Il conflitto nel paese mediorientale è basato su bugie: le grandi potenze difendono i loro interessi politici ed economici. Il popolo subisce. |
di Alberto Rodrìguez
traduzione di Gb.P. per OraproSiria
In
Siria nel 2011 non ci sono state rivoluzioni. La guerra in Siria è
il risultato di un conflitto tra due sistemi; la laicità socialista
del partito Baath contro l'islamismo - liberale nell'aspetto
economico- dei Fratelli Musulmani. Si tratta di un confronto che
dissangua la Siria a partire dagli anni Sessanta, quando i baathisti
presero il potere per la prima volta, e che si è intensificato
quando gli islamisti in tutto il mondo nel 2012 hanno risposto alla
chiamata alla jihad fino a provocare un conflitto che, tra lotte di
potere e fuoco incrociato, ha trasformato la Siria in un puzzle di
centinaia di milizie, organizzazioni e interessi che si reggono sulla
morte.
Fin
dall'inizio, la guerra si è basata sulle bugie. L'America cerca di
mantenere l'egemonia dei suoi alleati nella regione in modo che le
sue società continuino a operare nel mercato delle risorse. Insieme
agli Stati Uniti, Francia, Qatar e Arabia Saudita avevano bisogno di
manipolare l'opinione pubblica a loro favore in modo che questa
supportasse l'intervento diretto in Siria fornendo supporto
logistico, militare e finanziario ai ribelli. In nessun momento ci si
domandò quale fosse la percentuale della popolazione locale
favorevole al proprio governo e quale percentuale fosse favorevole a
rovesciarlo, perché semplicemente non aveva importanza.
La
Russia, per parte sua, con la giustificazione di difendere la Siria
ha deciso di impegnarsi nel conflitto per proteggere sia il suo
accesso strategico nel Mediterraneo del porto di Tartús, sia i suoi
interessi commerciali e politici. Con la Siria di Bashar al-Assad al
potere, Putin sa che i suoi nemici regionali non saranno in grado di
costruire un oleodotto dal Qatar verso l'Europa attraverso la Siria,
quindi i Russi si assicurano di essere gli unici a fornire gas
naturale alla Germania e ai paesi limitrofi attraverso il Mar
Baltico. Al vantaggio economico si aggiunge il vantaggio politico di
poter ricattare con risorse di base.
Iran,
Israele, Turchia e Arabia Saudita sono coinvolti in una disputa per
il dominio regionale, cosa in cui gli Stati Uniti svolgono un ruolo
vitale a favore del loro principale alleato Israele.
Tra
le legittime dimostrazioni per le riforme del 2011 e coloro che
volevano rovesciare il governo, c'è una gamma di grigi che, sia i
Fratelli Musulmani in esilio sia gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita,
la Francia e i loro alleati hanno saputo sfruttare, e di cui le
organizzazioni jihadiste hanno approfittato per intrufolarsi in
Siria. Nel 2011, questi paesi avevano già un chiaro obiettivo:
chiedere un intervento per salvare il popolo siriano, ma senza il
consenso del popolo siriano.
"Questa
rivoluzione è per la dignità", " la 'primavera araba'
abbatte tre dittatori, mentre altri tre rimangono al potere" o
"la primavera araba avanza", erano alcuni titoli dei media,
la stragrande maggioranza riferendosi alla primavera araba come
movimento democratizzatore omogeneo; come una ricetta che avrebbe
potuto essere applicata in qualsiasi Paese. Le rivolte del Bahrein
furono guidate dall'opposizione sciita, mentre in Tunisia il
movimento islamista sunnita Ennahda cercò di approfittare delle
proteste contro la dittatura per prendere il potere. Allo stesso
modo, la Siria seguì un diverso percorso che portò alla guerra che
i Fratelli Musulmani, un partito fuorilegge responsabile di numerosi
tentativi di colpo di stato e attentati, stava cercando di iniziare
da tre decenni.
