2° parte, leggi la prima parte qui
A Damasco oggi è un giorno flagellato da orribili attentati, vengo accolta perciò in un quartiere periferico da una meravigliosa famiglia cristiana nella quale faccio l'esperienza dell'accoglienza affabile dei siriani verso una persona sconosciuta abbracciata come un'ospite di onore.
Ho così l'occasione di incontrare un gruppo di ferventi cristiani, coinvolti in un'esperienza di adesione personale e radicale alla fede dalla paternità intelligente del Padre dott. Chihade Abboud (abuna Chihade) che prima era il loro parroco e che ora in un diverso servizio sostiene e sorregge altri giovani cogliendone e valorizzandone i desideri, le idee, le speranze, i meriti.
Hussam
fa di mestiere il parrucchiere e mi racconta la sua straordinaria
esperienza di conversione, grazie ad un miracolo ricevuto: “Il 25
settembre 2009 ero nel mio negozio quando ho avuto un infarto, il mio
amico Issa mi ha praticato il massaggio cardiaco, quando sono
arrivato l'ospedale il mio cuore era già fermo da 20 minuti ma con
lunga stimolazione cardiaca ha ripreso. Mentre ero in coma ho visto
la Santissima Madre di Dio e tre persone dalla brutta faccia, io
chiamavo la Madonna e lei li ha cacciati, mi ha preso per mano e io
mi sono visto nella vita. Da quel momento ho percepito che la mia
vocazione era essere strumento di Dio per diffondere la Sua parola,
io non so parlare, quello che dico è opera Sua. I miei genitori
erano morti e da allora Maria e Gesù sono mia madre e mio padre. Nel
tempo trascorso in ospedale, i medici dicevano che se anche fossi
sopravvissuto avrei avuto delle gravissime menomazioni. Io non sapevo
né leggere né scrivere e invece ho imparato a leggere dal Vangelo
fidandomi di quello che dice 'chiedete prima il regno dei Cieli e
tutto il resto vi sarà dato in sovrabbondanza, parlerete ma sarà lo
Spirito Santo che parla in voi'. Prima ero un bestemmiatore, adesso
nessuno davanti a me può dire una parolaccia. Come dice San
Paolo, l'amore può spostare anche le montagne, Ed io sento che
quello che dice San Paolo 'guai a noi se non evangelizziamo' è
diventata la mia missione”.
Ogni
giorno Hussam nel suo negozio ha un canale cristiano sintonizzato sul
televisore e a tutti parla di Dio, il suo amico Issa ugualmente,
quando non ha lavoro trascorre il tempo tra i clienti del negozio,
sia cristiani che di altre religioni.
Anche Rami nel suo lavoro di artigiano, continua a rapportarsi con quelli che incontra sentendo come prima missione la testimonianza dell'amore cristiano; insieme fanno i sacrestani della chiesa del villaggio.
Anche Rami nel suo lavoro di artigiano, continua a rapportarsi con quelli che incontra sentendo come prima missione la testimonianza dell'amore cristiano; insieme fanno i sacrestani della chiesa del villaggio.
Hussam
non ha alcun timore di parlare del Vangelo a tutti, non nega a
nessuno una copia dal Vangelo perchè sia un nutrimento
spirituale per tutti; queste persone poi continuano frequentare il negozio per sentirlo
e dialogare con lui.
