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venerdì 13 dicembre 2013

Le monache di Maaloula : una gara tra tentativi di mediazione e l’attacco su Yabroud


da as-Safir

 di Muhammad Ballout

Le monache di Maaloula saranno presto in Libano , ultimo rifugio dei rapitori , se gli intermediari e i canali aperti con loro non arriveranno a una soluzione rapida , soprattutto dopo l'estensione dell’ assalto dell'Esercito Siriano su Yabroud nei prossimi giorni con il lancio di una seconda fase dell'operazione militare in Qalamoun .

Dodici suore, quattro di loro libanesi , le altre siriane . Tre canali per i negoziati hanno alternativamente  cercato di ottenere un elenco di richieste da parte dei rapitori , al fine di organizzare rapidamente uno scambio. L'ottimismo regna circa il processo di negoziazione a causa del fatto che i rapitori sono entrati immediatamente in un processo di dialogo multilaterale , al fine di raggiungere un accordo circa le suore . Questo è un segno importante perché è la prima volta che Jabhat al- Nusra cerca rapidamente di raggiungere un accordo sulle vittime di rapimento che detiene , mentre il destino delle sue vittime nei rapimenti precedenti prima non dava alcuna chiarezza o anche qualsiasi accettazione di un principio di negoziazione da parte dei rapitori .

All'interno dei canali che stanno negoziando o hanno tentato di negoziare , non vi è nessun rappresentante del governo siriano , che si accontenta di soddisfare le richieste o di monitorare ciò che sta accadendo a distanza . C'è un canale locale guidato da una figura siriana che ha contribuito in passato alle trattative per la liberazione di ostaggi , c'è un canale del Qatar che ha iniziato a lavorare due giorni fa , e c’ è il canale delle Nazioni Unite .

Una fonte dell’ Esercito Siriano Libero in Qalamoun dice che un interlocutore  da parte del Vaticano sta cercando di aprire un quarto canale che coinvolge negoziati diretti con i rapitori e una generosa offerta economica in cambio del rilascio delle monache , ma Jabhat al- Nusra propone condizioni che , fino ad ora , non comprendono eventuali condizioni monetarie o riscatti. Attivi sullo sfondo , accanto ai leader di Jabhat al- Nusra in Yabroud , vi sono Mithqál Hamama e Ahmad al - Muqambar , leader locali  in una delle brigate dell'Esercito siriano libero . Essi stanno tentando di ottenere una porzione di ogni scambio e di riscatto monetario, nonché garanzie di sicurezza personale.

Ahmad al - Muqambar è del villaggio di al- Mashrafeh (chiamato anche Falita ) , mentre Mithqál Hamama viene da Bakha'a nella città  di Sarkha del Qalamoun.  Hamama ha svolto un ruolo di primo piano nella cattura delle monache di Maaloula e nel portarle fuori dal Monastero di Santa Tecla , che egli aveva  preso d'assalto con un gruppo di suoi combattenti  che appartengono a Liwa Tahrir al- Sham . Questa brigata  dispone di 1200 combattenti ed è guidata da un capitano disertore , Firas al- Bitar . Le sue unità sono particolarmente attive nel  ​​Ghouta e  Qalamoun , dai quali anche al- Bitar proviene.

Jabhat al- Nusra , che ha condotto l'assalto su Maaloula  all'inizio della scorsa settimana , ha sequestrato le suore dopo che erano state portate nella cittadina  di Sarkha , che è sotto il controllo di Mithqál Hamama , e trasportate in Yabroud , che è sotto controllo del leader di Jabhat al- Nusra Malik al- Talli , un siriano , e del suo vice  Hamdi Abu Azzam al- Kuwait , un kuwaitiano -siriano , siccome sua madre e sua moglie sono siriane .

Nelle ultime ore , i negoziati hanno avuto  grande impulso  per l'apertura di un canale internazionale per i negoziati con Jabhat al- Nusra per la liberazione delle suore e quattro orfane  che erano sotto la  loro cura e che Jabhat al- Nusra ha prelevato con loro, dal Monastero di San Tekla al villaggio di Sarkha , prima che fossero lasciate con al- Talli e il suo vice , che sta conducendo negoziati con il nome di Abu Azzam al- Kuwait . Allo stesso modo , molto è stato fatto per l'ingresso del  Qatar come intermediario  dopo la visita a Doha  del Direttore libanese della Sicurezza Generale , Abbas Ibrahim .

Le Nazioni Unite hanno tentato , attraverso Mukhtar Lamani , il rappresentante personale a Damasco dell'inviato arabo e internazionale per la Siria Lakhdar Brahimi , di svolgere un ruolo nel facilitare i negoziati per il rilascio delle suore . All'inizio Lamani ha parlato alla badessa del monastero , madre Pelagia , via Skype , ma il tentativo ha incontrato l’insistenza di Abu Azzam al- Kuwait circa la presenza del diplomatico internazionale in Yabroud per condurre negoziati faccia a faccia.

Le Nazioni Unite  rifiutano  di consentire a qualsiasi dei loro  diplomatici di andare ad incontri  con la dirigenza della Jabhat al- Nusra in Yabroud per la sicurezza e per motivi legali, tra i quali l' inclusione di Jabhat al- Nusra nella lista delle organizzazioni terroristiche e il fatto che Abu Azzam non ha avanzato richieste che possono essere chiaramente discusse . Lamani ha stabilito che la sua presenza in Yabroud sarebbe per ricevere le monache , il che ha causato che Jabhat al- Nusra  ponesse fine ai negoziati e così si è concluso il canale delle Nazioni Unite.

Poco dopo , il canale siriano locale ha ricevuto richieste in cambio del rilascio delle suore che comprendevano  aspetti militari e di sicurezza . E' ovvio che le autorità siriane non saranno d'accordo per attuare alcune  delle condizioni militari o di sicurezza proposte da Abu Azzam al- Kuwait , che sta conducendo le trattative e fino ad ora non ha consentito ad alcuno dei negoziatori di parlare direttamente con Malik al- Talli . Le condizioni di Abu Azzam al- Kuwait per il rilascio delle suore variavano da spedizioni di farina e cibo per le aree assediate in Ghouta orientale  per sollevare l'assedio da Moadamiyet al- Sham , richieste che , secondo uno dei negoziatori , possono andare avanti  .
Tutti coloro che hanno negoziato con Abu Azzam concordano con la domanda che egli ha posto per il rilascio di mille donne detenute in carceri dal regime siriano , anche se nessuno ha ricevuto un elenco dei nomi di coloro che egli vuole scambiare per le suore , nonostante una settimana sia passata dall'avvio dei negoziati . Tuttavia, ciò che sta mettendo i negoziati in una situazione di stallo è la richiesta di Jabhat al- Nusra per uno stop alle operazioni dell'esercito siriano nel Qalamoun , alla fine della lista delle condizioni militari dettate da Abu Azzam al- Kuwait ai suoi partner negoziali . Abu Azzam ha proposto il ritiro del checkpoint dell'esercito all'ingresso di  Maaloula , la rimozione delle unità dell'esercito dallo strategico Monastero dei Cherubini che si affaccia su Saydnaya , e la rimozione di una unità dell'esercito siriano di stanza presso un monastero di Qara . Ha chiesto , in generale, l'eliminazione di qualsiasi presenza dell'Esercito siriano dalle  "regioni Cristiane" , come ha detto , in modo da 'neutralizzarle'  dal conflitto .

