Il portavoce del ministero degli Esteri iracheno, Ahmad al-Sahhaf, ha annunciato che i ministri degli Esteri arabi riunitisi domenica a porte chiuse nella capitale egiziana Il Cairo hanno concordato il ritorno della Siria nella Lega Araba dopo quasi 12 anni di sospensione.
Fonti hanno riferito all'agenzia di stampa russa Sputnik all'inizio del 7 maggio che, dopo le consultazioni tra i ministri degli esteri, la "maggioranza" ha sostenuto il ritorno della Siria nella Lega Araba.
Secondo un anonimo diplomatico egiziano intervistato da The National ( di Abu Dhabi), il ritorno della Siria nell'organizzazione sarà “condizionato” e dovrà dipendere “dal ritorno dei profughi siriani senza ritorsioni, da un processo politico credibile che porti a elezioni e da passi per porre fine al contrabbando di stupefacenti dalla Siria nei paesi vicini".
L'agenzia di stampa libanese LBCI ha riferito che durante l'incontro è stato concordato che il Libano entrerà a far parte di un "comitato di risoluzione della crisi per la Siria", che comprende Arabia Saudita, Iraq, Giordania ed Egitto.
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha affermato durante la sessione che una soluzione politica è l'unica via percorribile. Una soluzione militare in Siria è "irrealistica", ha detto Shoukry.
Tuttavia, ha anche sottolineato l'estrema importanza di garantire "l'eliminazione del terrorismo" in Siria, che è ancora una questione importante dato il controllo di gruppi armati estremisti su alcune aree del Paese.
Venerdì, il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha affermato che la Siria ha ottenuto il numero necessario di voti dall'organismo arabo composto da 22 membri.
"Simbolicamente, sarà importante, ma questo è solo un umile inizio di quello che sarà un processo molto lungo, difficile e impegnativo, data la complessità della crisi", ha detto Safadi alla CNN.
La decisione arriva alcuni giorni dopo una riunione dei diplomatici regionali nella capitale giordana Amman, alla quale ha partecipato anche il ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad. L'incontro si è concentrato sull'importanza di risolvere le crisi umanitarie, politiche e di sicurezza nel Paese.
Ha anche aperto la strada alla decisione ufficiale di domenica di reintegrare Damasco nella Lega Araba.
A seguito dell'incontro a porte chiuse in Egitto – che dovrebbe essere seguito da una seduta pubblica – molti si aspettano che la Siria sarà presente al vertice della Lega Araba di questo mese (il 19 maggio) nella capitale saudita Riyadh.
Questo è l'ultimo passo nel recente abbraccio del mondo arabo alla Siria, che ha visto l'Arabia Saudita – un tempo uno dei principali sostenitori della guerra sponsorizzata dagli Stati Uniti contro il paese – guidare un'iniziativa regionale per porre fine alla crisi.
Tuttavia, Washington e alcuni stati arabi, in particolare il Qatar, continuano a opporsi alla normalizzazione con il governo di Damasco.
https://thecradle.co/article-view/24524/syria-officially-welcomed-back-into-arab-league?s=09
La Siria torna nella Lega araba nonostante la contrarietà degli Usa
La Siria è tornata nella Lega Araba dopo esserne stata espulsa 11 anni fa a causa del feroce regime-change avviato dagli Stati Uniti e sostenuto da diversi Paesi arabi ed europei. La Siria ha retto all’aggressione grazie all’aiuto dell’Iran e dalla Russia, ma ne è uscita devastata e ridimensionata – un terzo è ancora sotto l’occupazione americana tramite i curdi – nonché ridotta allo stremo dalle sanzioni, rimaste in vigore nonostante il recente sisma che ha distrutto il Paese.
Sulla tragica situazione in cui versa la Siria, un report delle Nazioni Unite riportato dalla CNN, ha rilevato come “i livelli di povertà e di insicurezza alimentare affrontati dai siriani non hanno precedenti. Il Programma alimentare mondiale stima che nel 2022 più di 12 milioni di siriani, più della metà della popolazione, si sono trovati in condizioni di insicurezza alimentare”. La causa di tutto ciò sono le sanzioni, ma ovviamente la CNN non può dire che il suo Paese e l’Europa stanno affamando un intero popolo…
La sconfitta degli Stati Uniti
Al di là dei particolari, resta la reintegrazione della Siria nell’ecumene araba, che è stata fortemente ostacolata dagli Stati Uniti (Jerusalem Post), ossessionati dal loro odio irriducibile verso Assad. Tanto che sabato scorso, prima del voto dell’assise araba sul punto, il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan si è precipitato a Riad per parlare con il principe Mohamed Bin Salman, architetto del ritorno nell’ovile arabo di Damasco.
Secondo Axios i due avrebbero parlato della pace in Yemen e di alcuni progetti infrastrutturali per collegare più strettamente i Paesi del Medio oriente e questi con l’India. Si vorrebbe creare un’alternativa all’integrazione del Medio oriente nella Via della Seta cinese, cooptando l’India – rivale della Cina – in un progetto alternativo a guida Usa, che vedrebbe l’adesione postuma di Israele. Un tentativo che potrebbe non andare in porto, anche perché, come rileva Foreign Affairs, in un articolo dal titolo: “L’errata scommessa Usa sull’India”, “Nuova Delhi non si schiererà con Washington contro Pechino”…
Non sfugge, però, la tempistica della visita di Sullivan, giunto a Riad il giorno prima della votazione fatidica sulla Siria. Evidentemente ha fatto un ultimo tentativo per evitare tale passo, ma non è riuscito. Una sconfitta della diplomazia Usa, come prova il fatto che i primi a rallegrarsi di quanto avvenuto sono state Russia e Cina, suoi antagonisti globali.
Il nuovo attivismo di Riad
Il passo è stato sofferto, come evidenzia il fatto che la riunione decisiva per il reintegro della Siria si è svolta a porte chiuse e che la decisione è stata presa a maggioranza (The Cradle accennava alla contrarietà del Qatar nell’articolo “Nemici fino alla fine”).
Il ritorno di Damasco nella Lega segna un altro punto a favore della diplomazia saudita, che l’ha fortemente voluto, esponendosi alle ritorsioni dei tanti nemici di Assad. È un momento molto importante per Mohamed Bin Salman, il quale, da motore della destabilizzazione regionale (per conto di altri), ha assunto il ruolo di motore del nuovo ordine mediorientale, come denota anche la distensione con l’Iran.
In tale prospettiva si colloca anche l’attivismo dispiegato nei confronti del conflitto sudanese, scoppiato alcuni giorni fa a causa della rivalità di due potenti signori della guerra locali e delle manovre neocon, che hanno alimentato le rivalità latenti.
Riad ha ospitato un summit tra le fazioni rivali (Guardian). Non c’è ancora un accordo, ma il solo fatto di aver portato i duellanti al tavolo dei negoziati è un risultato notevole. Vedremo.