Issa
per motivi di lavoro è andato in Libano per cinque anni: “Quando
lavoravo in Libano, io ero l'unico cristiano del gruppo, all'inizio nessuno
voleva stare con me e quando veniva l'ora di pranzo si radunavano tra
di loro e io restavo sempre in un angolo da solo. Ma poco a poco,
vedendo come mi comportavo hanno cominciato a chiedermi ' parlaci di
Cristo' ed io rispondevo 'amatevi gli uni gli altri e capirete
veramente Cristo, basta avere amore, questo serve di più che non
raccontarvi quello che Lui ha fatto, avere amore è l'unico
insegnamento'. Quelle persone avevano una mentalità uguale a
quella degli estremisti, anche se non uccidevano... Alla fine
diversi di loro vedendo come io li trattavo lasciavano il gruppo e
venivano a mangiare con me. Era successo che loro avevano fatto
alcuni errori nel lavoro e io assumevo la responsabilità per quegli
errori, che non avevo fatto io, al posto loro prendevo la colpa su di
me e loro si domandavano il perché, e io rispondevo 'Cristo ha
portato su di sé i nostri peccati e io allora non posso prendere su
di me un errore che avete fatto nel lavoro? Sono semplicemente un
alunno del mio Maestro'. Un giorno sono riuscito a portare uno di
loro nella chiesa e gli ho fatto vedere come loro pregano solo
per la propria grande nazione e invece noi
preghiamo per tutti, anche per quelli che ci odiano”.
“Per
dialogare con i musulmani è importante sapere che cosa dice il loro
Corano e la loro sharia” dice Hussam. “Un giorno è venuto nella nostra chiesa un gruppo di musulmani per fare gli auguri
di Pasqua, dalla scuola del gran mufti, e con loro anche quattro donne
dottori nella sharia a cui ho fatto visitare la chiesa e che ancora
oggi vogliono approfondire il discorso della nostra fede: guai a un
cristiano che si glorifica non nella croce di Cristo, questa è la
nostra sola gloria! Issa stava seduto con il grande
imam e sentiva nell'altra stanza Hussam che annunciava alle donne
apertamente Cristo ed era impressionato dalla forza della sua
testimonianza, e dalla sfida che rivolgeva loro soprattutto rispetto
a come viene considerata la donna nel Corano mentre noi cristiani
sappiamo che la donna non sta né sotto nè sopra ma sta a fianco
dell'uomo, come ci mostra il racconto biblico della creazione della
donna presa dalla costola dell'uomo”.
Issa
è costruttore e si è specializzato nel cantieri che edificano
chiese: “Una volta stavo sistemando la croce in cima alla cupola
della chiesa, alta 30 m. La croce di ferro era molto pesante, ci
volevano due persone ma io l'ho portata sulle spalle, stavo arrivando
sulla cima e mi sono accorto che stavo per cadere, ma qualcuno mi ha
preso da dietro e mi ha dato l'appoggio. Pensavo che fosse il mio
compagno, dietro di me, quindi ho finito di mettere la croce e appena
terminato di fissarla ho guardato dietro e mi sono accorto che non
c'era nessuno, però per tutto il tempo in cui saldavo la croce io
ho avvertito una mano che mi sosteneva con forza. Da allora in poi ho
dedicato tutte le mie energie alla costruzione di chiese”.
Rami
è un orefice e con i due amici formano un gruppo di preghiera che ha
un'intensità percepibile e continua ad attrarre per la sua forza di
convinzione tanta gente, nonostante adesso il loro ex-parroco, così
importante nell'aver destato e sorretto la loro convinzione, non sia
più con loro.
Rispetto
alla crisi che sta vivendo la Siria, essi vedono in qualche modo un
disegno della Provvidenza, proprio attraverso la grande fuga dei
giovani verso l'Europa e altri paesi: sono convinti che sia la nuova
via dell'evangelizzazione e di una vita di fede rinnovata proprio per
i paesi in cui i siriani cristiani andranno a vivere. Un amico
emigrato in Olanda ha raccontato in che modo il suo gruppo frequenta là tutte le domeniche la chiesa e la gente del posto ne è così colpita
che si è unita a loro per ritornare a frequentare la chiesa con
nuovo fervore. “Forse tutto questo è stato permesso proprio perché
noi cristiani di Oriente veniamo ad evangelizzare voi in Occidente.
L'unica cosa che ho chiesto a mio figlio di prendere con sé, adesso
che sta per partire per il Canada, è la Bibbia".
