Traduci

Visualizzazione post con etichetta sanzioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sanzioni. Mostra tutti i post

mercoledì 2 giugno 2021

Il nuovo calvario della Siria si chiama "sanzioni"

in fila al forno del pane 
 

Nonostante gli accorati appelli dei Vescovi e religiosi siriani , e delle Associazioni Caritative che operano in soccorso della popolazione stremata da 10 anni di guerra, l'Unione Europea ha rinnovato ed esteso fino al 1 giugno 2022 le sanzioni 'contro il regime' di Damasco . Il Comunicato UE afferma che sono esclusi 'cibo, medicinali, attrezzature mediche': ma, come spiega l'appello di Aiuto alla Chiesa che Soffre che riportiamo in calce, continuare a colpire le transazioni bancarie blocca di fatto ogni operazione di soccorso umanitario.

Inutilmente i Prelati mostrano che ad essere colpita da queste misure è la popolazione, e non il regime: l'UE ribadisce che lo scopo è giungere a “una soluzione politica duratura e credibile” (…. ossia in altri termini a un 'regime change' …)

Ora pro Siria  


da 'Aiuto alla Chiesa che soffre'

Secondo mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, la crisi economica siriana ha condotto al caos totale. «Giorno e notte le famiglie devono mettersi in coda in una serie di file interminabili» per procurarsi il cibo. «Questa scena caotica è diventata la norma», racconta il prelato alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Per mons. Nassar le sanzioni internazionali sono uno dei principali fattori che hanno determinato l'attuale crisi. «Le leggi estere che penalizzano gli Stati e le persone che osano inviare aiuti in Siria si aggiungono alle ingiuste sanzioni e moltiplicano la carenza di beni». 

Una combinazione di fattori, tra cui sanzioni internazionali e il crollo finanziario del Libano, principale partner commerciale, ha portato a un'impennata dei prezzi alimentari. Prima dell'inizio del conflitto nel 2011, una pagnotta da 2 kg costava circa 15 lire siriane; oggi una pagnotta da 1 kg costa tra le 100 e le 500 lire siriane. Nel febbraio 2020 il governo siriano ha introdotto le "smart card" che consentono alle famiglie l'accesso, a prezzi agevolati, a quantità razionate di beni di prima necessità, tra i quali pane, riso e tè. Per ottenere questi beni devono tuttavia aspettare in lunghe file, spesso per diverse ore.

Per tutti questi motivi, prosegue il prelato, la comunità internazionale deve assumersi la sua parte di responsabilità per la situazione attuale. Mons. Samir ha spiegato anche che l'attuale situazione non consente ai siriani di iniziare a superare la guerra civile, conflitto che l'Inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba ha stimato abbia ucciso 400.000 persone.

I commenti dell'arcivescovo maronita fanno eco a quelli condivisi recentemente con ACS dall'arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo mons. Jean-Clément Jeanbart: «Le sanzioni non hanno altro risultato che far soffrire le persone e renderle povere e miserabili. Non avranno alcun effetto sul governo e sulle sue politiche, perché il governo è lontano dagli effetti delle sanzioni». 

Dall'inizio del conflitto in Siria ACS ha assicurato aiuti di emergenza offrendo pacchi viveri, latte e medicine, e ha sostenuto costi di prima necessità, inclusi riscaldamento e illuminazione, dando la priorità ai più poveri, ai malati e agli anziani.

https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/acs-il-nuovo-calvario-della-siria-si-chiama-sanzioni

ACS FA APPELLO A USA E UE AFFINCHÉ SIANO AGEVOLATI GLI AIUTI UMANITARI

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) fa appello agli Stati Uniti e all’Unione Europea affinché siano agevolati gli aiuti umanitari a favore della nazione oggetto di sanzioni. «É nostro dovere fornire aiuto alla popolazione civile sofferente della Siria, e soprattutto alla minoranza cristiana in rapida diminuzione», dichiara Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di ACS Internazionale.

Per questo la Fondazione chiede di «applicare il quadro normativo internazionale esistente, il quale consente deroghe all’embargo per ragioni umanitarie».

