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lunedì 1 agosto 2016

Da Aleppo a Cracovia: la testimonianza di Rand ai giovani della GMG




"Ciao. Il mio nome è Rand Mittri. Ho 26 anni, e  sono una laureata del Collegio di Scienze Naturali in Siria. Attualmente sto lavorando in un master presso l'Università di Aleppo, sempre in Siria. Sono con il Centro Salesiano Don Bosco  di Aleppo. Come forse sapete, la nostra città è stata distrutta, rovinata, e spezzata. Il significato nelle nostre vite è stato annullato. Siamo la città dimenticata.

Sono venuta qui per vedervi con 21 dei miei compagni che rappresentano i salesiani di tutto il Medio Oriente, tra cui la Siria, il Libano e l'Egitto. Con noi è Padre Simon, il leader della comunità salesiana. Ringraziamo Dio per essere con voi tutti qui.

Può essere difficile per molti di voi conoscere e capire l'intera gamma di ciò che sta accadendo nel mio amato paese, la Siria. Sarà molto difficile per me condividere con voi una vita di dolore  in poche frasi. Il dolore che è nel nostro cuore è troppo grande per esprimerlo a parole, ma cercherò di condividere alcuni aspetti della nostra realtà con voi, i nostri compagni di fede.

Ogni giorno viviamo vite che sono circondate da morte. Ma, come voi, chiudiamo le nostre porte dietro di noi quando ogni mattina partiamo per il lavoro o la scuola. E' in quel momento che ci assale la paura che non torneremo a trovare le nostre case e le nostre famiglie, come li abbiamo lasciati. Forse  saremo uccisi quel giorno. O forse le nostre famiglie lo saranno. E' una sensazione difficile e dolorosa  sapere che si è circondati da morte e uccisione, e non c'è modo di fuggire; nessuno ad aiutare.

Dio, dove sei? Perché ci hai abbandonato? Tu esisti ancora? Perché non hai pietà di noi? Non sei tu il Dio dell'amore? Passiamo diversi minuti ogni giorno ponendo queste domande. Non ho una risposta.

E' possibile che questa è la fine, e che siamo nati per morire nel dolore? Oppure  siamo nati per vivere, e  vivere la vita al massimo? La mia esperienza in questa guerra è stata veramente dura e difficile. Ma mi ha indotto a maturare e crescere prima del mio tempo, e a vedere le cose in una prospettiva diversa.

Io servo presso il Centro Don Bosco di Aleppo. Il nostro centro accoglie più di 700 giovani uomini e donne che vengono nella speranza di vedere un sorriso e sentire una parola di incoraggiamento. Essi sono anche alla ricerca di qualcosa che  altrimenti manca nella loro vita: il tratto umanitario genuino. Ma è molto difficile per me dare la gioia e la fede agli altri, mentre io stessa sono un fallimento di queste cose nella mia vita.

Abbiamo perso molte persone al nostro Centro in questa guerra. Jack, un ragazzo di 13 anni è morto in attesa di un autobus che lo portava a partecipare a una lezione di catechismo e a giocare con i suoi amici. Purtroppo, l'amarezza della guerra e l'odio nel cuore degli uomini hanno ucciso questo ragazzo. Anwar e Michelle ci hanno lasciato la sera, e ci aspettavamo di vederli il giorno dopo di nuovo al Centro. Ma purtroppo il loro sonno quella notte è diventata eterna perchè la loro casa è stata distrutta ed è crollata su di loro, e si sono uniti agli angeli in cielo. Morti sono i miei amici Nour, Antoine, William, e molti altri giovani uomini e donne che potevano essere migliori solo per aver osato avere fede nell'umanità. Sono tutti  martiri in questa sanguinosa guerra irragionevole che ha distrutto le nostre anime, i sogni e le speranze. La distruzione della vita umana è infinitamente maggiore perdita rispetto alla demolizione di mattoni e pietre.

A dispetto di tutto questo dolore, la mia vita e la vita dei miei amici nella chiesa ha continuato ad essere  vita di servizio e di dare gioia ai bambini e ai giovani della nostra città. Seguiamo le orme di Don Bosco, che ha aumentato la sua gioia di due volte in risposta all'accrescersi del dolore. Vediamo la presenza di Dio in un bambino che aiuta a attingere l'acqua. Vediamo Dio in coloro che lavorano per salvare gli altri in pericolo. Vediamo Dio in genitori che non si arrendono fino a quando non sono in grado di portare il cibo ai loro figli.

Attraverso la mia esile esperienza di vita, ho imparato che la mia fede in Cristo sovrasta le circostanze della vita. Questa verità non è condizionata dal vivere una vita di pace che sia priva di difficoltà. Sempre di più, credo che Dio esiste, nonostante tutto il nostro dolore. Credo che a volte attraverso il nostro dolore, Egli ci insegna il vero significato dell'amore. La mia fede in Cristo è la ragione della mia gioia e  speranza. Nessuno sarà mai in grado di rubare la vera gioia da me. Alla fine, chiedo al Signore Risorto di concedere a me, a tutti coloro che vivono in Siria, e alla gente di tutto il mondo, la grazia di mostrare il tocco della misericordia e di piantare gioia  nel cuore di ogni triste e abbandonata persona ferita. Questo è il messaggio per ogni cristiano sulla faccia della terra.


Vi ringrazio tutti e caldamente vi chiedo di pregare per il mio amato paese, la Siria.

Saluto a Papa Francesco del salesiano don Pier Jabloyan e della gioventù di Aleppo: non potendo partecipare si sono uniti alla GMG di Cracovia in un grande incontro dal titolo "muovi il cuore" 

venerdì 29 luglio 2016

Il “Fronte al Nusra” cambia nome. Il Vescovo Audo: puro tatticismo, i 'ribelli moderati' non esistono

Il dottor Nabil Antaki da Aleppo racconta: "Oggi, Bani Zeid è stato liberato dall'esercito siriano. Questo quartiere, occupato per quattro anni dai ribelli di al Nusra (al-Qaeda in Siria), era l'incubo degli Aleppini. Infatti, una gran parte dei mortai che sono caduti su Aleppo per anni, facendo migliaia di vittime civili, erano lanciati proprio da Bani Zeid dai terroristi di al-Nusra. La folla nei quartieri esulta, sollevata per non essere più il bersaglio dei terroristi che hanno preso la fuga verso il nord. Corridoi umanitari sono stati aperti dalle autorità governative per consentire ai civili dei quartieri orientali di allontanarsi, in previsione di una prossima liberazione."


