Patriarca Rai: Il Papa chiede la pace per la Siria.
Il film anti-Islam offende tutti noi.
Asia News 13/09/2012
Il capo della Chiesa maronita spiega che Benedetto XVI
viene come testimone di pace per il Medio oriente e domanda a Stati, parti
interessate e mercenari di fermare il commercio e l'uso delle armi. Cristiani e
musulmani insieme per una reale Primavera araba. Il film che denigra Maometto è
un'offesa per tutte le religioni.
Bkerke (AsiaNews) - Durante la sua visita in Libano, Benedetto XVI chiederà
pace per la Siria e un blocco alla vendita di armi nella regione. È quanto
affermato dal patriarca Bechara Rai, in una conferenza stampa tenuta stamane. Il
capo della Chiesa maronita ha anche definito "vergognoso" il film anti-islam che
ha provocato manifestazioni, violenze e morti in Libia. "Questo film - ha
aggiunto - ci offende tutti".
Il viaggio che il papa sta per compiere dal 14 al 16 settembre vuole "fermare
la spirale di violenza e di odio in Siria", ha spiegato il patriarca, ma anche
chiedere "che coloro che vendono armi all'uno o all'altro gruppo" si fermino.
Iniziate come un prolungamento della Primavera araba, le tensioni in Siria sono
giunte a una vera e propria guerra civile, che ha causato la morte di decine di
migliaia di persone. Governi occidentali, insieme ad Arabia saudita e Qatar
sostengono i ribelli, con denaro e armi. La Siria, la Cina e l'Iran sostengono
invece Bachar Assad e il suo governo.
"La guerra - ha precisato Rai - non è combattuta in nome dell'islam o del
cristianesimo, ma da Stati, da parti interessate, da mercenari".
"Cristiani e musulmani - ha poi proseguito - devono unirsi attorno ad alcuni
valori per gettare le fondamenta di una reale Primavera araba". Il papa viene in
Libano per firmare e diffondere l'Esortazione apostolica seguita al Sinodo sul
Medio oriente, celebrato a Roma nell'ottobre 2010, in cui si sono discussi molti
aspetti e valori presenti nei movimenti che stanno cambiando il mondo arabo. "La
visita del papa - ha aggiunto il patriarca - è un appello alla pace in Medio
oriente, alla separazione della religione dallo Stato, all'accettazione
dell'altro e della diversità nell'unità".
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Gregorio III Laham
"Per il ministero della
Riconciliazione sono pronto a offrire la mia vita in sacrificio e a intraprendere dei viaggi per il buon esito del nostro appello alla
riconciliazione e al dialogo."
P
A T R I A R C A T O
GRECO – MELKITA- CATTOLICO
Aïn Traz,
30/8/2012
Ai nostri figli e figlie in Siria e ai figli e
figlie della Chiesa nel mondo
A tutti gli uomini di buona volontà
Per
la Siria, la riconciliazione è l’unica ancora
di salvezza
“Venite dobbiamo avere una parola in
comune”
(Sura Al Omran, 64)
“Beati gli operatori di Pace”
(San Matteo 5,9)
Introduzione
I nostri occhi e i nostri
cuori versano lacrime oggi perché il linguaggio della violenza ha superato ogni
altro linguaggio. Le lacrime fluiscono da ogni parte e su tutte le arene, in
tutte le mani, nelle case e nei singoli … Le vittime umane, delle diverse
appartenenze cadono, lasciando dietro di loro la desolazione e le tragedie
sociali, familiari e nazionali. Dio abbia misericordia delle vittime, curi le
ferite, guarisca i malati e consoli gli afflitti. Di fronte a queste prove, gli
ostacoli per trovare aiuti umanitari e farli pervenire ai bisognosi e ai
sinistrati, si moltiplicano.
Quale dinamica trovare
per una via d'uscita alla crisi? Con questa lettera vogliamo di nuovo chiamare
tutti al dialogo... affinché possiamo superare le nostre ferite, le nostre
sofferenze e il sangue versato … e affinché
noi siamo fra coloro che credono nel dialogo, nella riconciliazione,
nell'incontro e nel faccia a faccia...
