da Mar Yakub
venerdì 14 marzo 2014
di Padre Daniel
Vi ringraziamo di cuore per aver condiviso con noi la nostra vita, le preghiere, le nostre battaglie e le nostre sofferenze. Anche un grande grazie per tanto aiuto concreto, sia di persone singole, sia di parrocchie e di gruppi. Fa tanto bene ai Siriani sofferenti scoprire che ci sono anche persone all’estero che sono preoccupate per loro. Noi preghiamo ogni giorno per tutti voi con cuore riconoscente.
Come già vi ho raccontato, gli aiuti sono stati distribuiti in tutta la regione. Noi non possiamo ancora uscire per ragioni di sicurezza, ma un gruppo di volontari (che ho chiamato i 12 apostoli) fa un lavoro eccellente e prova anche a costruire altri gruppi con strutture identiche in altri posti per poter ricostruire i villaggi come modelli di fraternità. Nel frattempo stanno già pensando al prossimo passo, cioè di creare posti di lavoro, cosi che la gente possa di nuovo guadagnarsi la propria vita. Tutto questo non nell' atmosfera occidentale di libera concorrenza che distrugge, ma nello spirito di solidarietà. Dappertutto ci sono fabbriche fallite, che probabilmente sono da ricostruire. E' anche opportuno, per una piccola impresa che funziona bene, di aiutare un'altra piccola impresa. Invece, la concorrenza è fondata sull'invidia, oppressione e violenza.
Gioia e dolore
Domenica e lunedì, in tutta Damasco e quasi nel Paese intero, c’era un' aria di festa per la liberazione delle suore del monastero ortodosso di Santa Tecla di Maaloula. Alla TV abbiamo sentito qualche testimonianza commovente, anche dei musulmani, che hanno espresso ancora una volta il loro desiderio di una vita in pace e unità: cristiani e musulmani appartengono all’unica stessa famiglia siriana. C’erano anche parole di perdono e speranza. Una donna l’ha espresso in tal modo: "Loro possono distruggere chiese, moschee, crocifissi e statue della Madonna, ma non possono eliminare il verso sulla Madonna che si trova nel Corano”. Sfortunatamente, le suore – nella loro ingenuità – hanno ringraziato apertamente e anche lodato i ribelli. Questo fatto è molto doloroso per la popolazione che ha tanto sofferto e soffre ancora oggi sotto le atrocità dei ribelli nel paese intero. Noi continuiamo di sperare e pregare che anche altre persone sequestrate saranno presto liberate dai ribelli, come i due vescovi di Aleppo.
La nostra situazione
Disponiamo in modo approssimativo di ciò di cui abbiamo bisogno e siamo abbastanza al sicuro. Da mercoledì notte fino a giovedì sera c’era di nuovo una lunga interruzione di corrente elettrica, che può essere considerata romantica ma per noi non è veramente piacevole.
La situazione generale sta migliorando gradualmente. L’esercito opera in modo prudente, ma molto sistematico. I ribelli sono circondati in tal modo che l’unica soluzione che per loro rimane è di arrendersi o di fuggire. Non sono chiusi in uno strangolamento per evitare che ci vada di mezzo la popolazione innocente.
La pioggia che non piace tanto ai Belgi, invece per noi è un regalo gioioso questa settimana. Infatti, ha piovuto forte questa settimana, ma dopo ogni acquazzone spuntava di nuovo il sole. La natura stessa ha fatto il lavoro e speriamo che il deserto rifiorirà presto.
Vi racconto quello che abbiamo vissuto in questi mesi:
Da mercoledì 13 novembre 2013 ci siamo nascosti. Il venerdì seguente abbiamo sentito un grande boato e la polvere invadeva anche il nostro rifugio. Hanno provocato un grande buco nel monastero con grandi conseguenze per la costruzione intera. Così, non eravamo neanche più sicuri in questo rifugio. Tra le sparatorie fuggiamo a due a due ancora una volta verso un altro rifugio.
Da domenica 17 novembre 2013 i bombardamenti e le sparatorie diventano sempre più forti. Così comprendiamo che siamo ormai costretti a lasciare il monastero. Verso un villaggio vicino? Ognuno si prepara un bagaglio a mano con indumenti caldi. Nel frattempo preghiamo il rosario e cantiamo nel nostro rifugio. E’ una preghiera molto intensa che serve anche per distrarre i bambini dai pesanti bombardamenti. Anche i bambini musulmani conoscono già l’Ave Maria. La situazione diventa così critica che non possiamo più aspettare la notte e decidiamo di partire il più rapidamente possibile. Tutti i bagagli e sacchetti sono raccolti in un punto centrale. Nella chiesa facciamo una breve funzione di preghiera e dopo consumiamo tutte le Ostie consacrate. Io do anche l’assoluzione generale. E' straziante dover lasciare il monastero. Ma… come prima, anche adesso sembra di nuovo troppo pericoloso uscire. Infatti, un passo fuori delle mura del monastero siamo circondati dai terroristi che si trovano fino nel nostro terreno. In fondo c’è un grande sollievo che siamo costretti a restare dentro il monastero. Intanto, durante la mattinata mangiamo piccole cose che sono rimaste. A mezzogiorno celebriamo comunque l’Eucaristia con un piccolo tavolo della chiesa, perché il santuario stesso non è più sicuro, come neanche la navata della chiesa. E dopo si scatena veramente l’inferno, ma noi continuiamo a celebrare la Messa.
