di
Michael Jansen*
trad.
Gb.P. OraproSiria
Durante
la scorsa settimana la stampa occidentale ha riferito di
bombardamenti russi e siriani nella provincia nord-occidentale di
Idlib e della fuga di migliaia di civili dai villaggi presi di mira.
Gli articolisti denunciano, con l'obiettivo di fermare un'operazione
militare a tutto campo contro Idlib, che Mosca e Damasco hanno
violato l'accordo di "de-escalation" raggiunto lo scorso
anno tra Russia e Turchia: coloro che hanno segnalato la situazione
in questo modo stanno promulgando "false notizie". Le forze
governative russe e siriane non hanno violato l'accordo raggiunto dal
presidente russo Vladimir Putin e dal suo omologo turco Recep Tayyip
Erdogan il 16 settembre 2018, invece i gruppi filoturchi affiliati ad
Al Qaeda che controllano Idlib non hanno implementato l'accordo sin
dal primo giorno.
L'accordo
prevede l'imposizione di un cessate il fuoco per tutta Idlib, la
creazione di una zona cuscinetto di 15-25 chilometri attorno a Idlib,
il ritiro da questa zona delle armi pesanti detenute da tutti i
gruppi e da tutti i combattenti radicali. La Turchia è tenuta a
separare i radicali dai "ribelli" (sebbene ciò sia
impossibile) e smobilitare e disarmare le fazioni radicali. Con
questo accordo, finalmente si riaprirebbero le autostrade che
collegano Damasco ad Aleppo e Latakia. Tutti i firmatari hanno
l'impegno di osservare il cessate il fuoco. Anche gli elementi di
al-Qaeda sono stati inclusi nel cessate il fuoco, sebbene secondo
l'ONU siano gruppi "terroristi" e non abbiano diritto a
tale trattamento.
L'accordo
è stato prontamente respinto dal Partito Islamico Cinese dell'Uighur
Turkistan, dall'Organizzazione dei Guardiani della Religione, da
Ansar al-Tawhid, Fronte Ansar al-Din e Ansar al-Islam. Hay'at Tahrir
al-Sham successore di Al Qaeda non si è impegnato.
La
Turchia, con i suoi "ribelli" surrogati nell'Esercito
Siriano Libero e Tahrir al-Sham e i suoi partner altrettanto radicali
non hanno rispettato i termini dell'accordo. Armi pesanti, ribelli e
combattenti radicali non sono stati ritirati dalla zona cuscinetto,
sono rimaste le armi pesanti e il cessate il fuoco non è stato
onorato. Invece, Tahrir al-Sham ha esteso il suo controllo su Idlib
dal 60 al 100 per cento e ha continuato gli attacchi contro
l'esercito siriano e i villaggi e le città controllati dal governo
nelle province settentrionali di Aleppo e in quelle occidentali di
Hama. I droni sono stati lanciati contro la base militare russa a
Latakia, a sud di Idlib. Un collega occidentale che ha recentemente
visitato Aleppo e un villaggio cristiano presso Hama, vicino al confine
della zona del cessate il fuoco, ha detto a Gulf Today che i
combattenti hanno costantemente sparato mortai dentro aree
residenziali in violazione del cessate il fuoco.
Mosca
e Damasco hanno accettato questo accordo sotto la pressione delle
Nazioni Unite, delle organizzazioni umanitarie internazionali e delle
potenze occidentali. Queste sostengono che un attacco frontale contro
gli elementi armati anti-governativi di Idlib comporterebbe un
disastro umanitario per 2,5/3 milioni di civili residenti nella
provincia e una nuova inondazione di rifugiati in Turchia. Ankara
continua ad ammonire contro queste conseguenze se un attacco a tutto
campo venisse attuato su Idlib, che è diventata di fatto la base occidentale di al-Qaeda.
Ma
permettendo a Idlib di cadere sotto la dominazione di Tahrir al-Sham,
Ankara ha creato una nuova minaccia per sé e per l'Europa in un
momento in cui l'Occidente si concentrava sulla battaglia contro
Daesh. Insistendo sul monito che Damasco e Mosca continuino a
esercitare moderazione, le Nazioni Unite e le potenze occidentali (e
i media) stanno proteggendo la base di al-Qaeda in Siria e stanno
dando al gruppo radicale il tempo di consolidare la sua presa su
Idlib.