Questo cammino è più
difficile ma è l'unico cammino ragionevole perché costituisce l'unica garanzia
per l'avvenire. È un cammino ineluttabile perché nessuna fazione può eliminare
l'altra in alcun modo. La violenza accresce la violenza, mentre il dialogo
aggiunge al dialogo forza e frutto. Quanto alla riconciliazione, essa prepara i
cuori e gli animi a un maggiore dialogo e una maggiore riconciliazione.
La Chiesa siriana e la Riconciliazione
Riconciliatevi con Dio!
Riconciliatevi gli uni con gli altri! È il ministero della riconciliazione!
La Chiesa che è in Siria
è chiamata al ministero della Riconciliazione, Musalaha, con ogni mezzo possibile
perché la riconciliazione è nel cuore dell'insegnamento di nostro Signore Gesù
Cristo nel Santo Vangelo. È il nostro Bene ed è il Bene dell'umanità … con Dio.
Noi consideriamo che il
ruolo della Chiesa in Siria oggi sia questo santo ministero, vale a dire
operare in favore della riconciliazione. Beati gli operatori di pace! Noi
consideriamo che questo ministero sarà la garanzia dei cristiani di fronte ai
giorni cupi che si annunciano nel cielo della Siria. È così che i cristiani adempiranno
la loro più grande missione per il paese, come storicamente si impegnarono per
la sua prosperità a tutti i livelli.
Oggi la loro missione è di
rimanere fra e con tutti i protagonisti, ovunque, su ogni fronte del paese…
chiamandoli tutti alla riconciliazione civile e sociale … Poiché il ruolo della
Chiesa è di essere l'araldo della riconciliazione e suo artefice a tutti i
livelli. Noi consideriamo che in quanto cristiani del Levante e come arabi
presenti e operanti nella storia del nostro paese, in tutte le sue tappe e in
tutte le sue crisi, nel suo progresso e nel suo sviluppo, nella pace e nella
guerra, noi siamo stati e resteremo la garanzia della diversità e coloro che la
fondano e la promuovono. Sì, noi troviamo il nostro ruolo in questa via
storica.
Appello alle Chiese del mondo
Con San Paolo noi
diciamo: "Gesù è la nostra Pace, Colui che ha fatto dei due uno solo e che
ha distrutto il muro dell'inimicizia tra gli uomini". Questa è la sorgente
del presente appello che noi rivolgiamo a tutte le Chiese del mondo, ai nostri
fratelli cattolici, ortodossi e protestanti. Noi chiamiamo i responsabili
spirituali a unire la loro voce a quella della Chiesa che è in Siria per
lanciare con tutti i mezzi, un appello alla riconciliazione in Siria. Che lo
facciano ai dirigenti e alle diverse istituzioni del loro paese, verso i loro
fedeli, i loro religiosi e religiose e i loro sacerdoti... E' necessaria una
campagna per realizzare la Riconciliazione in Siria. Poiché se il mondo
invocasse a una sola voce e ogni giorno il dialogo e la riconciliazione …
allora sì tutto cambierebbe.
Appello ai cristiani siriani
In mezzo a questo fiume
di sangue che, continuamente scorre in tutte le contrade della Siria, noi
diciamo ai nostri figli beneamati: Pazienza! Se siete sfollati all'interno
della Siria o in un paese limitrofo, rimanete vicino alle vostre case e ai
vostri beni nel vostro paese. Diciamo grazie a coloro che ospitano gli
sfollati. Ma se partite fuori dalla regione, il vostro ritorno sarà più
difficile e la vostra situazione non sarà facile malgrado le facilità offerte
dai paesi che vi accolgono, facilità che potrebbero non durare. Per questo vi
dico: "Non emigrate!". Noi continueremo a fare tutti i nostri sforzi
per aiutare con tutti i nostri mezzi, i bisognosi e gli sfollati.
