Pubblichiamo la risposta che lo scrittore siro-francese Jean Claude Antakli scrive ad un amico canadese a proposito delle accuse rivolte da un panel dell'ONU alle Forze Governative Siriane sull'uso del gas sarin a Khan Sheikhoun
“Jean-Claude...
ho una domanda che mi tormenta da diversi anni, da 3 o 4
precisamente. Ammetto e mi scuso di non aver tempo per leggere i tuoi
libri sulla miseria in Siria. Non mi piacciono particolarmente le
lunghe letture di natura politica. D'altra parte, tu non mi hai mai
detto che il vostro Presidente era responsabile degli attacchi di gas
sarin nel paese e che questi attacchi erano stati denunciati
dall'Occidente, bisogna dirlo. I tuoi scritti recenti accusano in
modo abbastanza diretto che è piuttosto l'Occidente.., gli USA, ad
essere i vostri nemici. Quando tu parli dell'Occidente, e il Canada
ne fa parte, io credo che noi non abbiamo alcuna responsabilità per
le disgrazie che hanno avuto luogo nel tuo Paese. Sarebbe invece
importante in particolare constatare come il mio Paese sia aperto ad
accogliere i migranti. Il nostro Primo Ministro se ne è fatto un
punto d'onore simulando in un certo senso un venditore immobiliare
che fa i fine settimana aperti! E sei stato a conoscenza
dell'ospitalità data ai migranti degli USA che erano lì
temporaneamente durante il mandato di Obama? Quindi, mi dici per
piacere perché i Russi appoggiano il tuo Presidente mentre vogliono
allontanare gli Americani che sono da voi per aiutarvi a liberare la
Siria dai fondamentalisti assassini? Grazie e buon fine settimana.
Léo.”
Rispondo a tutti i nostri amici canadesi e non solo, alla ricerca della verità
sull'uso o meno di armi chimiche da parte dell'Esercito Siriano ( e
non del «Régime», termine improprio ed infondato che io rifiuto a
motivo della sovranità delle Nazioni di decidere del loro destino - Carta delle Nazioni Unite).
Caro
amico Léo,
rispondo
alla tua domanda e alla tua preoccupazione per l'uso o meno di armi
chimiche in Siria da quello che coralmente viene chiamato e descritto
da tutti i media mainstream che speravano nella caduta del "Regime
di Assad!". Questo argomento così pubblicizzato, sfruttato per
scopi geopolitici che non hanno nulla a che vedere con la verità.
Soprattutto con quella vissuta dai miei compatrioti (medici,
infermieri, direttori degli ospedali di Aleppo e della sua Regione)
con i quali siamo stati costantemente in contatto fin dalla creazione
del nostro Istituto di Infermieristica Francese nel 2009, prima della
guerra, e fino al 2012 quando abbiamo dovuto lasciare Aleppo sotto le
bombe, perchè la nostra sicurezza non era più assicurata. Tutto
questo per dirti che gli operatori sanitari sapevano distinguere la
natura e la possibile origine delle armi chimiche utilizzate sulle
vittime ospedalizzate.
Questo
preambolo dovrebbe essere interessante per te e per tutti i tuoi
compatrioti che soffrono di un flusso migratorio senza precedenti
come conseguenza del terrorismo diventato internazionale: come è che
da 6 anni, 2000 giorni e 500.000 vittime in Siria, nessuno dei media
mainstream è stato in grado di menzionare una sola volta l'ipotesi
della responsabilità dei jihadisti stessi, nell'uso di gas chimici
(Sarin in particolare)!??
Questi
jihadisti, detti anche ribelli moderati, secondo la famosa
espressione del nostro ex Ministro degli Affari Esteri (Laurent
Fabius) che diceva a loro riguardo: "fanno un buon lavoro"!
Va ricordato che oggi questo ex ministro soprannominato "lo
straniero agli affari esteri" è perseguito per crimini contro
l'umanità e complicità con il caso Lafarge che non ha smesso di
spargere tanto sangue quanto inchiostro, con flagranti e angoscianti
rivelazioni, degne dei peggiori momenti del nazismo!