Agenzia Fides 29/7/2016

La scelta della fazione jihadista Jabhat al-Nusra di cambiare nome e di annunciare la propria fuoriuscita formale dalla rete di al Qaida rappresenta “una pura mossa tattica per accreditare il simulacro di una fantomatica 'ribellione islamista moderata' che sarebbe presente nel ventaglio di forze impegnate nella guerra contro Assad. Una entità che in realtà non esiste”. 
Ne è convinto il gesuita siriano Antoine Audo, Vescovo caldeo di Aleppo. “Cambiare il nome, e dichiarare a parole la propria uscita dalla rete di al Qaida non cambia assolutamente nulla sul piano della realtà. Loro sono gli stessi, esponenti dello stesso estremismo sunnita jihadista. Cambiano nome per puro tatticismo. Un gioco ingannevole, per provare a presentarsi come rappresentanti di quella immaginaria 'opposizione moderata siriana' di cui sembrano avere bisogno certi poteri per continuare a perseguire i propri disegni sulla Siria”. 

Ieri, giovedì 2o luglio, Abu Muhammad al-Jawlani, capo militare del Fronte al Nusra, ha annunciato che il gruppo d'ora in poi si chiamerà Jabhat Fatah Al-Sham (“Il Fronte per la Conquista del Levante”).
In un video, trasmesso in esclusiva da al-Jazeera, al-Jawlani ha confermato anche la fuoriuscita di al Nusra dalla rete di al Qaida, motivando la decisione con l'intento di “ridurre le distanze tra le fazioni jihadiste” operanti nel conflitto siriano. Nello stesso video, il capo jihadista ha comunque ringraziato i vertici attuali di al-Qaeda (la rete jihadista creata da Osama Bin Laden) "per aver compreso il bisogno di rompere il legame". 
In passato, in diverse situazioni locali, le milizie di al Nusra sono state impegnate in scontri armati per il controllo del territorio anche con i jihadisti del cosiddetto Stato Islamico (Daesh). 

mercoledì 27 luglio 2016

“Sono anni che noi Vescovi del Medio Oriente mettevamo in guardia quei poteri occidentali che pur di perseguire i propri interessi non esitavano ad appoggiare i gruppi jihadisti"


Agenzia Fides 27/7/2016

La vicenda di padre Jacques Hamel, l'anziano sacerdote francese sgozzato mentre celebrava la Messa, “appartiene alla grande storia del martirio cristiano, come quelle dei martiri recenti delle Chiese in Oriente”. Per questo “non merita di essere strumentalizzata, magari proprio da chi, fino a poco tempo fa, per seguire i propri interessi, pensava di giocare di sponda con i gruppi jihadisti a cui fanno riferimento anche i giovani terroristi che lo hanno ucciso”.
Così il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, guarda dalla città martire siriana al tragico evento consumatosi ieri mattina nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, vicino Rouen.
 “Lungo i secoli” rimarca il Vescovo francescano conversando con l'Agenzia Fides, “i cristiani hanno sempre visto nel martirio la confessione più alta della fede. Mentre piangevano i loro martiri, li hanno sempre celebrati come quelli che redimono tutti noi e salvano il mondo, perchè prendono su di sé le sofferenze ricevute nel nome di Gesù, e così applicano ai loro contemporanei la redenzione portata da Cristo”. 
Questa dinamica, cosi intima al mistero di salvezza, a giudizio di mons. Georges non può essere sfigurata da chi fomenta indignazione per incassare qualche tornaconto di natura politica. 
 “Sono anni” fa notare il Vicario apostolico di Aleppo “ che noi Vescovi del Medio Oriente mettevamo in guardia quei poteri occidentali che pur di perseguire i propri interessi non esitavano ad appoggiare i gruppi di invasati che perseguono l'ideologia jihadista. Adesso vedo circolare reazioni feroci, che identificano tutto l'islam con quei gruppi accecati da un'ideologia di odio e di morte che sembra diffondersi dovunque, per vie misteriose. Occorre essere semplici come colombe e astuti come serpenti, come insegna il Vangelo. Ma la furbizia non consiste nel farsi contaminare dal veleno del serpente”.

http://www.fides.org/it/news/60518-ASIA_SIRIA_Il_Vescovo_di_Aleppo_padre_Hamel_e_gli_altri_martiri_salvano_il_mondo_non_strumentalizziamo_le_loro_sofferenze#.V5jBKvmLSM8



Di email e sacerdoti uccisi

«Il modo migliore per aiutare la crescente capacità nucleare iraniana è aiutare il popolo siriano a rovesciare il regime di Bashar el Assad […] è la relazione strategica tra l’Iran e il regime di Assad in Siria che rende possibile a Teheran di minare la sicurezza israeliana. Quindi quel regime va distrutto. […] La rivolta popolare esplosa contro il regime è quel che ci vuole». Questa una mail di Hillary Clinton, quando era Segretario di Stato, pubblicata sulla newsletter Cognitive liberty e ripresa da Alberto Stabile sulla Repubblica del 27 luglio.

Nota a margine. Nel suo articolo, Stabile fa notare la discrepanza tra le posizioni assunte allora dalla Clinton e quelle di Obama. Il presidente Usa,infatti, ha voluto a tutti i costi negoziare con l’Iran sul nucleare, considerando tale accordo come l’unico strumento atto a evitare minacce a Israele evitando, anche nell’interesse di Tel Aviv, pericolosissime avventure militari. 
  Da notare, inoltre, l’uso strumentale che Hillary Clinton fa delle ragioni di sicurezza israeliane, per accreditarsi come paladina di Tel Aviv presso l’ambito ebraico.