Ai negoziatori ha dato l'impressione che l'uomo di Jabhat al- Nusra in Yabroud non ha l'ultima parola e che egli agisce come un intermediario, molto probabilmente riceve ordini da un terzo che determina il corso e le condizioni delle trattative , che sono diventate più complicate nelle ultime ore , dopo che Jabhat al- Nusra ha minacciato di inviare le suore in Libano . La minaccia giunge con l'arrivo in Yabroud due giorni fa di Abu Hasan al- Arsali , uno dei leader dell'Esercito siriano libero in Arsal e uno dei supervisori delle operazioni di approvvigionamento di fuori del territorio libanese . Non è noto se questo è direttamente correlato alla questione delle monache o la minaccia per trasportarle in Libano.

L'ingresso del Qatar nelle ultime  ore in una mediazione con i rapitori sembra incoraggiante , dopo che il rilascio delle monache era entrato in contrasto con l'operazione militare in corso su  Yabroud , sul cui impatto sui negoziati vi sono  aspettative contrastanti . Uno dei partecipanti ai negoziati ha detto ad as- Safir che l'avanzamento dell'esercito verso Yabroud non lascerà Jabhat al- Nusra con molte opzioni e che la protezione delle monache potrebbe diventare un peso per i rapitori nei prossimi giorni .

venerdì 6 dicembre 2013

Monache di Maaloula: perchè colpire la presenza di religiose inermi?

Le Monache di Santa Tecla in "confortevole ospitalità" ....


Siria: brigate ribelli Qalamoon rivendicano rapimento 12 suore Maalula
Beirut, 6 dic. - (Adnkronos/Aki) - Un gruppo ribelle siriano che si fa chiamare Brigate Qalamoun Libero ha rivendicato il rapimento delle 12 suore prelevate lunedi' scorso dal villaggio cristiano di Maalula. Al quotidiano pan-arabo Asharq al-Awsat, il portavoce del gruppo, Mohannad Abu al-Fidaa, ha detto che "le suore sono in un luogo sicuro, ma non saranno rilasciate finche' non saranno accolte alcune richieste, prima tra tutte il rilascio di mille donne siriane rinchiuse nelle prigioni del paese".






Le prime immagini delle Monache "ospiti " dei miliziani ribelli nell'intervista realizzata dalla TV  'al Jazeera' 

Perchè proprio il canale al Jazeera trasmette questa intervista con le suore rapite?
Perchè in essa le suore dicono che non sono state rapite, ma sono ospiti, e vengono trattate bene? perchè dicono che loro hanno voluto andare via?
secondo voi le suore non sono costrette a dire tutto questo, sapendo che a nessun costo loro non hanno mai voluto lasciare il monastero? E  perchè questi armati hanno portato le suore a Yabrud? cosa vuole dire ospiti? Se fossero ospiti perchè allora chiedono al governo siriano di liberare 1000 donne che si trovano nelle prigioni del regime? l'ospite non ha il diritto di andare quando vuole? 
Perchè le suore non indossano la croce nell'incontro, forse perchè i ribelli non sopportano vedere la croce? insomma che intervista falsa é questa? 
Perchè i ribelli usano i nostri religiosi in questa guerra? che colpa hanno fatto i religiosi cristiani, forse perchè chiamano alla pace, riconciliazione, amore, perdono, e dialogo, che sono parole non vanno bene per lo scopo che i ribelli fanatici sono venuti a realizzare.
 Non e' giusto rapire  suore che non hanno niente in questa faccenda, per chiedere riscatto di qualsiasi tipo. E non sappiamo quali donne stanno chiedendo in cambio, ci sono pure delle donne che hanno usato mortai contro la nostra zona cristiana, ci sono pure donne che portano armi e combattono contro il popolo siriano.
Ora che capisca il mondo, soprattutto l'occidente, che in Siria c'è una vera guerra contro il terrorismo e contro il fanatismo.
Ora che capisca il mondo quali Paesi aiutano e finanziano questi fanatici Waaabiti, Salafiti, e Qaidisti!
 
Samaan Daoud 

Terroristi e jihadisti stranieri stanno cercando di distruggere lo Stato siriano con la violenza. 

La testimonianza di una parlamentare siriana



Radio Vaticana, 8 dicembre 2013 
( a cura di Luca Collodi) 

  ascolta l' intervista audio :


La guerra dipinta dalla maggior parte dei media occidentali come uno scontro tra il popolo siriano e il governo non esiste. Non è così, non sta succedendo niente di tutto ciò". A parlare è Maria Saadeh, architetto, deputata cristiana del Parlamento siriano eletta come indipendente nel Parlamento siriano nel 2012. 
"Sono venuta in Italia per spiegare che in Siria è in atto una guerra contro lo Stato, non contro il governo. Per distruggerlo, paesi stranieri fomentano il conflitto sociale, etnico e religioso". 
"Bisogna capire che lo Stato siriano e il regime sono due cose diverse. Non essere d’accordo con il regime non significa smettere di sostenere lo Stato. Lo Stato siriano infatti garantisce l’esistenza e la sicurezza della società, dei cristiani, dei musulmani, del popolo. Se lo Stato viene distrutto, tutto piomberà nel caos. La comunità internazionale deve rispettare la nostra sovranità e il nostro diritto a scegliere da chi vogliamo essere rappresentati come popolo siriano. Non vogliamo interventi stranieri". 
"Perché quello che sta succedendo ora in Siria è pilotato da Stati come Qatar, Arabia Saudita e Turchia che inviano nel nostro paese uomini, armi e soldi con cui finanziano terroristi che imbracciano la religione come arma politica". 
"I ribelli per la prima volta hanno cominciato ad attaccare le scuole, soprattutto quelle dei quartieri cristiani. Io non so perché lo fanno ma noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu e al mondo di tenere la guerra lontana dai nostri bambini. Lo Stato oggi ci protegge anche da questo". 
"Se i cristiani sono attaccati è perché i terroristi vogliono sgretolare il tessuto connettivo della società siriana e distruggere lo Stato, non il governo. I cristiani sono sempre stati protetti dallo Stato. La Siria non solo è l’unico paese della regione che rispetta i cristiani, ma li considera anche la base della società e della sua storia e non permetterà che se ne vadano via. Per proteggere la società, e quindi garantire l’esistenza di noi cristiani, ora abbiamo bisogno di fermare i terroristi". 

Fermare il massacro  di Maalula  priorità internazionale


Messo a ferro e fuoco dai terroristi islamici il villaggio dove sono state rapite le religiose greco ortodosse del monastero di Santa Tecla.

Maria Saadeh, deputata cristiana di Damasco: "Le forze internazionali prima devono fermare le violenze terroristiche. Al resto penserà il popolo siriano".
 E ancora: "Il rispetto della sovranità siriana è la linea rossa oltre cui non si può andare"


“Maalula è un patrimonio e un simbolo mondiale della cristianità. È l’unico posto al mondo dove si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. La città è stata messa a ferro e fuoco e 160 abitazioni completamente distrutte dai terroristi islamici che hanno rapito alcune monache. È in atto un vero massacro. Tutto il popolo siriano leva oggi la sua voce per chiedere di salvare questo patrimonio mondiale e di essere liberato dai terroristi”. 
Le prime parole di Maria Saadeh, trentanove anni, deputata cristiana di Damasco, sono tutte per il villaggio cristiano di Maalula, a 60 chilometri a nord della capitale e per il dramma delle religiose greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla. Per loro Papa Francesco ha chiesto la preghiera delle migliaia di persone che ieri hanno partecipato all’udienza del mercoledì. 
Eletta lo scorso anno come indipendente al Parlamento, Saadeh spiega al Sir la sua “terza via” per uscire dalla guerra che ha provocato oltre 100mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Si tratta, cioè, di superare lo schema della politica internazionale che non lascia alternative: o l’appoggio incondizionato ai ribelli o la delegittimazione di Bashar al Assad. Per la deputata cristiana è giunto il momento del dialogo, a patto che la comunità internazionale riesca a ottenere un cessate-il-fuoco tra le parti.



