Intervista a Samaan, siriano cattolico di Damasco: «Gli spari e le bombe ormai fanno parte della nostra vita, speriamo in una soluzione pacifica»
TEMPI, 12 giugno 2013
di Leone Grotti
«Noi cristiani di Damasco viviamo con dolore e angoscia questa guerra, ormai gli spari e le esplosioni fanno parte della nostra vita ma continuiamo a vivere, ci siamo abituati e non possiamo stare chiusi in casa per la paura».
Così Samaan, cattolico siriano, commenta a tempi.it la notizia delle due bombe esplose ieri nel centro della capitale, che hanno ucciso una dozzina di persone e ferite circa 30.
Samaan vive a Damasco con la sua famiglia, traduce dall’italiano all’arabo per la Chiesa i libri su don Bosco e prima dello scoppio della guerra civile faceva la guida turistica per gli italiani che volevano visitare i luoghi storici della cristianità in Siria.
Oggi, come tutti i siriani, ha paura ed è preoccupato: «Ieri mattina dei colpi sono stati sparati in una zona di Damasco interamente cristiana, un uomo è morto. Sua moglie doveva partorire tra qualche giorno».
Qual è la situazione a Damasco, la città rischia di cadere nelle mani dei ribelli?
I ribelli non riusciranno a prendere Damasco, altrimenti l’avrebbero già fatto. Purtroppo, siccome non possono vincere questa battaglia, sparano colpi a destra e a manca dalla periferia, e così succede che uccidano civili innocenti, come accaduto con quell’uomo cristiano. Tutti i giorni viviamo con nelle orecchie il suono delle sparatorie.
Cercate di condurre una vita normale o prevale la paura?
Noi cerchiamo di vivere lo stesso. Cristo si è incarnato ed è morto sulla croce, noi sappiamo di essere nati anche per andare verso la croce, come ha detto il Papa. Ogni giorno qui cadono dei cristiani martiri e noi siamo consapevoli di essere i nuovi martiri del Medio Oriente. Io non voglio condannare nessuno, ma tutti quelli che usano la violenza non possiamo accettarli e alla fine, dobbiamo difenderci.
Molti ribelli lottano per una Siria più democratica.
Io posso capire alcuni di loro, ma altri assolutamente no. Le milizie di al-Nusra sono legate ad al-Qaeda e vogliono costruire un califfato islamico, noi dovremmo pagare dazio. Ma noi cristiani siamo arrivati qui ben prima dei musulmani e non accettiamo di diventare un popolo di serie B, ci devono rispettare. Lo Stato siriano è un mosaico di religioni e tradizioni e deve continuare a essere laico, rispettando tutte le fedi.
È vero che in alcune zone della Siria i ribelli legati ad al-Qaeda hanno imposto la sharia?
Le faccio solo un esempio: mio fratello è ingegnere agrario e viveva in una provincia del nord occupata dai ribelli. Dopo tre settimane si è convinto a scappare qui a Damasco con la figlia. Grazie a Dio nessuno li ha toccati ma sua figlia, mia nipote, è rimasta terrorizzata nel vedere uomini, molti non siriani, che l’hanno costretta a coprirsi il capo e a vestire abiti lunghi. Se non fai così, loro ti considerano una prostituta e si sentono in diritto di abusare di te. Per i miliziani di al-Nusra solo le donne coperte sono per bene e noi non possiamo accettare questa cosa.
Ieri è stata diffusa la notizia di un ragazzino di 15 anni ucciso ad Aleppo per blasfemia.
Abbiamo letto anche noi questa notizia e non mi stupisce: per loro non esiste un valore dell’uomo, dipende tutto dalla tua fedeltà o meno all’islam. Mio figlio ora ha 14 anni, io avrei molta paura se questi uomini girassero per Damasco. Non potrei accettarlo.
Russia e Stati Uniti stanno cercando di preparare la Conferenza internazionale sulla Siria. Che speranze avete?
Speriamo che riescano a trovare una soluzione pacifica. La Russia ha una posizione chiara, gli Stati Uniti ondeggiano a destra e a sinistra. A volte sembrano dubitare dei ribelli, altre appoggiano i loro alleati del Golfo, soprattutto Qatar e Arabia Saudita, che mandano armi e combattenti in Siria a fianco dei ribelli e sono sempre più fanatici.
Pensate ancora che una soluzione pacifica del conflitto sia possibile?
Sì, anche perché nessuna delle due parti può sperare di vincere con la forza. Certamente la guerra sarà però ancora lunga, soprattutto perché i paesi del Golfo riforniscono di armi i ribelli e inviano in Siria combattenti di ogni nazionalità. I ribelli armati inoltre vengono dall’estero e sono molto ben preparati nell’arte della guerra.
Anche l’Occidente sta pensando di armare i ribelli.
Io, come gli altri cristiani di Damasco, sono assolutamente contrario a inviare qualsiasi tipo di armamento ai ribelli. Una soluzione pacifica implica dire no alle armi e alla guerra. Io sono contro all’uccisione di qualunque persona, di qualunque colore sia, perché siamo tutti esseri umani e abbiamo tutti lo stesso valore. Aiutando i ribelli non si fa altro che aumentare la loro potenza di fuoco e la violenza. Armare i ribelli significa allungare ancora questa guerra sanguinosa.