Ma al di là delle divergenze nel dibattito interno Usa, val la pena sottolineare come per «distruggere» Assad è stata strumentalizzata (in realtà “sollecitata”) la «rivolta popolare» siriana. Formula che nasconde l’aiuto, diretto e indiretto e a vari livelli (armi, soldi e altro) alle diverse bande di tagliagole che da anni insanguinano la Siria per ottenere quel sospirato regime-change che ancora sfugge.
  In questa prospettiva si è massacrato un popolo (per lo più islamico). E per questo sono state generate diverse bande armate di assassini di marca jihadista, tra cui l’Isis, che, come prevedibile e previsto, ora fanno strage in Occidente.

Assassini che hanno ammazzato, tra l’altro, anche tanti sacerdoti e religiosi e fedeli siriani. Omicidi dei quali non è importato nulla a nessuno, in particolare ai tanti che oggi sui media si affannano a spiegare come il fiore del male dell’Isis sia necessaria conseguenza della dottrina islamica.
  Omicidi mirati ignorati, che la sorte e i giochi di potere hanno associato al martirio di padre Hamal, ucciso ieri in Francia dalle stesse mani.

martedì 26 luglio 2016

A Syrian physician demolishes the propaganda put out by politicians and by the media


An interview by « Be Curious TV » with  Nabil Antaki a Syrian physician, and a Christian, who appeals to the West to open its eyes to the misinformation it is being fed.