A
differenza da ciò che dicevano i titoli della stampa, la Siria
presieduta da Bashar al-Assad non era un paese a partito unico.
Sebbene fino alla riforma costituzionale del 2012 il partito
socialista Baath godesse di una posizione privilegiata come partito
di stato, sono legali anche il Movimento Socialista Arabo, l'Unione
Socialista Araba Siriana, il Partito Comunista Siriano, il Partito
Comunista Siriano Unificato, i Sindacalisti Socialdemocratici, Unione
Socialista, Partito Democratico dell'Unione Araba, Partito Socialista
Unionista Democratico, Movimento del Patto Nazionale, Partito
Socialista Nazionale Siriano e Nasseristi.
Per
capire il conflitto inconciliabile tra lo Stato siriano e la
Fratellanza Musulmana, dobbiamo conoscere le basi ideologiche di
entrambi.
Il
partito Baath emerge dopo la decolonizzazione e ha come base
ideologica il secolarismo e il socialismo non marxista. La sua
ideologia nazionalista araba cerca di unire una popolazione sradicata
e senza identità dopo l'impero ottomano e la colonizzazione
francese, mentre fa fronte al panislamismo. Per questo, è impegnato
nella costruzione di uno Stato laico e antimperialista che riconosca
tutti i gruppi etnici e le confessioni che costituiscono il paese più
pluralista del Medio Oriente.
I
Fratelli Musulmani, dal canto loro, cercano di recuperare l'identità
islamica dei paesi arabi e, mentre sono liberali economicamente, sono
socialmente conservatori. Sebbene si presentino come
un'organizzazione islamista moderata, i Fratelli Musulmani hanno una
lunga storia di violenze in Medio Oriente e Nord Africa. Negli anni
'40 hanno assassinato il primo ministro egiziano Mahmud Pasha, negli
anni '50 hanno cercato di assassinare il presidente egiziano Gamal
Abdul Nasser e nel 1988 si sono uniti al Fronte Islamico di Salvezza
in Algeria, in una rivolta islamista che scatenò una guerra civile
nella quale morirono più di 200.000 persone.
La
Fratellanza si abbevera al Deobandismo, movimento salafita di ritorno
alla purezza dell'Islam che cerca di ritornare alle origini dello
stesso per vivere come ai tempi del profeta Maometto e che anche i
talebani condividono. Questa scuola mira a eliminare qualsiasi
traccia culturale, sociale e politica che non abbia radici islamiche.
In
Siria divennero presto la principale forza di opposizione settaria al
secolarismo del Baath e fin da quando questo raggiunse il potere
negli anni '60, cercarono di rovesciarne il governo in diverse
occasioni.
Oltre
al rifiuto dei Fratelli Musulmani verso ideologie chiaramente laiche
e "occidentalizzate" come quella del Baath (Rinascita),
bisogna aggiungere che Bashar al-Assad è alawita, una minoranza
all'interno dello sciismo. Secondo le scuole giuridiche che
comprendono il fondamentalismo sunnita, gli sciiti sono eretici che
devono essere eliminati, il che porta la lotta politica anche nella
sfera religiosa settaria.
Va
notato che i Fratelli Musulmani non rappresentano tutte le correnti
fondamentaliste che stanno attualmente combattendo in Siria, dal
momento che, nonostante condividano radici ideologiche, ognuno cerca
di applicare la legge islamica (Shari'a) della propria scuola
giuridica. Ad esempio, i principali religiosi salafiti hanno
dichiarato una fatwa (condanna) contro la Fratellanza perché
considerano l'attività politica un pericolo per il da'wa
(proselitismo islamico) e il suo obiettivo finale di istituire la
Shari'a distruggendo le istituzioni precedenti.
Il
problema di ideologie pan-islamiste come quella dei Fratelli
Musulmani risiede nel fatto che la Siria non è un Paese musulmano ma
multi-confessionale e multietnico. Uno stato governato dalla Shari'a
porterebbe inevitabilmente alla pulizia etnica e allo sterminio di
metà della popolazione.
