Nell'anniversario dell'uscita dei miliziani jihadisti da Aleppo Est, proponiamo un
articolo di Eva Bartlett, del 29 novembre 2016, che documenta la realtà toccata direttamente durante il suo viaggio e raccoglie le toccanti voci
degli abitanti della città: 'Vivevamo in sicurezza e in pace. Queste
aree vengono prese di mira, vogliono costringerci ad andarcene. Ogni
siriano viene preso di mira", racconta un leader religioso
siriano alla delegazione di giornalisti che aveva visitato Aleppo
all'inizio di quel mese.
Per comprendere cosa ha vissuto la popolazione di Aleppo per anni sotto la minaccia dei "ribelli moderati combattenti per la libertà dal regime", come qui si usa chiamarli... OraproSiria
Ad
Aleppo, ribelli appoggiati dagli USA e dai sauditi hanno preso di
mira "ogni siriano"
di
Eva Bartlett, 29 novembre 2016
traduzione
di Gb.P. , OraproSiria
ALEPPO- All'inizio di novembre, Fares Shehabi, un membro del
parlamento siriano di Aleppo, ha organizzato un viaggio ad Aleppo per
13 giornalisti occidentali, inclusa me stessa, con la sicurezza
fornita dalle forze dell'Esercito Arabo Siriano.
Mentre io avevo fatto un viaggio indipendente ad Aleppo nei
mesi di luglio e agosto scorsi, per molti altri membri della
delegazione questa era la loro prima visita alla città o la loro
prima visita dall'inizio della guerra in Siria nel 2011.
Nelle
precedenti visite ad Aleppo, ho incontrato la "Aleppo Medical
Association" e ho visto un ospedale di maternità colpito due
volte da attacchi di razzi e mortai da parte di militanti di Jaysh
al-Fatah (l'Armata della Conquista), un coacervo di gruppi
terroristici antigovernativi. Ho incontrato membri di un ramo della
Difesa Civile Siriana e leader religiosi cristiani e musulmani.
Appena a nord della città, ho visitato Nubl e Zahraa, città
assediate per più di tre anni dall'Esercito Libero (FSA o ESL), dal
fronte Al Nusra e da altre fazioni terroristiche ad esse affiliate,
prima che l'Esercito Arabo Siriano (SAA) le cacciasse nel febbraio di
quest'anno. Ho visto la regione liberata di Bani Zaid e il distretto
industriale di al-Layramoun. Ho interagito con civili in parchi
pubblici, strade e mercati.
Prima
del mio viaggio all'inizio di questo mese, ero interessata a vedere
cosa avesse potuto cambiare in seguito alla liberazione di ancora più
aree da parte del SAA. Speravo anche di parlare con i civili che
erano fuggiti dalle aree terroristiche dei distretti orientali di
Aleppo dall'ultima volta che li avevo visitati, quando erano stati
istituiti otto corridoi umanitari per civili e membri di fazioni
terroristiche disposti a rinunciare alle loro armi o ad accettare di
passare in sicurezza verso le aree di Idlib e zone riprese dal
governo di Aleppo Ovest. Tuttavia, il 4 novembre, nessuno era fuggito
dalle aree controllate dai terroristi ad Aleppo. I familiari di
civili che sono ancora lì affermano che i loro cari vengono usati
come scudi umani da gruppi come il Fronte Al Nusra, Ahrar al-Sham o
Nour al-Din al-Zenki - i cosiddetti "ribelli moderati" e
"forze dell'opposizione" sostenuti da Stati Uniti, NATO,
Israele e alleati del Golfo come l'Arabia Saudita e il Qatar.
Ritorno
ad Aleppo
Cittadini
siriani si radunano sulla scena in cui sono avvenute due esplosioni
nel quartiere filo-governativo di Zahraa, nella provincia di Homs, in
Siria, domenica 21 febbraio 2016. Due esplosioni nella città siriana
centrale di Homs hanno ucciso più di una dozzina di persone e feriti
molti altri in un'ondata di violenza. (SANA tramite AP)
Da
Damasco, l'autobus ha viaggiato lungo strade lisce e asfaltate fino a
Homs, dove abbiamo superato l'ingresso di Zahraa, un quartiere
colpito più volte da autobombe terroristiche e suicide . Uscendo da
Homs, abbiamo proseguito verso est lungo una strada stretta per circa
un'ora, fino a raggiungere la strada Ithriya-Khanasser e l'ultima
tappa del viaggio verso Aleppo.