16/06/2016 BeCuriousTV: « Welcome, Dr. Nabil Antaki. Please share with us what is happening in Aleppo and in Syria. You have been to Europe for a short while. You are Syrian, born in Syria and residing in Aleppo. You work as a doctor at the St Louis Hospital, in West Aleppo, meaning the area under the control of the regime. The people in the West do not realize what goes on in Syria after dusk. They could well ask which is worse, the violence perpetrated by the Syrian regime or that of the terrorists or “rebels”. This antagonism is reflected in the heart of our media, where on the one hand there are those who say that Bashar al Assad’s regime is terrifying his people, and on the other side those who maintain that Assad’s forces are defending their people against the “armed jihadis”.
Dr Antaki: First of all I would like to clear up the so-called and often repeated « Assad regime and «  Assad army » confusion, which we do NOT appreciate in Syria. All over the media you read about Bashar’s aviation, Bashar’s army, while actually it’s the Syrian army, the army of the Syrian State, and when you said I live in the West of Aleppo, which is under the control of a « regime », no, it’s the control of the Syrian state. Our people are not afraid of the Syrian army, because it’s an army that is defending all of Syria against terrorists who have invaded Syria in order to set up their Islamic state. This is why we should let everyone know that the Syrian people are not afraid of the Syrian army because it is not the army of a « regime », as the media would have it, the people are actually very grateful for the presence of the Syrian army. Allow me to make an example. A few months ago the Syrian army went on the offensive to bring some relief to Aleppo which has been surrounded and besieged [by the terrorists] for the past 3 years. According to the Western media, it was the Syrian army that was setting siege to the Syrian people in Aleppo, while in fact the opposite was true, i.e. the Syrian army was trying to put a halt to the three years of terrorist siege of Aleppo. So, no, people are not afraid of the Syrian army, they are afraid of the terrorists. BCT: So let me get this clear: the media of the West are not sending accurate news on what is being lived out in Aleppo? »
NA:  That’s exactly it. The Western media only report the events in East Aleppo. Since 2012 Aleppo has been cut into two. Three hundred thousand people live in the areas under the control of the terrorists to the East, while the remaining three quarters of the population, about 1.5 million people, live in the Western areas, which are under the control of the Syrian government.
So when we listen to what the Western media say is happening in Aleppo, they are focusing only on the Eastern area. When we cry out for help for Aleppo, it gets transformed into a cry for East Aleppo alone. When the media announced that the last pediatrician of Aleppo had been killed, it’s not true, because in West Aleppo there are about 100 pediatricians. Perhaps that was the last pediatrician in the other area, I have no idea, I have no information, but what I do know is that the inhabitants of the Eastern section live under the control of the terrorists.
BCT:  Have they let them escape from the area?
NA: « From the very start over a million and a half people ran to West Aleppo out of fear of the terrorists, but there are also some people who were afraid to leave, perhaps not having the means to leave, or afraid of losing what they had accumulated in the course of their lives, their little apartment, their TV. They thought that if they left they were liable to lose all they had, so they decided to remain, not out of ideological reasons but for practical purposes they preferred to stay put.
BCT: You have just told me about East Aleppo, which is under the control of the terrorists. Please explain to us the difference between the terrorists and the « rebels ».
NAAt the beginning of the war in Syria there were many different groups which included a tiny fraction of the democratic opposition, but most were terrorist groups intent on establishing an Islamic state. In the course of time these groups have been absorbed by the terrorist groups, which currently represent over 95% of the hundreds of armed opposition groups present in Syria. Therefore the Free Syrian Army and the opposition which are not terrorist, but are nonetheless armed, represent a mere 5% of the armed groups, the rest all being terrorists. The main terrorist groups are DAESH [ISIS] and Al Nusra. These two groups have been added to the list of “terrorists” by the United States and by Russia so that everyone has the right to target them from the air. However, there are other groups that come from Al Nusra, an affiliate of Al Qaeda, which have not yet been classified as terrorists. Among these are three main groups, Jaish al Islam [Army of Islam], Ahrar al Sham and Jaish al Fatah [Army of Conquest]. These three groups have been created by Al Nusra to avoid being included in the list of terrorists, however they originated in Al Nusra which is Al Qaeda in Syria. So, when these three groups are added to the list of terrorist groups, which will allow them to be neutralized, all we will have left will be the armed groups that don’t act as terrorists with whom we have managed to negotiate and reach a political compromise. »
BCT: «And what about the refugees? 12 million people in search of shelter.
NAHalf of the population of Syria has moved. There are 23 million people in Syria and 12 million have been thrown out of their homes, 3.5 million have sought refuge in neighboring countries such as Turkey, Lebanon and Jordan. 8 million are internally displaced people who have not left Syria but have been forced to leave their homes. This situation is very serious and these people need assistance just as much as those who have left the country. U.N. agencies focus only on the people who live in refugee camps outside of Syria. All these people are not running away from the acts of the Assad « regime » or of the Assad army, as depicted by the media. These people are not running from Assad’s government, nor from the Syrian army, nor from the hypothetical actions of one of these groups. These people are either running away from the battle zones or from penury.
Most of the Syrian people now live below the poverty threshhold. 80% of the population of Aleppo depend on the food packages provided by NGO’s. These people are poor. They have run out of their savings. Those who have lost their jobs, those who had assets such as a workshop or a factory, a store, have lost everything. These people are penniless, they are fleeing this misery and the battle zones. They are also worried about the future of their children; they have put up with the war for 2, 3, even 4 years, but the war has been going on for 5 years and they want to ensure their children’s future by taking the decision to pick up and seek a future somewhere else, to begin a new life.
BCT: How have the Syrians weathered the economic sanctions and embargoes imposed on them by the West since the beginning of the war?
NAThey are disgusted with these sanctions because these sanctions and embargoes are not against the government of Syria but against the Syrian people, all of the Syrian people. For example, I personally, as someone who lives in Syria, have lost the right to do even the tiniest of operations. If I want to send 1000 dollars to my children, I am unable to. I can neither import nor export anything. This means paralysis. I am a doctor, I wanted to replace a part of a piece of some medical instruments. Normally this would have taken a week. In this case it took a year and a half to get the piece because we had to import it from Japan. So you see, it is the Syrian people who are hurt by these sanctions and at a certain point the EU did revoke them but only for the people who live in the areas under the control of the terrorists! The people who live in the areas under the control of the Syrian government weren’t allowed to do a thing. Contrary to their intentions, these sanctions  do not penalize the « regime », they punish the people of Syria.
BCT: « You are a Christian. A Christian of the Middle East. If one were to shed doubt on how balanced your point of view might be, what would be your reaction?
NAI am not talking to you as Nabil Antaki the Christian, I am talking as Nabil Antaki the Syrian who has witnessed his country being attacked and destroyed. It’s not a matter of being Christian or Muslim, Syria is an ethnic and religious mosaic. There are eleven different Christian churches and as many different Muslim faiths, and it’s not because the Syrian government protects the minorities that we support it. No, the government is secular, it protects everyone, whether minority or majority, all are respected within Syria. It’s a secular « regime ». Differently from the Islamic state which absolutely does not respect the minorities. If the Christians are pro -government or pro Syrian state it is because from the very beginning they came out for the secular state, in opposition to an Islamic state. The current President is very popular. I myself am not actually one of his fans, I defend Syria not the President. But his popularity is objectively undeniable and in my opinion if we had free elections tomorrow, based on international law, affording the right to vote to all Syrians, including those displaced abroad, we would see this President of ours re-elected. The West has never understood this. Assad was popular at the beginning of the war against Syria, and support for him today is even stronger, not because he defends minorities, which is what the media would have people believe, but because he defends all Syrians. Christians make up about ’8% of the Syrian population, so when you say that Assad is popular because he defends the Christians and that this is why the Christians support Assad, it’s a joke. Whether we are for or against him has no effect on his popularity. We have neither armed groups nor arms, and we are just 8% of the population. Assad is popular with all the groups and sectors of our society, therefore if we want this war to end we have to stop demanding as one of the conditions that Assad leave. We have to negotiate with him, conduct free elections and work for democracy.
BCT: Allow me to take up a few issues that you have mentioned. You speak of Assad’s enormous popularity. But was it enormous in 2011 too?
NA: That is the issue! When the problems began, there were demonstrations against Bashar that numbered ten to fifteen thousand participants at most. These demonstrations were broadcast on televisions and the numbers were enormously exaggerated, up to one or two hundred thousand. On the other hand, massive spontaneous demonstrations were generated in the streets in support of the Assad government, in Aleppo, in Damascus, in all of the big cities. Over a million people who supported Bashar. No one filmed these demonstrations, or perhaps I should say no one broadcast them in the West. Hence, the organic demonstrations of millions of people have been ignored, while the few thousands who protested in the streets against Bashar were inflated beyond all recognition and highly exaggerated. From the outset there was an enormous amount of prejudice and partiality on the part of the media. Assad has always been very popular and this hasn’t changed. He may be even more popular than in the last years before the war. … Life wasn’t perfect but no one wanted the war, they wanted reforms. Even the most explicit enemies of the government did not want war and most certainly not this war. They wanted reforms and they wanted democracy, but no one wanted to kill Syria in order to improve Syria.
BCT: We have two coalitions on the ground in Syria, in your opinion how effective are they? »
NA: In my opinion the international coalition is ineffective because it is impossible to be on the same side. There is a coalition of the United States and Europe with Turkey and the Gulf States and at the same time we know that Turkey, Qatar and Saudi Arabia are financing the jihadis, Daesh, Al Nusra. On the one hand they want to fight against the terrorists, on the other hand they are helping them. This is a complete aberration.
Besides, the Kurds in Syria have also taken up arms against DAESH. The United States has found an ally in the Kurds in the fight against DAESH. However Turkey is completely against arming the Kurds and therefore fights against them. So we have two countries who are allies, the United States and Turkey, but one of them is allied to the Kurds and the other is against them, this can never work. There are too many contradictions within the Western coalition and this is why it hasn’t achieved a thing. Before the Russian intervention, the air strikes of the coalition were mere cosmetics… They began to be effective only after Russia stepped in.
From our point of view, the Russian intervention has been extremely advantageous and it has the full support of the Syrian people, which contradicts the Western narration. The West accuses Russia of striking not only the terrorist groups but also the “moderate rebels”. Russia has been very successful at bombing the groups of the Islamic state, so now the West is trying to slow them down, maintaining that they are not targeting the terrorist groups and accusing Russia of helping Bashar instead of attacking DAESH. Of course this is untrue, when the West does the bombing everything is ok but when Russia wants to bomb, it doesn’t do it well enough.
BCT: How do you think the Western media are depicting the facts on the ground in Syria?
NA: The Western media are not impartial. They are biased, they are against the Syrian state. They support the terrorist-rebels. We do not request that they be for or against the « regime »,  we simply ask that they look at things objectively.
BCT: What do you feel like saying as your personal point of view? »
NA: « All I want to say to the West is to be more objective. Educate yourselves, don’t accept disinformation, put pressure on your governments because Syria is a country that wants its freedom, its prosperity and its democracy. The war has destroyed us, we have had enough, we want it to stop!


