Facendo propria una parola delle Scritture, «chi dà ai poveri presta a Dio», il Patriarca dei greco-cattolici Gregorios III offre, nel suo messaggio di Quaresima 2013, una valutazione dell'impatto della crisi siriana sulla sua Chiesa e l'appello alla solidarietà nella fede e nella carità.
"Di fronte alle sofferenze e catastrofi affrontate dai nostri paesi arabi, in primo luogo abbiamo bisogno di vivere questa solidarietà cristiana", dice Gregorios III nel suo messaggio. "Come potremmo altrimenti affrontare la situazione in Siria, che supera, e di molto, le nostre capacità ben limitate in termini di aiuto umanitario sul medio come sul lungo termine".
L'immagine della tragedia
"Nelle eparchie di Homs, Latakia, Safita e Marmarita
(Valle dei cristiani con 143 villaggi), di Houran, Aleppo e Damasco, la
situazione della popolazione, in generale, e nostri fedeli, in particolare, è
catastrofica. Circa 20 chiese sono state distrutte, danneggiate, devastate,
abbandonate. Non vi è più è celebrata la Divina Liturgia. I fedeli se ne sono
andati e i sacerdoti anche. Si ipotizza un numero superiore a 2 milioni di
sfollati. »
Le regioni e le
comunità dove i nostri chiese e istituzioni sono particolarmente colpite sono:
Nell'Eparchia di
Homs: il Vescovado, la maggior parte delle chiese e istituzioni ecclesiali
della città di Homs, Kousair, Dmeineh Charquieh, Rableh, il Santuario di Sant’
Elia, Jousi, Yabroud, Krak des Chevaliers, la Valle dei cristiani.
Nell'Eparchia di
Aleppo: il Vescovado, chiese, istituzioni e il quartere Salebi (Cristiano).
Damasco e dei suoi
dintorni: Zabadani, Harasta, Daraya (mia città natale), Douma, Ayn Terma,
Kassaa...
"Molti dei nostri
fedeli sono stati rapiti e coloro che sono stati restituiti alle loro famiglie
lo sono stati dietro il pagamento di un riscatto enorme. Oltre ai feriti, si
stima che oltre 1.000 cristiani sono stati uccisi tra cui un centinaio di
cattolici greco-melchiti. »
Situazione tragica
«La situazione degli
sfollati all’interno è tragica. Gli affitti nelle zone di rifugio sono
esorbitanti, mentre in cambio non c'è più possibilità di salario . Questi rifugiati dopo aver perso
la loro case, il loro lavoro e spesso i loro strumenti di lavoro, solo molto raramente trovano un impiego. Essi
sono spesso senza alcuna risorsa. Non dimentichiamo coloro che hanno ancora la
possibilità di restare nei loro villaggi, nelle loro case, ma che sono anche i
nuovi poveri. Dei poveri nella crisi economica che ha colpito tutto il Paese:
prezzi più alti e ricavi inferiori. E ci sono i profughi che ci hanno lasciato
per i Paesi limitrofi come il Libano, in Europa o altrove.
Ovunque incontriamo le stesse tragedie e disperazione
anche con il dolore della perdita di cari, un marito, un figlio, un fratello...
morto, rapito o scomparso. Ovunque dubbio,
paura e sospetto... Ma tutto questo è solo una immagine assai pallida della
triste realtà della vita quotidiana dei nostri fedeli in Siria. Un'immagine a
cui dovremmo aggiungere che la maggior parte delle nostre istituzioni - quando
non sono state distrutte o impedite di lavorare normalmente - hanno dovuto
imparare ad adattarsi alla situazione. Questo è stato, per esempio, il caso delle
nostre scuole. Molte sono stati chiuse , così gli studenti sono stati spostati in
zone più sicure ma spesso inadatte all’insegnamento, come i 2.200 studenti
nella nostra nuova scuola di Mleiha (aeroporto di Damasco) che hanno trovato posto
nell'ex sede del Collegio patriarcale nel cortile della cattedrale.
Bussare a tutte le
porte
«Tutte le chiese
della Siria si sono riunite per portare aiuto e sollievo a tutti coloro, cristiani e
musulmani, che hanno chiesto e che continuano ogni giorno a domandare.». Ma noi bussiamo ad ogni porta. In Siria, in
Libano, nelle nostre eparchie della diaspora come a quelle delle organizzazioni
e istituzioni internazionali... Vorremmo ringraziare ed esprimere la nostra
gratitudine a tutti coloro che ci hanno aiutato, che hanno risposto alle nostre
richieste. Ma come faremmo senza di loro per continuare a sovvenire ai bisogni
urgenti di alimenti, farmaci, alloggio e riscaldamento ?... A Natale già abbiamo
lanciato un appello per una solidarietà attiva. La solidarietà è un atto di
fede. (...) La domanda a cui noi dobbiamo rispondere, noi qui in Oriente, è esistenziale:
TO BE OR NOT TO BE... Essere o non essere! È in gioco il futuro dei cristiani
in Oriente. »
"Per supportare
e organizzare questa solidarietà chiediamo a tutte le nostre eparchie di costituire
dei comitati di solidarietà (...). La nostra solidarietà è ovunque la vera cura
contro il pessimismo, la paura, lo scoraggiamento,
la frustrazione, la disperazione, il dubbio... Facciamo appello ai nostri
fratelli musulmani per sostenere i nostri sforzi e per preservare la presenza cristiana
con loro e per loro. Essi sanno come la presenza cristiana è stata ed è ancora
così importante - ed efficace - nella storia del mondo arabo su tutti i piani.
Sanno come le nostre istituzioni culturali,
sanitarie, educative, sociali, intellettuali e religiose sono al servizio di
tutti i cittadini senza distinzione. Tutto, tutto, è in pericolo se la presenza
cristiana dovesse sparire. Anche la solidarietà cristiana deve essere una
solidarietà di musulmani e cristiani, perché lo scopo è quello di servire la
nostra società, le nostre patrie arabe senza distinzione, come lo è stato nel
corso della storia. Abbiamo bisogno di solidarietà, cristiani e musulmani, per
un futuro migliore per le nostre generazioni a venire. »
"Prima di
concludere, chiamiamo tutti i nostri fedeli a rispettare la pratica del
digiuno, dell’astinenza e mortificazioni, delle preghiere proprie della Quaresima,
senza mai dimenticare la virtù, la misericordia, il perdono e la carità".
http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Lent-letter-2013
http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Lent-letter-2013