Funzionerà il piano di pace di Kofi Annan, inviato speciale dell'Onu e della Lega araba? Lo sapremo alla mezzanotte di quest’oggi, ma le premesse non ci sono. Il calendario previsto dal piano indica che, entro il 10 aprile, il governo siriano ritiri truppe e armamento pesante da città e villaggi del Paese. Nelle successive 48 ore, poi, bisognerà che il cessate il fuoco bilaterale - sia da parte dell'opposizione che dei governativi - si stabilizzi in tutto il Paese.
continua la lettura qui;
http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=3835&wi_codseq=SI001 &language=it
Traduci
martedì 10 aprile 2012
domenica 8 aprile 2012
Papa: Cristo risorto dia pace e speranza ai cristiani perseguitati e al Medio Oriente
Il messaggio pasquale di Benedetto XVI
07/04/2012
"Cristo Risorto doni speranza al Medio Oriente,
affinché tutte le componenti etniche, culturali e religiose di quella Regione
collaborino per il bene comune ed il rispetto dei diritti umani. In Siria, in
particolare, cessi lo spargimento di sangue e si intraprenda senza indugio la
via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione, come è auspicato pure
dalla comunità internazionale. I numerosi profughi, provenienti da quel Paese e
bisognosi di assistenza umanitaria, trovino l'accoglienza e la solidarietà che
possano alleviare le loro penose sofferenze. La vittoria pasquale incoraggi il
popolo iracheno a non risparmiare alcuno sforzo per avanzare nel cammino della
stabilità e dello sviluppo. In Terra Santa, Israeliani e Palestinesi riprendano
con coraggio il processo di pace".
venerdì 6 aprile 2012
Drammatica testimonianza di Madre Agnes Mariam de la Croix
Ultime
notizie da Homs e Kusayr
Da
Madre Agnese Maria della Croce
traduzione dal francese di Mario Villani , redattore di "Appunti Attualità Politica Cultura"testo francese in ; http://www.maryakub.org/Article_dernieres_nouvelles_de_Homs_et_Qousseir_1_avril_2012.html
Alla
vigilia della Settimana Santa, quando noi contempliamo l'Agnello di Dio
vergognosamente tradito dal peccato del mondo accettato per la nostra salvezza,
vengo a inviarvi notizie recenti sulla nostra Diocesi. E' nostro dovere
informarvi sui veri sviluppi della conflitto in Siria. Lo facciamo affinchè
l'opinione pubblica faccia ogni pressione per risparmiare sofferenze al popolo
siriano.
Notizie
da Qara
Più
di trecento famiglie sunnite di Bab Amro sono rifugiate nel villaggio ed
aiutate dai membri locali dell'opposizione. Anche noi facciamo quello che
possiamo per aiutarli. Io sono intervenuta personalmente per la liberazione di
70 militanti incarcerati dopo il passaggio dell'esercito siriano dal nostro
villaggio. Ho espresso alta e forte la mia disapprovazione per i metodi
impiegati contro certi prigionieri che sono stati maltrattati per far loro
confessare dei presunti crimini legati al terrorismo delle bande armate. Noi
abbiamo dichiarato il nostro monastero aperto per ricevere i profughi ed i
sinistrati. Ci è stato riferito di un centinaio di bambini tra i 2 e i 10 anni
che sono stati raccolti tra le macerie di Bab Amro e che non hanno ancora
ritrovato i loro genitori. Noi cerchiamo di aiutarli e forse, una volta
completati i documenti, ne riceveremo qualcuno tra di noi. Questo dipenderà dal
Ministero degli Affari Sociali. Per questo scopo i vostri aiuti sono i
benvenuti.
Notizie
da Homs
A
Homs, città di un milione di abitanti, i due terzi della popolazione sono
fuggiti. Più del 90% dei Cristiani sono fuggiti, spesso senza avere il tempo di
portare nulla con sé. Centinaia di famiglie cristiane hanno abbandonato Homs e
la sua provincia per rifugiarsi nella Valle dei Cristiani, a Damasco o nella
sua provincia. I vostri aiuti sono arrivati e sono già stati distribuiti.
Tantissime grazie! Quando potremo raggiungere il parroco di Bab Sbah, a Homs,
ci darà la lista delle famiglie che ne hanno beneficiato. Questo perchè
possiate continuare ad aiutare serenamente, i vostri doni arriveranno tutti a
destinazione.
Alcune
famiglie sono ritornate per sorvegliare i loro beni. Una di loro racconta
questo episodio: “Abbiamo aperto la porta ed ecco!, il salone era pieno di
gente. Ci hanno portato i nostri pigiami e hanno mangiato insieme a noi. Gli
abbiamo chiesto cosa volessero. Imbarazzato il loro capo ci ha detto: quando
volete vi renderemo la vostra casa. Ma la realtà si impone, siamo costretti a
lasciarli fare ed arrenderci all'evidenza. La nostra casa non è più nostra.”Perchè diciamo che la gente è stata “costretta” a partire? Perchè progressivamente, ma efficacemente le fazioni armate dell'opposizione siriana hanno operato quella che può essere definita una “redistribuzione demografica”. Grazie ai franchi tiratori e ad atti di aggressione criminale hanno terrorizzato la popolazione civile non gradita: le minoranze alauita, cristiana, sciita ed anche molti sunniti moderati che non hanno voluto partecipare alle attività dei ribelli. Non è un genocidio massiccio, ma una liquidazione lenta.
A partire da agosto 2011 e più particolarmente da novembre, quando abbiamo potuto verificare la situazione con i nostri occhi, visitando Homs e Kusayr, noi abbiamo informazioni sicure e verificate di atti di barbarie contro la popolazione civile per obbligarla a desistere dalla normale vita civica e paralizzare le Istituzioni e lo Stato.
Dall'inizio dell'anno si sono registrati ripetuti atti di sabotaggio contro gli edifici scolastici, rapimenti di insegnanti e professori, minacce agli studenti e incendi e bombardamenti contro le scuole. Questo ha portato alla progressiva chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Le minoranze che vivono nei quartieri dove agiscono le bande affiliate all'opposizione siriana sono il bersaglio permanente di ogni vessazione: i loro beni sono saccheggiati, le vetture requisite, molti di loro sono presi in ostaggio solo per il fatto di appartenere ad una minoranza religiosa e non vengono rilasciati se non con il pagamento di un riscatto (fatto che ha provocato il fenomeno dei contro-rapimenti, con trattative per la liberazione degli ostaggi).
In particolare tutti i protagonisti della vita civile sono diventati un bersaglio privilegiato del terrorismo camuffato da resistenza armata: conducenti di taxi, mercanti ambulanti, portalettere, e soprattutto funzionari dell'amministrazione civile sono le vittime innocenti di atti che hanno superato il semplice assassinio per assumere gli aspetti più barbari del crimine gratuito: persone sgozzate, mutilate, sventrate, fatte a pezzi e gettate agli angoli delle strade o nell'immondizia. Non si è esitato a sparare su dei bambini per diffondere la disperazione come è stato nel caso del piccolo Sari, nipote del nostro tagliatore di pietre. Questi atti atroci sono stati sfruttati mediaticamente per attribuirne la responsabilità alle forze del Governo.
Noi stessi abbiamo potuto vedere come funziona questo stratagemma in occasione di una visita a Homs. Quel giorno abbiamo potuto contare almeno cento cadaveri arrivati all'ospedale, vittime dell'accanimento gratuito delle bande armate affiliate all'opposizione. Passando per via Wadi Sayeh abbiamo notato una vettura bruciata. Un uomo era stato appena preso di mira dalle bande armate perchè si era rifiutato di chiudere il suo negozio. La sua autovettura era stata fatta esplodere e lui letteralmente fatto a pezzi e gettato davanti alla saracinesca del suo negozio. Nel momento in cui noi siamo passati si erano radunati dei passanti. Ne abbiamo visti molti riprendere la scena con i loro telefonini. Mentre filmavano ne abbiamo sentito uno registrare queste parole indirizzate ad una catena satellitare: “ecco cosa devono sopportare i cittadini siriani da parte degli squadroni della morte di Bashar Assad”. Abbiamo fotografato tutto l'avvenimento e seguito le povere spoglie della vittima fino all'ospedale.
Con
la caduta di Baba Amro i combattenti si sono introdotti a Nazihin e Ashiri ed
hanno investito i quartieri cristiani di Warcheh e Salibi. Le case dei Cristani
sono state requisite. Da Hamidiyeh e dintorni fino a Wadi Sayeh, e più oltre
Bustan Diwan, si è ripetuto il medesimo scenario: le bande armate costringono i
Cristiani a partire, spesso con la forza, e saccheggiano le loro case, poi le
utilizzano per installarvi delle famiglie sunnite profughe o per scopi
militari. Ci hanno raccontato che le bande armate hanno bucato i muri divisori
che separano le abitazioni per poter circolare attraverso il quartiere senza
uscire nella strada. Dei quartieri interi si sono così trasformati in
casematte.
ULTIME
NOTIZIE DEL 30 MARZO 2012
I
quartieri di Bab Sbah, Warcheh e parte di quello di Hamdiyeh sono stati
svuotati dei loro abitanti. Bande di islamisti invadono i luoghi e si
introducono nelle abitazioni, le saccheggiano e poi le bruciano, facendo
credere che le forze governative le hanno bombardate. I terroristi, prima di
introdursi nei quartieri abitati dalle minoranze confessionali, li hanno
colpiti con mortai, razzi e missili LAU di fabbricazione israeliana. Se la
prendono con la popolazione civile non armata e nelle zone dove non c'è la
presenza dell'esercito regolare.
E'
falso dire che la popolazione civile è presa tra due fuochi. La verità è che in
molte zone i quartieri cristiani sono stati il bersaglio di un bombardamento
sistematico delle bande armate che hanno voluto vendicarsi perchè i Cristiani
non hanno aderito all'opposizione. Ma se l'avessero fatto avrebbero potuto
evitare di essere colpiti? Ne dubitiamo.
Secondo
l'agenzia cattolica Fides, la manovra delle bande armate è quella di investire
i quartieri a maggioranza cristiana per trincerarvisi. Si sta preparando un
terribile dramma: le bande armate hanno riempito il quartiere di esplosivo e
minacciano di far saltare tutto se l'esercito avanza.Dobbiamo dire che vi è molta confusione sugli obbiettivi delle fazioni armate dell'opposizione. Essendo divise tra di loro e agendo in modo indipendente, le loro azioni hanno differenti motivazioni. Non bisogna affrettarsi a gettare discredito sulle testimonianze dei Cristiani che, avendo avuto a che fare con queste bande armate, sono stati oggetto di una vera persecuzione. Non è più un mistero per nessuno che dei salafiti sono attivi a Homs in particolare ed in Siria in generale; è tuttavia vero che i Cristiani non sono sotto una persecuzione sistematica e generale in tutto il paese perchè i salafiti non sono dappertutto.
Sto
traducendo un articolo che chiarisce molte cose sulla presenza salafita in
Siria e Libano.
Notizie
dell'ultima ora: il famoso ”curato di Bab Sbah” che era
rimasto eroicamente sul posto per servire i suoi parrocchiani a rischio della
sua vita si è visto obbligato a partire. La sua automobile è stata rubata, la
casa, così come quelle dei suoi parenti, è stata occupata dei miliziani che
hanno rubato tutto. Perfino i pacchi di aiuti umanitari destinati dalla Caritas
alle famiglie sinistrate sono stati requisiti dei miliziani. Il padre ha
raccolto dei video impressionanti di ciò che resta dei quartieri cristiani.
Sembrerebbe di essere a Beirut nei peggiori momenti della guerra dei due anni.
Inoltre abbiamo appena saputo che i padri gesuiti hanno posto dei giovani
armati per difendere i loro conventi e i loro beni. Speriamo che questo sia
sufficiente per conservarli sani e salvi.
