Dichiarazione conclusiva della Delegazione Internazionale di Mussalaha in Siria, maggio 2013
di padre Dave Smith
La Siria presenta il degrado
generale e terribile della umana decenza e rispetto. Ci sono milioni di vittime
innocenti e tanti singoli atti di eroismo, ma tra i potenti vediamo un grado
spaventoso di violenza, ipocrisia e corruzione. Decine di migliaia sono morti,
milioni sono sfollati, e quasi tutta una popolazione di 23 milioni vive nella
paura. La comunità internazionale ha affermato e ci conferma che la tragedia
siriana è forse la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale.
Stati, organizzazioni politiche e
combattenti sono le cause principali della miseria, che essi perseguono per il proprio
vantaggio, seminando il terrore e la manipolando le sofferenze per addebitarle
negativamente sui loro avversari, mentre troppo spesso rifiutano ogni compromesso o addirittura di parlare tra di
loro.
Queste sono le conclusioni della
nostra Delegazione, composta da 16 attivisti per i diritti umani provenienti da
sette paesi. Nel corso di nove giorni abbiamo visitato i campi profughi, le
comunità colpite, leader religiosi, combattenti, rappresentanti di governo e
molti altri - autori e vittime - in Siria e Libano.
Eravamo già inorriditi da ciò che
sapevamo prima di venire, ma ciò che abbiamo scoperto nella delegazione ha
provocato vergogna a quasi tutte le persone coinvolte.
Chiediamo alla comunità
internazionale di proteggere l'integrità territoriale della Siria e di
rispettare i diritti fondamentali della Siria come Stato sovrano. Deploriamo
qualsiasi intenzione di violare l'integrità delle frontiere della Siria o di
danneggiare l'unità e la ricca diversità del popolo siriano.
Noi riconosciamo la legittimità
delle aspirazioni dei cittadini siriani per il cambiamento, per le riforme, lo
sradicamento della corruzione di Stato e l'attuazione di una vita democratica
che rispetti e protegga i diritti fondamentali di tutti i cittadini e delle
minoranze, ma crediamo che le riforme efficaci e durature debbano essere
raggiunte attraverso mezzi non violenti.
Il nostro appello principale è
che tutti i Paesi fermino la loro ingerenza negli affari siriani - più
specificamente, che arrestino la fornitura di armi e di combattenti stranieri
da entrambi i lati del conflitto. Se i Paesi stranieri decidono di eliminare
l'afflusso di armi e combattenti, siamo certi che i Siriani possono trovare le proprie soluzioni ai loro problemi e raggiungere la riconciliazione.
Ci opponiamo in modo
inequivocabile ad ogni aggressione e all'intervento
straniero contro la Siria sotto qualsiasi giustificazione. Allo stesso tempo,
facciamo appello a tutte le parti, compreso il governo, a dar prova di
moderazione in risposta alle provocazioni che mirano ad aumentare la violenza e
allargare il conflitto.
Riteniamo che sia fuori discussione
che il popolo siriano ha il diritto di determinare il proprio governo e il
proprio futuro. Interferenze straniere attualmente impediscono al popolo siriano di esercitare il proprio
diritto all'autodeterminazione. Siamo preoccupati che tale pernicioso intervento
stia lacerando il tessuto del Paese stesso, con conseguenze a lungo termine che
si possono soltanto immaginare.
L'esempio ammonitore dell'Iraq
serve a ricordarci delle conseguenze disastrose di tale follia internazionale.
Questa crisi umanitaria si sta già riversando nei Paesi vicini. Un collasso
della società siriana sarà
destabilizzante per l'intera regione.
Facciamo appello alla comunità internazionale per dimostrare che si può
imparare dalla storia e fare nel caso della Siria scelte migliori, che
risparmieranno un'ulteriore tragedia per il coraggioso popolo siriano.
In secondo luogo, ci appelliamo
ai media internazionali per fermare il flusso di disinformazione per quanto
riguarda il conflitto siriano. Noi crediamo che ad ogni siriano, sia
all'interno che all'esterno del Paese, dovrebbe essere dato il diritto di
essere ascoltato e non vediamo rispecchiato questo diritto nella copertura
internazionale di questa crisi.