Gli ostacoli al trasferimento di denaro e all’importazione di beni rende impossibile qualsivoglia forma di assistenza. «Nonostante le sanzioni prevedano delle eccezioni per l’invio di fondi per aiuti umanitari, queste ultime non funzionano». Heine-Geldern spiega che il codice bancario europeo IBAN e l’americano SWIFT bloccano i trasferimenti contenenti riferimenti alla Siria e a qualsivoglia città della nazione, per cui «per le organizzazioni caritative diventa quasi impossibile trasferire fondi con finalità umanitarie».

L’invio di denaro è di importanza vitale perché le istituzioni ecclesiastiche e le ONG non sono in grado di consegnare i beni necessari per la sopravvivenza degli sfollati interni e degli altri milioni di siriani presenti nel Paese. «Per questo ordinariamente inviamo denaro affinché i nostri referenti possano acquistare sul posto cibo, cure mediche e abbigliamento», prosegue Heine-Geldern. Per tali motivi la comunità internazionale deve dare disposizioni al sistema bancario affinché sia autorizzato il trasferimento di denaro per scopi umanitari come già previsto dalle eccezioni alle sanzioni. 

Quanto alle difficoltà di importare beni in Siria, Heine-Geldern sottolinea che «per richiedere le autorizzazioni i nostri partners devono spesso superare insormontabili procedure  multilingue adottate dalle autorità sanzionatorie». Le autorizzazioni sono necessarie anche per piccole quantità di beni e implicano elevate commissioni.

É particolarmente difficile importare beni suscettibili di impieghi diversi da quelli umanitari, i cosiddetti prodotti a duplice uso. Poiché l’interpretazione di queste disposizioni è molto ampia, prosegue il presidente di ACS Internazionale, anche il latte in polvere per neonati e bambini denutriti viene ricompreso in questa categoria. Heine-Geldern chiede che siano presto adottate procedure che definiscano chiaramente ciò che è permesso e ciò che è vietato, rendendo così possibile l’attuazione di tutte le misure consentite. «Una soluzione provvisoria potrebbe fornire una licenza generale alle ONG designate». 

«A fine settembre 2019 una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre insieme all’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, si è recata in Siria per incontrare le comunità cristiane sofferenti», ricorda Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia. «Durante il viaggio ci siamo recati ad Aleppo dove abbiamo incontrato i vescovi dei nove riti cristiani, i quali ci hanno rivolto un accorato appello affinché anche ACS si battesse per la cancellazione delle sanzioni. Oggi, in occasione del decennale dell’inizio della crisi siriana, è doveroso rilanciare con determinazione quell’appello, anche perché la situazione si è progressivamente deteriorata ed è sempre più difficile per le organizzazioni caritative far giungere gli aiuti umanitari», prosegue Monteduro. 

«Grazie alla generosità dei benefattori, i quali hanno donato complessivamente oltre 40 milioni di euro, ACS ha fornito sostegno alla popolazione civile della Siria, in particolare alla minoranza cristiana, che dall’inizio del conflitto è vissuta in condizioni catastrofiche e in molti casi è stata costretta a migrare, tanto da correre il rischio di una totale estinzione», conclude Monteduro.

https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/dieci-anni-di-conflitto-in-siria-acs-fa-appello-a-usa-e-ue-affinche-siano-agevolati-gli-aiuti-umanitari

giovedì 22 aprile 2021

Via le sanzioni per alleviare le sofferenze dei siriani

 

Siria: la più grave catastrofe umanitaria del nostro tempo


Il primo giugno scadono le sanzioni previste dell’Unione europea contro il regime siriano. Tutto fa pensare, purtroppo, che la misura verrà riconfermata. Le sanzioni Ue contro la Siria sono la fotocopia del cosiddetto Caesar Act, il pacchetto di sanzioni firmato da Donald Trump nell’ultimo scorcio del suo mandato e destinato a restare in vigore (a meno di ripensamenti) fino al 2025. Secondo le intenzioni dell’Unione europea e dell’amministrazione americana, le sanzioni dovrebbero colpire «i membri del regime siriano, i loro sostenitori e imprenditori che lo finanziano e beneficiano dell’economia di guerra». Il Caesar Act blocca ogni tipo di transazione economico-finanziaria-commerciale con Damasco, prevede un embargo sul petrolio, il congelamento dei beni della banca centrale siriana, restrizioni all’esportazione di attrezzature e tecnologie, blocco dei capitali privati nelle banche fuori dal Paese (solo nelle banche libanesi giacciono circa 42 miliardi di dollari). In pratica le sanzioni bloccano l’industria energetica e ogni tentativo di ricostruzione.