traduzione  in inglese di Alessandra Nucci 

lunedì 25 luglio 2016

fra Simon Herro e la staffetta della carità in Siria

i “beati martiri di Damasco”, frati francescani uccisi per la fede il 10 luglio 1860
Manca tutto, non hanno luce, gas, non possono farsi un tè caldo e cucinarsi nulla. Hanno solo un po’ di acqua e di burgul. Continuano ad assistere a uccisioni cruente, purtroppo con un accanimento verso i cristiani”.
A parlare così è fra Simon Herro, responsabile della regione san Paolo che comprende Siria e Libano. Oggi vive a Beirut, ed è incaricato di portare gli aiuti economici ai conventi francescani colpiti duramente dalla guerra. Una vera e propria “staffetta della carità” che porta aiuto a migliaia di famiglie in difficoltà.
Fra Simon, cosa state facendo oggi per aiutare la popolazione siriana?
Per come possiamo stiamo cercando di mandare avanti i nostri centri di aiuto. Solo ad Aleppo prestiamo soccorso a 18.000 famiglie, lavorando insieme alla chiesa maronita, caldea, con gli armeni, i greci e anche gli ortodossi. Siamo tutti uniti e tesi ad aiutare chiunque sia in difficoltà.
Come fa concretamente ad arrivare in Siria e consegnare aiuti?
Quando ho la possibilità, arrivo alla frontiera siriana e lì mi aspettano persone di fiducia che mi garantiscono la sicurezza del passaggio. Ma una volta in Siria, devo stare molto attento. Non posso andare nell’Oronte e ad Aleppo, è troppo pericoloso. Da un anno non abbiamo più notizie dirette dei frati che vivono lì. So che in quei conventi manca acqua, elettricità e il telefono, le uniche notizie che mi arrivano sono di alcuni amici siriani fidati che riescono in qualche modo a portare loro qualche soldo e dei viveri.

In che condizioni si trovano i cristiani in Siria?
Stanno vivendo un momento drammatico. O ti converti all’Islam, o lasci il Paese. Ho ritrovato molti di loro in Libano, perché hanno preferito lasciare la casa e tutto quello che avevano piuttosto che rinnegare la propria fede. Alla rivolta i cristiani non piacciono. Gli insorti, in particolare le frange jiadiste, sognano la nuova Siria senza di loro.
Cosa è chiesto ai frati che vivono in Siria?
Ai frati è chiesta la testimonianza fino al martirio. Se decidessero di andare via, per i cristiani sarebbe un duro colpo. Non avrebbero più un punto di riferimento. Se i frati continuano a stare lì, allora anche tutte le persone aiutate – e sono tante – continueranno a vivere con loro. Perché quando questa guerra sarà finita, allora tutti dovranno rimboccarsi le maniche per ricostruire un Paese devastato.

giovedì 21 luglio 2016

Da rileggere: Un medico siriano demolisce la propaganda dei politici e dei media

In questa intervista a « Be Curious TV » realizzata da parte di una giornalista indipendente, Nabil Antaki medico siriano, cristiano, ha raccontato la vita dei siriani. Egli ha lanciato un appello ad aprire gli occhi di fronte ad un certo tipo di informazione che determina un fraintendimento della realtà siriana e ritarda il ritorno alla pace.

