Aleppo che soffre. Di questa tragedia sono pieni i quotidiani e le radio. Monsignor Joseph Tobji, arcivescovo di Aleppo dei maroniti, è testimone diretto di tali sofferenze. E ce ne parla a Roma, dov’è riuscito ad approdare momentaneamente in questi giorni.
Intervista di Davide Malacaria
Sui
giornali si legge di Aleppo assediata, la zona orientale, quella in
mano ai ribelli, e si condannano i bombardamenti russi su quella
zona della città.
Certo,
le bombe di aereo uccidono. Ma uccidono anche i missili e i
proiettili di artiglieria. Come anche le cosiddette armi leggere. E
se Aleppo Est è sottoposta ai bombardamenti, anche nella parte
occidentale, quella dove mi trovo io, si muore. Ogni giorno da
quattro anni. Da quando i terroristi hanno preso una parte di Aleppo
e hanno iniziato a tirare sui civili che vivono nelle zone libere i
loro ordigni di morte. Ne hanno in abbondanza, Quelli fatti
artigianalmente e quelli più che sofisticati forniti loro
dall’Occidente e dall’Arabia Saudita.
Scusi
ha parlato di terroristi, per l’Occidente sono ribelli. E ribelli
moderati…
In
Occidente c’è strano concetto di moderazione. Non fanno
manifestazioni di piazza. Sparano con cannoni e mortai sui civili
innocenti… sono questi i “moderati”?
Sì
ma ci sono varie fazioni: al Nusra, jihadisti, Esercito libero
siriano. Tutti uguali?
Certo
che sì. E tanti di loro sono stranieri. Terroristi sauditi,
libici, ceceni, ma anche d’Occidente, dove tornano poi a
far stragi, come avete visto in questi anni.
Torniamo
all’assedio di Aleppo Est da parte delle forze governative
Per
molto tempo a essere tagliata via da ogni rifornimento è stata
la parte sotto il controllo di Damasco. Abbiamo fatto la fame per
mesi. E patito la sete, anche perché spesso i terroristi chiudevano
i rubinetti dell’unica centrale idrica che è sotto il loro
controllo (cosa che fanno ancora quando gli serve). Sofferenze
che non hanno suscitato alcun interesse internazionale.
Oggi che l’esercito siriano tenta di riprendere la zona controllata
dai terroristi cercando di tagliargli le vie di rifornimento, ciò
suscita interesse…
I
media occidentali parlano di assedio
Sono
gli stessi che approvano le sanzioni, che hanno avuto gli
effetti di un assedio per la popolazione siriana, anzi peggio di un
assedio. Le sanzioni hanno impoverito un’intera nazione, affamato
un popolo. Tanti dei profughi che scappano verso l’Occidente lo
fanno perché ridotti alla fame: non c’è lavoro, nessun futuro. Un
assedio crudele, dove sono negate anche le medicine per i bambini, i
ricambi per le apparecchiature mediche. E si scrive dell’assedio
di Aleppo Est…
Ma
in questi anni sono giunti anche aiuti umanitari.
A
volte, anche ad Aleppo è arrivato qualcosa. Davvero poca cosa per
l’immane bisogno. Cosa strana i convogli della Croce rossa erano
destinati a tutta Aleppo. Così arrivavano sia alla parte assediata,
che allora era quella sotto il controllo di Damasco, che alla parte
sotto il controllo dei terroristi, che pure non era assediata ed era
più che prospera.
Torniamo
ai bombardamenti…
Certo,
i bombardamenti addolorano, ci sono civili che abitano in quella
zona, si tratta di innocenti. Io sono solo un pastore e al
riguardo posso solo riportare l’opinione della gente della
città, che ritiene che l’esercito siriano stia facendo quel
che è giusto per proteggere i suoi cittadini dalle aggressioni
di questi terroristi. Ancora oggi, tutti i giorni, nella parte
occidentale continuano a piovere razzi e colpi di mortaio. E ogni
giorno piangiamo i nostri morti. Ma, evidentemente, non fanno notizia
come i morti altrui…
Come
vivono i civili vivono sotto il controllo dei jihadisti?