Quando
Bashar al-Assad salì al potere nel 2000, fece riforme che limitavano
il controllo statale sulla popolazione. In conseguenza di ciò,
l'opposizione islamista si ritrovò con sempre meno base sociale, il
che si tradusse nel fallimento di tutti i tentativi di colpo di
stato, motivo per cui fu costretta a cercare sostegni all'estero;
principalmente inglesi, francesi e statunitensi. Poco prima che
scoppiasse il conflitto, l'opposizione legata alla Fratellanza
Musulmana con base a Londra creò Barada TV, il media di riferimento
usato per chiedere il rovesciamento di Bashar al-Assad e per
informare in Europa in modo parziale e propagandistico sulle proteste
siriane.
Secondo
Barada TV, centinaia e persino migliaia di persone erano assassinate
dalle "forze di Assad" mentre protestavano contro lo stato
di emergenza, situazione presente in Siria da oltre cinquant'anni a
causa dei continui colpi di stato e della guerra con Israele, che,
lungi dall'essere finita, è mantenuta dall'occupazione israeliana
delle alture del Golan. Secondo le rivelazioni rilasciate da
Wikileaks, dal 2006 e dopo aver congelato le sue relazioni con la
Siria nel 2005, gli Stati Uniti hanno concesso a Barada TV più di 6
milioni di dollari per gestire il canale e finanziare "attività di opposizione" in Siria. Il finanziamento non si è concluso
dopo il mandato di Obama, ma è continuato con l'amministrazione
Trump. Si stima che tra il 2005 e il 2010, gli Stati Uniti abbiano
introdotto in Siria circa 12 milioni di dollari per finanziare gruppi
di insorti oppositori del governo di Al-Assad prima dello scoppio
della guerra, una cifra che sarebbe aumentata in modo esponenziale
durante la guerra per raggiungere i 12 mila milioni!
Le
varie ingerenze mostrano che il conflitto è stato promosso
dall'esterno, soprattutto dalle mani di potenze straniere e
dall'ambiente dei Fratelli Musulmani in Europa, dove questi hanno 500
associazioni legate alla Federazione delle Organizzazioni Islamiche
in Europa (FIOE) tra le quali si mette in evidenza il Movimento per
la Giustizia e lo Sviluppo, che è entrato in Siria (dove era fuori
legge) durante la guerra.
La
demonizzazione della Siria ha permesso di giustificare politiche come
l'imposizione delle sanzioni statunitensi, che avevano lo scopo di
indebolire l'economia e peggiorare una crisi accentuata dalla
corruzione e dall'apertura economica che aveva portato, ad esempio,
alla rimozione di alcuni sussidi alle zone rurali colpite da una
siccità che nel 2011 era al suo quinto anno. Queste politiche hanno
spinto l'economia al limite, accentuando le disuguaglianze in un
Paese fino a quel momento più equo della Russia, degli USA o della
Spagna secondo l'indice GINI, cercando di provocare una debolezza con
cui forzare e favorire un conflitto sociale.
Sfruttando
il contesto delle proteste del 2011, gli islamisti sono stati in
grado di infiltrarsi nelle masse e introdurre combattenti stranieri
per rovesciare il Governo o, non riuscendovi, iniziare la guerra. Il
piano aveva funzionato.
Verso
un nuovo ordine mondiale: la guerra ha reinventato le Relazioni
Internazionali
Dal
2011, la Siria è diventata una sorta di scacchiera in cui ogni paese
ha il suo pezzo. L'asse Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita,
Giordania e Emirati Arabi Uniti sta affrontando Russia, Iran e Cina.
Il Qatar e la Turchia si spostano tra due sponde, e paesi come la
Corea del Nord raggiungono accordi con la Siria senza fare troppo
rumore. Nel mezzo, c'è la popolazione siriana, che desidera solo la
pace e che tutto torni alla normalità.
