« I governi occidentali si rendono conto che stanno distruggendo la presenza cristiana in Medio Oriente? Perché la democrazia si “esporta” solo in Siria?»
a porre queste domande è monsignor Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo, la città martire, dove più che altrove divampa l’incendio che sta consumando la Siria.
da PiccoleNote - 27 febbraio 2013
intervista di Davide Malacaria
Ci parli della situazione attuale
Ci sono città relativamente tranquille, altre in cui la
guerra infuria. Ad Aleppo i combattimenti sono continui. Manca carburante,
elettricità, acqua. Perfino l’acqua potabile scarseggia e pure il pane a volte.
I ricchi hanno già abbandonato il Paese, ma anche tanta povera gente che ha
perduto tutto: centinaia di migliaia di sfollati, fuori e dentro i confini
nazionali. Noi cerchiamo di stare vicino alla popolazione come possiamo. I
gesuiti hanno una mensa che fornisce 8.000 pasti al giorno. Ma ogni comunità
cristiana cerca di fare qualcosa per aiutare la popolazione, sia musulmani che
cristiani, ovviamente. Sono opere che nascono grazie ad aiuti diversi; anche i
musulmani ci aiutano finanziariamente per portare avanti queste opere di
carità. C’è una grande fraternità, non si tiene conto delle diversità
religiose. Una caratteristica antica di questo Paese.
Già, sono tanti a parlare di una convivenza felice prima di
questa guerra.
E dicono bene. Anni fa, quando ancora non c’era il regime di
Assad padre, avevo sempre la polizia segreta alle costole. Quando abbandonai il
Paese, andarono dalle suore che stavano con me a chiedere informazioni per
sapere come avessi fatto a lasciare la Siria. Quando sono tornato era tutto
cambiato. Si poteva stare fino a tardi per le strade tranquillamente. Ho potuto
girare in lungo e in largo la Siria senza alcun impedimento. C’era libertà e
rispetto reciproco. A maggio facevamo le processioni lungo le vie di Aleppo alle
quali i musulmani guardavano con curiosità e rispetto. A Natale e a Pasqua i
capi religiosi islamici venivano a farci gli auguri e noi ricambiavamo
all’inizio e alla fine del Ramadan. Ma incontri simili erano frequenti ben al
di là di queste occasioni. I diritti erano uguali per tutti, tanto che il
governo annoverava ministri cristiani. Anche adesso il ministro della Difesa è
un cristiano.
Poi è iniziata la rivolta.
Sì, sull’onda delle primavere arabe che tanto scompiglio
hanno portato altrove. A ogni manifestante disposto a scendere in piazza a
gridare contro Assad venivano corrisposti dieci dollari. E altri dieci per ogni
persona che riusciva a portare con sé. Se portavi venti persone, potevi
metterti in tasca duecento dollari, quanto un siriano medio guadagnava in un
mese…
Dicono ci fosse un grande malcontento.
In tutti i Paesi c’è sempre un malcontento contro il
governo. In Italia non c’è? Anche in Siria c’era, ma molto circoscritto, la
gran parte del popolo stava con Assad. E anche adesso. Comunque di cose se ne
sono inventate parecchie: c’è la favola secondo la quale in Siria fosse in
vigore la legge marziale, che il regime avesse limitato la libertà con la scusa
di uno stato di emergenza. Tutte invenzioni. C’erano leggi vecchie, forse, ma
non sono mai state applicate. Nessuno qui le ha mai viste.
Veniamo alle ingerenze esterne.
Ingerenze, già. In Arabia Saudita gli imam chiamano alla
guerra santa contro Assad. E poi c’è la rete di Al Qaeda che recluta in zone
già teatro di guerra come Afghanistan, Libia, Iraq… Infine c’è l’Occidente che
vuole portare la democrazia in Siria. Quale democrazia? In Italia c’è
democrazia? E altrove? Cos’è la democrazia? Hanno iniziato con la guerra in
Afghanistan, poi c’è stato l’Iraq, quindi la Libia… quale democrazia è fiorita?
Mi pare che l’unica conseguenza di questo attivismo per “esportare” la
democrazia siano state immani devastazioni e la progressiva diminuzione della
presenza cristiana in Medio Oriente. Dopo tutte queste guerre i cristiani
stanno sparendo dai Paesi arabi, ponendo fine a secoli di convivenza. Per i
ribelli siriani gli alawiti [il ramo islamico cui appartiene Assad e la classe
dirigente del Paese, ndr] e i cristiani sono la stessa cosa: un nemico da
uccidere. Mi chiedo se in Occidente capiscono o non capiscono… (la ripete
questa domanda e la scandisce).
Il regime ha consentito lo svolgimento di elezioni…
Al voto ha partecipato tanta gente. Bisogna fare i passi uno
alla volta. La democrazia deve maturare poco a poco, dall’interno del Paese,
non deve essere imposta da altri. D’altra parte, quando c’erano le elezioni in
Egitto, Mubarak prendeva il 99% dei consensi e nessuno in Occidente diceva
niente…
L’Arabia Saudita, il Qatar, Paesi sunniti, tentano di far saltare
Assad anche per indebolire l’Iran. A proposito di democrazia: in Bahrein una
minoranza di sunniti governa sulla maggioranza sciita che è praticamente senza
diritti. Da tempo ci sono scontri e repressioni. Perché nessuno ne parla? C’è
poi l’Arabia Saudita, dove sciiti e cristiani non godono di alcun diritto. Non
si può costruire una chiesa, celebrare una messa e c’è la polizia religiosa
pronta a intervenire in caso di violazioni minime. Perché la democrazia si
“esporta” solo in Siria?
La sua città sembra essere al centro di questa guerra.
All’inizio era tranquilla, poi otto o nove mesi fa il
conflitto è arrivato anche da noi. Questo perché la gente di Aleppo non era
scesa in piazza a protestare contro Assad. Ora lo fa, ma per protestare contro
tutte e due le parti: chiede di essere lasciata in pace. Da tempo poi si è
diffusa la piaga dei sequestri. Rapiscono povera gente e poi chiedono riscatti
altissimi. Si fanno collette tra i cittadini, si tratta sulla cifra da offrire
per il rilascio. È un modo criminale per finanziare la guerra di ribellione,
anche se a volte a compiere azioni simili sono solo banditi comuni.
Sembra che ci siano alcuni spiragli per poter aprire un
negoziato.
Per giungere alla pace occorre iniziare un dialogo senza
pre-condizioni. Al momento tutti mettono pre-condizioni che per l’altra parte
sono inaccettabili. Così non si va da nessuna parte: bisogna mettersi attorno a
un tavolo e trattare. La pace è troppo importante…
In questa tempesta, lei rimane in Siria.
Sì e questo desta meraviglia tra la mia gente. Sono uno
straniero, potrei andar via. Ma il Signore non ci ha detto di star comodi.
Siamo lì per annunziare Cristo, anzitutto con la testimonianza e l’esempio. San
Francesco diceva: non andate in giro a fare tanti discorsi, ma date
testimonianza con la semplicità della vostra vita. Stare vicino al popolo, in
questo momento, è dare testimonianza di Gesù.