Vista nel concreto, la realtà siriana è completamente diversa. Sappiamo infatti che le sanzioni colpiscono alla fine, soprattutto, la povera gente. E solo una buona dose d’ipocrisia può portare a dire, come ha fatto l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, che Occidente resta al fianco del popolo siriano e continua nel suo impegno «a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per cercare una soluzione politica al conflitto a beneficio di tutti i siriani e porre fine alla repressione in corso».

In Siria, denunciava a febbraio l’arcivescovo greco-melchita di Aleppo, monsignor Jean-Clément Jeanbart «la gente non ha più cibo, elettricità, carburante e gas sufficienti per riscaldare le case. Non riesce a ottenere prestiti e andare avanti». Chi vuole il bene della Siria e del suo popolo, oggi, non può non chiedere ad alta voce che vengano revocate le misure coercitive che gravano sulla vita quotidiana dei siriani. «Se vogliono aiutarci – diceva monsignor Jeanbart – ci aiutino a rimanere dove siamo e a continuare a vivere nel Paese in cui siamo nati».

Il 21 gennaio scorso i vescovi cattolici e patriarchi ortodossi della Siria avevano indirizzato al neo-eletto presidente Joe Biden un appello affinché rivedesse il regime delle sanzioni. Finora sembra che la richiesta sia caduta nel vuoto. E sempre da Aleppo arrivava, nei giorni di Pasqua, la testimonianza fra Ibrahim Alsabagh, frate minore siriano e parroco della comunità cattolica latina di Aleppo: «La sofferenza è il nostro pane quotidiano. Il costo della vita aumenta e il reddito delle famiglie diminuisce. Molte delle nostre donne sono cadute in depressione. Molti padri si sono suicidati per la disperazione».

A tutta questa sofferenza indicibile, si è aggiunta la pandemia, che sta mietendo nel silenzio e nell’impotenza migliaia di vittime. Cosa serve ancora per ascoltare il grido del popolo siriano?

https://www.terrasanta.net/2021/04/via-le-sanzioni-per-alleviare-le-sofferenze-dei-siriani/

venerdì 22 gennaio 2021

OraproSiria si unisce all'appello internazionale per porre fine alla punizione collettiva dei civili siriani

Patriarchi, esponenti delle Chiese del Medio Oriente e più di 90 personalità in tutto il mondo oggi hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di revocare le sanzioni economiche che stanno causando gravi danni alla popolazione civile della Siria, come richiama il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla coercizione unilaterale, Prof. Alena Douhan.

I firmatari della Lettera Aperta hanno affermato che "questa forma di punizione collettiva della popolazione civile sta portando la Siria verso una catastrofe umanitaria senza precedenti". Tra i firmatari ci sono membri di parlamento, attivisti per i diritti umani, leader cristiani, non solo della Siria, operatori umanitari, ex diplomatici e militari.

Appelli identici vengono inviati oggi dai firmatari di questa Lettera Aperta ai governi di altri paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera. Tutti questi Stati hanno aderito alla campagna di sanzioni condotta dagli Stati Uniti contro la Siria, anche se non autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Chiediamo di aderire e rilanciare l'appello, per mettere fine alla sofferenza di un popolo innocente.

Al Presidente, 21 gennaio 2021

Washington, DC 

Signor Presidente,

le porgiamo le nostre congratulazioni per il suo insediamento come 46° presidente degli Stati Uniti.

Non vogliamo tardare a contattarla per una risposta urgente alla grave crisi umanitaria in Siria. Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle Misure Coercitive Unilaterali, la professoressa Alena Douhan, ha fatto appello alla fine di dicembre affinché gli Stati Uniti eliminino la complessa rete di sanzioni economiche che danneggiano gravemente il popolo siriano.

Il Relatore Speciale ha dichiarato che queste sanzioni statunitensi "violano i diritti umani del popolo siriano" e "esacerbano la già terribile situazione umanitaria in Siria, specialmente nel corso della pandemia di COVID-19", bloccando gli aiuti, il commercio e gli investimenti necessari al sistema sanitario e all'economia della Siria.

Le conclusioni del Relatore Speciale riflettono un crescente consenso nelle comunità degli aiuti umanitari e dei diritti umani sul fatto che questa forma di punizione collettiva della popolazione civile sta portando la Siria dentro una catastrofe umanitaria senza precedenti.

