Per
conoscere, per riflettere.
“Al
servizio degli obiettivi della NATO. L’integralismo islamico
saudita e le sue collusioni col potere occidentale.” Questo è il
tema centrale dell’articolo.
L’autore
ripercorre la storia quasi interamente sottaciuta, ignorata o
sottovalutata dei legami perversi tra l’Arabia Saudita e l’Europa.
Spesso la confusione e il disorientamento regnano sovrani in questa
epoca di contrapposizioni alimentate da un’informazione asservita o
latitante e di insofferenza verso comunità
che percepiamo
come ‘’corpo estraneo’’, benché ormai da lungo tempo
costituiscano parte integrante della storia e della civiltà del
Continente Europeo. I nostri governanti ci raccontano di ‘’lotta
senza tregua al terrorismo’’ e si presentano come ‘’paladini
della democrazia’’, ma ci coinvolgono in guerre predatorie che
contribuiscono a indebolirci economicamente: cessazione di traffici
commerciali, sanzioni usate come atti bellici… o all’insorgere di
tensioni sociali pericolose per l’inevitabile arrivo 'anomalo' di
rifugiati dai Paesi aggrediti e devastati. Questi stessi governanti,
che non esito a definire scellerati, ricevono in pompa magna i
leaders tirannici di Qatar, Arabia Saudita e compagnia, si fanno
corrompere da loro, gli hanno ceduto e continuano a cedere quote di
sovranità in svariati campi, anche a scapito della nostra
incolumità proprio con l’uso del terrorismo preordinato dagli
stessi ‘’amici’’ abietti. E continuano a ingannare, a
strumentalizzare e a mettere gli uni contro gli altri tutti i popoli,
tutte le etnie, tutte le credenze e opinioni per i loro scopi
miserabili.
Maria
Antonietta Carta
Per un pugno di petrodollari, l'Europa ha venduto la sua anima.
di
René Naba
(scrittore
e giornalista specializzato nel mondo arabo. E' responsabile del
coordinamento editoriale del sito Madaniya)
Nota
del redattore www.madaniya.info, 2 febbraio 2018:
.....
madaniya.info sottopone all'attenzione dei suoi lettori un’analisi
sulla
forma più
perniciosa di strumentalizzazione dell’Islam al servizio degli
obiettivi della NATO, in una strategia a doppio attacco:
Contro
l'ateismo dell'Unione Sovietica,
al culmine della
guerra fredda sovietico-americana (1945-1990), da un lato.
Come
freno all'impegno nelle lotte sindacali della popolazione immigrata
musulmana dell'Europa occidentale, dall'altro.
Una
strumentalizzazione operata con
l'effetto corruttore
dei petrodollari, tanto disastrosa per il mondo arabo, per il mondo
musulmano e per il mondo occidentale quanto per l'Islam stesso.
I
– LA COMUNITA ARABO-MUSULMANA D’EUROPA, VENTOTTESIMO STATO
DELL'UNIONE EUROPEA.
A
- principale gruppo etnico-identitario sedimentato dopo quello
centro-europeo e giudeo-cristiano.
Cinque
secoli di colonizzazione intensiva in tutto il mondo non hanno ancora
normalizzato la presenza di "mori" sul suolo europeo,
proprio come tredici secoli di presenza continua, materializzata da
cinque ondate di emigrazione, non hanno conferito all'Islam lo status
di religione indigena in Europa, dove da mezzo secolo si dibatte
sulla compatibilità dell'Islam con la Repubblica, quasi a
scongiurare l'inevitabile aggregazione ai popoli europei di questo
gruppo etnico-identitario, primo per importanza fuori dalla sfera
europea centrista e giudeo-cristiana.
Le
domande sono reali e giustificate: problema della compatibilità tra
Islam e modernità, compatibilità tra Islam e secolarismo, ma per la
loro declinazione ripetitiva variazioni su questo tema rimandano
principalmente al vecchio dibattito coloniale sull'assimilazione dei
nativi. Come a dimostrare il carattere inassimilabile dell'Islam
nell'immaginario europeo per nascondere le antiche fobie scioviniste,
nonostante gli accoppiamenti ancillari delle colonie d'oltremare,
nonostante le mescolanze in Nord Africa e nel Continente nero,
nonostante il missaggio demografico avvenuto, in particolare, nelle
ex potenze coloniali (Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo e
Paesi Bassi) a causa delle successive ondate di profughi nel XX
secolo da Africa, Asia, Indocina, Medio Oriente e da altre parti.