Sebbene
la strada Ithriya-Khanasser fosse fiancheggiata da molte carcasse di
autobus e automobili, attaccati principalmente da Da'esh (acronimo
equivalente di ISIS, ISIL o Stato Islamico per gli occidentali) negli
ultimi anni, e sebbene Da'esh continui a insinuarsi di notte in molti
tratti della strada per piazzarvi mine, il nostro viaggio è stato
senza incidenti.
Quando
avevo raggiunto il sobborgo sud-orientale di Ramouseh a luglio, ero
in taxi. L'autista accellerava attraversando il sobborgo, temendo i
cecchini di Al Nusra presenti a meno di un chilometro di distanza. Lo
aveva percorso per almeno 500 metri accelerando attraverso punti
rischiosi e facendo "slalom" dentro e fuori da una valle
obiettivo preferito dai bombardamenti terroristici, raggiungendo
infine un checkpoint dell' Esercito Arabo Siriano (SAA) prima di
entrare nella Grande Aleppo. La 'Castello Road' era il solo mezzo per
entrare ad Aleppo in agosto. La strada, che corre nella parte
settentrionale della città, era stata recentemente messa in
sicurezza ma ancora minacciata dai bombardamenti terroristici.
Ramouseh
è stata nuovamente resa sicura prima della nostra visita di novembre
e divenuta di nuovo la via principale per entrare ad Aleppo. A
novembre abbiamo viaggiato in autobus, scortati dalla sicurezza, e la
minaccia dei cecchini era stata indebolita dai progressi del SAA
negli ultimi mesi. Sopra le barriere dal cecchino fatte di barili e
sacchi di sabbia, avevo una visione più chiara verso il distretto di
Sheikh Saeed - aree che le fazioni terroristiche avevano occupato a
lungo e da cui tenevano sotto tiro e bombardavano Ramouseh.
Una
delle nostre prime tappe è stata la sede della Camera dell'Industria
di Aleppo, dove il deputato Shehabi ha documentato il sistematico
saccheggio delle fabbriche di Aleppo. Secondo Shehabi, delle 70.000
piccole e grandi imprese e fabbriche che una volta prosperavano ad
Aleppo, solo circa la metà è sopravvissuta a quella sistematica
distruzione e sventramento delle officine. Delle circa 35.000
attività che ora operano ad Aleppo, ha stimato che solo circa 7000
sono fabbriche e che operano con una capacità del 15%.
Shehabi
ha detto che la Camera ha prove fotografiche e video dei furti nelle
fabbriche. Ha poi continuato: “Abbiamo documentato il
trasferimento delle nostre attrezzature pesanti, apparecchiature di
produzione, come generatori di energia, come macchine tessili. Queste
sono pesanti, non qualcosa che puoi contrabbandare facilmente. Queste
hanno viaggiato in autostrada, sotto il controllo della polizia
turca. Linee di produzione rubate... come puoi consentire a delle
linee di produzione rubate di entrare nel tuo paese senza documenti?
".
La
Camera, insieme ad altre associazioni industriali siriane, nel 2013
ha intentato un'azione legale contro il presidente turco Recep Tayyip
Erdoğan presso
i tribunali europei, chiedendo i danni.
Quella causa ed
altre avviate dalle autorità siriane accusano Erdoğan non solo di
ospitare i terroristi, ma di consentire e persino facilitare
loro di entrare in
Siria per distruggere o disassemblare le fabbriche e tornare in
Turchia con macchinari e hardware rubati.
Nessuno
di questi procedimenti giudiziari è stato risolto e Shehabi descrive
la causa della Camera come "a ostacoli". Shehabi è stato
tra i quattro uomini d'affari più importanti di Aleppo ad essere
stato colpito dalle sanzioni dell'UE nel 2011 . Queste sanzioni, ha
affermato il parlamentare, rappresentano un ostacolo che impedisce
una risoluzione equa.
La
Camera ora sta funzionando
in una villa in affitto, poiché l'edificio storico che ospitava la
Camera dell'Industria nella Città Vecchia è stato distrutto il 27
aprile 2014, quando le cariche esplosive sono stati fatti
esplodere in un tunnel
sotterraneo. Shehabi ha dichiarato di essere andato in onda sulla
televisione nazionale siriana, chiedendo ai governi di imporre un
boicottaggio commerciale della Turchia, circa due settimane prima
dell'attacco. "Non
hanno bombardato l'edificio accanto, c'era solo una guardia di
sicurezza all'interno [nessun personale militare], e non era
in prima linea, quindi perché bombardarlo?"
chiede, esternando
il suo sospetto che la Camera fosse stata deliberatamente presa
di mira a causa dell'azione legale che stava intraprendendo contro
Erdoğan.