E
infine, una notizia delle peggiori: la ragazzina R. S., una greca - ortodossa
che era stata rapita da tre settimane da Bustan Diwan, nel quartiere cristiano
di Homs è stata restituita ai suoi genitori in uno stato allarmante. Ella
racconta che è stata condotta da uomini armati in una fattoria oltre lo
svincolo di Palmira nell'entrata sud di Homs e là una trentina di uomini
l'hanno violata. Ella si trova attualmente in un ospedale di Damasco. Le sue
condizioni sono terribili ed è in stato di choc. Ella ha sentito gli uomini
dirle che lei era stata loro concessa dallo Sceicco Arour come bottino di
guerra.
Il
fratello del curato greco- ortodosso di Doueir, il padre Tohmeh Haddad, è stato
rapito dai ribelli. Essi chiedono un riscatto di € 200.000.
SITUAZIONE
A KUSAYR
Kusayr
è un grosso centro nei dintorni di Homs, vicino al Libano. La situazione è
drammatica. Le minoranze sono il bersaglio di terribili soprusi. Molte persone
innocenti sono morte, abbattute a sangue freddo. Andrè Arbache, un giovane
marito di trenta anni è stato rapito oggi e non si sa nulla di lui. Alcuni
terroristi arrestati dalle forze di sicurezza hanno confessato che sarebbe già
stato sgozzato seguendo il rituale “Nahar” che Al Qaeda applica ai rinnegati.
La
famiglia cristiana Kasouha, maggioritaria a Kusayr, ha perso molti dei suoi
membri, uccisi a sangue freddo. Si parla di vecchi rancori. Bisogna però sapere
che molti Cristiani sono stati massacrati dopo aver subito per mesi le angherie
di miliziani armati che, tuttavia, sono stati presentati al mondo come
combattenti valorosi che cercano di instaurare la democrazia. In realtà queste
bande armate hanno applicato la legge della giungla: sia quando hanno cercato
di far resuscitare i demoni di vecchi rancori tra comunità, sia quando, come ad
Homs, hanno cercato di provocare una guerra confessionale.
Molti
Cristiani di Kusayr sono stati assassinati, talvolta fatti a pezzi, per
spingere la popolazione alla fuga. Come se questo non bastasse, per sgomberare
Kusayr dei Cristiani, i terroristi hanno cominciato ad attaccare apertamente i
loro quartieri. Li hanno bombardati con i mortai e i lanciarazzi, poi li hanno invasi, scacciando
gli abitanti e uccidendo quelli che non volevano andarsene. Molte case dei
Cristiani sono state bruciate dopo essere state saccheggiate. Nei quartieri più
lontani che non sono ancora stati investiti dai terroristi molti Cristiani si
sono rifugiati presso dei parenti, ma le loro case sono sotto il tiro dei
mortai. Persino la casa del nostro parroco Padre George Louis è stata colpita
da quattro proiettili che l'hanno completamente distrutta. E' necessario ricordare
che questi bombardamenti non entrano nel quadro di combattimenti con l'esercito
regolare, ma costituiscono un'aggressione gratuita contro una popolazione non
armata. I Cristiani di Kusayr hanno sentito islamisti affermare a più riprese
che i comitati di coordinamento locali hanno già distribuito i beni mobili e
immobili dei Cristiani alle famiglie sunnite. Questo progetto è ormai in fase
di esecuzione. Un dirigente dell'esposizione a Kusayr , Oum Zahreddine
Zhouri, ha appena annunciato che “i beni
dei cristiani erano distribuiti ai musulmani come bottino di guerra” ed in
effetti è ciò che sta avvenendo, almeno nelle case e magazzini del quartiere
del Suk orientale che è stato interamente investito dalle bande armate. I cristiani
sono tutti stati gettati fuori, le loro case sono state spogliate e interamente
bruciate. Confermiamo la notizia data dall'agenzia Fides: la maggior parte dei
10.000 cristiani di Kusayr è stata costretta a lasciare le loro case e i loro
beni. Essi si sono rifugiati nei dintorni o sono fuggiti verso Damasco, la
Valle dei cristiani o verso il Libano dove ci si informa che molti alauiti e
cristiani hanno trovato casa nelle città costiere o nella montagna e dove più
di 60 famiglie cristiane di Kusayr si sono rifugiate nella città di Zahlè.
QUALCHE
ESEMPIO SIGNIFICATIVO DI ATTI SELVAGGI PERPETRATI DALLE BANDE ARMATE AFFILIATE
ALL'OPPOSIZIONE
Quando
l'esercito regolare è entrato a Baba Amro i terroristi hanno radunato tutti i
loro ostaggi alauiti e cristiani in un immobile di Khalidiyeh che hanno fatto
saltare con l'esplosivo, commettendo un terribile massacro, che hanno
attribuito alle forze regolari. Malgrado che di questo atto siano state
accusate le forze governative persino dalla Lega Araba, le prove e le
testimonianze sono inconfutabili: si tratta di una manovra delle bande armate
affiliate all'opposizione.
La
famiglia Al Amoura, del villaggio di Al Durdak, nei dintorni di Homs, è stata
sterminata dai terroristi wahabiti. Quarantuno persone d questa famiglia sono
state sgozzate lo stesso giorno. Un altro massacro è stato commesso
dall'esercito libero della Siria in ritirata da Baba Amro: si sono fermati
vicino a Rableh, alla frontiera libanese, e hanno massacrato quattordici membri
di una stessa famiglia alauita a Hasibiyeh.
RETROSPETTIVA
Ecco:
è da un anno che mi dedico allo studio della situazione in Siria per cercare di
comprenderla. Da allora mi sono recata per tre volte sui luoghi caldi della
nostra Diocesi e posso dire di essere diventata una testimone oculare.
Guardando indietro io vedo che non mi sono ingannata nelle mie previsioni. Con
dei giornalisti belgi siamo stati i primi al mondo a fare stato della presenza
di “bande armate non identificate”. Oggi queste bande sono state identificate.
Possiamo dare loro un nome. Esse sono raggruppate sotto l'etichetta di Esercito
Libero della Siria, ma esse sono di matrice salafita o wahabita, vale a dire le
formazioni paramilitari degli islamisti ultra radicali.
Noi
ringraziamo tutte le realtà che durante l'anno trascorso hanno intimato al
regime siriano, anche se spesso a torto e in conseguenza di false informazioni,
di fermare le sue violenze contro la popolazione civile. Ma cosa dire delle
crudeltà dell'opposizione siriana? O meglio, delle fazioni armate che
proclamano di essere l'opposizione? Oggi il male è fatto. Quello che temevamo
sta per succedere: l'esodo dei Cristani dalla Siria è cominciato. E' un dramma
che condividono con i loro fratelli e sorelle di altre confessioni. Questo ci
ricorda l'esodo dei Cristiani dell'Iraq. Speriamo che la tendenza sia arrestata
dalla fine delle ostilità e dall'instaurazione di un dialogo tra tutte le
componenti del popolo siriano.
Noi
siamo tutti per la libertà e la democrazia. Sfortunatamente i nobili obiettivi
indicati dall'opposizione siriana sono stati fagocitati dall'islamismo.
Esaltando l'opposizione -all'inizio poteva essere a giusto titolo- si è creduto
senza verifiche a tutto quello che raccontava l'inattendibile Osservatorio
siriano dei diritti dell'uomo e poi i comitati di coordinamento locale. Ora,
sulla base delle loro necessità, questi organismi hanno fatto più
disinformazione che informazione. Non solo l'informazione fornita è stata
unilaterale e di parte, ma spesso era monca e falsificata. La realtà non era
più conforme alle loro fastidiose dichiarazioni. D'altronde gli avvenimenti mi
hanno dato ragione e, cosa che mi consola, la comunità internazionale stessa
sta accogliendo la tesi di una trasformazione dell'opposizione siriana che è
divenuta, all'insaputa di molti dei suoi sostenitori, un paravento per il
sunnismo radicale. I grandi mezzi di comunicazione cominciano poco a poco a
comprendere la realtà del conflitto in Siria, raccontando alcuni dei suoi
aspetti nascosti da troppo tempo: la presenza di fazioni armate l'obiettivo
delle quali era quello di creare uno scenario di guerra confessionale simile a
quello del Libano. Questo spiega le crudeltà subìte per mesi dagli alauiti da parte
delle bande armate. I Cristiani sono stati vittime anche loro ma in misura
minore. L'obiettivo di questi gruppi armati era spingere le minoranze ad
armarsi per far esplodere una guerra confessionale. Ma questa reazione non c'è
stata. A parte dei casi isolati, le minoranze non si sono armate ed hanno
atteso pazientemente che le forze dell'ordine venissero a proteggerle. Hanno
pagato così un pesante tributo di sangue attendendo la loro liberazione. La
storia renderà omaggio alla maturità del popolo siriano che, in forza della sua
millenaria saggezza, ha evitato fare la scelta peggiore quando tutto era a sua
disposizione per vendicarsi dell'”altro”. E' necessario anche dire che la
maggioranza dei Musulmani in Siria non danno credito ai salafiti e prendono le
distanze dal wahabismo. Dicono che tutto l'estremismo è una deformazione e che
il salafismo, ispirato dal wahabismo, è diventato un'eresia soprattutto quando
è ricorso all'eliminazione dei “kuffar” o “rinnegati”, in pratica di tutte le
persone che non accettano la sua dottrina.
In
definitiva il mondo occidentale, vittima di un'informazione tendenziosa, si
inganna applicando a questi eterogenei gruppi islamisti il titolo di Esercito
Libero di Siria. Bisogna saper distinguere le cose per non favorire il peggio.
Che
dire di più? Human Rights Watch ha scritto una lettera aperta al “Consiglio
Nazionale Siriano” per invitarlo a denunciare gli atti di barbarie contro la
popolazione civile e le forze dell'ordine. Atti contrari alla Carta dei Diritti
dell'Uomo ed alla Convenzione di Ginevra commessi dalle bande armate affiliate
all'opposizione. L'ambasciatore degli Stati Uniti a Damasco si è lamentato
delle violenze inaccettabili delle bande armate che agiscono in nome
dell'opposizione. Le grandi potenze ed i media internazionali parlano
apertamente di una deriva confessionale di certi settori armati affiliati
all'opposizione siriana tra i quali si scoprono fazioni di Al Qaeda, dei
salafiti e dei wahabiti. Pax Christi del Canada ha mandato una lettera a tutti
i responsabili degli Stati per domandare loro di non intervenire più in Medio
Oriente con mezzi militari. La Francia, da parte sua, ha rifiutato l'ingresso
nel suo territorio allo cheikh Qaradawi che incita incessantemente su Al
Jazirah araba ad una guerra confessionale. L'affare Merah a Tolosa contribuirà
ad aprire gli occhi sui pericoli della catena Al Jazirah, i cui locali nella torre Montparnasse sono stati
perquisiti dalla polizia francese.
Nel
momento in cui la comunità internazionale cerca di favorire il dialogo e la
pacificazione è divenuto ormai inaccettabile che dei responsabili e dei
giornalisti continuino a credere ciecamente alle dichiarazioni di una rete di
informazione tendenziosa che copre i crimini di queste bande armate affiliate
all'opposizione siriana con suo grande danno. Ignorando i soprusi e i crimini
di queste bande armate e approvando la loro lotta si incoraggiano i loro
crimini e non si porta aiuto alle persone in pericolo. Solo un'informazione
obiettiva e senza partito preso, fedele alla realtà dei fatti, potrà aiutare a
fermare la violenza e portare tutte le fazioni a dialogare in vista di un vero
processo democratico. Occorre denunciare il male ove di trova, senza
preconcetti. Serve un minimo di verifica e di messa a fuoco nella confusione
che prevale.
CONCLUSIONE
Noi
preghiamo affinchè la Siria esca purificata e pacificata da questa terribile
prova e perchè la voce della maggioranza schiacciante del popolo siriano, di
tutte le confessioni, sia ascoltata: avviare le riforme necessarie senza
rompere il patto nazionale né cadere nella guerra confessionale.
Preghiamo
che, in questo glorioso tempo pasquale, il Signore vincitore della morte, ci
visiti come ha fatto con sua Madre e i suoi Apostoli e ci evangelizzi con la
sua pace basata sulla distruzione del muro dell'odio attraverso il suo corpo
sacrificato per noi. Lui solo ci insegna ad amare il prossimo fino a
sacrificarsi per lui. Questo è il messaggio che noi ameremmo far capire sulla
Siria a quelli che sono vicini e a quelli che sono lontani.