Così
come la
composizione
demografica del continente europeo è interrazziale. Certamente
europea, ma anche, in misura minore, arabo-berbero, negro-africano e
turco-indo-pakistano.
II
- FRANCIA PRIMO PAESE EUROPEO PER L'IMPORTANZA DELLA SUA COMUNITÀ
MUSULMANA
Primo
Paese europeo per l’entità della sua comunità musulmana, la
Francia è anche, proporzionalmente alla superficie e alla
popolazione, il più importante centro musulmano del mondo
occidentale con circa sette milioni di musulmani, 2,5 milioni di
nazionalità francese. Più musulmani di quanti ve ne siano
complessivamente in poco meno di otto Paesi membri della Lega araba
(Libano, Kuwait, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Palestina,
Isole Comore et Djibouti). La Francia potrebbe, a giusto titolo
giustificare l’adesione all’Organizzazione della Conferenza
Islamica (OCI), il forum politico panislamico che raggruppa
cinquantatré Stati di diversi continenti, o almeno disporre di un
seggio come osservatore.
In
confronto, gli Stati Uniti, in un'area di 9,3 milioni di km2 e con
una popolazione di 280 milioni, hanno circa 12 milioni di musulmani.
La
comunità arabo-musulmana dell'Europa occidentale costituisce il
nucleo principale della popolazione immigrata, nonostante la sua
eterogeneità linguistica ed etnica e, con 25 milioni di persone,
potrebbe dirsi - battuta che maschera una realtà - il 28 ° Stato
dell’Unione Europea. Tanto come il Benelux.
Circa
5 milioni risiedono nei tre Paesi dell'ex blocco comunista (Albania,
Bosnia-Erzegovina e Bulgaria) e il resto nei Paesi fondatori
dell'Unione Europea (Germania, Benelux, Francia, Italia). A questa
cifra, si aggiunge il nuovo flusso migratorio generato dalle guerre
di predazione economica del mondo arabo da parte della NATO (Siriani,
Libici, Iracheni, Somali, ecc.). Il Regno Unito, che ha una grande
comunità indo-pakistana asiatica, non è incluso in questo conteggio
a causa del BREXIT.
Secondo
Pew Research Center, un istituto indipendente americano specializzato
nello studio della demografia religiosa, i musulmani potrebbero
rappresentare tra il 7,4% e il 14% della popolazione europea entro il
2050, contro il 4,9% nel 2016. Sempre secondo stime Pew, 53 % è il
tasso dei musulmani tra gli immigrati arrivati in Europa tra il 2010
e il 2016 nei 28 Paesi dell'Unione europea (incluso il Regno Unito),
Norvegia e Svizzera
compresi.
In
"Limine Limitis’’ (prima che abbia inizio la lite), usciamo
dall’ambiguità: l'Islam non ha conquistato l'Europa, per non
parlare della Francia. È l'Europa che ha deciso di conquistare i
Paesi arabi e in prevalenza musulmani africani. La Francia: il
Maghreb e l'Africa nera, i Paesi Bassi: l'Indonesia, il Regno Unito:
l'Impero indiano (India, Pakistan, Bangladesh) e l'Africa orientale.
L'Islam
non è quindi un prodotto del territorio francese, come il
Cristianesimo, ma la conseguenza residua del riflusso dell'impero. Il
prodotto deriva dalla turgescenza coloniale francese e dalla sua
escrescenza d’Oltremare.
Senza
colonizzazione, niente « burnous à faire suer»: burnous da far
sudare, espressione usata in epoca coloniale, quando i coloni
facevano faticare duramente, o sudare, i Maghrebini. Né "bougnoule":
muso nero, né "there is good banania": lessico razzista
nella pubblicità di una bevanda al cioccolato, né "flesh with
cannon": carne da cannone. Nessun "bicot": persona
mediorientale o nordafricana, o "ratonnade": violenta
spedizione punitiva di matrice razzista contro i nordafricani, o "«
délits de faciès»: delitti in base all’apparenza fisica o del
vestiario: pratiche discriminatorie e razziste, nessun "Codice
di Indigenato" o "Codice Nero", non più "Venus
callipigia" o "Setif": massacro di, né "Thiaroye":
massacro di, né "Sanaga": massacro di, Per non parlare di
"territori perduti della Repubblica"! E non l'Islam, almeno
in questa densità.
