Intervista a Daniele Ganser, storico e irenologo svizzero
Intervista di Jean-Paul Vuilleumier
(Traduzione dal francese per OraproSiria di Gb.P.)
Alla
fine del 2016, è stata pubblicata in tedesco la prima edizione del
libro "Le guerre illegali della NATO. Una cronaca da Cuba alla
Siria." di Daniele Ganser, storico svizzero e specialista in
scienze della pace. Nel frattempo, questo libro è alla sua 7ª
edizione con oltre 50.000 copie vendute. In occasione della recente
pubblicazione dell'edizione francese di questo bestseller, Horizons
and Debates ha parlato con l'autore di alcuni aspetti della sua
analisi su guerra e pace, l'ONU, il Consiglio di sicurezza e i media.
Horizon
et débats: signor Ganser, lei è uno storico, uno specialista nella
storia contemporanea dal 1945 e un esperto di politica
internazionale. All'interno dell'Istituto SIPER* che lei ha creato e
gestito, si interessa a molti argomenti come energia e geostrategia,
conflitti per le risorse e la politica economica, l'implementazione
di guerre segrete. Lei è impegnato per la pace.
E' un irenologo (specialista delle scienze della pace). Il suo libro "The Illegal Wars of NATO" è stato appena pubblicato in francese. Tutte le guerre sono illegali?
E' un irenologo (specialista delle scienze della pace). Il suo libro "The Illegal Wars of NATO" è stato appena pubblicato in francese. Tutte le guerre sono illegali?
Daniele
Ganser: Sì, in generale, tutte le guerre sono illegali. La Carta
delle Nazioni Unite, firmata nel 1945, afferma esplicitamente che gli
Stati devono risolvere le loro divergenze senza ricorrere alla
violenza o alle armi. Le guerre sono quindi chiaramente illegali.
Tuttavia ci sono due eccezioni a questa regola: primariamente la
legittima difesa; se un paese viene attaccato, ha il diritto di
difendersi militarmente. Secondariamente, una guerra è legale se il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato un mandato
esplicito in questo senso.
Horizon
et débats: L'esempio della disfatta sovietica in Afghanistan avrebbe
dovuto far riflettere gli Stati Uniti nel 2001; il fallimento della
cosiddetta "esportazione della democrazia" in Iraq, avrebbe
dovuto far riflettere due volte anche i francesi e gli inglesi,
prima di intervenire in Libia nel 2011, o aiutare i jihadisti in
Siria. Non è possibile imparare dalla storia?
Daniele
Ganser: Penso che sia assolutamente possibile. La lezione più
importante è che non possiamo risolvere i nostri problemi con la
violenza. Questo è stato appurato molte volte. La guerra e la
violenza non fanno che aggravare i problemi. Ecco perché, nel mio
libro, sottolineo l'importanza di aderire ai princìpi fondatori
dell'ONU, non bombardare o invadere altri paesi, non armare
segretamente gruppi all'estero allo scopo di rovesciare un governo.
Certamente noi stiamo affrontando grandi sfide, ma la violenza non
aiuterà in nulla la loro soluzione.
Horizon
et débats: Eppure, personaggi politici come Barack Obama e
David Cameron non sono criticati dagli organi ufficiali per le loro
guerre illegali.
Daniele
Ganser: Esatto: il presidente Obama e il primo ministro
britannico Cameron hanno usato la forza contro la Libia nel 2011, e
possiamo vedere, anche adesso, che il Paese è ancora in preda alla
violenza. Le guerre creano nuove difficoltà. In Siria, gli Stati
Uniti e il Regno Unito, insieme ad altri Stati, hanno segretamente
fornito armi ai nemici di Bashar al-Assad, come ho indicato nel
libro. Ancora una volta, non è stata una buona idea: molte persone
sono morte, molte altre hanno sofferto e continuano a soffrire.
Horizon
et débats: Nel suo ruolo di studioso della pace, sembra che
lei rimanga decisamente ottimista! Il suo libro mostra davvero una
constatazione terribile, ma è realista, umanitario, potente e
talvolta personale. Cosa la rende ottimista?
Daniele
Ganser: Sono fermamente convinto che il desiderio di creare la
pace sia una forza primaria per il ventunesimo secolo. Quando abbiamo
la scelta tra uccidere e non uccidere, sono convinto che la seconda
opzione sia sempre la migliore. Slobodan Milošević non era un nuovo
Hitler. La verità storica è che Hitler fece bombardare Belgrado. È
scandaloso che nel 1999 la Germania, insieme ad altri Paesi, abbia di
nuovo bombardato la Jugoslavia. Questo è contrario alla Carta delle
Nazioni Unite. So che alcuni in Francia si opposero alla decisione di
Nicolas Sarkozy di bombardare la Libia nel 2011. Io li sostengo
perché avevano ragione. Immaginate per un momento che la situazione
fosse rovesciata, che la Libia avesse bombardato Parigi: non sarebbe
stato giusto sostenere quelli tra i libici che si fossero opposti ai
bombardamenti?