La
prigione sotterranea del FSA ad al-Layramoun
Passiamo
attraverso l'ingresso riccamente intagliato di un edificio nel
distretto industriale di al-Layramoun che un tempo ospitava una
fabbrica di tinture. Più recentemente, tuttavia, è stato utilizzato
come base dalla 16a divisione dell'Esercito Siriano Libero
(ESL o FSA). In una
stanza interna, ho notato una scheda per cellulare 4G di Turkcell, il
principale operatore di telefonia mobile in Turchia. Negli edifici
vicini si vedono sacchi di materiali utilizzati per far
detonare gli esplosivi
inseriti nelle bombole
di gas e dello scaldabagno, comunemente
chiamati Inferno 1 e Inferno 2, dei
quali il secondo può
causare danni significativamente maggiori,
come distruggere l'intero
piano di
una casa.
C'erano anche frammenti di metallo, che venivano aggiunti agli
esplosivi per infliggere il massimo danno. Un'altra stanza conteneva
una catasta di trucioli che uno dei soldati siriani che ci
accompagnava diceva che veniva usato
per comprimere gli esplosivi
delle
bombe fatte con le
bombole di gas che l'Esercito Siriano Libero e altri gruppi
terroristici sparano sui quartieri della grande Aleppo.
Quando
ci avviciniamo alla strada occupata dal Fronte Al Nusra
che porta verso Daher Abed Rabbo, i soldati del SAA ci consigliano di
correre, non di camminare.
Appena
oltre quella strada, bunkerato tre piani sottoterra, la prigione da
incubo improvvisata
dell'Esercito Siriano Libero per i prigionieri del SAA,
non è stata toccata dalle bombe che infliggono i danni in
superficie. Questi attacchi [governativi] colpiscono i terroristi che
sparano contro i civili di Aleppo e si
ritirano sottoterra subito dopo. Al-Layramoun e Bani Zaid mostrano
lo stesso paesaggio di edifici in rovina che si trovano in aree in
cui i militanti si sono rifugiati in profondità. Vedendo la
distruzione, alcuni degli altri giornalisti della nostra delegazione
menzionano solo i danni fisici agli edifici. "Gli edifici sono
stati distrutti da attacchi aerei", ha scritto uno, puntando un
dito incriminante contro il Governo siriano,
senza dar conto dei motivi sul
perché queste aree siano state martellate.
La
vera vergogna non è in realtà la distruzione fisica degli edifici,
ma l'incursione in questi distretti da parte di terroristi sostenuti
dall'Occidente, tra cui l'Esercito Siriano Libero, il fronte Al
Nusra e Da'esh, tra gli altri. Quasi sei anni dopo l'inutile
spargimento di sangue, i loro atti criminali e selvaggi contro civili
e soldati siriani sono ben documentati. Ed è risaputo che si
rannicchiano nei bunker sotterranei
per evitare attacchi aerei. Le soffocanti nove celle di isolamento
improvvisate in
metallo dell' ESL e le tre stanze usate come normali celle nel bunker
sotterraneo della prigione di al-Layramoun sono tutte intatte
nonostante i bombardamenti aerei. Gli edifici sono devastati sulla
superficie a causa della presenza di militanti nelle profondità
sotterranee, dove gli attacchi aerei infliggono danni
considerevolmente minori.
18
morti il 3 novembre per attacchi terroristici
Nel
pomeriggio del 3 novembre, dopo l'incontro con il Dr. Mohammed
Batikh, direttore dell'ospedale Al-Razi, le vittime di attacchi
terroristici di poche ore prima hanno iniziato ad arrivare uno dopo
l'altro, mutilati e gravemente feriti. I bombardamenti di veicoli e
il bombardamento con
missili Grad, tra gli altri attacchi, hanno causato la morte di 18
persone e oltre 200 feriti, ci ha detto il
dott. Zaher Hajo, capo del reparto di
medicina legale dell'ospedale Al-Razi.
I
corridoi e il reparto di emergenza dell'ospedale Al-Razi, uno dei due
ospedali statali di Aleppo, si sono rapidamente intasati con i
feriti e i familiari
costernati. In un affollato corridoio interno, uno dei feriti urlava
di dolore: “Ya, Allah! Ya, Allah!". In
un altro corridoio, un ragazzo di 15 anni con una
protesi a
una gamba e bende in testa, ha detto che l'attacco con mortaio che lo
ha ferito ha ucciso un suo
cugino di 4 anni e causato gravi lesioni a un altro
cugino di 6 anni.