"Il
burro e i soldi del burro ed anche il sorriso della lattaia": fa
pensare ad una
favola morale. O ad una fiaba. Come il "peso dell'uomo e il suo
fardello di nascita":
Rudyard
Kipling descrive con suprema arroganza il compito dei colonizzatori
occidentali chiamandolo "il fardello dell'uomo bianco"
(sic!). Cioè il peso che grava sulle spalle dell'uomo europeo
Un
alibi destinato a mascherare la megalomania predatoria.
LA
LEGGE DEL 9 DICEMBRE 1905 SULLA SEPARAZIONE TRA STATO E CHIESA.
Affermare
che l'Islam non esisteva in Francia al momento dell'adozione della
Legge sulla separazione tra Chiesa e Stato,
che sanciva la
laicità, è una menzogna spudorata. Tranne considerare "subumane"
le popolazioni musulmane dell'Africa occidentale (Senegal, Mali,
Mauritania, Guinea, Ciad, ecc.) e del Nord Africa (Algeria, Tunisia,
Marocco). L'Islam, presente in Francia al tal punto che la patria
della laicità intendeva proclamarsi "Califfo d'Occidente"
in contrapposizione al califfato dell'Impero ottomano e nominare
Hubert Lyautey Maresciallo dell'Islam.
III
- EUROPA LUOGO DI PASSAGGIO O DI RADICAMENTO DEI MUSULMANI?
Issam
Al Attar contro Saïd Ramadan. La controversia sul tentativo di
aggiornamento dell'Islam politico.
La
disputa è di vecchia data e, negli anni ’70 del secolo scorso,
contrappose due leader dei ‘’Fratelli Musulmani’’: il siriano
Issam Al Attar in esilio ad Aachen (Germania) e l'egiziano Said
Ramadan a Monaco di Baviera, dove partecipava al programma di
sedizione dei contingenti musulmani dell'esercito sovietico,
attraverso le radio americane dell'Europa centrale.
Issam
Al Attar, fratello di Najah Al Attar, attuale vicepresidente della
Repubblica araba siriana [questa posizione così antitetica
all’interno di una stessa famiglia ci fa immaginare quanto sia
complessa la realtà della società sunnita siriana. N.d.T.],
riteneva che l'Europa fosse una destinazione temporanea per
l'emigrazione, un luogo di transizione, che fosse importante per i
musulmani in Europa rispettare le
leggi di ospitalità dei Paesi ospitanti e sfruttare al massimo le
esperienze europee nei vari settori dell'attività intellettuale,
economica e scientifica per farne beneficiare poi il loro Paese di
origine.
Saïd
Ramadan,
al contrario, riteneva che l'Europa fosse un luogo di ancoraggio
stabile della popolazione immigrata musulmana e che il loro ambiente
socio-culturale doveva essere modificato di conseguenza,
per adattarlo
ad una presenza duratura dei lavoratori musulmani immigrati nel
territorio dei loro ex colonizzatori.
Agitatore
di professione per conto dei suoi sponsor, Said Ramadan trionfò in
questa disputa non tanto con la pertinenza delle sue argomentazioni,
ma con la forza finanziaria e il sostegno dei servizi segreti
occidentali, che lo spinsero
alla leadership
dell'Islam europeo con il fine di ostacolare l'inserimento degli
immigrati musulmani nelle lotte di rivendicazione sociale all'interno
di sindacati o di partiti percepiti dagli strateghi atlantisti come
"compagni di strada" dell'Unione Sovietica.
La
tesi di Saïd Ramadan prevalse non certo perché in linea con gli
interessi a lungo termine del mondo arabo, la sua ripresa e la
promozione dell'Islam, ma perché rispondeva agli obiettivi
strategici della NATO.