16/06/2016


BeCuriousTV: « Benvenuto Nabil Antaki. La preghiamo di farci sapere cosa sta succedendo ad Aleppo e in Siria. Lei è stato brevemente in Europa. Lei è siriano, nato in Siria e residente a Aleppo. Lei è un medico presso l’ospedale St Louis ad ovest di Aleppo o, l’area sotto il « controllo del regime ». Le persone che vivono in Occidente che sono non sono consapevoli di ciò che sta accadendo in Siria potrebbero chiederlo se è peggio la violenza regime siriano o quella dei terroristi o dei « ribelli ». Questo antagonismo si riflette nel cuore dei nostri media, dove da una parte troviamo coloro che affermano che il « regime » di Bashar al Assad sta terrorizzando il suo popolo e dall’altra parte ci sono coloro che sostengono che le forze di Assad stanno difendendo la loro gente contro i « jihadisti armati  »
Dr AntakiPrima di tutto vorrei chiarezza sul più volte accennato, « regime di Assad « e su « esercito Assad » e la sua confusione che noi non apprezziamo in Syria. Infatti, si legge in tutti i media dell’aviazione di Bashar, esercito di Bashar. In realtà, è l’esercito siriano, l’esercito dello Stato della Siria e quando lei ha detto che vivo ad ovest di Aleppo, che è sotto il controllo di un « regime », no, è sotto il controllo dello stato siriano. La nostra gente non ha paura dell’esercito siriano, perché è un esercito che difende tutta la Siria contro terroristi che hanno invaso la Siria al fine di stabilire il loro stato islamico. Per questo dovremmo dire a tutti che il popolo siriano non ha paura dell’esercito siriano perché non è un esercito di un « regime », come descritto dai media, le persone sono in realtà molto grate per la presenza dell’esercito siriano. Lasciatemi che vi faccia un esempio. Pochi mesi fa l’esercito siriano ha lanciato un’offensiva per portare un po’ di sollievo ad Aleppo che è stata circondata e assediata [dai terroristi] negli ultimi 3 anni. Secondo i media occidentali, l’esercito siriano stava imponendo un assedio al popolo siriano ad Aleppo, mentre in realtà era vero il contrario, cioè l’esercito siriano stava cercando di rompere i tre anni di assedio terroristico di Aleppo. Quindi, no, le persone non hanno paura dell’esercito siriano, hanno paura dei terroristi.
BCT: Quindi, solo per essere chiari, i media occidentali non stanno inviando notizie con precisione su ciò che si vive ad Aleppo? »
NAEsattamente. i media occidentali riportano notizie solo su eventi ad Aleppo est. Dal 2012, Aleppo è stata tagliato in due. Trecentomila persone vivono nelle zone controllate dai terroristi a est, ma i restanti tre quarti degli abitanti di Aleppo, circa 1,5 milioni di persone, vive nelle aree occidentali controllate dallo Stato siriano. Così, quando sentiamo da parte dei media occidentali su quanto sta accadendo ad Aleppo si concentrano solo sulle zone orientali.
Quando noi emettiamo un grido d’aiuto per Aleppo, si trasforma in un grido solo per Aleppo est. Quando i media hanno annunciato che l’ultima pediatra di Aleppo era stato ucciso, non è vero, perché ad Aleppo ovest abbiamo circa 100 pediatri. Forse è il suo l’ultimo pediatra ucciso dall’altra parte, non ho idea, non ho informazioni, ma quello che so è che gli abitanti del settore orientale che vivono sotto il controllo dei terroristi  sono Aleppini  come noi, ma che vivono in aree invase da terroristi.
BCT: Li hanno fatti fuggire dalla zona ..?
NA: « Fin dall’inizio oltre un milione e mezzo di persone sono fuggite verso Aleppo occidentale perché avevano paura dei terroristi, ma ci sono alcune persone che avevano paura di lasciare, forse senza i mezzi per lasciare, paura di perdere ciò che avevano accumulato durante tutta la loro vita, il loro piccolo appartamento, la loro TV. Hanno pensato che se avessero lasciato che potrebbero perdere tutto, così hanno deciso di rimanere non per ragioni ideologiche ma perché materialmente che preferivano rimanere dove si trovavano.
BCT: Le ci ha appena parlato di Aleppo est che è sotto il controllo dei terroristi. La preghiamo di spiegarci la differenza tra il terrorismo ed i « ribelli ».
NAAll’inizio della guerra in Siria c’erano più gruppi tra i quali vi erano una piccola percentuale di opposizione democratica, ma la maggior parte erano gruppi terroristici intenti a stabilire uno stato islamico. Nel corso del tempo questi gruppi democratici sono stati assorbiti dai gruppi terroristici attualmente questi gruppi terroristici rappresentano oltre il 95% del centinaio di gruppi armati di opposizione presenti in Siria. Pertanto, il Free Syrian Army e l’opposizione che non sono terroristi, ma sono comunque armati non rappresentano più del 5% dei gruppi armati, il resto sono tutti terroristi. I principali gruppi terroristici sono DAESH [ISIS] e Al Nusra. Questi due gruppi sono stati aggiunti alla lista « dei terroristi » da parte degli Stati Uniti e della Russia in modo che tutti hanno il diritto di indirizzare loro attacchi aerei. Tuttavia ci sono altri gruppi che provengono da Al Nusra, un affiliato di Al Qaeda, che non sono ancora considerati terroristi. Tra questi ci sono tre gruppi principali, Jaish al Islam [Esercito dell’Islam], Ahrar al Sham e Jaish al Fatah [Esercito della Conquista]. Questi tre gruppi sono stati creati da Al Nusra per evitare di essere messi sulla lista dei terroristi, ma comunque hanno la loro origine in Al Nusra che è Al Qaeda in Siria. Così, quando questi tre gruppi saranno aggiunti  alla lista dei terroristi, che permetterà loro di essere neutralizzati, non ci resteranno che solo i gruppi armati che non fanno i terroristi con i quali siamo riusciti a negoziare e raggiungere un compromesso politico. »
BCT: «E i profughi? 12 milioni persone in cerca di rifugio.
NAMetà della popolazione siriana si è spostata. Ci sono 23 milioni di persone in Siria e 12 milioni di persone sono stati cacciate dalle loro case. 3,5 milioni sono rifugiati al di fuori della Siria nei paesi vicini come la Turchia, Libano e Giordania. Ci sono 8 milioni di sfollati interni che non hanno lasciato la Siria, ma sono stati costretti a lasciare le loro case. Questa è una situazione molto grave e queste persone hanno bisogno di assistenza tanto quanto quelli che hanno lasciato la Siria.
Le agenzie delle Nazioni Unite si concentrano solo sulle persone che vivono nei campi esterni alla Siria. Tutte queste persone non sono in fuga dalle azioni del « regime » di Assad o dall’esercito di Assad, come descritto nei media. Queste persone sono in fuga né dal governo di Assad, né dall’esercito siriano, né dalle azioni ipotetiche di uno di questi gruppi. Queste persone sono o in fuga dalle zone di combattimento o fuggono per la miseria. La maggioranza del popolo siriano ora vive al di sotto della soglia di povertà. L’80% della popolazione di Aleppo dipende dai pacchi alimentari ONG. La gente è povera. Essi hanno esaurito i loro risparmi, coloro che hanno perso il lavoro, coloro che avevano un bene, un workshop o una fabbrica, un negozio, hanno perso tutto. Le persone sono indigenti, fuggono da questa miseria o fuggono dalle zone di combattimento. Essi stanno anche valutando il futuro dei  loro figli, hanno sopportato per 2, 3, anche 4 anni, ma la guerra continua da 5 anni e vogliono assicurare ai loro figli un futuro in modo da prendere la decisione e per cercare un futuro da qualche altra parte, per iniziare una nuova vita.
BCT: Come ha vissuto il popolo siriano le sanzioni e gli embarghi economici imposti dai governi occidentali dall’inizio della guerra?