Come
risposta per facilitarti potrei consigliarti di leggere e rileggere i
nostri ultimi due libri “Siria, una guerra senza nome”,
pubblicata nel 2014 da Artège, lodato dalla stampa indipendente a
Parigi e dal giornalista e saggista Éric Naullau che è venuto
appositamente da Parigi per presentarlo con me presso il CUM (Centro
Universitario di Nizza). Ti proporrei anche il gruppo mediatico
"Renaissance" che dopo averci ascoltato ha scritto una
recensione che è stata inviata a tutti i deputati francesi, con la
speranza che possano rivedere la loro posizione sulla Siria.
“Syriapocalypse” pubblicata da Harmattan nel 2016, è solo il
seguito cronologico sul “Siria, una guerra senza nome”!
Tre
anni di scrittura per 6 anni di guerre, 70 anni di guerre
israélo-arabe dalla creazione dello stato d'Israele nel 1948 e con
bilancio provvisorio l'esodo di 20 milioni di cristiani d'Oriente,
patrimonio mondiale della cultura massacrato sull'altare degli
interessi dei poteri di questo mondo, per il petrolio, per il gas e
soprattutto per ciò di cui si parla così poco, l'acqua, questa
materia indispensabile alla vita! Più di 6 milioni di morti ed
altrettanti handicappati in questa regione del mondo, chiamata Terra
Santa, dopo tutte queste guerre che non hanno più niente da
invidiare a lei: la " Shoah" !
La
vita, a seconda che si sia in Occidente o in Oriente, non ha lo
stesso valore: la prova se n'è avuta quando hanno chiesto a
Madeleine Albright nel 2003, riguardo al rischio di sacrificare circa
500.000 bambini iracheni per spodestare Saddam, se ciò ne valesse la
pena... direttamente senza tentennare rispose: "Sì, per questo
ne vale la pena!". E se ci si riferisce ai cantori del jihadismo
che gridano alto e forte da tutti i minareti del Qatar e dell'Arabia
Saudita: "Sgozzateli (parlando dei miscredenti, di preferenza
cristiani), ma fate attenzione che il loro sangue non coli ovunque,
ma solo nei canali di scolo perché è sangue impuro!". Da
allora come non congratularsi con l'ex Presidente Hollande per aver
decorato con la Legione d'onore il Re di tutta questa mascherata
intrisa del sangue dei veri martiri, in nome di Allah, di colui che
spinge ai massacri dei bambini e dei vecchi senza difesa, colui che
garantisce impunità per gli stupri collettivi in nome di un, io non
so quale, islam radicale ed assurdo....
Bush,
Obama, Trump, sono su questa stessa linea, rossa di sangue e di
denaro!
Mia
moglie francese, io stesso Franco-Siriano originario di Aleppo, città
martire ma sempre ospitale ed aperta al mondo, consacrando tanto
tempo alla scrittura avevamo in mente un solo obiettivo: difendere
la sovranità dei popoli e particolarmente quelli della Siria di
disporre del loro destino, ricordandoci di ciò che diceva George
Orwell, uno dei più grandi scrittori del nostro tempo: "In
questi tempi di inganno universale dire la verità è un atto
rivoluzionario".
Abbiamo
semplicemente detto la verità, senza mai ergerci noi stessi a
verità, parlando di una vita, la nostra dal 2008 al 2012 quando
vivevamo le giornate ad Aleppo, a Damasco, a Raqqa, a Deir el Zor, a
Homs, e ad Hama, sulle rive dell'Eufrate e dell'Oronte, non abbiamo
smesso di attraversare tutte le città e i villaggi della Siria dei
quali mia moglie si era ancora più innamorata di me. Per mostrare
loro la nostra solidarietà, abbiamo dato loro voce attraverso tutti
i nostri libri e i nostri scritti, perché erano loro le vittime, e
vittime senza voce! Quanto a me, non è mai stata questione di
difendere un partito o un Presidente, ma piuttosto, tutti i valori
che la Siria, il Libano e la Francia mi hanno potuto inculcare già
dalla mia infanzia più tenera, vale a dire l'amore della patria,
della libertà e della pace.
Mio
caro Léo, dando la parola a due eminenti esperti di geopolitica,
l'uno grande reporter, l'altro ex ambasciatore di Francia, entrambi
specialisti del Grande e Medio Oriente, tu avrai un assaggio dei più
eloquenti su ciò che il generale De Gaulle definì a suo tempo, con
questa formula diventata famosa: "verso l'Oriente complicato,
son volato con idee semplici." Era il tempo della liberazione a
Parigi (1944) ma anche della fine poco gloriosa (1945) della presenza
militare francese in Siria e Libano iniziata con la macelleria
dell'Impero ottomano organizzato nel 1918 da Londra e Parigi.
