A
sentire Staffan de Mistura, questi sono giorni agghiaccianti con
vette di orrore mai viste ai danni della popolazione della parte orientale della città; all'ONU ci si scaglia contro Russi e
governativi siriani denunciando presunti crimini di guerra e la 'barbarie' di 275.000 civili 'intrappolati' e assediati in
grave pericolo e senza cibo e medicine.
Ora, occorre almeno precisare che esistono 4 corridoi predisposti dal
governo siriano perché i civili possano uscire e mettersi al riparo
dai bombardamenti destinati ai terroristi che occupano Aleppo Est.
Il fatto è che a tenere in trappola queste persone, sono proprio i
combattenti che li usano come scudi umani.
E'
la guerra, una guerra sporca che è continuamente alimentata da chi
dice di combattere i terroristi, mentre li arma. Una guerra che usa
come armi anche i civili e la disinformazione.
Oggi purtroppo sono gli abitanti della parte est a soffrire, ma è necessario
ricordare che da cinque anni la parte ovest controllata dal governo
conta quotidianamente i suoi morti. La comunità internazionale
dov'era quando i terroristi tagliavano acqua ed elettricità a due
milioni di persone? Dov'era quando i tagliagole facevano piovere
bombe lanciate dai 'cannoni dell'inferno', enormi mortai artigianali
che han fatto migliaia di vittime? Quando attraverso i tunnel
sotterranei facevano saltare ospedali, palazzi storici, chiese, mercati,
hotel famosi nella storia? A diffondere il terrore per spingere alla fuga gli abitanti e svuotare la città? Vittime VOLUTAMENTE civili, non danno
collaterale!
Il
governo di Damasco vuole riprendere il controllo di tutta la città,
come è legittimo che sia, ma non vuole la morte di innocenti: per
questo ha offerto ai terroristi e alle loro famiglie salvacondotti
per andarsene senza danno verso Idlib; attuando le opzioni di
riconciliazione già operate in altre zone.
USA,
e Petromonarchie del Golfo (insieme al resto della coalizione
internazionale) a parole dovrebbero combattere i terroristi, di
fatto li armano. Quando questi sono in difficoltà, spuntano
filmati, filmetti, mostre fotografiche e sceneggiate varie, e il coro
dei media invoca ricorsi a tregue umanitarie, negoziati e corti di
giustizia: scopo reale, consentire il riarmo delle milizie
terroriste.
Accogliamo la domanda di preghiere che ci rivolge il Vescovo, anche se noi temiamo che questa guerra non finirà tanto presto, proprio
perché i progetti di smembramento della Siria sono ancora tutti in
essere e i loro tessitori sono gli stessi che si sono assunti il ruolo di
arbitri in un negoziato che li vede come controparte, pronti a girare
la testa altrove se i tagliagole vincono, o a fare i piagnoni e gli
indignati se stanno perdendo, invertendo i ruoli di aggredito ed
aggressore.
C'è
solo un modo di finire questa guerra: smettere di armare i terroristi
e dare la possibilità ai Siriani di scegliere chi li deve governare.
E "confidare nel Signore che può cambiare la storia".
Gb.P.
mappa indicante la suddivisione della città e i quartieri della battaglia di Aleppo |
Per
la pace in Siria, monsignor Joseph Tobji chiede preghiere, rimozione
dell’embargo e fine della vendita di armi
L’arcivescovo
maronita di Aleppo: “L’Europa vuole aiutare i siriani? Rimuova
l’embargo!”
Zenit,
23 Settembre 2016
Joseph Tobji ha studiato a Roma ed è stato viceparroco in una Chiesa
alla Garbatella, poi è tornato in Siria nella natia Aleppo. Da
cinque anni assiste la popolazione martoriata da una guerra interna
ed esterna, vivendo la difficile condizione di sacerdote in “zone
di guerra”. Il 31 ottobre 2015 è stato nominato arcieparca
maronita di Aleppo. Dopo 18 anni è tornato nella Capitale, dove
venerdì scorso ha incontrato Papa Francesco.