In
una stanza di fronte, una madre gemeva
per suo figlio che aveva subito gravi ferite. Urlava e supplicava che
qualcuno lo salvasse, il suo unico figlio!
Non molto tempo dopo, però, è arrivata la notizia
funesta: il 26enne era
morto. Suo figlio, un medico, non è stato il primo medico a morire
nei bombardamenti di routine dei terroristi sui
quartieri di Aleppo. Il dott. Nabil Antaki, gastroenterologo di
Aleppo, che
ho incontrato durante i miei viaggi ad Aleppo in luglio e agosto, mi
ha mandato un messaggio a ottobre riguardo al
suo amico e collega, il dottor Omar, che è stato ferito il 6 ottobre
quando le fazioni terroristiche hanno scatenato un attacco su
Jamiliye Street, uccidendo 10 persone. Pochi giorni dopo l'attacco,
anche il dottor Omar è morto.
All'obitorio
dietro l'ospedale Al-Razi il 3 novembre, inconsolabili membri delle
famiglie stavano appoggiati al
muro o seduti sul
marciapiede, dopo aver appreso della
morte dei propri cari.
Un
ragazzo di 14 anni era stato lì il 2 novembre, quando suo padre era
stato ucciso. Il 3 novembre è tornato quando sua madre è stata
uccisa. Entrambi i genitori di questo ragazzo sono morti, entrambi
uccisi in attacchi terroristici nel quartiere New Aleppo della città.
Un uomo ha parlato di un nipote di 10 anni che è stato colpito alla
testa da un cecchino terrorista mentre il ragazzo era sul tetto. Una
donna e i suoi figli stavano appoggiati a una ringhiera di ferro
vicino alla porta dell'obitorio, piangendo per la morte del marito,
del loro padre, che era stato ucciso mentre parcheggiava l'auto.
Quando è arrivata la madre dell'uomo, questa
ha avuto un collasso, urlando di dolore.
E
nel mezzo di tutto ciò, di tutte
queste donne e bambini, un'auto è arrivata
all'obitorio con il corpo di un'altra vittima degli attacchi
terroristici di quel
giorno:
Mohammed Majd Darwish, 74 anni. La parte superiore del suo corpo era
così insanguinata che non era chiaro se fosse stato decapitato.
Vicino
all'obitorio, Bashir Shehadeh, un uomo sulla quarantina, ha detto che
la sua famiglia era già stata spostata da Jisr al-Shughour, una
città nella provincia di Idlib. Ora sua madre, alcuni dei suoi amici
e suo cugino sono stati uccisi dai bombardamenti delle fazioni
terroristiche. Ha detto che ne aveva abbastanza
e ha chiesto al SAA di eliminare la minaccia terroristica.
Il
dott. Batikh di Al-Razi ha detto che un ospedale privato, Al-Rajaa, è
stato colpito da un attacco di mortaio. "Ora non possono
eseguire operazioni, la sala operatoria è fuori servizio."
Uno
degli attacchi più importanti agli ospedali è stato il
bombardamento con doppio camion del dicembre 2013 dell'ospedale
Al-Kindi , il più grande e miglior ospedale per la cura del cancro
in Medio Oriente. In precedenza ho riferito di altri attacchi agli
ospedali di Aleppo, incluso l'attacco missilistico del 3 maggio che
ha sventrato Al-Dabeet, un ospedale di maternità, uccidendo tre
donne. Il 10 settembre, il dottor Antaki mi ha inviato un messaggio:
“Ieri
un missile, tirato dai terroristi, ha colpito un'ospedale di
maternità ad Aleppo in Muhafazat Street. Due persone che lavorano in
ospedale sono rimaste ferite. Nessun morto,
ma
il punto è che è un ospedale ed è stato colpito da un razzo."
Il
dott. Batikh e il dott. Mazen Rahmoun, vicedirettore di Al-Razi,
hanno detto che l'ospedale una volta aveva 68 ambulanze, ma ora ne
sono rimaste solo sei.
Il resto, dicono, sono state o rubate
dalle fazioni terroristiche o distrutte.
I
medici di Aleppo continuano a curare l'afflusso quotidiano di
pazienti feriti e malati nonostante la carenza di ambulanze e gli
effetti delle sanzioni occidentali che comportano
una mancanza di attrezzature mediche, parti di ricambio e medicine
per malattie critiche come il cancro.