IV
- EUROPA RETROVIA DEI "COMBATTENTI PER LA LIBERTÀ" NEL
PERIODO AFGHANO.
Sotto
l'ala protettrice degli Stati Uniti, l'Arabia Saudita schierò la più
grande ONG caritatevole del mondo, con il fine di fare proselitismo e
conquistare nuove terre di missione negli anni '70 -'80, specialmente
in Europa, grazie al boom del petrolio e alla guerra in Afghanistan.
Questo
spiegamento tentacolare avvenne
attraverso
l'uso intensivo della politica del libretto degli assegni. L'Arabia
Saudita sviluppò quindi una diplomazia d'influenze basata sulla
strumentalizzazione della religione musulmana per fini politici,
sulla corruzione di coloro che hanno il potere decisionale a livello
mondiale e sull’azzittire le critiche alla dinastia wahhabita per
mezzo di un impero mediatico straordinario.
Per
un pugno di dollari, l'Europa ha perso la sua anima. Signora di
alta moralità, ma di piccole virtù, ha ceduto al sottile fascino
dei petrodollari per diventare la piattaforma principale dell’impero
mediatico saudita e il rifugio principale dei leaders islamici,
additati poi [ipocritamente] alla pubblica riprovazione. I governanti
europei riuscirono anche nell'impresa di dar rifugio a più dirigenti islamici di tutti i Paesi arabi congiuntamente.
V
- EUROPA, RIFUGIO DI AYMAN AL ZAWAHIRI, L’ATTUALE NUMERO UNO DI AL
QAIDA.
In
Europa occidentale - dove ai jihadisti si conferiva il titolo di
"combattenti per la libertà" dall’ingannatore del
Panshir Bernard-Henri Lévy, interlocutore virtuale del Leone del
Panshir, il Comandante Massoud Shah - dopo la guerra antisovietica
dell’Afghanistan, negli anni ’80 del secolo scorso, risiedevano
sessanta leaders islamici.
Quindici
di loro avevano lo status di "rifugiato politico" nella
maggior parte dei Paesi europei: Regno Unito, Germania, Svizzera,
Norvegia, Danimarca.
A
- Londra, capitale mondiale della protesta contro l'Islam, ma anche
piattaforma dello schieramento mediatico internazionale saudita (1),
aveva tra i suoi ospiti i principali oppositori islamici:
1. Rachid
Ghannouchi (Tunisia-An Nahda).
2. Kamar
Eddin Katban (Algeria-Vicepresidente della Commissione FIS algerina:
Islamic Salvation Front).
3. Mubarak
Fadel Al-Mahdi (Sudan).
4. Attaf
Hussein (leader pakistano dell'opposizione: Muhajir Qawmi Movement
(MQM).
5. Adel
Abdel Majid (Egitto).
6. Ibrahim
Mansour (Egitto), vice Leader Supremo dei Fratelli Musulmani.
7. Ali
Sadreddin Bayanouni (Siria), controllore generale dei Fratelli
Musulmani della Siria.
8. Azzam
A Tamimi (Palestina), membro del comando ombra di Hamas, il ramo
palestinese della fratellanza.
9. Abu
Moussa'b As Soury (Siria), alias Moustapha Abdel Kader Sitt Mariam),
teorico dei "lupi solitari".
10. Abu
Hamza Al Masri (Moustapha Kamal Moustapha).
11. Qtada
Abu Al Falastini (Omar Mohamad Osman).
12. Abu
Farès, nome di guerra dell’algerino Farouk Danish.
13. E,
per un breve periodo, il più illustre di loro, Osama Bin Laden,
fondatore di Al Qaida.
Londra
ospitava anche la redazione del periodico jihadista "Al Ansar",
pubblicato nella capitale britannica, ma con residenza in Svezia
presso Abdel Karim Danish, che godeva dello status di rifugiato
politico. La capitale britannica sarebbe stata meno permissiva nei
loro riguardi dopo l'attacco del 7 luglio 2005, avvenuto durante lo
svolgimento del Vertice del G8 , nel giorno successivo alla decisione
del Comitato olimpico internazionale di assegnarle l’organizzazione
dei Giochi Olimpici del 2012.
In questo
attacco furono uccise 50 persone.