Ma
perché i Paesi terzi vogliono investire milioni di dollari in una
guerra che non è la loro? In alcuni casi essi perseguono niente di
più che accordi commerciali e il controllo di una regione che
collega l'Asia con l'Europa. In altri casi, si tratta di
sopravvivere.
La
sopravvivenza è ciò che muove Israele e Arabia Saudita, che si
sentono sotto assedio. Dopo la guerra del 2006 in cui Hezbollah si
impose su Israele nel sud del Libano, l'Asse della Resistenza formato
da Hezbollah, Siria, Iran e Palestina divenne enormemente popolare
nel mondo arabo. Questo comportava un rischio per la monarchia Saud
con una instabilità interna - accentuata dalla minoranza sciita
fortemente repressa - che lo stato non è mai riuscito a controllare
e un rischio per Israele, che non vuole vedere rafforzati i nemici
con i quali condivide i confini . Inoltre, Israele è una potenza
emergente con problemi demografici causati dall'accoglienza
generalizzata di gran numero di immigrati ebrei da tutto il mondo,
per cui mantenere la sua politica di insediamenti e le alture
occupate del Golan è diventata una necessità. Tutto suggerisce che
dopo la guerra in Siria, ci saranno ancora nuove tensioni nel sud del
Libano, dove esiste una grande riserva di gas naturale.
Le
proteste del 2011 sono state quindi una grande opportunità per
sconfiggere l'Asse della Resistenza nel tentativo di isolare il
Libano, la Siria e la Palestina dall'Iran. Per questo, Israele e
Arabia Saudita hanno usato i fondamentalisti sunniti con l'obiettivo
condiviso di eliminare questo Asse, per paura degli sciiti e di una
dominazione filo-iraniana in tutto il Medio Oriente.
L'Iran,
come l'Arabia Saudita, sa che è in gioco la sua sopravvivenza. La
dissoluzione della mezzaluna sciita (Iran, Iraq, Siria e Libano)
renderebbe il paese persiano completamente isolato e in balia dei
suoi nemici regionali e internazionali. L'Iran si è coinvolto nella
guerra in modo tale che ogni anno investe miliardi di dollari in
sostegno alla Siria sia a livello militare che logistico, fornendo
petrolio e aiuti umanitari. Le cifre variano a seconda delle fonti
tra sei miliardi e venti miliardi di dollari. Oltre alla spesa
monetaria, gli iraniani hanno perso più di mille soldati sul suolo
siriano.
Questo
confronto tra Arabia Saudita e Iran ha influenzato anche i rapporti
dei Sauditi con il Qatar, che è un alleato importante degli
iraniani, portando a una crisi politica nel 2017 con blocchi del
Qatar dall'Arabia Saudita e la cessazione delle relazioni
diplomatiche degli Emirati Arabi Uniti, dell'Egitto, del Bahrain e
dell'Arabia Saudita con il Qatar. Per alcune settimane si è parlato
di un'invasione saudita, ma ciò non è mai accaduto poiché nella
capitale del Qatar, Doha, gli Stati Uniti hanno una delle più grandi
basi nella regione, al-Udeid, con 11.000 soldati e 100 aerei
operativi. .
La
Russia non è entrata in Siria per motivi di solidarietà
internazionalista. La Siria sta attualmente fornendo alla Russia il
vantaggio strategico dell'accesso al mar Mediterraneo, per questo
motivo è intervenuta militarmente per salvare il governo siriano dal
collasso quando i ribelli erano più forti - prima delle lotte di
potere che li hanno condannati-. I Russi non entrarono in Siria
fino al 2015. Durante i primi anni di guerra, il Cremlino mostrò una
certa volontà di cooperare con gli Stati Uniti, con proposte come la
distruzione dell'arsenale chimico siriano nel 2013, ma costantemente
poneva il veto alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite contro il governo di Bashar al-Assad. Fino al 2015 le
sue basi di Tartous, Latakia e Hmeymim erano in aree relativamente
stabili controllate dal governo siriano. Nel 2015, tuttavia, il
governo era in una posizione molto fragile e la Russia sentiva
minacciato il suo sbocco nel Mediterraneo. È allora che il Cremlino
decide di rispondere alla richiesta del parlamento siriano e di
entrare con forza in Siria.
