Pubblichiamo questo articolo, abbastanza critico verso la posizione russa nei confronti della Turchia, per evidenziare piuttosto alcune informazioni che indicano per quali ragioni la soluzione della guerra nel Nord della Siria potrebbe richiedere ancora molto tempo . OpS.
di
Mouna Alno-Nakhal
(Traduzione:
Gb.P. OraproSiria)
Questo
articolo, probabilmente incompleto, è dedicato ai miei amici Siriani
Armeni determinati a non lasciare Aleppo e, in particolare, a
S.K. che vi si riconoscerà.
Di recente, dopo aver letto un articolo
intitolato "Chi può proteggere gli Armeni di Siria?" pubblicato
da Mondialisation.ca, le ho inviato un messaggio per chiedere la sua
opinione su un' informazione che ha attirato la mia attenzione:
"Fonti ben informate che hanno familiarità con i risultati
dei recenti negoziati tra Recep T. Erdogan e Vladimir Putin hanno
indicato che la sicurezza della diaspora armena in Siria è
all'ordine del giorno della riunione. Le autorità turche devono
ancora confermarlo ufficialmente, però ci sono molte prove
indirette ma solide a questo riguardo. I leader militari turchi hanno
dichiarato di essere pronti a incontrare i leader della diaspora
armena di Tel Abyad per discutere la possibilità di iniziare la
ricostruzione della chiesa cristiana locale danneggiata durante i
bombardamenti."
La
risposta è stata: "Queste sono solo parole vuote. Essi
hanno condannato gli Armeni di Tel Abyad a un nuovo esodo e poiché
hanno intenzione di integrare questa città nella loro cosiddetta
"cintura di sicurezza", chiediti per chi hanno intenzione
di ricostruire questa chiesa. Tutti sono da mettere nello stesso
piatto, sia i Turchi che i Russi, per non parlare di tutti gli altri.
Ognuno lavora per il proprio interesse e vuole la sua fetta della
torta siriana. Anche i Russi hanno avuto la loro parte negli eventi
successivi al Genocidio Armeno del 1915. Solo Dio sa quando potremo
vedere la fine di questa sporca guerra ... dovremo aspettare ancora a
lungo."
Risposta
che mi aspettavo, relativamente alle autorità turche. Tuttavia, per
aver recentemente tradotto la risposta del presidente Bashar al-Assad
alle domande dei siriani sulla situazione nella Siria
settentrionale, questa risposta mi costringe a tornare ai dubbi
sollevati dall'accordo russo-turco del 22 Ottobre 2019, dubbi che il
presidente non sembra aver dissipato.
Prima
di tutto: in che modo i Russi parteciparono agli eventi che seguirono
il Genocidio Armeno del 1915?
Senza
andare troppo indietro nella storia del Genocidio Armeno, la risposta
probabilmente sta nei successivi trattati firmati dopo la Prima
Guerra Mondiale. Infatti, mentre il "Trattato di Sèvres"
del 10 agosto 1920 istituì un'Armenia indipendente nel nord-est
della Turchia e il governo kemalista turco guidò la sua guerra di
indipendenza ai fini della revisione di quei trattati, l'allora
Unione Sovietica cedette al governo Kemalista, con il "Trattato
di Kars" dell'ottobre 1921, il territorio armeno occupato un
anno prima delle truppe kemaliste. Certo, il trattato di Kars
approvava il "Trattato di Alessandropoli" del 2 dicembre
1920, firmato alla fine della guerra armeno-turca, costringendo la
Repubblica armena a cedere alla Turchia il 60% del suo territorio
acquisito, tra l'altro, grazie al trattato di Sèvres; ma il
territorio di Kars, attribuito all'Impero russo dal "Trattato di
Santo Stefano" del 1878, era popolato da turchi Mescheti, da
georgiani e da armeni sopravvissuti al genocidio del 1915; che furono
espulsi e sostituiti da turchi e curdi. Ricordiamo che, a parte il
sangiaccato della siriana Alessandretta, fu solo nel luglio del 1923
che il "Trattato di Losanna" sostituì il Trattato di
Sèvres e tracciò i confini dell'attuale Turchia, rinunciando alla
richiesta di indipendenza di Armenia e Kurdistan. Tuttavia,
l'attuale Repubblica di Armenia dichiarò la propria indipendenza il
21 settembre 1991, mentre un secolo dopo, il Kurdistan agisce
come una bomba a orologeria per suddividere il resto di ciò che i
poteri vittoriosi non avevano considerato utile da suddividere al
momento.
Poi:
in cosa i Russi dovrebbero essere messi nello stesso piatto dei
Turchi per quanto riguarda il nord della Siria?