Appello ai siriani
Grande è la mia speranza
che noi siriani, cristiani e musulmani, che subiamo, tutti, il peso di questa
situazione tragica e sanguinosa che dura da più di un anno e mezzo, troveremo insieme
- e dobbiamo farlo - un'altra via della violenza, delle armi, delle uccisioni e
della distruzione perché in questa via nessuno esce vincitore ma tutti sono dei
vinti. La distruzione si estende e l'uomo è ucciso, le calamità si moltiplicano
e colpiscono tutti i cittadini.
Per questo rivolgo il mio
appello con il venerabile versetto del Corano: "Venite dobbiamo avere una
parola in comune!" e con il versetto del Santo Vangelo: "Beati gli
operatori di pace"… Ecco lo slogan che eleviamo con questa lettera. La
riconciliazione è l'unica ancora di salvezza per la Siria.
Appello al mondo
Abbiamo la ferma speranza
che il nostro messaggio sarà ricevuto dai Re, dagli Emiri e dai presidenti
arabi, e dai capi delle nazioni del mondo intero, in America del nord e del
sud, in Europa occidentale e orientale, in Asia, in Africa e in Australia. Così
come speriamo sia ricevuto nelle Chiese e nelle comunità cristiane, in Oriente
e in Occidente, nelle organizzazioni non governative, dai pensatori, dagli
operatori di pace, soprattutto coloro il cui lavoro è stato coronato da un premio
Nobel. Sul posto vi è il ministero della riconciliazione che è attivo ed
efficiente. Su un altro piano, vi sono gruppi in azione, formati da capi tribù,
da persone influenti, che hanno riportato grandi successi nella soluzione dei
problemi in diverse località, e che hanno permesso di evitare grandi calamità e
ristabilito la pace tra diverse fazioni religiose e altre. Noi chiediamo ai
nostri amici di sostenere il lavoro di questi gruppi e della Chiesa in Siria
che si consacra a questo ministero della riconciliazione, per garantirne il
proseguimento.
Fine
Per il ministero della
Riconciliazione sono pronto a offrire la mia vita in sacrificio e di
intraprendere dei viaggi per il buon esito del nostro appello alla
riconciliazione e al dialogo.
Portiamo questo
messaggio, messaggio "di pace e di riconciliazione" ai santuari delle
nostre Chiese e dei nostri monasteri affinché tutti eleviamo le nostre mani
supplicanti per la sicurezza, la tranquillità e la stabilità, frutto del
dialogo della riconciliazione e della solidarietà, per il coordinamento di
tutte le potenzialità, in vista di un avvenire migliore per la Siria, con tutti
i suoi figli, le sue confessioni, i suoi partiti e le sue ambizioni.
Sì, noi speriamo che
tutti insieme possiamo realizzare la beatitudine evangelica: "Beati gli
operatori di pace perché saranno chiamati Figli di Dio".
Con il mio
amore, le mie preghiere e la mia benedizione
Gregorio
III Laham
Gregorios III :
« N’émigrez pas et restez enracinés dans la terre où sont morts vos aïeux »
I.MEDIA: Quelle est l’atmosphère au Liban à l’approche du voyage de Benoît XVI? Y a-t-il aussi une attente de la part des musulmans?
Gregorios III: L’atmosphère est telle que vous pouvez la vivre dans les rues de Beyrouth ou du Liban, si vous avez le temps de vous y promener. Dans le moindre des petits villages comme dans les grandes villes, les panneaux saluant le pape s’affichent partout. Souvent en français, en anglais ou en arabe, ils sont le fait des municipalités, des entreprises et même de particuliers. Cette attente est aussi celle de nos frères musulmans. Au Liban comme d’ailleurs en Syrie et ailleurs au Proche-Orient, les villages et les villes sont mixtes. Ils sont chrétiens et sunnites, chrétiens et chiites, chrétiens et druzes. Ils sont le symbole du vivre ensemble, le symbole concret et vivant de ce Liban « pays message », comme l’a dit le bienheureux Jean Paul II. Nous attendons le pape et son message ensemble, en famille. Benoît XVI est notre père et nos frères musulmans l’attendent avec nous.