Qara, 1 aprile - domenica degli ulivi - 2012.
giovedì 5 aprile 2012
C'è un'altra "informazione"
I media occidentali continuano, non senza qualche eccezione, a fornire l'ormai improponibile immagine della Siria come di un paese dove pacifici manifestanti si oppongono al regime (ovviamente totalitario), ma vengono repressi con brutale violenza da parte delle forze di polizia e dell'esercito regolare.
Le notizie che ci arrivano direttamente dalla Siria raccontano di una realtà ben diversa.(Mario Villani)
Le notizie che ci arrivano direttamente dalla Siria raccontano di una realtà ben diversa.(Mario Villani)
Ringraziamo i Redattori di Samizdat Online e l'amico Patrizio Ricci , che sul sito VIETATO PARLARE sta raccogliendo voci e informazioni diverse dalla stampa : chi volesse documentarsi visiti http://www.vietatoparlare.it/
http://www.samizdatonline.it/category/reportage/guerra-civile-siria
http://www.samizdatonline.it/category/reportage/guerra-civile-siria
Tregua apparente in Siria
Dall'Osservatore Romano del 5/4/2012
Proseguono i combattimenti nonostante gli sforzi della comunità internazionale
Proseguono i combattimenti nonostante gli sforzi della comunità internazionale
DAMASCO, 4. Nessuna tregua nelle violenze in Siria. Nuovi scontri sono segnalati oggi nella provincia di Idlib, a ridosso del confine con la Turchia.
Secondo fonti degli attivisti, le forze di sicurezza siriane hanno preso il controllo di due zone vicine a Maaret Al Nouman, località vicina alla frontiera turca, respingendo gruppi di ribelli composti per lo più da disertori.
Stando all’Osservatorio siriano per i diritti umani — una piattaforma che raccoglie diversi gruppi di attivisti —, due civili e un militare siriano sono stati uccisi a Taftanaz, nella provincia di Idlib, in scontri tra forze governative e ribelli. Gli attivisti documentano in tutto almeno 33 morti: quindici nella regione di Homs, otto in quella di Idlib, cinque nella regione di Daraa, tre nei sobborghi di Aleppo, uno rispettivamente a Hasake nel nord-est e nei dintorni di Damasco.
Secondo fonti degli attivisti, le forze di sicurezza siriane hanno preso il controllo di due zone vicine a Maaret Al Nouman, località vicina alla frontiera turca, respingendo gruppi di ribelli composti per lo più da disertori.
Stando all’Osservatorio siriano per i diritti umani — una piattaforma che raccoglie diversi gruppi di attivisti —, due civili e un militare siriano sono stati uccisi a Taftanaz, nella provincia di Idlib, in scontri tra forze governative e ribelli. Gli attivisti documentano in tutto almeno 33 morti: quindici nella regione di Homs, otto in quella di Idlib, cinque nella regione di Daraa, tre nei sobborghi di Aleppo, uno rispettivamente a Hasake nel nord-est e nei dintorni di Damasco.
mercoledì 4 aprile 2012
Appello del Vicario Apostolico: “Cessate-il-fuoco per una Pasqua senza violenza”
Casa di Anania |
Il Vicario Apostolico di Aleppo dei Latini, Mons. Giuseppe Nazzaro, OFM lancia attraverso l’Agenzia Fides un accorato appello a un “immediato cessate-il-fuoco in Siria, per una Pasqua senza violenza”. Mons. Nazzaro afferma in un colloquio con Fides: “Chiediamo alle parti in conflitto di accettare un immediato cessate-il-fuoco, in occasione della festività della Pasqua di Resurrezione. Tacciano le armi, si metta fine alla violenza, che genera continua morte e sofferenza. Si accolga un messaggio di pace. Tutto è perduto con la guerra, solo la pace ci può dare nuova speranza”.
I cristiani siriani, racconta il Vicario Apostolico, vivranno un Pasqua “in tono minore”, senza alcuna manifestazione pubblica di culto: non l’hanno fatta nella Domenica delle Palme, non faranno processioni e Via Crucis pubbliche il Venerdì santo, né preghiere o Sante Messe all’aperto il giorno di Pasqua, come si era soliti fare. “Vogliamo esprimere in tal modo la nostra profonda solidarietà e vicinanza a tutto il popolo siriano, che da un anno soffre per un duro conflitto” afferma Mons. Giuseppe Nazzaro. La vicinanza si manifesterà concretamente anche attraverso Caritas Siria, che ha appena ricevuto un’offerta dal Papa, attraverso l’inviato del Pontificio Consiglio “Cor unum”, e che “devolverà aiuti e assistenza umanitaria a molte famiglie, cristiane e non, fuggite dalle loro case per la violenza”.
“Preghiamo per le vittime e auspichiamo che ben presto torni un’era di pace e di riconciliazione”, rimarca Mons. Nazzaro. La strada per la pace, nota il Vicario Apostolico, passa attraverso l’applicazione del piano di pace Onu presentato da Kofi Annan: “Chiediamo sia accettato e applicato da tutte le parti in causa, governo e opposizione”. Il Vicario Apostolico desidera che “la nazione siriana non rimanga vittima delle pressioni e dei giochi politici delle potenze straniere” e che “non si ritrovi nelle mani di gruppi islamisti”. Guardando al futuro, Mons. Nazzaro ricorda la necessità di “garantire sempre il rispetto della libertà religiosa e dei diritti delle minoranze”
.http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38836&lan=ita
sabato 31 marzo 2012
Notre-Dame de Soufanieh , Source de l'Huile Sainte, Damas - Syrie
"Figli miei, pregate per la pace e soprattutto in
Oriente, perché siete tutti fratelli in Cristo". La Santa Vergine - Messaggio
di Mercoledí, 15 Agosto 1990 (Belgio)
Mes
enfants, priez pour la paix, et surtout en Orient, car vous êtes tous frères
dans le Christ. (15 Août 1990, Belgique - La Vierge Marie)
My
children, pray for peace and especially in the East, because you are all
brothers in Christ. (August 15th 1990, Belgium - The Virgin Mary)
Preghiamo il Rosario della Divina Misericordia per la PACE IN SIRIA
Prions le Chapelet de la Divine Miséricorde pour la PAIX en
SYRIE
Let us join
our prayers for PEACE in SYRIA by reciting the Divine Mercy Chaplet.A Damasco, dal 22 NOVEMBRE 1982, una semplice casa del quartiere cristiano di Soufanieh a Damasco, è teatro di fenomeni che rendono i suoi abitanti rivivere le grazie dei primi cristiani.
L'evento è iniziato il 22 novembre 1982. Myrna pregava con gli altri membri della sua famiglia durante una visita alla cognata in difficoltà, quando improvvisamente sentì un fenomeno strano e indescrivibile: tutto il suo corpo tremava come se una forza stesse uscendo da dentro di lei (per citare la sua espressione ) e un olio aveva iniziato a trasudare dalle sue mani per la prima volta.
Il secondo evento che si terrà nella casa di Myrna e Nicolas in Soufanieh, iniziato il 27 Novembre 1982, in coincidenza con la data anniversario della apparizione della Vergine Maria a Santa Caterina Labourè nel 1830, a Rue du Bac a Parigi , in Francia. L'Olio cominciò a trasudare da una piccola replica dell'icona della Vergine di Kazan (6 cm x 8 cm / 2,4 pollici x 3,2 pollici), acquistata da Nicolas nel luglio del 1980, al Nevsky Alexandre chiesa ortodossa di Sofia, Bulgaria.
Questo stillicidio dell'icona lentamente seguiva il ritmo del ciclo liturgico delle feste cristiane e durò fino al 26 novembre, 1990. Nel corso di questi anni, il trasudamento di olio è stata interrotto dal 27 novembre 1985 al 25 novembre 1986, ma l'atmosfera di pace e di preghiera non ha mai smesso.
Durante questo periodo, non una goccia di olio trasudava senza apparizioni. Questo periodo lo spiega una parte del messaggio di Cristo il 26 novembre 1985: "e se mia assenza dura, e la luce scompare da te, non temere, questo sarà per la Mia glorificazione".
L'Olio trasuda da Myrna durante la preghiera o mentre parla del fenomeno o durante l'estasi.
Flussi d'olio sulle mani di Myrna, viso, collo, occhi, stomaco (3 ° giorno di un triduo di DIGIUNO ASSOLUTO, 26-29 Novembre, 1984), piedi (una volta).
Quando l'icona blu (la distinzione è basata sul colore dei vestiti della Vergine) viene trasferita in trionfo alla chiesa greco bizantino-ortodossa della Santa Croce (circa 500 metri / metri dalla loro casa) Domenica, 9 Gennaio 1983 , cessa di trasudare olio e viene sostituita dalla copia viola dell'Icona di partenza 17 gennaio 1983. Olio fluisce su più di un migliaio di riproduzioni fotografiche dell'icona. Sgorga dal suolo del terrazzo nel luogo in cui la Santa Vergine è apparsa. Fluisce da un dipinto tridimensionale della Santa Vergine, un libro di preghiere, il muro dietro il quale una nicchia è posta, sotto chiave, l'icona blu, dalla chiusura dei vetri di 2 nicchie (quello in ingresso e quello del sala), dal cotone all'interno di un box destinato ad essere distribuito agli invalidi; una medaglia portata intorno al collo di Myrna...
http://www.soufanieh.com/main.index.html
venerdì 30 marzo 2012
Cristiani nel mirino di bande armate islamiste
Minoranze e civili vittime di bande armate salafite: No alla “guerra confessionale”
Agenzia Fides 2/4/2012
A Kusayr, grande villaggio nei pressi di Homs, al confine con il Libano le minoranze etniche e religiose come alawiti, cristiani, sciiti sono state oggetto di violenze e atrocità perpetrate da gruppi armati sunniti che hanno compiuto la loro vendetta. E’ quanto riferiscono fonti dell’Agenzia Fides nella diocesi di Homs. La famiglia cristiana Kasouha ha perso molti dei suoi membri, uccisi a sangue freddo. Uccisioni e rapimenti sono compiuti per rivalsa da militanti islamisti sunniti, che avevano antichi contenziosi e che oggi si presentano come “fazioni della resistenza”. Queste bande “cercano di resuscitare i vecchi attriti intracomunitari o di portare una guerra settaria, contro le minoranze che non si uniscono all’opposizione”, spiega una fonte di Fides.
La popolazione cristiana di Kusayr, dopo alcuni massacri e attacchi, è fuggita. Edifici di cristiani sono stati distrutti o bruciati dopo essere stati saccheggiati. La casa del parroco locale, Padre George Louis,colpita da quattro colpi di mortaio, è stata completamente distrutta. Secondo i cristiani locali, i beni mobili e immobili di cristiani sono già stati redistribuiti a famiglie musulmane sunnite.
In numerose località, la popolazione civile – spiega la fonte di Fides – è presa nel fuoco incrociato. I civili hanno subito pressioni e violenze Gli attori della vita civile sono stati un bersaglio privilegiato della resistenza armata: tassisti, venditori ambulanti, i funzionari dell'amministrazione civile hanno subito violenze gratuite per costringerli a ritirarsi dalla vita civica e paralizzare le istituzioni statali. Aggressioni ripetute hanno costretto le scuole alla chiusura. Le minoranze sono vittime di costanti abusi: auto mobili e case sequestrate, uomini, donne e bambini sono presi in ostaggio e rilasciati solo con un riscatto.
Il rischio concreto – nota la fonte di Fides – è che i nobili obiettivi proclamati dall'opposizione siriana siano fagocitati dall’islamismo, a causa della presenza di gruppi armati che hanno l’unico scopo di creare una guerra settaria simile a quella del Libano. Molte aree cristiane – spiegano le fonti di Fides – anche nella città di Homs, “sono divenute un bersaglio per vendicare il fatto che i cristiani o altre minoranze non si erano uniti all'opposizione”.
