N.E.O. 12.09.2017 , di Tony Cartalucci*
Mentre
le forze siriane raggiungono il fiume Eufrate, rompendo l'assedio
della città siriana orientale di Deir ez-Zor, Damasco e i suoi
alleati, insieme agli stati sponsor che alimentano la militanza che
ha consumato la Siria negli ultimi 6 anni, stanno disponendo i pezzi
finali nell'avvicinarsi della fine dei giochi.
Le
forze siriane avevano già ripreso la città settentrionale di Aleppo
e mentre continuano a proteggere il confine meridionale della Siria
con la Giordania e l'Iraq ad ovest dell'Eufrate, lasciano le milizie
principali sostenute da Washington, dai suoi alleati europei e dalla
NATO, nonché dai suoi partner del Golfo Persico tutti ma sconfitti.
Rimane
ancora la città settentrionale di Idlib. Questa è diventata la
destinazione finale per i militanti mentre fuggivano o venivano
evacuati con operazioni governative da altre aree contestate in
Siria. La città e gran parte della provincia circostante si
collegano direttamente al confine siriano-turco dove i militanti
stanno ancora ricevendo forniture, armi e rinforzi dal territorio
della NATO.
Ora
che la natura dei militanti sponsorizzati dall'Occidente è
pienamente scoperta e con le forze russe e iraniane presenti sul
campo di battaglia e profondamente coinvolte nella vittoria di
Damasco, è inevitabile che praticamente tutto il territorio a ovest
dell'Eufrate ritornerà sotto il controllo di Damasco.
I
tentativi politici di preservare Idlib come una fortezza jihadista
saranno difficili, considerando la natura terroristica dei gruppi che
occupano la città, compresi quelli che operano apertamente sotto la
bandiera di Al Qaeda.
[Vedi
anche questo aggiornamento: "Si
sbriciola il fronte islamista in Siria: psicosi di una sconfitta a
Idleb http://m.asianews.it/index.php?art=41800&l=it ]
A
est dell'Eufrate
A
est dell'Eufrate si trova la città di Raqqa che adesso è campo di
battaglia tra le forze Curde sostenute dagli USA e i terroristi
dell'ISIS armati e finanziati dai US-Sauditi. Oltre Raqqa, un
territorio molto vasto viene rivendicato e controllato da queste
forze Curde, mentre l'esercito siriano continua ad occupare delle
aree sotto il suo controllo in Qamishli e Al Hasakah.
Di
là dell'Eufrate, a est di Deir ez-Zor, è in corso un'offensiva
recentemente lanciata da combattenti Curdi dell'SDF probabilmente
volta a prevenire l'attraversamento del fiume da parte delle truppe
siriane.
L'agenzia
Reuters in un articolo intitolato "L'esercito Siriano e le forze
sostenute dagli Stati Uniti convergono sullo Stato Islamico in
offensive separate", avrebbe riferito che: Le SDF (alleanza
militare composta prevalentemente dai Curdi e da altre milizie arabe
sostenuti dagli USA) hanno dichiarato di aver raggiunto la zona
industriale di Deir ez-Zor, a poche miglia ad est della città dopo
aver lanciato le operazioni in zona nei giorni scorsi. L'articolo ha
anche riferito che: i progressi di domenica significano che le forze
sostenute dagli Stati Uniti e l'Esercito Arabo Siriano coperto dal
supporto militare russo, sono separate solo da circa 15 km di terra e
dal fiume Eufrate a Deir ez-Zor.
Le
forze siriane attraversando il fiume - prendendo e occupando il
territorio a est dell'Eufrate - renderanno i tentativi degli Stati
Uniti e delle sue proxy di balcanizzare la nazione, ancora più
deboli. Con le posizioni dei governativi sparse in territorio tenuto
dalle milizie Curde e con una solida posizione a Deir ez-Zor, a est
dell'Eufrate, i combattenti Curdi sarebbero costretti a intraprendere
una campagna pericolosa e costosa per respingere le forze siriane
allo scopo di dividere la nazione. Essa richiederebbe un'assistenza
militare americana diretta, rischiando un confronto diretto tra USA e
l'esercito siriano e i suoi alleati russi e iraniani. Non è ancora
chiaro finora quanto gli Stati Uniti siano disposti a coinvolgersi
per ottenere il proprio piano B di balcanizzare la Siria.
Quali
carte ci sono ancora sul tavolo?
I
responsabili delle politiche statunitensi, da quando il conflitto è
iniziato nel 2011, hanno cercare di dividere la Siria e ricavare
"paradisi sicuri" che potrebbero essere utilizzati per
perpetuare l'instabilità e tentare un cambiamento di regime a
Damasco nel lungo periodo, appurato che il cambiamento immediato del
regime non si è realizzato. Per gli Stati Uniti, la prospettiva di
usare a questo scopo il territorio a ovest dell'Eufrate ora sembra
molto improbabile. Anche i tentativi di prendersi il territorio a sud
di Damasco lungo il confine siriano-giordano e siriano-iracheno
sembrano falliti. Tuttavia, a est dell'Eufrate tramite le SDF,
"paradisi sicuri" e permanenti sono molto più probabili.