Dieci anni fa, la Siria era un granaio per la regione. Oggi è sull'orlo non solo della fame, ma della morte per carestia, secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM). Lo scorso giugno, il direttore del PAM, l'ex governatore David Beasley, ha avvertito che la metà dei siriani andava a letto affamata, e che il paese era sull'orlo della "fame di massa". Nel frattempo, la pandemia di COVID-19 imperversa nel paese, non frenata da un sistema sanitario in gran parte distrutto da dieci anni di guerra.

Milioni di siriani in difficoltà andranno a letto affamati e infreddoliti stasera. Le misure coercitive unilaterali imposte dagli Stati Uniti peggiorano la situazione economica del popolo siriano.

La esortiamo, signor Presidente, ad aiutare i siriani ad alleviare una crisi umanitaria che minaccia di innescare una nuova ondata di instabilità in Medio Oriente e non solo, attuando le raccomandazioni del Relatore Speciale delle Nazioni Unite.

Crediamo che i legittimi interessi nazionali degli Stati Uniti possano essere perseguiti senza punire collettivamente il popolo siriano con sanzioni economiche.

Rispettosamente

(seguono le firme)

https://csi-suisse.ch/app/uploads/sites/3/2021/01/2021-01-21-Lettre-au-president-americain-Joe-Biden.pdf

Monsieur le Président de la République

Paris, le 21 janvier 2021

Monsieur le Président de la République,

le professeur Alena Douhan, rapporteur spéciale des Nations unies sur les mesures coercitives unilatérales, a appelé fin décembre 2020 les États-Unis à lever leur maillage complexe de sanctions économiques qui portent un lourd préjudice au peuple syrien.

La rapporteur spéciale a déclaré que les sanctions imposées par les États-Unis « constituent des violations des droits de l’homme à l’encontre du peuple syrien » et « exacerbent la situation humanitaire déjà affreuse que connait la Syrie, particulièrement dans le contexte de la pandémie du Covid-19 », puisqu’elles bloquent l’aide, le commerce et les investissements nécessaires au fonctionnement du système de santé et de l’économie de la Syrie ».

Les conclusions de la rapporteur spéciale reflètent un consensus croissant au sein de la communauté de l’aide humanitaire et de la communauté des droits humains, où l’on estime que cette forme de punition collective de la population civile est en train de mener la Syrie vers une catastrophe humanitaire sans précédent.

Il y a dix ans, la Syrie était un grenier à blé pour la région. Elle est aujourd’hui en passe de connaître non seulement la faim, mais la famine, selon le Programme alimentaire mondial (PAM). En juin dernier, le directeur du PAM, l’ancien gouverneur David Beasley, lançait un cri d’alarme en disant que la moitié des Syriens devaient aller se coucher avec la faim et que le pays était au bord d’une « famine de masse ». Pendant ce temps, la pandémie du Covid-19 fait rage dans tout le pays, incontrôlable suite à la ruine d’un système de santé largement détruit au fil de dix ans de guerre.

Des millions de Syriens très durement affectés iront se coucher ce soir en ayant faim et froid. Les sanctions coercitives unilatérales imposées par les États-Unis rendent encore pire la détresse économique du peuple syrien.

Nous vous conjurons, Monsieur le Président, d’aider les Syriens à alléger une crise humanitaire qui menace d’entraîner une nouvelle vague d’instabilité au Moyen-Orient et au-delà, en apportant votre soutien à la rapporteur spéciale des Nations unies et en vous assurant que les sanctions économiques appliquées en France et en Europe ne violent pas les droits humains du peuple syrien et n’aggravent pas la situation humanitaire déjà désastreuse en Syrie.

Nous pensons que les intérêts nationaux légitimes de la France et de l’Europe peuvent être défendus sans punir collectivement le peuple syrien au moyen de sanctions économiques.

Veuillez agréer, Monsieur le Président de la République, l’expression de notre très haute considération.