Horizon
et débats: Lei menziona Martin Luther King, Albert Einstein e
Mahatma Gandhi in diverse occasioni. Cosa rappresentano per lei?
Daniele
Ganser: Queste tre personalità ebbero, ciascuna a suo modo,
una grande importanza. Gandhi diede questo consiglio ispiratore: "Sii
tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". La gente
cerca dei veri leader e li cerca tra i capi di stato o di governo; ma
non è tra questi che bisogna cercarli, perché i politici hanno
troppo spesso fatto le guerre. E questo non è certo il tipo di
valori che vogliamo inculcare nei nostri figli, nelle nostre scuole!
Noi non consiglieremo loro l'uso della violenza, ma l'esatto opposto:
in caso di problemi, guardati dalla violenza, preferisci il dialogo e
rifletti sulle tue emozioni e sui tuoi pensieri!
Horizon
et débats: L'edizione francese del suo libro è annunciata
come "un'accusa contro la NATO e un appello a favore dell'ONU".
Molte persone che sono assai critiche o addirittura contrarie alla
NATO sono anche scettiche o persino sospettose nei confronti
dell'ONU. Perché l'ONU è importante?
Daniele
Ganser: Nel mio libro, dimostro chiaramente come la Carta
delle Nazioni Unite sia un documento meraviglioso perché impone a
tutti i membri dell'organizzazione (193 Stati in totale) la
proibizione dell'uso della forza nelle relazioni internazionali.
Questa è la parte migliore dell'ONU, ma questo non mi impedisce di
vedere i suoi difetti e capisco le voci critiche che non hanno più
fiducia in essa. Nel mio libro, mostro che il Consiglio di Sicurezza
non funziona in modo ideale. Se un membro permanente del Consiglio
viola la Carta, non sarà punito perché dispone del diritto di veto
per bloccare una eventuale risoluzione. Chiaramente, questo non è
giusto.
Horizon
et débats: L'impotenza delle Nazioni Unite è forse la
conseguenza del fatto che non dispone di un vero esercito? Come
dovrebbe essere trasformata l'ONU per diventare più efficace?
Daniele
Ganser: Non penso che il problema principale dell'ONU sia che
manca di un potente esercito. Immaginiamo per un momento il
contrario, che ne sia dotato. Chi deciderà riguardo al suo uso, per
inviarlo a combattere? Sarebbe il Consiglio di Sicurezza. La mia
opinione personale, basata sulle mie ricerche, è che gli ultimi 70
anni dimostrano che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
(in particolare gli Stati Uniti e gli altri paesi membri della NATO)
hanno condotto troppe guerre illegali, proteggendosi poi dalle
possibili sanzioni, proprio grazie al loro diritto di veto.
Horizon
et débats: Il progetto originario delle Nazioni Unite era di
stabilire un diritto internazionale in base al quale tutti i Paesi
sarebbero stati uguali. Tuttavia, l'esistenza stessa delle Nazioni
Unite è stata accettata dalle grandi potenze solo perché hanno
potuto arrogarsi un potere di blocco (diritto di veto) in
contraddizione con l'uguaglianza tra gli Stati. Quali scenari possono
essere previsti per il futuro delle Nazioni Unite in questa
situazione paradossale? Come potrebbe l'Organizzazione evolvere verso
una maggiore uguaglianza, giustizia e pace tra i suoi membri?
Daniele
Ganser: In effetti, c'è un paradosso. Le Nazioni Unite
comprendono 193 Paesi membri, ma solo 5 (Stati Uniti, Russia, Cina,
Francia e Regno Unito) hanno il diritto di veto. Di conseguenza,
detengono ciascuno più potere rispetto agli altri 188 Stati messi
insieme. È quindi un sistema a due classi, una che gode di
privilegi, mentre l'altra ne è priva. Delle riforme sarebbero
benvenute. Il diritto di veto potrebbe e dovrebbe essere abolito; ma
gli Stati che ne dispongono rifiuteranno di rinunciare a questo
potere. Da un punto di vista pratico e pragmatico, è quindi della
massima importanza dimostrare che le grandi potenze combattono guerre
illegali.
