Traduci

venerdì 4 maggio 2018

Democrazia e Islam

L'amico Giovanni Lazzaretti risponde ad osservazioni che ha ricevuto a seguito del precedente articolo "San Charbel salvi la Siria" . 

Damasco - Domenica, 6 maggio 2001  PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II 


«Buongiorno Lazzaretti. Ho letto i suoi articoli sulla Siria e vedo molte semplificazioni. Bisognerebbe almeno tenere conto che…». Eccetera.
E’ un’obiezione classica, e la risposta è univoca: «Caro amico, un articolo di giornale non è un trattato. L’articolo deve trasmettere una “idea-forza”, semplificando all’osso la situazione descritta. Dietro l’idea-forza ci devono essere, ovviamente, le pezze giustificative che la confermano. Quindi il problema chiave è: l’articolo, necessariamente sintetico, dirige il lettore verso la verità o verso i luoghi comuni?» 


E con la Siria? Le sintesi riportate dai media ci portano verso la verità o verso i luoghi comuni?

Leggo da Wikipedia che «le iniziali proteste (del 2011) avevano l'obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th».
Interessante. Ma la struttura monopartitica con che cosa potrebbe essere sostituita in un paese a maggioranza islamica? Ci sono tre possibilità.

Prima possibilità: si vuole sostituire il monopartitismo di Assad con un monopartitismo di tipo diverso. E qui basta ricordare «chi lascia la strada vecchia per la nuova…». Il monopartitismo di Assad garantiva pace, benessere, convivenza tra le minoranze; possibilità di mangiare, curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare; nessuna necessità di emigrare; nessun debito pubblico. Non è scritto da nessuna parte che un altro monopartitismo potrebbe fare di meglio; e soprattutto non si può usare la violenza per sostituire un bene certo con una speranza vaga.

Seconda possibilità, quella indicata da Wikipedia: «col radicalizzarsi degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della totalità dei combattenti. Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo l'instaurazione della Shari’a in Siria». L’introduzione della Shari’a in Siria è certamente peggiorativa rispetto al monopartitismo di un presidente laico. Eppure USA + Gran Bretagna + Francia, che si fregiano dell’etichetta di democratici, detestano Assad e sostengono le milizie violente e fondamentaliste che vogliono la Shari’a.

Terza possibilità: introdurre una democrazia occidentalizzata in Siria. E qui viene da ridere. Solo chi non sa più cos’è la democrazia può pensare che la si possa introdurre in un paese a maggioranza islamica.

La democrazia funziona così.
(1) Esiste la legge naturale universale. Precede le leggi degli Stati, le guida, le giudica.
(2) La democrazia è superiore rispetto ad altre forme di gestione dello Stato solo se è fondata sulla legge naturale universale. Altrimenti diventa solo un formalismo democratico – elettorale.
(3) L’Islam per sua natura è incompatibile con la democrazia, avendo nel suo DNA diverse violazioni della legge naturale universale (quanto meno la disparità tra uomo e donna, tra mussulmano e non mussulmano).
(4) L’Islam non può quindi aderire alla vera democrazia, ma solo al formalismo democratico - elettorale.
(5) Il formalismo democratico nell’Islam lo si può imporre, ma si constaterà subito che non funziona: o vincono le elezioni i fondamentalisti, e ricadiamo quindi in un’altra forma di regime; oppure chi vince non è in grado di controllare il territorio, vedi Iraq, Libia e, a breve, Tunisia (ha iniziato a «portare avanti le riforme strutturali richieste dal Fondo Monetario Internazionale», ossia tagli e tasse: vedrete che a breve riesplode).

Nell’Islam vediamo storicamente 4 macro-forme di governo: dittature che non lasciano spazio alle minoranze (Arabia), regimi collettivi fondamentalisti (ayatollah in Iran, talebani in Afghanistan), presidente forte e laico (Saddam, Assad, Gheddafi, Mubarak), formalismo democratico (l’attuale Libia, l’attuale Tunisia, l’Egitto per qualche mese). Non vediamo, né mai potremo vedere, la democrazia vera fondata sulla legge naturale universale.