Nell’opposizione armata, “ci sono diverse fazioni, indipendenti l'una dall'altra, con motivazioni e scopi diversi. Non è più un segreto che i salafiti sono attivi in molti luoghi e in particolare a Homs. I cristiani non sono vittime di una persecuzione sistematica, perché le fazioni non sono tutte salafite. E va detto che la maggioranza dei musulmani in Siria denunciano i salafiti e prendono le distanze dal wahhabismo”.
“Lo scopo di questi gruppi armati è quello di incoraggiare le minoranze ad armarsi per lo scoppio della guerra confessionale. Ma questa reazione non è avvenuta: le minoranze non si sono armate e non hanno ceduto alla logica della violenza”, conclude la fonte. (PA)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38821&lan=ita
Damasco (Agenzia Fides) 30/3/2012
Bande armate islamiste, che inquinano l’Esercito di Liberazione Siriano, hanno preso di mira alcuni fedeli cristiani nel conflitto in corso in Siria: è quanto dicono diverse fonti di Fides nella comunità cristiana in Siria, di varie confessioni.
Nonostante le assicurazioni da parte del Consiglio Rivoluzionario di Homs e del Consiglio Nazionale Siriano sul fatto che “non sia in corso una guerra confessionale verso i cristiani”, giungono a Fides storie e testimonianze allarmanti che mostrano come i gruppi islamisti, salafiti e wahabiti, cerchino di impadronirsi o di strumentalizzare l’opposizione siriana.
Alcune famiglie cristiane confermano a Fides di essere state cacciate da Homs perché “considerate vicine al regime”. Oltre 10mila cristiani sono fuggiti dalla cittadina di Kusayr, al confine con il Libano, in seguito alle pressioni di gruppi islamisti sunniti, dice a Fides un sacerdote locale. Secondo le fonti di Fides, dopo i primi mesi di combattimenti, all’esercito dell’opposizione “si sono unite bande armate di islamisti, mercenari, militanti sunniti libanesi”.
I cristiani che non vogliono unirsi alla sollevazione popolare sono sempre più emarginati e poi “considerati nemici” della rivoluzione. Non solo: le bande islamiste hanno scacciato dal quartiere Hamidiya di Homs dei cristiani dichiaratisi favorevoli all’opposizione, perfino presenti dentro il coordinamento locale dei gruppi di opposizione. Come racconta una fonte di Fides, i militanti hanno fatto irruzione nella loro casa e hanno detto loro: “Tutti vostri beni devono essere per l’islam; andatevene, altrimenti vi uccideremo”.
Intanto molte abitazioni, strade, edifici nel quartiere cristiano di Homs sono attualmente disseminati di mine e di esplosivi, per impedire un eventuale avanzata dell’esercito regolare siriano. La settimana scorsa un rappresentante della comunità siro-cattolica ha cercato di incontrare membri dell’esercito siriano di liberazione per chiedere di salvare un patrimonio storico e culturale (edifici storici e luoghi di culto) che da secoli testimonia le tracce della fede cristiana in città. (PA)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38811&lan=ita
Agenzia Fides 2/4/2012
A Kusayr, grande villaggio nei pressi di Homs, al confine con il Libano le minoranze etniche e religiose come alawiti, cristiani, sciiti sono state oggetto di violenze e atrocità perpetrate da gruppi armati sunniti che hanno compiuto la loro vendetta. E’ quanto riferiscono fonti dell’Agenzia Fides nella diocesi di Homs. La famiglia cristiana Kasouha ha perso molti dei suoi membri, uccisi a sangue freddo. Uccisioni e rapimenti sono compiuti per rivalsa da militanti islamisti sunniti, che avevano antichi contenziosi e che oggi si presentano come “fazioni della resistenza”. Queste bande “cercano di resuscitare i vecchi attriti intracomunitari o di portare una guerra settaria, contro le minoranze che non si uniscono all’opposizione”, spiega una fonte di Fides.
La popolazione cristiana di Kusayr, dopo alcuni massacri e attacchi, è fuggita. Edifici di cristiani sono stati distrutti o bruciati dopo essere stati saccheggiati. La casa del parroco locale, Padre George Louis,colpita da quattro colpi di mortaio, è stata completamente distrutta. Secondo i cristiani locali, i beni mobili e immobili di cristiani sono già stati redistribuiti a famiglie musulmane sunnite.
In numerose località, la popolazione civile – spiega la fonte di Fides – è presa nel fuoco incrociato. I civili hanno subito pressioni e violenze Gli attori della vita civile sono stati un bersaglio privilegiato della resistenza armata: tassisti, venditori ambulanti, i funzionari dell'amministrazione civile hanno subito violenze gratuite per costringerli a ritirarsi dalla vita civica e paralizzare le istituzioni statali. Aggressioni ripetute hanno costretto le scuole alla chiusura. Le minoranze sono vittime di costanti abusi: auto mobili e case sequestrate, uomini, donne e bambini sono presi in ostaggio e rilasciati solo con un riscatto.
Il rischio concreto – nota la fonte di Fides – è che i nobili obiettivi proclamati dall'opposizione siriana siano fagocitati dall’islamismo, a causa della presenza di gruppi armati che hanno l’unico scopo di creare una guerra settaria simile a quella del Libano. Molte aree cristiane – spiegano le fonti di Fides – anche nella città di Homs, “sono divenute un bersaglio per vendicare il fatto che i cristiani o altre minoranze non si erano uniti all'opposizione”.
Nell’opposizione armata, “ci sono diverse fazioni, indipendenti l'una dall'altra, con motivazioni e scopi diversi. Non è più un segreto che i salafiti sono attivi in molti luoghi e in particolare a Homs. I cristiani non sono vittime di una persecuzione sistematica, perché le fazioni non sono tutte salafite. E va detto che la maggioranza dei musulmani in Siria denunciano i salafiti e prendono le distanze dal wahhabismo”.
“Lo scopo di questi gruppi armati è quello di incoraggiare le minoranze ad armarsi per lo scoppio della guerra confessionale. Ma questa reazione non è avvenuta: le minoranze non si sono armate e non hanno ceduto alla logica della violenza”, conclude la fonte. (PA)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38821&lan=ita
Damasco (Agenzia Fides) 30/3/2012
Monastero di Saydnaya |
Nonostante le assicurazioni da parte del Consiglio Rivoluzionario di Homs e del Consiglio Nazionale Siriano sul fatto che “non sia in corso una guerra confessionale verso i cristiani”, giungono a Fides storie e testimonianze allarmanti che mostrano come i gruppi islamisti, salafiti e wahabiti, cerchino di impadronirsi o di strumentalizzare l’opposizione siriana.
Alcune famiglie cristiane confermano a Fides di essere state cacciate da Homs perché “considerate vicine al regime”. Oltre 10mila cristiani sono fuggiti dalla cittadina di Kusayr, al confine con il Libano, in seguito alle pressioni di gruppi islamisti sunniti, dice a Fides un sacerdote locale. Secondo le fonti di Fides, dopo i primi mesi di combattimenti, all’esercito dell’opposizione “si sono unite bande armate di islamisti, mercenari, militanti sunniti libanesi”.
I cristiani che non vogliono unirsi alla sollevazione popolare sono sempre più emarginati e poi “considerati nemici” della rivoluzione. Non solo: le bande islamiste hanno scacciato dal quartiere Hamidiya di Homs dei cristiani dichiaratisi favorevoli all’opposizione, perfino presenti dentro il coordinamento locale dei gruppi di opposizione. Come racconta una fonte di Fides, i militanti hanno fatto irruzione nella loro casa e hanno detto loro: “Tutti vostri beni devono essere per l’islam; andatevene, altrimenti vi uccideremo”.
Intanto molte abitazioni, strade, edifici nel quartiere cristiano di Homs sono attualmente disseminati di mine e di esplosivi, per impedire un eventuale avanzata dell’esercito regolare siriano. La settimana scorsa un rappresentante della comunità siro-cattolica ha cercato di incontrare membri dell’esercito siriano di liberazione per chiedere di salvare un patrimonio storico e culturale (edifici storici e luoghi di culto) che da secoli testimonia le tracce della fede cristiana in città. (PA)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38811&lan=ita
mercoledì 28 marzo 2012
Colletta della Messa del Papa di Giovedì santo ai profughi siriani
Damasco (Agenzia Fides) 2012-03-28
L’aiuto del Santo Padre “è una iniziativa meravigliosa, che ci incoraggia molto”, dice il Presidente della Caritas Libano. “Ringraziamo il Santo Padre e i suoi collaboratori per questa sensibilità. Il Papa si mostra vicino a tutti coloro che soffrono nel mondo ed è vicino al dramma del popolo siriano. Speriamo e preghiamo che la sofferenza del popolo siriano abbia presto fine”.
Donare le offerte raccolte durante la Messa vespertina del Giovedì santo, che sarà celebrata in San Giovanni dal Papa, in favore dell’assistenza umanitaria ai profughi siriani “è un gesto molto generoso da parte del Santo Padre nei confronti della immane sofferenza del nostro popolo, che vive anche le conseguenze dell’embargo”: è quanto dice all’Agenzia Fides S. Ecc. Mons. Samir Nassar, Arcivescovo maronita di Damasco. L’Arcivescovo informa che già il giorno dopo, il Venerdì Santo, il Pontificio Consiglio Cor Unum invierà la somma raccolta alla Caritas Siria, che la utilizzerà per assistere le vittime di guerra. “E’ un gesto di vicinanza e solidarietà che ha un forte significato per noi, in questo tempo quaresimale e di grande sofferenza: ci fa sentire la Chiesa universale vicina ai suoi fedeli in difficoltà” prosegue l’Arcivescovo. “Teniamo ben presenti e auspichiamo si realizzino i messaggi inviati da Benedetto XVI per il cessate il fuoco, la pace, il dialogo, la libertà in Siria”, conclude.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38780&lan=ita
Da Benedetto XVI l'aiuto
L'Osservatore Romano - 1 aprile 2012
L’aiuto del Santo Padre “è una iniziativa meravigliosa, che ci incoraggia molto”, dice il Presidente della Caritas Libano. “Ringraziamo il Santo Padre e i suoi collaboratori per questa sensibilità. Il Papa si mostra vicino a tutti coloro che soffrono nel mondo ed è vicino al dramma del popolo siriano. Speriamo e preghiamo che la sofferenza del popolo siriano abbia presto fine”.
Donare le offerte raccolte durante la Messa vespertina del Giovedì santo, che sarà celebrata in San Giovanni dal Papa, in favore dell’assistenza umanitaria ai profughi siriani “è un gesto molto generoso da parte del Santo Padre nei confronti della immane sofferenza del nostro popolo, che vive anche le conseguenze dell’embargo”: è quanto dice all’Agenzia Fides S. Ecc. Mons. Samir Nassar, Arcivescovo maronita di Damasco. L’Arcivescovo informa che già il giorno dopo, il Venerdì Santo, il Pontificio Consiglio Cor Unum invierà la somma raccolta alla Caritas Siria, che la utilizzerà per assistere le vittime di guerra. “E’ un gesto di vicinanza e solidarietà che ha un forte significato per noi, in questo tempo quaresimale e di grande sofferenza: ci fa sentire la Chiesa universale vicina ai suoi fedeli in difficoltà” prosegue l’Arcivescovo. “Teniamo ben presenti e auspichiamo si realizzino i messaggi inviati da Benedetto XVI per il cessate il fuoco, la pace, il dialogo, la libertà in Siria”, conclude.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38780&lan=ita
Da Benedetto XVI l'aiuto
alle popolazioni provate della Siria
Dopo i ripetuti appelli per la cessazione della violenza in Siria e perché si trovi una via per il dialogo e la riconciliazione tra le parti in conflitto, in vista della pace e del bene comune, Benedetto XVI ha deciso di devolvere, tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, 100.000 dollari per l'azione caritativa della Chiesa locale a favore della popolazione provata. Il segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, monsignor Giampietro Dal Toso, sarà portatore del dono del Papa nella giornata di sabato, 31 marzo. Sono previsti incontri con Sua Beatitudine Gregorios III Laham, presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria, e con altri rappresentanti della Chiesa locale. La Chiesa cattolica in Siria è attualmente impegnata attraverso i suoi organismi di carità in progetti di assistenza alla popolazione siriana, in particolare nell'area di Homs e di Aleppo.
martedì 27 marzo 2012
ACCETTATO PIANO ANNAN, IL NUNZIO Zenari: “PACE PIÙ BEL DONO DI PASQUA"
L'ex segretario generale dell'Onu ha lanciato un appello ai "Paesi chiave
affinché sostengano questo sviluppo e contribuiscano a garantirne l'effettiva
attuazione".