Secondo
il capo della medicina legale dell'ospedale, il dottor Hajo, negli
ultimi cinque anni, 10.750 civili sono stati uccisi ad Aleppo, il 40%
dei quali erano donne e bambini. Solo nell'ultimo anno, 328 bambini
sono stati uccisi dai bombardamenti terroristici ad Aleppo e 45
bambini sono stati uccisi da cecchini islamisti.
Incroci
umanitari: bombardamento di Castello Road
A
meno di 100 metri di distanza, il secondo dei due mortai sparati da
fazioni terroristiche a meno di 1 km da Castello Road il 4 novembre.
La strada e il corridoio umanitario sono stati colpiti almeno sei
volte quel giorno da fazioni terroristiche. 4 novembre 2016. (Foto:
Eva Bartlett)
Il
4 novembre, prima del nostro arrivo alle 9:30 all'incrocio di Bustan
al-Qasr e fino alla nostra partenza,
un'ora dopo, nessuno era stato in grado di attraversare l'area appena
oltre l'incrocio, che è occupato dai
militanti di Jaysh
al-Fatah.
Due
settimane prima del nostro arrivo, i giornalisti avevano riferito che
fazioni terroristiche avevano bombardato pesantemente l'incrocio e le
aree circostanti a partire dal mattino presto. Un generale siriano
all'incrocio ha confermato che i bombardamenti erano avvenuti il 20
ottobre, aggiungendo che tre agenti di polizia erano stati feriti. Un
giornalista della delegazione ha chiesto al generale cosa avrebbe
risposto
ai civili siriani come Bashir Shehadeh, il quale ha richiesto che il
SAA eliminasse le fazioni terroristiche. "Dobbiamo essere
pazienti, perché i civili non sono in grado di andarsene, non sono
colpevoli", ha risposto il generale. "Non ci
comportiamo come fanno
i terroristi."
Per
quanto riguarda il decreto di amnistia emesso dal presidente Bashar
Assad alla fine di luglio, il generale ha spiegato che i terroristi
che vogliono ottenere l'amnistia potrebbero deporre le armi. Coloro
che scelgono di andare
a Idlib otterrebbero un passaggio sicuro dal governo e dall'esercito
siriani, in coordinamento con la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa.
Secondo
il generale, quando due militanti arrivarono all'incrocio di Bustan
al-Qasr circa due mesi fa, si arresero e furono
amnistiati. Cinque
mesi fa, ha detto, 12 civili feriti hanno
attraversato lì, sono stati curati negli ospedali di Aleppo e poi
sono tornati alle loro
case nella parte orientale controllata dai terroristi.
All'attraversamento
umanitario di Castello Road, i grandi autobus verdi che si diceva
evacuassero i militanti dalle aree dell'est Aleppo nelle ultime
settimane erano di nuovo lì, in attesa di imbarcarne
altri. Dieci
ambulanze, tre autobus e 14 minivan sono stati messi in fila in
previsione dell'arrivo di civili
o militanti che cercavano di lasciare aree occupate da terroristi,
sia per un passaggio sicuro altrove o per stabilirsi in aree protette
dal governo di Aleppo.
Dieci
ambulanze aspettano all'incrocio di Castello Road per curare chiunque
esca attraverso i corridoi umanitari istituiti dal governo siriano e
dalla Russia, compresi i militanti che depongono le armi.
4 novembre 2016. (Foto: Eva Bartlett)
George
Sire, 25 anni, anestesista presso il Salloum Hospital di Aleppo, era
uno dei volontari che arrivarono all'incrocio con cinque delle
ambulanze dell'ospedale privato, su richiesta del governo siriano.
Quando
ho
chiesto a un
comandante siriano del perché permettere
a uomini che avevano usato le armi contro civili e soldati siriani di
deporre le armi e di riconciliarsi, ha risposto
che sono figli del Paese e li ha esortati a riconciliarsi.
Intorno
alle 13:30 il primo proiettile è caduto,
colpendo vicino a Castello Road. Circa 10 minuti dopo, mentre stavo
facendo l'intervista,
un secondo colpo, questa volta considerevolmente più vicino, (entro
100 metri)
è esploso vicino
abbastanza,
infatti, da creare una
nuvola di fumo scuro sulla strada. Ciò ha spinto la sicurezza ad
allontanarmi dalla strada e allontanare la nostra delegazione
dall'incrocio. In seguito ho appreso che altri cinque proiettili
hanno colpito l'attraversamento,
ferendo un giornalista siriano e due soldati russi.