I.MEDIA: Si la visite de Benoît XVI est avant tout pastorale, on ne peut faire abstraction de sa dimension politique. S’attend-on à un message du pape en ce sens?
Gregorios III: Le message du Saint-Père va venir nous renforcer, augmenter nos forces et notre volonté de vivre sur nos terres, là où Notre-Seigneur nous a placés. Vivre comme nos pères ont vécu depuis plus de 2000 ans. Benoît XVI va venir dire à nos jeunes, à nos familles, ce que je ne cesse de répéter depuis mon élection au siège d’Antioche: n’émigrez pas. N’émigrez pas et restez enracinés dans la terre de vos aïeux qui ont vécu et qui sont morts pour que cette terre reste et demeure ce qu’elle est: une terre de chrétienté, la terre du berceau du christianisme, la terre du message, la terre de la paix. Le pape va nous donner la direction, les manières pour ne pas flancher dans les crises et les tourments. Il va nous donner la force de ne pas avoir peur face à cet avenir incertain qui est le nôtre.
I.MEDIA: Le voyage du pape s’adresse à tout le Moyen-Orient, donc aussi à la Syrie. Comment les Syriens vivent-ils l’attente? Certains seront-ils présents lors des rencontres avec Benoît XVI?
Gregorios III: Bien évidemment, cette visite de Benoît XVI est une visite à toutes les Eglises d’Orient sur la terre du Liban, pays d’accueil par excellence. Elle est la conclusion de l’Assemblée spéciale du Synode des évêques pour le Moyen-Orient, qui s’est tenue à Rome en octobre 2010. Nos fidèles de Syrie, sous le patronage de Notre-Dame du Liban et de saint Paul, vivent cette attente dans la prière et l’espoir de pouvoir être nombreux autour de Benoît XVI. Le pourront-ils? Nos paroisses ont redoublé d’efforts pour cela. Plaise à Dieu que les chrétiens de Syrie, les chrétiens du berceau du christianisme, les chrétiens de saint Paul soient nombreux avec et autour du pape, pour prier pour la paix et la réconciliation dans leur pays. Nous sommes à deux jours de la visite du pape et le Moyen-Orient retient son souffle pour que cette visite s’accomplisse en paix et dans la prière. Au Liban, pays d’accueil, toutes les forces politiques, civiles et religieuses s’activent pour que cette visite soit une réussite tant spirituelle que matérielle.
I.MEDIA: La visite du pape suffira-t-elle à stopper, ou du moins freiner, l’exode des chrétiens du Moyen-Orient?
Gregorios III: C’est mon souhait et mon vœu le plus cher. Mes premières paroles en tant que patriarche au lendemain de mon élection en novembre 2000 ont été: n’émigrez pas! A nous, chefs des Eglises, Benoît XVI donnera la force de consolider la foi de nos fidèles. Il viendra leur dire pourquoi ils doivent continuer à vivre et à mourir sur la terre de leurs ancêtres, cette terre bénie de Dieu, cette terre choisie par Dieu pour Se faire homme.
I.MEDIA: La crise syrienne risque-t-elle de s’étendre durablement au Liban?
Gregorios III: Mon vœu et ma prière sont pour que la crise arrête de s’étendre en Syrie. Que les armes se taisent et que la Syrie trouve le chemin du dialogue et de la réconciliation. Et pour cela, je suis prêt à donner ma vie! J’ai lancé au début du mois un appel à Benoît XVI, aux cardinaux, aux conférences épiscopales, aux rois et aux chefs d’Etat et à tous les hommes de bonne volonté, pour soutenir la réconciliation en Syrie. Quant au Liban, ma prière quotidienne est que Dieu le préserve de tout mal. Il se redresse à peine d’années de guerre et de conflit. Plaise à Dieu, par l’intercession de Notre-Dame du Liban, que ce « pays message » soit préservé de tout mal. (apic/imedia/cp/ggc)
Propos recueillis par Charles de Pechpeyrou, I.MEDIA
http://www.aed-france.org/actualite/voyage-du-pape-au-liban-nemigrez-pas-et-restez-enracines-dans-la-terre-ou-sont-morts-vos-aieux/