Horizon
et débats: A cosa potrebbe assomigliare un mondo senza la
NATO? L'Europa non sarebbe quindi minacciata dalla Russia?
Daniele
Ganser: No, non mi sembra realistico pensare che la Russia
invaderebbe e occuperebbe l'Europa se la NATO dovesse essere sciolta.
Lo scioglimento dell'Alleanza Atlantica fu auspicata da molti in seno
al movimento per la pace quando cadde il Muro di Berlino e il Patto
di Varsavia scomparve. Ma i "dividendi della pace"
annunciati non si sono mai materializzati. Al contrario, la spesa
militare è addirittura aumentata. Tanto che ora abbiamo stabilito
dei record al riguardo e realizzato un arsenale altamente
sofisticato senza precedenti. Ban Ki-moon, allora Segretario Generale
dell'ONU, si premurò di avvertirci: "Il mondo è troppo armato
e la pace è sotto-finanziata".
Horizon
et débats: Leggendo il suo libro, si comprende davvero che
l'uso della forza non è mai una buona soluzione; o meglio, è sempre
la peggiore. Per fare solo un esempio, senza l'intervento militare
degli Stati Uniti in Iraq, l'ISIS non esisterebbe: la "guerra al
terrore" non solo genera violenza, ma aumenta anche il
terrorismo. Una fine per questa spirale di violenza non è in vista.
Daniele
Ganser: Lei riassume bene la situazione in cui ci troviamo.
Finché i mass media daranno voce soprattutto ai signori della guerra
e ad altri guerrafondai, a quelle persone che credono nella violenza
e la promuovono regolarmente in televisione e sulla stampa, non si
interromperà mai il ciclo delle guerre. I media producono consenso,
formano l'opinione pubblica. Se agli amici della pace si fosse dato
un tempo di parola maggiore, una più ampia tribuna sia nei media
istituzionali che alternativi, allora sempre più persone avrebbero
capito che non possiamo risolvere i nostri problemi con la violenza.
I media svolgono un ruolo cruciale perché possono mettere a tacere
alcune voci o opinioni o amplificarne altre. È illusorio pensare che
nelle nostre società democratiche tutte le voci abbiano la stessa
importanza. Il più delle volte, sentiamo chiedere dai "falchi"
l'aumento dei bilanci per gli armamenti e le operazioni militari,
solo e sempre questo genere di discorsi. E allo stesso tempo, le
voci di coloro che studiano le guerre e la violenza e che con
cognizione di causa avvertono che le guerre non sono una soluzione,
queste voci il più delle volte sono zittite o ignorate. Così, ben
pochi conoscono il generale americano Smedley Butler (1881-1940),
all'epoca il più alto in grado del Corpo dei Marines e alla sua
morte il Marine più decorato della storia. Purtroppo ciò che
dichiarò è ancora attuale, ma non rischierete di sentirlo in TV.
Cito: "La guerra è un racket. Lo è sempre stato. È forse il
più vecchio, di gran lunga il più redditizio e certamente il più
vizioso. È l'unico di portata internazionale. È l'unico affare in
cui i guadagni vengono contati in dollari e le perdite in vite
umane."
Horizon
et débats: Mentre le persone in qualsiasi parte del mondo
semplicemente aspirano a vivere in pace, la propaganda di guerra
presenta coloro che vi si oppongono come vigliacchi o sostenitori di
"regimi autoritari o dittatoriali".
Daniele
Ganser: Sì, è la regola del "gioco" sul fronte interno.
Per fronte interno, intendo il Paese (o i Paesi), dove vivono i
cittadini che finanziano con le loro tasse le navi e gli aerei da
guerra, i missili e le armi usate per uccidere, e dove vivono anche
le madri dei soldati che sono inviati a combattere. Quindi, il fronte
interno deve essere assolutamente convinto che la guerra sia giusta
oltre che necessaria. Come si ottiene questo consenso? Grazie ai mass
media. È l'unico modo, non c'è altro modo.
Horizon
et débats: A differenza del teatro delle operazioni, la lotta sul
fronte interno non è fatta con bombe e altre munizioni, ma a colpi
di editoriali ed articoli, con foto e immagini. La cosa più
sorprendente e più scioccante è che la maggior parte della gente
non conosce nemmeno il termine "fronte interno", né è a
conoscenza della massiccia propaganda alla quale viene sottoposta per
ogni nuova guerra.
