decisivo per la vita o per la sofferenza e la morte di altri sulla nostra terra. O noi stiamo dalla parte degli assassinio a fianco delle vittime innocenti. Con un atteggiamento 'neutrale', noi sosteniamo i  primi." 

Padre Daniel





Mar Yakub   
venerdì 4 luglio 2014 

di  P. Daniel





Dalla festività calcistica fino al Ramadan

Grazie al bricolage dei nostri frati sulla nostra vecchia TV, abbiamo potuto seguire qualche partita del campionato mondiale di calcio durante il weekend. Tutti lo hanno seguito mentre facevano altri lavoretti. Naturalmente complimenti per i Belgi. Era molto emozionante finché non cadeva l’elettricità e cosi la vita normale riprendeva il suo ritmo.
Due domeniche fa, abbiamo organizzato per la prima volta un barbecue nell’ atrio, come abbiamo fatto tante volte prima della guerra. Il nostro prete bizantino ha procurato la carne. Questa domenica, nel pomeriggio, venivano dei musulmani a chiederci se potevano usare il nostro barbecue. E’ una semplice graticola portatile. Cosi sapevamo che il Ramadan era iniziato veramente, nel quale il musulmani possono mangiare solo la sera.
Con il Ramadan, i musulmani festeggiano finalmente la notte del “Al-Qadr”, cioè la notte della “destinazione” nella quale tutto è dato. Il Corano parla di “una notte benedetta” nella quale gli angeli e lo Spirito Santo sono discesi. E' la notte più importante di tutte le notti, cioè la notte della misericordia di Dio e anche della pace, dove la Parola di Dio è scesa in terra. Non sembra piuttosto come Natale per noi? La tradizione maomettana collega questa notte con la discesa del libro del corano su Maometto, anche se non viene espresso così chiaramente. 
Dagli studi dei nostri frati sull’ islam e il corano abbiamo capito che infatti il Ramadan è ispirato dal nostro Natale più di quanto pensassimo. Ai suoi tempi Maometto ha rimproverato agli ebrei di non aver riconosciuto Gesù come loro Messia. Quello che viene ufficialmente detto nel corano sul ramadan è molto simile alla fede cristiana del Natale e anche alla nascita di Gesù come la Parola vivente di Dio. 
(Speriamo di pubblicare un giorno questi studi: “Islam in the Christian Scripture” e “ Les musulmans dans la lumière du Christ”).

Non – democratico?

La Siria continua a lavorare alla sua rinascita in modo faticoso e doloroso. L’esercito continua ad eliminare, sistemare ed espellere centri di ribelli. Comunque, spesso, ci sono gruppi di ribelli che si arrendono. Nel mondo intero i Siriani mostrano la loro solidarietà con l’esercito, il governo e il presidente. La collaborazione con paesi alleati viene quotidianamente rinforzata. Si lavora duramente per ricostruire le infrastrutture devastate. Scuole, ospedali ricominciano a funzionare al massimo della loro capacità. 
Il movimento “mussalaha” continua a crescere…
All’estero si reagisce qualche volta con una frase molto tagliente: ”Si, ma la Siria non è per niente un paese democratico!” . Voglio replicare molto chiaramente: E’ vero che la Siria non ha una società ideale. Ed è anche vero che ci sono ancora molti difetti e molti  elementi non-democratici. 
Il modo tuttavia in cui  oggi si sta lavorando a questa società è molto meglio di ogni paese europeo “democratico”. Come il fatto che il 13 % della popolazione della Cecoslovacchia ha votato alle elezioni europee ..., e vi sembra tanto democratico che oggi hanno capi europei che sono in gran parte agenti dell’ America? Per me, democrazia implica governare il popolo con un governo scelto dal popolo e per il popolo. 
 Invito ONU e  EU a studiare la situazione qui in Siria, dove stanno provando a costruire una società armoniosa per tutti nonostante una situazione molto difficile.


dopo una settimana di sofferenze, è morto anche Robert Kosma, per il colpo di mortaio che ha colpito il centro sportivo della zona Kassa, dopo gli altri due ragazzini cristiani morti sul colpo. Un nuovo angelo salito per incontrare Gesu Cristo.

