Lo vogliamo ricordare nel contesto della celebrazione degli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa, perchè veramente padre Nazzaro ha incarnato l'animo di san Francesco nei luoghi in cui ha consumato la maggior parte della sua vita religiosa e servito la Chiesa con amore immenso e leale.
Riprendiamo qui anzitutto l'interessante lavoro degli archeologi francescani, confratelli di monsignor Nazzaro e oggi in festa con lui nel Cielo, circa il patrimonio cristiano dei primi secoli in Siria ;
in seguito, suddivisa in due parti, la relazione della dottoressa Benedetta Panchetti al convegno in memoria di Padre Giuseppe Nazzaro svoltosi il 5 novembre 2016 nel paese natale San Potito Ultra (AV).
Un inventario fotografico delle prime chiese siriane |
«Uno dei magnifici tre». Con queste parole fra’ Claudio Bottini, decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum, ha introdotto, al convegno per gli 800 dei francescani in Terra Santa, la relazione della dottoressa Emanuelle Main sull'opera di fra’ Ignacio Peña in Siria e sulla documentazione fotografica che ha lasciato il francescano spagnolo. Una documentazione fondamentale del lavoro portato avanti insieme ai confratelli Romualdo Fernandes e Pasquale Castellana; un'opera di ricognizione e studio del patrimonio cristiano dell'area siriana che ha segnato una pagina importantissima nella conoscenza della storia del monachesimo cenobitico ed eremitico delle origini.
La Main ha compiuto un excursus fotografico quanto mai articolato e ampio sull'opera e gli studi di fra’ Ignacio, che tra i «tre compagni» aveva il compito di documentare le escursioni archeologiche compiute nell'arco di oltre 40 anni in tutto il Paese, esplorando tombe, studiando monasteri e iscrizioni. Tra i meriti indiscutibili di fra’ Ignacio e compagni, lo studio dello stilitismo nell'area siriana e la comprensione della vera funzione delle torri abitate dai monaci reclusi.
L'impegno per la difesa della memoria cristiana e la passione per la dimensione culturale sono tra gli elementi che contraddistinguono la presenza francescana oggi in Terra Santa, come ha richiamato nel suo intervento anche il card. Leonardo Sandri. In questo l'opera di fra Peña e dei confratelli francescani si segnala come tributo d'amore verso un contesto, quello siriano, dove la Chiesa è fiorita, dove oggi sta soffrendo il martirio, e dove la consapevolezza delle origini va tramandata più che mai alle future generazioni.
Fra’
Ignacio è mancato ormai sette anni fa, nel 2010. Pochi anni dopo,
anche fra’ Pasquale Castellana (2012) e fra’ Romualdo Fernandes
(2015) - dei quali segnaliamo il volume Chiese
siriane del IV secolo,
Edizioni Terra Santa, Milano 2014 - lo hanno seguito nella
Gerusalemme celeste. Dove, ha sottolineato padre Bottini, si sono
riuniti e dove non mancheranno di organizzare insieme qualche
programma di esplorazione... soprannaturale.
Il
lavoro di salvaguardia e digitalizzazione del patrimonio fotografico
di fra’ Ignacio è stato reso possibile grazie al lavoro del
Dipartimento fotografico degli Archivi storici della Custodia,
affidato a fra’ Sergey Loktionov e al lavoro paziente di Emanuelle
Main.
http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p10284/Un-inventario-fotografico-delle-prime-chiese-siriane
IL PENSIERO POLITICO DI MONSIGNOR GIUSEPPE NAZZARO RIGUARDO ALLA SIRIA: UNA LETTURA STORICO- POLITICA DELLA MISSIONE DI MONSIGNORE IN TERRA ARABA.