Jacques
Marie Bourget, grande reporter di guerra (Vietnam, Libano, Iraq,
Iugoslavia, Palestina, Siria,..) ha coperto tutti questi avvenimenti
per conto di numerosi giornali: L'Aurore, Le Canard Enchaîné,
L'Express, VSD et Paris Match, ecco qui alcuni brani del suo servizio
apparso il 13 Aprile 2017 sull'argomento che ti preoccupa tanto, dal
titolo “Siria-Washington: Gas e menzogne a tutto spiano”:
La
storia della guerra è quella della menzogna. L'ultima proposta
americana, di una serie che risale -perlomeno- al XIX° secolo:
vetrifichiamo la Siria. E'
difficile sopravvivere quando, con giudizio inappellabile, il mondo
del bene vi classifica nel campo dei mascalzoni. Di quelli che ridono
nei cimiteri dei bambini venendo a ostentare la realtà di un
bombardamento al gas sarin operato dall'esercito siriano. Bisogna
imparare a conviverci con questo marchio intimo: quello dell'infamia.
La nostra. Ciò che ci deve confortare è l'essere in compagnia di
coimputati che sono pure uomini esperti e stimati. Quello che intendo
dire è che hanno passato la loro vita cercando di salvare il mondo,
almeno un po'. L'altro conforto deriva dalla natura di coloro che ci
descrivono come compagni di viaggio degli aguzzini. Essere accusati
di disumanità da un campione di questa, il presidente USA, è come
una medaglia della Resistenza. Sulla lista di coloro che ci hanno
messo all'indice, potrei aggiungere i leader politici europei, ma è
inutile, per contratto sono tenuti ad obbedire a Washington....
Due
ricordi forti mi tornano agli occhi e alla memoria. Il 13 febbraio
1991 sono a Baghdad per coprire la guerra del Golfo. Un amico mi
sveglia all'alba, "gli Americani hanno bombardato un rifugio nel
distretto di al-Amiria". Salto nelle mie scarpe per arrivare di
fronte a un pesante edificio di cemento armato mezzo interrato. I
muri stanno bruciando come una fucina. Posso solo salire una scala
per pochi metri prima di fare mezza rampa, si soffoca. Trascorro due
giorni e due notti qui. Il tempo nel quale i vigili del fuoco
estraggono da questa fornace solo corpi carbonizzati. Ce ne sono
almeno quattrocento. Donne, bambini e anziani, venuti qui per
proteggersi dalla guerra.
Ascoltando
la BBC, RFI le radio del Mondo libero che posso captare, apprendo che
questo "shelter" è stato bombardato perché Saddam Hussein
si trovava all'interno.. ah bene.. Saddam è morto? Ovviamente è
una farsa, una cattiva scusa per i top gun decisi a testare, dal
vero, l'efficacia del loro aereo Stealth e di questi nuovi missili
perforanti. Il fatto è che quei 400 morti non fanno colare le
lacrime dei popoli della Comunità Internazionale. Madeleine Albright
ce ne ha dato la misura, indicando che i bambini morti in Iraq
valevano bene il prezzo della democrazia. (*)
Oggi,
digitate Al-Amaria su Google.. Non troverete niente! Nessun
crimine, nessun rifugio, niente bimbi assassinati. Alcuni anni più
tardi, sul Kosovo, leggendo i titoli di Le Monde che ci informava
"delle decine di migliaia di morti", io ho cercato e non
trovato una riga. I morti erano latitanti.. scomparsi.. Magari
questo è normale. Questi due esempi sono quelli di due menzogne.
Delle parole, delle voci, vengono fatte girare per giustificare
l'attacco, la guerra che è raramente "giusta". Ricco di
questa esperienza, e di alcune altre, come un gatto che si è
scottato, temo e diffido dei comunicati ufficiali; quelli che
pretendono di darci le buone ragioni per i morti, le giuste ragioni
dei missili e delle bombe...
