Si susseguono in questi giorni le struggenti notizie relative alle miserevoli condizioni dei rifugiati siriani nei campi profughi in Giordania, in Turchia e in Libano. Ci provoca ad una riflessione il titolo dato da "Il Sussidiario.net" ad una bella testimonianza del volontario della ONG Italiana AVSI che opera in un campo profughi siriano in Libano: "I bimbi che fuggono da Assad vanno a scuola nel Sud del Libano" ...
PROFUGHI
Durante
la guerra nella ex Jugoslavia mi sono recato diverse volte nelle regioni
orientali della Croazia per portare a destinazione aiuti umanitari (medicinali,
viveri, generatori elettrici...) che consegnavamo ai parroci di alcuni villaggi
posti lungo il fiume Sava, fiume che segna il confine con la Bosnia Erzegovina.
Uno dei ricordi più vivi di quei giorni è quello dell'arrivo dei profughi dalla
Bosnia che attraversavano il fiume su grossi barconi e sbarcavano in terra
croata per fuggire dagli orrori della guerra che, in quei giorni drammatici,
infuriava in molte città bosniache.
Due
particolari mi avevano allora colpito più di tutto. Il primo: il silenzio.
Malgrado sui campi a fianco della sponda del fiume si ammassassero centinaia e
talvolta migliaia di persone non si sentivano né grida né rumori. Per ore
l'unico suono percepibile era lo sciabordio dell'acqua che sbatteva contro il
legno dei grossi barconi. Il secondo: lo sguardo dei vecchi. Non vi era odio,
come nei giovani, né disperazione come in molte donne, direi che vi era solo
stupore. Si intuiva una domanda che però nessuno poneva: “perchè? Perchè mi
avete costretto a lasciare la mia casa, i miei campi, le mie abitudini, i
ricordi di sessanta, settanta anni di vita? Non sapete che troncando così le
mie radici mi avete condannato ad una sorte peggiore della morte?”.
A
me, legatissimo come sono ai luoghi dove sono nato, alla mia casa, ai miei
animali ed al mio orticello, quegli sguardi, quelle interrogazioni mute, ma di
una eloquenza impressionante, provocavano un'angoscia che ancora adesso non è
svanita. Questa è la ragione per cui mi sento particolarmente coinvolto, anche
emotivamente, ogni volta che sento parlare di profughi. Perchè so quale
spaventosa tragedia umana si nasconde dietro questa parola che noi pronunciamo
con troppa facilità. Per questo mi sento particolarmente indignato quando vedo
qualcuno letteralmente sfruttare a scopi politici e propagandistici la tragedia
di chi è stato costretto a fuggire dalle
proprie case per cercare rifugio in un'altra città o, peggio, in un Paese
straniero.
Purtroppo
è quello che invece sta succedendo in Siria.
Centinaia
di migliaia di persone sono fuggite dai loro villaggi e sono ospitate in
approssimativi centri di accoglienza all'interno del Paese o nella nazioni
confinanti, in particolare Turchia e Giordania. Le ragioni per cui sono fuggite
sono le più diverse: molti sono famigliari dei rivoltosi che temono le vendette
delle forze di sicurezza, altri sono Cristiani e Alauiti cacciati dalle loro
case dalle bande di integralisti e di salafiti, altri ancora semplicemente
fuggono le violenze della guerra. Per i mass media occidentali però tutti sono
utilizzati esclusivamente come argomento di polemica contro il Presidente
Assad, come se fosse stato lui a volere la guerra che sta distruggendo la Siria
e che forse alla fine segnerà anche la sua sorte. Questo è il solo aspetto che
viene colto da molti organi di informazione, compresi, ma non è una sorpresa,
quelli cosiddetti cattolici. Invece di preoccuparsi a come lenire (e
soprattutto abbreviare) le sofferenze dei profughi sono invece impegnatissimi a
studiare come utilizzarli nella guerra di propaganda scatenata a sostegno di
una delle parti in guerra.
Mi
ricordo un episodio della guerra in Kossovo. Allora i cattivi per definizione
erano i Serbi ed i buoni gli Albanesi, in difesa dei quali gli aerei Nato
stavano sganciando tonnellate di bombe su tutto il territorio della Repubblica
di Serbia. Un giornalista (mi pare, ma non ci giurerei, di RAI 1) chiese ad
alcuni profughi cosa stavano facendo di così tremendo i Serbi per provocare la
fuga di tante persone. “Ma quali Serbi” fu la risposta “ noi stiamo
scappando perchè gli aerei della Nato bombardano le nostre case”.
Bisognerebbe
imparare, davanti a tragedie come quelle dei profughi, a mettere da parte
polemiche e propaganda, ed a pensare ad una sola cosa: aiutarli.