Londra
era anche la piattaforma strategica per il dispiegamento dei media
internazionali del Regno Wahhabita, che aveva conservato quasi
integra la sua forza d'attacco: una catena transfrontaliera MBC
(Middle East Broadcasting Center), due radio a diffusione
transcontinentale MBC FM e la radio communitaria inglese SPECTRUM,
nonché cinque giornali, tra cui due ammiraglie della stampa
trans-araba "Al Hayat" e "Al Charq Al Awsat".
B
- La ripartizione di altri famosi rifugiati politici (2)
La
Germania era al secondo posto, con due esiliati: Issam Al Attar,
leader dei Fratelli Musulmani in Siria e Saïd Ramadan (Egitto),
genero di Hassan Al Banna, il fondatore della Fratellanza.
Esiliato
ad Aquisgrana, Issam Al Attar esercitava il suo magistero europeo
dalla "Casa dell'Islam" a Francoforte, in collaborazione
con il Centro Islamico di Ginevra. Come affronto per l'Occidente e
per la Fratellanza Musulmana, il presidente siriano Bashar al-Assad
ha nominato la sorella di Issam Al Attar, Najah Al Attar, che fu
ministro della cultura per 32 anni, Vice Presidente della Repubblica
nelle ultime elezioni presidenziali del giugno 2014. Una donna
sunnita garante del potere baathista.
Invece
Said Ramadan, da precursore, aveva fondato nel 1961, con il sostegno
del futuro re Faisal d'Arabia, il "Centro islamico di Ginevra "
e guidato un'organizzazione islamica a Monaco: il "Gemeinschaft
in Islmische Deutchland", incaricato di riqualificare i
disertori musulmani dell'Armata Rossa.
Nel
1962, sotto la sua presidenza, i sostenitori ebbero un ruolo
importante nella fondazione della "World Islamic League’’,
la struttura parallela a base religiosa creata dall'Arabia Saudita
per contrastare l'influenza della diplomazia di Nasser e
dell'Università Al Azhar, che è la più prestigiosa università
religiosa del mondo musulmano.
La
spinta politica e finanziaria dei Sauditi e degli Statunitensi fornì
all'organizzazione i mezzi per creare una struttura islamica giusto
in tempo per accogliere l'ondata migratoria musulmana verso l'Europa
negli anni '70, sulla scia del boom petrolifero.
Una
nota confidenziale del servizio segreto svizzero, datata 17 agosto
1966, riferisce sulla "simpatia" del BUPO, polizia
federale per la protezione dello Stato, nei confronti di Said Ramadan
specificando: "È certamente in ottimi rapporti con Inglesi e
Americani". Un altro documento, datato 5 luglio 1967, è ancora
più preciso. Saïd Ramadan è presentato come un "agente
segreto degli Inglesi e degli Americani. Inoltre, credo che abbia
reso servizi - sul piano informativo - a BUPO. "
Fatto
sta che, in una riunione presieduta dal capo della Procura federale,
il 3 luglio 1967, si decise di concedere un permesso di soggiorno a
Said Ramadan, mentre egli avrebbe dovuto essere espulso il 31 gennaio
1967.
Le
ragioni di questa tolleranza? La possibilità "che gli amici di
Saïd Ramadan prendessero il potere nei mesi successivi in uno o
nell'altro Stato qualificato di progressista o di socialista".
Fantasia tenace tra gli Occidentali, fino alla loro frustrazione
collettiva della "primavera araba".
A
leggere la lista di illustri ospiti dell'Europa, la "guerra al
terrorismo" sembra ridicola. Indice della duplicità della
diplomazia occidentale, sia nei confronti dell'opinione pubblica
occidentale sia nei confronti del mondo arabo.
C
- Tra i famosi rifugiati politici c'erano:
Ayman
Al-Zawahiri , successore di Osama Bin Laden alla testa di Al Qaeda.
Nel periodo in cui ricopriva il ruolo di "Comandante dei gruppi
islamici in Europa", egli risiedeva in Svizzera. Coinvolto in
attività sovversive del gruppo islamico "Al-Awdah" (Il
ritorno), non fu oggetto di alcuna condanna. Negli anni '80 aderì
alla formazione "Al-Jihad"e fu condannato a 3 anni di
prigione per l’assalto alla tribuna presidenziale, che condusse
all’assassinio del presidente egiziano Anwar Al-Sadat, ottobre
1981. Uscito dal carcere, trascorse del tempo in Afghanistan prima di
tornare in Europa.