Lacrime di coccodrillo per la situazione umanitaria

Sia l’ ONU che l’ EU sono molto preoccupate per la situazione umanitaria catastrofica in Siria. Almeno, è quello che ci vogliono far credere. Si lamentano che ci sono  160.000 morti e che ci sono milioni di rifugiati all’interno del paese e all’estero, e che i diritti umani delle persone sono violati e che l’eredità culturale e religiosa viene distrutta. 
L’ ONU tenta di imporre sanzioni e possibilmente un intervento militare, naturalmente contro la Siria. Tutto questo in un momento in cui ISIS e al-Nousra stanno aumentando le loro atrocità in Iraq e in Siria. Naturalmente questo 'ONU-intervento' non avrebbe luogo nel Nord e Nord-Ovest della Siria, perché là la gente si trova  già nel paradiso del Califfato sotto il comando di Abou Bakr al Bahdadi, che si chiama oggi signor Ibrahim, il califfo di Siria, Iraq e dintorni (cioè prima il mondo Arabo e poi il mondo occidentale).
 No, le sanzioni sono previste verso la Siria e nello stesso tempo si darà un sostegno potente ai “ribelli moderati” per “stabilire la pace”. Lo scopo dell' ONU è di sottomettere tutta la Siria sotto il comando dei terroristi?  Fortunatamente, Gennady Gatilof, il deputato Russo del ministero degli Affari Esteri ha smascherato questa ipocrisia e ha dichiarato che la Russia non sosterrà nessuna risoluzione per approvare sanzioni o interventi militari in Siria che aumenterebbero ancora di più la sofferenza della popolazione Siriana.  Gennady Gatilof chiede invece di condannare i veri colpevoli di questa dramma umanitario in Siria.
L’UE, schiava dell’ America, sostiene pienamente  questa schifosa guerra contro la popolazione Siriana e con tante lacrime di coccodrillo ha già provveduto a nuove sanzioni contro la Siria. Vuoi sapere quello che pensa il patriarca Caldeo di Babilonia in Iraq, Louis I Sako?:  "L’Occidente è più interessato al calcio che alla situazione umanitaria della gente in Iraq e in Siria. La politica occidentale è solo preoccupata dei suoi propri interessi economici”.  Exxon-Mobil investirà miliardi di dollari nel porto di Anversa (B). Chi si interessa ancora al fatto che è precisamente questa compagnia petrolifera che vende oggi il petrolio rubato recentemente dalla Siria? 

Crocifissi in Padova

Una donna Finlandese, sposata con un Italiano non vuole che i suoi due ragazzi vedano nella loro scuola un crocifisso al muro. Dal 2002 fino a 2011, ci sono stati processi uno dopo l’altro. Nel 2009 la Corte Europea di Giustizia ha condannato l’Italia con l’ordinanza di togliere i crocefissi. Si era organizzato un contro-movimento e nel 2011 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo decise invece che i paesi singoli hanno una certa libertà per l’uso di loro propri simboli religiosi o filosofici. Massimo Bitonci, sindaco di Padova,  Nord-Ovest dell' Italia, decide che ogni scuola e edificio pubblico sarà ornato di un crocefisso come espressione della cultura cristiana che è la base della nostra civiltà. Che ironia! Sapendo che il movimento di secolarizzazione del 20 secolo era il più forte in Nord-Italia! Voilà l’effetto massimo!