Ad un certo punto, un fracasso assordante sbalordisce le nostre preghiere. Ci diamo l'uno all’altro l’augurio di pace come se fosse l’ultima volta che ci incontriamo ancora vivi. Dopo mangiamo un po’, stretti e seduti per terra in questa piccola stanzetta, che serve come cucinetta. Le sparatorie e le esplosioni continuano non-stop. Nel pomeriggio qualche suora comincia a cantare il grande inno di “acathist” (voi dite di liberazione ?) in onore della Madonna, con il quale è stata liberata Costantinopoli nell’anno 626. Lo completiamo con tutti i canti come si fa nel tempo di Quaresima ed il tutto dura per ore. E tutto ciò sotto la luce di candele. Aggiungiamo anche i canti liturgici della Settimana Santa e di Pasqua come celebrazione del passaggio dalla morte alla vita. Mai abbiamo recitato così bene questi bellissimi canti. Nel frattempo passano di continuo i nostri custodi per informarci della situazione. L’esercito mette alle strette i ribelli, ma dell’altra parte arrivano sempre nuovi ribelli. I giardini e i dintorni del monastero son pieni di ribelli con armi pesanti. Nella notte facciamo ancora una valutazione per noi stessi dove ognuno racconta in modo onesto come vive la situazione. Verso le due della notte la maggior parte di noi si addormenta.
Lunedì mattina 18 novembre 2013. Dalle 2 fino alle 6 sentiamo boati non-stop di bombardamenti fortissimi. Gli edifici tremano. Che succede? La maggior parte di noi è del tutto sveglia e cominciamo a pregare. Adesso è molto chiaro che siamo il bersaglio per i terroristi, che vogliono una volta per sempre fare i conti con la nostra comunità. Questo è già stato fatto tante volte durante i secoli precedenti. Questo è l’ultima ora di Mar Yakub, per la quale ci siamo preparati? L’ora O? L’unica cosa che possiamo fare è aspettare impauriti e nel frattempo ci occupiamo l’uno dell’altro il meglio possibile. Ad un tratto la porta del nostro rifugio si apre bruscamente e un uomo fa irruzione nel nostro rifugio. Quest’uomo è inzuppato di pioggia e dice con un grande sorriso : “Non abbiate paura, la situazione è sotto controllo!”. Sembrava abbastanza veritiero. Tantissimi ribelli sono stati messi alle strette e all’improvviso sono fuggiti presi dal panico. Questa buona notizia sembra venire da un angelo dell’esercito di San Michele Arcangelo.
Credeteci o no, ma il nome di quest’uomo era “Roech Allah”, Spirito di Dio !
Di cuore,
Padre Daniel
trad. A Wilking
Disponiamo in modo approssimativo di ciò di cui abbiamo bisogno e siamo abbastanza al sicuro. Da mercoledì notte fino a giovedì sera c’era di nuovo una lunga interruzione di corrente elettrica, che può essere considerata romantica ma per noi non è veramente piacevole.
La situazione generale sta migliorando gradualmente. L’esercito opera in modo prudente, ma molto sistematico. I ribelli sono circondati in tal modo che l’unica soluzione che per loro rimane è di arrendersi o di fuggire. Non sono chiusi in uno strangolamento per evitare che ci vada di mezzo la popolazione innocente.
la Fortezza del Crak des Chevaliers riconquistata dalle forze del Governo |
La pioggia che non piace tanto ai Belgi, invece per noi è un regalo gioioso questa settimana. Infatti, ha piovuto forte questa settimana, ma dopo ogni acquazzone spuntava di nuovo il sole. La natura stessa ha fatto il lavoro e speriamo che il deserto rifiorirà presto.
La grande battaglia
E’ un miracolo che siamo ancora vivi e che il monastero non sia ancora crollato. Per questo non c’è nessuna spiegazione umana. Siamo sempre rimasti fedeli a due regole. Prima, abbiamo sempre rispettato le più rigide misure di sicurezza, che vi spiegheremo un giorno. In seguito, abbiamo pregato intensamente per la protezione del popolo, per il Paese e per noi stessi. Intorno al nostro monastero c’erano migliaia di uomini con barbe nere e con armi pesanti. Questa è stata la situazione per mesi. Dopo abbiamo sentito che avevano già pensato che il monastero fosse nelle mani dei ribelli e cosi l’esercito stava già considerando di bombardare tutto il monastero. Quando invece l’esercito ha scoperto bambini nel terreno monastico, hanno cambiato idea.Vi racconto quello che abbiamo vissuto in questi mesi:
Da mercoledì 13 novembre 2013 ci siamo nascosti. Il venerdì seguente abbiamo sentito un grande boato e la polvere invadeva anche il nostro rifugio. Hanno provocato un grande buco nel monastero con grandi conseguenze per la costruzione intera. Così, non eravamo neanche più sicuri in questo rifugio. Tra le sparatorie fuggiamo a due a due ancora una volta verso un altro rifugio.