Nell'agosto
1995, a Sarajevo fa un caldo tremendo, quando una granata cade sul
mercato di Markale. Nel flash d'agenzia i Serbi sono designati come
autori della carneficina. L'ONU dopo essersi presa del tempo per
indagare asserisce chiaramente che il tiro è partito dalla zona
controllata dai Bosniaci. Che quindi si tratta di una provocazione
(false flag) con la quale dei provocatori sparano sul loro proprio
popolo. Ma poco importa. La Corte della Comunità Internazionale
pilotata dalla NATO fa ribaltare la guerra verso il lato che le
conviene: i Serbi, anche se più tardi forniranno buone ragioni ai
loro avversari, dovranno renderne conto.
Ultimo
quadro della nostra esposizione: "Dottor Folamour", il 5
febbraio 2003 davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Colin
Powell, Segretario di Stato, agita una provetta che conterrebbe un
elemento chimico delle armi di distruzioni di massa di Saddam
Hussein. Conoscete il seguito, i milioni di morti, un Paese
spezzato, poi Daech, ed una regione frantumata. Forse presto il
mondo sarà come quello che ci mostra ogni sera Pujadas, (cf la mia
lettera aperta alla stampa), non "Una guerra contro il
terrorismo", bensì la prima marcia militare di una guerra
globale.
Mercoledì,
5 aprile, nello stesso luogo dove Powell ha agitato la sua provetta,
Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, sventola
grandi foto di bambini, "morti in Siria durante un attacco
chimico" a Khan Cheikhoun. Potrebbe essere vero, ma, come si
dice nelle stazioni di polizia, la sua fedina penale non è affatto
immacolata. Fuori dall' affermare l'evidenza, perché Bachar Al
Assad che risaliva la china diplomatica e militare, si sarebbe
lanciato in un'impresa tanto pazza? A tutt'oggi non ho trovato né
letto una risposta convincente....
"Paesi
come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, che hanno
iniziato la guerra in Siria sei anni fa, non si fermeranno davanti a
nulla. Anche la Carta delle Nazioni Unite non sarà sufficiente per
fermarli. Essi conducono la guerra nel modo che sappiamo. In
conflitti che essi stessi hanno creato. Lo sappiamo almeno dalla
guerra in Jugoslavia. Dal 1990, ci sono state un sacco di menzogne.
E' un modello quello che vediamo nella politica estera
statunitense... Allora, o noi fermiamo tutto questo o ci dobbiamo
aspettare problemi! " (Willy Wimmer, ex vicepresidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE e ex
segretario di Stato per il ministero della difesa tedesco).
Michel Raimbaud, ex ambasciatore di Francia in Siria, batte sullo stesso
chiodo in "Africa-Asia": "Il momento unipolare americano (1991/2011) ha permesso al "più potente Impero che sia mai esistito sulla superficie della Terra" di distruggere le basi della legalità internazionale, stabilendo il nuovo ordine mondiale voluto dai falchi di Washington. Questo si tradurrà a tempo di record nell'abbandono dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite: sovranità, non ingerenza, diritto dei popoli all'autodeterminazione, diritto di ogni Stato a scegliere liberamente la propria forma statuale e politica non condizionato da interferenze straniere, obbligo di negoziare in caso di conflitto prima di ricorrere all'uso o alla minaccia dell'uso della forza. La "comunità internazionale" atlantica troverà la sua lampada di Aladino in un concetto miracoloso, la "responsabilità di proteggere" (R2P): la versione riveduta del diritto di interferire dalle connotazioni troppo colonialiste. Le Nazioni Unite (ONU) verranno strumentalizzate, o ignorate quando il motore unipolare sperimenterà i suoi primi fallimenti: si farà grancassa sulle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza quando dice "sì, sì, sì", ma si farà finta di niente quando dirà di no".
Dare
razionalità alla follia di Trump è difficile, tranne forse per gli
esegeti dell'amministrazione americana che notano che un certo KT Mc
Farland è ora vice-consulente della sicurezza nazionale a
Washington. In passato, al fianco del criminale di guerra Henry
Kissinger, era uno dei campioni della politica "dell'uomo
folle". Nel senso che è necessario fare le cose meno
prevedibili per sorprendere l'avversario ...