“Abbiamo
portato al Papa le foto dei ragazzi tra i 18 ed i 35 anni
martirizzati”, racconta a ZENIT. “Papa Francesco non aveva
parole, si è commosso, ci ha abbracciato con le lacrime agli occhi”.
“Ad Aleppo manca tutto”, spiega il presule. “La
città è distrutta e in conflitto quotidiano. È divisa in
due: la parte occidentale con un milione e mezzo di persone,
sotto il controllo dei governativi e la parte orientale con 300mila
persone nella morsa dei jihadisti. L’acqua è scarsa e a volte
manca per giorni. La centrale elettrica è in mano ai terroristi, e
se manca l’energia elettrica le pompe non funzionano. Quando arriva
il gasolio entra in funzione la centrale e l’acqua corrente scorre
nelle tubature”.
“Ci
sono solo due passaggi per entrare ed uscire dalla città”,
riferisce l’arcieparca, “uno ad Occidente ed uno a
Oriente. A volte il passaggio ad ovest è bloccato dai
terroristi e così si rimane assediati. Sono riuscito a passare
in un momento in cui si poteva, sono andato in Libano e da lì sono
arrivato a Roma. La situazione è drammatica. Ogni giorno
arrivano missili, bombe, colpi di mitraglia, cecchini che sparano
sulla popolazione. Ci sono mamme che perdono i loro figli
piccoli e si disperano. Chiedono dov’è Dio. Cosa hanno fatto
questi bambini innocenti per perdere la vita così? C’è
risentimento perché cosa hanno fatto di male questi giovani per
essere uccisi dalle bombe e da una guerra che non hanno scatenato
loro?”.
Una
situazione, quindi, molto difficile. “La gente si trova ad un
bivio: o disperare o rafforzarsi nella fede ed accettare di
portare la croce”, dice mons. Tobji. “Come nell’Antico
Testamento anche oggi si ripete la domanda ‘qual è la causa del
male?’. A noi sacerdoti tocca il compito di spiegare e
praticare una spiritualità di accettazione della sofferenza perché
sappiamo che dopo la Croce c’è la Resurrezione. Con questo
insegnamento contrastiamo la disperazione e alimentiamo la speranza,
perché non tutto finisce qui, anche se si muore”.
Alla
domanda su cosa l’Europa possa fare per aiutare le popolazioni
vittime del conflitto armato, l’arcivescovo maronita risponde in
maniera serena e chiara: “La prima cosa da fare è pregare. Pregare
la madre di Dio, perché è il Signore che cambia la storia. La
preghiera è un mezzo potente. Nei fatti le preghiere sono
importantissime è il Signore che lavora e non l’uomo. Noi
confidiamo in Dio, quindi chiediamo preghiere e digiuni. La
seconda richiesta importante riguarda la rimozione delle sanzioni”.
“C’è
un’emergenza umanitaria ad Aleppo – aggiunge – l’Europa
e la comunità internazionale dicono di portare aiuti alimentari e
umanitari. Va bene, ma se ci vogliono aiutare veramente devono
rimuovere le sanzioni. Nonostante la situazione di emergenza che
stiamo vivendo, nel luglio scorso il Parlamento europeo ha rinnovato
le sanzioni contro la Siria. Vogliono penalizzare Assad, ma non
capiscono che in questo modo stanno facendo morire la gente
siriana!”.
In
questo contesto, se non vengono rimosse le sanzioni, l’intenzione
di portare aiuti umanitari pare illogica.
Il terzo punto su cui
lavorare, secondo il presule, riguarda il traffico e la vendita di
armi. “Chi è che rifornisce di armi i terroristi?”, dice, “sul
traffico di armi bisognerebbe agire con misure che ne bloccano il
commercio. Ha ragione Papa Francesco, si sta combattendo una
guerra per procura, bisogna fermare le lobbies che alimentano i
conflitti”.
Riguardo
alla primavera araba, Tobji spiega che c’è un grosso
equivoco. “La democrazia non può essere imposta. Dove sta scritto
che si deve imporre una democrazia? Questo è paradossale… La
democrazia emerge e si realizza di per sé, se la imponi non è più
democrazia. Imposizione e democrazia sono due termini che si
contrappongono”.