Il governo di Damasco ha accettato il piano di uscita dalla crisi proposto dall’inviato speciale per la Siria di Lega Araba e Onu, Kofi Annan. Lo ha detto oggi il portavoce dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite aggiungendo che Annan ha già risposto al presidente Bashar Al Assad chiedendo la pronta applicazione delle proposte.
Il piano prevede in particolare la fine delle violenze e dei combattimenti sia da parte delle truppe governative che da parte dei ribelli, l’avvio di un dialogo politico inclusivo di tutte le componenti politiche siriane, l’apertura di corridoi umanitari.
Tramite il suo portavoce, Annan ha detto che la decisione di Damasco costituisce “un’importante tappa iniziale che può mettere fine alle violenze” creando il clima ideale per i negoziati politici.
“Il successo del piano Annan sarebbe il più bel regalo di Pasqua” ha detto alla MISNA monsignor Mario Zenari, Nunzio apostolico a Damasco. “Ci auguriamo che il piano possa andare avanti – ha aggiunto il rappresentante della Santa Sede – perché come molti diplomatici e osservatori hanno sostenuto esso rappresenta una strada di dialogo forse unica per riportare la pace in questo paese”.
Dopo aver incontrato nei giorni scorsi il presidente russo Dmitri Medvedev, Kofi Annan è giunto oggi a Pechino, altro importante alleato del regime siriano, dove ha incontrato il primo ministro Wen Jiabao a cui ha ribadito l’importanza di un pieno coinvolgimento della Cina: “Non posso fare questo lavoro da solo – ha detto Annan – ho bisogno dell’aiuto e del sostegno di paesi come il vostro per risolvere la crisi in Siria”.
Il capo del governo cinese ha garantito a sua volta il sostegno al piano e ricordato come la recente dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi siriana rifletta la generale inquietudine e il consenso a cui la comunità internazionale è arrivata.
sabato 24 marzo 2012
Siria: ecco chi viola i diritti umani - ON-LINE
IL SOGNO INFRANTO. La nuova primavera araba di Souad Sbai
A sostegno delle notizie ultimamente postate nel blog, ieri notte (23/03/2012), la Rai2 nell'ambito delle trasmissioni di RAI PARLAMENTO ha trasmesso una intervista del direttore Gianni Scipione Rossi all'on. Souad Sbai, scrittrice fra le altre cose di un libro IL SOGNO INFRANTO, La nuova primavera araba, ed. Armando Curcio, che denuncia le falsità che la stampa occidentale ci ha propinato sulla questione della Primavera Araba, fin nei suoi ultimi risvolti in Siria ed Egitto.
Per chi volesse vedere l'intervista (on-demand) sul sito di RAI2, il link al video è:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7664a7dd-ee2e-47c4-b08a-f5a35315d449.html#p=0 .
Per chi non desiderasse vedere il video dall'inizio, l'intervista inizia a min 7:36.
Per altre informazioni e video sul libro clicca qui
Per approfondire la conoscenza di Souad Sbai, e accedere ad altri video, si può consultare il sito dell'onorevole: http://www.souadsbai.com/home/index.php
che fornisce informazioni sulla persona, sulla sua attività e numerosi articoli e video.
Notizie escluse dai media nazionali: contraddizioni e disinformazione
Nuove sanzioni Ue
contro la Siria, mentre l'Onu condanna le crescenti violenze.
RADIO VATICANA notizia del 23/03/2012
L’Ue ha deciso nuove sanzioni contro la Siria. Vietati visti e congelati i beni di moglie, sorella e cognata del presidente Assad. Circa 150 in totale le persone colpite fino ad ora dalle restrizioni. “Un passo molto positivo” commenta la Casa Bianca. L’emissario speciale di Onu e Lega araba, Kofi Annan, si recherà questo fine settimana a Mosca e a Pechino, mentre fonti delle Nazioni Unite precisano che i negoziati con Damasco continuano.
Il consiglio Onu sui diritti umani ha intanto approvato una risoluzione sulla Siria per condannare le crescenti, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità siriane.
Qui est responsable des crimes en Syrie ?
Un article de Nadia Khost
http://www.silviacattori.net/article2975.html#nb4
RADIO VATICANA notizia del 23/03/2012
L’Ue ha deciso nuove sanzioni contro la Siria. Vietati visti e congelati i beni di moglie, sorella e cognata del presidente Assad. Circa 150 in totale le persone colpite fino ad ora dalle restrizioni. “Un passo molto positivo” commenta la Casa Bianca. L’emissario speciale di Onu e Lega araba, Kofi Annan, si recherà questo fine settimana a Mosca e a Pechino, mentre fonti delle Nazioni Unite precisano che i negoziati con Damasco continuano.
Il consiglio Onu sui diritti umani ha intanto approvato una risoluzione sulla Siria per condannare le crescenti, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità siriane.
Siria: ecco chi viola i diritti umani
Maurizio Blondet 20 Marzo 2012
Ora che il regime siriano inferisce gli ultimi colpi alla «resistenza», e gli arrestati cominciano a confessare, ne esce un quadro alquanto diverso dalla narrativa mediatica occidentale, sempre più inverosimile. In che progetto si iscrive questa violenza di massa indiscriminata, questo terrorismo pagato dall’estero e che si vale di guerriglieri stranieri? Il piano ha avuto una battuta d’arresto, ma la strategia del terrore continua. Non una strategia di «liberazione» di un popolo oppresso, ma di «conquista» e di terra bruciata. Chi è colpevole di questi delitti?
Un’immagine passata una sola volta alla TV siriana: una famiglia di Baba Amro – centro di aspri combattimenti nelle settimane scorse – presso la tavola apparecchiata, sterminata. Tutti, bambini, zii, parenti. Sul muro, gli assassini hanno scritto col sangue delle vittime: «Da Misurata (Libia, ndr) siamo venuti a liberare la Siria».ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt tttttttttttttt (L’articolo è disponibile solo per gli abbonamenti attivi)
e ancora...
Qui est responsable des crimes en Syrie ?
Un article de Nadia Khost
http://www.silviacattori.net/article2975.html#nb4
giovedì 22 marzo 2012
Grazie
Grazie a tutti coloro che dall'apertura del blog, ossia meno di un mese,
lo hanno visitato e lo hanno segnalato ad amici e conoscenti:
grazie per i fratelli e le sorelle in Siria
lo hanno visitato e lo hanno segnalato ad amici e conoscenti:
grazie per i fratelli e le sorelle in Siria
Non abbandoniamoli:
essi sono in prima linea in un conflitto fra ideologie - non fra credi religiosi diversi -
che ci attacca tutti, anche non credenti ed atei.
Sosteniamoli con la preghiera e sensibilizziamo sulla loro situazione chi ci è a fianco.
che ci attacca tutti, anche non credenti ed atei.
Sosteniamoli con la preghiera e sensibilizziamo sulla loro situazione chi ci è a fianco.
Perché più che i nemici con le bombe in mano
dobbiamo temere la nostra stessa indifferenza
che ci rende schiavi di noi stessi in casa nostra.
Grazie
L'appello che da Aleppo mar Gregorios Yohanna Ibrahim lancia ai cristiani di tutto il mondo
«Ero in macchina ad appena un centinaio di metri da dove è avvenuta l'esplosione. Ho pensato che la mia ora di lasciare questo mondo fosse arrivata». In una lettera diffusa dal sito arabo cristiano abouna.org il metropolita siro ortodosso di Aleppo, mar Gregorios Yohanna Ibrahim, racconta così l'attentato che domenica ha seminato il terrore nel quartiere di Sulaimanya, il quartiere dei cristiani nella seconda città della Siria. Tre i morti, una trentina i feriti, nell'ennesimo salto di qualità nel dramma che da più di un anno ormai scuote il Paese.
Un attentato di domenica mattina nel quartiere dei cristiani. A trecento metri dalla casa del vescovo siro-ortodosso. E ancora più vicino all'oratorio del convento di Er Ram, della Custodia di Terra Santa, rimasto gravemente danneggiato con un muro della stessa chiesa crollato. I ragazzi sono usciti illesi solo perché - provvidenzialmente - padre Shadi Bader aveva deciso di mandarli a casa un po' prima.
Tutto questo è successo domenica mattina ad Aleppo ed è davvero difficile non leggerlo come un attacco premeditato contro i cristiani. Certo l'obiettivo era una sede delle forze di sicurezza che si trova nella zona.
Ma può essere un caso che sia stata scelta proprio la struttura di quella zona e sia stata colpita proprio alla domenica mattina? «Erano le undici, i nostri fedeli di Aleppo stavano rientrando a casa dopo aver partecipato alle liturgie nelle loro chiese - racconta il metropolita nella sua lettera -. La mia auto è stata scossa violentemente insieme alla strada sotto di noi; ho sentito il ruomore dell'esplosione come se fosse avvenuta dentro le mie orecchie. Non vedevo nulla, sentivo solo le voci intorno, i pianti e le urla da ogni parte: “Signore, Signore, abbi pietà di noi... aiutaci”. Mi è venuto in mente il brano del Vangelo che avevo commentato poco prima, durante la celebrazione. Era quello della donna cananea che si rivolge a Gesù perché guarisca sua figlia malata; gli dice proprio: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”».
Ma può essere un caso che sia stata scelta proprio la struttura di quella zona e sia stata colpita proprio alla domenica mattina? «Erano le undici, i nostri fedeli di Aleppo stavano rientrando a casa dopo aver partecipato alle liturgie nelle loro chiese - racconta il metropolita nella sua lettera -. La mia auto è stata scossa violentemente insieme alla strada sotto di noi; ho sentito il ruomore dell'esplosione come se fosse avvenuta dentro le mie orecchie. Non vedevo nulla, sentivo solo le voci intorno, i pianti e le urla da ogni parte: “Signore, Signore, abbi pietà di noi... aiutaci”. Mi è venuto in mente il brano del Vangelo che avevo commentato poco prima, durante la celebrazione. Era quello della donna cananea che si rivolge a Gesù perché guarisca sua figlia malata; gli dice proprio: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”».
L'autobomba di domenica a Sulaimanya è stato il secondo attentato ad aver colpito Aleppo, la terza città del Medio Oriente - dopo Beirut e il Cairo - per numero di cristiani. Sono ben 300 mila qui i fedeli in un mosaico di riti e confessioni diverse. Già il 10 febbraio la guerra civile che scuote la Siria era arrivata a toccare con un attentato suicida che aveva lasciato dietro di sé 28 morti anche questa città da 3 milioni di abitanti, finora rimasta fedele al presidente Bashar al Assad. Attentati firmati da chi? Tutti gli indizi portano a pensare alle milizie islamiste che - come molteplici testimonianze raccontano - stanno prendendo sempre più il sopravvento in quel mondo estremamente composito che con una semplificazione parecchio grossolana viene definito dai media occidentali come l'«opposizione siriana».
«È stato il secondo attentato nel quartiere a maggioranza cristiana di Aleppo - commenta nella lettera mar Gregorios Yohanna Ibrahim -. Noi non vogliamo ancora credere che l'obiettivo specifico siano i cristiani, ma certo c'è qualcuno che sembra proprio voler fare di tutto per confermare quest'idea. Non dimentichiamo poi il martirio di tanti cristiani nell'assedio di Homs e le altre centinaia che sono rimasti feriti». L'altro volto di quella tragedia di cui nessuno parla.
