Lo scopo principale del mio viaggio era quello di individuare modalità per rispondere alla domanda del Papa, dei Vescovi e Patriarchi siriani: "aiutiamo i cristiani a restare nella loro terra".
In realtà non è stato facile, lo sconcerto davanti alla frenesia di fuga dalla Siria mi ha interrogato molto, per comprenderne le ragioni.
Ne parlo con suor Marta , la superiora del monastero di Azeir:
“Fra tutte queste vicende alterne che senza soluzione di continuità accompagnano il conflitto siriano da anni, c’è speranza, non c’è speranza, c’è accordo , non c’è accordo, sono buoni gli uni e cattivi gli altri, cattivi gli uni e buoni gli altri, gli aerei cadono per gli incidenti, oppure per l’Isis, oppure per il lavoro dei servizi segreti… in tutto questo, durante questa estate è accaduto qualcosa di molto importante, e di molto triste. Più triste del solito, perché colpisce la Siria al cuore: si sta ammalando la speranza. Non diciamo che è morta, non è vero, e poi…c’è sempre speranza. Ma il colpo è stato forte. Noi, che cerchiamo sì di essere informate per come si può, ma cerchiamo soprattutto di stare con la nostra gente, di sentire quello che loro sentono, semplicemente con loro, in tutti questi anni ci siamo incontrate sempre con questo sentimento di base: siamo colpiti, magari umiliati, certamente violati, abbiamo tutto il mondo contro… ma resistiamo. Resisteremo. Ecco, da questa estate, da quei giorni in cui si sono spalancate le porte dell’Europa e le immagini ci hanno mostrato migliaia di siriani (e non solo) percorrere i campi e le strade europei, cioè non quando le avete viste voi ma quando queste immagini sono state viste QUI, in Siria… per la prima volta dall’inizio della guerra abbiamo sentito attorno a noi lo sconforto, la desolazione. La solitudine della gente rimasta. Prima –e dopo- c’era tanto dolore, tragico, orribile, devastante… ma con un’anima di vita dentro, nonostante tutto. Ma dopo queste immagini, abbiamo sentito attorno a noi un vero e proprio sgomento.
“Ma soeur, hai visto ? non è rimasto più nessuno… Se ne sono andati tutti"..”ya haram! Cosa restiamo a fare qui ?” “Ma soeur, in Università da me non ho più compagni, sono rimasto solo io, sono tutte ragazze… Voglio andarmene anch’io..”. “I miei amici mi mandano messaggi, da là…mi chiedono cosa aspetto a partire”...
Qui da noi non cadono bombe e non piovono missili, come ad Aleppo; eppure vogliono partire. Non è solo emotività: ci sono delle ragioni molto concrete e valide per volersene andare, come il costo sempre più insostenibile della vita, il problema delle sanzioni che abbiamo cercato di segnalare già altre volte, sanzioni che pesano come una spada di Damocle su qualunque iniziativa si possa prendere, il non vedere la prospettiva di una fine ( solo ora, dopo l’intervento della Russia, qualcuno riprende un po’ di coraggio…). Per qualcuno anche la prospettiva del servizio militare è una motivazione in più... Questo desiderio irrefrenabile di partire è una desolazione. Una cosa tristissima. Più della morte, non sappiamo come spiegarvelo.
Però, va bene, a cosa serve rattristarsi? Cosa facciamo? Ci piangiamo addosso? No. Ci sono comunque ancora tanti, abbastanza almeno, che scelgono di restare. Non diremmo “ non hanno scelta”. Qualcuno sì, e partirebbe subito. Ma altri scelgono di restare. Bene, senza giudicare chi fa altre scelte, costruiamo con chi resta.
Questo è quello che si può fare oggi... Ed è importante, più di quel che sembri. Non è solo questione di non darsi per vinti, di volere a tutti i costi portare avanti i propri progetti. E’ in gioco qualcosa di più importante, una vera e propria visione dell’uomo. Perché quello che ha colpito tutti è stato vedere che non sono solo quelli sotto le bombe a partire, quelli che hanno perso la casa, quelli che sono a rischio di qualche persecuzione, da una parte o dall’altra della barricata..., sono anche tanti che “cercano un futuro migliore”. Non giudichiamo e capiamo bene: in Europa c’è povertà, sì, ma insomma un giovane magari comunque all’Expo riesce ad andare, occasioni di esperienze ne ha molte, sarà forse uno strazio e organizzato male, ma l’università è di buon livello, in giro per le strade di una città come Milano può anche sentire un concerto, o vedere una mostra a Firenze, o in qualunque paesino di provincia può imparare a fare l’elettricista con altri mezzi e altre tecnologie… a installare un fotovoltaico.. anche semplicemente avere una buona connessione internet gratis o quasi..
