Noi costruiremo con mattoni nuovi.
Vi sono mani e macchine
E argilla per nuovi mattoni
E calce per nuova calcina.
Dove i mattoni son caduti
Costruiremo con pietra nuova,
Dove le travi son marcite
Costruiremo con nuovo legname,
Dove parole non son pronunciate
Costruiremo con nuovo linguaggio.
C'è un lavoro comune,
Una Chiesa per tutti,
E un compito per ciascuno:
Ognuno al suo lavoro.
da: Cori da "la rocca" di T.S. Eliot
Lettera da Aleppo del 3 ottobre 2012
(lettera n° 5)
Oramai da 10 settimane è iniziata la guerra in Aleppo E' stata chiamata "la battaglia decisiva ": quale dei due campi la vincerà,
regnerà sulla Siria. Decisiva, di fatto
lo è: per l’ampiezza di distruzione, incendi, tragedie umane, gli innocenti
morti e il numero degli sfollati; e non è finita, a quanto pare i diversi
"attori" hanno optato per il
deterioramento della situazione, il che porterà ancora più distruzione e morte.
Nonostante i feroci combattimenti, bombardamenti, tiri di mortaio, autobombe e
attacchi lampo dei ribelli, la situazione sul terreno non è cambiata, Aleppo è
sempre tagliata in due con una linea del fronte che ha piccole modifiche ogni
giorno.Il quartiere di Jabal Al Saydé dove si trovano le 4 scuole rifugio degli sfollati di cui ci prendiamo cura era il più sicuro, in quanto situato nella zona più a nord di Aleppo (le battaglie hanno luogo principalmente nella parte orientale e nelle zone a sud della città). Ma la scorsa settimana, due eventi hanno scosso il quartiere: Venerdì 28 settembre i ribelli hanno fatto un’incursione di poche ore, subito respinto dall'esercito regolare, ma lasciando diversi morti sul campo e i rifugiati molto preoccupati. E Domenica 30 settembre diversi colpi di mortaio sono caduti a pochi metri dalle scuole facendo molto danni e per fortuna nessuna vittima. Alcune famiglie sfollate sono fuggite in altri posti più tranquilli (per alcuni, era il terzo o quarto spostamento) e sono stati rapidamente sostituiti nelle scuole dai nuovi arrivati. E molte famiglie cristiane che vivono nella zona sono fuggite dalle loro case e sono venute a rifugiarsi nel convento dei Fratelli Maristi.
Il nostro gruppo "I Maristi Blu" continua (va
detto in tutta umiltà, con grande coraggio e cuore impavido) a sostenere le
1200 persone sfollate alloggiate nelle quattro scuole di Jabal Al Saydé
fornendo prodotti alimentari, cibo per sopravvivere (compreso il latte per neonati
e bambini) e i prodotti di igiene (pannolini, sapone ..); offrono cura per le malattie
acute che colpiscono i senza tetto o a quei malati che hanno patologie croniche
(diabete, ipertensione ...) ; si occupano dei bambini e danno accompagnamento alle
madri.
Di recente, abbiamo iniziato un nuovo progetto per gli
sfollati: "VOGLIO IMPARARE" , Padre Georges Sabe lo ha ben presentato
sulla pagina Facebook del Maristi- Aleppo:
"Voglio imparare, mi piace imparare! Abbiamo ascoltato
con i nostri cuori! Piccoli e grandi, ci
hanno chiesto una matita, un quaderno per scrivere, per imparare! Cinque volte cinque!
Come scrivere uno, due, tre, quattro, cinque? Dare un'occhiata a ciò che
scrivo, sono le parole della speranza, parole d'amore, parole di ringraziamento,
parole di fiducia e di fede.