Così Samaan, cattolico siriano, commenta a tempi.it la notizia delle due bombe esplose ieri nel centro della capitale, che hanno ucciso una dozzina di persone e ferite circa 30.
Samaan vive a Damasco con la sua famiglia, traduce dall’italiano all’arabo per la Chiesa i libri su don Bosco e prima dello scoppio della guerra civile faceva la guida turistica per gli italiani che volevano visitare i luoghi storici della cristianità in Siria.
Oggi, come tutti i siriani, ha paura ed è preoccupato: «Ieri mattina dei colpi sono stati sparati in una zona di Damasco interamente cristiana, un uomo è morto. Sua moglie doveva partorire tra qualche giorno».
Qual è la situazione a Damasco, la città rischia di cadere nelle mani dei ribelli?
I ribelli non riusciranno a prendere Damasco, altrimenti l’avrebbero già fatto. Purtroppo, siccome non possono vincere questa battaglia, sparano colpi a destra e a manca dalla periferia, e così succede che uccidano civili innocenti, come accaduto con quell’uomo cristiano. Tutti i giorni viviamo con nelle orecchie il suono delle sparatorie.
Cercate di condurre una vita normale o prevale la paura?
Noi cerchiamo di vivere lo stesso. Cristo si è incarnato ed è morto sulla croce, noi sappiamo di essere nati anche per andare verso la croce, come ha detto il Papa. Ogni giorno qui cadono dei cristiani martiri e noi siamo consapevoli di essere i nuovi martiri del Medio Oriente. Io non voglio condannare nessuno, ma tutti quelli che usano la violenza non possiamo accettarli e alla fine, dobbiamo difenderci.
Molti ribelli lottano per una Siria più democratica.
Io posso capire alcuni di loro, ma altri assolutamente no. Le milizie di al-Nusra sono legate ad al-Qaeda e vogliono costruire un califfato islamico, noi dovremmo pagare dazio. Ma noi cristiani siamo arrivati qui ben prima dei musulmani e non accettiamo di diventare un popolo di serie B, ci devono rispettare. Lo Stato siriano è un mosaico di religioni e tradizioni e deve continuare a essere laico, rispettando tutte le fedi.
È vero che in alcune zone della Siria i ribelli legati ad al-Qaeda hanno imposto la sharia?
Le faccio solo un esempio: mio fratello è ingegnere agrario e viveva in una provincia del nord occupata dai ribelli. Dopo tre settimane si è convinto a scappare qui a Damasco con la figlia. Grazie a Dio nessuno li ha toccati ma sua figlia, mia nipote, è rimasta terrorizzata nel vedere uomini, molti non siriani, che l’hanno costretta a coprirsi il capo e a vestire abiti lunghi. Se non fai così, loro ti considerano una prostituta e si sentono in diritto di abusare di te. Per i miliziani di al-Nusra solo le donne coperte sono per bene e noi non possiamo accettare questa cosa.
Ieri è stata diffusa la notizia di un ragazzino di 15 anni ucciso ad Aleppo per blasfemia.
Abbiamo letto anche noi questa notizia e non mi stupisce: per loro non esiste un valore dell’uomo, dipende tutto dalla tua fedeltà o meno all’islam. Mio figlio ora ha 14 anni, io avrei molta paura se questi uomini girassero per Damasco. Non potrei accettarlo.
Russia e Stati Uniti stanno cercando di preparare la Conferenza internazionale sulla Siria. Che speranze avete?
Speriamo che riescano a trovare una soluzione pacifica. La Russia ha una posizione chiara, gli Stati Uniti ondeggiano a destra e a sinistra. A volte sembrano dubitare dei ribelli, altre appoggiano i loro alleati del Golfo, soprattutto Qatar e Arabia Saudita, che mandano armi e combattenti in Siria a fianco dei ribelli e sono sempre più fanatici.
Pensate ancora che una soluzione pacifica del conflitto sia possibile?
Sì, anche perché nessuna delle due parti può sperare di vincere con la forza. Certamente la guerra sarà però ancora lunga, soprattutto perché i paesi del Golfo riforniscono di armi i ribelli e inviano in Siria combattenti di ogni nazionalità. I ribelli armati inoltre vengono dall’estero e sono molto ben preparati nell’arte della guerra.
Anche l’Occidente sta pensando di armare i ribelli.
Io, come gli altri cristiani di Damasco, sono assolutamente contrario a inviare qualsiasi tipo di armamento ai ribelli. Una soluzione pacifica implica dire no alle armi e alla guerra. Io sono contro all’uccisione di qualunque persona, di qualunque colore sia, perché siamo tutti esseri umani e abbiamo tutti lo stesso valore. Aiutando i ribelli non si fa altro che aumentare la loro potenza di fuoco e la violenza. Armare i ribelli significa allungare ancora questa guerra sanguinosa.
http://www.tempi.it/siria-damasco-noi-cristiani-siriani-andiamo-incontro-al-martirio-occidente-non-armi-chi-vuole-trasformarci-in-un-califfato#.UbuQaW1H45t