Possiamo quindi affermare che i media ci portano verso i luoghi comuni: «Assad è un dittatore e i dittatori devono cadere».
Lavorano invece per la verità i pochi giornalisti che sostengono Assad come uomo chiave per consentire alle minoranze di sussistere all’interno della Siria.

Resta da capire come mai la triade democratica USA + Gran Bretagna + Francia ami tanto le dittature fondamentaliste tipo l’Arabia Saudita, e detesti i presidenti forti e laici come Assad. Io credo che amino l’Arabia Saudita perché in fondo si assomigliano: il formalismo democratico senza la legge naturale universale diventa infatti “dittatura della maggioranza”. O addirittura “dittatura della minoranza”, se guardiamo il caso di Macron in Francia.
Mettete insieme “finanza + negazione della legge naturale”, e vedrete che USA + Gran Bretagna + Francia + Arabia Saudita stanno proprio bene insieme.

Giovanni Lazzaretti
Taglio Laser, la Voce di Reggio, 28 aprile 2018

mercoledì 2 maggio 2018

Domenica 6 maggio in Siria giornata di preghiera per la Pace


Domenica 6 maggio tutta la comunità cristiana di Aleppo e le Parrocchie della Siria intera si uniranno nell'implorazione a Dio e alla Santa Vergine 
per ottenere il dono della Pace.
Questo il tema della Giornata: 
" Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo...
Non rimanga turbato il vostro cuore" ( Gv 14,27)


Ci uniamo alla preghiera dei fratelli siriani, facendo nostre le parole di Sant' Agostino : "Poiché il Signore manda a vuoto i pensieri dei popoli e respinge i disegni dei potenti"

sabato 28 aprile 2018

Se le prove di 'attacco chimico' sono fornite da Uk, Francia, USA sono vere, se la Russia convoca testimoni che smentiscono è ridicola propaganda: questa è la stampa libera, bellezza!




La sporca guerra in Siria si ritorce contro i mezzi di informazione internazionali