Talaat
Fouad Kassem, portavoce dei movimenti islamici in Europa,
beneficiario di asilo politico in Danimarca. Condannato a 7 anni di
carcere al momento dell'assassinio di Sadat, fu il primo a unirsi ai
ranghi dei combattenti islamici afghani, distinguendosi negli
squadroni della morte durante le operazioni di guerriglia
antisovietica. Prima del soggiorno danese, diresse i raggruppamenti
islamici a Peshawar, in Pakistan: punto di transito per i Mujahidin
in Afghanistan. Incaricato di coordinare le attività dei vari
funzionari e di trasmettere consegne, istruzioni e sussidi tra
l'Europa e gli attivisti di base in Egitto, dovette sospendere le sue
attività nel giugno del 1995, dopo il 20 ° tentativo di assassinio
del presidente Hosni Mubarak.
Mohamad
Chawki Al-Islambouli, fratello dell'assassino di Anwar Sadat, Khaled
Al-Islambouli. Prosciolto al processo dell'assassinio dell'ex Capo di
Stato egiziano, si unì ai ranghi dei combattenti anti-israeliani nel
sud del Libano prima di recarsi nel Peshawar. Residente a Kabul,
Chawkat Al-Islambouli è stato condannato in contumacia nel processo
"Egitto-Afghanistan".
Infine,
Hani Al-Sibai (Egitto) beneficiò
dell'asilo
politico norvegese.
VI
- UN IMPERO PER ‘’STERILIZZARE’’ LO SPAZIO HERZIANO (3)
In
un decennio, l'Arabia Saudita, autoproclamandosi leader del mondo
islamico, si affermava come holding multimediale. Un gigante dei mass
media
- alla pari
dei conglomerati occidentali
-
per una strategia
offensiva con l'intento non confessato di ‘’sterilizzare’’ le
telecomunicazioni da qualsiasi inquinamento anti-saudita, di
"predicare la buona parola" e di annientare la
contaminazione rivoluzionaria, pregiudizievole per la sua
leadership, nella sfera musulmana.
Esercitando
un monopolio di fatto sia nella zona euro-mediterranea sia
all'interno del mondo anglosassone, il dispositivo multimediale
saudita comprendeva due gruppi multimediali con la loro schiera di
canali televisivi transfrontalieri: dieci canali tematici, stazioni
radio transcontinentali, un'agenzia di stampa internazionale (United
Press International) e cinque riviste pan-arabe. Non sorprende che
una simile quantità di strumenti appartenesse alla famiglia reale
saudita, tanto da giustificare questa battuta: "la dinastia
wahabita è l'unica azienda di famiglia nel mondo che siede alle
Nazioni Unite."
Un
doppio imperativo guidava i leaders sauditi nella loro avventura
mediatica: la necessaria neutralizzazione del successo della
rivoluzione iraniana presso l’opinione pubblica musulmana e la
necessità altrettanto urgente di giustificare, durante la prima
Guerra del Golfo (1990-1991), la presenza di quasi 500.000 soldati
occidentali sul suolo saudita, vicino ai Luoghi Santi dell'Islam.
Circostanza
senza precedenti: una massiccia presenza di non-musulmani - tra cui
60.000 soldati americani di religione ebraica – percepita come
profanazione del santuario per il quale la dinastia wahhabita
avrebbe, in linea di principio, il dovere di tutela e protezione.
Considerato
come segnale della collusione dei "Guardiani dei Luoghi Santi"
con gli oppressori dei musulmani, servì per giustificare la rottura
di molte formazioni islamiche con il regno saudita loro finanziatore.
In particolare il leader di Al Qaida, Osama Bin Laden, e la FIS
algerina.
L'apparato
multimediale saudita fu esteso al territorio nazionale con due
strumenti atti a guidare proselitismo religioso e jihadismo asiatico:
L’operazione ‘’Holy Qoran (Santo Corano)" e "La Voce
dell'Islam": ONG di predicazione e imprecazione le cui metastasi
jihadiste si sarebbero trasformate in proto-stati con
stigmatizzazione e decapitazione come marchi di fabbrica.