Da domenica 17 novembre 2013 i bombardamenti e le sparatorie diventano sempre più forti. Così comprendiamo che siamo ormai costretti a lasciare il monastero. Verso un villaggio vicino? Ognuno si prepara un bagaglio a mano con indumenti caldi. Nel frattempo preghiamo il rosario e cantiamo nel nostro rifugio. E’ una preghiera molto intensa che serve anche per distrarre i bambini dai pesanti bombardamenti. Anche i bambini musulmani conoscono già l’Ave Maria. La situazione diventa così critica che non possiamo più aspettare la notte e decidiamo di partire il più rapidamente possibile. Tutti i bagagli e sacchetti sono raccolti in un punto centrale. Nella chiesa facciamo una breve funzione di preghiera e dopo consumiamo tutte le Ostie consacrate. Io do anche l’assoluzione generale. E' straziante dover lasciare il monastero. Ma… come prima, anche adesso sembra di nuovo troppo pericoloso uscire. Infatti, un passo fuori delle mura del monastero siamo circondati dai terroristi che si trovano fino nel nostro terreno. In fondo c’è un grande sollievo che siamo costretti a restare dentro il monastero. Intanto, durante la mattinata mangiamo piccole cose che sono rimaste. A mezzogiorno celebriamo comunque l’Eucaristia con un piccolo tavolo della chiesa, perché il santuario stesso non è più sicuro, come neanche la navata della chiesa. E dopo si scatena veramente l’inferno, ma noi continuiamo a celebrare la Messa.
Ad un certo punto, un fracasso assordante sbalordisce le nostre preghiere. Ci diamo l'uno all’altro l’augurio di pace come se fosse l’ultima volta che ci incontriamo ancora vivi. Dopo mangiamo un po’, stretti e seduti per terra in questa piccola stanzetta, che serve come cucinetta. Le sparatorie e le esplosioni continuano non-stop. Nel pomeriggio qualche suora comincia a cantare il grande inno di “acathist” (voi dite di liberazione ?) in onore della Madonna, con il quale è stata liberata Costantinopoli nell’anno 626. Lo completiamo con tutti i canti come si fa nel tempo di Quaresima ed il tutto dura per ore. E tutto ciò sotto la luce di candele. Aggiungiamo anche i canti liturgici della Settimana Santa e di Pasqua come celebrazione del passaggio dalla morte alla vita. Mai abbiamo recitato così bene questi bellissimi canti. Nel frattempo passano di continuo i nostri custodi per informarci della situazione. L’esercito mette alle strette i ribelli, ma dell’altra parte arrivano sempre nuovi ribelli. I giardini e i dintorni del monastero son pieni di ribelli con armi pesanti. Nella notte facciamo ancora una valutazione per noi stessi dove ognuno racconta in modo onesto come vive la situazione. Verso le due della notte la maggior parte di noi si addormenta.
Lunedì mattina 18 novembre 2013. Dalle 2 fino alle 6 sentiamo boati non-stop di bombardamenti fortissimi. Gli edifici tremano. Che succede? La maggior parte di noi è del tutto sveglia e cominciamo a pregare. Adesso è molto chiaro che siamo il bersaglio per i terroristi, che vogliono una volta per sempre fare i conti con la nostra comunità. Questo è già stato fatto tante volte durante i secoli precedenti. Questo è l’ultima ora di Mar Yakub, per la quale ci siamo preparati? L’ora O? L’unica cosa che possiamo fare è aspettare impauriti e nel frattempo ci occupiamo l’uno dell’altro il meglio possibile. Ad un tratto la porta del nostro rifugio si apre bruscamente e un uomo fa irruzione nel nostro rifugio. Quest’uomo è inzuppato di pioggia e dice con un grande sorriso : “Non abbiate paura, la situazione è sotto controllo!”. Sembrava abbastanza veritiero. Tantissimi ribelli sono stati messi alle strette e all’improvviso sono fuggiti presi dal panico. Questa buona notizia sembra venire da un angelo dell’esercito di San Michele Arcangelo.
Credeteci o no, ma il nome di quest’uomo era “Roech Allah”, Spirito di Dio !
Di cuore,
Padre Daniel
trad. A Wilking
Condolence: H.H. Patriarch Ignatius Zakka I Iwas of Antiochia departs in the Lord. Prega per noi, o nostro grande Santo Padre davanti al trono di Gesù in cielo... |