di  Elijah J Magnier

I sette anni della sporca guerra che è in corso in Siria hanno creato non solo centinaia di migliaia di vittime tra morti e feriti, una distruzione valutata in centinaia di miliardi e milioni di rifugiati e sfollati all’interno del paese ma hanno anche inferto un colpo devastante alla credibilità dei mezzi di informazione internazionali. La maggioranza dei cronisti, compatta in una precisa e violenta campagna a livello internazionale, ha preso una posizione opposta ad altri giornalisti, analisti, membri del mondo accademico e attivisti che si sono ritrovati in minoranza.
Chiunque si sia opposto al “cambio di regime”, abbia rifiutato la propaganda interventista, chiunque si sia dichiarato a sfavore di una guerra generale contro la Russia e che abbia lottato per offrire un’alternativa a quella  narrativa ottusa propagandata dai neoconservativi, è stato attaccato. Tutti sono stati etichettati come “ pro Assad” oppure, più recentemente “ pro attacchi chimici”. Comunque è emersa una nuova consapevolezza che si può dire stia creando un nuovo  costruttivismo sociale che si oppone a questi potenti ma tendenziosi “media” ricercando e trovando nuove realtà con la volontà di mettere sotto accusa questi mezzi di informazione senza fare caso a coloro che hanno, per tantissimo tempo, incondizionatamente, incarnato l’informazione.  Alcuni, infatti stanno definendo questi tendenziosi giornalisti “paladini di salafisti wahabisti”.
Questi mezzi di informazione si sono uniti agli USA, UK, Francia e a molti altri paesi europei e mediorientali nella loro “guerra alla Siria” senza prendere assolutamente in considerazione i desideri del popolo siriano e l’esistenza e i risultati delle elezioni. La gran parte della “ Siria utile” è stata liberata senza l’aiuto o il consenso delle Nazioni Unite e senza una strategia specifica o una alternativa plausibile  in accordo con la volontà dei siriani e non solo dei loro “proxies”. Molti paesi hanno investito più di 140 miliardi di dollari in Siria con un unico ovvio risultato, riportare “di nuovo al punto di partenza” un paese distrutto e una popolazione dispersa. Il mondo sembra che ignori i risultati del “cambio di regime” in Libia, l’intervento americano in Afghanistan (con risultati devastanti per il paese) e con il Pakistan, oltre alle conseguenze del cambio di regime in Iraq.
I principali mezzi di informazione (MSM) hanno abbandonato la copertura della guerra in Siria poiché la lotta per rovesciare il governo siriano e il suo presidente Bashar al-Assad era perdente, l’esercito siriano vinceva ogni battaglia contro i jihadisti e i militanti  sponsorizzati dai sauditi. I jihadisti sono stati sconfitti quasi dovunque in Siria e portati perlopiù nelle città settentrionali di Idlib e Jarablus, sono rimasti in alcune sacche nell’estremo est e sud, ai confini con Israele e la Giordania.
I giornalisti, comunque, hanno deciso di impegnarsi in un altro tipo di guerra ( una vendetta?) per soffocare qualunque voce alternativa pronta a smascherare la loro insistente narrativa in difesa dei jihadisti , dipinti come “ribelli moderati” (di fatto negli ultimi sette anni) e che richiedeva un incremento della guerra in Siria. Il fatto curioso è che molti del gruppo “ media sotto accusa”, anche se non tutti, sono stati scelti come i bersagli preferiti dei MSM. Sono stati subito classificati come “ Assadisti”, “pro-regime”, “Putinisti”, “pro-Russia”, “pro-Hezbollah”, “pro-Iran” o anche “  (ro)bot russi”. E’ come un cartellino rosso che ti viene attribuito per bollare tutti quelli che non sostengono altre violenza in Medio Oriente o  altri bombardamenti indiscriminati di Trump o tendono a non far crescere la tensione tra le due superpotenze con altre truppe sul campo in Siria per spingere il mondo verso una guerra più ampia. Ci sono degli “accounts” sconosciuti molto tollerati dai “media”in quanto concordano con la narrativa “anti-Assad”.
Potrebbe essere il risultato della  mancanza di consapevolezza, ma i mezzi di informazione internazionali danno l’impressione di essere pronti ad abbandonare la loro originaria e unica legittima missione di “informare la gente presentando fatti e analisi”. Non viene dato, inoltre,  spazio sufficiente alla critica o alle contro-argomentazioni, si trasmette solo una opinione di governo senza neppure cercare di corroborare la narrativa esposta erroneamente. Ciò nonostante il mondo osserva molto attentamente e molti non sono disposti ad accettare una trama a senso unico offerta dalla televisione e dai giornali con la loro versione degli eventi. Grazie alla forza e all’accessibilità delle informazioni in internet e soprattutto sui “social media” tutti sono in grado di ricercare quella che credono sia la verità, cercando articoli imparziali, blog di privati, analisi di ex-ambasciatori, ex-giornalisti e le fonti accessibili facilmente in rete : la credibilità dei più importanti mezzi di comunicazione vacilla e il danno è serio.
I giornalisti appaiono non interessati a riportare l’avanzata dell’esercito siriano nel campo di Yarmouk e al-Hajar al-Aswad a sud di Damasco dove l’ISIS e al-Qaeda avevano –e finora hanno ancora- il controllo e si sono combattuti a vicenda per anni. Le forze di Damasco registrano una vittoria via l’altra contro quelli che dovrebbero essere riconosciuti come gruppi terroristici, responsabili di attacchi continui nel mondo, soprattutto nelle ultime decadi. La fiducia acquisita dall’esercito siriano mostra una forza che lentamente ma  sicuramente metterà fine alla insensata campagna dei guerrafondai. In teoria queste sono notizie ma non molti hanno la volontà di scriverne. E’ probabile che il giornalismo neo-con stia selezionando gli eventi che si adattano alla politica dei giornali, come indicato dal corrispondente del Washington Post Beirut, piuttosto che occuparsi di ciò che vorrebbero i lettori e di cui avrebbero bisogno per essere informati.