Nessuno
ha passato questo e
alcuno degli altri sette corridoi umanitari quel giorno.
Sfollati
dai terroristi
Per
circa quattro anni, semplici rifugi nella moschea Hafez al-Assad
hanno ospitato circa 1.000 persone, tutte famiglie sunnite sfollate
dalle aree occupate dai militanti.
La
maggior parte di quelli con cui ho parlato ha elencato uguali ragioni
per lasciare le proprie case e ha descritto di aver paura per la
propria vita a causa della presenza terroristica.
“Sono
venuti e hanno distrutto case e ucciso civili,
prima ancora
di attaccare
lo Stato. L'esercito ci sta proteggendo, mentre
sono
le bande quelle che stanno distruggendo il paese ", mi ha detto
un uomo. Ha detto che i suoi due fratelli nelle aree controllate dal
terrorismo ad Aleppo orientale "non sono autorizzati a partire".
“Ci
hanno provato molte volte ma sono stati
sempre intercettati.
Se i gruppi armati vedono qualcuno che trasporta bagagli, lo
arrestano
immediatamente. "
Lui
e altri al rifugio si sono lamentati del fatto che, secondo i loro
familiari, le fazioni terroristiche detengono
e controllano qualsiasi cibo all'interno delle aree che occupano.
Come
altrove in città, il rifugio e l'area immediatamente circostante la
moschea vengono abitualmente colpiti con mortai e proiettili
esplosivi. Un uomo più anziano mi ha portato dietro un angolo,
indicando un punto in cui ha detto che un uomo di 29 anni è stato
ucciso da un proiettile esplosivo sparato dal terrorista. “Era
in piedi qui. Aveva lo stomaco aperto ", mi racconta.
La
città vecchia: la vita tra le rovine
Il
piccolo autobus che trasporta una dozzina di giornalisti e un soldato
molto attento delle forze speciali, Ali, ad un certo punto si
inchioda improvvisamente davanti alla Città Vecchia.
Un cecchino
è appostato alla
nostra sinistra, in un'area occupata da fazioni terroristiche a circa
500 metri di distanza, ci vien detto.
Dopo
essere entrati nella Città Vecchia e aver attraversato una strada
protetta dal fuoco del cecchino da un terrapieno di terra e uno
schermo di metallo, a volte l'unico mezzo per proseguire nella Città
Vecchia è passare dai
buchi dei
muri bombardati che
collegavano gli edifici. Attraversando gli edifici, abbiamo evitato i
cecchini che sono pronti a sparare a chiunque si muova per strada.
Dall'altra
parte della stradina, uno shock di verde colpisce la
vista per il netto
contrasto con i toni grigi della distruzione creati da anni di
combattimenti contro il peggior terrorismo che il mondo abbia mai
conosciuto. Rami, un soldato siriano di Banias, spiega che aveva
piantato erbe e cipolle verdi qui come faceva quando in passato era
stato dislocato
lungo la strada del deserto Ithriya-Khanasser. Il dolce sorriso e il
comportamento gentile di Rami nascondono la sua perdita personale: un
fratello ucciso mentre prestava servizio nel SAA.
Mentre
camminiamo attraverso le aree della Città Vecchia di Aleppo protette
dal governo, ci siamo imbattuti in un unico venditore, Mahmoud.
Vendeva strumenti musicali arabi tradizionali, ma le circostanze lo
hanno costretto ad abbandonare quell'attività a favore della vendita
di beni di consumo basilari
a circa 25 clienti al giorno. Rifiuta di lasciare la Città Vecchia,
anche se si trova a
circa 200 metri dal Fronte di Al Nusra
e da altri militanti del Jaysh al-Fatah. "Sono una persona
normale", dice Mahmoud. "Quelli hanno distrutto tutto."
Attraversando
negozi devastati uno dopo
l'altro e
passando sotto gli
aggraziati archi dei mercati coperti,
tipici delle antiche città siriane, il deputato Fares Shehabi fa
notare:
“Vedete
i soffitti anneriti? È da quando i terroristi si sono ritirati.
Accesero il fuoco per bloccare l'avanzata dell'esercito siriano e
anche per nascondere il loro saccheggio. Non possono accusare
l'esercito di aver bombardato qui, il tetto è intatto. "
Uscendo
da questa particolare area del mercato, arriviamo a un'area sabbiosa,
parzialmente nascosta ai cecchini.