Pertanto,
il rifiuto della Turchia e dei suoi protetti di adempiere ai propri
impegni, ha fornito una giusta causa per gli attacchi degli aerei
russi e siriani e delle truppe siriane che sono stati costantemente
presi di mira da Tahrir al-Sham.
Mosca
ha tollerato l'inerzia di Ankara per così tanti mesi perché la
Russia cerca di indebolire l'alleanza della Nato spingendo la Turchia
a disertare. Questa politica è stata un fallimento. La Turchia sta
giocando sia Russia che Stati Uniti e ha intenzione di trarre il
massimo vantaggio da questo gioco, anche se, fin troppo chiaramente,
il gioco è finito. La Russia è stufa della doppiezza di Ankara.
Mentre
i russi e l'esercito siriano hanno rinviato l'azione militare, Tahrir
al-Sham si è consolidata su tutto il territorio di Idlib sotto la
protezione turca e internazionale. Erdogan intrattiene la vana
speranza di reclutare combattenti di Tahrir al-Sham per il suo piano
di prendersi ampi tratti della Siria settentrionale incoraggiando il
gruppo radicale a impadronirsi della zona di frontiera turco-siriana
a ovest del fiume Eufrate, mentre elementi del cosiddetto Esercito
Libero (ESL) combattono i curdi sostenuti dagli Stati Uniti a est.
Nel
frattempo, incoraggiati dagli Stati Uniti, i curdi siriani hanno
invitato leader arabi tribali e capi delle comunità che vivono nella
zona che controllano, per una conferenza nella città di Ain Issa.
L'obiettivo era quello di presentare un fronte compatto negoziando
con Damasco. Nel suo discorso all'evento, il leader curdo Mazloum
Kobani ha detto che Damasco dovrebbe riconoscere l'amministrazione
curda nel nord-est e lo status speciale dell'alleanza dei curdi con
elementi arabi e il suo ruolo nella sconfitta di Daesh. Ha affermato
che non ci può essere pace senza il riconoscimento dei diritti delle
minoranze curde.
Damasco
ha risposto accusando i curdi e i loro alleati di "tradimento".
I
Curdi sono pressati per raggiungere un accordo con Damasco a causa
della decisione degli Stati Uniti di ritirare la maggior parte delle
sue truppe nel nord della Siria e della minaccia della Turchia di
invadere l'area presa dai curdi che costituisce il 25 per cento della
Siria. Negli ultimi mesi i curdi hanno abbandonato la loro richiesta
di una zona autonoma curda, in una Siria decentrata e federale.
Damasco rifiuta categoricamente questa richiesta.
Inoltre,
gli arabi che vivono nell'area dominata dai curdi, che rappresentano
il 70% della popolazione locale, non vogliono vivere sotto il dominio
curdo e hanno preso accordi separati con il governo siriano,
scalzando la richiesta di continuare il controllo amministrativo
curdo delle aree arabe.
Mosca
ha accusato Washington di usare i curdi siriani, allo scopo di
indebolire il modello Astana sponsorizzato da Russia, Iran e Turchia
sui negoziati tra il governo e i gruppi ribelli e al fine di
assicurare una presenza statunitense a lungo termine in Siria. Il
Ministro degli Esteri russo ha accusato gli Stati Uniti di tentare di
creare uno stato separatista curdo in Siria, in violazione del
principio di preservare l'integrità e la sovranità territoriale
siriana stabilito nella carta delle Nazioni Unite e confermato nelle
risoluzioni riguardanti la guerra siriana.
Washington
ha fatto proprio questo, intervenendo in Siria negli ultimi otto
anni. Gli Stati Uniti hanno cominciato fornendo all'Esercito Siriano
Libero fondato in Turchia aiuti "non letali", poi hanno
addestrato e armato combattenti "controllati", e infine
hanno fornito truppe e copertura aerea per sostenere i curdi siriani
nelle operazioni contro Daesh. I curdi si aspettavano un sostegno a
lungo termine, ma hanno scoperto che gli Stati Uniti sono pronti ad
abbandonarli, lasciandoli nella ricerca disperata di preservare la
propria milizia e far valere i propri diritti utilizzando il
territorio che detengono come leva nei negoziati con Damasco. Finora,
questo ha fallito.
*L'autore,
un rispettato osservatore degli affari mediorientali, ha scritto tre
libri sul conflitto arabo-israeliano.