Sionismo non è una fede autentica

Il sionismo (derivando da Sion, Gerusalemme) è una ideologia e una corrente politica. La parola è stata usata per la prima volta dallo scrittore Viennese Nathan Bienbaum in 1890. Il sionismo è un' aspirazione secolare per lo stato ebraico puro, che non vuole aspettare la venuta del Messia , ma vuole invece costruire il proprio messianismo terreno. Theodor Herzi, con il suo libro “Der Judenstaat” (1896) fu il padre di questa aspirazione e David Ben-Gurion fu il suo architetto. Migliaia di ebrei ortodossi e una centinaia di rabbini autorevoli si sono opposti a questa nuova concezione sionistica dell’ebraismo. Loro rigettano questa concezione come fondamentalmente anti-ebraica perché sostituisce l’autentica messianismo religioso con un messianismo terreno, militare e opprimente. Il sionismo non è per niente conforme all’autentica fede ebraica e neanche conforme al popolo o paese ebraico. Vedi l’opinione ebraica stessa sul sito: www.nkusa-org: Jews against zionism.
Nella preparazione per l’indipendenza di Israele, David Ben-Gurion ha elaborato una struttura sionistica in modo molto efficace, iniziando con una collezione di informazioni utili, es. sui villaggi Palestinesi. I sionisti visitavano in modo sistematico i villaggi Palestinesi e giocavano nello stesso tempo sull’ospitalità Araba. Nel frattempo però loro annotavano i nomi dei capi più importanti, le ricchezze e debolezze del villaggio. Questi dossier furono poi usati come guida per espellere,  conquistare e distruggere i Palestinesi e i loro villaggi. La tattica di David Ben-Gurion diventava sempre più violenta.
Quello che sta succedendo in questi giorni riflette completamente il metodo di lavoro del sionismo. Tre ragazzi ebrei sono stati uccisi. E’ assolutamente normale che gli assassini siano rintracciati e puniti. Per i sionisti invece questo non è neanche necessario. Per i sionisti questa è un' occasione ideale per rappresaglie di massa a volontà, neanche sapendo chi ha esattamente ucciso questi 3 ragazzi . Perciò, adesso ci sono bombardamenti di massa su Gaza e anche la presenza di forze militari. Subito il consiglio di sicurezza dell' ONU ha condannato fortissimamente l’assassinio atroce e inaccettabile di questi 3 ragazzi ebrei. Nessuna disapprovazione chiara, invece, è stato dichiarata dal consiglio di sicurezza dell'ONU sulle orrende stragi di massa che i terroristi hanno eseguito qui in Siria (con l’aiuto internazionale e anche con l’aiuto dei sionisti). Gli attacchi terroristici non sono mai stati condannati! Dunque oggi chi può ancora negare che il consiglio di sicurezza dell'ONU non è politicizzato?
Un'altra arma che i sionisti (ab)usano molto frequentemente, è la lobby dell’ “anti-semitismo”. In pratica la parola anti-semitismo significherebbe rifiutare o odiare la fede, il popolo o il paese ebraico, il che è certamente una cosa non accettabile. I sionisti invece, hanno dato a questa parola nell’opinione pubblica un significato completamente differente, cioè il rifiuto della politica sionistica. Criticare il fatto che la politica sionistica può negare le regole internazionali in modo sempre più progressivo, è subito denunciato come anti-semita. Dire che non solo le armi chimiche, biologiche e nucleari della Siria devono essere distrutte, ma anche quelle di Israele è subito qualificato come anti-semita. Nel frattempo si nasconde simultaneamente che l’anti-cristianesimo che c’è oggi nel mondo intero è una ingiustizia molto più grande che l’attuale anti-semitismo. E perciò è molto più sensato  sostenere l’iniziativa italiana : “Ferma la cristianofobia” contro le persecuzioni mondiali dei cristiani.