Ci danno l'ordine severo di non andare avanti: la famosa cittadella
di Aleppo è più avanti,
e alla sinistra e alla destra della nostra posizione presso il
distrutto Carlton Hotel, i cecchini terroristici stanno aspettando.
Quando
i terroristi hanno fatto esplodere grandi quantità di esplosivi nei
tunnel sotto il Carlton Hotel nel maggio 2014, il Col. Abu Majed ci
ha detto che "tutto Aleppo lo ha sentito".
"Hanno
bombardato oltre 20 edifici storici attraverso tunnel",
ribadisce Shehabi. "Se fossero veri siriani, non bombarderebbero
edifici storici".
Almeno
7.500 negozi nella Città Vecchia sono spariti, persi a causa di
incendi, saccheggi e distruzione totale. "Sono 7.500 famiglie",
ci ricorda Shehabi.
Visitando
aree in prima linea prese di mira
La
Chiesa Cattolica
Siriana
di Aleppo ha ancora un buco nel muro da quando è stata colpita dal
bombardamento terroristico di circa
due anni fa. Al momento dell'attacco, i fedeli erano dentro a
celebrare, mentre il
coro cantava.
La
Chiesa Cattolica
Siriana
di Aleppo è stata colpita da bombardamenti cinque volte da gruppi
terroristici, incluso il Fronte Al Nusra,
che occupavano aree a soli 500 metri di distanza. I bombardamenti
che hanno lasciato questo buco sono avvenuti due anni fa, mentre i
membri della parrocchia celebravano la messa, il coro cantava.
Almeno 10 persone sono rimaste ferite.
2
novembre 2016 (foto: Eva Bartlett)
Un
leader della Chiesa racconta che sono stati presi di mira cinque
volte, l'ultimo incidente causato da
un razzo poche settimane prima del nostro arrivo. Le fazioni
terroristiche erano a circa 300-500 metri di distanza. Ha stimato che
un terzo delle 1.350 famiglie che erano solite frequentare
quella chiesa, è
fuggito in altre zone della Siria o all'estero, principalmente a
causa di problemi di sicurezza.
“Vivevamo
in sicurezza e pace. Queste aree vengono
volutamente
prese di mira, vogliono costringerci ad andarcene. Ogni siriano viene
preso di mira ", ha detto alla delegazione.
Alcuni
dei rimanenti membri della parrocchia hanno scelto di svolgere
le funzioni religiose
in uno stretto corridoio all'interno dell'edificio, negli ultimi due
anni.
Più
lontano in città, il vescovo Joseph Tobji della chiesa maronita di
Aleppo racconta che circa i due terzi della sua comunità di circa
800 famiglie se ne sono andati, sperando di trovare condizioni più
sicure altrove. All'interno di un edificio appartenente alla chiesa,
il vescovo Tobji ci ha accolto e ci ha spiegato: “Non
abbiamo più una
chiesa ora. Avevamo due chiese, ma entrambe sono distrutte. Abbiamo
solo questo posto, una cappella che può contenere circa 70 persone.
”
Camminando
per le strade buie di Talal, un'area storicamente ricca di chiese ora
distrutte o gravemente danneggiate, Shehabi ha raccomandato cautela:
“Siamo a 50 metri da al-Nusra. Al di là di questi edifici, c'è la
linea del fronte. ”
Il
Rev. Ibrahim Nseir, pastore della Chiesa Evangelica Araba
Presbiteriana di Aleppo, ci ha guidato attraverso le aree cristiane
di Talal, ricordandoci di rimanere il più silenziosi possibile.
“Niente voce, perché
ciò farà sentire loro che siamo qui. Sarà molto pericoloso ",
dice piano. "Presto, ya eini ... Per favore, tutti, in fretta
..."
Abbiamo
poi preso un autobus per il distretto di Midan, dove abbiamo
camminato lungo le strade buie. Il nostro accompagnatore
militare siriano ha esortato il gruppo a stare insieme e ad ascoltare
attentamente. Mentre camminavamo, il Rev. Nseir ha descritto gli
attacchi contro le scuole e l'area, un distretto Armeno, che è stato
pesantemente colpito. "Qui siamo in uno dei luoghi più mirati",
ci informa, facendo notare solchi nel terreno da colpi di mortaio.
Un
residente locale ci racconta: “Il
5 settembre, due bombe di quelle fatte con le
bombole del gas
(Hell1) sono esplose nella
sua zona, abbiamo avuto tre martiri, giovani
di circa
30 anni. Uno era sposato con un bambino di 1 anno. Un altro stava per
sposarsi. Quattro giorni prima del suo matrimonio, è stato ucciso.