NASono disgustati da queste sanzioni perché queste sanzioni e questi embarghi non sono stati attuati contro il governo siriano, ma contro il popolo siriano, tutto il popolo siriano. Ad esempio, a me personalmente, come persona x, che vivo in Siria, non ho il diritto di condurre la più piccola operazione. Se avessi voluto inviare 1000 dollari ia miei figli, non sono in grado di farlo. Non posso né importare o esportare nulla. Questo significa la paralisi. Io sono un medico, ho voluto sostituire una parte di un pezzo di alcune attrezzature mediche. Normalmente questo avrebbe preso una settimana, ci sono voluti un anno e mezzo per entrare in possesso del pezzo perché abbiamo potuto importarlo dal Giappone. Quindi, queste sanzioni penalizzano il popolo siriano e ad un certo momento l’UE ha revocato le sanzioni, ma solo per le persone che vivono nelle zone controllate dai terroristi. Le persone che vivono nelle zone sotto il controllo dello stato siriano non potevano fare nulla. Contrariamente alle loro intenzioni, queste sanzioni  non penalizzano il « regime », ma puniscono il popolo siriano.
BCT: « Lei è un cristiano. Un cristiano del Medio Oriente. Se qualcuno dovesse mettere in discussione la sua obiettività, quale sarebbe la sua risposta?
NAIo non parlo a voi come Nabil Antaki il cristiano, io parlo come Nabil Antaki il siriano che ha visto il suo paese viene attaccato e distrutto. Non si tratta di essere cristiani o musulmani, la Siria è un mosaico etnico e religioso. Ci sono undici chiese cristiane diverse e altrettanti fedi musulmane differenti, non è perché il governo siriano protegge le minoranze che lo sosteniamo. No, il governo è laico, protegge tutti, se è una minoranza o una maggioranza, tutti sono rispettati all’interno della Siria. Si tratta di un « regime » laico. A differenza dello stato islamico che assolutamente non rispetta le minoranze. Se i cristiani sono pro-governo o pro lo stato siriano è perché fin dall’inizio hanno sostenuto uno stato laico in contrapposizione ad uno stato islamico.   L’attuale Presidente è molto popolare. Io non sono in realtà un fan del Presidente, io difendo la Siria non il presidente. Ma oggettivamente non si può negare la sua popolarità e, a mio parere, se domani, avessimo elezioni libere in base al diritto internazionale, offrendo a tutti i siriani il diritto di voto, anche quelli in diaspora, vedremmo il nostro Presidente rieletto. L’Occidente non ha capito questo fatto. Assad era popolare all’inizio della guerra contro la Siria, il suo sostegno è ancora più forte oggi, non perché difende le minoranze, che è ciò che i media vorrebbero far credere, ma perché difende tutti i siriani. I cristiani sono circa l’8% della popolazione siriana, così quando si dice Assad è popolare perché difende i cristiani ed è per questo che i cristiani sostengono Assad, è uno scherzo. Che noi siamo con lui o contro di lui, non ha alcun effetto sulla sua popolarità. Non abbiamoné gruppi armati né armi, e siamo l’8% . Assad è popolare in tutti i gruppi e settori della nostra società siriana quindi se vogliamo che questa guerra finisca, dobbiamo smettere di chiedere che Assad vada via come una delle condizioni, dobbiamo negoziare con lui, condurre elezioni libere e lavorare per  la democrazia.
BCT: Mi lasci tornare ad alcune questioni che lei ha citato. Lei parla di enorme popolarità di Assad, ma lo era anche nel 2011?
NA: La questione è questa! Quando i problemi sono cominciati, ci sono stati dimostrazioni anti-Bashar, 10.000 o 15.000 persone al massimo. Queste manifestazioni sono state trasmesse dalle televisioni e le cifre sono state enormemente esagerate fino a uno o due centinaia di migliaia. D’altra parte, massicce manifestazioni spontanee si sono  riversati per le strade a sostegno del governo di Assad, ad Aleppo, a Damasco, in tutte le grandi città. Oltre un milione di persone che sostenevano Bashar. Nessuno ha filmato queste dimostrazioni o forse sarebbe meglio dire nessuno le ha trasmesse in Occidente. Così, le manifestazioni organiche di milioni di persone sono state ignorate, mentre le poche migliaia che sono scese in strada contro Bashar sono state gonfiate a dismisura e molto esagerate. Quindi c’era un enorme quantità di pregiudizi e di parzialità da parte dei media sin dall’inizio. Assad è sempre stato popolare e questo non è cambiato. Egli è forse ancora più popolare che negli ultimi anni prima della guerra..  La vita non era  perfetta ma nessuno voleva la guerra, volevano le riforme. Anche i nemici più espliciti del governo non volevano la guerra, e certamente non questa guerra. Volevano riforme e volevano la democrazia, ma nessuno voleva uccidere la Siria per migliorare la Siria.
BCT: Abbiamo due coalizioni sul terreno in Siria, secondo lei qual è la loro efficacia? »
NA: A mio parere la coalizione internazionale occidentale non è efficace perché non è possibile stare dalla stessa parte. C’è una coalizione di Stati Uniti ed Europa con la Turchia e gli Stati del Golfo e, allo stesso tempo sappiamo che la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita finanziano i jihadisti, finanza Daesh, finanza Al Nusra. Da un lato vogliono combattere contro i terroristi, dall’altro li stanno aiutando. Questo è del tutto aberrante.
Inoltre, ci sono i curdi in Siria che hanno anche preso le armi contro DAESH. Gli Stati Uniti hanno trovato i loro alleati nei curdi per la lotta contro DAESH. Tuttavia la Turchia è completamente contro l’armamento dei curdi e quindi li combatte. Quindi, abbiamo due paesi che sono alleati, gli Stati Uniti e Turchia, ma uno si è alleato con i curdi e l’altro è contro di loro, così non può mai funzionare. Ci sono troppe contraddizioni all’interno della coalizione occidentale ed è per questo che ha ottenuto nulla.
Prima dell’intervento russo, le incursioni aeree della coalizione sono stati attacchi  cosmetici.. Sono diventati efficaci solo dopo che la Russia è intervenuta.  Dal nostro punto di vista l’intervento russo è stato estremamente vantaggioso e ha il pieno sostegno del popolo siriano che contraddice con la narrativa occidentale. L’occidente accusa la Russia di colpire non solo i gruppi terroristici, ma anche i « ribelli moderati ». La Russia ha avuto molto successo nel bombardare i gruppi dello stato islamico così adesso  l’Occidente sta cercando di rallentare il loro progresso, sostenendo che non stanno prendendo di mira i gruppi terroristici e accusano la Russia di aiutare Bashar invece di attaccare DAESH. Naturalmente questo non è vero, quando l’Occidente bombarda va tutto ok, ma quando la Russia vuole bombardare, non lo fa bene.
BCT: Come pensa che i media occidentali ritraggono la realtà in Siria?
NA: I media occidentali non sono oggettivi. Sono di parte, sono contro lo stato siriano. Sono sostenitori dei terroristi-ribelli. Noi non chiediamo che siano pro o anti « regime »,  chiediamo semplicemente loro di essere obiettivi.
BCT: Cosa si sente di dire dal suo punto di vista personale? »
NA: « Tutto quello che voglio dire all’Occidente è di essere più obiettivo, educate voi stessi, non accettate la  disinformazione, fate  pressione sui vostri governi perché la Siria è un paese che vuole la sua libertà, la sua prosperità e la sua democrazia. La guerra ci ha distrutto, abbiamo avuto abbastanza, vogliamo che si fermi!
Propos recueillis par Cecilia Hamel le 23 mai 2016

