Le Monache Trappiste : non ce ne andremo anche se gli islamici uccidono
i monaci
"Sappiamo che il Signore non abbandona la Siria:
chiedete tanta preghiera perché le logiche umane sono quelle che sono": a dire così è
Suor Marta, una delle monache trappiste che vive in un monastero al confine tra
Siria e Libano.
"Chiedete tanta preghiera ma anche un dialogo politico
perché con le armi non si arriva a nulla". Contattata da ilsussidiario.net subito
dopo la notizia che un monaco è stato ucciso nelle ultime ore nel convento
francescano di Sant'Antonio da Padova a Ghassanieh, in Siria, Suor Marta esprime bene
con le sue parole la situazione di caos sanguinario in cui ormai è sprofondata
completamente la Siria. Un gruppi di ribelli islamisti ha attaccato il
convento, penetrando al suo interno e rubando tutto ciò che potevano rubare. Nel
fare questo hanno ucciso padre Francois Mourad, un monaco eremita che da
qualche mese viveva ospite nel convento francescano.
Suor Marta, voi conoscevate questo monastero? E' lontano da
dove siete voi?
Sì, in passato abbiamo avuto occasione di visitarlo. Si
trova fuori Aleppo, in direzione nord ovest a un'ora e mezzo circa dalla città in
direzione della montagna, in una zona abitata prevalentemente da cristiani e
naturalmente dai padri francescani del convento di Sant'Antonio.
Come avete appreso la notizia dell'attacco?
Al momento abbiamo ancora notizie frammentarie. Tra l'altro
padre Francois, il monaco che è stato ucciso, lo avevamo anche conosciuto. Era
un monaco che stava cercando di mettere su un monastero di eremiti, aveva
qualche giovane con sé che lo stava aiutando nell'impresa.
La zona di Aleppo era
una zona a maggioranza cristiana, ma da quello che ci risulta molti cristiani sono fuggiti negli ultimi tempi.
Sì, purtroppo sono
fuggiti quasi tutti, sono rimasti giusto i padri francescani e qualche famiglia.
Invece nella zona dove è il vostro monastero come è la
situazione? Temete anche voi degli attacchi?
Fortunatamente la nostra zona è abbastanza tranquilla, anche
se ovviamente anche qui ci sono combattimenti continui, tra gli abitanti dei
villaggi sunniti e di quelli alauiti. Noi siamo vicini al confine con il Libano, è
una zona di passaggio di armi e guerriglieri che poi si dirigono a Oms a
combattere. Di notte si sente il rumore di scontri dove ci sono i posti di
polizia. Ci sono combattimenti tra guerriglieri ed esercito, qualche colpo è
caduto anche vicino al nostro monastero, ma niente direttamente contro i
cristiani.
L'attacco al monastero francescano invece ci dimostra che il
resto della Siria ormai è senza controllo.
Ormai è così, ce lo hanno detto anche i nostri amici di
Aleppo: l'esercito libero, quello che combatte Assad, ormai è quasi del tutto
in mano ai fondamentalisti islamici. E' una vera guerra tra due
eserciti, sono tantissime le armi di tutti i tipi: è guerra totale.
E i fondamentalisti islamici sono protagonisti di attacchi
indiscriminati.
Ormai è chiaro chi vuole questo tipo di violenza, è una
parte chiara quella che esercita la violenza. Anche i sunniti che desideravano un
cambiamento democratico della Siria sono ormai vittime come i cristiani
della violenza fondamentalista. Fortunatamente adesso anche la stampa
comincia a denunciare questa situazione dopo due anni di silenzio, ma la Siria è
ormai sprofondata nella guerra totale.
La morte di questo monaco ha il sapore del martirio, quello
che stanno vivendo tanti cristiani della Siria: dove trovate la forza di
resistere? Potreste andarvene via in qualunque momento per non rischiare la
vita.
