La situazione qui continua ad essere allarmante. Qualcuno assicurava che ciò che stava succedendo ad Aleppo sarebbe durato pochi giorni, invece siamo di fronte ad un cruento ed interminabile conflitto che dura già da più di tre mesi e di cui ancora non si può vedere la via d’uscita. Le conseguenze sono angosciose. Chi in precedenza aveva avuto l’occasione di visitare questa leggendaria città, oggi non la riconoscerebbe; prima della guerra Aleppo era caratterizzata da due cose in particolare, che le davano un prestigio anche maggiore della capitale Damasco: il movimento commerciale che occupava gli imprenditori per il business, e la classe media e bassa come fonte di lavoro, e la sua animata vita sociale che copiava dall’Occidente. Allo stesso tempo si distingueva per essere una città tranquilla, sicura, pittoresca e ordinata.
Però ora è cambiato tutto.
Soprattutto nella parte antica e in qualche zona del centro lo spettacolo è terribile: quartieri bombardati, edifici distrutti, cadaveri accatastati nelle strade. Le autombulanze attraversano la città a tutta velocità sparando in aria per aprirsi la strada. I carri armati girano nelle strade e trema tutto per le deflagrazioni. Ci sono trincee sparse in tutti gli angoli delle strade e nelle vie importanti; i cecchini sono appostati sui tetti e sparano al minimo movimento. Le armi dei ribelli difficilmente hanno un obiettivo determinato e molte volte colpiscono edifici civili.
Le scuole e la città universitaria sono piene di profughi che hanno perso la loro casa e purtroppo questi edifici non bastano più per tutti. Gli spazi verdi della città ed i viali sono stracolmi di intere famiglie che dormono, sotto le intemperie, coperte con cartoni. Si calcola che un milione di persone sono rimaste senza un tetto! Solo nei giardini della città universitaria ci sono settemila rifugiati che dormono all’aria aperta. Qualche settimana fa le condizioni metereologiche erano buone, però adesso fa più freddo e piove, quindi ci si domanda: dove andrà tutta questa gente? Nessuno ha una risposta, gli ospedali non sono sufficienti, oltre ai feriti si aggiungono i malati per il freddo e per la mancanza di alimenti.
Il caos è generale ed ha condizionato la vita della città e di tutti i suoi dintorni. I servizi pubblici della luce, del telefono, dell’acqua e Internet si interrompono spesso ed in alcuni quartieri anche per settimane. L’aria che si respira puzza per l’odore delle esplosioni e per la mondezza che nessuno porta via. L’insicurezza domina le strade, non c’è polizia stradale, non c’è nessuno che rappresenti la giustizia. Giorno dopo giorno aumentano sempre di più i sequestri e le minacce in cambio di denaro per comprare le armi. Queste non sono notizie riferite per "sentito dire", perchè le hanno sofferte i nostri stessi fedeli.
La morte passeggia per le strade e continua a portarsi via vittime: è guerra aperta in piena città. Gli attentati fanno centinaia di vittime. Centinaia di persone muoiono in pochi minuti. Chi avrebbe mai immaginato che Aleppo si sarebbe trasformata in uno scenario di crudeli uccisioni?
La gente di Aleppo è cambiata. La differenza, in confronto ai primi mesi del conflitto, è che ora gli aleppini tentano di continuare la vita quotidiana. Le famiglie devono mangiare e non potranno sopravvivere se continueranno a rimanere chiuse in casa. Per questo motivo, nonostante il caos e il pericolo, la gente va nelle strade con il rischio di non tornare più a casa…”Torneremo la prossima settimana” disse uno dei nostri giovani, ed aggiunse con un volto triste: “se sopravviveremo”.
Tutti i giorni ci sono molte vittime tra i civili. Anche nelle zone meno bombardate ci sono morti a causa dei proiettili vaganti. L’altro giorno un bambino di 10 anni ci diceva: ”Prima raccoglievamo le foglie degli alberi per la strada, adesso raccogliamo proiettili”.
"Le sparatorie e le esplosioni sono ormai familiari per noi”, dicono tutti, però hanno causato molta tensione e nervosismo: "è da settimane che non dormiamo”. Si sentono tutti i giorni promesse di speranza: “Ci hanno detto che in due giorni tutto finisce e torneremo a vivere, però questi due giorni non arrivano mai".
C’è stato un tentativo di tornare alla normalità, alcune università hanno aperto le porte, però non ci sono professori sufficienti, nè sufficiente è il numero di alunni per fare delle lezioni regolari. Alcune scuole hanno cominciato a funzionare solo per poche ore e per qualche giorno a settimana, utilizzando edifici prestati, ma questo non era molto adeguato perchè si trovavano fuori città dove c’è molto pericolo, o erano colmi di rifugiati.