«I cristiani oggi in Siria hanno di fronte a sé due gravi problemi - continua il metropolita siro ortodosso di Aleppo -. Da una parte lo spettro dell'emigrazione che rischia di decimare le nostre comunità come è già accaduto in Iraq: lì la metà dei cristiani ha già lasciato il Paese ed altri si apprestano a farlo. Ma il secondo spettro è proprio la diffusione dell'islamismo radicale, che promuove le voci del fondamentalismo e dell'estremismo nel mondo arabo, specialmente attraverso i salafiti e i wahhabiti dell'Arabia Saudita. Stanno rendendo pericolosa la vita dei cristiani in tutto l'Oriente, diffondono discordia sul ruolo delle chiese, mettono in discussione il diritto alla cittadinanza, minano quella cultura del pluralismo, della democrazia e delle libertà che sono un requisito fondamentale in ogni società di oggi».
Di qui l'appello che da Aleppo mar Gregorios Yohanna Ibrahim lancia ai cristiani di tutto il mondo:
«I cristiani oggi in Siria hanno di fronte a sé due gravi problemi - continua il metropolita siro ortodosso di Aleppo -. Da una parte lo spettro dell'emigrazione che rischia di decimare le nostre comunità come è già accaduto in Iraq: lì la metà dei cristiani ha già lasciato il Paese ed altri si apprestano a farlo. Ma il secondo spettro è proprio la diffusione dell'islamismo radicale, che promuove le voci del fondamentalismo e dell'estremismo nel mondo arabo, specialmente attraverso i salafiti e i wahhabiti dell'Arabia Saudita. Stanno rendendo pericolosa la vita dei cristiani in tutto l'Oriente, diffondono discordia sul ruolo delle chiese, mettono in discussione il diritto alla cittadinanza, minano quella cultura del pluralismo, della democrazia e delle libertà che sono un requisito fondamentale in ogni società di oggi».
Di qui l'appello che da Aleppo mar Gregorios Yohanna Ibrahim lancia ai cristiani di tutto il mondo:
«Scrivo per dirvi che i cristiani della Siria - insieme a tutti i musulmani che vogliono la pace - sperano che questa nuvola nera scompaia presto dei Paesi arabi scossi dal vento della primavera araba, che ha portato effetti negativi specialmente qui in Siria - conclude la sua lettera -. Noi speriamo e continuiamo a pregare con le parole della cananea: “Signore, abbi pietà di noi e aiutaci”».
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-siria-noi-cristiani-sotto-tiro-4867.htm
mercoledì 21 marzo 2012
MOSCA SOSTIENE IL PIANO ANNAN, ACCUSE CONTRO OPPOSIZIONE
Gravi ripercussioni umanitarie della crisi
da Misna 20 marzo 2012
La Russia sostiene il piano di uscita della crisi proposto da Kofi Annan ed è pronta a votare una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu “non nella forma di un ultimatum” ma come base di partenza per arrivare “a un accordo tra il governo siriano e tutti i gruppi di opposizione su punti chiave come i corridoi umanitari, la cessazione delle ostilità, l’avvio di un dialogo politico e l’accesso ai media”. A sostenere questa linea è stato oggi il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov con una dichiarazione affidata alla stampa.
La posizione di Lavrov esprime un ulteriore sviluppo della politica russa sulla questione siriana. Mosca si è opposta per due volte insieme alla Cina a risoluzioni di condanna e ha sempre chiesto che governo e opposizione venissero considerate parimenti responsabili della recrudescenza degli scontri e del peggioramento della crisi.
Una linea che oggi è stata indirettamente rafforzata da una lettera aperta di Human rights watch (Hrw) al Consiglio nazionale siriano (Cns) e ad altri gruppi dell’opposizione siriana. Secondo l’organizzazione per i diritti umani statunitense, combattenti dell’opposizione si sono resi responsabili di gravi abusi che includono “rapimenti, detenzione e tortura di membri delle forze di sicurezza, di sostenitori del governo e di persone appartenenti a milizie filo governative”. Hrw ha anche ricevuto informazioni su esecuzioni di civili e membri delle forze di sicurezza compiute da gruppi armati di opposizione.
La crisi e gli scontri che in alcune regioni sono degenerati in qualcosa di molto simile a un conflitto civile stanno avendo gravi ripercussioni umanitarie. Di questo hanno discusso ieri Lavrov e il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), Jacob Kellenberger. Il Cicr chiede da tempo una tregua quotidiana dei combattimenti di alcune ore per consentire la consegna di aiuti alla popolazione e la presa in consegna di malati e feriti.
http://www.misna.org/economia-e-politica/mosca-sostiene-il-piano-annan-accuse-contro-opposizione/20-03-2012-813.html
da Misna 20 marzo 2012
La Russia sostiene il piano di uscita della crisi proposto da Kofi Annan ed è pronta a votare una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu “non nella forma di un ultimatum” ma come base di partenza per arrivare “a un accordo tra il governo siriano e tutti i gruppi di opposizione su punti chiave come i corridoi umanitari, la cessazione delle ostilità, l’avvio di un dialogo politico e l’accesso ai media”. A sostenere questa linea è stato oggi il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov con una dichiarazione affidata alla stampa.
La posizione di Lavrov esprime un ulteriore sviluppo della politica russa sulla questione siriana. Mosca si è opposta per due volte insieme alla Cina a risoluzioni di condanna e ha sempre chiesto che governo e opposizione venissero considerate parimenti responsabili della recrudescenza degli scontri e del peggioramento della crisi.
Una linea che oggi è stata indirettamente rafforzata da una lettera aperta di Human rights watch (Hrw) al Consiglio nazionale siriano (Cns) e ad altri gruppi dell’opposizione siriana. Secondo l’organizzazione per i diritti umani statunitense, combattenti dell’opposizione si sono resi responsabili di gravi abusi che includono “rapimenti, detenzione e tortura di membri delle forze di sicurezza, di sostenitori del governo e di persone appartenenti a milizie filo governative”. Hrw ha anche ricevuto informazioni su esecuzioni di civili e membri delle forze di sicurezza compiute da gruppi armati di opposizione.
La crisi e gli scontri che in alcune regioni sono degenerati in qualcosa di molto simile a un conflitto civile stanno avendo gravi ripercussioni umanitarie. Di questo hanno discusso ieri Lavrov e il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), Jacob Kellenberger. Il Cicr chiede da tempo una tregua quotidiana dei combattimenti di alcune ore per consentire la consegna di aiuti alla popolazione e la presa in consegna di malati e feriti.
http://www.misna.org/economia-e-politica/mosca-sostiene-il-piano-annan-accuse-contro-opposizione/20-03-2012-813.html
Abusi delle forze di opposizione, “pulizia etnica” di cristiani a Homs, dove restano i Gesuiti
Il Vicario Apostolico di Aleppo, Mons. Giuseppe Nazzaro, a Fides: “Comincia a crollare il muro di omertà fino ad oggi costruito dalla stampa in tutto il mondo"
Damasco (Agenzia Fides) –
Mentre le forze dell’opposizione siriana si sono macchiate di violenze, abusi, torture – come afferma un rapporto diffuso ieri dalla Ong “Human Rights Watch” – a Homs è “in corso una pulizia etnica dei cristiani”, operata da membri della “Brigata Faruq”, vicina ad Al Qaeda. Lo afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Chiesa ortodossa siriana, che comprende il 60% dei fedeli cristiani in Siria. Militanti islamismi armati – afferma la nota – sono riusciti a espellere il 90% dei cristiani di Homs e hanno sequestrato le loro case con la forza. Secondo fonti del Metropolita ortodosso, i militanti si sono recati casa per casa, nei quartieri di Hamidiya e Bustan al-Diwan, costringendo i cristiani alla fuga, senza dare loro la possibilità di prendere alcunchè dei loro beni. La “Brigata Faruq” è gestita da elementi armati di Al-Qaeda e da vari gruppi wahabiti e comprende mercenari provenienti dalla Libia e dall'Iraq.
Il Vicario Apostolico di Aleppo, Mons. Giuseppe Nazzaro commenta a Fides: “Non abbiamo fonti per confermare direttamente queste notizie, ma si può dire che tali rapporti cominciano a far crollare il muro di omertà fino ad oggi costruito dalla stampa in tutto il mondo. In questa situazione si stanno facendo strada i movimenti islamisti e terroristi”. Il Vicario ricorda con preoccupazione alcuni episodi recenti: “Domenica scorsa è esplosa ad Aleppo una automobile imbottita di tritolo, nelle vicinanze della scuola dei padri Francescani. Per miracolo è stata evitata una strage di bambini, nel Centro di catechesi della chiesa di San Bonaventura: solo perché il francescano responsabile, intuendo un pericolo, ha fatto uscire i bambini 15 minuti prima del solito orario. Altre bombe sono esplose a Damasco: sono brutti segnali per le minoranze religiose”. Sulle prospettive della situazione, il Vicario dice: “Ho fiducia che possa tornare la pace: per questo noi cristiani contiamo a pregare incessantemente”.
Intanto a Homs, raccontano fonti di Fides, stanno dando una testimonianza eroica alcuni Gesuiti rimasti in città: impegnandosi a portare conforto e aiuti umanitari a persone in stato di necessità di estrema miseria, compiono la loro missione di essere “costruttori di ponti”. I religiosi chiedono che le forze in campo si ispirino alla tolleranza, al pluralismo culturale e religioso, invitando al dialogo, rifiutando la violenza e chiedendo il rispetto della dignità umana e dei valori del Vangelo. I gesuiti in Siria sono impegnati nel servizio ai giovani, ai rifugiati, nell’istruzione di bambini e adulti, nel dialogo interreligioso, in progetti di sviluppo rurale. (PA)
(Agenzia Fides 21/3/2012)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38727&lan=ita
Damasco (Agenzia Fides) –
Mentre le forze dell’opposizione siriana si sono macchiate di violenze, abusi, torture – come afferma un rapporto diffuso ieri dalla Ong “Human Rights Watch” – a Homs è “in corso una pulizia etnica dei cristiani”, operata da membri della “Brigata Faruq”, vicina ad Al Qaeda. Lo afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Chiesa ortodossa siriana, che comprende il 60% dei fedeli cristiani in Siria. Militanti islamismi armati – afferma la nota – sono riusciti a espellere il 90% dei cristiani di Homs e hanno sequestrato le loro case con la forza. Secondo fonti del Metropolita ortodosso, i militanti si sono recati casa per casa, nei quartieri di Hamidiya e Bustan al-Diwan, costringendo i cristiani alla fuga, senza dare loro la possibilità di prendere alcunchè dei loro beni. La “Brigata Faruq” è gestita da elementi armati di Al-Qaeda e da vari gruppi wahabiti e comprende mercenari provenienti dalla Libia e dall'Iraq.
Il Vicario Apostolico di Aleppo, Mons. Giuseppe Nazzaro commenta a Fides: “Non abbiamo fonti per confermare direttamente queste notizie, ma si può dire che tali rapporti cominciano a far crollare il muro di omertà fino ad oggi costruito dalla stampa in tutto il mondo. In questa situazione si stanno facendo strada i movimenti islamisti e terroristi”. Il Vicario ricorda con preoccupazione alcuni episodi recenti: “Domenica scorsa è esplosa ad Aleppo una automobile imbottita di tritolo, nelle vicinanze della scuola dei padri Francescani. Per miracolo è stata evitata una strage di bambini, nel Centro di catechesi della chiesa di San Bonaventura: solo perché il francescano responsabile, intuendo un pericolo, ha fatto uscire i bambini 15 minuti prima del solito orario. Altre bombe sono esplose a Damasco: sono brutti segnali per le minoranze religiose”. Sulle prospettive della situazione, il Vicario dice: “Ho fiducia che possa tornare la pace: per questo noi cristiani contiamo a pregare incessantemente”.
