Segnaliamo questo scritto, rivolto al pubblico francese ma a nostro parere valido anche per la visione politica dei nostri governanti.
di
: Michel Raimbaud*
* Michel Raimbaud, ex ambasciatore di Francia in Mauritania, Sudan e Zimbabwe. Ex direttore dell'Ufficio francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA).
A lui si devono numerosi lavori, particolarmente sul Sudan. Ha appena pubblicato presso Ellipses una nuova edizione del suo libro intitolato "Tempesta sul Grande Medio Oriente."
La
tragedia della Siria è entrata nel suo settimo anno. Incrostata
nell'attualità, fa parte del paesaggio. Ma i suoi 400.000 morti, i
suoi 2 milioni di feriti o di mutilati, i suoi 14 o 15 milioni di
profughi, sfollati o esiliati, il suo territorio devastato per più
del 60% e la sua economia rovinata dai saccheggi, dalle sanzioni e
dall'embargo, non suscitano emozione permanente.
In
effetti, visti dalle nostre "grandi democrazie" (le cui
lingue sono mondiali, i valori universali, la vocazione planetaria ed
i lutti sovranazionali, e che si considerano come l'essenza
dell'umanità o il non plus ultra della sua coscienza), i conflitti
dell'Oriente complicato sono stancanti, quando non francamente
ermetici.
Per
ravvivare la fiamma della compassione, occorre una di quelle enormi
bugie di cui si ingozzano gli intellettuali, i media e le politiche
dell'Occidente benpensante. Quindici anni dopo l'Iraq, il trucco
delle armi chimiche fa ancora molta presa: Colin Powell,
l'imbroglione del 2003, deve essere contento... I signori della
guerra e i loro fiancheggiatori, tra cui i truffatori
dell'umanitarismo sono comunque soddisfatti. Non c'è mai il due
senza il tre: 2003, 2013, 2017. La manipolazione, i "false flag"
sembrano ancora efficaci ...
Le
nostre "élites" sbriciolate sono riuscite con questo tour
de force a posizionare i nostri paesi in prima linea in Libia, poi in
Siria, a fianco degli islamisti, dei terroristi e dei falchi
atlantisti del partito della guerra, senza chiedere il parere dei
Francesi, riuscendo anche, tramite un'intensa campagna pubblicitaria
a raccogliere l'adesione di molti settori della pubblica opinione. La
dolce Francia è ripartita bel bello nelle sue tristi epopee
coloniali. Viva il Padre Bugeaud, viva François Georges Picot e i
suoi accordi tra le quinte, viva Jules Ferry e la fottuta missione
civilizzatrice...
I nostri intellettuali che sognano di
combattere contro il legittimo governo siriano, questo Stato ribelle
che osa tener testa all'Occidente, i nostri media che hanno la fissa
dell'urgenza di bombardare Damasco o "Bashar", i nostri
politici sospesi come dei disperati alle mammelle dell'atlantismo e
delle sue succursali, possono rassicurarsi. Dandosi un Presidente
"imprevedibile" che si diceva non interventista se non
pacifista, il loro maître americano gli aveva fatto prendere uno
spavento! Votato dal "Paese profondo", Trump non ha
resistito a lungo alle pressioni dello "Stato profondo":
ecco un presidente che bombarda come gli altri ... Ouf!
Questo
atroce conflitto si inscriverà a caratteri cubitali rossi nel
guinness della vergogna e i portabandiera della sedicente "comunità
internazionale" di questo inizio millennio figureranno nella
hit-parade dell'indegnità, tra due Nobel per la Pace. A queste
persone senza fede, né legge, né vergogna che non hanno altro
orizzonte che quello della loro improbabile elezione, non gliene può
importare di meno, ma sarà solo nelle pattumiere della storia che si
ritroverà traccia della loro memoria.
La
tragedia siriana è l'epicentro dello scontro che minaccia la pace
nel mondo. Invece di dissertare circa le sottigliezze della politica
degli Stati Uniti, le angosce dell'Occidente ipocrita e le marziali
dichiarazioni dei nostri miseri dirigenti, sarebbe saggio cercare le
radici del male là dove sono con tutta evidenza: è la debacle del
diritto internazionale sotto i torti prodigati da un quarto di secolo
dall'Occidente arrogante, prepotente e sicuro di sé, che ha portato
a questo mondo caotico, immorale e pericoloso in cui ormai viviamo,
questo mondo che noi rischiamo di lasciare in eredità ai nostri
figli.
Il momento unipolare americano (1991/2011) ha permesso
al "più potente Impero che sia mai esistito sulla superficie
della Terra" di distruggere le basi della legalità
internazionale, stabilendo il nuovo ordine mondiale voluto dai falchi
di Washington. Questo si tradurrà a tempo di record nell'abbandono
dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite:
sovranità, non ingerenza, diritto dei popoli
all'autodeterminazione, diritto di ogni Stato a scegliere
liberamente la propria forma statuale e politica non condizionato da
interferenze straniere, obbligo di negoziare in caso di conflitto
prima di ricorrere all'uso o alla minaccia dell'uso della forza. La
"comunità internazionale" atlantica troverà la sua
lampada di Aladino in un concetto miracoloso, la "responsabilità
di proteggere" (R2P): la versione riveduta del diritto di
interferire dalle connotazioni troppo colonialiste. Le Nazioni Unite
(ONU) verranno strumentalizzate, o ignorate quando il motore
unipolare sperimenterà i suoi primi fallimenti: si farà grancassa
sulle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza quando dice "sì,
sì, sì", ma si farà finta di niente quando dirà di no.