Il Nunzio Zenari: LA GENTE NON VUOLE QUESTA GUERRA 


D. - In questo momento un po’ tutte le Chiese della regione si sono espresse sulla vicenda delle suore. In generale qual è la speranza della Chiesa per il futuro della Siria?

R. - Il fatto che queste monache siano state obbligate con la forza, con le armi in pugno, ad uscire dal monastero, nel quale avevano deciso di rimanere per dare una testimonianza in questo antico villaggio cristiano, che è una perla per tutti i siriani e non solo per i cristiani, naturalmente è stato appreso con tanta tristezza. Se questo poi si mette anche nel contesto di certi altri gesti compiuti nelle ultime settimane, in cui sembra che i cristiani siano stati presi particolarmente di mira da certi gruppi estremisti, fa aumentare ancora l’inquietudine e il dolore e non solo per la comunità cristiana: da quello che vedo, c’è una forte reazione da parte di tutti i siriani, a qualsiasi religione e a qualsiasi credo appartengano, e da parte delle autorità. I siriani non pensavano che questo conflitto potesse arrivare a questo punto. Devo anche precisare che in Siria c’è sempre stata una coabitazione esemplare fra le diverse fedi, i diversi credi. Generalmente, da quello che si sa, sono elementi esterni alla Siria quelli che compiono gesti di profanazione di luoghi sacri, di chiese…

D. - Questa reazione così forte anche dei siriani che significato ha?

R. - Direi che questa guerra non la vuole - io credo - nessuno in Siria. Almeno così come è andata via via mostrandosi. Perché i siriani sono per una nuova Siria, più democratica, più rispettosa delle libertà fondamentali e dei diritti umani e non per una Siria che alcuni gruppi estremisti vorrebbero proporre. Direi che fa presa vedere questa reazione, di persone che dicono: da questa strada, con questi metodi non si va nessuna parte.

Testo proveniente dalla pagina

http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/05/monache_rapite_in_siria,_mons._zenari:_tristezza_in_tutti,_la_gente/it1-752987  

mercoledì 4 dicembre 2013

L'appello di Papa Francesco nel corso dell'Udienza generale 4 dicembre:


Piazza san Pietro -  mercoledì ,  4 dicembre 13
"Desidero ora invitare tutti a pregare per le monache del Monastero greco-ortodosso di Santa Tecla a Ma’lula, in Siria, che due giorni fa sono state portate via con la forza da uomini armati. Preghiamo per queste monache, per queste sorelle e per tutte le persone sequestrate a causa del conflitto in corso. Continuiamo a pregare e a operare insieme per la pace. Affidiamoci alla Madonna". (Ave Maria ...)

martedì 3 dicembre 2013

Sciagurata conferma : le Monache di Santa Tekla di Maloula prelevate dal convento


















Ieri fino alle ore 16 le Monache erano ancora in Maalula, ma da allora abbiamo perso il contatto con la superiora ; anche le suore di Saydnaya  hanno perso il contatto con loro. Nel convento di Santa Tekla erano rimaste , dopo che in ottobre l'Esercito aveva spostato gli orfani e parte della comunità, 9 suore 2 novizie e 4 donne. E' molto probabile che le suore , le novizie e le donne siano state portate a Yabrud, località sede  della milizia islamista dell'ISIS. 



Le milizie anti- Assad hanno ripreso Maalula (in aramaico “entrata”), città simbolo della cristianità siriana e del mondo intero. Maalula è infatti un piccolo villaggio denso di storia cristiana, con i suoi monasteri e le sue chiese, testimonianze di una presenza che risale ai primordi dell’annuncio cristiano. Tra questi, il monastero di Santa Tecla, discepola di Paolo, le cui reliquie riposano proprio a Maalula. Dodici suore presenti nel monastero sono state sequestrate e ora si trovano nelle mani dei miliziani di al Qaeda. 
Il villaggio era stato già occupato in precedenza, questa estate, dalle forze anti-Assad, ma solo per tre giorni, durante i quali avevano seminato il terrore e ucciso tre persone a sangue freddo, oltre a depredare calici, sparare sulle icone e altre amenità varie, ma erano stati presto ricacciati dai militari di Damasco. Ieri a seguito di una controffensiva inattesa, il villaggio è caduto ancora una volta nelle mani di al Qaeda. Un paesino arroccato sul costone di una montagna, senza alcuna rilevanza strategica, ma che sembra fondamentale nell’economia di questa guerra, dal momento che le forze antigovernative hanno concentrato le loro forze per riconquistarlo. 
È possibile che chi ha progettato questa sortita intende colpire il cuore della cristianità siriana, dal momento che la Chiesa si sta spendendo in ogni modo per trovare una soluzione al conflitto che sta devastando il Paese. 
Tre giorni prima, tra l’altro, il Patriarca greco-melkita di Antiochia, Gregorios III Laham, nel corso di una sua visita a Roma, aveva consegnato al Papa una relazione sui tre cristiani assassinati a Maalula durante la prima occupazione, uccisi in odium fidei. Tre martiri dunque, che per la cristianità sono tesoro prezioso, dal momento che è la più grande testimonianza che si può rendere a Dio e agli uomini.
Maalula è uno dei pochi villaggi, quattro in tutto, dove ancora si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. Forse anche per questo motivo questo misero villaggio arroccato sul costone di una montagna è diventato un obiettivo di questa barbarie, che svela ogni giorno di più il suo volto satanico.

http://www.piccolenote.it/15912/siria-le-suore-di-maalula-sequestrate-dagli-islamisti


  ULTERIORI NOTIZIE QUI:










ECCO PERCHE' GLI ISLAMISTI ATTACCANO LE SUORE A MAALOULA  - intervista a Samaan Daoud

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/12/3/DALLA-SIRIA-Ecco-perche-gli-islamisti-attaccano-le-suore-a-Maalula/448893/

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Sono 5 e non 12 le suore rapite in Siria. Mons. Audo: preghiamo per la loro vita


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/03/sono_5_e_non_12_le_suore_rapite_in_siria._mons._audo:_preghiamo_per/it1-752191
del sito Radio Vaticana

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Il Patriarca Gregorio III: “A Maalula veri martiri”

http://www.fides.org/it/news/54131-ASIA_SIRIA_Il_Patriarca_Gregorio_III_A_Maalula_veri_martiri#.Up3lqW1d7wo

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Intervista a Maria Saadeh, deputata del parlamento siriano "La pace è nelle mani del Papa" 


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Maaloula Update: 12 Nuns Kidnapped, Orphans Safe, Monastery Desecrated 

http://araborthodoxy.blogspot.fr/2013/12/maaloula-update-12-nuns-kidnapped.html

The mother superior of a Syrian convent says 12 nuns have been abducted by opposition fighters and taken to a rebel-held town.
     
Febronia Nabhan, Mother Superior at Saidnaya Convent, said Tuesday that the nuns and three other women were taken the day before from another convent in the predominantly Christian village of Maaloula to the nearby town of Yabroud.
     
Syrian rebels captured large parts of Maaloula, some 60 kilometers (40 miles) northeast of the capital, on Monday after three days of fighting.
     
Nabhan told The Associated Press that the Maaloula convent's mother superior, Pelagia Sayaf, called her later that day and said they were all "fine and safe."
     