Intanto a Homs, raccontano fonti di Fides, stanno dando una testimonianza eroica alcuni Gesuiti rimasti in città: impegnandosi a portare conforto e aiuti umanitari a persone in stato di necessità di estrema miseria, compiono la loro missione di essere “costruttori di ponti”. I religiosi chiedono che le forze in campo si ispirino alla tolleranza, al pluralismo culturale e religioso, invitando al dialogo, rifiutando la violenza e chiedendo il rispetto della dignità umana e dei valori del Vangelo. I gesuiti in Siria sono impegnati nel servizio ai giovani, ai rifugiati, nell’istruzione di bambini e adulti, nel dialogo interreligioso, in progetti di sviluppo rurale. (PA)
(Agenzia Fides 21/3/2012)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=38727&lan=ita
Un altro pezzo di storia della Chiesa che rischia di finire cancellato per sempre.
Homs, la città simbolo del dramma siriano ha donato un papa alla Chiesa
di Giorgio Bernardelli
da Vaticaninsider 21/03/2012
Si chiamava Aniceto e fu il decimo successore di Pietro: veniva appunto da Emesa - come veniva chiamata Homs nell'antichità - e fu sulla cattedra di Pietro nel II secolo, in un periodo compreso tra il 155 e il 168. È venerato come santo e la sua festa liturgica ricorre il 17 aprile. Non è chiaro come dalla Siria fosse arrivato nell'Urbe: alcune fonti sostengono che avesse dovuto pagare con l'esilio la sua opposizione allo gnosticismo. Del resto il suo nome in greco significa «non conquistato» e il ministero di Aniceto come vescovo di Roma fu proprio contraddistinto da una ferma opposizione alle dottrine eretiche di Marcione, che aveva trovato molto diffuse. La sua guida fu quella di chi voleva ristabilire l'ordine nella dottrina, anche attraverso una particolare cura del ministero dei preti e dei diaconi. Si occupava persino del loro aspetto: il Liber Pontificalis racconta infatti che fu il Papa venuto da Homs a decretare che i sacerdoti non potessero portare i capelli lunghi.
Un altro episodio legato alla vita di Aniceto lo racconta Eusebio di Cesarea, uno dei maggiori storici del cristianesimo antico: fu durante il suo ministero sulla cattedra di Pietro che Policarpo di Smirne, grande vescovo dell'Oriente, si recò a Roma. Scopo del viaggio era discutere con Aniceto la questione della data della celebrazione della Pasqua, che già allora divideva i cristiani: Policarpo con tutto l'Oriente manteneva il 14 del mese ebraico di nisan, la data della Pasqua ebraica. Pio I, invece, il predecessore di Aniceto, aveva stabilito che la Resurrezione di Gesù fosse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera. Neanche con un Papa siriaco si riuscì a trovare l'accordo: «Policarpo non poteva persuadere il Papa - annota Eusebio -, né il Papa persuadere Policarpo. La controversia non fu risolta, ma - precisa lo storico - le relazioni non furono interrotte». Non è chiaro se papa Aniceto sia morto davvero martire sotto l'imperatore Marco Aurelio: non si conosce nessun dettaglio sulla sua morte. Fu comunque il primo vescovo di Roma sepolto nelle catacombe di san Callisto. E lì le sue spoglie rimasero fino al 1604, quando vennero trasferite nella cappella di Palazzo Altemps, in piazza sant'Apollinare, dove tuttora riposano.
Accanto a questo Papa un'altra figura importante del cristianesimo dei primi secoli il cui nome è stato legato a quello di Homs è il vescovo Nemesio di Emesa, filosofo del IV secolo. È ricordato per il suo Peri physeos anthropou («Sulla natura dell'uomo»), il primo trattato in cui l'antropologia venne affrontata da un punto di vista cristiano; un'opera che ebbe una grande influenza sul pensiero teologico successivo, sia in Oriente sia in Occidente. Rigettando il mito platonico di un'anima separata dal corpo, Nemesio sosteneva che per comprendere davvero questo rapporto fosse necessario partire dalla Cristologia: tra anima e corpo, diceva, esiste la stessa relazione che in Cristo vede uniti nell'incarnazione il Verbo divino e la natura umana.
Al di là di questi due personaggi la vera gloria cristiana di Homs fu però legata a un altro evento prodigioso avvenuto nel V secolo: secondo un'antica tradizione, infatti, nel 452 a Emesa san Giovanni Battista apparve all'archimandrita del locale monastero indicandogli il luogo poco lontano dove era sepolta la sua testa. Nel posto dove fu rinvenuta la reliquia fu costruita la chiesa di san Giovanni Battista che per alcuni secoli fu meta di pellegrinaggi cristiani. Quando, poi, nel 637 la città fu conquistata dagli arabi metà della chiesa venne trasformata in moschea. Ma i pellegrinaggi cristiani a Emesa finirono solo nel IX secolo, quando la reliquia della testa di san Giovanni Battista fu poi trasferita a Costantinopoli.
Non significò comunque la scomparsa del cristianesimo da Homs, che qui finora era rimasto sempre una presenza significativa. Nel XX secolo - ad esempio - fu da questa città che i fedeli di rito assiro riorganizzarono la loro presenza dopo gli anni difficili della persecuzione ottomana. Lo stesso cardinale Ignace Moussa Daoud, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, è stato dal 1994 al 1998 archieparca di Homs prima di essere eletto patriarca di Antiochia dei Siri. Di qui la domanda inquietante: che cosa sopravviverà di questa grande storia dopo la tragedia che Homs sta vivendo in questi mesi? Le notizie diffuse qualche settimana fa da l'Oeuvre d'Orient - una ong francese particolarmente vicina alle Chiese d'Oriente -, parlavano di una comunità in fuga dalle violenze, provenienti non solo dall'esercito ma anche da alcune milizie fondamentaliste sunnite. Esiste, dunque, anche un dramma tutto cristiano dentro la tragedia di Homs. Con un altro pezzo di storia della Chiesa che rischia di finire cancellato per sempre.
di Giorgio Bernardelli
da Vaticaninsider 21/03/2012
Si chiamava Aniceto e fu il decimo successore di Pietro. Da quella terra arrivò anche il vescovo Nemesio, grande filosofo del IV secolo
Le immagini terribili dei corpi martoriati delle donne e dei bambini l'hanno trasformata nella città simbolo del dramma siriano. Quello che però ben pochi sanno è che Homs - la terza città più importante della Siria, dopo Damasco e Aleppo - ha una storia significativa anche dal punto di vista cristiano. Al punto da aver donato persino un Papa alla Chiesa di Roma.Si chiamava Aniceto e fu il decimo successore di Pietro: veniva appunto da Emesa - come veniva chiamata Homs nell'antichità - e fu sulla cattedra di Pietro nel II secolo, in un periodo compreso tra il 155 e il 168. È venerato come santo e la sua festa liturgica ricorre il 17 aprile. Non è chiaro come dalla Siria fosse arrivato nell'Urbe: alcune fonti sostengono che avesse dovuto pagare con l'esilio la sua opposizione allo gnosticismo. Del resto il suo nome in greco significa «non conquistato» e il ministero di Aniceto come vescovo di Roma fu proprio contraddistinto da una ferma opposizione alle dottrine eretiche di Marcione, che aveva trovato molto diffuse. La sua guida fu quella di chi voleva ristabilire l'ordine nella dottrina, anche attraverso una particolare cura del ministero dei preti e dei diaconi. Si occupava persino del loro aspetto: il Liber Pontificalis racconta infatti che fu il Papa venuto da Homs a decretare che i sacerdoti non potessero portare i capelli lunghi.
Un altro episodio legato alla vita di Aniceto lo racconta Eusebio di Cesarea, uno dei maggiori storici del cristianesimo antico: fu durante il suo ministero sulla cattedra di Pietro che Policarpo di Smirne, grande vescovo dell'Oriente, si recò a Roma. Scopo del viaggio era discutere con Aniceto la questione della data della celebrazione della Pasqua, che già allora divideva i cristiani: Policarpo con tutto l'Oriente manteneva il 14 del mese ebraico di nisan, la data della Pasqua ebraica. Pio I, invece, il predecessore di Aniceto, aveva stabilito che la Resurrezione di Gesù fosse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera. Neanche con un Papa siriaco si riuscì a trovare l'accordo: «Policarpo non poteva persuadere il Papa - annota Eusebio -, né il Papa persuadere Policarpo. La controversia non fu risolta, ma - precisa lo storico - le relazioni non furono interrotte». Non è chiaro se papa Aniceto sia morto davvero martire sotto l'imperatore Marco Aurelio: non si conosce nessun dettaglio sulla sua morte. Fu comunque il primo vescovo di Roma sepolto nelle catacombe di san Callisto. E lì le sue spoglie rimasero fino al 1604, quando vennero trasferite nella cappella di Palazzo Altemps, in piazza sant'Apollinare, dove tuttora riposano.
Accanto a questo Papa un'altra figura importante del cristianesimo dei primi secoli il cui nome è stato legato a quello di Homs è il vescovo Nemesio di Emesa, filosofo del IV secolo. È ricordato per il suo Peri physeos anthropou («Sulla natura dell'uomo»), il primo trattato in cui l'antropologia venne affrontata da un punto di vista cristiano; un'opera che ebbe una grande influenza sul pensiero teologico successivo, sia in Oriente sia in Occidente. Rigettando il mito platonico di un'anima separata dal corpo, Nemesio sosteneva che per comprendere davvero questo rapporto fosse necessario partire dalla Cristologia: tra anima e corpo, diceva, esiste la stessa relazione che in Cristo vede uniti nell'incarnazione il Verbo divino e la natura umana.
Al di là di questi due personaggi la vera gloria cristiana di Homs fu però legata a un altro evento prodigioso avvenuto nel V secolo: secondo un'antica tradizione, infatti, nel 452 a Emesa san Giovanni Battista apparve all'archimandrita del locale monastero indicandogli il luogo poco lontano dove era sepolta la sua testa. Nel posto dove fu rinvenuta la reliquia fu costruita la chiesa di san Giovanni Battista che per alcuni secoli fu meta di pellegrinaggi cristiani. Quando, poi, nel 637 la città fu conquistata dagli arabi metà della chiesa venne trasformata in moschea. Ma i pellegrinaggi cristiani a Emesa finirono solo nel IX secolo, quando la reliquia della testa di san Giovanni Battista fu poi trasferita a Costantinopoli.
Non significò comunque la scomparsa del cristianesimo da Homs, che qui finora era rimasto sempre una presenza significativa. Nel XX secolo - ad esempio - fu da questa città che i fedeli di rito assiro riorganizzarono la loro presenza dopo gli anni difficili della persecuzione ottomana. Lo stesso cardinale Ignace Moussa Daoud, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, è stato dal 1994 al 1998 archieparca di Homs prima di essere eletto patriarca di Antiochia dei Siri. Di qui la domanda inquietante: che cosa sopravviverà di questa grande storia dopo la tragedia che Homs sta vivendo in questi mesi? Le notizie diffuse qualche settimana fa da l'Oeuvre d'Orient - una ong francese particolarmente vicina alle Chiese d'Oriente -, parlavano di una comunità in fuga dalle violenze, provenienti non solo dall'esercito ma anche da alcune milizie fondamentaliste sunnite. Esiste, dunque, anche un dramma tutto cristiano dentro la tragedia di Homs. Con un altro pezzo di storia della Chiesa che rischia di finire cancellato per sempre.
lunedì 19 marzo 2012
CRISTIANI IN SIRIA: "È tempo di vivere il nostro compito e dare il nostro contributo, riappropriandoci della nostra dignità e della nostra identità"
Nunzio vaticano: Per la Chiesa in Siria è tempo di
uscire all'attacco e non stare a guardare
di Bernardo Cervellera
In un'intervista con AsiaNews, mons. Mario Zenari, da tre anni nunzio a Damasco, descrive tutti gli elementi che compongono l'ingarbugliata matassa siriana. La profonda divisione fra sunniti e alawiti (sciiti) e l'odio che cresce. I cristiani troppo timidi devono impegnarsi a costruire una società dove vi sia rispetto per l'uomo e i suoi diritti, parità per le donne, uguaglianza fra tutti i cittadini, libertà religiosa e di coscienza. Essere in Siria è una missione. A Homs un sacerdote dialoga con i ribelli e con l'esercito per garantire aiuti ai poveri, salvare la vita degli abitanti, seppellire i morti che nessuno vuole toccare. In un anno di violenze sono stati uccisi almeno 800-900 bambini. La maggioranza è stata colpita in strada da sconosciuti cecchini. La Siria sta cambiando e non si torna indietro.
