Piccole Note,
29 aprile 2016
Nella
notte di ieri ad Aleppo è
stato bombardato un ospedale di Médecins
sans frontières.
L’opposizione, gli Stati Uniti e l’Onu accusano il governo di
Damasco. Una trentina le vittime della strage, l’ennesima di
questo mattatoio a ciclo continuo.
La
vicenda è stata comunicata dai media con l’enfasi “dovuta”,
un’altra occasione per rilanciare la narrazione ufficiale che vede
gli intrepidi patrioti siriani lottare per la libertà contro un
dittatore sanguinario, il quale ha lanciato i suoi aerei all’attacco
nonostante sia in vigore il cessate il fuoco. L’obiettivo
colpito ha poi dato alla notizia i contorni di un crimine di guerra.
Poco
importa che tali “patrioti”, armati e supportati da una
vasta coalizione internazionale, siano in realtà alleati con al
Nusra,
affiliata ad al Qaeda, e che tra quelle e questa, come ha
ricordato l’accademico americano Juan Cole in uno
scritto che abbiamo riportato, vi sia un flusso costante di
armi (armi americane fornite ai “moderati” tramite sauditi e
turchi). Cosa che tra l’altro avviene anche con l’Isis.
E
che al Nusra, come l’Isis, non ha aderito alla cessazione
delle ostilità, continuando a incrudelire sulla popolazione civile
siriana e di Aleppo in particolare. Un’opera alla quale hanno
partecipato, in coordinato disposto, anche fazioni “moderate” che
alla tregua avevano aderito.
A
tali crimini accenna Mouna Alno-Nakhal su Mondialisation, Riportiamo:
«Bisogna sapere che tra il 27 febbraio, data dell’inizio della
tregua, e il 22 aprile, i servizi statistici di Aleppo hanno
registrato 440 morti o feriti gravemente a causa dei colpi di mortaio
dei terroristi moderati […] nelle ultime 24 ore, Aleppo ha pianto
15 morti, 120 feriti, 300 colpi sono caduti su tutti i quartieri
della città senza eccezione alcuna, di cui 7 sulle moschee proprio
al momento della preghiera di mezzogiorno; 60 negozi e 80 case sono
state totalmente distrutte (e anche due scuole proprio prima degli
esami di fine anno)».
Negli
ultimi giorni, infatti, i cosiddetti “ribelli” – in realtà una
legione straniera finanziata dall’estero -, hanno intensificato i
loro attacchi, martellando le zone sotto il controllo governativo.
Il
25 aprile, tra l’altro, hanno
festeggiato a loro
modo il genocidio
armeno,
ricordato il giorno precedente nei quartieri armeni della città:
tali quartieri sono stati bombardati: 17 i morti, tra cui 3 bambini.
Secondo
gli abitanti del luogo a far strage sono state le
milizie legate alla Turchia, Paese nel quale tale
sanguinosa vicenda storica è tema sensibile. L’eccidio ha
suscitato le proteste degli armeni, che hanno chiesto a gran voce ad
Assad di difenderli.
E
non sono gli unici abitanti della città a chiedere al Presidente di
intervenire risolutamente per porre fine allo stillicidio quotidiano,
totalmente ignorato dai media occidentali, che invece sono pronti a
contabilizzare, anche in eccesso, tutte le vittime delle operazioni
di Damasco contro le milizie jihadiste.
Vi
risparmiamo le foto dei corpi di bambini straziati dai colpi dei
ribelli “moderati” che pure ci è stato dato di vedere in questi
giorni grazie ad alcune fonti siriane.
Ma
al di là dello sconcerto per l’oblio dei crimini compiuti dai
protégé dell’Occidente e dell’enfatizzazione dei crimini altrui
(peraltro quando sono i ribelli
a colpire gli ospedali non fa “notizia”), resta da capire chi
davvero ha compiuto la strage.
Se
la propaganda occidentale e Msf accusano Damasco, Fares
Shebabi.
esponente di un partito non di governo al Parlamento
di Damasco, ha invece affermato
che l’ospedale «è stato bombardato da missili
lanciati dai terroristi che cercavano di colpire la Cittadella
[…] a un volo di uccello dal luogo in cui si trova l’armata
siriana».
Propaganda
per propaganda, val la pena di riportare ambedue le versioni. Sulle
quali, purtroppo, non avremo mai certezze.