The state news agency SANA had reported Monday that six nuns, including Sayaf, were trapped in a convent in Maaloula.
  http://www.lbcgroup.tv/news/127907/lbci-news

Oh Maaloula ...



era il 25 ottobre 2013...
da: Mezzi Toni di Tony Capuozzo

Eccola, Maloula. Potrebbe essere un paese di Calabria, o dell’Abruzzo, accovacciato ai piedi della montagna. Con tante case incomplete, come da noi, e qualcuna, quella di chi ha fatto il pellegrinaggio a Gerusalemme, con una traccia di azzurro che sta scolorendo nel buio che cala. Non so come sia la via d’ingresso (Maloula, in aramaico vuol dire” ingresso”), perché ci siamo entrati nell’oscurità, attraverso i frutteti e i campi, attraverso il cimitero, in silenzio.
Maloula è una città morta.
Aveva duemila abitanti, e molti di più l’estate, per il fresco dei suoi milleduecento metri, e più ancora il 7 di settembre, alla festa della Santa Croce, con i suoi fuochi d’artificio e l’hotel Ambasciatori, in cima al paese, pieno di turisti.

Quest’anno, a settembre, il paese è caduto in mano ai jihadisti, per tre giorni. Hanno preso il paese facile facile: sono contadini, cristiani che volevano solo continuare in pace la vita di sempre: il grano nel piccolo tratto di pianura ai piedi del paese, un vino che sembra marsala, le albicocche e le noci, le pecore e un aspro formaggio salato. E nove chiese, campanile dopo campanile, su fino al convento di Santa Tecla con le suore e quaranta orfani, e le donne che salgono per pregare in una gravidanza, in un parto riuscito.
Sono rimasti tre giorni, e non hanno dovuto combattere, i fondamentalisti. Hanno ucciso tre persone a sangue freddo, e dell’unica vittima su cui ci sia testimonianza diretta è perché l’hanno ucciso davanti alla moglie, dopo che aveva rifiutato di convertirsi. Altre sei persone le hanno portate con sé, quando l’intervento dell’esercito li ha costretti a ritirarsi.

Poi l’esercito di Assad è passato ad altro, e i guerrieri di un Islam feroce hanno occupato l’albergo Ambasciatori e le alture tutte attorno. Da lì tengono il paese nel mirino.
Ci si può muovere solo di notte , e in silenzio, sotto un cielo stellato come in certi sfondi di carta dei presepi dell’infanzia, benedicendo una luna che non è piena. Nei vicoli soffia il vento, e nella notte c’è solo il latrare di cani diventati randagi. Dormi in una delle poche case non razziate, e i ragazzi che si sono organizzati in una difesa paesana ti lasciano un’arma, perché non si sa mai, “loro” possono calare nella notte.
Ma non c’è più nulla da conquistare, i duemila abitanti di Maloula sono tutti profughi, e il paese è rimasto solo un simbolo, senza nessuna importanza strategica.

Nella prima luce del mattino, due chiese, con le croci spezzate, e il resto di un saccheggio ignorante: hanno preso le urne dell’elemosina e i calici che erano o sembravano oro, e hanno lasciato icone quattrocentesche, accontentandosi di sparare su qualche immagine sacra. Su, a Santa Tecla sono rimaste cinque suore, e ogni giorno un blindato sale a portare qualcosa da mangiare. Per noi sarà l’unico modo di uscire, di percorrere senza vederla la strada principale, sferragliando veloci, perché lassù hanno anche i missili anticarro, oltre che i fucili di precisione.

Cinque suore e un civile, in quella casa a duecento metri da noi. Erano in due, i civili rimasti. Uno, Zaccaria, aveva poco più di cinquant’anni ed era, quello che prima del linguaggio politicamente corretto si chiamava lo scemo del villaggio. L’hanno ucciso con otto colpi, e il corpo si è potuto recuperare solo con il buio. L’altro – l’ultimo – si chiama Nicola. Lo vedo seduto sul muretto, dall’altra parte del vallone. Non ha voluto andare via, né a suppliche né a forza. Però urla e chiama i nomi dei vicini, chiede dove siano, e perché il forno del pane è chiuso. Non gli sparano, forse per un sussulto di umanità, o perché è il monumento di una sconfitta. Il suo urlo, ogni mattina, ha preso il posto di campane che tacciono. In mezzo alla strada c’è la carogna di un asinello. I ragazzi in armi l’avevano sentito ragliare, qualche giorno fa. Alla fine sono riusciti ad aprire la stalla, ma ha fatto qualche passo ed è crollato, vinto dalla fame, nella libertà di un vicolo buio. I cani hanno mangiato i suoi resti. Nella storia, il cavallo è stato l’animale dei re e dei guerrieri. L’asino, quello dei contadini. E Maloula, dove un ragazzo con il kalashnikov, dopo essersi tolto il berretto con un’effigie di Che Guevara, bisbiglia il Pater Noster nella chiesa devastata, nella lingua stessa di Gesù, è così: morta nel vicolo dopo essere stata liberata.

Ps. So che la Siria non appassiona gli italiani. Essendo scritta, questa lettera, per un social, avrei forse dovuto raccontarlo in modo più personale, tipo il momento in cui mi sono chiesto chi me lo avesse fatto fare, o i momenti in cui ho constatato di avere ancora la testa, ma non più il fisico per correre a lungo, appesantito da giubbotto, elmetto e il resto. O forse dire che so quello che succede dall’altra parte, ho visto reportages, ho letto libri e testimonianze, e poco tempo fa, quello sulla morte di Marie Colvin a Bab Amro, Homs: ma non faccio l’algebra degli orrori (mi basterebbe raccontare che il mio cameramen è stato sequestrato e gli hanno tolto quasi tutti i denti a uno a uno, prima di essere scambiato). O essere più intimo, e dire della paura, e dei ricordi che ti fanno compagnia, in quei momenti. Ma la storia è una storia che spetta di diritto a Maloula (il nome di Maloula mi è sempre piaciuto, perché mi ricorda una delle prime parole pronunciate da mia figlia, il dito puntato su una scena di un fumetto con una casa desolata: palula…). Aveva ragione.

http://mezzitoni.tgcom24.it/2013/10/25/lettera-da-damasco-4-e-ultima/#more-60

lunedì 2 dicembre 2013

MAALOULA: MONACHE DI SANTA TEKLA IN SALVO



Abbiamo chiamato alle ore 16 la suora Flomenia, una delle suore del monastero e ci riferito che sono ancora vive e sono dentro il monastero. Purtroppo la chiesa e' stata devastata dai ribelli. Le suore stanno cercando di mantenere la calma. 
I ribelli hanno riempito le ruote di gomma di esplosivi e le hanno buttate verso il villaggio causando un grosso incendio nel quartiere ovest.


  RAINEWS, IL PATRIARCA GREGORIOS III LAHAM ILLUSTRA LA SITUAZIONE  DI MALOULA:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ContentItem-d0099243-79e1-4e10-ba2e-5000bb6cf51b.html

venerdì 18 ottobre 2013

Verso una Terra Santa svuotata dei Cristiani?


Patriarca Raï:  "l'obiettivo ipocrita" della guerra in Siria:

“Svuotare il Mashrek (il Medio Oriente) della sua civiltà cristiano-islamica” e “mantenere uno stato di guerra permanente nella regione per fini politici ed economici”. 
Il Patriarca maronita Bechara Raï - riferisce la Radio Vaticana - ha espresso la sua dura denuncia durante una udienza con una delegazione di rappresentanti di undici associazioni cristiane e musulmane francesi, giunta in Libano per esprimere solidarietà al Paese, da mesi in prima linea nell'emergenza umanitaria causata dal conflitto siriano. Secondo il cardinale, questa tragica situazione rischia di peggiorare con l’approssimarsi dell’inverno, fino a diventare "una catastrofe umanitaria".

