Mercoledì sera verso le 18 è avvenuto quanto segue:
Una trentina di uomini armati – tutti col volto coperto eccetto il comandante - hanno fatto irruzione nello stazzo del gregge del monastero dove si trovavano alcuni impiegati. Hanno messo a soqquadro gli ambienti chiedendo del padre responsabile e cercando armi e denaro. Uno dei pastori è stato costretto a condurre un gruppo degli armati fino a un’altra ala del monastero, dove sono state trattenute, in una stanza sotto sorveglianza, quattro sorelle, proprio al momento in cui si preparavano a scendere per la preghiera. Subito dopo, alcuni degli aggressori si sono avviati alla chiesa e vi sono entrati. La comunità monastica, riunita per la meditazione, ha ricordato loro che il luogo è consacrato alla preghiera e merita rispetto. Gli uomini armati hanno quindi obbligato i presenti, minacciandoli, a radunarsi in un angolo della chiesa. Hanno poi intercettato altre persone nel monastero trattandoli brutalmente. Poi, senza far danni maggiori, hanno cercato, ancora senza risultato, armi e denaro, distruggendo gli strumenti di comunicazione reperiti. Nel corso dell’aggressione, il responsabile del gruppo fotografava col suo telefonino portatile. Dopo aver acconsentito a che si riprendesse la preghiera, ha ordinato ai presenti di rimanere in chiesa per un’ora. Il superiore del monastero si trovava a Damasco e non è potuto rientrare che all’alba del Giovedì. È da menzionare che gli armati più in autorità avevano dichiarato da subito la loro intenzione di non recar danno alle persone presenti nel monastero e si sono effettivamente comportati come promesso durante l’aggressione.
È ovvia la domanda sull’identità del gruppo armato. Impossibile al momento dare una risposta sicura. Ciò che sembra certo è che si sia trattato di uomini abituati all’uso delle armi in vista di interessi materiali. Resta senza risposta anche la questione relativa al perché si cerchino delle armi in un monastero che ha scelto e diffuso la non-violenza da tanti anni.
Ringraziamo Iddio per la protezione dei suoi angeli, e abbiamo pregato durante la Messa per coloro che ci hanno aggredito e per le loro famiglie. Nonostante questo evento doloroso non abbiamo perso la pace e neppure il desiderio di servire la riconciliazione.
Deir Mar Musa
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