Il
programma “Holy Qoran’’.
Lanciata
nel 1972, un anno prima della guerra dell' ottobre 1973, durante la
quale il Regno saudita utilizzò l'arma del petrolio per piazzarsi
come il nuovo leader del mondo musulmano, ‘’Holy Qoran’’ era
una trasmissione in arabo emessa da Riyadh per 18 ore quotidiane
verso il mondo arabo e l'Asia meridionale e destinata ai grandi Paesi
musulmani (Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Malesia, Indonesia e
India). Ad essa si aggiungeva “Voice of Islam’’, trasmessa
dalla Mecca. Il tutto sotto la protezione degli American AWACS, i
famosi radar aerei che solcavano il cielo saudita per scongiurare
qualsiasi aggressione contro la dinastia wahabita.
VI
- DISTRIBUZIONE A TELA DI RAGNO.
Il
proselitismo in loco era coadiuvato a livello internazionale da una
struttura discreta ma efficace: la ‘’World Islamic League’’,
strumento preminente nel
controllo delle
comunità musulmane della diaspora. Fondata nel 1962 a La Mecca, la
‘’World Islamic League’’ esercitava l’autorità nella
formazione di imam e predicatori, nella gestione delle borse di
studio e nello sviluppo di strumenti di comunicazione didattica
(diffusione del Corano, documenti audiovisivi, cassette, film).
Così,
durante gli anni '80, al culmine della guerra in Afghanistan, il
regno saudita pubblicò 53 milioni di copie del Corano, donandone 36
milioni ai fedeli di 78 Paesi in occasione del Ramadan, come indicano
i dati forniti alla stampa dell'epoca da Mohamad Ben Abdel Rahman Ben
Salamah, vice ministro saudita dei Beni religiosi (waqf ) ai tempi
della prima guerra del Golfo (1990-1991).
Ventisei
milioni ne furono offerti ai fedeli dell'Asia, cinque milioni per
l'Africa, un milione per l'Europa e quattro milioni per l'America
Latina. Nel frattempo, le due principali Università islamiche del
Regno ammaestravano 39.000 predicatori di 47 nazionalità - la
‘’Mohammed bin Saud University’’ (Riyadh) contava 23.000
studenti di 40 nazionalità e la ‘’Umm al Core University ‘’
(Mecca) ne aveva 16.000 di 47 nazionalità - che dovevano
diventare propagandisti zelanti della concezione ultra rigorista
dell’Islam saudita presso le comunità dei Paesi musulmani.
Il
"Consiglio superiore delle moschee", il cui compito
esclusivo consiste nella promozione dei luoghi di culto in tutto il
mondo, è affiliato al “World Islamic League ‘’.
All'epoca,
re Salman, che è protetto dal Presidente degli Stati Uniti, lo
xenofobo e populista Donald Trump, era il governatore di Riyadh, e,
paradossalmente, il più grande moltiplicatore di fondi per la jihad
afgana attraverso il suo giornale "Al Sharq Al Awsat".
In
Europa, la ‘’World Islamic League’’ ha collocato suoi
rappresentanti nella maggior parte delle città: Londra, Bruxelles,
Roma, Ginevra, Copenaghen, Lisbona e Madrid. L’infiltrazione nelle
popolazioni musulmane è avvenuta e avviene in maniera trasversale,
con la proliferazione di centri culturali e religiosi e di
istituzioni specializzate.
L'Arabia
Saudita ha suddiviso le principali istituzioni tra le grandi capitali
europee, per coinvolgere il maggior numero di Paesi dell'Unione
Europea nella sua politica di proselitismo islamico-wahhabita e per
prevenire qualsiasi vuoto istituzionale e ideologico che andrebbe a
vantaggio dei rivali.
-
Il Consiglio continentale delle moschee d'Europa ha sede a Bruxelles.