Attualmente, infatti, oltre un milione e mezzo di profughi siriani sono senza un alloggio decente, senza scuole e assistenza sanitaria. Si sprecano ormai le invocazioni di aiuto: la comunità internazionale ha lanciato un appello a non risparmiare alcuno sforzo per aiutare queste persone in difficoltà. La delegazione, prima di rientrare in Francia, si è rivolta a tutte le organizzazioni religiose e Ong francesi affinché si uniscano "per portare al popolo siriano un messaggio di solidarietà e speranza”.
Infine il patriarca Rai ha fatto sentire la sua voce sul quotidiano libanese "L'Orient-le-jour", dove si è rivolto in particolare ai Paesi occidentali dicendo: “L’Occidente che fino a poco tempo fa invocava l’invio di armi in Siria deve levare la sua voce e chiedere adesso che la pace venga ristabilita”. 
"Sappiamo che alcuni paesi hanno deciso di ospitare sul loro suolo 10.000 sfollati ciascuno. Protestiamo con forza contro una decisione del genere. Si sta sradicando un popolo, si distrugge una civiltà cristiano-musulmana costruita insieme lungo tredici o quattordici secoli di convivenza. Questo è in realtà lo scopo di questa guerra ipocrita: svuotare il Mashreq della sua civiltà e mantenere uno stato di guerra permanente a fini politici ed economici. Noi attribuiamo grande importanza alla convivenza con i nostri concittadini musulmani. Abbiamo costruito una preziosa civiltà comune a cui teniamo".


L'Arcivescovo Marayati: le politiche della comunità internazionale incentivano la fuga dei cristiani



Agenzia Fides 16/10/2013

Aleppo  - “Negli ultimi tempi tra la gente è girata la voce che 17 Paesi hanno aperto le porte ai profughi siriani. Questa notizia ha riacceso con più forza anche tra i cristiani l'impulso a lasciare la Siria”. Lo dichiara all'Agenzia Fides l'arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Boutros Marayati, aggiungendo che “per ora non si tratta di un esodo di massa, ma il fenomeno coinvolge un numero crescente di famiglie”.
L'arcivescovo armeno cattolico conferma che i cristiani più ricchi sono già partiti, mentre per gli altri “rimane pericoloso e anche molto costoso ogni tentativo di uscire dal Paese, perchè servono tanti soldi. Ma quelli che hanno già raggiunto il Libano adesso sottoporranno agli organismi dell'Onu le loro richieste di espatrio, confidando che siano accolte con prontezza”.
Secondo l'arcivescovo Marayati “la situazione siriana diventa sempre più complicata, e ogni sua banalizzazione appare fuoviante”. Ad esempio, accanto ai cristiani che fuggono ce ne sono altri che ritornano a Aleppo dopo essersi rifugiati nell'area costiera di Lattakia, perché “non avevano soldi per pagare l'affitto dell'alloggio e qui possono mandare anche i figli alle scuole, che hanno riaperto”.

Anche l'idea di un fronte unico delle milizie d'opposizione che combattono contro il regime appare ormai da accantonare in via definitiva, perchè tra i ribelli “ci sono tante fazioni che sul campo si combattono tra loro”.

Nei giorni scorsi l'esercito di Assad ha riaperto la strada che univa Aleppo a Homs. L'allentamento dell'assedio ha consentito di far arrivare in città derrate alimentari che mancavano da mesi. Ma l'Arcivescovo Marayati assicura che il sollievo concreto percepito dalla popolazione è stato finora minimo: “Il cibo diventa sempre più caro, mancano corrente e acqua in molti quartieri. Passiamo il tempo a distribuire aiuti alimentari e beni di prima necessità, e le famiglie che li chiedono aumentano sempre. Nei quartieri periferici e nei sobborghi le esplosioni e i bombardamenti continuano. Anche ieri, nel giorno della festa musulmana del Sacrificio, hanno segnato l'intera giornata, senza alcuna tregua”.

http://www.fides.org/it/news/53764-ASIA_SIRIA_L_Arcivescovo_Marayati_le_politiche_della_comunita_internazionale_incentivano_la_fuga_dei_cristiani#.Ul58cm1H4id


Migliaia di cristiani siriani chiedono la cittadinanza russa

Il ministero degli Esteri di Mosca pubblica l'appello dei cristiani della regione di Qalamoun: l'Occidente appoggia i terroristi, la Russia è fattore di pace. "Per la prima volta dalla nascita di Cristo rischiano di essere banditi dalle loro terre".




AsiaNews - 17/10/2013

Mosca - Circa 50mila cristiani siriani hanno chiesto la cittadinanza russa, col timore di "essere banditi dalle proprie terre, per la prima volta dalla nascita di Cristo". Lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo, pubblicando sul suo sito internet l'appello collettivo del gruppo di siriani di Qalamoun, dove si concentrano i villaggi a maggioranza cristiana, come quello di Maaloula, vittima di violenze mirate, da parte di Al-Nusra, gruppo legato ad al-Qaeda. I firmatari puntano il dito contro l'Occidente, che appoggia "l'attacco da parte dei terroristi" contro la Siria: la Federazione russa è di conseguenza definita "un potente fattore di pace e stabilità".
"Visto che la legge siriana permette la doppia cittadinanza, abbiamo deciso di chiedere quella della Federazione russa, un onore per ogni cristiano siriano che desiderasse ottenerla", si legge nella lettera.  "Il nostro appello non significa che non ci fidiamo dell'esercito siriano o del governo - scrivono - ma siamo spaventati dal complotto dell'Occidente e dai fanatici pieni d'odio che stanno intraprendendo una guerra brutale contro il nostro Paese".



Patrimonio dell'Unesco, Maaloula dista 40 km a nord di Damasco. Il villaggio è famoso in tutto il mondo come uno dei luoghi simbolo della cristianità in Medio Oriente ed è l'unico luogo al mondo, dove è ancora parlato l'aramaico, il villaggio è considerato un simbolo della convivenza interreligiosa.
"E' la prima volta dalla nascita di Cristo che noi cristiani della zona di Qalamoun, che viviamo nei villaggi di Saidnaya, Maara Saidnaya, Maaloula e Maaroun, siamo sotto la minaccia di essere banditi dalla nostra terra - denuncia l'appello - preferiamo la morte all'esilio e alla vita in campi profughi e così difenderemo la nostra terra, il nostro onore e la nostra fede e non lasceremo la terra su cui ha camminato Cristo".
"I cristiani di Qalamoun crediamo che lo scopo dei terroristi appoggiati dall'Occidente sia quello di eliminare la loro presenza da quella che è la loro terra natia e con i metodi più disgustosi, compresa l'uccisione selvaggia di gente comune", continua la lettera. "Vediamo la Federazione russa come un potente fattore di pace e stabilità - concludono - la Russia persegue una posizione ferma nella difesa della Siria, della sua gente e della sua integrità territoriale".

L'attacco degli estremisti islamici a Maaloula è diventato un simbolo delle sofferenze dei cristiani nel Paese mediorientale. L' Osservatorio siriano per i diritti umani, legato alla ribellione, ha confermato la presenza di battaglioni affiliati ad al-Qaeda fra le milizie che hanno invaso la cittadina e  hanno profanato i monasteri di Santa Tecla e San Sergio, distruggendo le croci sulle loro cupole e gli antichi arredi sacri. 

http://www.asianews.it/notizie-it/Migliaia-di-cristiani-siriani-chiedono-la-cittadinanza-russa-29303.html

L'appello del Custode di Terra Santa 


lunedì 7 ottobre 2013

Damasco, i ribelli colpiscono la Cattedrale della Santa Croce



I ribelli attaccano il quartiere cristiano Kassaa di Damasco.
Samaan, cristiano di Damasco, vive nel quartiere colpito e racconta a Tempi.it la distruzione provocata dai colpi di mortaio sparati dai ribelli : «Hanno colpito una chiesa e la scuola di mio figlio»
«I colpi di mortaio dei ribelli sono caduti a 70 metri da casa mia, nel quartiere cristiano: hanno colpito una chiesa, un ospedale e la scuola dove va mio figlio uccidendo otto persone». 