Mario
Villani
GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
Angelus del Santo Padre:
"Cari fratelli e sorelle! Celebriamo oggi la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Nel Messaggio di quest’anno ho paragonato le migrazioni ad un «pellegrinaggio di fede e di speranza». Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell’uomo, come Abramo. E così i migranti sono portatori di fede e di speranza..."
Migliaia di bambini profughi siriani costretti a vivere al freddo in accampamenti precari
4/1/2013 Agenzia Fides
A Dalhamieh, un piccolo villaggio della Valle della Bekaa, circa 30 chilometri ad est di Beirut, i rifugiati siriani sono sparsi in un accampamento informale dove le tende si moltiplicano di giorno in giorno. Fino a qualche giorno c’erano 698 persone, tra queste 86 bambini con meno di 2 anni, giunti dalla Siria senza niente e che ora si trovano a dover far fronte alle rigide temperature invernali. Le tende sono fatte di cartone, plastica e sassi e non sono sufficienti per il clima rigido della zona. Quando piove l’acqua filtra all’interno, i piccoli per proteggere le gambe dal fango quando camminano mettono ai piedi buste di plastica. Secondo le ultime statistiche dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i profughi registrati o in attesa di registrazione in Libano sono oltre 160 mila. Tuttavia, il numero reale è notevolmente superiore visto che molti per timore preferiscono non registrarsi. Nelle regioni libanesi del Nord e Bekaa si calcolano circa 35 mila bambini siriani con meno di 14 anni che vivono in condizioni meterologiche estreme. La priorità è mantenere i piccoli al caldo, al sicuro e sani. La scorsa settimana circa 270 rifugiati sono stati ricoverati in ospedale. C’è anche il pericolo di epidemie di epatite e colera. Le latrine sono inondate e non ci sono i mezzi per mantenere strutture igieniche adeguate. Nel piccolo villaggio di Adous stanno aumentando i ricoveri negli ospedali. ...
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40684&lan=ita
I Vescovi maroniti: l'afflusso dei profughi dalla Siria rischia di destabilizzare il Libano
Agenzia Fides 10/1/2013
Beirut . L'ospitalità verso i profughi che fuggono dalla Siria dilaniata dalla guerra è un atto meritorio che va incentivato. Ma con l'aumento inarrestabile del numero dei rifugiati crescono anche le insidie alla stabilità politica e all'ordine sociale “che il Libano non è in grado di sostenere”. Così ieri, nella consueta riunione mensile convocata preso la sede patriarcale a Bkerké, il Sinodo dei Vescovi maroniti ha preso atto dell'inquietudine che attraversa il Paese, i cui fragili equilibri sono messi a dura prova dalla crisi economica e dagli effetti della guerra civile nella vicina Siria. I Vescovi maroniti hanno anche auspicato che le forze politiche trovino un accordo proficuo e ampiamente condiviso per varare una nuova legge elettorale, denunciando nel contempo il rischio di paralisi e di collasso a cui porterebbe inevitabilmente il perdurante accaparramento in chiave privata o settaria delle istituzioni nazionali.
Nel comunicato finale, pervenuto all'Agenzia Fides, l'Episcopato maronita affronta con avveduto discernimento pastorale i nodi politici e istituzionali della crisi libanese, richiamando tutti a servire la pace in quella parte del mondo - il Medio Oriente - “che Dio ha scelto per rivelare il mistero della salvezza e della redenzione”. I Vescovi della più rilevante comunità cristiana libanese esaltano le iniziative caritatevoli messe in campo a favore dei profughi provenienti dalla Siria. Ma esprimono anche inquietudine “per l'aumento quotidiano del numero dei rifugiati, e tra loro per la presenza dei palestinesi. I soccorsi umanitari, che esigono la convergenza di tutti gli sforzi – osserva il sinodo maronita - esigono anche, accanto all'empatia, che l'autorità libanese prenda le misure necessarie affinché l'ospitalità offerta ai profughi tenga conto delle minacce politiche, sociali e connesse con la sicurezza che il Libano non è in grado di sostenere”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40735&lan=itaNel comunicato finale, pervenuto all'Agenzia Fides, l'Episcopato maronita affronta con avveduto discernimento pastorale i nodi politici e istituzionali della crisi libanese, richiamando tutti a servire la pace in quella parte del mondo - il Medio Oriente - “che Dio ha scelto per rivelare il mistero della salvezza e della redenzione”. I Vescovi della più rilevante comunità cristiana libanese esaltano le iniziative caritatevoli messe in campo a favore dei profughi provenienti dalla Siria. Ma esprimono anche inquietudine “per l'aumento quotidiano del numero dei rifugiati, e tra loro per la presenza dei palestinesi. I soccorsi umanitari, che esigono la convergenza di tutti gli sforzi – osserva il sinodo maronita - esigono anche, accanto all'empatia, che l'autorità libanese prenda le misure necessarie affinché l'ospitalità offerta ai profughi tenga conto delle minacce politiche, sociali e connesse con la sicurezza che il Libano non è in grado di sostenere”.