La cosa che ci tiene qui è la coscienza di essere nelle mani
di Dio, questa coscienza è una cosa reale. Questa dimensione è ancora
presente nella vita dei cristiani della Siria. Nessuno vuole esser un eroe, ma la
vita si vive in Dio: si riceve da Lui nel bene e nel male. E' questo quello che
stiamo imparando dai siriani e noi cerchiamo di viverlo con loro.
Dunque non ve ne andrete, anche se gli islamici hanno
cominciato ad attaccare i monasteri.
E' comprensibile che vada via chi ha famiglia, ma noi
religiosi non possiamo farlo. Questa è diventata la nostra vita, questo è il nostro
popolo. Per noi monaci poi la stabilità è una cosa importante nella logica
dell'Incarnazione.
Grazie a Dio la nostra comunità in Italia ci sostiene in
questo. Non vorremmo neanche andarcene: stiamo con la gente di qui e per
provvidenza siamo in una situazione migliore che in altre parti della Siria.
Voi in
Europa e in Italia dite tante preghiere per noi, le logiche umane sono quelle
che sono, ma sappiamo che il Signore non abbandona la Siria. Chiediamo tanta
preghiera e un dialogo politico, perché con le armi non si arriva a nulla.
(Paolo Vites)
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Custode di Terra Santa: P. Franҫois Mourad, ucciso dai ribelli islamisti a Ghassanieh
(AsiaNews) - "L'uccisione di p. Franҫois Mourad è un triste fatto e un duro colpo per tutti i frati della Custodia di Terra Santa".
È quanto afferma ad AsiaNews padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, in occasione della morte del religioso siriano ucciso lo scorso 23 giugno a Ghassanieh, villaggio a maggioranza cristiana nel distretto di Jisr al-Shughur nella provincia di Idlib. I suoi funerali si sono stati celebrati ieri nel piccolo villaggio di Kanaieh a pochi chilometri da Ghassanieh.
Fino a ieri vi erano due versioni sulle dinamiche dell'omicidio, la prima parlava di un proiettile vagante, la seconda di un vero e proprio assalto compiuto da ribelli islamisti contro il convento di Sant'Antonio a Ghassanieh.
"La versione più attendibile - spiega p. Pizzaballa - è la seconda. Dalle foto e dalle testimonianze di nostri religiosi, nelle scorse settimane i ribelli hanno attaccato il villaggio, costringendo la maggioranza della popolazione a fuggire. L'unica zona tranquilla era proprio quella del convento di Sant'Antonio, che ospitava insieme a p. Franҫois alcuni frati francescani, quattro suore e dieci cristiani. Ma il 23 giugno i ribelli, che fanno parte di una frangia estremista islamica, hanno invaso anche quella".
Secondo il Custode di Terra Santa, gli islamisti hanno fatto irruzione nel convento, saccheggiando e distruggendo tutto. Quando p. Franҫois ha cercato di opporre resistenza per difendere le suore e le altre persone, i guerriglieri gli hanno sparato, uccidendolo.
"Al momento - aggiunge p. Pizzaballa - il villaggio è ormai completamente deserto. I ribelli si sono trasferiti lì con le loro famiglie e hanno occupato le abitazioni ancora in piedi". "Preghiamo - conclude - perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità".
http://www.asianews.it/notizie-it/Custode-di-Terra-Santa:-P.-Franҫois-Mourad,-ucciso-dai-ribelli-islamisti-a-Ghassanieh-28294.html
La morte di padre François, un lutto per la presenza francescana in questa terra
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La presenza della Custodia in Siria è plurisecolare; i frati hanno sempre esercitato la loro missione di servizio alle popolazioni e continuano a farlo in questi tempi difficili senza distinzioni religiose o sociali o politiche.
Qualche settimana fa, le riviste Terra Santa della Custodia avevano informato che la Custodia, nella regione dell’Oronte, accoglie un “centinaio di persone, cristiani e musulmani sunniti e alauiti. Riescono a vivere insieme perché il sacerdote ha categoricamente proibito a tutti di parlare di politica nel monastero. Ma mancano di tutto: pane, acqua, elettricità. I frati e le religiose francescane fanno tutto quanto è loro possibile per procurare medicine e prodotti di prima necessità.”