Un
altro interesse centrale della Russia è il traffico di gas naturale,
che svolge un ruolo fondamentale nelle sue relazioni internazionali.
I russi vendono il loro gas alla Germania e ai paesi limitrofi dal
Mar Baltico, attraverso Gazprom, a prezzi contro i quali gli Stati
Uniti non possono competere. Pertanto, quando c'è una crisi
diplomatica, la Russia può sempre minacciare, come ha fatto durante
la crisi Ucraina, di tagliare le forniture di gas. Impedendo agli
Stati Uniti di vendere il gas naturale del Qatar attraverso un
gasdotto che dovrebbe passare attraverso la Siria, la Russia riesce a
mantenere la sua presa diplomatica sul centro dell'Europa e mitiga
l'effetto delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
L'America,
che cerca di mantenere l'egemonia dei suoi alleati nella regione in
modo che le sue società continuino a operare nel mercato delle
risorse, ha investito almeno 500 milioni di dollari, in base ai dati
ufficiali, solo per addestrare i ribelli. Senza contare il costo dei
suoi due attacchi missilistici Tomahawk nel 2017 e 2018 contro alcune
posizioni siriane. Solo tra il 2014 e il 2018 riconoscono di aver investito 12 miliardi di dollari in Siria per creare nuove forze di
sicurezza nei territori di opposizione, consegnare armi, stabilizzare
località, organizzare operazioni militari e civili ... secondo l'ex
ambasciatore degli Stati Uniti a Damasco.
Uno
dei motivi con cui gli Stati Uniti giustificano il loro investimento
e il sostegno ai ribelli sono i crimini che attribuiscono al Governo
siriano, tra cui gli attacchi chimici, che svolgono un ruolo
determinante nell'opinione pubblica. Tuttavia, la loro attribuzione
al governo di Al Assad è molto controversa, dal momento che
l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW),
appoggiata dalle Nazioni Unite, non ha trovato prove per incriminare
il governo siriano; mentre organizzazioni come i "Dottori
svedesi per i diritti umani", o Theodore Postol dell'Istituto
tecnologico di Massachusetts lo mettono in dubbio. I presunti
attacchi chimici sono fondamentali per poter demonizzare la Siria e
corrodere l'immagine della Russia, davanti alla opinione pubblica e
nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Erdogan,
dalla Turchia, cerca di diventare il riferimento massimo per la
comunità sunnita in tutto il mondo. Nonostante abbia guidato un
governo apertamente ostile a quello di Damasco, il tentativo di colpo
di stato contro Erdogan nel 2016 è stato un punto di svolta nelle
sue relazioni internazionali, motivo per cui si è sempre più
avvicinato a Iran e Russia. Ciò ha avuto ripercussioni nei negoziati
trilaterali di Ankara sul processo di pace in Siria, rendendo Erdogan
più disposto a negoziare la fine della guerra in modo favorevole ad
Assad.
L'attuale
crisi economica che minaccia la Turchia dopo le sanzioni imposte
dagli Stati Uniti ha indotto un indisciplinato Erdogan ad
allontanarsi ulteriormente dalla NATO, per cercare di trovare posto
sotto la protezione dell'economia russa e dei BRICS, un mercato
comune composto dal Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Prossimamente
pubblicheremo la seconda parte di questa analisi, intitolata "La
democrazia era la scusa; la guerra, l'obiettivo".
Alberto
Rodríguez è un giornalista indipendente, attivista e amante della
fotografia. Scrive sulla Siria.