“Siate
forti nella fede, è di questo che hanno bisogno i fedeli dell'islam
che giungono da voi”.
E
quando chiedo loro se ritengono che i cristiani della Siria sono così
forti nella fede da essere disposti a sacrificare la vita per restare
fedeli a Cristo, tutti i presenti, senza eccezione, grandi e bambini,
mi rispondono: “ Io sono pronto, solo Cristo è la vita. Dobbiamo
pregare certamente perché solo la forza della fede ci sostenga nel
non rinnegare Cristo e non mi sia permessa la tentazione e che io
abbia il coraggio di dire 'rinnovo la mia fede in Cristo'. Il nostro Dio è un padre di famiglia che ha tanti figli: potrebbe mai
ordinare a uno dei suoi figli di uccidere l'altro? È illogico! Dio
non può ordinare qualcosa di male, per questo è compito di ogni uomo la capacità di discernere se
veramente viene da Dio l'ordine di uccidere l'altro, di non
rispettare la dignità dell' uomo e soprattutto la donna!. Il vero
pericolo viene dal diffondersi nel mondo della mentalità degli
estremisti, tra i musulmani della mentalità di Daesh, che sta
pervadendo l'Islam. L'Islam è una evoluzione della legge
giudaica. Alcuni
poteri mondiali vorrebbero renderci persone insignificanti,
senza forza, e disunite. È un progetto di male che sarà sconfitto
solo quando noi cristiani saremo uniti. Nel nostro quartiere a
maggioranza cristiano c'è un settore musulmano, un giorno circa trecento di loro hanno organizzato una incursione per prendere
le donne e uccidere gli uomini, stavano per entrare quando quel
giorno è caduta una grandine fortissima e lì abbiamo sperimentato
la forza e la protezione di Dio nella nostra debolezza. E come è
vera quella parola del Signore 'non abbiate paura, Io sono come voi
sino alla fine dei tempi'”.
Continua
Hussam: “Noi siamo sei fratelli, un pomeriggio alle 4:30 arriva la
notizia che un mio fratello è stato rapito, sono entrato io nel
quartiere dei rapitori e ho cominciato a gridare che dovevano
lasciarlo libero entro sera perché tutti noi sei fratelli eravamo
disposti a morire insieme: bene, alle 10 di sera mio fratello
era libero”.
“Daesh
è uno
dei gruppi di estremisti a cui sono state inculcate queste idee
promettendo piaceri, sesso e guadagni, facendo come il cancro che si
insinua nel corpo dell'uomo dal punto più debole e da lì si
diffonde. Perché quei potenti del mondo non hanno scelto i
cristiani per farli diventare Daesh? Questi gruppi non sono nati
oggi, ma 10-15 anni fa, li preparavano e rifornivano, e adesso gli
hanno chiesto di alzarsi e li fanno spostare da un paese all'altro e
inculcano loro l'idea che i cristiani sono ricchi e bisogna prendere
le loro case, donne, beni”.
Gli
amici mi raccontano una specie di allegoria per spiegarmi che
purtroppo la guerra non ha unito i cristiani e non ha creato una vera
solidarietà per difendersi gli uni gli altri: di fronte alla
trappola ognuno ha cercato di scansarla singolarmente, e in questo
ognuno ci ha rimesso, perché la trappola era per tutti non per uno
singolo. “Solo adesso stiamo imparando che dobbiamo essere uniti
per combattere insieme contro questa trappola. Siamo infinitamente
grati ai nostri “abuna” che ci accompagnano in questo cammino
retto di fede”.
Ma
quando alla fine domando: “c'è un futuro per i cristiani in
Siria?”, scuotono il capo e citano il Vangelo: “Oggi siamo certi
solo di una cosa: noi siamo pellegrini sulla terra, la nostra
abitazione è nel cielo e l'unica roccia su cui costruire la nostra
casa è Cristo”.
Fiorenza