Da venerdì 3 a domenica 5 marzo sarà, infatti, a Grosseto fr. Firas Lutfi, frate francescano siriano della Custodia di Terra Santa, che con i suoi confratelli ha vissuto la tragedia di Aleppo e della sua terra. In Europa per una serie di incontri e testimonianze, fr. Firas racconterà la situazione attuale della città-martire, assurta a simbolo della tragedia siriana. In particolare, venerdì 3 marzo alle 21.15, nella sala Friuli (piazza san Francesco) a Grosseto, il religioso parteciperà all’incontro pubblico: “Aleppo e Siria: cristiani tra speranza di stabilità e ricostruzione della pace”. (vedi pagina appuntamenti)
“Invito tutti a sentire la presenza tra noi di p. Firas come un’occasione e un richiamo personale – commenta il vescovo Rodolfo – In questi anni abbiamo vissuto, attraverso il racconto suo e di p. Ibrahim Alsabagh, la testimonianza pacifica che i cristiani hanno offerto ad Aleppo in una situazione drammatica, dove la violenza sembrava non avere fine. Ora che la situazione sembra apparentemente meno difficile, in realtà si vive una fase carica di incertezze, dove occorre gettare il seme della riconciliazione e della speranza tra gente esasperata, che ha provato il dolore, ha visto in faccia la morte. Per questo è importante continuare a stare vicini all’opera della Chiesa e di tanti uomini e donne di buona volontà. Non lasciamoli soli”.
http://www.ilgiunco.net/evento/da-aleppo-a-grosseto-per-parlare-dei-cristiani-in-siria-e-come-costruire-la-pace/
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2 marzo 2017: Con il supporto dei russi e di Hezbollah, l'esercito siriano ha liberato Palmyra, che ora dovrà essere di nuovo bonificata dalle mine disseminate da ISIS nella ritirata |
Padre Janji racconta la Siria che soffre per «mancanza di tutto»
«I bombardamenti sono finiti, ma c’è un altro tipo di crisi, che adesso stiamo vivendo: la mancanza di tutto». Lo racconta padre Elias Janji, prete armeno cattolico di Aleppo, intervenuto il 28 febbraio, alla preghiera dei vespri dei monaci Camaldolesi nella chiesa di San Gregorio al Celio, dove ogni ultimo martedì del mese si prega per la pace in Siria. «Continuate a pregare per noi – ha detto -. Così si può realizzare la pace. Andrò via felice, perché credo nelle vostre preghiere». Dopo la preghiera, promossa insieme ai monaci e alle monache Camaldoelsi dall’associazione “Aiutiamo la Siria!”, ha salutato chiunque gli si sia avvicinato con un sorriso. «Io sono qui dal 10 gennaio – racconta -; prima della mia partenza la situazione era migliorata ma manca l’acqua da due mesi, l’elettricità da due anni, il gasolio non esiste, neanche la benzina. Tutte queste cose non esistono». Aleppo oggi sembra libera ma Isis è a 10 chilometri di distanza. Da 50 giorni inoltre il sedicente Stato islamico si è impadronito della stazione di pompaggio di Al Khafsa e ha lasciato Aleppo senz’acqua: «Siamo più calmi, ma è terribile quando vedi una persona di 70 anni costretta a prendere l’acqua con un bidone per portarla a casa».
Padre Janji è critico verso i mezzi di informazione occidentali. «I media europei ci hanno tradito – afferma -, non dicono sempre la verità. Ad Aleppo c’è la parte Est e la parte Ovest ma si parla sempre della parte Est dove colpiscono le forze governative. Ma noi stiamo nella parte Ovest e viviamo nella paura dell’Isis. È un problema molto grande e grave, che viene dal conflitto Russia e America per controllare la Siria». Il 40% della città è distrutta, ma per il sacerdote «prima ancora di ricostruire dobbiamo pensare a come vivere». La povertà è molto grande, le persone non lavorano da 5 anni. Chi aveva soldi li ha finiti: «Grazie alla Chiesa, alla Caritas siamo riusciti a sopravvivere. È molto importante però non basta. Anche a livello psicologico, quello che manca è il lavoro, uscire di casa».
Janji era il parroco della cattedrale distrutta due anni fa; adesso presta servizio nella chiesa di Santa Croce ad Aleppo, ma il suo raggio d’azione è più ampio: «I vescovi mi hanno nominato responsabile delle comunicazioni delle Chiese cattoliche di Aleppo. C’è una canale libanese che si chiama Tele Lumiere, come Tv2000, che trasmette ogni sabato un programma che si intitola “La luce di Aleppo”. È molto importante per fare sapere che noi ci siamo». Dall’anno scorso il sacerdote conduce il talk show, registrato ad Aleppo e trasmesso dal Libano. Racconta storie quotidiane e ospita la gente che ancora vive in città, cerca di «dare speranza».
Per dare speranza, oltre alla tv, il parroco usa Mozart, Beethoven e Vivaldi. Già da diverso tempo, Janji dirige il coro “Neregatsi”: trenta cristiani di Aleppo che dopo il lavoro provano per due ore quattro volte alla settimana. «Come ha detto il grande maestro Riccardo Muti una volta, la musica ci salva. Io credo che la musica può darci la pace». A novembre il coro sarà in tournée in Francia, a Parigi, Lione, Marsiglia e Tolosa: «Faremo il requiem di Mozart con un’orchestra francese. Abbiamo voluto che l’orchestra fosse locale per creare un’unione tra il popolo francese e quello siriano». Tra le tappe che vorrebbe toccare c’è anche Roma: «Spero di poterlo fare anche qui a Roma, se ci sarà l’aiuto di qualche sponsor». Intanto padre Elias continua a darsi da fare: «La pace è possibile».