Il
5 agosto 2019, lo scrittore e corrispondente turco dell'Agenzia di
informazione siriana SANA in Turchia, Hosni Mhali, aveva pubblicato
un articolo premonitore su Al-Mayadeen, dal titolo: "Una zona
di sicurezza turca: a quale scopo? ". Eccone un ampio
estratto:
"L'esercito
turco si sta preparando a invadere l'Est dell'Eufrate per una
profondità da 30 a 35 km, mentre la parte americana gli risponde:
"15 km saranno sufficienti!"; come se il ritiro di alcuni
Km verso sud delle milizie armate curde risolvesse il problema
[curdo] che i Turchi descrivono come una "minaccia
terroristica". E come se l'eventuale accordo USA-turco su questa
cosiddetta "zona di sicurezza" non fosse a spese dello
Stato siriano, il cui problema in questa stessa area è stato creato
appunto dai curdi, i quali hanno dimostrato ad Afrin la loro mancanza
di lealtà verso Damasco. Infatti, a gennaio 2018, il presidente
Putin ha dato il via libera all'esercito turco per invadere Afrin,
una città siriana che i curdi hanno rifiutato di consegnare
all'esercito siriano [dopo la battaglia cinicamente battezzata dai
Turchi: "Operazione ramo di ulivo"].
Già
nel mese di agosto 2016, la data del 500° anniversario della
battaglia di "Marj dābiq"
[
battaglia che ha avuto luogo il 24 agosto 1516 a
44 Km a nord di
Aleppo, tra i mamelucchi e ottomani; la vittoria di questi ultimi
stabilģ la loro supremazia sulla Siria e l' Egitto che faranno
parte dell'Impero Ottomano fino alla sua caduta, con l'introduzione
del califfato ottomano dal sultano Selim 1°, dopo l'abolizione del
califfato Abbaside ; NdT ] Putin aveva dato
un primo via libera allo stesso esercito turco, che è entrato a
Jarablus, ad Al-Bab e ad A'zaz tre città siriane del Nord-Ovest
[l'operazione militare soprannominata questa volta "Scudo
dell'Eufrate"].
Così
ora [agosto 2019] le forze turche, e con loro 50.000 miliziani armati
appartenenti a varie fazioni, controllano una striscia di confine tra
Siria e Turchia di circa 350 km corrispondente, in pratica, a una
sorta di "zona di sicurezza" per la Turchia. Pertanto,
un'incursione turca a Est dell'Eufrate, questa volta con il via
libera degli Stati Uniti, creerà una nuova situazione per la
presenza di truppe turche all'interno del territorio siriano e
amplierà la prima zona di sicurezza lungo la frontiera comune da
Qamishli fino ad Afrin, non lontano da Idlib, anch'essa controllata
dai Turchi.
Putin
e Trump hanno quindi riconosciuto il diritto della Turchia di
combattere il terrorismo e il diritto di combattere i curdi, ma
tutti, compresa la Turchia, si oppongono a qualsiasi azione militare
siriana a Idleb dove sono radunati 20.000 miliziani armati del Fronte
al-Nosra, che sono riconosciuti a livello internazionale come
terroristi.
E
il presidente Putin non ha avuto la possibilità di influenzare
Erdogan, né su Idleb né sull' Est dell'Eufrate, a causa della
complessa relazione organica tra Erdogan e tutte le fazioni islamiste
ora presenti in Siria ; questa relazione lo rende l'attore principale
a causa del suo orientamento religioso attraverso il quale vuol far
rivivere il califfato e il sultanato ottomano col favore della
cosiddetta Primavera Araba. Ciò spiega il sostegno della Turchia a
tutte le fazioni armate, compresi i turkmeni, nonché l'opposizione
di Ankara a qualsiasi azione militare contro di loro, a ovest o ad
est dell'Eufrate, fintanto che Erdogan affermi di essere "il
protettore degli oppressi musulmani e degli islamisti contro tutti i
loro oppressori".
Ovviamente
l'Occidente ha avuto un ruolo significativo in questo stato di cose
promuovendo attivamente l'esperienza dell'AKP [il Partito turco di
Giustizia e Sviluppo guidato da Erdogan] come "democrazia
islamica secolare", di cui rimangono solo le contraddizioni, tra
cui la mappa evocata continuamente da Erdogan del "Patto
nazionale del 1920" [o Misak-I Milli in turco]. La quale mappa
includeva la Siria settentrionale e alcuni dicono che sperava di
annetterla, come Atatürk aveva annesso il Sandjak della siriana
Alessandretta [approssimativamente corrispondente all'attuale
provincia turca di Hatay] nel 1938, e come Bülent Ecevit prese il
controllo della Cipro settentrionale nel 1974.