In terzo luogo, mentre noi
sosteniamo totalmente l'embargo sulle armi, chiediamo alla comunità
internazionale di rivedere e riconsiderare le sanzioni paralizzanti che stanno
avendo un così penalizzante peso sul comune popolo siriano.
In quarto luogo, esortiamo la
comunità internazionale a prendere sul serio il vasto numero di rifugiati e
delle persone sfollate internamente per questo conflitto.
Auspichiamo la cessazione di ogni
violenza, di modo che queste persone potrebbero essere autorizzate a tornare alle
loro case. Nel frattempo, però, gli sforzi di aiuto umanitario devono essere
ampliati per soddisfare le esigenze di base di tali persone.
Il nostro rapporto precedente, la
"Dichiarazione della Delegazione Mussalaha in Siria sulla situazione dei
rifugiati in Libano", delinea l'inadeguatezza dei programmi attuali per i profughi . Apprezziamo il fatto che varie autorità di governo hanno tentato di
rispondere alla crisi dei rifugiati. Riconosciamo però che al Comitato
internazionale della Croce Rossa e le sue affiliate, così come ad altre agenzie
umanitarie, deve essere consentito di istituire centri all'interno della Siria
per la cura degli sfollati interni, in modo da evitare che questi profughi
debbano fuggire verso l'estero .
Questo lavoro richiede il finanziamento
immediato e significativo da parte della comunità internazionale. Anche se
questo sarà un'impresa costosa, riteniamo che i costi saranno in realtà solo
una frazione dell'importo attualmente speso per distruggere la Siria.
Infine, facciamo appello a tutte
le parti coinvolte a porre fine ad ogni forma di violenza e violazione dei
diritti umani - le azioni che hanno come obiettivo e terrorizzano i civili innocenti e prigionieri,
gli attacchi terroristici indiscriminati contro la popolazione civile,
l'ingiustificato sistematico prendere di
mira le infrastrutture statali vitali, le installazioni civili, le zone
industriali, fabbriche, servizi di comunicazione, riserve agricole, centri
sanitari e ospedali, scuole e università, e i punti di riferimento religiosi e
culturali – tutto ciò provoca la trasformazione delle aree residenziali in zone
di guerra, con la conseguente fuga della popolazione civile.
Ci opponiamo allo stesso modo all'uso
di decreti religiosi che incoraggiano, banalizzano e giustificano la barbarie, lo stupro e il terrorismo.
Facciamo appello ad ogni comunità
religiosa per chiamare i fedeli alla nonviolenza e alla pace, e per respingere ogni forma di violenza e
discriminazione.
Esprimiamo la nostra ammirazione
e rispetto per i tanti leader religiosi siriani che hanno rifiutato di
approvare l'uso della violenza e hanno dedicato la loro vita a lavorare per una
soluzione pacifica a questo conflitto, e facciamo appello particolarmente per il rilascio
immediato dei due Vescovi Cristiani rapiti , entrambi i quali si sono dedicati
al lavoro di pace e di riconciliazione, come facciamo appello per la
liberazione di tutti i religiosi cristiani e musulmani e altri cittadini
siriani rapiti.
Concludiamo elogiando l'opera di
Madre Agnes Mariam e l'iniziativa Mussalaha. Abbiamo assistito al loro lavoro
all'interno di diverse comunità in tutta la Siria. Offriamo il nostro sostegno
inequivocabile e continuo a queste persone coraggiose, e ci impegniamo a
continuare a lavorare al loro fianco fino a quando la Siria sarà veramente in
pace.
Ringraziamo il Patriarca
Gregorios III Laham, per il suo gentile invito e il suo sostegno continuo per
Mussalaha. Allo stesso modo ringraziamo il signor Jadallah Kaddour per la sua
generosità che ha reso possibile la nostra visita ed esprimiamo la nostra gratitudine a tutti
coloro che hanno facilitato il nostro percorso, in modo particolare il Comitato
Organizzatore della visita della delegazione e del Consiglio Popolare per la
Riconciliazione Nazionale.
Damasco, il 10/ 05/ 2013
(traduzione di FMG)