E a noi sembra proprio qui la sfida: tutte queste cose buone, utili in se stesse, che noi stesse apprezziamo quando ne abbiamo l’occasione, sono indispensabili per essere uomini e donne veri, pieni, completi, oggi ? E’ vero, questa società siriana è impoverita, distrutta, messa in ginocchio.. Ma questo significa che abbiamo perduto l’opportunità di “completare” il nostro percorso umano, di arricchirlo oggi e qui ? Cosa è veramente nelle nostre mani ? Quale potere abbiamo veramente nella nostra vita ? Non esiste davvero un’alternativa di sviluppo a quella che i paesi dell’Occidente hanno percorso ? E se qualcosa veramente ci manca, non possiamo cercare come ottenerlo, lavorare per ricrearlo, magari trovando il “ nostro” modo ? Anche in questa rovina concreta che abbiamo sotto gli occhi?
Concretamente. Per aiutare a restare, occorre aiutare a vedere delle possibilità buone, possibilità vere... Aiutare per cibo, acqua , gasolio è fondamentale, soprattutto là dove le condizioni sono veramente inumane, e siano benedette le tante persone che spesso, anche a rischio della vita, si prodigano per il loro fratelli. E che lo stanno facendo instancabilmente da anni. Ma aldilà della sopravvivenza, bisogna pensare anche a ricostruire l’oggi e il domani secondo criteri di vita, di crescita, persino di bellezza.. altrimenti la speranza si ammala. L’uomo non è fatto solo per mangiare, scaldarsi, sopravvivere, e il suo cuore lo sa. Occorre sostenere l’impresa locale, tutte le piccole iniziative possibili sul posto. Tutti i segni di attività, di ingegno, di creatività.. Di collaborazione fra le forze. Sostenere e aiutare a creare il nuovo, là dove se ne intravvede la possibilità. In gioco c’è l’uomo, c’è la nostra piena umanità. E questo raggiunge, riguarda , non solo i cristiani, ma tutti i siriani, senza differenze, perché è solo in uno sforzo della comune umanità rinnovata che potranno ricostruire insieme una nuova Siria.
Da parte nostra, come monastero, sentiamo sempre di più l’invito ad essere, anche se semplicemente, un punto in cui si possa attingere una e-ducazione, cioè un essere condotti innanzi, fuori, fatti crescere prima di tutto dallo Spirito Santo, in un percorso di presa di coscienza della propria dignità e del valore della nostra esistenza comune come figli di un unico Padre."
S.O.S. : si sta ammalando la speranza… teniamola viva!
Ci sono siriani disposti a restare e a custodire la speranza e aiutarsi reciprocamente per sperare, li abbiamo incontrati!
I religiosi, come suor Lydia del Giardino d'Infanzia di Marmarita ( "noi restiamo con la nostra gente, e se dovremo andarcene perchè vince Daesh saremo gli ultimi a lasciare il Paese") che si prende cura di 270 bimbi dai 6 mesi ai 6 anni, in gran parte sfollati;
il gruppo Foi et Lumiere della Valle dei Cristiani, che sulle orme di Jean Vanier continua ad accompagnare gli handicappati;
le nostre sorelle trappiste che vogliono offrire lo spazio perchè le donne del villaggio creino un laboratorio di cucito utile alle loro famiglie e in seguito aperto a ricevere ordinazioni di lavoro sartoriale;
il padre di famiglia amico dei Salesiani che produce candele, e Joni , sfollato da Aleppo, che ha inventato una macchina per fare i cioccolatini e si illumina alla mia proposta di sostenere il ricrearsi della sua micro-impresa qui in Kafroun , dando lavoro a un gruppo di famiglie cristiane.
E poi , mano a mano, si affacciano altre timide proposte: sostenere l'iniziativa di creare una sala a disposizione dei ragazzi per incontrarsi e per studiare, con qualche PC, un generatore per la luce , dei buoni testi i lettura;
aiutare le iniziative di promozione della donna, come piccolo artigianato e una stamperia...
Non smettiamo di pregare perchè cessi l'instabilità politica e venga finalmente la pace nella 'amata Siria': soltanto questo potrà veramente ridestare la speranza.
E neppure smettiamo di operare presso gli organismi occidentali perchè vengano tolte le sanzioni che in Siria colpiscono non i governanti ma il popolo ( senza sanzioni si abbasserebbero i prezzi e le mafie non avrebbero tanto potere) .
Vi propongo quindi di sostenere il primo piccolo progetto individuato :
'scalda il Natale di un bimbo sfollato' : a Marmarita in inverno fa abbastanza freddo, un completo 'berretto, sciarpa, guantini' , fatti a mano in modo da dare anche lavoro a un gruppo di donne. Bastano 10 euro per bimbo. Sarà suor Lydia (Suore del Perpetuo Soccorso) a ricevere e provvedere alla distribuzione.
Scrivendo all'indirizzo mail: oraprosiria@gmail.com vi daremo ogni riferimento.
In seguito, nello spazio "Aiutateci a restare": progetti, sulla pagina principale del Blog, vi proporremo le iniziative che implementeremo con i coraggiosi che là resistono.
Diamo una alternativa ragionevole alla disperazione dei nostri fratelli siriani, ma in fin dei conti diamo a noi stessi le ragioni in cui si radica la speranza del nostro futuro e la nostra libertà.
Grazie, e buon Avvento!
Fiorenza