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PADRE HADDAD: “È necessario far tacere le armi e imboccare la strada del dialogo e della riconciliazione"
S.I.R.- 1 febbraio 13
“Non c’è altro che la riconciliazione. Non è mai troppo tardi. Alziamo la voce per mandare un messaggio: basta con le armi, abbiamo bisogno della pace. Datevi un bacio di pace, come Pietro e Paolo”.
Sono le parole pronunciate oggi
pomeriggio dall’archimandrita Mtanios Haddad, patriarca della Chiesa
greco-cattolico melkita e rettore della basilica romana di Santa Maria in
Cosmedin, nell’omelia di una liturgia bizantina per invocare la pace in Siria e
in Medio Oriente.
“La Siria chiama e Roma risponde. Non armi, né terrorismo:
alla Siria, orgogliosa culla dei cristiani in Medio Oriente - ha detto padre
Haddad - dobbiamo mandare un messaggio di pace”. Il Paese “ha sempre vissuto
nella pace, diventando un modello di convivenza e dialogo interreligioso. Vero,
ci sono stati alti e bassi, come in ogni famiglia, ma sempre in pace. Non
bisogna permettere che in questi alti e bassi si infiltrino razzismo, estremismo
religioso, cristiano o musulmano che sia. In Siria, così come in Iraq,
Palestina, Libano e tutto il Medio Oriente, non si può lasciare nel peccato
colui che non ama suo fratello”.
“È necessario - ha proseguito il sacerdote melkita - far tacere le armi e
imboccare la strada del dialogo e della riconciliazione, smettendo di sostenere
gli aiuti economici che finanziano questa guerra. Armi e uomini che danneggiano
la Siria - ha spiegato - vengono dall’esterno, dagli interessi dei paesi
stranieri. Con l’arrivo dell’Islam non siamo mai stati perseguitati, la
convivenza è stata possibile”. Ora governanti, militari e civili, ha auspicato,
“devono agire”.
I mezzi di comunicazione di massa, poi, “ci dicono ogni giorno
delle grandi bugie. Siamo lì da duemila anni, non vogliamo essere protetti ma
vivere la nostra fede e la nostra dignità ognuno nel suo paese. Non dobbiamo più
essere ingannati da questa politica internazionale che parla ma non sa niente”.
L’amore e Dio “sono gli stessi” e noi tutti, ha concluso, “siamo nati per vivere
e amare e anche di più: per la pace, la giustizia e la
riconciliazione.
Il Patriarca Rai: gli Stati che armano regime e opposizione si assumono la responsabilità criminale della tragedia siriana
Agenzia Fides 29/1/2013
Bkerké– I leader degli Stati “che fanno la guerra in Siria fornendo denaro, armi e mezzi sia per il regime, sia per l'opposizione”, con la loro “malvagia opera di istigazione” sono responsabili davanti al tribunale della coscienza e della storia dei “crimini di assassinio, distruzione, aggressione e deportazione di cittadini innocenti” che stanno martoriando da quasi due anni il popolo siriano. La vibrante denuncia – raccolta dall'Agenzia Fides - viene dal Cardinale Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Nell'omelia pronunciata nella sede patriarcale di Bkerké durante la Messa domenicale, in occasione della Giornata di solidarietà indetta dalla Chiesa maronita a favore dei rifugiati siriani accolti in Libano (vedi Fides 26/1/2013), il Patriarca Rai ha attribuito alle colpe e alle omissioni della comunità internazionale, un peso decisivo nel devastante perpetuarsi del conflitto siriano. Citando l'enciclica di Papa Giovanni XXIII Pacem in Terris, S. B. Rai ha chiamato in causa anche l'Onu e la sua “responsabilità di organizzazione sorta dopo la seconda guerra mondiale con il fine essenziale di mantenere e consolidare la pace tra i popoli”.
Il capo della Chiesa maronita ha stigmatizzato anche gli effetti destabilizzanti che il conflitto siriano minaccia di avere sullo scenario libanese. Il Patriarca Rai ha richiamato i diversi Partiti libanesi a “non puntare gli uni sul regime e gli altri sull'opposizione in Siria”, perchè con le loro opzioni divergenti “creano intralci alla vita pubblica del Libano e paralizzano le decisioni nazionali, compresa la ratifica di una nuova legge elettorale”. In questo modo - ha stigmatizzato S.B. Rai – si incentivano i timori di una tracimazione del conflitto siriano in territorio libanese, e si fomenta la tendenza dei libanesi a emigrare all'estero.
Rivolgendosi ai rifugiati siriani, il Patriarca maronita li ha invitati a essere riconoscenti nei confronti dello Stato e del popolo che li hanno accolti, chiamandoli a conformarsi alla “cultura libanese fondata sull'apertura, l'ospitalità e l'unità nella varietà” e ad astenersi da ogni comportamento lesivo della pace civile. Lo Stato libanese, a giudizio del porporato, è tenuto a “controllare le frontiere, registrare i rifugiati e prendere tutte le misure necessarie a impedire l'infiltrazione di armi in Libano”. Secondo il Patriarca, occorre “sventare ogni eventuale complotto ordito sia all'interno che all'esterno, e evitare ogni strumentalizzazione religiosa, comunitaria o politica dei rifugiati”. Anche il flusso dei profughi va monitorato: a detta del Patriarca Rai, occorre coordinarsi con l'Onu e con gli altri Stati per non sovraccaricare il Libano con un numero di rifugiati che il Paese dei Cedri non sarebbe in grado di sopportare, economicamente e socialmente.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40887&lan=ita