Oltre
alla tentazione di fare il pazzo, Trump ha altri motivi che lo hanno
indotto a dimenticare la sua promessa di stabilire buone relazioni
con la Russia. Wall Street ha fatto notare alla Casa Bianca che
l'annuncio di una politica pacifica con Mosca ha, in poche ore,
pesantemente trascinato verso il basso gli indici della Borsa. Per
continuare a produrre, vendere, sfruttare, uccidere, la lobby
militare-industriale americana ha bisogno di un nemico pericoloso per
i cittadini americani e per Hollywood, quindi occorre rinverdire la
leggenda: Putin e Stalin stessa battaglia.
Un
secondo affare di denaro, enorme, cade a fagiolo sull'Ufficio Ovale.
Durante la sua visita del 14 marzo a Washington il vice-Principe
ereditario saudita Mohammed Ben Salman Al Saud, che è anche ministro
della difesa del Regno, ha promesso investimenti per 600 miliardi
negli Stati Uniti al fine di migliorare le infrastrutture. Ecco un
tema della campagna elettorale di Trump finanziato, con accessorio
l'odioso muro al confine messicano. Come contropartita il principe
della dittatura saudita ha chiesto che Washington riveda la sua
politica in Siria. Che sparisca Bashar al Assad e che la Siria sia
una Repubblica islamica.
A
proposito dei corpi del reato, il Sarin e missili Tomahawks,
l'indagine è sottile. Di 59 missili sparati dal mare, 36 sono
scomparsi durante il volo. I Russi lodano la qualità del loro
dispositivo di protezione S 300 ... Inoltre, il Tomahawk, salvo
essere lanciato su obbiettivi vicini, è più caricato di
combustibile che di esplosivo. I suoi effetti (li ho visti in Iraq e
a Belgrado) non sono così distruttivi. Così l'aeroporto militare
siriano di Sharan, che ne era l'obiettivo, è rimasto pressoché
intatto. Nel suo gesto "da uomo folle", Trump sembra aver
fatto solo un po' di scena. Come la Francia vittima del 1983, dopo
l'esplosione del Drakkar, quando ha bombardato il deserto della Bekaa
per uccidervi un pastore e il suo asino. Per quanto riguarda la "vera
ragione" per cui gli Stati Uniti hanno attaccato la Siria e che
stiamo cercando, l'ex deputato statunitense Ron Paul dice che è
stata più un'azione del "Deep State" contro il presidente
Donald Trump che non una decisione del presidente stesso. Questa è
la spiegazione di Ron Paul per il quale l'amministrazione ha
ingannato Trump: «Che cosa è successo quattro anni fa nel 2013, si
sa, e tutto a motivo del superamento della "linea rossa"?
Da allora, i neocon ululano e urlano, e parte dell'amministrazione ha
urlato e ululato contro Assad e i suoi gas tossici (come per Saddam e
le sue armi di distruzione di massa). Non è mai stato dimostrato che
Assad li abbia usati, e il funzionario delle Nazioni Unite, Carla Del
Ponte, ha detto che l'attacco chimico di 2013 è stato probabilmente
fatto dai ribelli. Non ha alcun senso, per Assad, l'improvviso uso di
gas tossici. Penso che non vi sia alcuna possibilità che abbia fatto
questo deliberatamente.»
Ma
cosa si può arguire dalle osservazioni provenienti dal campo di
battaglia stesso? Alcuni dettagli. Esperti neutrali, in particolare
una ONG svedese con competenza in materia di gas tossici, hanno messo
in discussione le modalità dei primi soccorritori e altri "Caschi
bianchi". I corpi o i feriti colpiti da Sarin non sono da
manipolare a mani nude. Le iniezioni fatte ai bambini sono
inadeguate.
La
seconda osservazione esterna ci viene dalla personalità del medico,
quello che ha lanciato l'allarme per questo evento e quella del suo
media satellite. Qui diamo la parola a "Zero Hedge", un
organo d'informazione rispettato con sede a New York, come vedremo,
il sito include alcune delle informazioni sopra riportate:
“Gli
osservatori hanno anche notato che il 1° aprile 2017, un medico sul
campo a Khan Sheikhoun, il dottor Shajul Islam, aveva ricevuto
diverse spedizioni di maschere antigas nei giorni precedenti
all'incidente chimico. Il Daily Mail ha riportato che il Dr. Shajul
Islam era ricercato dal governo britannico nel quadro del rapimento
di due giornalisti in Siria, ed i servizi di sicurezza hanno
dichiarato che Shajul Islam e suo fratello avrebbero avuto dei legami
col boia dell'ISIS 'Jihad John'. Inoltre,
le sequenze hanno mostrato che i Caschi Bianchi "soccorrevano le
vittime" in un modo che non era affatto conforme al protocollo
stabilito sul come trattare i corpi contaminati dal Sarin. Le
immagini mostrerebbero che i "caschi bianchi" maneggiano le
vittime sospette di avvelenamento da Sarin con le loro mani nude,
piuttosto che con i guanti, che sono necessari per impedire al
soccorritore di essere danneggiato dalla stessa sostanza chimica.