La Custodia, nella misura del possibile, cerca di sostenere i suoi frati presenti in Siria, adoperandosi a far loro pervenire ciò di cui hanno bisogno. Ma i rischi che si affrontano per l’invio di viveri sono grandi. I frati, facendo valere il carattere religioso della loro azione, hanno stipulato degli accordi con i partiti per garantire i propri spostamenti. Ma in la situazione così imprevedibile e per il fatto che i gruppi estremisti infieriscono duramente, nessun spostamento può essere ritenuto sicuro anche per i religiosi. Il rapimento dei due vescovi, di cui si è senza notizie da ormai due mesi, ne è la prova.
Pertanto, nonostante tutti i rischi, i frati si prodigano senza sosta in soccorso della popolazione. Oltre alle cure che possono offrire nei loro dispensari, dove le Religiose francescane e le Suore del Rosario collaborano con loro, i frati accolgono i rifugiati in alcuni conventi che sono diventati dei veri e propri “dormitori”; distribuiscono viveri ai profughi e a tutti coloro che si presentano alle porte dei conventi; partecipano finanziariamente al restauro delle case distrutte appartenenti alle famiglie dei loro parrocchiani; aiutano i più poveri e, a volte, fanno da intermediari in caso di rapimento dei loro parrocchiani.
Il fatto di accogliere tutti, può causare ai frati della Custodia delle rappresaglie da parte dell’una o dell’altra fazione in lotta. Nel dicembre scorso, un convento è stato bombardato e da allora è deserto.
La morte di padre François è un colpo duro per tutti i frati. Tuttavia essi continuano ad essere di grande sostegno spirituale per le popolazione che servono. “La guerra ha ovunque e in tutto un impatto negativo, ma ha anche condotto i cristiani dei vari riti ad avvicinarsi gli uni agli altri, ad aiutarsi reciprocamente e a pregare insieme.” In alcuni villaggi dell’Oronte, i francescani sono i soli ad essere rimasti e celebrano i sacramenti per tutti i riti. Altrove, organizzano dei momenti di preghiera, dove tutti sono presenti.
“La nostra missione - dice un frate residente nell’Oronte - è di essere dei pazzi di Dio che continuano a portare la speranza a tutti coloro che pensano che non c’è più un futuro, che non c’è più né speranza né carità.”
La tragica situazione della Siria ci invita e di spinge a pregare perché la guerra finisca il più presto possibile. Soprattutto perché il conflitto sembra trascinare il vicino Libano verso un ritorno della violenza, così come porta a rendere fragile la situazione interna della Giordania, sommersa dall’affluenza dei rifugiati.
La Custodia lancia un appello alla comunità internazionale perché si cerchino concretamente vie di dialogo con tutte le forze militari presenti, perché venga istaurata prontamente una tregua e si operi per una conciliazione delle parti in conflitto. Nessuna delle misure adottate finora, e che sono solo servite ad aumentare la violenza e il numero dei morti, è stata capace di dare alla Siria ciò di cui ha bisogno: creare delle condizioni perché la pace possa ritornare al più presto.
Nella festa di san Giovanni Battista, che ha preparato la strada al Signore, possa la nostra preghiera ottenere da Dio il sostegno di cui i nostri fratelli in Siria hanno bisogno e guidare questa regione a ritrovare il cammino di una pace giusta e durevole.
http://it.custodia.org/default.asp?id=4&id_n=23564
“L’ennesimo episodio di violenza, sempre
ingiustificata, risvegli la coscienza dei Responsabili delle parti in conflitto
e della comunità internazionale, perché, come più volte ripetuto dal Santo
Padre Francesco, tacciano le armi e si apra finalmente la stagione della giusta
riconciliazione per un futuro di pace”
L’affermazione è contenuta nel messaggio nel quale il
cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali, assieme ai superiori e ai collaboratori del dicastero esprime dolore
per la “barbara uccisione”avvenuta ieri in Siria di padre Francois Mourad. Il
messaggio è stato indirizzato, al patriarca siro-cattolico, Youssif Ignace III
Younan, e alla Custodia di Terra Santa.
