LETTERA
DA ALEPPO N. 39 (1 luglio 2020)
traduzione
Gb.P. OraproSiria
Il
popolo siriano non sa più a quale santo votarsi. I drammi si
susseguono, non sono tutti uguali ma portano allo stesso risultato:
quello di continuare a far soffrire il popolo siriano, che vuole solo
vivere dignitosamente in pace.
Cominciamo
dalla guerra. È andata avanti per oltre nove anni. Ha ucciso
centinaia di migliaia di persone e causato una decina di milioni di
sfollati interni e di rifugiati, ha costretto un milione di persone
all'esilio, ha distrutto le infrastrutture della Siria e ha rovinato
un Paese che era pacifico, sicuro, stabile e prospero.
Lo
scorso febbraio, l'esercito siriano ha lanciato un'offensiva per
liberare parte della provincia di Idlib occupata dagli islamisti del
gruppo Al-Nosra. Il 16 febbraio ha ripreso il controllo
dell'autostrada principale che collega Aleppo al resto della Siria e
che era in mano ai ribelli dal 2013. Ha anche liberato la periferia
occidentale di Aleppo occupata dai gruppi armati ribelli dal 2012.
Questi jihadisti continuavano a bombardare Aleppo ogni giorno, anche
dopo la liberazione dei quartieri orientali e la riunificazione della
città tre anni fa. Il 16 febbraio gli Aleppini erano esultanti
perché, dopo diversi anni di guerra, potevano finalmente dormire
senza temere la caduta di un mortaio e percorrere anche questa strada
che collega Aleppo alle altre città della Siria e del Libano. Il
giorno seguente, un aereo civile è atterrato per la prima volta
all'aeroporto di Aleppo dopo otto anni.
Disgraziatamente,
c'è stata una controffensiva da parte dei gruppi terroristici
supportati dall'aeronautica e dai droni turchi. Hanno riconquistato
il controllo dell'autostrada e di alcune aree liberate dall'esercito
siriano. All'inizio di marzo, i negoziati tra Russia e Turchia hanno
portato a un accordo sul cessate il fuoco.
I ribelli si sono
ritirati dall'autostrada e da allora non ci sono più stati
combattimenti in Siria. La situazione è completamente congelata. E
con la crisi del Covid-19, i giovani non sono più chiamati a
prestare servizio militare.
Tuttavia,
una situazione congelata non è un caso risolto poiché la Siria non
ha ancora liberato tutto il suo territorio: una parte del nord-ovest
e una parte del nord-est sono occupate illegalmente dalla Turchia,
un'altra area a nord-est è occupata da milizie curde sostenute e
armate dagli Americani e, infine, la provincia di Idlib con i suoi
terroristi, per lo più stranieri.
Gli
Aleppini hanno festeggiato l'avanzata militare con gioia e
riacquistato la speranza di un futuro migliore dopo nove anni di
sofferenze e miseria. Ma hanno avuto appena il tempo di rallegrarsi e
godere di un ritorno alla vita normale quando la crisi del
coronavirus è iniziata con tutte le relative misure preventive
adottate dalle autorità per prevenire la diffusione del virus.
A
parte i negozi di alimentari, le farmacie e le panetterie, tutto è
stato chiuso: scuole, università, fabbriche, officine, negozi e
tutti i luoghi pubblici; un coprifuoco è stato introdotto dalle
18:00 alle 06:00 del giorno successivo. Inoltre, il confinamento
prevedeva il divieto di lasciare la propria città, anche per recarsi
nelle campagne e nei villaggi della stessa regione. I siriani, in
generale, e gli Aleppini, in particolare, hanno seguito le istruzioni
indossando mascherine, evitando di baciarsi (un'usanza diffusa in
Oriente) e usando soluzioni disinfettanti.
Queste
misure preventive hanno rallentato la diffusione dell'epidemia;
fortunatamente, finora sono stati segnalati solo 293 casi di COVID-19
e 9 decessi. Ora che la situazione è più o meno sotto controllo,
il confinamento è stato revocato; università, fabbriche e negozi
hanno ripreso le loro attività. Gli esami ufficiali di brevetto e
diploma di maturità sono iniziati il 21 giugno. Dall'altra parte,
queste misure hanno paralizzato la vita sociale e congelato tutte le
attività economiche che stavano lottando faticosamente per
ricominciare.
La
maggior parte dei Siriani, impoveriti da nove anni di guerra, non
riesce più a sbarcare il lunario, in particolare gli operai, gli
artigiani e i proprietari dei piccoli commerci che fanno affidamento
sul proprio reddito giornaliero per vivere e spesso sopravvivere; per
non parlare dei pensionati, dei disoccupati e dei malati che non
hanno più alcuna fonte di reddito. Nella migliore delle ipotesi,
tutte le ONG hanno rallentato considerevolmente le loro attività
quando non le hanno completamente interrotte.