TEMPI - 7 ottobre 13

Che cosa è successo ieri?
Intorno a mezzogiorno i ribelli hanno sparato una dozzina di colpi di mortaio, colpendo il quartiere cristiano. I ribelli hanno anche dato un nome all’operazione, tratto da un versetto del Corano che dice: “Manderemo a questi infedeli sassi per colpirli”. Hanno colpito la chiesa greco-ortodossa della Santa Croce , danneggiato il muro sud e la navata laterale. Il colpo è entrato dentro la chiesa uccidendo una signora e un ragazzo di 16 anni.

Hanno colpito altri edifici?
Hanno danneggiato l’ospedale francese di San Luigi e all’angolo hanno completamente raso al suolo l’edicola che vende libri , uccidendo sul colpo tre persone.


i colpi di mortaio sparati a casaccio sulle abitazioni civili

Ha detto che abita lì vicino, la sua casa è stata colpita?
Sono caduti tre colpi di mortaio dove abito io ma grazie a Dio uno non è esploso. Ormai siamo abituati, non abbiamo neanche più paura perché viviamo così da due anni e mezzo. I ribelli hanno voluto colpire per la celebrazione della guerra del Kippur, fanno sempre così: sparano, poi si fermano qualche mese, e poi sparano di nuovo.

Continuerete a vivere nel vostro quartiere?
Sì. I ribelli avevano minacciato sul loro sito l’attacco e ci avevano detto di andarcene, ma la gente cerca di vivere normalmente, i bambini continuano ad andare a scuola. Anche l’istituto di Lourdes che frequenta mio figlio è stato colpito. Hanno centrato l’area dove di solito giocano i bambini. Grazie a Dio, ieri era domenica e nessuno andava a scuola.

Temete che i ribelli possano entrare a Damasco?
No, i colpi di mortaio sono un atto di disperazione. Da due anni e mezzo cercano di prendere la capitale ma non ci riescono. La via che porta all’aeroporto ora è sicura e anche quella che porta ad Aleppo. Io fino a pochi mesi fa sentivo vicinissimi gli spari e la guerra, mentre ora sono molto più lontani. Siccome non riescono ad entrare, i ribelli sparano a caso colpi di mortaio, senza preoccuparsi di chi potrebbero colpire.

http://www.tempi.it/siria-ribelli-attaccano-quartiere-cristiano-di-damasco-testimone-hanno-colpito-una-chiesa-e-la-scuola-di-mio-figlio

 MAALOULA ANCORA SOTTO ATTACCO


mercoledì 25 settembre 2013

Per non dimenticare le lacrime di Maalula



Nel piccolo villaggio siriano che custodisce il sepolcro di santa Tecla 

 da: L'Osservatore Romano 25 settembre 2013

di Manuel Nin

 Il 24 settembre nei calendari liturgici delle Chiese cristiane si celebra la festa di santa Tecla, che nel sinassario della Chiesa bizantina viene chiamata "megalomartire" e "isapostola" (pari agli apostoli), a causa del suo tradizionale vincolo con l'apostolo Paolo. La celebrazione di questa grande martire, mi ha riportato nel ricordo e nella preghiera a Maalula, luogo della Siria che ne custodisce il sepolcro, che dal primo secolo fino ai nostri giorni conserva la testimonianza del sangue versato per Cristo.

La celebrazione di santa Tecla mi ha portato anche alla sponda occidentale del Mediterraneo, alla sede "paolina" di Tarragona che venera Tecla in modo speciale. Tra le due rive del Mediterraneo la festa della santa martire diventa una festa oserei dire "pontifex" tra Oriente ed Occidente, dalla Siria a Tarragona. Oriente ed Occidente che hanno camminato insieme lungo i secoli nella devozione ai martiri, adesso nei nostri giorni non possono ignorarsi nella difesa e nella memoria dei cristiani delle terre del vicino oriente.

Maalula è un piccolo e bellissimo villaggio della Siria, arroccato nelle montagne che fanno da frontiera con il Libano; quasi la porta di passaggio o di ingresso tra l'uno e l'altro dei due Paesi fratelli. Infatti il significato siriaco della parola Maalula è "entrata", "ingresso". È un piccolo villaggio con delle casupole che scendono verso la valle, verso il deserto lungo la schiena delle montagne del Qalamoun, la catena dell'Antilibano. Vi risiedono qualche migliaio di persone a maggioranza cristiana, e si trova a una cinquantina di chilometri a nord di Damasco. Questo villaggio incorniciato tra le montagne e il deserto, di una bellezza unica; piccolo alveare di case bianche che fanno un tutt'uno quasi senza soluzione di continuità col giallo delle montagne; questo piccolo borgo che possiede uno dei monasteri più antichi della zona dedicato ai santi martiri Sergio e Bacco, curato dai monaci salvatoriani della Chiesa melchita greco cattolica; questo paesino che custodisce il corpo della santa martire Tecla, la discepola di Paolo; questa piccola comunità che si esprime nella lingua con cui il Signore insegnò ai suoi discepoli a pregare e dire "Abbun…", Padre nostro...

Questo villaggio piccolo, luminoso dal biancore delle mura delle case e dalla fede dei suoi abitanti a stragrande maggioranza cristiani, sia greco cattolici che ortodossi; curato e custodito come un gioiello da coloro che da secoli vi abitano, in questi giorni è riemerso nella cronaca, in prima pagina, per pochi giorni purtroppo come notizia, ma per molti giorni, troppi silenziosamente martellato e trucidato dalle armi impietose di coloro il cui unico linguaggio è la costrizione e la violenza; un linguaggio che non conosce sicuramente quella lingua con cui il Signore insegnò a perdonare e pregare per i persecutori.
Paesino luminoso che nei nostri giorni si è tinto di rosso e di nero. Di rosso col sangue di tanti dei suoi abitanti che l'hanno versato per causa della loro fede in Colui che parlava la loro stessa lingua, in Colui che insegna loro il perdono, la riconciliazione; in Colui che chiama loro e anche noi "beati" quando siamo operatori di pace, quando siamo perseguitati, uccisi a causa del suo nome. Di nero dal fumo delle chiese, delle case e dei monasteri bruciati e distrutti; dal fumo delle armi, e dell'accecamento che impedisce di vedere altro cammino che l'uso della forza e della morte.


Ho visitato quella regione nel luglio 2008, assieme a un gruppetto composto da due sacerdoti e altrettanti seminaristi greco cattolici, libanesi e siriani. Una visita di soltanto due giorni in quella parte della Siria, un viaggio che comprese Damasco, Maalula e Saydnaya, un altro paesino a pochi chilometri dal primo con delle testimonianze cristiane importanti. Fu certamente un pellegrinaggio al luogo della conversione di Paolo, la visita a quella "via diritta" a cui fu mandato Anania alla ricerca di quell'uomo accecato dalla luce del Risorto; il camminare per quelle stradine della vecchia Damasco, quei cunicoli da cui pareva che da un momento all'altro poteva apparire l'apostolo delle Genti in tutta la sua statura, con tutta la forza della sua parola. Potei stare poche ore in quel luogo, ma gustai l'accoglienza fraterna dei sacerdoti del patriarcato greco cattolico di Damasco.