Resta
da capire invece un altro punto dolente della questione e riguarda il
ruolo di Msf, tra i cui fondatori figura Bernard
Kouchner,
deciso assertore dell’ingerenza umanitaria (pare sia stato
l’ideatore di questa nuova teoria, usata come ideologia di
copertura per interventi bellici non proprio umanitari).
Tanti
sono gli ospedali e le strutture mediche di Msf in Siria, ma solo
nei territori sotto il controllo degli jihadisti e dei ribelli
“moderati”. Non sappiamo se ne hanno anche in territori
controllati dall’Isis, ma sicuramente non è una possibilità
remota, dato che il responsabile
italiano Loris De Filippi, in una recente intervista, pur
specificando che l’organizzazione non ha contatti diretti con tale
organizzazione terroristica, dopo aver spiegato che Msf
ha «canali aperti con i jihadisti», ha affermato che «bisogna
trattare anche con l’Isis».
Msf
fa il suo lavoro, che è quello di prestare soccorso alle popolazioni
strette nei conflitti. ma è alquanto ovvio che, in cambio della
loro presenza in loco, prestano i loro servigi anche a jihadisti di
ogni genere, come ammesso
anche dai medici che vi prestano servizio.
Ovviamente
il fatto di prestare un’efficace assistenza sanitaria anche
a dei terroristi, cosa che può apparire più o meno
meritoria agli occhi delle vittime dei terroristi stessi, non
autorizza il governo di Damasco a bombardare.
Il
punto della questione è però un altro e l’ha
spiegato Isabelle
Defourny,
direttore delle operazioni di Msf in Francia, in una dichiarazione
ripresa dalla Reuters
nel febbraio scorso: «In problema affrontato in Siria dal
personale medico è che se si dà GPS (coordinate), si indica dove
sei». Temono, infatti, questo almeno il motivo ufficiale, che in
questo modo si offra a Damasco un obiettivo sensibile da colpire.
Così si è deciso di non dare tali coordinate.
Particolare
che spiega, e dettaglia meglio, anche Giordano Stabile
sulla Stampa del
29 aprile, che scrive: «La ong mimetizza le sue strutture in
modo che non possano essere individuate».
Una
politica adottata solo in Siria: altrove Msf ha scelto
diversamente, tanto che quando gli americani bombardarono l’ospedale
di Kunduz, in Afghanistan, protestarono vivacemente anche perché
era stato segnalato.
E
però resta che portare strutture in zone di guerra, e una
guerra asimmetrica e caotica come quella siriana, e «mimetizzarle»
le espone ai rischi altissimi, come è accaduto ieri.
Forse
sarebbe il caso di provare a trattare la questione, oltre che
con l’Isis, anche con il governo siriano. Magari si uscirà da
questa spirale di pericolosi equivoci.
Certo,
non aiuta il fatto che il governo di Damasco ritenga che Msf sia una
ong di supporto all’intelligence francese, con la quale
d’altronde è presumibile abbia rapporti, fosse solo
per ragioni di sicurezza; né il fatto che Parigi sia sempre
stata in prima linea nel sostenere il regime-change siriano, sia a
livello politico che attraverso la fornitura di armi e logistica
alle diverse fazioni jihadiste. Ma tentar non nuoce, magari
tale problema potrebbe essere messo a tema nei negoziati
di Ginevra.
Detto
questo, val la pena sottolineare che l’enfatizzazione, più o meno
in buona fede, della strage di ieri, renderà ancora più ardua la
ricerca di vie di pace. Che poi è l’unica cosa che conta per porre
fine alla mattanza scatenata da potenze locali e globali decise
a porre fine al governo di Assad in Siria, come già
avvenuto per Saddam in Iraq e in Libia con Gheddafi (un copione che
ripete con tragica monotonia).
http://piccolenote.ilgiornale.it/28303/siria-lospedale-bombardato
da: IL SUSSIDIARIO , 30 aprile 2016
fra Ibrahim Alsabagh
(Aleppo):le bombe non sono di Assad, ma di Isis e al Nusra
.....
Secondo
l’Ansa l’aviazione di Assad ha colpito due ospedali. E’ così?
No, i
missili che hanno colpito i due ospedali provenivano dalla parte
controllata dai ribelli. Nella zona controllata dall’esercito
regolare ci sono tanti morti, tanti feriti, tante case distrutte,
tante strade bombardate. Le lezioni nelle scuole sono state sospese,
e io stesso ho chiesto a tanti miei parrocchiani di non venire più
per le attività nella chiesa se non per la messa quotidiana