Ho il mio essere grazie ai vostri occhi, i vostri occhi
teneri, amorosi. Per tutti loro: adulti e bambini, stiamo lanciando il nostro
nuovo progetto: IO VOGLIO IMPARARE. Le loro scuole non hanno aperto le loro
porte, noi offriamo i nostri cuori, in modo che essi vi possano scrivere di
propria mano una nuova pagina della loro vita, una vita che supererà l'odio e
la violenza, una vita, un canto d'amore che non avrà mai fine! “
Tutto quello che facciamo non sarebbe stato possibile senza
il generoso sostegno di benefattori dall'estero, solidali con l'invio dei doni, in particolare
attraverso Françoise Parmentier. A lei e
a tutti voi vogliamo dire un grande grazie. Vogliamo fare in modo che tutte le
donazioni ci giungano immediatamente e siano
pienamente gestite attraverso il conto bancario dei Fratelli Maristi del
Libano. Con i soldi a nostra disposizione, abbiamo comprato sul posto tutto quanto è necessario e non spendiamo una
lira per costi amministrativi o di funzionamento. Tutto ciò che viene prelevato
va ai beneficiari. Il nostro lavoro si basa su un volontariato totale. Come pure
i prodotti distribuiti, li troviamo in loco; non tutto è disponibile per tutto
il tempo, ma i commercianti trovano il modo per accedere a volte ai loro
magazzini situati in aree pericolose con il pagamento di un
"riscatto", o di portare i prodotti da altre città siriane pagando
"diritti di passaggio" ai ribelli, che in caso contrario, se ne approprierebbero.
In conclusione, vorremmo condividere con voi che un’ amica svizzera
ci ha inviato e che ella ha sentito Domenica scorsa su “ la cultura Francia”:
"Nella parte più profonda della vostra vita, il Signore
depositi speranza. Nel palmo delle vostre mani, il Signore depositi il suo
amore. In fondo ai vostri occhi, il Signore depositi la sua luce. Nel fondo del
vostro cuore il Signore depositi la sua pace. "
PS Alcuni si sono
chiesti perché le lettere non sono state firmate. Questa volta lo sarà:
Nabil Antaki, Per "I Maristi Blu"
http://www.paroisse-anet.fr/docs/lettre_n_5_du_3_octobre_2012___alep.pdf
http://www.paroisse-anet.fr/docs/lettre_n_5_du_3_octobre_2012___alep.pdf
Il Sinodo prega per la Siria
da L'Osservatore Romano , 10 ottobre
«Preoccupati per la tragica situazione in cui versa il popolo siriano — ha detto
l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale, in apertura dei lavori
della terza congregazione generale questa mattina, martedì 9 ottobre, alla
presenza di Benedetto XVI — il Papa e i padri sinodali assicurano la loro
vicinanza alla gente di questa terra martoriata,
scossa da tanta violenza. Assicurano altresì la loro costante preghiera per le
vittime di tanta barbarie, che sono soprattutto persone povere e bambini.
Chiedono al Signore che guerra e violenze possano presto finire e che si trovi
finalmente una giusta soluzione».
Il Patriarca Gregorio III: “L’Anno della Fede sia l’Anno della Riconciliazione”
“Noi cristiani in Medio Oriente – spiega Gregorio III, Pastore della comunità greco-cattolica che in Siria conta oltre 500mila fedeli – ci sentiamo parte integrante del mondo arabo e in questo momento di difficoltà, di problemi, di paura, abbiamo maggiore bisogno di rafforzare la nostra fede, per essere portatori del Vangelo. La presentazione dei valori della fede, fatta nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, è molto importante: sta a noi fare nostro questo patrimonio – fatto di libertà religiosa, convivenza, cittadinanza, diritti, solidarietà, amore – per farne un programma ad extra. I cristiani hanno sempre ricoperto un ruolo fondamentale in tutto il Medio Oriente per la cultura, l’arte, l’educazione e il lavoro sociale, e intendono continuare a essere lievito nella società”.
Diretta espressione della fede è, per il Patriarca, la proposta della riconciliazione in Siria: “La riconciliazione – ammonisce – è l’unica via possibile: altrimenti la Siria va incontro alla morte. Nel conflitto che prosegue in Siria, trionfa il caos e non vi sono risposte adeguate. Nessuno ne ha, né il governo, né l’opposizione, né la comunità internazionale. Siamo nel buio e, in questa situazione, la fede è la risposta e la riconciliazione è la nostra proposta”.
