Preghiere per i vescovi di Aleppo rapiti da due mesi
Agenzia Fides 21/6/2013
Le Chiese del Medio Oriente si uniscono nella preghiera per invocare la liberazione dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il siro-ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco-ortodosso Boulos al-Yazigi – sequestrati lo scorso 22 aprile da ignoti rapitori.
La sera di sabato 22 giugno, a due mesi esatti dal rapimento, una preghiera comune sarà guidata congiuntamente a Balamand (Libano) dal Patriarca greco-ortodosso di Antiochia Yohanna X al-Yazigi (fratello di uno dei vescovi rapiti) e dal Patriarca siro-ortodosso Mar Ignatius Zakka I Iwas per invocare la liberazione di tutti i rapiti e il dono della pace per tutta la Siria.
Iniziative analoghe di preghiera condivisa da tutte le comunità cristiane si svolgeranno nelle chiese cattedrali di Aleppo. Lo riferisce all'agenzia Fides il Vescovo metropolita Timoteo Matta Fadil Alkhouri, Assistente Patriarcale nel Patriarcato Siro-Ortodosso di Antiochia. “Siamo tristi, perché sono passati due mesi e non abbiamo alcuna idea di dove siano e di come stiano i nostri fratelli Vescovi. Non siamo sicuri che siano ancora vivi, lo speriamo. Abbiamo chiesto tante volte di poter sentire la loro voce, e non è stato possibile. Ma finora non abbiamo ricevuto nemmeno cattive notizie, e questo dà speranza a noi e al nostro popolo. Per questo continuiamo a essere in contatto con ambienti politici in Siria Libano e Turchia, cercando di trovare canali di comunicazione con chi conosce la loro sorte”.
Il Vescovo Matta ringrazia “Papa Francesco, tutti i cristiani e anche i musulmani che pregano con noi e che sentiamo al nostro fianco in questo momento di pena. Tutto questo ci aiuta a andare avanti. Domenica nelle nostre Chiese si celebra la Pentecoste. Pregheremo con forza che Dio Padre ponga le sue mani su di noi e ci doni il suo Spirito Consolatore”.
http://www.fides.org/it/news/53038-ASIA_SIRIA_Preghiere_per_i_vescovi_di_Aleppo_rapiti_da_due_mesi#.UcSD5m1H45s
L'appello di cattolici e ortodossi per l'unità dei cristiani e la fine della guerra in Siria
AsiaNews, 18/06/2013
Il sinodo greco-ortodosso è in corso nel monastero di Balamand. Quello della Chiesa cattolica melchita è ospitato nel convento di Ain Trez nel distretto di Aley.
Dando il via ai lavori per la riunione episcopale, i prelati cattolici e ortodossi hanno lanciato un appello congiunto per l'unità di tutti i cristiani, pregando per la liberazione di mons. Youhanna Ibrahim e mons. Boulos Yazigi, i due vescovi rapiti lo scorso 22 aprile nella periferia di Aleppo.
Intervistato dal quotidiano libanese "Daily Star" poco prima dell'inizio dell'Assemblea sinodale, Giovanni X Yazigi, patriarca greco-ortodosso di Antiochia e fratello di mons. Bouls Yazigi, ha affermato: "Non abbiamo paura, stiamo vivendo momenti drammatici, questa è la verità che nessuno può ignorare. Ma siamo figli della fede e del coraggio, ci aggrappiamo alla terra in cui viviamo, portiamo il messaggio di Dio dentro i nostri cuori e continueremo a farlo senza paura". Il vescovo ha inoltre ribadito che il fratello è vivo e sarebbe detenuto in Turchia, ma finora non si sono ancora ottenuti contatti diretti con i rapitori.
Da Ain Trez, sede della Chiesa melchita, Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia per i cattolici, ha puntato il dito contro la decisione di Stati Uniti e di alcuni altri Paesi europei di inviare armi ai ribelli. A causa di questa mossa, la popolazione "affronterà più problemi" rispetto al passato. Secondo il prelato la posizione dei Paesi occidentali è incomprensibile. "Sembra che il mondo - ha continuato - comprenda solo il linguaggio delle armi, della guerra, della distruzione, della violenza e del terrorismo". "Le armi - ha aggiunto alimentano la violenza e l'odio, e portano più uccisioni, incrementano la distruzione e i profughi, con enormi danni economici e sociali per famiglie, giovani, studenti e lavoratori".
Laham ha lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo la cessazione immediata di tutti i trasferimenti di armi, invitando i Paesi a lavorare per una soluzione politica, invece di contribuire alla "divisione" del mondo arabo lungo linee politiche, sociali, religiose e tribali".
Parlando ai vescovi presenti, il prelato ha annunciato la costituzione di un "comitato di solidarietà" della Chiesa in Siria. Il piano ha l'obiettivo di coordinare le attività di soccorso in loco e di controllare e registrare gli edifici ecclesiastici distrutti o danneggiati. Il patriarca ha proposto anche dei sottocomitati in Libano, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Paesi arabi ed Europa, che avranno il compito di sostenere con le loro risorse il lavoro della Chiesa melchita in Siria. "Speriamo - ha affermato - che i nostri fratelli vescovi ci aiuteranno in questa impresa ... in modo da poter affrontare le sfide future, che ci chiedono di restare in questo Paese martoriato dalla guerra e in quanto cristiani di essere guida e punto di riferimento per tutta la popolazione". Gregorio III ha sottolineato che la "Chiesa è un solo corpo, una sola famiglia cristiana, una nazione, e questa fede si traduce in opere buone e soprattutto in amore attivo verso chi è nel bisogno". Per il prelato i fedeli della Chiesa melchita devono promuovere e testimoniare il Vangelo ovunque essi siano: "Questa è la vera azione politica e il dovere che dobbiamo compiere con coraggio, zelo, amore, dedizione, sincerità e dignità".
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