Una delle adolescenti che viene a Messa tutti i giorni ci diceva contenta: ” Finalmente cominciamo le lezioni!; l’unico problema però è che il frastuono delle sparatorie è permanente e con difficoltà sentiamo quello che ci dice il professore”.
La zona industriale nelle periferie della città è distrutta. Le fabbriche e le imprese sono state incendiate, bombardate e saccheggiate; erano fonte di lavoro per migliaia di persone…
Non è una cosa strana che una donna pianga; però il problema è come aiutare ora, nel vedere questi uomini, padri di famiglia, presi dalla disperazione ed impotenza, singhiozzare in silenzio, sconsolati per la preoccupazione del futuro dei propri figli?
Per questo la nostra presenza qui come missionari è di questi tempi così tanto necessaria. Molti sono coloro che hanno già lasciato il Paese, famiglie intere, anche i fedeli della nostra cattedrale; ce ne sono alcuni che hanno sufficiente possibilità economica di sopravvivere all’estero, pur senza ancora una casa, nè un lavoro . Però la maggioranza della gente rimane qui perchè non può affrontare la partenza o perchè preferisce continuare a vivere nella propria terra. Molte persone ci domandano: ” E voi che avete la possibilità di scappare, perchè rimanete qui?”... Che razza di pastore sarebbe quello che nel momento di maggior pericolo fuggisse per stare tranquillo, mentre le proprie pecore rimangono in balia del nemico?
Certamente noi missionari non possiamo salvarvi dalle pallottole, non possiamo impedire che un proiettile cada sulle vostre case e che si porti via tutta una famiglia, non possiamo far sì che questo non accada... è molto grande l’impotenza che sperimentiamo. Però possiamo sostenervi e darvi coraggio, consolarvi e accompagnarvi, e se arriva il momento di offrire le proprie vite, quel giorno possiate trovarvi preparati e sereni. Che migliore occasione di questa, per prepararvi ad andare in Paradiso? Per questo motivo rimaniamo, restiamo qui al servizio di coloro che rimangono qui.
In questo senso, si spiega cosa significa che "vediamo giorno per giorno nuovi miracoli”. Miracoli di conversione di persone che mai pregavano ed ora non smettono di pregare il Rosario tutti i giorni. Persone che erano lontane dall' essere cristiane praticanti, ed ora assistono con sincera devozione alla Messa quotidiana. Giovani che, anche in mezzo a tutta questa incertezza e desolazione, sentono la chiamata di Dio e decidono di abbracciare la vita religiosa. Possiamo assistere ad opere di carità eroica, persone che da molti anni non si confessavano, riconciliazioni che da anni sembravano impossili.
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Anche nell’apostolato, Dio ci sta permettendo di fare cose impressionanti. È stata organizzata una catena continua del Santo Rosario, 24 ore, ed i nostri fedeli si sono prenotati con tanta voglia, sicuri che la preghiera del Santo Rosario porterà la pace su questa terra benedetta. I giovani continuano a venire e se ne sono aggiunti dei nuovi. Per loro desiderio abbiamo cominciato un corso di studio della Dottrina Cristiana, al quale partecipano alcuni adulti del nostro gruppo di fedeli; con i giovani facciamo settimanalmente dello sport, anche per scaricare la forte tensione che stanno soffrendo. È divertente vederli giocare, la loro allegria contagia quando festeggiano ogni gol, mentre si ascoltano in sottofondo i bombardamenti. Esistono solo pochi momenti nei quali possono “dimenticare” che stanno vivendo nel mezzo della guerra.
Abbiamo predicato due serie di Esercizi Spirituali ai quali hanno partecipato 20 giovani. Purtroppo non hanno potuto avere l’ambiente al quale siamo abituati: la natura, il silenzio e la tranquillità. Hanno fatto gli Esercizi praticamente rinchiusi, raccomandando a Dio il destino delle proprie famiglie e meditando sotto il frastuono delle esplosioni.
Non è eroismo ciò che hanno fatto questi giovani?
Disgrazie e Miracoli, in questo modo si sta costruendo la storia della Siria, come quella di tanti altri paesi del mondo distrutti dalla guerra. Questa è anche la storia della nostra vita contrassegnata da allegrie e tristezze, da conquiste e da prove. Questa è anche la storia della Chiesa che: ” avanza nel suo pellegrinaggio attraverso le persecuzioni del mondo e delle consolazioni di Dio” (Sant’Agostino, De Civitate Dei 18, 5; cf. LG 8).
Viva la missione!!!
Sacerdoti e Suore missionari ad Aleppo
http://soscristianiinsiria.wordpress.com/2012/11/15/42/