In tale stato di impasse politico, il Patriarca appoggia la proposta di una “nuova iniziativa diplomatica per mettere in pratica gli appelli del Papa”, lanciata ieri, attraverso l’Agenzia Fides, da Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, Metropolita siro-ortodosso di Aleppo. “Ben venga ogni iniziativa che promuove la riconciliazione: la parola riconciliazione – nota Gregorio III – è stata una costante, è sempre stata presente in ogni pur piccolo intervento del Santo Padre nel suo ultimo viaggio in Libano. La riconciliazione è la salvezza della Siria e dell’avvenire dei cristiani che, come dice San Paolo, si fanno ‘tutto per tutti’. La Chiesa non è pro o contro il regime, ma è una comunità che vuole dare una testimonianza di amore e che vuole salvare la Siria”.
Il Patriarca melkita riferisce, infine, una sua peculiare iniziativa: “Ho chiesto al Presidente del Libano, Michel Suleiman, di mandare i discorsi del Santo Padre, del recente viaggio libanese, ai leader di tutto il mondo arabo come messaggio di pace e convivenza che dal Libano si irradia in tutto il Medio Oriente. Questa è la risposta alle rivoluzioni arabe. E il Presidente ha accolto con favore questa mia proposta”. (PA) (Agenzia Fides 9/10/2012
Il pensiero dei padri sinodali, dunque, oggi è andato alle vittime del conflitto in Siria. Presente ai lavori in Vaticano il Patriarca greco-cattolico melkita di Damasco, Gregorio III Laham.
R. – Ringraziamo mons. Eterovic, segretario generale del Sinodo, che oggi ha ricordato la Siria. Io vorrei approfittare di questa situazione, in cui ho la possibilità di incontrare un così gran numero di persone provenienti da tutti i continenti, per far presente la situazione in questo tempo così tragico in Siria. La crisi siriana non riguarda solo la Siria, ma tutto il Medio Oriente e in particolare cinque Paesi, le cui vicende sono legate tra loro: Siria, Libano, Giordania, Palestina e Israele. In questi cinque paesi si può vivere liberamente la fede e i problemi di questi cinque Paesi, limitrofi ad Israele, e quindi più a contatto con il conflitto israelo-palestinese, sono molto importanti per l’equilibrio di tutto il Medio Oriente. Alla vita di questi Paesi è legata la pacifica convivenza tra islam e cristianesimo in Medio Oriente e la presenza stessa dell’islam in Europa. Tutto questo è legato.
D. – Quale il ruolo della Chiesa in Siria per la risoluzione del conflitto?
R. – Noi, come Chiesa, vogliamo tentare di presentare una via: come possiamo aiutare a superare questa crisi in modo equilibrato. Non vogliamo andare contro o a favore riguardo al governo: noi bypassiamo tutto questo! Noi vogliamo salvare il valore della Siria come realtà storica, unica. Non dimentichiamo che Gesù è nato in Palestina, il cristianesimo è nato in Siria: per questo voglio approfittare del Sinodo per levare la voce e parlare a quanti più possibili vescovi e cardinali provenienti da tutti i continenti per far presente loro questa missione della Chiesa in Siria, questo ruolo della Chiesa in Siria. Io ho presentato un documento dal titolo “Riconciliazione, l’unica via per l’avvenire e per risolvere la crisi della Siria e del Medio Oriente”. Se noi aiuteremo la riconciliazione in Siria, aiuteremo anche l’Occidente a dialogare con l’Islam.
D. – La testimonianza cristiana è, dunque, di aiuto per un cammino di riconciliazione?
R. – Per me, questo è molto importante. Credo che per l’avvenire della Chiesa, qualsiasi sia il governo che verrà, qualsiasi direzione ci sarà, la missione del credente è riconciliare e unire: questa sarà la salvezza della Chiesa e del suo ruolo e della sua missione in Medio Oriente.
D. – Anche oggi arrivano notizie di sangue e di guerra dalla Siria: l’ennesimo attentato kamikaze in una sede dell’intelligence a Damasco…
R. – Di nuovo, chiediamo all’Europa di incontrarsi con i Paesi arabi per cercare di comprendere come poter uscire da questa situazione. Il problema più grande è che nessun Paese ha una risposta alla situazione attuale. Perciò, dico che c’è bisogno di una solidarietà del mondo arabo e del mondo europeo per cercare una via d’uscita. Poi, chiediamo di pregare per la Siria: io credo molto alla forza della preghiera.
http://it.radiovaticana.va/articolo.asp?c=628292