Forse i baroni dell’informazione hanno deciso di schierarsi e non sono più interessati a riferire in modo imparziale o anche solo a riportare gli sviluppi sul terreno di battaglia. Se prendiamo lo Yemen, gli stessi giornalisti che esprimono una forte indignazione nei confronti delle vittime civili della guerra imposta alla Siria, sono completamente insensibili, indisponibili a scrivere  sulla guerra che l’Arabia Saudita sta facendo allo Yemen appoggiata da USA e UK.
Screen Shot 2018-04-24 at 14.37.30
Gli stessi giornalisti così eccitati per qualunque bomba sganciata dall’aviazione siriana o russa  per liberare le città sono piuttosto silenziosi circa le migliaia di civili uccisi a Raqqa dall’aviazione americana che ha distrutto oltre l’80% della città lasciando che le mine dell’Isis uccidessero molti abitanti che tornavano nelle rovine di quella città.
Oggi vediamo articoli che citano attivisti ( anche la dirigenza americana si basa sugli attivisti per bombardare la Siria) solo perché sono contro il governo di Damasco –al punto che questo genere di improbabili, non verificate fonti, intervistate tramite What’sApp , sono diventate fonti  “riconosciute” e pertanto convalidate dai MSM.
I giornalisti adesso hanno puntato le loro penne contro attivisti, giornalisti e accademici che rifiutano  la versione unilaterale degli eventi in Siria data dai mezzi di informazione principali ma c’è da parte loro un “blackout” a proposito della più grande catastrofe umanitaria di questo secolo che è in atto in Yemen. Mark  Lowcock, a capo dell’ Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha detto che “ la situazione in Yemen sembra l’apocalisse”. Ma a quanto pare, è irrilevante per i MSM.  La priorità è data alla  caccia alle streghe e pare che la stagione si sia aperta. Mezzi di informazione e giornalisti rispettabili individuano alcuni bersagli e alzano la voce sui social media e da professori universitari, per spaventare tutti gli altri, con lo scopo, sembra, di far tacere le opinioni diverse. La professionalità ( mancanza di parzialità anche in situazioni politiche e militari inaccettabili) non sembra più essere la regola del gioco : per inciso, come Owen Jones ha sottolineato, tutto ciò potrebbe essere dovuto alla non professionalità dell’editore.
E’ impossibile ignorare l’ironia : perché incolpare i mezzi di informazione quando hanno annunciato la loro prima “intifada” contro gli anti-interventisti dato che la guerra in Siria è stata persa nonostante i grandi investimenti fatti, gli sforzi e migliaia di articoli  “ vediamo il regime in Siria cadere”…. ma non è caduto!
I MSM sanno che i lettori avranno poca pietà per la falsa propaganda, la manipolazione degli eventi e la copertura degli eventi da lontano. I lettori avranno la loro rivincita smettendo di sottoscrivere gli abbonamenti, non volendo più vedere una valanga di analisi inaccurate e previsioni errate sul destino del governo siriano e del suo esercito. I giornalisti non accetteranno tanto facilmente la sconfitta e stanno cercando dei capri espiatori per distogliere l’attenzione dei lettori. Ma di certo i giganti dell’informazione non possono accusare solo alcuni “accounts” sui “social media” per il loro fallimento sulla guerra in Siria. Ci devono essere delle accuse sostanziali : è così che entra in gioco la Russia. I media cercano di insinuare che gli anti-interventisti attivi con  successo sui social media sono legati a Mosca.
Mi torna alla mente un attacco che il gruppo libanese AMAL aveva fatto contro Israele negli anni ’90 uccidendo alcuni soldati israeliani. AMAL annunciò la sua responsabilità ma Tel Aviv la rifiutò insistendo nell’ accusare Hezbollah. Sarebbe stato troppo umiliante per l’esercito israeliano subire un tale colpo da un gruppo militarmente debole come AMAL. E’ esattamente quello di cui oggi i MSM hanno bisogno : un responsabile di grosso calibro che giustifichi il successo di alcuni e accusare quindi una superpotenza come la Russia  per salvarsi la faccia.
Quando lavoravo per un’agenzia di stampa internazionale, guardavo le notizie sul rotolo di carta che arrivava  via cavo da diversi abbonamenti dell’agenzia di stampa. Mi avvicinavo alle notizie di agenzie che avevano una lunga e consolidata accuratezza e credibilità tenendomi lontano da quelle con meno credibilità. Oggi i MSM vengono respinti dai lettori di tutti i tipi. Trovare divertente la caccia alle streghe, in particolare come ha fatto la BBC, piuttosto che offrire notizie aggiornate è letale per la reputazione dei media.  E’ anche possibile che tutti questi giornalisti credano che, avendo fatto tutti lo stesso errore, non sussista il problema di essere considerati responsabili. Ma quello che appare più ovvio è il fatto che le persone sui social media adesso hanno molto più successo, specialmente nell’incidenza, rispetto alle agenzie di stampa, ai giornali e ai giornalisti di professione.
La guerra in Siria ha visto la caduta di molti presidenti nel mondo mentre il governo siriano è rimasto al suo posto. Anche questo risultato sta smontando la posizione sulla Siria dei mass media e va a colpire la loro credibilità. Anche coloro che affermano di essere “attivisti umanitari” si sono permessi di apportare una “lieve”modifica alla qualifica della loro missione per sostenere l’occupazione della Siria. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia occupano ancora illegalmente parte del paese senza una visibile intenzione di eliminare l’ISIS che si trova nel nord-est del paese sotto la loro tutela. Ci sono oltre 100.000 jihadisti nel nord della Siria che combattono sotto il controllo di al-Qaeda e della Turchia. Nel sud, Daraa sarà problematica perché  connessa  all’interesse americano e israeliano di tenerla lontana dal controllo del governo siriano. Espedienti come gli “attacchi chimici”e altri diversivi sono ancora possibili. La memorabile “telenovela” della Siria non è finita. Mi chiedo : chi sarà nella lista dei bersagli dei media e chi sarà la prossima/e vittima/e prima che la guerra nel Levante finisca?

