La solidarietà è il minimo che si possa fare.
È una domanda da porre anche in Italia
Anche i Cristiani di SADAD fuggono di nuovo, memori del massacro di ottobre 2013. |
Andrea Riccardi su Corriere della Sera
8 agosto 2015
Siamo
abituati alle cattive notizie dalla Siria. Tanto abituati da essere
distratti, avendo quasi rinunciato alla soluzione di una guerra
terribile, lunga ormai come la Prima Guerra Mondiale. Pochi giorni fa
è avvenuto un altro rapimento di civili in Siria: circa 230 nel
villaggio di Al Qaryatain nella provincia di Homs. È la provincia
che le truppe di Assad, appoggiate dagli hezbollah, tentano di
controllare, per bloccare il passaggio tra Siria e frontiera
libanese. In questo villaggio, gli uomini del «califfato» hanno
prelevato circa 6o cristiani, accusati di intelligenza con il regime
di Assad.
Al
Qaryatain è una cittadina, trovatasi a contatto con i territori dal
sedicente califfato, dopo la presa di Palmira. Qui risiedeva una
cospicua comunità cristiana di tutte le confessioni, ma soprattutto
appartenenti alla Chiesa siriaca (del gruppo unito a Roma). In Siria,
nonostante le differenze di tradizione e confessione, da secoli i
cristiani non solo vivono tra loro, ma anche assieme ai musulmani
negli stessi quartieri o villaggi.
Il «califfato» ha cominciato a
imporre la Sharia con durezza ai cristiani, discriminandoli e
imponendo loro di pagare una tassa speciale. Anche la condizione di dhimmi, che riduce i cristiani a cittadini di serie B, non dà
nessuna sicurezza di vita. Quindi, con l`estendersi della guerra, i
cristiani sono assediati nelle città come Aleppo e hanno cominciato
a muoversi dai villaggi. Non è facile orientarsi nell`intrico della
guerra, tra mutevoli organizzazioni, nello spostamento delle aree di
controllo, in un quadro di estrema violenza. Chi poteva ha
abbandonato la Siria. Oggi però il Libano (che ha chiuso le
frontiere ai profughi) smantella vari campi, lasciando all`aperto i
rifugiati, musulmani o cristiani. Chi fugge non sa più dove andare.
I
cristiani sono considerati «nemici» dagli estremisti islamici. E`
chiaro anche nel caso di Al Qaryatain. Gli uomini del «califfato»
li hanno ricercati, casa per casa, seguendo una lista, come complici
del regime alauita di Assad. Di fronte al caos della guerra, le
autorità cristiane hanno guardato al regime come l`unica protezione
possibile, criticando l`ostilità occidentale ad esso. Del resto,
anche una personalità cristiana di altro sentire, come il gesuita
Paolo Dall`Oglio, ostile al regime, è stata rapita dagli oppositori.
Un altro sacerdote legato a Dall`Oglio, Jacques Murad, che risiedeva
in un monastero vicino a Al Qaryatain (e lavorava per aiutare gli
sfollati da Palmira), è stato rapito tre mesi fa. Da più di due
anni non si hanno più notizie dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Bulos Yazigi, che guidavano i cristiani siriaci e ortodossi ad
Aleppo. Erano rispettati dal governo e avevano un`autorità morale
nella regione. Sono scomparsi nel nulla. Altri religiosi, rimasti tra
la gente, sono stati rapiti o uccisi.
Sembra
ormai impossibile o molto difficile per i cristiani vivere in larga
parte della Siria. La loro condizione (e quella del Paese) pone alla
comunità internazionale il problema della pacificazione, come un
obiettivo prioritario su cui concentrare l`attenzione, al di là
della ritualità degli incontri internazionali e delle azioni
dell`Onu.
Esiste
una seconda questione che i Paesi europei devono affrontare nel caso
che la guerra si protragga: il futuro dei cristiani. Dove possono
andare? Non riescono a sopravvivere nelle regioni controllate dalle
organizzazioni islamiste. Ieri papa Francesco, in un messaggio ai
cristiani del Medio Oriente, ha avuto parole forti: «La comunità
internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale
inaccettabile crimine». Non c`è un dovere verso di loro? E` vero:
molti musulmani siriani e iracheni soffrono. Ma, per i cristiani, c`è
una vera impossibilità a sopravvivere in terra islamista. La Francia
ha accolto, lo scorso anno, alcuni cristiani iracheni. Il Belgio,
recentemente, ha ricevuto 244 cristiani, trasferendoli da Aleppo. La
solidarietà ai rifugiati cristiani è il minimo che si possa fare.
E' una domanda anche all'Italia.
Il comunicato della chiesa syro-ortodossa di Antiochia e di tutto l'Oriente chiama al soccorso e alla preghiera per la liberazione dei 227 cristiani agli arresti domiciliari e che saranno utilizzati come scudi umani da Daesh in caso di risposta dell'esercito siriano...
Chiedono a tutte le chiese, ai responsabili nel mondo e tutte le coscienze di manifestare pacificamente il loro sostegno e di interagire per la liberazione di questi civili innocenti che vivevano pacificamente e in spirito fraterno con le altre comunità...