Professeur Michael Abs, secrétaire général, Conseil des Églises du Moyen Orient

 Sa Béatitude, Joseph Absi, primat de l’Église grecque-catholique melkite, Patriarche d’Antioche et de tout l’Orient, d’Alexandrie et de Jérusalem

Abdelmadjid Ait Saadi, président, Activités culturelles internationales,

Alger Baron (John) Alderdice, ancien président de l’Assemblée d’Irlande du Nord

Baron (David) Alton de Liverpool, KCSG, KCMCO

Dr Nabil Antaki, les Maristes Bleus, Alep

Sa Sainteté, Mor Ignatius Aphrem II, patriarche syriaque orthodoxe d’Antioche et de tout l’Orient

Mgr Joseph Arnaoutian, Évêque arménien catholique de Damas

Dr Andrew Ashdown, Humanitarian Aid Relief Trust, (HART), Londres

Mgr Antoine Audo, SJ, Évêque catholique chaldéen de Syrie

Karine Bailly, présidente, Solidarité Chrétiens d’Orient

Gérard Bapt, ancien député, Assemblée Nationale, République française

Professeur Adel Ben Yousseff, Université de Nice Sophia-Antipolis

Benjamin Blanchard, directeur général, SOS Chrétiens d’Orient, Paris

Ivana Borsotto, présidente, Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario

José Bustani, ancien ambassadeur et ancien directeur, Organization for the Prohibition of Chemical Weapons

Mgr (George) Lord Carey, ancien archevêque de Canterbury

Dr Anas Chebib, président, Collectif pour la Syrie & France-Near East Association

Dr Selma Cherif, vice-présidente de l’ATLMST-SIDA, Tunisie

Norbert Clasen, publiciste, Allemagne

Mgr Christopher Cocksworth, Évêque de Coventry

Pierre le Corf, travailleur humanitaire,

Alep Baron (Patrick) Cormack of Enville

Baroness (Caroline) Cox of Queensbury, fondatrice, Humanitarian Aid and Relief Trust (HART)

Pierre Cuipers, sénateur, République française

General Francis Richard Baron Dannatt, GCB, CBC, MC, DL

Dr Maher Daoud, président, Association médicale franco-syrienne

Didier Destremau, ancien ambassadeur de France, président de l’Association d’Amitié France-Syrie

Brig. Général (ret) Grégoire Diamantidis, armée de l’Air française

Jorge M. Dias Ferreira, principal représentant de New Humanity auprès des Nations unies

Dr John Eibner, président international, Christian Solidarity International (CSI)

François Ernenwein, président, Confrontations (Association d’intellectuels chrétiens),France

Dr Vilmos Fischl, secrétaire général, Conseil Œcuménique des Églises de Hongrie

Revd. Fr. Peter Fuchs, directeur, CSI-Allemagne

Revd. Hans-Martin Gloël, Église Évangélique d’Allemagne (EKD)

Dr Joy Gordon, Ignacio Ellacuria, S.J. professeur d’éthique sociale, Loyola University-Chicago

Angélique Gourlay, présidente, CSI-France

Mezri Haddad, ancien Ambassadeur, Tunisie

Dr Salem El-Hamid, président, Société germano-syrienne

Professeur Franz Hamburger, Johannes Gutenberg-University, Mainz

Mgr Gregor Maria Hanke, OSB, Évêque, diocèse d’Eichstätt

Revd. Ernst Herbert, Comité œcuménique pour la liberté de religion, Allemagne

Fr. Ziad Hillal,

SJ Hellmut Hoffmann, ancien ambassadeur, République Fédérale d’Allemagne

Jacques Hogard, officier de la Légion d’Honneur et président d’EPEE, Paris

Major Général John Taylor Holmes, DSO, OBE, MC.

Mgr Vitus Huonder, ancien évêque de Chur, Suisse

Dr Erica Hunter, Senior Lecturer, SOAS, Université de Londres

Lord (Raymond) Hylton of Hylton, ARICS, DL

Mgr Jean-Clement Jeanbart, archevêque de l’Église grecque catholique melkite d’Alep

Professor Emérite Edmond Jouve, Université de Paris (Frank)

Baron Judd, ancien ministre for Overseas Development

Christianne Kammerman, ancienne sénatrice, République française

Mohamed Karboul, ancien ambassadeur, Tunisie

Sabine Kebir, weltnetz.tv, Berlin

Ridha Kechrid, ancien ministre de la Santé et ancien ambassadeur, Tunisie

Makram Khoury-Machool, directeur, European Center for the Study of Extremism, Cambridge

