da: Piccole Note
di Pina Baglioni
Nell’inferno
della guerra
siriana ha
trovato casa un pezzo di Paradiso. Ormai dal 22 novembre del
1982. Precisamente a Soufanieh,
un modesto quartiere a nord di Damasco,
fuori dalle mura della città, presso la porta detta “di Tommaso”.
Qui,
in una vecchia e umile abitazione, abita la famiglia Nazzour: Myrna,
suo marito Nicolas e i loro due figli, Myriam e John-Emmanuel. E
proprio nella loro casetta accadono, da trentatré anni, miracoli
straordinari: una piccola icona con la cornicetta in plastica, copia
dell’immagine di Nostra
Signora di Kazan,
veneratissima in Russia –
dov’è custodita l’originale – e in tutto il mondo ortodosso,
trasuda olio
miracoloso che
guarisce anime e corpi di ortodossi, cattolici e musulmani.
È
ormai venerata in Siria e in tutto il mondo come la Madonna
di Soufanieh.
Nicolas Nazzour, di fede greco-ortodossa, aveva acquistato l’icona
a Sofia nel 1980, che poi aveva conservato amorevolmente su un
piccolo mobile di casa, come accade per tante immagini sacre che i
fedeli custodiscono nelle proprie dimore.
Una
normalità che presto diventa qualcosa di straordinario: il
miracolo dell’olio è solo uno dei mirabili segni di predilezione
che il Signore ha accordato a questo angolo della periferia di
Damasco: Myrna, la madre di famiglia, cattolica melchita, di media
istruzione e di formazione religiosa elementare, è stata fatta
oggetto di una serie di grazie che hanno reso la sua umile casa
un santuario mariano incastonato in uno dei Paesi più martoriati del
mondo.
Myrna
aveva diciotto anni quando tutto ebbe inizio. E da trentatrè
anni vive sempre alla stessa maniera, umilmente, ricevendo nella sua
abitazione – conosciuta ormai come “la casa della Vergine Maria”
– un flusso costante di fedeli provenienti da ogni dove: cattolici,
ortodossi, protestanti, musulmani, senza distinzioni di sorta.
Da
quel giorno le capita di essere invitata a raccontare quanto le
accade anche in Paesi lontani, dove sono sorti gruppi
di preghiera devoti alla
Madonna di Soufanieh.
La
vergine Maria trova casa a Soufanieh
Tutto
comincia il 22 novembre del 1982, giorno in cui Myrna, sposata da
poco, va a trovare, insieme con alcune amiche, sua cognata Laila,
seriamente ammalata. Appena le ragazze cominciano a pregare, ecco che
le sue mani si ricoprono di olio. Lo sconcerto è immaginabile.
Istintivamente, le donne decidono di ungere con quell’olio il volto
e le mani della malata. Che, dopo qualche giorno, guarisce.
Il
27 novembre accade dell’altro: anche dall’iconcina raffigurante
Nostra Signora di Kazan conservata in casa di Myrna comincia a colare
olio. Qualche giorno dopo, Myrna va dalla madre, malata anche lei.
Quando cominciano a pregare, ecco che dalle mani della ragazza, esce
altro olio. E la madre guarisce.
Paura,
sconcerto, meraviglia. Stati d’animo opposti si affollano nelle
menti e nei cuori della famiglia Nazzour. Ma non è finita: l’11
dicembre, Samir Hanna, un vicino di casa che soffre di continui
attacchi di cuore, ha avuto da poco un’emorragia cerebrale che gli
ha provocato una paralisi: appena lo ungono con un po’ di
quell’olio, guarisce. E così accade a Ghalya Armouche la quale,
paralizzata anche lei, guarisce.
A quel punto, Nicolas, il
marito di Myrna, decide di informare il Patriarcato
ortodosso. Anche perché
ormai a Soufanieh s’è sparsa la voce e la gente comincia ad
accalcarsi all’uscio di casa per vedere con i propri occhi quanto
vi accade.
Da
lì a poco si presenta in casa monsignor Boulos Pandéli, vicario
patriarcale, accompagnato da due giovani sacerdoti. Tutti constatano
la trasudazione di olio dall’icona e dalle mani di Myrna. E ne
informano immediatamente il Patriarca,
il quale ordina di far analizzare la sostanza. Cosa che accadrà tra
il 1984 e il 1985, presso laboratori di Damasco, Germania, Francia e
Italia. Alla fine, le analisi chimiche daranno risultato univoco: si
tratta di semplice olio d’oliva.
Dopo
la visita dei religiosi, si precipitano nella casa di Myrna due
agenti dei servizi
segreti siriani,
che, avvertiti dei fatti, vogliono capire cosa stia avvenendo da
quelle parti. I due esaminano accuratamente l’icona, che proprio in
quel momento ricomincia a trasudare olio: la smontano, la rimontano.
