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Mons. AUDO: la responsabilità è di fare la pace e di aiutare la gente affinché possa tornare nei propri Paesi per vivere.
Radio Vaticana, 18 marzo 16
R.
– Prima di tutto, il fatto che c’è qualcosa a livello
internazionale, anche se non so a quale
risultato possa portare, per noi è già una cosa molto positiva
e dà speranza. La seconda cosa importante è che qui sul terreno
sentiamo che c’è un piccolo cambiamento: c’è un po’ d’acqua,
di elettricità, non ci sono bombe che cadono. È una cosa un po’
nuova e anche questo dà speranza alla gente.
D.
– Ma la gente continua ad andare via o sta cambiando anche questa
tendenza?
R.
– È una cosa che inizia, ma se non c’è un accordo chiaro, una
soluzione politica, la gente comincerà di nuovo ad organizzarsi per
partire.
D.
– Lei ha parlato di un Paese che comunque si è svuotato per i due
terzi: circa un milione di cristiani non ci sono più. Che effetto le
fa vedere queste enormi folle migranti di cui si sta discutendo anche
a Bruxelles?
R.
– Io ho ripetuto sempre che la soluzione non sta nell’accogliere
o meno queste persone, o nel chiedere alla Turchia di giocare non so
quale ruolo, ma la responsabilità è di fare la pace e di aiutare la
gente affinché possa tornare nei propri Paesi per vivere. Questa è
la soluzione. Si deve aspettare ora una decisione politica per avere
fiducia: che sia una decisione che non porti alla distruzione della
Siria aiutando questi gruppi armati per interessi economici e
strategici a livello internazionale e regionale. Le grandi potenze
devono essere oneste con loro stesse, non fare della falsa diplomazia
piangendo sulle minoranze cristiane e poi dall'altra parte fare di
tutto per allontanarle dalla Siria.
D.
– Ma esiste ancora ora pericolo per i cristiani come perle altre
minoranze secondo lei? Pericolo di persecuzioni, di uccisioni, di
pulizia etnica? Dagli Stati Uniti è arrivato questo termine duro:
“genocidio”…
R.
– Penso che non vi sia pericolo perché non ci sono bombardamenti.
C’è meno pericolo perché forse sanno che si vuole una soluzione
politica. Ma se in Siria non c’è soluzione politica, di
nuovo questa gente sarà armata e pagata e di nuovo ci sarà pericolo
per le minoranze soprattutto per i cristiani.
D.
– Ma il termine persecuzione è un termine ancora reale?
R.
– Personalmente, quando parlo della Siria preferisco non parlare di
persecuzione da parte dei musulmani contro i cristiani. Non è la
vera storia dei cristiani in Siria. La causa vera è che questi
gruppi armati sono incitati a attaccare i cristiani. Perché? Ci si
deve chiedere il perché: per destabilizzare il Paese e dire che non
c’è soluzione. Questo è il problema.
Vescovo Hindo: la dichiarazione Usa sul 'genocidio' dei cristiani in Medio Oriente è “un'operazione geopolitica strumentale”
Agenzia
Fides 18/3/2016
Hassakè – Il percorso che ha portato l'Amministrazione Usa
a riconoscere come “genocidio” le violenze perpetrate dallo Stato
Islamico (Daesh) sui cristiani rappresenta “una operazione
geopolitica” che “strumentalizza la categoria di genocidio per i
propri interessi”.
Così l'Arcivescovo siriano Jacques Behnan
Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro cattolica di Hassakè-Nisibi,
commenta per l'Agenzia Fides le dichiarazioni rilasciate ieri dal
Segretario di Stato Usa John Kerry in risposta alla mobilitazione di
gruppi e istituzioni che da tempo sollecitavano la leadership
politica statunitense a applicare la definizione di “genocidio”
alle varie forme di brutalità e oppressione consumate dai militanti
dell'autoproclamato Califfato Islamico sui cristiani e su altri
gruppi minoritari.
“A
mio giudizio” ha affermato ieri Kerry, assecondando le richieste
poste da una vasta rete di organizzazioni e sigle, “Daesh è
responsabile di genocidio contro gruppi nelle aree sotto il suo
controllo, compresi yazidi, cristiani e musulmani sciiti. Daesh –
ha aggiunto Kerry - è genocidario per auto-definizione, per
ideologia e per i fatti, in ciò che esso dice, per ciò in cui crede
e per ciò che opera”.
Secondo l'Arcivescovo Hindo, che svolge la sua opera pastorale in una delle aree più travagliate della Siria nord-orientale, “la proclamazione del genocidio viene compiuta puntando i riflettori sul Daesh e censurando tutte le complicità e i processi storico-politici che hanno portato alla creazione del mostro jihadista, a partire dalla guerra fatta in Afghanistan contro i sovietici attraverso il sostegno ai gruppi armati islamisti. Si vuole cancellare con un colpo di spugna tutti gli strani fattori che hanno portato all'emersione repentina e anomala di Daesh. Mentre solo fino a poco tempo fa, c'erano addirittura pressioni turche e saudite - fatte quindi da Paesi alleati degli Usa – affinchè i jihadisti di al-Nusra prendessero le distanze dalls rete di al Qaida, in modo da poter essere classificati e magari aiutati anche dall'Occidente come 'ribelli moderati...'”
A giudizio dell'Arcivescovo siro-cattolico di Hassakè-Nisibi, la dichiarazione di “genocidio contro i cristiani” da parte dell'Amministrazione Usa rappresenta anche un tentativo di recuperare terreno, davanti all'accresciuto prestigio russo tra i popoli del Medio Oriente: “l'intervento russo in Siria” sottolinea l'Arcivescovo “ha fatto crescere l'autorevolezza di Mosca in un ampio settore dei popoli del Medio Oriente, non solo tra i cristiani. Circoli potenti negli Usa temono questo, e allora adesso giocano la carta della protezione dei cristiani. Sembra di essere tornati al XIX secolo, quando la protezione dei cristiani del Medio Oriente era anche strumento di operazioni geopolitiche per aumentare l'influenza nella regione”.
Secondo l'Arcivescovo, intervistato dall'Agenzia Fides, è fuorviante anche presentare i cristiani come vittime esclusive o prioritarie delle violenze del Daesh: “Quei pazzi” fa notare Mons. Hindo “uccidono sciiti, alawiti e anche tutti i sunniti che non si sottomettono a loro. Dei 200mila morti del conflitto siriano, i cristiani rappresentano una parte minima. E lo ripeto, in certi casi ai cristiani viene concesso di scappare o di pagare la tassa di sottomissione, mentre per i non cristiani c'è solo la morte”.