martedì 24 aprile 2018

Padre Daniel: Nessuno parla più degli sfollati della Ghouta, ma il nostro monastero è tra loro!


Qara, 14 aprile 2018

Come promesso, ricevete ora un rapporto dal campo in cui 25.000 persone vivono, dopo essere state liberate dalla Ghouta orientale, ma non possono ancora ritornare alle loro case. È proprio per loro che voi avete contribuito così generosamente. Grazie grazie!. 

Come un campeggio sovraffollato
 
Come giovane prete ho avuto l’incarico di servire e celebrare l'Eucaristia durante il weekend in due diversi campeggi del comune di Mol (Belgio). Era la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. Un bel lavoro di vacanza per un giovane sacerdote. 

Martedì scorso ho potuto accompagnare Zaki a Dwayr, a Nord di Damasco, dove la gente rifugiata dalla Ghouta orientale viene accudita dalla nostra comunità di Mar Yakub. Infatti noi ci siamo assunti la responsabilità di prenderci cura di 25.000 rifugiati. 

Ho avuto immediatamente l'impressione, come mezzo secolo fa, di girovagare nuovamente per la provincia dello Zilvermeer (Belgio) anche se le differenze sono enormi.

L'ingresso qui è controllato dai soldati. Per dir le cose in modo semplice, facevo parte della squadra di Mar Yakub e indossavo (per l'occasione) la giacca con il distintivo del monastero (una croce con quattro palline che simboleggiano le quattro direzioni del globo, cioè il mondo intero) e il segno dell'UNHCR, l'organizzazione dei rifugiati delle Nazioni Unite. Il sole splendeva fino al pomeriggio quando ha iniziato a piovere: la pioggia è sempre considerata come una benedizione eccezionale. Ovunque molte persone, molti giovani e molti bambini. Ci sono grandi edifici in pietra e all'esterno è possibile vedere la biancheria appesa a un filo tra due pile di cemento.