E alla fine, mentre se ne vanno, esclamano ad alta voce: «Dio è
grande!» (“Allah Akbar”: il grido che suonerà poi
come bestemmia sulla bocca dei terroristi che stanno
insanguinando il Paese e il mondo).
Le
apparizioni della Madonna, le stimmate e l’unità della Chiesa
Per
Myrna, quanto accaduto è solo l’inizio. Nella notte del 15
dicembre dell’82, mentre se ne sta in terrazzo a riposare,
vede una luce abbagliante provenire da una pianta di eucalipto vicino
ad un piccolo ruscello che scorre proprio accanto alla sua casa.
All’interno del globo di luce, ecco una sorta di mezzaluna blu che
subito dopo scompare per lasciare spazio ad una donna bellissima che
avanza verso di lei. È vestita di bianco, con una cintura blu
in vita. In testa indossa un cappuccio e porta sulla spalla destra
uno scialle, anche quello di colore blu. In mano tiene un
rosario che sembra di cristallo. La signora dice qualcosa, ma
Myrna non sente nulla: atterrita, scappa.
Quella
sarà la prima di cinque apparizioni, che si protrarranno fino al 24
marzo del 1983. Myrna, intanto, si è resa conto dell’identità
della donna che la viene a trovare: è la vergine Maria, che si
rende visibile solo a lei. «Figli miei pensate a Dio»: sono le
prime parole che Myrna riesce a sentire nel corso della seconda
apparizione, il 18 dicembre 1982.
«Vi
ho dato l’olio, e ve ne darò di più di quanto ne avete chiesto –
aggiunge Maria – Annunciate mio Figlio, l’Emmanuele. Colui che lo
annuncerà sarà salvato, colui che non lo annuncerà, la sua fede
sarà vana… non sto chiedendo soldi da dare alla Chiesa. Non vi sto
chiedendo di costruirmi una chiesa, ma un luogo di pellegrinaggio.
Date con generosità. Non private nessuno di coloro che vi chiedono
aiuto».
C’è
un messaggio che la vergine ripeterà più di una volta a Myrna,
sottolineato in modo particolare nell’ultima apparizione, avvenuta
giovedì 24 marzo del 1983: «Il mio Dio l’ha detto: riunitevi
in una
sola Chiesa.
La Chiesa che Gesù ha fondato è una, perché Gesù è uno. La
Chiesa è il regno del cielo sulla terra. Colui che l’ha divisa ha
peccato, e colui che gioisce della sua divisione, ha peccato lo
stesso. Gesù la costruì: era molto piccola. E quando crebbe fu
divisa. Colui che l’ha divisa non ha amore in Lui. Riunitevi. Io vi
dico: pregate, pregate, pregate. Come sono belli i miei figli quando
implorano inginocchiati. Non abbiate paura, io sono con voi. Non
dividetevi come sono divisi i grandi. Pregate per gli abitanti del
cielo e della terra».
Che
l’unità della Chiesa fosse al centro dei messaggi sarà evidente
in relazione a un altro segno divino che Myrna si troverà ad
accogliere: le stimmate della passione di Gesù. La prima volta le
vede comparire sul suo corpo venerdì 25 dicembre 1983: verso le 16
si aprono ferite sui suoi piedi, alle mani e al costato. I dolori
sono lancinanti, ma non c’è effusione di sangue. Alle 23,00 le
piaghe si cicatrizzano.
E
come nel caso della manifestazione dell’olio, più di un medico e
alcuni ufficiali dei servizi segreti vanno a vedere cosa
sta succedendo. E anche stavolta non possono che constatare la
buona fede di Myrna e l’autenticità di questi fenomeni. Ma c’è
un aspetto stupefacente che li collega direttamente alla
richiesta dell’unità della Chiesa: le stimmate compaiono
esclusivamente quando la Pasqua ortodossa coincide
con la Pasqua
cattolica.
Accadrà infatti nell’84, nell’87, nel ’90, nel 2001. E il 20
aprile dello scorso anno.
Anche
Gesù parla a Myrna
Alle
apparizioni sono succedute le visioni di Gesù e della Madonna, che
producono in Myrna stati di estasi, durante i quali si accascia priva
di forze mentre il suo corpo trasuda olio. Estasi che possono
durare cinque minuti come delle ore.
«Figli
miei, pregate per la pace e soprattutto per la pace in Oriente», le
dirà la Madonna durante una di queste nel giorno della festa
dell’Assunzione del 1999, mentre si trova in Belgio.
A
maggio del 1984, il Signore le insegna una preghiera: «Beneamato
Gesù, accordami di riposarmi in Te, sopra ogni altra cosa, sopra
ogni creatura, sopra tutti i tuoi angeli, sopra ogni elogio, sopra
ogni gioia di esaltazione, sopra ogni gloria e dignità, sopra tutto
l’esercito celeste, perché Tu solo sei l’Altissimo, Tu solo sei
potente e buono al sommo grado. Vieni a me e consolami e slega le mie
catene, e accordami la libertà. Perché senza di Te la mia gioia è
incompleta. Senza di Te la mia tavola è vuota. Allora verrò per
dire: “eccomi sono venuto perché mi hai invitato”».