lunedì 18 luglio 2016

Intraprendere per restare? : "Se non ci fossero le sanzioni ... "

I nostri lettori ricorderanno che nel periodo natalizio abbiamo sostenuto e presto concluso il Progetto "Fabbrica di cioccolato", coordinato e diretto nella cittadina di Kafroun (Valle dei Cristiani) dall'amico Johnny Ghazzy. Ecco ora gli aggiornamenti, le speranze e i desideri:


Cari amici,
salve, vi mando tanti saluti da Kafroun.

Come avevo già scritto la volta scorsa, il lavoro principale che ho fatto ultimamente è stato di riuscire a trovare una ricetta di buona qualità di cioccolato, questo significa anche dover cercare e trovare sempre la materia prima di buona qualità.
Sarebbe tutto più facile se l’attuale situazione di embargo non impedisse a noi Siriani di fare ordini anche all’estero. Purtroppo dobbiamo arrangiarci anche se le difficoltà non sono di poco conto.

Sono due i principali problemi: il primo è quello della sicurezza: la guerra in corso rende poco sicuro e difficile anche il trasporto di persone e di cose, anche se noi viviamo in una zona relativamente sicura.
Il secondo problema è di tipo economico, perché il cambio Euro-Dollaro varia spesso notevolmente e allo stesso tempo la Lira siriana continua a perdere di valore. Inutile dire che anche questo problema è legato alla guerra, ma in maggior misura alle sanzioni alle quali la Siria è sottoposta.

Le sanzioni affamano la popolazione e soffocano la nostra economia che, nonostante la nostra voglia di fare, rende difficilissimo anche trovare il credito per finanziare ogni iniziativa. Molti tra noi vorrebbero darsi fa fare in qualche modo per dare più servizi alla gente, ma mettere in piedi una piccola impresa di qualsiasi tipo è diventato proibitivo: qui non si trova quasi più nulla dei materiali o delle attrezzature necessarie per poter lavorare. Se davvero voi, in Italia e in Europa desiderate aiutarci, dovete far di tutto perché venga tolto ai Siriani questo ingiusto embargo che danneggia solo noi che viviamo nelle zone controllate dal governo, ma non viene applicato nelle zone sotto il controllo degli altri.

Nonostante queste grosse difficoltà, la qualità del cioccolato che sono riuscito a produrre è tra le migliori che si trovano in zona, e dal punto di vista del prezzo è più conveniente di altri (entra nella fascia media): ad oggi vendo un kilo di cioccolatini al prezzo di 5.75 € e il costo di produzione è di 3.80 €.
Per la vendita del prodotto, fino adesso ho fatto pubblicità nella zona di Kafroun dove mi trovo, e lo vendo ai negozi privati, dopo averlo confezionato senza mettere una marca (nome...ecc!), perché non ho ancora concluso le pratiche che mi permettano di ottenere la registrazione aziendale.
Nel 2015 sono riuscito a produrre circa 250 kg. di cioccolato pronto per essere venduto, con l’aiuto di due signore “Siham e Mariette” , e altre due saltuariamente, avendo il sostegno dalla casa salesiana che mi ha messo a posizione lo spazio sufficiente per lavorare. Il lavoro si faceva secondo la richiesta dei negozi, e fino adesso sono soltanto 2 i negozi centrali che si interessano di provvedere a tutto ciò che serve per le feste (matrimoni, battesimi, prime comunioni... ecc). Lavoravamo 6 ore al giorno, per 5 giorni a settimana.
In generale il lavoro con il cioccolato rallenta durante l’estate a causa dell’alta temperatura, e poi sempre a motivo del caldo, la mancanza di energia elettrica è molto maggiore di altri periodi, perciò lavoriamo solo su richieste da parte dei clienti.

Per il futuro, sto pensando di ingrandire la dimensione della piccola fabbrica e conseguentemente la possibilità di avere nuove fette di mercato anche in altre zone (Tartous e paesi vicini), ma questo sarà possibile, a Dio piacendo, solo dopo la fine dell’estate.
Come sapete già, ho comperato tutto il materiale e i macchinari che mi servono adesso per poter lavorare, ma passo imprescindibile è trovare un locale adeguato (piccola fabbrica) per lavorare bene, e spero di poterlo fare entro ottobre 2016.

Un affettuoso saluto. Grazie a tutti voi,

Jony 

giovedì 14 luglio 2016

Bambini di Siria: La colonia estiva e l'amore che vince



L'asilo delle Suore del Perpetuo Soccorso di Marmarita, nella Valle dei Cristiani, in questi mesi si è riempito di bambini che sono fuggiti dalle zone più flagellate dalla guerra.
Sono bambini segnati da esperienze terribili e da lutti infiniti in famiglia. 
Da qui è nato il progetto COLONIA VACANZE SERENE, per offrire nei mesi estivi opportunità di gioco e di esperienze in letizia.
Anche per i bambini siriani ci sono presenze che regalano angoli di paradiso.
Grazie: per l'amore e la normalità che è possibile donare a chi vuole restare nella sua terra.