di Benedetta Panchetti*
Saluto
S.E. rev.ma mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino, le autorità
presenti, il Parroco Don Antonio Vincenzo Paradiso, ed i familiari
di Mons. Nazzaro che hanno organizzato questo convegno, donandomi
l’onore e l’emozione di essere qui oggi a ricordare con voi un
pastore umile e buono che, seguendo il carisma di San Francesco, ha
speso la propria vita in Siria e più in generale nei paesi arabi,
aderendo in modo appassionato ed intelligente alla missione di frate,
sacerdote e poi Vescovo delle comunità latine. Conobbi Mons. Nazzaro
nel 2008, in occasione della realizzazione della mia tesi di laurea
sulle comunità cristiane in Siria; lo contattai telefonicamente e lo
raggiunsi a Roma timorosa per l’incontro col Vicario Apostolico di
Aleppo. Fin dal primo incontro con la sua paterna attenzione al mio
lavoro di giovane laureanda, ricca solo di studi teorici sul Medio
Oriente, rimasi colpita dalla testimonianza di dedizione totale per
il popolo che gli era stato affidato accompagnata da una profonda
conoscenza di quelle realtà: la granitica certezza della propria
Fede era criterio di conoscenza e dialogo tra quel mondo ed il
nostro, nella consapevolezza quotidiana delle diversità esistenti.
Ciò si è reso ancora più evidente quando, scoppiata la guerra in
Siria, sia prima ma soprattutto dopo la rinuncia al mandato
episcopale nel 2013, come Vicario Apostolico emerito ha profuso tutte
le proprie energie per andare ovunque lo chiamassero per comunicare
la propria esperienza di sacerdote e Vescovo e descrivere con
acutezza la realtà della Siria, della guerra, e del mondo arabo nel
suo complesso. Tale testimonianza recava in sé una conoscenza
frutto non di studi astratti, ma di decenni di vita vissuta tra
l’Egitto, Israele e la Siria e di profonde relazioni umane ad ogni
livello, culturale, sociale ed anche politico, avendo avuto modo di
interagire con molti uomini di governo in questi paesi.
Personalmente
avevo avuto modo di sperimentare quanto profonda fosse la sua
conoscenza di questa parte di mondo già nel 2009, durante la mia
permanenza in Siria al fine di redigere la mia tesi di laurea, che
Sua Eccellenza diresse sul piano accademico con pazienza e
competenza. Oltre a ciò, le numerosissime interviste rilasciate dal
2011 dopo lo scoppio della guerra in Siria mi hanno permesso di
approfondire il suo giudizio su tale paese e sull’intera regione.
Nel
susseguirsi di conferenze da lui tenute a partire dal 2001,
sollecitato dalle numerose domande del pubblico presente, Sua
Eccellenza non solo aveva modo di descrivere la Siria che egli aveva
conosciuto, ma anche le origini più profonde dei fenomeni che oggi
vediamo drammaticamente sulle prime pagine di tutti i giornali: lo
Stato Islamico, i gruppi jihadisti, il fondamentalismo islamico, la
fuga dei cristiani dal Medioriente, l’abbattimento di regimi
dittatoriali attraverso massicce campagne belliche che, però,
conducono al potere nuovi regimi incapaci di creare vere democrazie.
Sua
Eccellenza non si tirava mai indietro e, partendo dalle sue
esperienze in questi paesi, forniva sempre comparazioni tra l’Egitto,
la Siria e anche l’Iraq, risalendo indietro in una porzione di
storia spesso non conosciuta o dimenticata in Occidente.
Nella
frequentazione con lui ho avuto modo di individuare alcuni temi a lui
particolarmente cari, come elementi chiave per comprendere non solo
la vita delle comunità latine che egli aveva nel tempo conosciuto ma
in generale la vita di quei popoli.
Partendo,
infatti, sempre dalla spiegazione delle condizioni di vita delle sue
comunità, toccava immancabilmente la descrizione dei rapporti
complessi e contradditori tra i paesi arabi e il mondo occidentale,
inteso come Europa e Stati Uniti, e l’analisi, altrettanto
complessa e contraddittoria, dei rapporti tra le minoranze cristiane
e la maggioranza musulmana della popolazione di ognuno di questi
paesi.
Tuttavia,
soprattutto nel caso della Siria, non mancava mai di affrontare anche
le problematiche e le sfide nelle relazioni tra le comunità
cristiane ed il governo. Tale franchezza di giudizio talvolta ha
causato fraintendimenti con chi aveva difficoltà ad accettare la sua
coraggiosa e politicamente controcorrente descrizione dei fatti. Pur
consapevole delle molteplici difficoltà, però, non ha mai smesso di
parlare di questo aspetto.
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* Benedetta Panchetti, ricercatrice presso Centro Universitario Cattolico....
LA RELAZIONE DELLA DOTT. PANCHETTI PROSEGUE NEL PROSSIMO ARTICOLO