E
ancora, il 10 aprile 2004, Sabato santo: «Un comando per voi:
tornate ciascuno a casa vostra, portate l’Oriente nei vostri cuori.
Di qui una nuova luce ha brillato, voi ne siete i raggi in un mondo
dove potere, lussuria e cose materiali attirano così tanto da
mettere a rischio l’umanità intera. Quanto a voi, salvaguardate il
vostro essere orientali. Non permettete, in Oriente, che vi sia tolta
la vostra volontà, la vostra libertà, la vostra fede».
Ogni
volta che Myrna vede il Signore ha bisogno di molto tempo per
recuperare la vista. Come nella visione del novembre del 1984: ci
vollero ben settantadue ore per riacquistarla. Numerosi test sono
stati eseguiti sulla donna, soprattutto sulla vista, la sensibilità
e i riflessi: esami risultati sempre negativi, come se nulla
fosse accaduto.
Oggi,
a Soufanieh, è rimasto tutto come quel 27 novembre del 1982 nella
casa di Myrna. La gente, di ogni religione, arriva da ogni parte del
mondo per implorare la Madonna e ricevere un po’ di quell’olio
benedetto. Tra questi, numerosissimi sono i musulmani. Le grazie e le
conversioni continuano, nonostante le tante difficoltà che
tormentano la martoriata Siria.
L’unica
differenza, è che la famiglia Nazzour ha dovuto fare qualche
cambiamento per via di tutta la gente che si accalca senza sosta
presso la loro casa. Il vecchio patio è stato ricoperto
con un tetto, la terrazza rinforzata per evitare che venga giù per
il peso delle persone. E nel mezzo del patio è stata messa
l’iconcina della Madonna di Soufanieh che continua a donare olio,
che viene costantemente raccolto in un piattino di alabastro. «Scusateci, non accettiamo denaro», recita una scritta ben visibile
posta presso l’icona.
Un
testimone d’eccezione: padre René Laurentin
«Cos’è
quest’olio? Probabilmente è un segno del potere divino. Ma perché
avete scelto proprio me? Sono una qualunque, di scarsa istruzione. In
migliaia avrebbero meritato tanto privilegio. In ogni caso, sia fatta
la Tua volontà. Ti offro le mie azioni, la mia fatica, i miei
dolori, la mia gioia. Ho messo tutta la mia speranza in te», sono
stati questi i primi pensieri di Myrna nei giorni dei primi miracoli,
come ha confidato nel 1987 a padre
René Laurentin,
forse la più alta autorità in materia di apparizioni
mariane che la Chiesa abbia avuto in tempi recenti.
Padre
Laurentin si è recato a Soufanieh nel 1982 per vedere con i
propri occhi ciò di cui aveva tanto sentito parlare. Il 25 novembre
si reca con Myrna, il marito e la piccola Myriam, una dei due figli
della coppia, a far visita al nunzio apostolico a Damasco. E nel
corso della conversazione, ecco che le mani di Myrna cominciano a
coprirsi di olio, tra la meraviglia di tutti; il giorno dopo, la casa
di Myrna e di Nicolas si riempie di gente.
Ma,
improvvisamente, scatta un blackout, fatto abbastanza abituale in
Siria. Quando la luce torna, Myrna è in uno stato di estasi:
stesa sul letto, dalle sue mani scorre copiosamente olio benedetto.
Ad assistere al fenomeno anche il medico della donna, Gamil
Mergy, un ateo convertito grazie ai miracoli di Soufanieh, che
prontamente tampona le mani di Myrna perché quella grazia di Dio non
vada perduta.
Nei giorni successivi, il grande teologo avrà modo
di parlare con i due coniugi e conoscerli meglio. Prima delle
visite della vergine Maria e di Gesù erano entrambi fedeli
normalissimi, dediti al minimo indispensabile per conservare la
fede.
Nicolas,
per esempio, non andava neanche in chiesa. Alla domanda di come la
loro vita fosse cambiata e quanto tempo dedicassero alla preghiera,
Myrna aveva risposto: «La nostra vita è quella di sempre. È solo
più vera, piena di gioia. Un po’ più faticosa, certo, vista tutta
la gente che ospitiamo nella nostra casa. Poi, ci sono i tremendi
dolori delle stimmate, ancora più intensi di quelli del parto. Ma li
accolgo come un grande dono di Dio.
Le preghiere? «Recitiamo
semplicemente il santo rosario e le preghiere ordinarie della
Chiesa». Tutto semplice, come semplice è la grazia del Signore.