La
Grande Moschea di Bruxelles è anche sede del Centro islamico e
culturale del Belgio. Nel padiglione orientale della sede
dell'Esposizione nazionale di Bruxelles del 1880 c’era un affresco
monumentale, Veduta del Cairo di Emile Wauters, che aveva un grande
successo. Nel 1967, re Baldovino donò l'edificio al re Faisal Ben
Abdelaziz Al Saoud dell'Arabia Saudita, in visita ufficiale in
Belgio.
-
La ‘’European Academy of Islamic Jurisprudence’’ ha sede a
Londra.
-
La ‘’Word Assembly of Muslim Youth’’, istituzione
transnazionale, serviva da contrappunto alla corrispondente
organizzazione dei Fratelli Musulmani ‘’The International Islamic
Federation of Students Organization’’, in quanto la Fratellanza,
a lungo in grembo ai Sauditi, rivaleggiava con loro
nel teatro europeo
dopo il massiccio afflusso di lavoratori immigrati dal Maghreb,
dall'Africa nera, dalla Turchia (Germania) e dal Pakistan (Regno
Unito).
Sotto
l’autorità saudita, i Fratelli Musulmani ebbero un ruolo
importante nella creazione di strutture panislamiche:
-
La ‘’World Islamic League’’ (1962), struttura religiosa
parallela creata dall'Arabia Saudita per contrastare l'influenza
della diplomazia di Nasser e il prestigio dell'Università Al Azhar
che è una delle principali fonti di giurisprudenza islamica.
-
Il ‘’Consiglio Islamico Europeo’’, creato dieci anni dopo,
nel 1973, anno del primo shock petrolifero e dello spostamento del
centro di gravità del mondo arabo dalla zona popolosa e ribelle del
Mediterraneo alla zona di abbondanza abulica del Golfo, doveva essere
lo sponsor spirituale dell' ‘’Unione delle Organizzazioni
islamiche in Europa’’ (UOIE) e dell' ‘’Unione delle
Organizzazioni islamiche in Francia’’ nel 1983, nel bel mezzo
dell'ascesa della terza generazione di immigrazione musulmana araba.
Parigi,
dal canto suo, ha creato uno spazio di prestigio per lo spiegamento
mediatico saudita, concedendo il benestare, in tutta l’accezione
del termine, a Radio Orient e dotandola di un potere smisurato: si
tratta dell’unica radio al mondo appartenente al capo di un governo
straniero o in altre parole di un capo dell’opposizione di un Paese
amico della Francia.
Noto
per la permeabilità saudita, Radio Orient, in onda ogni venerdì,
diffonde i sermoni del predicatore della Mecca, megafono
dell’integralismo wahabita verso una popolazione arabo-musulmana
bersaglio del fondamentalismo islamico. Come è avvenuto durante il
decennio nero in Algeria (1990-2000) o nella guerra di Siria (2011-
ancora in corso), in cui la Francia, patria dei diritti umani, si è
schierata con i jihadisti takfiri, pagando il prezzo in termini di
ricaduta terroristica, dalle uccisioni di Mohamad Merah a Tolosa, a
Montauban (2012), a Mehdi Nemmoush, carceriere di quattro giornalisti
francesi tenuti in ostaggio da Jabhat Al Nusra, alla carneficina di
Charlie Hebdo ( gennaio 2015) alla decapitazione di Isère (luglio
2015), alla strage di Parigi-Bataclan (13 novembre 2015).
RIFERIMENTI
1
- Sull'Europa "Base operativa dei leader islamici nell'era
afghana"
2
- Arabia Saudita: "L'unica azienda di famiglia al mondo a sedere
alle Nazioni Unite. Vedere il Capitolo V di " La guerra delle
onde, la guerra delle religioni, la battaglia senza fili nel cielo
dell’area mediterranea ". René Naba - Harmattan 1998.
3
- La Fratellanza Musulmana, una traccia della Guerra Fredda.
Qatar-Arabia
Saudita
• http://www.madaniya.info/2017/06/08/arabie-saoudite-qatar-guerre-freres-ennemis-wahhabisme-guerre-de-defausse/
La
fonte originale di questo articolo è: https://www.madaniya.info/2018/02/02/europe-islam-djihad-pour-une-poignee-de-petrodollars-l-europe-a-vendu-son-ame-1-2/
Copyright
© René Naba , madaniya.info , 2018
Traduzione
dal francese di Maria Antonietta Carta