Hanno
loro leggi, ferree, di derivazione wahabita, i loro tribunali… non
credo che ai siriani piaccia stare loro sottomessi. Basti pensare
che le due aree di Aleppo, quella Est. occupata di terroristi, e
quella Ovest, controllata da Damasco, hanno la
stessa estensione territoriale. E avevano più o meno gli
stessi abitanti. Oggi a Est ci sono 300mila abitanti, a Ovest un
milione e 300mila. Chi ha potuto, è scappato dalle mani di
questi fanatici.
Invece
l’islam siriano è sempre stato moderato…
Certo,
anche adesso, sotto le bombe, i rapporti tra cristiani e
islamici sono più che buoni, com’è tradizione antica in Siria. Se
vincono i terroristi tutto questo sarà spazzato via.
E
la vita cristiana come procede sotto le bombe?
Grazie
a Dio tante cose ci confortano e conservano alla fede. I fedeli
continuano a venire a messa, anche se ormai viene
celebrata nella cappella dell’arcivescovado, dal momento che
le due chiese maronite della città sono state distrutte. E tanti
sono i ragazzi che frequentano l’azione cattolica o i gruppi scout.
Compatibilmente con la situazione, ovviamente. Cerchiamo di evitare
ai ragazzi rischi eccessivi, ma alla fine c’è solo da affidarsi
alla protezione di Dio.
A
Roma ha incontrato il Papa
Gli
ho portato un album che avevano fatto i ragazzi della parrocchia con
le foto dei loro cari, amici e parenti, uccisi dalla guerra.
Accompagnato dalle loro firme. Quando il Papa ha iniziato a
sfogliarlo è rimasto scosso. Hanno dovuto sorreggerlo. Ha
pianto. E con lui abbiamo pianto un po’ tutti…
Tanto
dolore. Cosa può confortare?
Quello
che fa il Signore. Siamo nel tempo della croce, associati alla
passione del Signore. Al suo dono di carità per la salvezza del
mondo. Ma anche alla sua resurrezione. E tante sono le testimonianze
di carità tra la mia gente, sia nell’aiuto al prossimo, islamico o
cristiano non ha importanza, che di fede.
Un
esempio?
Due. Un
tale che si professava cristiano è stato rapito. Era cristiano modo
suo, secondo disegni misteriosi del Signore, dal momento che non
frequentava la messa e non so se conoscesse qualche preghiera.
Nonostante questo, i suoi rapitori gli hanno piantato
un coltello alla gola per farlo abiurare. Ai tagliagole continuava
a ripetere che lui era cristiano, facessero pure quel che volevano
non avrebbe rinnegato Gesù. È finita che lo hanno liberato. La sua
storia ha confortato tanti tra noi… Poi c’è un altro che,
rapito, ha iniziato a far catechismo all’emiro che lo interrogava
sempre più incuriosito. Capitano cose così in Siria. E tante altre,
magari meno conosciute, che sostengono la nostra fede.
Cosa
chiede all’Occidente?
La guerra
siriana è solo un pezzo di quella guerra mondiale fatta a pezzi di
cui parla spesso il Papa. Si devono mettere d’accordo russi e
americani. Certo, il meccanismo delle tregue esplorato finora,
e iniziato quando i terroristi hanno cominciato a essere messi
alle strette, non ha dato risultati. Anzi, i sostenitori dei
terroristi hanno usato le tregue per rifornirli di armi e far
entrare in Siria altri miliziani, così che poi questi assassini
hanno aumentato la ferocia dei loro attacchi. Così, quando
sentiamo di nuove tregue, in Siria iniziamo a tremare… Pare che uno
dei punti di contrasto tra i potenti sia la gestione futura
delle ricchezze siriane e chi sosterrà la ricostruzione. Sono
miliardi e miliardi di dollari.
Non
vede speranze?
Come
detto, non si può che sperare che i potenti del mondo trovino
un accordo. Nel nostro piccolo possiamo solo pregare. Cosa che chiedo
anche ai lettori di questa intervista. Non si tratta solo di pregare
per dei fratelli che sono in difficoltà. Siamo un corpo solo: se un
membro è ammalato, è tutto il corpo a soffrire. Così pregando per
i fratelli lontani che sono nelle angustie, ognuno di fatto prega
anche per sé, per la sua anima. Un aiuto a vivere la propria fede.