Di
conseguenza, nessuno sa quando, come e chi potrebbe costringere il
presidente Erdogan a ritirare le sue forze dalla Siria Nord-Ovest o
Nord-Est, a seguito delle successive incursioni dell'esercito turco,
associate alla presenza di mercenari armati e forze francesi e
britanniche nella regione Nord-Est. E questo, sapendo che tutti
lavoreranno per realizzare il progetto di spartizione della Siria
sostenendo le milizie separatiste curde, marxiste-leniniste, ma che
hanno fede solo in Donald Trump ...
Per
quanto riguarda la regione Nord-Ovest, la soluzione è ritardata a
causa dei benefici attesi dal presidente Putin dalla sua
collaborazione con la Turchia, a spese della Siria, la cui crisi sarà
ovviamente soggetta ai venti di Astana, Sochi e Ginevra, finché la
chiave rimane nelle mani di Ankara con l'accordo di Mosca e
Washington, senza che la Siria, l'Iran e in particolare gli Hezbollah
libanesi suscitino problema per Israele ... " .
In
che senso è stato premonitore questo articolo dell'agosto 2019?
Questo
testo è stato sicuramente premonitore per quanto riguarda gli
accordi che hanno sorpreso il mondo due mesi dopo. C'è stato prima
l'accordo Trump-Erdogan del 7 ottobre, che autorizzava la Turchia a
lanciare "un'incursione militare" nel nord della Siria "nel
prossimo futuro", assicurando che gli Stati Uniti non
l'avrebbero sostenuta, ma nemmeno osteggiata. Incursione che si è
effettivamente verificata il 9 ottobre sotto il nome ancora più
cinico di "Fonte della pace", ma che non è stata
condannata né dalla Russia né dagli Stati Uniti al Consiglio di
sicurezza riunito in emergenza il 10 ottobre. E poi è seguito
l'accordo Putin-Erdogan del 22 ottobre riassunto dalla mappa qui
sotto:
Risultato:
oggi Tal-Abyad, Ras al-Ain, Ain Issa, Tal Tamr, Hassake, Qamishli,
ecc. a loro volta subiscono un migliaio di vittime, nonostante
l'eroismo dell'Esercito Arabo Siriano e il supporto aereo delle forze
russe. Pertanto, nonostante l'arringa del presidente Al-Assad a
favore della moralità della politica russa e nonostante
l'indiscutibile sostegno politico e militare della Russia dall'inizio
della guerra in Siria, i cittadini siriani, perfettamente consapevoli
che un leader deve soprattutto servire gli interessi del suo paese,
non capiscono come i Russi stringano accordi con un personaggio
notoriamente ladro e bugiardo come Erdoğan,
e poi riconoscano, per l'ennesima volta, di essere
stati ingannati.
Per essere convinti
di ciò, è sufficiente ascoltare
le dichiarazioni del sig. Sergey Lavrov e della sig.ra Maria
Zakharova.
Per
quanto riguarda i Russi, è questo l'unico modo che hanno trovato per
difendere la propria sicurezza nazionale dal terrorismo che li ha
colpiti duramente in passato e il cui eminente rappresentante è
oramai Erdogan? Pensano che concedendo a Erdogan un pezzo di Siria,
anche temporaneamente, egli si unirà al loro campo abbandonando
l'altra parte? Credono che i rifugiati siriani, che Erdogan afferma di
voler rimpatriare in questa cosiddetta zona di sicurezza, al prezzo
di un'ennesima pulizia etnica, saranno rappresentati da cittadini
pacifici semplicemente turcofili? Oppure, come tutti i loro
"partner", non vogliono una guerra che li colpisca
duramente; quindi, non riuscendo a fermarlo, lascia che si dispieghi
su una piccola superficie nel suolo siriano, tuttavia equivalente
alla superficie del Grande Libano. Nel qual caso, cosa garantisce
loro che l'instabilità sarà così circoscritta in Siria? E da che
parte staranno nel caso in cui inizi la "resistenza popolare"
menzionata dal presidente Al-Assad? La Siria ha scelto il
suo alleato da
decenni: la
Russia. Ma una
grande potenza
deve anch'essa fare una scelta di campo?
La
cosa più scioccante è che, in mezzo a tutto ciò, il pugnale dei
leader separatisti curdi sarà ancora in grado di versare molto
sangue siriano, dal momento che Trump ha chiaramente dichiarato che
confischerà
il petrolio siriano a beneficio dei curdi che lo meritavano così
tanto oggi, dopo averlo
così non meritato
"per
non aver aiutato gli Stati Uniti in Normandia"!
Da qui un'altra conseguenza riportata dalla sig.ra Dima Nassif,
corrispondente giornalista siriana di Al-Mayadeen
TV:
Israele
ruba il petrolio siriano sotto la copertura degli Stati Uniti e con
l'aiuto dell'FDS.