Tuttavia, la loro utilità nell'effettuare un cambiamento di regime a
Damasco è trascurabile. I tentativi da parte degli Stati Uniti e
dei suoi proxy di controllare nella maggior misura possibile il
territorio prima della fine della partita, potrebbero anche non
riuscire a materializzare i vantaggi a lungo termine.
Nonostante
il il fallimento di cambiamento del regime, gli USA hanno indebolito
in modo significativo la Siria. Con gran parte della Siria orientale
minacciata di balcanizzazione (una regione in cui risiede gran parte
della ricchezza petrolifera della Siria) il recupero socioeconomico
sarà indubbiamente lungo e complicato.
Tuttavia,
le zone in cui i combattenti Curdi supportati dagli USA si sono
trasferiti includendo Raqqa e ora Deir ez-Zor, non sono casa per
popolazioni curde. La capacità dei combattenti Curdi di sopraffare
sul campo di battaglia i militanti dell'ISIS non si traduce
automaticamente nella capacità di mantenere e amministrare il
territorio. Nonostante gli Stati Uniti affermino che i combattenti
Curdi stanno collaborando con i militanti arabi, dopo il conflitto la
tenuta di questa alleanza resta tutta da verificare. Il dubbio degli
USA per la "costruzione della nazione" è anche un fattore
importante da considerare per quanto riguarda le proposte di
divisione e controllo della Siria orientale.
Due
possibilità per la Siria orientale
Gli
Stati Uniti hanno solo un conflitto perpetuo da offrire ai loro
alleati Curdi e Arabi nella Siria orientale: sia con il governo
siriano stesso, o con la Turchia, o con conflitti etnici senza fine
tra gli stessi alleati americani Curdi ed Arabi. In aggiunta, la
nozione di uno Stato Curdo "indipendente", totalmente
dipendente dal sostegno e dalla protezione statunitensi, è a ben
vedere un paradosso. La probabilità che i Curdi della Siria
finiscano per essere subordinati ai Curdi del nord dell'Iraq
(supportati dagli USA) mina anche la nozione stessa di
"indipendenza".
La
Siria e i suoi alleati, d'altra parte, hanno un futuro più
sostenibile da offrire alla minoranza Curda. È una certezza di
stabilità all'interno dei confini di uno Stato Siriano unificato. Si
tratta di un'offerta di protezione dall'aggressione Turca nel nord e
contro l'instabilità dovuta a tensioni continue tra i Curdi
filo-americani in Iraq e Baghdad nel sud-est. La Siria e i suoi
alleati Russi e Iraniani sono anche in una posizione molto più forte
nella regione per garantire loro un'offerta che non gli Stati Uniti,
un invasore straniero.
Che
cosa aspettarsi
Nelle
prossime settimane e mesi, a seconda di quanto lontano l'Esercito
Siriano andrà e quanto siano sostenibili le sue riconquiste prima di
raggiungere i limiti della sua portata tattica e strategica, sarà
stabilito per certo la fattibilità del progetto USA di balcanizzare
permanentemente il Paese.
Tentativi
di inserire dei cunei tra Damasco e i suoi alleati russi e iraniani
sono in corso, in particolare con i raid israeliani all'interno della
Siria per tentare di spostare le forze russe a vigilare sulle
operazioni israeliane. L'uso di Israele come provocatore per fare
pressione su Damasco e per deviare il capitale politico, finanziario
e militare lontano dalle battaglie critiche, continuerà.
Sono
in corso anche dei tentativi per alienare la minoranza Curda della
Siria per quanto possibile, per avvelenare qualsiasi tentativo da
parte di Damasco di offrire loro un futuro più attraente che non
servire come agenti degli Americani nel progetto di balcanizzazione
della nazione.
Infine,
continuano anche i tentativi di isolare la Siria e i suoi alleati
dalla comunità internazionale: in particolare con ripetute accuse
sull'uso di armi chimiche. Nonostante la mancanza di successo
nell'uso di questa tattica, gli Stati Uniti, attraverso l'ONU, hanno
accusato più volte la Siria di utilizzare armi chimiche, con
l'obiettivo di giustificare un conflitto più ampio direttamente con
Damasco.
Oltre
alle battaglie e alle campagne fulminee che si sviluppano sul
territorio siriano, gli analisti dovrebbero aspettarsi di vedere
anche manovre diplomatiche a tutto campo, avvicinandosi il finale di
partita.
*Tony
Cartalucci, ricercatore e scrittore geopolitico di stanza a Bangkok,
specialmente per la rivista online "New Eastern Outlook".
(trad. Gb.P.)