In
sei giorni a settembre, abbiamo ricevuto 85 proiettili ".
Mentre
camminiamo, Shehabi avverte: "C'è
un cecchino, ragazzi, c'è un cecchino. Spegnete
le luci.” Il
cecchino era a circa 1 km di distanza, secondo la gente del posto che
camminava con noi, secondo i quali i
cecchini a volte arrivano anche fino a 500 metri.
Con
lo scendere della notte,
era difficile accertare l'intensità dei danni, ma le case e le
strade buie parlavano delle dimensioni di
un quartiere abbandonato dai
residenti per enormi
problemi di sicurezza.
I
leader religiosi di Aleppo sfidano la divisione
All'interno
della sua chiesa, una nuova struttura costruita circa un anno fa per
sostituire la storica chiesa distrutta dai terroristi negli anni
precedenti, il Rev. Nseir presenta tre leader sunniti della città:
il dottor Rami Obeid, il dottor Rabih Kukeh, lo sceicco Ahmed
Ghazeli.
"Questi
leader Sunniti sono considerati degli 'infedeli'
da al-Nusra e compagnia", riporta Nseir, spiegando che non
seguono la distorta ideologia wahhabita che guida le fazioni
terroristiche sostenute dall'Occidente come il Fronte di Al
Nusra e altri che sono
stati considerati "ribelli moderati" e
"forze di
opposizione".
Prima
di dare la parola a questi capi religiosi, il Rev. Nseir ha ricordato: "Quando
la chiesa fu distrutta, la prima persona che mi chiamò fu il Mufti
Hassoun, che mi disse: 'Non
preoccuparti, reverendo, ricostruiremo la chiesa' ”.
Il
dottor Kukeh parla in generale del multi-culturalismo
della Siria: “Il
mosaico che viviamo in Siria è incomparabile con qualsiasi altro
modo di vivere in tutto il mondo. Cristiani e musulmani, sunniti e
sciiti. Non vi è alcuna discriminazione basata sulla religione o
sulla setta. La propaganda diffusa in tutti i media non ha radici
qui. "
Rev.
Ibrahim Nseir, pastore della Chiesa Evangelica
Presbiteriana
Araba
di Aleppo, con tre importanti studiosi e leader sunniti, il dottor
Rami Obeid, Rabih Kukeh, lo sceicco Ahmed Ghazeli, che respingono il
wahhabismo. Il dottor Kukeh ha detto delle fazioni terroristiche:
"Coloro che stanno uccidendo i sunniti sono gli stessi che
affermano di difendere i sunniti". 2 novembre 2016. (Foto: Eva
Bartlett)
Riguardo
ai terroristi che si autodefiniscono
come jihadisti che combattono per la libertà, il Dr. Kukeh dichiara:
“Coloro
che stanno uccidendo i Sunniti sono gli stessi che affermano di
difendere i Sunniti. Le bombe
che ci colpiscono quotidianamente vengono inviate da loro.".
Nomina
sei sceicchi sunniti in Siria, la maggior parte ad Aleppo, che sono
stati assassinati dai terroristi per non essersi uniti a loro. Uno di
loro, lo sceicco Abdel Latif al-Shami, è stato torturato a morte nel
luglio 2012.
Il
dottor Kukeh, che ha
affermato di aver chiamato suo figlio maggiore come
l'ex leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, "perché amo
quell'uomo", ha spiegato che nel 2012 viveva nella parte
orientale di Aleppo quando i terroristi hanno iniziato ad occupare
quei
distretti. È stato preso di mira per assassinarlo
perché non era d'accordo con le ideologie dei terroristi. Riporta di
essere stato condannato per accuse relative a un suo
articolo su una
pubblicazione locale, per il
nome di suo figlio e per la
mancanza di manifestazioni antigovernative provenienti dalla sua
moschea. “Quelle manifestazioni non si sono mai verificate, spiega,
perché non le ha mai incoraggiate come invece altri
sceicchi wahhabiti hanno fatto altrove.”
La
conversazione si è poi spostata
dalla
fonte del terrorismo in Siria, il Wahhabismo e la sua natura
distorta, non islamica, all'unità di cui avevo sentito parlare i
Siriani in tutto il mondo. Uno degli sceicchi, del
quale ho perso il
nome a causa del nostro vociare,
ripeteva quello che è diventato
un sentimento familiare tra civili e soldati siriani:
“Aleppo
è una, la Siria è una.
Respingiamo la divisione di Aleppo, rifiutiamo la divisione della
Siria".