Veicoli
blindati statunitensi, infiltratisi nella Siria orientale dal confine
iracheno, circolano nei giacimenti di petrolio e di gas
di Al-Omar, Al-Tanak, Al-Jafra e Koniko; giacimenti petroliferi che
rappresentano i due terzi delle riserve nella regione, stimati in
circa 2,5 miliardi di barili. Sembra quindi che la battaglia per il
petrolio siriano sia ormai matura.
Ma i candidati alla battaglia sono diversi.
Infatti: Washington non è sola sul campo, la società israeliana GDC
ha iniziato la sua prospezione petrolifera già lo scorso luglio,
dopo aver ricevuto il via libera da Ilham Ahmed, il copresidente del
"Consiglio democratico siriano", tramite un documento,
autorizzando questa società a disporre del
petrolio siriano. Si prevede che le vendite di petrolio
raggiungeranno i 400.000 barili, renderanno alle FSD
circa 10 milioni
di dollari al mese e
saranno controllate dalla OFAC, un'agenzia di controllo finanziario
del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
[Documento
originariamente pubblicato dal quotidiano libanese Al-Akhbar,
informazioni poi confermate
dal destinatario Moti Kahana su Twitter].
Mosca,
che accusa Washington di rubare il petrolio siriano e di trasportarlo
all'estero, ha spinto le guardie di frontiera siriane a schierarsi in
aree vicine ai pozzi di petrolio e gas di Rmeilan, Al-Malikiyah e
al-Qahtaniyah nelle vicinanze di Hassake, in preparazione al loro
ritorno sotto il controllo dello stato siriano.
Per
quanto riguarda Ankara, Erdogan ha
rifiutato la proposta di Washington relativa alla condivisione del
petrolio siriano in cambio della cessazione delle sue operazioni
militari contro le
FSD. Ed
Erdogan ha affermato
di "preferire l'uomo al petrolio", nonostante il fatto che
le cisterne di petrolio pompato da Daech abbiano attraversato per
anni il territorio turco verso il porto di Ceyhan in Turchia.
Oggi,
siccome Ankara
è stata espulsa dai giacimenti petroliferi, i convogli di petrolio
si stanno dirigendo a sud, attraversando l'Iraq e la Giordania, sotto
la sorveglianza dell'esercito americano, per finire
in Israele.
Tuttavia,
non si deve credere che Washington abbia lasciato sul posto 600
soldati americani solo per il petrolio. Facendo questo, essa cerca di
privare Damasco di un'importante risorsa finanziaria che può essere
utilizzata per ricostruire ciò che gli anni di guerra hanno
distrutto. E allo stesso tempo, Damasco diventerebbe ostaggio delle
forze regionali e internazionali, sarebbe costretta a importare
energia e quindi non sarebbe in grado di ripristinare
la sua industria e consolidare
l'autosufficienza che ha protetto la sua indipendenza per decenni.
Pertanto,
la nuova mappa strategica del petrolio ha lo scopo di esercitare
pressioni su Damasco economicamente e politicamente forzandola a fare
concessioni nel quadro dei negoziati sulla Costituzione siriana per,
tra altre cose, l'istituzione di una regione autonoma curda; ciò che
Damasco non accetterà mai, come ha detto il presidente Bashar
al-Assad.
La
lotta per il petrolio renderà più costosa
per Damasco la
battaglia militare per il recupero dell'intera geografia e delle
proprie risorse.
Infine:
come incide ciò sui
negoziati sulla Costituzione siriana?
Quando
la soluzione militare non è possibile, rimane solo la soluzione
politica se il desiderio di risolvere la crisi è reale, come nel
caso della Russia. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che i
nemici della Siria,
incluso Erdogan, vedono
nel fallimento di questi negoziati una perdita secca per la Russia,
perché influenzerà i processi di Astana e Sochi. Dunque, la sera
del 27 novembre la televisione nazionale siriana ha annunciato che
non sono stati compiuti progressi durante il
terzo giorno della seconda sessione, di 5
giorni di riunioni
della Commissione costituzionale tenutesi a Ginevra sotto l'egida
della Nazioni Unite; la prima sessione si era tenuta il 30 ottobre.
Il blocco dell'opposizione apertamente designato dal "gruppo del
regime turco" persiste nel suo rifiuto di approvare l'agenda dei
lavori e
di dare per scontate le costanti indiscutibili di uno Stato
sovrano e indipendente secondo la volontà del governo
siriano.
La
mia amica di Aleppo aveva probabilmente ragione. Questa sporca guerra
durerà ancora a lungo....
Mouna
Alno-Nakhal