L'Arcivescovo Maroun Lahham: apriamo le nostre chiese ai profughi siriani del campo di Zaatari
Amman (Agenzia Fides) 12/1/2013
Davanti alla catastrofe umanitaria che incombe sul campo profughi di Zaatari – dove le tempeste di neve e la pioggia gelida negli ultimi giorni hanno spazzato via centinaia di tende – l'Arcivescovo Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, apre le porte delle chiese e dei complessi parrocchiali per accogliere i rifugiati siriani. “Tutte le nostre chiese e le sale parrocchiali, a partire dai locali del centro Notre Dame de la Paix di Amman – dichiara all'Agenzia Fides – sono pronte a accogliere i nostri fratelli siriani cristiani e musulmani, finora tenuti nel campo di Zaatari. Ci prenderemo cura di tutti quelli che riusciremo a ospitare”.
Proprio ieri, alcuni rappresentanti della comunità assira legati all'Assyrian Human Rights Network avevano chiesto di aprire le porte delle chiese presenti in Giordania per accogliere i profughi di Zaatari, dove le piogge torrenziali e il gelo di questi giorni – riferisce l'appello – avrebbero già causato alcune vittime tra i bambini, gli anziani e le donne. L'appello era stato sottoscritto anche da esponenti dell'opposizione siriana, come l'attivista curdo Abdul Basit Sida e il businessman siriano Adib Shishakly, residente in Arabia saudita.
Nei giorni scorsi, il direttore di Caritas Giordania Wael Suleiman, contattato dall'Agenzia Fides, aveva auspicato la chiusura del campo profughi di Zaatari, dove le tormente hanno reso insostenibili le già precarie condizioni di vita, provocando rivolte tra i 60mila profughi che vi si trovano ammassati. I profughi siriani che hanno trovato rifugio in Giordania sono già oltre 280mila. L'Arabia Saudita ha annunciato ieri di aver stanziato 10 milioni di dollari in loro favore, per finanziare iniziative d'emergenza davanti alle ulteriori difficoltà provocate dal maltempo.
I profughi siriani registrati dall'Onu nei Paesi del Medio Oriente sono più di 600mila. Secondo le proiezioni fornite dall'Onu, se il conflitto continuerà, da qui a giugno diventeranno oltre un milione.
Davanti alla catastrofe umanitaria che incombe sul campo profughi di Zaatari – dove le tempeste di neve e la pioggia gelida negli ultimi giorni hanno spazzato via centinaia di tende – l'Arcivescovo Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, apre le porte delle chiese e dei complessi parrocchiali per accogliere i rifugiati siriani. “Tutte le nostre chiese e le sale parrocchiali, a partire dai locali del centro Notre Dame de la Paix di Amman – dichiara all'Agenzia Fides – sono pronte a accogliere i nostri fratelli siriani cristiani e musulmani, finora tenuti nel campo di Zaatari. Ci prenderemo cura di tutti quelli che riusciremo a ospitare”.
Proprio ieri, alcuni rappresentanti della comunità assira legati all'Assyrian Human Rights Network avevano chiesto di aprire le porte delle chiese presenti in Giordania per accogliere i profughi di Zaatari, dove le piogge torrenziali e il gelo di questi giorni – riferisce l'appello – avrebbero già causato alcune vittime tra i bambini, gli anziani e le donne. L'appello era stato sottoscritto anche da esponenti dell'opposizione siriana, come l'attivista curdo Abdul Basit Sida e il businessman siriano Adib Shishakly, residente in Arabia saudita.
Nei giorni scorsi, il direttore di Caritas Giordania Wael Suleiman, contattato dall'Agenzia Fides, aveva auspicato la chiusura del campo profughi di Zaatari, dove le tormente hanno reso insostenibili le già precarie condizioni di vita, provocando rivolte tra i 60mila profughi che vi si trovano ammassati. I profughi siriani che hanno trovato rifugio in Giordania sono già oltre 280mila. L'Arabia Saudita ha annunciato ieri di aver stanziato 10 milioni di dollari in loro favore, per finanziare iniziative d'emergenza davanti alle ulteriori difficoltà provocate dal maltempo.
I profughi siriani registrati dall'Onu nei Paesi del Medio Oriente sono più di 600mila. Secondo le proiezioni fornite dall'Onu, se il conflitto continuerà, da qui a giugno diventeranno oltre un milione.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40752&lan=ita