La chiave per la riconciliazione e la pace

Ho ricevuto un libro da amici olandesi che hanno buoni contatti con qualche siriano. Il libro si chiama: “La depurazione etnica della Palestina”, Davidsfonds, Leuven, 2008 di Illan PAPPE.
  Pappe è un professore di scienze politiche all’università di Haifa ed è anche uno dei rappresentanti ebraici più importanti dei “Nuovi Storici”. Insieme con altri colleghi e qualche 'Ebreo controcorrente', Pappe vuole ammettere la verità e svelare quello che è ancora velato nell’opinione pubblica di ciò che è stato qualificato come una ordinaria “guerra di indipendenza” del 1948. Pappe dimostra che in realtà si tratta di strage di massa (minimo 31), distruzioni totali di villaggi e l’espulsione dell’ignorante popolazione Palestinese. Si trattava della epurazione etnica della Palestina. Il sionismo continua non-stop con le sue epurazioni e così disorganizza il Medio-Oriente. Il sionismo utilizza gli stessi metodi come è molto evidente nella guerra in Siria. Ogni occasione è utilizzata per rappresaglia , intimidazione, uccidere o distruggere. 
Il problema non è l’ebraismo e il popolo ebraico , ma è il “sionismo etnico”. Illan Pappe scrive nel suo studio dettagliato nel momento in cui il muro di “apartheid” era stato eretto a metà e lui ha predetto  che la Siria e l’Iraq sarebbero state le prossimi vittime. Come è possibile, con tutto questo, avere ancora simpatia per i ribelli è per me un enigma. Non è che tutto fa parte della epurazione etnica? 
Pappe conclude comunque con l’dea fiduciosa che “noi abbiamo in mano la chiave della riconciliazione e della pace”. “Noi ” sono gli ebrei che sono stufi – ad fundum – del sionismo. “Noi ” sono gli Ebrei che hanno il coraggio di riconoscere la realtà e che sono anche pronti alla riabilitazione (riparazione delle offese…)
Nell’ultimo capitolo, Pappe apre con una citazione del suo collega, Arnon Soffer, professore di geografia della stessa università di Haifa . “Se noi vogliamo continuare a restare vivi, siamo costretti ad uccidere e uccidere e uccidere. Tutta la giornata e ogni giorno … Se non uccidiamo sarà la fine della nostra esistenza…” 
Nel frattempo il sionismo si è stabilito nell’opinione pubblica come un movimento rispettabile, mentre ognuno che ama la fede, il popolo e il paese ebraico e si oppone apertamente a questa deviazione immorale, può essere denunciato e condannato con successo come un 'anti-semita'. Chi lo capisce ancora ?! Speriamo che il popolo ebraico possa riscoprire e vivere la sua dignità autentica.

Di cuore,
P. Daniel

  (traduzione dal fiammingo: A. Wilking)

venerdì 4 luglio 2014

Aleppo, i terroristi tagliano l'acqua



La città di Aleppo, da mesi frazionata in zone sotto il controllo dell’esercito e altre in mano alle milizie islamiste, è allo stremo ed è ora senza acqua potabile. 


Oggi la popolazione ha lanciato un appello in 15 lingue intitolato “Aleppo ha bisogno di acqua” rivolto all’Onu e altre agenzie umanitarie. 
Scritto lo scorso 2 luglio, il messaggio è stato rilanciato attraverso Inews un network gestito dai giovani della città, con oltre 20mila followers. 





Di seguito il testo completo dell’Appello:
"Colleghi, funzionari presso le Nazioni Unite, l’UNICEF e tutte le associazioni internazionali che operano nel campo dei diritti umani. Vorremmo informare che l’acqua nella città di Aleppo è stato tagliata dai gruppi terroristici armati durante i bombardamenti di questi ultimi giorni. Essi hanno distrutto le principali condotte della città situate nella zona di Suleiman Al-Halabi. Finora, nessuna squadra di tecnici, militari o personale della Mezzaluna rossa è riuscita a raggiungere la zona danneggiata dai bombardamenti a causa del continuo fuoco dei gruppi armati. Nella città si stanno gradualmente diffondendo casi di epidemie e avvelenamento da acqua contaminata. Vi preghiamo di inviare, attraverso la nostra pagina quella di altri media siriani delle dichiarazioni di condanna di questo atto, in modo da fare pressione sui gruppi armati e permettere alle squadre di soccorso di raggiungere la zona e ripristinare l’erogazione di acqua potabile. Vi preghiamo di diffondere il nostro appello e speriamo che voi siate davvero dei difensori dei diritti umani. Speriamo che vogliate accogliere le nostre richieste e agire in nostro soccorso, altrimenti è chiaro che siete dei difensori dei diritti umani solo di facciata che stanno a guardare la fine di un’intera popolazione". 
http://erebmedioriente.tumblr.com/post/90696915681/siria-aleppo-i-terroristi-tagliano-lacqua





La gente di Aleppo prigioniera di una guerra voluta da "altri"


S.I.R.  Giovedì 03 Luglio 2014

Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino, denuncia "l'ipocrisia delle grandi potenze internazionali", perché acquistare petrolio dall'Isil "significa finanziare la guerra, sostenere il terrorismo e non combatterlo". Le necessità di rendersi conto degli errori commessi e di avviare subito i negoziati di pace. Cresce la solidarietà fra musulmani e cristiani, mentre i bimbi vedono la morte dappertutto