Rovinata
da nove anni di guerra, strangolata da ingiuste e illegali sanzioni
europee e americane, l'economia non riparte. Le sanzioni risparmiano
l'assistenza umanitaria ma impediscono il commercio e l'importazione
di prodotti, bloccano tutte le transazioni finanziarie da parte di
tutti i cittadini siriani e vietano tutti i progetti di
ricostruzione. Cinicamente, i funzionari europei affermano che le
sanzioni sono mirate e colpiscono solo coloro che detengono il potere
e i profittatori della guerra e non riguardano medicinali,
attrezzature mediche o cibo.
Pura
ipocrisia! Se i conti bancari di tutti i siriani sono congelati e
qualsiasi cittadino siriano non può effettuare transazioni
finanziarie, come i bonifici, come è possibile acquistare i prodotti
non sanzionati? Se conoscete aziende occidentali che accettano di
fornirci prodotti gratuitamente, siamo interessati. E poiché molti
prodotti entrano di contrabbando dalla Turchia o dal Libano, vengono
venduti a prezzi esorbitanti, impoverendo la popolazione e
arricchendo i profittatori della guerra, il che è l'opposto
dell'obiettivo pretestuoso per il quale hanno comminato le sanzioni.
Come
se ciò non bastasse, gli Americani hanno peggiorato le cose con la
nuova legge "Caesar" che sanziona qualsiasi azienda al
mondo che intrattenga rapporti commerciali con la Siria.
Queste
sanzioni costituiscono una forma di punizione collettiva contro la
popolazione civile. Questo è classificato come un crimine contro
l'umanità dalla convenzione di Ginevra. Sanzioni che hanno l'effetto
di causare sofferenza alla popolazione civile e non hanno alcun
effetto sulla fine della guerra o sull'avanzamento verso una
soluzione politica del conflitto.
La
situazione economica è catastrofica. L'inflazione è galoppante, il
prezzo dei prodotti è triplicato in 6 mesi. Un euro valeva 60
sterline siriane (L.S.) prima della guerra, era a 1000 L.S. tre mesi
fa; adesso ha raggiunto le 2500 L.S. ! La popolazione già
impoverita dagli anni della guerra, avendo esaurito da tempo i magri
risparmi, non ha più i mezzi per arrivare a fine mese. Coloro che
hanno osato intraprendere un'attività commerciale, industriale o
artigianale si mordono le dita perché lavorano in perdita e spesso
chiudono bottega! I Siriani sono stanchi, disperati e depressi!
E
noi, i Maristi Blu, cosa stiamo facendo in questa galera?
Cerchiamo,
con i mezzi che abbiamo, di alleviare la sofferenza e di seminare
Speranza.
La
preghiera, il discernimento e la nostra capacità di essere empatici
all'angoscia delle persone e di ascoltare le loro domande, ci hanno
fatto riscoprire che c'erano in Aleppo degli anziani che vivono soli,
senza più la propria famiglia in Siria, alcuni costretti a letto o
malati e che, a causa del confinamento, non avevano più nessuno che
portasse loro da mangiare. Così abbiamo iniziato, all'inizio della
crisi di Covid-19, un nuovo progetto che abbiamo chiamato
«Solidarité Coeurona». Negli ultimi 3
mesi, le donne dei Maristi Blu hanno cucinato un pasto caldo ogni
mattina per 125 persone. Verso le 13:00, i nostri giovani volontari
lo distribuiscono presso le case dei beneficiari. Con il pasto, danno
loro pane, della frutta, la loro presenza e il loro ascolto. Abbiamo
scoperto, che oltre al pasto di cui hanno bisogno, quanto sia
difficile per questi anziani vivere da soli e quanto sono bisognosi
di sentire il calore umano, un'attenzione speciale e vedere un
sorriso. Questo è ciò che fanno i nostri volontari.
All'inizio,
questo progetto avrebbe dovuto essere limitato nel tempo e terminare
con la fine della pandemia. Per settimane abbiamo visitato ciascuno
di questi anziani. Abbiamo visto drammi che non avremmo mai
immaginato; vedove o vedovi di età compresa tra 80 e 95 anni che
vivono da soli (o con figli disabili) in condizioni disumane, senza
famiglie, senza sostegno, a volte costretti a letto, per lo più
malati, che non sono usciti di casa da anni, e il cui unico aiuto è
quello di un vicino o di un parente distante che passa di tanto in
tanto.