Di
fronte a Stati qualificati "canaglia", spesso arabi
/musulmani, o percepiti come cripto-delinquenti come la Cina e la
Russia, l'America e i suoi alleati si erigeranno a "comunità
internazionale", centro "civile" del nuovo ordine
mondiale. In realtà, sarà la legge della giungla che si installerà
sulle rovine della legalità internazionale, il mondo extra-atlantico
vedrà quindi il suo statuto ridotto a quello di una zona di
senza-diritti. Sul loro vasto campo di avventura, i neocons
giocheranno al "caos creativo" e si divertiranno a
terrorizzare i "nemici" secondo le ricette della "teoria
del folle" di Nixon: l'America deve veicolare l'impressione che
i suoi dirigenti sono imprevedibili. I risultati saranno
impressionanti, non certamente in termini di "democratizzazione",
ma in ciò che riguarda la normalizzazione o addirittura la
distruzione degli Stati repubblicani, sanamente laici e nazionalisti.
La
guerra che infuria in Siria attualmente è ormai universale, tanto
sono numerosi e diversi gli attori, le poste, i secondi fini, gli
interessi. Tuttavia, non è un confronto classico: ufficialmente però
non si può parlare di uno stato di guerra, poiché nessuno ha
dichiarato guerra alla Siria, come lo vorrebbero le norme delle leggi
del guerra e/o la consuetudine diplomatica.
A
Mosca, si ripete "Gli Stati che si sono fuorviati nel sostegno
al terrorismo, continuano a farlo e meritano di essere giudicati da
un tribunale internazionale simile a quello che ha giudicato il
nazismo." Ora la Siria è dalla primavera 2011 la vittima di una
"guerra di aggressione", il tipo di guerra qualificata
un'altra volta di notte e di nebbia dal Tribunale di Norimberga ,
come "crimine internazionale supremo": "Scatenare una
guerra di aggressione non è solamente un crimine internazionale; è
il crimine internazionale supremo, non differendo dagli altri crimini
di guerra se non perché contiene sé il male accumulato di tutti gli
altri" . E' il crimine per eccellenza. E nel caso specifico
della Siria, un crimine con premeditazione, pianificato dagli
"strateghi."
Come
Iraq, Libia, Somalia, Palestina, ecc... la Siria è oggetto di un
tentativo di "politicidio", (che nel caso di uno Stato è
come si trattasse di un omicidio nei confronti di un essere umano)
verso le istituzioni, il governo, la sovranità, l'integrità, le
autorità politiche, i simboli emblematici, le forze armate, le
risorse, le basi, le infrastrutture dell'economia, l'identità dello
Stato, sono stati messi nel mirino singolarmente e nel loro insieme.
Le
operazioni possono declinarsi in smantellamento, spartizione,
smembramento dello Stato nazionale. Gli attacchi sono effettuati in
tutte le direzioni: politica (la destabilizzazione, il cambio di
regime), umanitarie (responsabilità di proteggere, progetti di zona
di esclusione, corridoi), militari (bombardamenti, attentati,
provocazioni, attacchi, raid), psicologico e mediatico (la menzogna,
la manipolazione, l'intossicazione "false flag", il
lavaggio dei cervelli). Nel frattempo, il popolo siriano è il
bersaglio di un "etnocidio", un termine che descrive
l'attività di decostruzione e disgregazione in atto. L'obiettivo
generale è quello di rompere la sua coesione, che non è il prodotto
di trent'anni di mandato francese e neanche di quattro secoli di
impero ottomano, ma il risultato di una storia plurimillenaria, prima
ancora dell'avvento del Cristianesimo e dell'Islam.
Le
sanzioni sono armi di distruzione di massa finalizzate a minare una
società civile e laboriosa. Tutti i mezzi del resto sono utilizzati:
è necessario spingere i siriani a fuggire dal Paese, costringere le
minoranze all'esodo, provocare l'emorragia delle élites, al fine di
prevenire la successiva ricostruzione del tessuto sociale nazionale.
La
"condanna a morte del popolo siriano" e la distruzione
della Siria, "madre della nostra civiltà" e "seconda
casa di ogni uomo civile" sono parte integrante del crimine per
eccellenza.
Alla
fine, è necessario chiamare le cose con il loro nome: gli aggressori
della Siria legale, della Siria sovrana che agiscono in violazione
del diritto internazionale sono delinquenti e criminali. Sono inoltre
anche dei bugiardi impudenti indegni di governare o di pretendere di
governare. I bombardamenti USA sulla base aerea di Al Shuairat non
sono un "messaggio forte" di Washington, come dicono il
tale o il tal altro esteta, ma un crimine aggiuntivo.
È
tempo che la "Grande Nazione" si svegli e che i dirigenti
più degni riprendano in mano il proprio destino politico, la propria
indipendenza, che la Francia ritorni ad essere quell'eccezione che
faceva la nostra fierezza. È tempo che i suoi intellettuali si
ricolleghino con la tradizione dei loro grandi antenati. È tempo, ed
è anche urgente raddrizzare la barra di questa imbarcazione pazza e
disorientata che è diventata la Francia, tanto sono grandi e
spietati i pericoli per questo nostro mondo. Volevo dire, è tempo
che i diplomatici per i quali il diritto internazionale dovrebbe
essere la Bibbia, e il cui il mestiere è di cercare la pace,
espellano l'occupante abusivo come il cuculo nel nido dei falchi.
Dobbiamo
dire no e no e no alla guerra che i piccoli e i grandi di questo
mondo presentano come un'opzione banale, rannicchiati e nascosti nei
loro privilegi, nelle loro certezze e la loro ordinaria arroganza.
E' necessario che la Francia ritrovi il cammino della legalità
internazionale e del diritto delle Nazioni Unite: La nostra Pace ha
questo prezzo.
(Trad dal francese di Gb.P)