La visita a Maalula e Saydnaia invece fu di un giorno e mezzo; è una regione che conta con una grande quantità di chiese e di monasteri. La tradizione vuole che santa Tecla si sia rifugiata nella zona di Maalula per sfuggire alla persecuzione della sua famiglia dopo essersi convertita al cristianesimo grazie a san Paolo. Per nascondersi ai persecutori, Tecla fuggendo si rifugiò tra le montagne che aprirono come un grembo le sue pareti per farle un passaggio; fessure tra le montagne ancora visibili nei nostri giorni.



Nel monastero di mar Sarkis (san Sergio) fummo accolti dal monaco salvatoriano che in quei giorni si trovava come custode del luogo; già alunno del Pontificio Collegio Greco di Roma, è uno dei principali conoscitori e studiosi delle tradizioni musicali bizantine. L'accoglienza veramente fraterna protrattasi per un paio d'ore attorno a un caffè, ma soprattutto attorno alla storia di quel luogo venerabile raccontata con la passione e l'amore di qualcuno che racconta la storia della propria famiglia, la storia "di casa"; la visita dettagliata del monastero, della bellissima chiesa, con delle icone di uno splendore unico, attorno a quell'antichissimo altare semi circolare 
sicuramente precedente al concilio di Nicea del 325; 


accoglienza veramente fraterna che si concluse con la preghiera del Padre nostro nella lingua del Figlio Unigenito, Verbo di Dio incarnato.
Oggi le notizie che ci arrivano di Maalula sono poche, confuse, frammentarie, ma tutte ci parlano di sofferenza, di distruzione, di morte. Di persone innocenti, uomini, donne, bambini, preda della rabbia cieca. Oggi Maalula è stata saccheggiata nelle sue chiese, monasteri, case; nelle sue sacre icone, rubate e profanate; in quella che è l'icona per eccellenza, l'uomo e la donna di quei luoghi da sempre pacifici, tolleranti, dialoganti, da sempre beati perché operatori di pace.

Quasi duemila anni fa le montagne siriane attorno a Maalula si aprirono per accogliere la grande martire Tecla; quelle stesse montagne, quelle stesse terre continuano ad aprirsi e accogliere oggi le lacrime, il sangue, la testimonianza cristiana dei nostri fratelli che in quei luoghi come Tecla confessano Cristo, confessano il Risorto che continua, ne siamo certi, a farsi vivo nel cammino di Damasco.


Appello del Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia

Servono acqua e viveri per le religiose e i bambini dell’orfanotrofio del monastero di Santa Tecla a Maalula


Assicurare il necessario approvvigionamento di viveri per gli abitanti del monastero di Santa Tecla, vale a dire per le monache e i bambini dell’orfanotrofio, una quarantina di persone in tutto impossibilitate a uscire se non a rischio della loro vita: è quanto chiede il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente nell’appello lanciato oggi alla Croce Rossa siriana e alla Croce rossa internazionale, nonché a tutte le organizzazioni umanitarie impegnate in territorio siriano. La guerra è arrivata anche nel villaggio di Maalula e i colpi di artiglieria sfiorano il monastero di Santa Tecla. «Le operazioni militari si amplificano nel nostro amato Paese», si legge nel comunicato, ed «è l’essere umano che paga il prezzo di questa tragedia», sopportando la sofferenza, fuggendo dai luoghi di origine, con la fame, con la sete. 





 http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#6 

giovedì 12 settembre 2013

Le notti di Aleppo




"Aleppo è tagliata fuori dal mondo . 

Sta andando molto male! Negli ultimi due o tre giorni, i ribelli sparano razzi sui quartieri cristiani. Non siamo riusciti a dormire la notte a causa dei razzi "hawns".

La fornitura di energia elettrica e l'acqua sono spesso tagliate , telefonate e internet sono eccezionali. Siamo totalmente assediati daribelli , non sappiamo come andrà a finire ...

L'esercito ha inviato rinforzi per proteggerci. I ribelli hanno minacciato direttamente cristiani e alawiti, promettendo la stessa sorte di quelli di Maaloula. I soldati sono pronti a combattere fino alla fine.

Per ora, l'esercito arabo siriano è riuscito a respingere i ribelli. Ha incaricato anche la milizia cristiana di proteggere le chiese.

Gli aiuti non giungono più, e tutti i prodotti alimentari sono scarsi. Mangiamo riso e bourghol e questo è tutto. Non vi è né carne, formaggio, niente di più ".

Questo video è stato girato al tramonto, la notte scorsa. l'idea di come la notte si è svolta per gli infelici abitanti di Aleppo. Si noterà che nessun media importante sta dando conto della situazione in loco."


"I Cristiani saranno massacrati" : se l'esercito siriano lascia Aleppo i fedeli saranno uccisi, avverte un Responsabile  Cattolico Caldeo





Gli Stati Uniti hanno supportato le fazioni ribelli nella guerra che ha devastato la Siria , ma  un leader cristiano che opera tra i i fedeli in Medio Oriente mette in guardia : le forze governative sono quelle che proteggono la minoranza cristiana. " L'esercito siriano sta proteggendo la comunità cristiana [in Aleppo],"  dice il reverendo Raymond Moussalli . " Ma se l'Armata li abbandona , saranno massacrati . "



Catholic Online - 9/10/2013

Secondo Moussalli , circa 200.000 cristiani ancora risiedono nelle strade devastate dalla guerra di Aleppo . Egli avverte che in caso di il ritiro dell'esercito siriano a causa di attacchi da parte dei ribelli islamici , i cristiani "saranno massacrati ".

Moussalli è il vicario patriarcale della Chiesa cattolica caldea in Giordania , che confina con la Siria , a sud . Ha trascorso molti anni occupandosi delle esigenze spirituali per i cristiani che sono fuggiti dall'Iraq ( lungo il confine occidentale ) in Amman , Giordania .

Padre Moussalli era tra i più di 50 leader cristiani locali che, con studiosi musulmani , si sono incontrati in una conferenza ad Amman contro l'intervento militare occidentale nella regione .

Non sorprendentemente , molto pochi - se non uno degli studiosi riuniti ha visto utile un intervento militare . Padre Moussalli ha duramente criticato l'Occidente per sostenere i ribelli islamici in Siria . "Se [ l'Occidente ] va a  bombardare la Siria , dove andranno tutti i cristiani ? Ce ne sono due milioni", ha detto alla BBC .

Attualmente, ci sono circa 2,5 milioni di cristiani in tutta la Siria , e circa 220.000 in Aleppo , di cui circa il 10 per cento sono fuggiti a causa degli attacchi dei ribelli , Moussalli dice.

Ignatius Joseph Younan , Patriarca di Antiochia per la Chiesa siro-cattolica , ha aggiunto durante la conferenza che " Ci teniamo a sottolineare che noi respingiamo le interferenze straniere in Siria . "

In generale, si è elevata la condanna per i tamburi di guerra da parte dell'Occidente contro la Siria - e altrove . " Non accettiamo alcun intervento da parte di potenze straniere . Alla tutela delle minoranze , " Papa Anba Tawadros II , capo della Chiesa copta ortodossa di Alessandria , in Egitto , ha detto . "E [ l'intervento ] è fondamentalmente un pretesto . Far avanzare interessi dei loro paesi nel Medio Oriente . "

Ci sono circa 500.000 membri della Chiesa cattolica caldea in Medio Oriente , che sono in piena unità con la Santa Sede a Roma sotto la guida di Papa Francesco. La Chiesa cattolica caldea trae le sue origini da Tommaso Apostolo e le sue lingue liturgiche sono siriaco e aramaico ,  il linguaggio che Gesù Cristo stesso ha parlato .