Damasco (AsiaNews) - "Questa è l'ora dei cristiani"; è iniziato "un nuovo processo storico in Siria" da cui non si torna indietro e "i cristiani non possono perdere questo appuntamento con la storia": parla in modo quasi concitato mons. Mario Zenari, da tre anni nunzio vaticano a Damasco, mentre ricorda l'impegno missionario dei cristiani, che è essere "come agnelli in mezzo ai lupi", ma con un'identità e un compito. Proprio perché in Siria il fossato fra le diverse componenti sociali si sta allargando sempre più, egli vede con urgenza che i cristiani escano nella società e costruiscano ponti di riconciliazione, difendendo i valori tipici della dottrina sociale detla Chiesa: dignità umana, rifiuto della violenza, uguaglianza fra uomo e donna, le libertà fondamentali, libertà di coscienza e di religione, la separazione fra religione e Stato. " È urgente - dice - uscire all'aperto, all'attacco e non stare a guardare". Mons. Zenari, 66 anni, racconta storie di ordinario eroismo di alcuni sacerdoti rimasti a Homs durante questo mese di bombardamenti e violenze. Partecipando alla commozione per la tragedia dei bambini belgi uccisi in un incidente stradale in Svizzera, ricorda che in Siria sono già stati uccisi 800-900 bambini, in maggioranza colpiti "alla testa e al cuore" da sconosciuti: "La loro uccisione è un'atrocità" ed è necessario che la comunità internazionale garantisca "giustizia a questi piccoli". Ecco l'intervista completa che mons. Zenari ha rilasciato al telefono di AsiaNews.
leggi l'intervista su ASIA NEWS
http://www.asianews.it/notizie-it/Nunzio-vaticano:-Per-la-Chiesa-in-Siria-è-tempo-di-uscire-all'attacco-e-non-stare-a-guardare-24257.html
di Bernardo Cervellera
In un'intervista con AsiaNews, mons. Mario Zenari, da tre anni nunzio a Damasco, descrive tutti gli elementi che compongono l'ingarbugliata matassa siriana. La profonda divisione fra sunniti e alawiti (sciiti) e l'odio che cresce. I cristiani troppo timidi devono impegnarsi a costruire una società dove vi sia rispetto per l'uomo e i suoi diritti, parità per le donne, uguaglianza fra tutti i cittadini, libertà religiosa e di coscienza. Essere in Siria è una missione. A Homs un sacerdote dialoga con i ribelli e con l'esercito per garantire aiuti ai poveri, salvare la vita degli abitanti, seppellire i morti che nessuno vuole toccare. In un anno di violenze sono stati uccisi almeno 800-900 bambini. La maggioranza è stata colpita in strada da sconosciuti cecchini. La Siria sta cambiando e non si torna indietro.
Damasco (AsiaNews) - "Questa è l'ora dei cristiani"; è iniziato "un nuovo processo storico in Siria" da cui non si torna indietro e "i cristiani non possono perdere questo appuntamento con la storia": parla in modo quasi concitato mons. Mario Zenari, da tre anni nunzio vaticano a Damasco, mentre ricorda l'impegno missionario dei cristiani, che è essere "come agnelli in mezzo ai lupi", ma con un'identità e un compito. Proprio perché in Siria il fossato fra le diverse componenti sociali si sta allargando sempre più, egli vede con urgenza che i cristiani escano nella società e costruiscano ponti di riconciliazione, difendendo i valori tipici della dottrina sociale detla Chiesa: dignità umana, rifiuto della violenza, uguaglianza fra uomo e donna, le libertà fondamentali, libertà di coscienza e di religione, la separazione fra religione e Stato. " È urgente - dice - uscire all'aperto, all'attacco e non stare a guardare". Mons. Zenari, 66 anni, racconta storie di ordinario eroismo di alcuni sacerdoti rimasti a Homs durante questo mese di bombardamenti e violenze. Partecipando alla commozione per la tragedia dei bambini belgi uccisi in un incidente stradale in Svizzera, ricorda che in Siria sono già stati uccisi 800-900 bambini, in maggioranza colpiti "alla testa e al cuore" da sconosciuti: "La loro uccisione è un'atrocità" ed è necessario che la comunità internazionale garantisca "giustizia a questi piccoli". Ecco l'intervista completa che mons. Zenari ha rilasciato al telefono di AsiaNews.
leggi l'intervista su ASIA NEWS
http://www.asianews.it/notizie-it/Nunzio-vaticano:-Per-la-Chiesa-in-Siria-è-tempo-di-uscire-all'attacco-e-non-stare-a-guardare-24257.html
domenica 18 marzo 2012
Intervista esclusiva a Jocelyne Khoueiry sulla situazione siriana
Jocelyne Khoueiry è nata a Beirut il
15 agosto 1955. Maronita, è laureata in Teologia e giornalismo. Nel 1975, allo
scoppio della guerra in Libano ha preso le armi per difendere i quartieri
cristiani di Beirut mettendosi al comando di un gruppo di ragazze che si sono
battute con coraggio non inferiore a quello degli uomini. A partire dagli anni
'80, seguendo un suo processo di maturazione interiore e di approfondimento
della Fede, ha lasciato le armi ed ha fondato un'associazione mariana chiamata
“La Libanaise: Femme du 31 mai” con il compito principale di promuovere la
formazione cristiana della donna. L'associazione ha avuto l'appoggio delle
Suore Carmelitane del convento di Harissa (tra le quali vi era allora Suor
Agnes Marie de la Croix).
Da allora ha agito su tre piani:1)
ha tenuto migliaia di conferenze in tutto il mondo (di cui molte in Italia) per
far conoscere e comprendere la situazione del Libano e, in generale, della
regione; 2) ha svolto un'incessante opera di formazione cristiana delle donne e
delle ragazze che aderiscono al movimento; 3) ha avviato un'opera di assistenza
morale materiale a famiglie in difficoltà, con particolare riguardo per i
bambini. A tal fine ha costituito un centro, dedicato a Giovanni Paolo II°,
dove operano anche psicologi infantili e operatori sociali. Attualmente sta
anche curando la ristrutturazione di un antico convento a Jouniè che dovrebbe diventare un centro di
spiritualità e ospitare pellegrini da tutto il paese. Conosce molto bene la
situazione siriana, anche perchè è amica di suor Agnese ed ha con lei frequenti
contatti.
Le ho rivolto alcune domande
1) Da quello che trasmettono in
media libanesi che idea Ti sei fatta sulle cause della guerra in Siria ?
I media libanesi trasmettono
quotidianamente i dettagli della guerra in Siria. Da quanto ci viene mostrato
possiamo constatare che vi è in corso una crisi complessa che si sviluppa a
diversi livelli. Il primo è quello delle rivendicazioni di riforme concernenti
la costituzione del paese, in particolare in materia di libertà e pluralità
politica. Il secondo è quello degli islamisti sunniti, o almeno delle sue fazioni
più estremiste, che stanno cercando di prendere il potere. Questo livello non è
più allo stadio di una richiesta di riforme, ma piuttosto ha l'aspetto di un
colpo di stato armato e molto violento che non fa differenza tra civili e
militari e che non esita a terrorizzare la popolazione per raggiungere i suoi
scopi. D'altra parte abbiamo avuto un esempio di queste agitazioni anche in
Libano, nelle regioni del nord, tra l'anno 2000 e il 2008, quando le operazioni
terroriste di questi gruppi, legati a quelli siriani, si sono rivolte contro
reparti dell'esercito libanese.
Il terzo livello della crisi è di
ordine regionale e internazionale ed è allo stesso tempo politico e
confessionale. Politico perchè strettamente legato al conflitto
israelo-palestinese che ha diviso la regione in due fronti: il fronte israelo
americano ed i suoi alleati sunniti (paesi dei petrodollari e Giordania) che
vogliono un nuovo Medio Oriente segnato dalla supremazia di Israele, una
predominanza sunnita ed una pace imposta secondo le condizioni (e gli
interessi) di Israele. Questo progetto prevede la neutralizzazione di tutte le
potenze che possono costituire un ostacolo alla sua realizzazione e che
costituiscono il secondo dei fronti di cui ho parlato.
Secondo diverse analisi della
situazione siriana, ed in considerazione agli avvenimenti della cosiddetta
« primavera araba », la Siria sta affrontando un'operazione
multidimensionale manipolata da una volontà straniera, ormai scoperta, che ha
fissato il « timing » dell'azione, finanziato la sua realizzazione,
fornito le armi ed i gruppi armati che provengono dalla Libia, attraverso il
territorio turco, e dal nord del Libano. D'altra parte questo spiega perchè
figure pacifiche e stimate dell'opposizione ( che da tempo chiedono
legittimamente una riforma ed un cambiamento del regime) hanno contestato la
violenza armata e l'ingerenza straniera.
--------------------------------------------------------------------------
2) Quale è la posizione della Chiesa libanese (in particolare del Patriarca Maronita Bechara Rai) sulla situazione siriana?
2) Quale è la posizione della Chiesa libanese (in particolare del Patriarca Maronita Bechara Rai) sulla situazione siriana?
La posizione della Chiesa libanese,
ed in particolare il Patriarca Maronita Bechara Rai prende in considerazione la
totalità degli elementi che presenta la situazione. Dopo aver osservato e
sperimentato le conseguenze della politica occidentale ed americana e dei suoi
alleati sulla presenza cristiana in Iraq, Terra Santa ed Egitto; e dopo aver
ascoltato i diversi interventi dei Vescovi orientali al Sinodo nell'ottobre
2010, i responsabili della Chiesa in Libano e in tutta la regione sono
obbligati a essere più vigili nei loro giudizi che non devono andare contro la
ragione ed i fatti reali. La Chiesa afferma la necessità di un cambiamento, di
riforme e di un rispetto delle libertà, ma quello che sta avvenendo in Siria
rischia di mandare al potere un regime teocratico e salafita che sarà molto
diverso dagli slogan dietro ai quali ha nascosto le sue azioni. Un regime
ideologicamente contrario alla libertà ed alle diversità culturali. La Chiesa
vuole attirare l'attenzione su questo pericolo e considera che l'attuale regime
ha ancora la possibilità di realizzare i cambiamenti richiesti da una grande
parte del popolo siriano. Per questo la Chiesa ritiene che sia imperativo
fermare la violenza, avviare un dialogo ed arrivare ad un minimo di intesa
perchè una guerra civile in Siria si trasformerà immediatamente in una guerra
confessionale che potrà incendiare tutta la regione e non solo il Libano.
------------------------------------------------------------------------------
3) Quali possono essere le
conseguenze per il Libano della crisi in Siria?
La situazione politica, economica,
confessionale e della sicurezza in Libano è direttamente influenzata dalla
situazione siriana. Questo spinge i responsabili libanesi a voler controllare i
movimenti del traffico di armi e il passaggio di gruppi armati tra i due
territori. Non mi riferisco a quella parte della classe politica libanese che
attende una sconfitta del regime siriano e che è stata paradossalmente la sua
alleata privilegiata, contro i libanesi liberi, quando l'esercito siriano
occupava il Paese dei Cedri.
---------------------------------------------------------------------------
4) Come sono i rapporti tra le comunità cristiane libanesi e quelle siriane?
4) Come sono i rapporti tra le comunità cristiane libanesi e quelle siriane?
I rapporti sono ottimi. Sono vissuti
in uno spirito di scambio e di comunione ecclesiale e pastorale. D'altra parte
le strutture dell'APECL (Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici)
facilita questa comunione nel quadro delle differenti attività. Noi pensiamo
che questi rapporti possono costituire una realtà positiva e pacificante
all'interno del conflitto. Sarà un passaggio non facile da realizzare,
soprattutto nelle condizioni attuali, ma che potrebbe non essere impossibile in
un futuro non troppo lontano
Iscriviti a:
Post (Atom)