Daniele
Ganser: Albert Camus, scrittore, premio Nobel per la letteratura e
filosofo, ha sottolineato che noi possiamo sempre influenzare la
storia: "Nulla è più imperdonabile della guerra e
dell'incitamento all'odio razziale. Ma una volta che la guerra è
iniziata, è futile e codardo non fare nulla con il pretesto che non
ne siamo responsabili. [...] Ognuno ha una sfera di influenza di
dimensioni diverse [...] Ci sono quelli che ci mandano alla morte
oggi - perché non dovrebbe spettare agli altri creare la pace nel
mondo? [...] Tra il momento della nascita e quello della morte, quasi
nulla è predeterminato: possiamo cambiare tutto e persino mettere
fine alla guerra, e stabilire la pace, se la volontà è abbastanza
forte e duratura."
Horizon
et débats: Quale sarà il ruolo del progresso tecnologico nelle
guerre future? I robots guideranno la guerra?
Daniele
Ganser: Oggi ci sono robots armati capaci di uccidere. È stato
saggio sviluppare e produrre tali robot killer? I droni che sorvolano
l'Afghanistan e il Pakistan sono macchine e uccidono la gente. Questa
è già la realtà. Attualmente, la rivoluzione digitale viene messa
al servizio del complesso militare-industriale. Da qui a 10 e 20
anni, film di fantascienza come "Terminator" (1984) o
"Robocop" (1987) diventeranno realtà nel senso che le
macchine uccideranno la gente quasi in modo autonomo. La questione
della violenza è lungi dall'essere risolta, si è fatta più
complessa. Si deve parlarne apertamente. Il mio ruolo di storico è
di ricordare alla gente che la guerra e la violenza sono state usate
a più riprese e che non è mai stato possibile porre fine alla
violenza con la forza. Dobbiamo evolvere e trovare altri mezzi, altre
soluzioni ai nostri problemi.
Horizon
et débats: Nel suo libro lei scrive che "i cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza, che sono anche responsabili
della pace mondiale, sono i maggiori esportatori di armamenti",
sottolineando che "non appena scoppia un conflitto, questi
cinque Stati ne beneficiano perché le loro esportazioni di armi
vanno ad aumentare".
Daniele
Ganser: Questo è uno dei grandi paradossi del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU. Il suo scopo e la sua responsabilità sono
promuovere la pace. Eppure, questi cinque Stati membri sono i
principali fornitori di armi e le loro spese militari sono enormi. Il
loro complesso militare-industriale è molto potente. Ma ognuno può
decidere se vuole usare la forza o no. Come esseri umani, dobbiamo
rafforzare la benevolenza e l'umanità.
Horizon
et débats: Lei scrive che alla luce della storia umana, il divieto
della guerra nella Carta delle Nazioni Unite ha solo 72 anni. Nella
sua prospettiva, quindi è piuttosto giovane. Questo è uno dei
motivi per cui il progresso che implica non è ancora stato acquisito
e integrato dal genere umano?
Daniele
Ganser: Sì, la Carta delle Nazioni Unite, che ha messo fuorilegge
le guerre e le ha rese illegali, è stata firmata nel 1945. Quindi è
un documento giovane. Nello sguardo di uno storico, 70 anni
rappresentano un breve periodo. Ma possiamo constatare che abbiamo
progredito: nei secoli precedenti, non è mai esistito un documento
del genere. Questo è il primo. Il prossimo passo sarà rispettare
la Carta delle Nazioni Unite, far parlare i media sull'illegalità
delle guerre e spiegare come funziona la propaganda di guerra
(piuttosto che diffonderla). Penso davvero che tutti abbiamo un
interesse comune per la pace, indipendentemente dal nostro genere,
religione, educazione o ceto. Ho scritto questo libro sperando di
rafforzare il movimento per la pace e sono molto lieto che sia ora
disponibile in francese.
Horizon
et débats: Grazie mille per questa intervista.
*
SIPER (Schweizer Institut für Friedensforschung und Energie /
Istituto svizzero per la ricerca sulla pace e l'energia) è stato
creato nel 2011 come istituto indipendente a Basilea. Sotto la guida
di Daniele Ganser, SIPER esamina da un punto di vista geopolitico la
lotta globale per il petrolio e il potenziale delle energie
rinnovabili. Questo istituto trasmette i suoi dati a un pubblico
interessato. È supportato da partner economici e mantiene scambi
scientifici con partner nel campo della ricerca. Il prodotto
principale di SIPER sono le conferenze pubbliche. Altri risultati
sono interviste, studi e pubblicazioni. Nel campo della ricerca sulla
pace (irenologia), SIPER difende la visione di un mondo in cui il
conflitto si risolve attraverso la negoziazione e il rispetto - senza
violenza, tortura, terrorismo e guerra.