Dei circa 2,5 milioni di cristiani in Siria , la maggior parte sono ortodossi orientali seguita da cattolici orientali , che comprendono la Chiesa assira dell'Oriente e la Chiesa cattolica caldea .


QUANTE CHIESE SONO STATE DISTRUTTE IN SIRIA?





IL DRAMMA DI MALOULA - 12 settembre 

Santuario di Santa Tecla, Maaloula, sotto il fuoco dei cecchini. Dalla Siria, Gian Micalessin

Gian Micalessin è tornato a Maaloula, dove sono ancora in corso violenti combattimenti. L'esercito siriano è entrato nel villaggio cristiano, a Nord di Damasco, fino all'interno del Santuario di Santa Tecla.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35932


Maalula, terra di martiri: la morte in odium fidei del giovane Sarkis

Agenzia Fides 12/9/2013
Damasco – Per i cristiani siriani Maalula, il villaggio cristiano a Nord di Damasco, attaccato nei giorni scorsi da gruppi armati islamisti, è già “terra di martiri”. Grazie a una testimone oculare, una donna cristiana di nome A. (anonima per motivi di sicurezza), attualmente in ospedale a Damasco, Fides ha ricostruito nel dettaglio la sorte dei tre cristiani uccisi a Maalula. Le loro esequie si sono celebrate il 10 settembre a Damasco, nella cattedrale greco-cattolica, in una celebrazione presieduta dal Patriarca melkita Gregorio III Laham, alla presenza di vescovi di altre confessioni.
Secondo quanto racconta a Fides la donna, i gruppi armati sono penetrati il 7 settembre in molte case dei civili, distruggendo e terrorizzando, colpendo tutte le immagini sacre. In una casa vi erano tre uomini greco cattolici Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna A., loro parente, che racconta l'episodio. Gli islamisti hanno intimato a tutti i presenti di convertirsi all’islam, pena la morte. Sarkis ha risposto con chiarezza: “Sono cristiano e se volete uccidermi perchè sono cristiano, fatelo”. Il giovane è stato ucciso a sangue freddo, con gli altri due. La donna è rimasta ferita ed è salva per miracolo, in seguito condotta in ospedale a Damasco. “Quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei”, dice a Fides Suor Carmel, fra i cristiani di Damasco che assistono gli sfollati di Maalula. I presenti al funerale erano molto commossi. Oggi gli sfollati di Maalula, in maggioranza a Damasco, rimarca la suora, “chiedono solo di poter tornare alle proprie case, in pace e sicurezza”.

martedì 10 settembre 2013

Maalula, i giornalisti e gli islamisti

Notizie contraddittorie sulla situazione di Maalula, mentre la liberazione di Quirico e del belga Piccinin infliggono un duro colpo all'immagine dei guerriglieri. La proposta russa.

11/09 : l'armata siriana libera il monastero di Mar Tekla






"Welcome to Maalula", il cartello di benvenuto ancora resiste sulle macerie all'ingresso del villaggio cristiano


Maalula è ancora controllata da bande armate islamiste e sappiamo ben poco di quello che sta avvenendo al suo interno. Purtroppo la notizia di una sua liberazione da parte dell'esercito regolare -che avevamo riportato nel precedente articolo- è poi risultata infondata. Inoltre intorno alla cittadina simbolo della Cristianità orientale si è scatenata una ridda di false informazioni che rendono quasi impossibile conoscere la situazione. Anche le testimonianze che giungono dal suo interno devono essere prese con molta circospezione perchè è possibile che vi siano persone – ed anche religiosi- che sono, di fatto ostaggio dei guerriglieri islamici e che quindi inviano messaggi sotto costrizione. 


Damasco: sconforto dei cristiani al funerale dei martiri di Maloula


Le operazioni dell'esercito regolare sono rese difficili dalla impossibilità di utilizzare massicciamente le armi pesanti per non causare danni irreparabili agli edifici storici ed esporsi così (come probabilmente gli islamisti vorrebbero) alla pesante critica dei media internazionali. In queste condizioni liberare la cittadina non sarà facile anche considerando che presumibilmente l'esercito siriano riterrà oggi prioritario concentrare le sue forze nella preparazione della difesa da un eventuale attacco aereo e missilistico da parte di americani e francesi.
 Non resta che pregare e sperare continuando a ripetere, in ogni occasione possibile, una parola d'ordine: “Giù le mani da Maalula!”.


Maaloula resident talks to BBC



Sulla situazione siriana però vi sono due fatti nuovi che meritano di essere riportati. Dopo mesi di prigionia nelle mani dei ribelli è stato liberato Domenico Quirico e con lui un ostaggio belga Pierre Piccinin. Le dichiarazioni rilasciate dai due concordano nel definire durissime le condizioni della detenzione. Quirico ha apertamente dichiarato di essere stato tradito dalla “rivoluzione” che lui aveva appoggiato e sostenuto. “E' diventata qualcosa di altro” ha dichiarato, intendendo dire che il movimento rivoluzionario avrebbe perso il suo carattere iniziale laico e democratico per divenire islamista. 
Mi spiace doverlo contraddire sul punto. Non esiste una rivoluzione siriana dei primi tempi ed una attuale. Esiste una rivoluzione siriana vista da lontano ed una vista da vicino. La rivolta siriana è sempre stata, fin dall'inizio, egemonizzata dagli islamisti e solo chi, a tutti i costi, voleva vedervi un movimento sinceramente democratico si è lasciato ingannare. Il che è successo ad un buon numero di osservatori occidentali ed a qualche militante anti-Assad che sperava di poter utilizzare gli islamisti per abbattere il regime per poi metterli da parte successivamente. 
Piccinin con le sue dichiarazione è andato anche oltre, affermando di aver sentito i suoi rapitori parlare dell'attacco con il gas nervino ed affermare che si trattava di un'operazione orchestrata dalla stessa opposizione. In altre parole avrebbe scagionato Assad. Quirico questa mattina in alcune interviste ha confermato le inumane condizioni della sua detenzione. Ha confermato anche la conversazione riferita da Piccinin sull'uso delle armi chimiche da parte dei ribelli. Solo ha dichiarato di non sapere quanto autorevoli e informati potessero essere le persone che parlavano, uno dei quali, comunque, si autodefiniva "generale" dei ribelli. 

Il secondo fatto nuovo è rappresentato dalla proposta russa di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche di Damasco, proposta che la Siria ha già accettato. Ora nelle mani di Obama e Kerry vi è veramente una patata bollente. Come giustificare, di fronte ad una opinione pubblica interna ed internazionale sempre più ostile ad un attacco, la decisione di voler bombardare la Siria per impedire l'utilizzo di armi che il Governo di Damasco sarebbe comunque disposto a consegnare pacificamente? Fino ad oggi, nel contesto di questa gravissima crisi, la Russia si è mossa con intelligenza e determinazione e con questa proposta forse è riuscita a spegnere la miccia che era ormai arrivata vicinissima alle polveri. 
Tornano alla mente le parole della Santa Vergine ai pastorelli di Fatima: “La Russia si convertirà ed il Mondo avrà un periodo di pace...” ed è impossibile non rilevare come questo spiraglio di soluzione pacifica (il primo dopo un lungo periodo di crescente tensione) si manifesti il giorno immediatamente successivo alla giornata di preghiera promossa da Papa Francesco. Maria Regina della Pace, prega per noi...

Mario Villani


I funerali delle vittime della battaglia di Maaloula. 

Il racconto di Gian Micalessin

In Siria a Damasco si sono svolti i funerali delle vittime della battaglia di Maaloula, la cittadina cristiana attaccata nei giorni scorsi dai ribelli di al Qaeda. Il racconto Gian Micalessin di questa giornata di dolore.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35903 



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