 “Ad Aleppo si continua a morire ogni giorno - racconta monsignor Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino della città - si muore per la guerra, la fame e la sete”. In città, spiega il religioso francescano, “mancano acqua ed elettricità che vengono erogate solo per pochissime ore al giorno. In alcune zone l’acqua non arriva neppure. La popolazione è in ginocchio e si sobbarca lunghi tragitti, a piedi, per riempire ghirbe, secchi e bottiglie. A patire di più sono i bambini, gli anziani e le persone malate. In questo periodo qui, ad Aleppo, fa molto caldo e la mancanza di energia elettrica non consente l’accensione dei condizionatori d’aria. E quando l’elettricità viene erogata non è sufficiente a far funzionare gli apparecchi domestici come i frigoriferi. Sono mesi ormai che in città non abbiamo la possibilità di conservare gli alimenti e siamo costretti a comperare cibi che non hanno bisogno di essere tenuti in fresco come la carne, per esempio, che non si mangia da molto tempo. I negozi sono aperti per vendere quel poco che si riesce a reperire. Con Caritas Siria abbiamo organizzato, insieme alla Mezzaluna rossa locale, la distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione, sia musulmana che cristiana. In questa situazione critica, difficile, vediamo anche la bellezza di relazioni che si rafforzano, famiglie cristiane e musulmane che condividono quel poco che hanno, che si aiutano vicendevolmente. I nostri fratelli musulmani stanno scoprendo la bellezza della carità cristiana”.

La mancanza di acqua provoca problemi anche di natura igienico-sanitaria. Come state fronteggiando questa emergenza?

“Le cure mediche e le medicine vengono garantite in qualche modo dalla grande generosità di medici e infermieri degli ospedali pubblici e privati e grazie anche al grande sostegno della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna Rossa. Ma c’è un’altra grande emergenza ed è quella che riguarda i bambini”.

Che genere di emergenza?
“Ogni giorno sentiamo i colpi di mortaio, le bombe e gli scontri a fuoco nei quartieri della città. Ogni giorno contiamo i morti sulla strada con brandelli di corpi sparsi un po’ ovunque e sotto gli occhi di tutti, soprattutto bambini. Questi vedono gente morire in ogni momento. Stiamo pensando con Caritas Siria e altri organismi umanitari di organizzare dei team di aiuto psicologico per i più piccoli”.

Come vivono, invece, i cristiani rimasti in città? “Risentono della grave situazione come il resto della popolazione. A livello pastorale cerchiamo di continuare le attività, Messe, catechesi e incontri, con quei pochi che vengono. Molti, infatti, scelgono di restare in casa per paura di essere colpiti o attaccati”.

Che notizie vi giungono dall’Iraq? Cosa pensa della nascita del Califfato dell’Isil?
“Siamo molto preoccupati per quanto sta avvenendo in Iraq dove, secondo alcuni osservatori, è in atto un complotto ordito da qualche potenza forse internazionale e regionale. L’Isil ha occupato un vasto territorio che va dalle porte di Aleppo fino in Iraq, e con diversi giacimenti di petrolio pronto ad essere venduto a tanti Paesi stranieri. Acquistare petrolio significa finanziare la guerra, sostenere il terrorismo e non combatterlo. Questa è l’ipocrisia delle grandi potenze internazionali che non vedono ciò che davvero sta accadendo in questa area e così facendo si rendono complici di tutta questa violenza. Appoggiano dei terroristi che non hanno timore ad affermare che la loro bevanda preferita è il sangue. Le crocifissioni, le uccisioni che sono state mostrate non sono nulla rispetto a ciò che accade”.

Esiste una via di uscita da questa guerra che sia realmente percorribile?
“La soluzione non è finanziare o armare i contendenti. Le potenze internazionali riconoscano con coraggio di aver sbagliato nel fornire loro armi e si adoperino per metterli tutti intorno ad un tavolo per trovare una soluzione negoziale. Abbiano il coraggio della pace”.


L'Occidente tace sulla sete imposta al popolo di Aleppo; in compenso, dopo la richiesta di Obama di addestrare, armare, foraggiare i ribelli,  ora BBC rivela che anche il Regno Unito ha elaborato  un piano per addestrare ed equipaggiare un esercito di 100.000 ribelli siriani per sconfiggere il presidente Bashar al-Assad