Inoltre sembrano usare le semplici mascherine anti-polvere, che non
danno alcuna protezione nel caso dell'attacco con il Sarin.”
Per
far conoscere "la situazione sul campo", i Caschi Bianchi e
gli uomini come il dottor Shajul Islam devono utilizzare i media.
Nessun problema. Cacciato da Aleppo, il buon medico ha un mago a
portata di mano: Bilal Abdul Kareem (1) pratico di video, fotografia
e scrittura. Un sogno per una redazione! Questo attore fallito,
prima di essere un imam a Brooklyn, ha lasciato gli Stati Uniti dopo
aver approvato un attacco islamista contro una base dei Marines negli
USA.
Dopo
aver girato il mondo in Sudan, Ruanda, Egitto, è diventato un
cameraman per un canale televisivo religioso saudita. Poi è partito
per la Jihad in Siria. Ad Aleppo, la sua messa in scena dei famosi
"Caschi bianchi", appena premiati a Hollywood, ha fatto
miracoli. La CNN lo ha anche assunto come freelancer ed ha ottenuto
anche un Premio per Corrispondenti di Guerra in Francia a Bayeux!
Quando non sta filmando, Kareem, su Facebook, dà consigli ai giovani
Musulmani di tutto il mondo affinché possano al meglio rispettare
la Sharia. E'
fare torto a questo esimio collega supporre che sarebbe una recluta
di grande qualità per la CIA...
Rimane
oggi, per i cervelli che non vanno più veloci della musica, per gli
esperti militari, e quelli che combattono coi gas, esprimere un
verdetto. Se questo è ancora possibile. Se cade, Trump avrà già
vetrificato Damasco e affondato in mare la Corea del Nord. Peccato
che François Hollande non sia più all'Eliseo per applaudire a tutte
queste meraviglie.
Jacques-Marie Bourget
Per
concludere chiamerei alla sbarra uno dei più ardenti difensori della
libertà di espressione, nel mondo, e tra i più grandi giornalisti del
XX° secolo: John Swinton redattore capo del New York Times. A New
York, nel corso di un banchetto, il 25 settembre 1880, il celebre
giornalista si arrabbiò quando gli si propose di brindare alla
libertà della stampa :
"
Non esiste, oggi, in America, una stampa libera ed indipendente. Lo
sapete bene quanto me. Non uno solo tra voi oserebbe scrivere le sue
opinioni oneste e voi sapete molto bene che se lo fate non saranno
pubblicate. Io non sono pagato affinché pubblichi le mie opinioni
e noi sappiamo tutti che se ci azzardassimo a farlo, ci ritroveremmo
immediatamente sulla strada. Il lavoro del giornalista è la
distruzione della verità, la menzogna patente, la perversione dei
fatti e la manipolazione dell'opinione al servizio dei Poteri del
Denaro. Siamo gli strumenti obbedienti dei Potenti e dei ricchi che
tirano i fili dietro alle quinte. I nostri talenti, le nostre facoltà
e le nostre vite appartengono a questi uomini. Siamo delle prostitute
dell'intelletto. Tutto ciò, lo sapete bene quanto me! "
Se
tutti i giornalisti del mondo servissero la verità con imparzialità,
coraggio e integrità, il mondo migliore che vorremmo lasciare ai
nostri figli sarebbe il sogno che si avvera!
Se
questa risposta ad un amico canadese, interessato alla verità e alla
pace, vi tocca, spetta a voi di diffonderlo senza moderazione, in
modo che insieme riusciremo un giorno a far avanzare la pace nel
mondo!
Jean Claude Antakli
(trad. dal francese di Gb. P)