Tra gli ulivi si vedono caserme di legno con o senza telo. Tra gli alberi si vede il bucato appeso. Qua e là i bambini si siedono per strada con delle caramelle, sperando di poter vendere qualcosa. Davanti alle caserme ci sono anche delle tende, dove una famiglia sta intorno al fuoco cucinando. Ci sono anche grandi tende, dove dormono donne e bambini. Si vedono anche molti grandi serbatoi rossi che forniscono l’acqua necessaria.  Ho alzato il pollice al camion della spazzatura e ai tre uomini a bordo, che mi hanno sorriso e salutato con gratitudine. Un po’ dovunque si vedono uomini responsabili della pulizia della spazzatura dentro e fuori dagli edifici. Le donne puliscono i dormitori delle loro famiglie.

Prima siamo andati alla nostra piccola caserma "barakske" accanto alla nostra "clinica mobile" (con la croce della nostra comunità in collaborazione con la Mezzaluna Rossa) e siamo stati accolti molto calorosamente dalla "équipe di “Mar Yakub", che vediamo ogni settimana al nostro monastero. Inoltre, quasi tutta l’équipe (oltre 30 persone) è qui, con la conseguenza che i quattro centri di servizio a Qara funzionano temporaneamente al minimo. Questi ragazzi sono molto felici per la mia visita. Sono anche molto orgogliosi di poter aiutare qui. Più in là c'è il vero "hospitainer" di cui potete vedere qui l’interno. Dopo facciamo una passeggiata sul terreno. In generale c’è un'atmosfera rilassata.
Da lì siamo andati in cucina, che adesso fornisce ogni giorno cibo a circa 10.000 persone, ma questo servizio dovrà essere esteso ancora ad un numero maggiore. Qui c'è un’operosità piacevole e allegra. Ci sono grandi bollitori in cui il riso è mescolato con verdure per mezzo di una vera pala (molto pulita).  In altri bollitori si fa la zuppa. C’è un buon profumo in cucina. Altri stanno stanno cuocendo il pane su una piastra calda. Il pane viene tagliato a fette sottili e condito con formaggio, zatar e rimesso sulla piastra. Vogliono che io mangi e mi offrono una sedia. Ha davvero un buon sapore. Un giovane uomo, un cristiano, il cui matrimonio abbiamo consacrato e che ora è padre di un bel bambino, è con la nostra squadra e allo stesso tempo ci fa anche da fotografo. Anche se non mi piace il giornalismo selfie, il giovanotto fa tante (anche troppe) foto con me. Le sue foto sono anche migliori perché quella fatta in cucina non era così chiara, a motivo di tutto il vapore. Di solito le persone amano essere fotografate, anche se le donne musulmane sono sempre un po’ riluttanti.  
Alcune donne si prendono cura di mantenere puliti i diversi luoghi.

Quando siamo arrivati ​​in cucina, il camion che avevamo caricato la mattina presto prima di partire (con sedie a rotelle, attrezzature mediche e altri materiali), era appena arrivato. Questo camion infatti serve di solito anche per trasportare e distribuire il cibo alle famiglie che non possono ancora prendersi cura di se stesse. L'autista mi ha invitato ad accompagnarlo presso le persone a cui sa che deve essere consegnato. Alcuni uomini assicurano una distribuzione ordinata. Uomini e donne stanno aspettando in file separate con una loro pentola o un secchiello. Riso e yogurt (o qualcosa di proveniente dal nostro caseificio) vengono distribuiti. È sorprendente che ciò avvenga ordinatamente in tutta tranquillità, questo è in contrasto con ciò che hanno sperimentato i nostri fratelli alla prima distribuzione in Deir Ezzor, che era stata appena liberata il giorno precedente: la gente di Deir Ezzor era così affamata che la distribuzione diventò così caotica che alla fine l'esercito dovette intervenire. Qui a Dwayr la situazione è come l’avevo vissuta a Qousseir: ordinata e tranquilla.