Padre Mourad, sottolinea ancora il
messaggio, “è stato ricordato, insieme alle innumerevoli altre vittime, come
pure ai vescovi, sacerdoti e laici rapiti, nella consueta preghiera che ha dato
inizio alla nuova settimana di lavoro, nella cappella del dicastero. Come
spesso affermava padre Murad – conclude il testo – “il desiderio dei cristiani
in Siria e in tutto il Medio Oriente, è quello di poter rimanere nei luoghi in
cui è risuonato il primo annuncio della salvezza, ‘mostrando nella quotidianità
dei piccoli gesti il volto di Cristo’
Radio Vaticana ha raccolto la testimonianza di un religioso francescano in Siria,
che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza:
R. – Quello che so è che questo prete, questo monaco viveva
lì, fra di noi, e aveva istituito anche un centro suo, vicino a Ghassanieh.
Veniva spesso dai frati, si salutavano… A un certo punto, ho sentito che era
stato ucciso a sangue freddo: l’hanno prelevato dal suo convento – hanno detto
– l’hanno portato fino al nostro convento e davanti alla porta lo hanno
ammazzato a colpi d’arma da fuoco. Poi sono entrati nel convento – sia nel
convento nostro, sia dalla parte delle suore – e hanno rubato tutto quello che
potevano rubare. E questa non è stata la prima volta che sono venuti: c’erano
quindi dei precedenti. Questa notizia, quando l’ho sentita, mi ha colpito.
Secondo me, questo modo di agire non è del popolo siriano. E’ il modo di gente
che viene da fuori, di estremisti che vengono qui, da queste parti, per
stroncare tutto quello che non è musulmano. E per questo ripeto che non sono
siriani, ma persone che vengono da fuori, perché i siriano – sia cristiani sia
musulmani – hanno vissuto insieme per secoli e non credo che in un tempo così
limitato si possa cancellare così velocemente tutta questa storia di convivenza!
D. – Lei ha detto che l’Occidente, nell’appoggiare i
ribelli…
R. – Sì, l’Occidente appoggia la rivoluzione. Aiutando
però la rivoluzione senza distinzione, nessuno potrà garantire che tutte le
armi dall’Occidente non vadano ancora nelle mani di questa gente. Non si può
garantire che quello che diamo a un gruppo non passi ad un altro gruppo. Anzi,
si può affermare il contrario: che non solo non stanno facendo cadere il
governo, ma che invece stanno facendo cadere tutti i principi umani e della
cultura umana
D. – Lei ha delle testimonianze che dicono che questi gruppi
arrivano in una casa religiosa e intimano: avete 24 ore per andarvene…
R. – Sono andati in un altro convento di suore che sta
vicino ad Aleppo e hanno dato loro 24-48 ore per lasciare tutto il complesso,
perché Aleppo con i suoi dintorni è stata dichiarata un principato musulmano, e
se è un principato musulmano ciò significa che nessuno che non sia musulmano
potrà vivere in questo principato. Per questo, anche le suore devono lasciare
il loro lavoro, perché il convento diventerà un centro di educazione e istruzione
musulmana.
D. – Quindi, non si tratta di un caso isolato?
R. – No, no: non è un caso isolato. Anche se altri
rivoluzionari, che sono un po’ più moderati, hanno detto che non risponde
nemmeno al principio musulmano il fatto di cacciare via i cristiani. E’ questo
che io dico e sostengo: e cioè, che musulmani e cristiani possono vivere
insieme, a condizione che non vengano questi estremisti, in particolare
dall’esterno del Paese.
D. – Cioè, da quali Paesi?
R. – Dai Paesi di tendenze religiose estremiste, come
l’Afghanistan, la Cecenia… Sono stati trovati anche estremisti libici, tra
questi rivoluzionari in Siria…
Testo proveniente dalla pagina
http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/25/siria,_sacerdote_ucciso._il_card._sandri:_si_apra_presto_la_stagione/it1-704697
del sito Radio Vaticana