Sto
pensando a F.A., 92 anni, che vive in una sola stanza con i suoi 3
figli minorati psichici dai 55 ai 70 anni.
Penso
alla famiglia Y.M: il marito di 90 anni costretto a letto con
l'Alzheimer, la moglie cardiopatica di 85 anni, il loro figlio cieco
e la nuora, l'unica persona abile che deve prendersi cura di tutti,
compreso il proprio figlio autistico.
Penso
a M.K., 90 anni, cieco, che vive da solo nel suo appartamento.
Per
questo motivo, abbiamo deciso di continuare il progetto sviluppandolo
e costituendo un team speciale per questo 15° programma in corso dei
Maristi Blu.
Poichè
era stato proibito durante il confinamento il raduno di persone, noi
Maristi Blu abbiamo dovuto congelare temporaneamente 10 dei nostri 14
progetti: i nostri due progetti educativi per bambini dai 3 ai 6 anni
"Impara a crescere" e "Voglio imparare" , il
nostro progetto "Bamboo" per la cura degli adolescenti,
"Seeds" per il supporto psicologico di bambini, adolescenti
e adulti traumatizzati dalla guerra, il nostro programma di "sviluppo
della donna", il nostro programma "taglia e cuci", il
Progetto "Heartmade" per il riciclaggio di tessuti
rimanenti per realizzare pezzi unici per le donne, il MIT, il nostro
centro di formazione per adulti, tutti questi progetti sono stati
temporaneamente sospesi. Tuttavia, con la revoca delle misure di
contenimento 15 giorni fa, tutti questi programmi sono ripresi in
pieno.
Per
quanto riguarda i nostri 2 progetti di sviluppo, "Micro-progetti"
e "Formazione professionale", li abbiamo proseguiti
nonostante il blocco. Il programma di microprogetti consiste
nell'insegnamento durante le sessioni di 48 ore (20 adulti per
sessione) spalmate su 3 settimane, delle competenze necessarie per
aprire un microprogetto e quindi finanziarlo per consentire ai nostri
giovani di vivere senza più dipendere dagli aiuti forniti dalle ONG.
Il progetto "Formazione professionale" consiste nel mettere
dei giovani in apprendistato presso artigiani per un anno in modo che
apprendano un mestiere e li supportiamo poi finanziariamente, in modo
che diventino imprenditori di se stessi. È così che attualmente
abbiamo 30 giovani adulti in apprendistato per diventare carpentiere,
elettricista, idraulico, pasticcere, riparatore di telefoni
cellulari, meccanico, sarta, ecc.
Nonostante
il Covid-19, abbiamo anche proseguito il progetto “Goccia di Latte”
che distribuisce il latte ogni mese a 3000 bambini di età inferiore
agli 11 anni; il programma di "alloggio di famiglie sfollate"
e il programma medico per l'assistenza medica agli indigenti.
Il
nostro progetto "Colibri" per la presa in carico di un
campo di sfollati curdi a 30 km da Aleppo è stato interrotto nelle
sue attività pedagogiche ed educative durante la crisi di Covid-19.
Siamo andati comunque al campo per distribuire i pacchi di cibo e
igiene, e i pannolini per bambini; il nostro team medico si è
recato lì una volta alla settimana per prendersi cura dei malati del
campo e dell'area circostante. Ora tutte le attività sono riprese
come prima.
Con
tutti i siriani che vivono in Siria, siamo stanchi, stanchi ed
esausti! Siamo indignati dalle politiche occidentali che consentono
alla situazione di marcire senza prendere alcuna iniziativa di
dialogo con le autorità legittime del Paese; siamo oltraggiati dalle
sanzioni imposte ai 17 milioni di siriani che vivono nei territori
sotto il controllo dello Stato; rivoltati dall'occupazione illegale
del 30% del territorio di uno Stato sovrano, uno dei 50 membri
fondatori delle Nazioni Unite, dall'esercito turco e americano (che
occupa la regione dei pozzi petroliferi siriani privando lo Stato
delle risorse così necessarie); oltraggiati dal sostegno illimitato
dei governi turco e occidentali e delle ONG internazionali ai
terroristi islamisti che occupano la provincia di Idlib.
A
volte pensiamo di gettare la spugna e fermarci. Tuttavia, quando
pensiamo che gli altri hanno bisogno, ora più che mai, della nostra
presenza, del nostro sostegno e del nostro aiuto, riprendiamo con più
vigore il cammino di solidarietà iniziato 9 anni fa. E lasciamo il
resto alla grazia di Dio.
Aleppo, 1 luglio 2020
Dr
Nabil Antaki, per i Maristi Blu