Ritornando verso la cucina, un uomo della Equipe della Mezzaluna Rossa ci indicò una serie di caserme piene di ammalati. Ho chiesto di poterli visitare, se mi era concesso. Per discrezione non ho fatto alcuna foto. Tuttavia, sono stato più che benvenuto ovunque, anche se potevo solo pregare un Padre Nostro e un'Ave Maria in arabo, e anche imporre loro le mani e benedirli nel nome di Gesù. 
Nella prima baracca c’erano tutti bambini piccoli ammalati. Dopo aver preso in braccio un bambino e pregato sopra di lui, sono venute anche altre madri con i loro bambini. In una delle caserme, le infermiere stavano lavorando. Nell'ultima caserma giaceva una vecchia donna, che mi prese la mano e continuò a baciarmi. 
Signore Gesù, ti prego, benedici tutti questi malati. 

Abbiamo già speso 18.000 €. per materiale necessario di pubblica utilità (acqua, elettricità, ecc.) e di igiene (bagni, ecc). I soldi che arriveranno, saranno spesi adesso per la cucina, per espandere questo progetto e per mantenerlo, perché quest’attività purtroppo sarà ancora necessaria per molto tempo. 
L’ accoglienza calorosa infatti non era per me, ma per voi che avete aperto il vostro cuore e il vostro portafoglio in modo tanto generoso.
Che Dio vi benedica tutti generosamente, come voi siete stati generosi donatori!

     Padre Daniel 

PER CHI VOLESSE INVIARE CONTRIBUTI INDICHIAMO DI NUOVO LE COORDINATE BANCARIE : 
IBAN: BE32 0682 0832 4402/BIC: GKCC BEBB(da Belfius, Pachecoln 44, Bruxelles; con il nostro nome Herman Victor MAES
indirizzo: Abdijlaan 16 B-2400 MOL-POSTEL, con riferimento: Damasco).  
IMPORTANTE: sul bonifico, nella casella “comunicazione” non si può indicare 'Causale Siria' o il bonifico viene rifiutato dalle banche, a causa delle sanzioni. E’ meglio scrivere: “Monastero di San Giacomo”.

lunedì 23 aprile 2018

"A te voglio cantare davanti agli Angeli" : ad-Dio caro padre Elias!


Drammatico incidente sulla strada da Aleppo a Khanasser ci ha portato via il caro don Elias Yeghiche, direttore del coro Naregatsi.  Il nostro amico ora canta nelle braccia di Gesù .

sabato 21 aprile 2018

“Non dimentichiamo”. Per ricordare i due Vescovi di Aleppo, e i sacerdoti rapiti cinque anni fa


Preghiere per ricordare la vicenda dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi - di cui non si hanno notizie certe dal giorno del loro rapimento, avvenuto il 22 aprile del 2013.

Ugualmente avvolta nel totale silenzio è la sorte dei due sacerdoti Michel Kayyal (armeno cattolico) e Maher Mahfouz (greco ortodosso) rapiti il 9 febbraio 2013 sulla strada da Aleppo a Beirut, per la cui liberazione si mossero i due Vescovi di Aleppo, a loro volta subito sequestrati.

"Ci rivolgiamo quindi ai cristiani di tutto il mondo: pregate per i rapiti; pregate per la Siria, una terra insanguinata devastata da un'inesorabile ondata di male; pregate per gli uomini torturati e mutilati, per le donne e le ragazze violentate, per i cristiani perseguitati; pregate per quanti commettono queste indicibili atrocità, e soprattutto pregate che il mondo esca da questa insopportabile spirale di silenzio e accorra in aiuto dei suoi fratelli e delle sue sorelle."