Fr. Benedict Kiely, fondateur, Nasorean.org

Mgr Fülöp Kocsis, archevêque, diocèse grec-catholique de Hajdudorog

Paul Kurt, président, International Society of Oriental Christians (IGOC)

Professeur Joshua Landis, University of Oklahoma

Mgr Michael Langrish, ancien évêque d’Exeter

Hervé Legrand, OP, vice-président, Confrontations (Association d’intellectuels chrétiens français)

Professeur Karl Lehner, médecin, Rosenheim

Daniel Lillis, JP KHS MA FRSA, directeur, Lillis International Government Relations Consultancy, London

Ricardo Loy Madera, secrétaire général, Manos Unidas, Madrid

Ahmed Manai, président, Institut tunisien des Relations internationales

Mouna Mansour, présidente, Cœurs sans Frontières

Thierry Mariani, membre du Parlement européen

Philippe Marini, maire de Compiègne et ancien sénateur

Kenneth Charles McDonald, président, Marist International Solidarity Foundation (FMSI)

Charles de Meyer, président, SOS Chrétiens d’Orient

Clemens Count von Mirbach-Harff, secrétaire général, Malteser International

Rt. Revd. Michael Nazir-Ali, ancien évêque de Rochester, président, Oxford Centre for Training and Research Development (OXTRAD)

Revd. Ibrahim Nseir, Église presbytérienne, Alep

Peter Oborne, journaliste et diffuseur, Londres

Clara Pardo, présidente de Manos Unidas, Madrid

Françoise Parmentier, présidente, Actenscène, Paris

Revd. Albert Pataky, président, Église pentecôtiste de Hongrie

Mario Alexis Portella, J.D., J.C.D., chancelier, Archidiocèse de Florence

Revd. Fr. Timothy Radcliffe, OP, ancien maître de l’Ordre des prêcheurs

Michel Raimbaud, ancien ambassadeur, France

Général David John Baron Ramsbotham, GCB, CBE

Col. François Richard, président fondateur, CPP, Ar-Bed Conseil

Dr Antoine Salloum, président, Soins Pour Tous, Paris

Mgr Athanasius Schneider, évêque auxiliaire d’Astana

Revd. Professeur Michael Schneider, SJ, St. Georgen-College, Frankfurt am Main

Professeur Hans Otto Seitschek, Université Ludwig-Maximilians, Munich

Revd. Haroutune Selimian, président, Église évangélique arménienne de Syrie

Mgr András Veres, évêque de Győr, président de la Conférence des évêques de Hongrie

Professeur Michel Veuthey, professeur associé de droit international, Université de Webster, Genève

Dr Audrey Wells, Hon Research Associate, Royal Hollow College, University of London

Admiral Alan William Baron West of Spithead, GCB, DSC, PC

Mgr (Rowan) Lord Williams, ancien archevêque de Canterbury

Jean-Pierre Vial, ancien sénateur, France

Sa Béatitude, Ignatius Youssef III Younan, patriarche syriaque catholique d’Antioche et de tout l’Orient

venerdì 15 gennaio 2021

L'inverno è arrivato e le sanzioni uccidono

Buongiorno da Damasco e dalla Siria sotto sanzioni.

La prima neve dell'inverno è arrivata, mentre le forze di occupazione statunitensi continuano la loro guerra alle risorse. I loro protetti separatisti curdi delle SDF commerciano grano e orzo siriani attraverso il confine iracheno per impedire al popolo siriano di averlo. Le code per il pane a Damasco sono lunghe e la maggior parte della gente impiega fino a 3 ore prima che possa ricevere la propria razione gratuita di pane.

Il petrolio viene ancora rubato tramite le reti implementate sotto l'amministrazione Trump, inclusa la compagnia petrolifera DeltaCrescent Energy che sta rubando petrolio siriano con l'aiuto dei contras curdi.

La preziosa merce viene contrabbandata dai carri armati statunitensi attraverso il valico di Al Waleed, in Iraq. Al Waleed fa parte del complesso militare illegale statunitense di Al Tanf, situata al confine con Iraq e Giordania. C'è un raggio di esclusione di 25 km intorno al campo infestato da fazioni terroristiche addestrate regolarmente dalle truppe statunitensi ad Al Tanf. Recentemente le esercitazioni militari hanno incluso l'uso di HIMARS (sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità) statunitensi (Lockheed Martin) che hanno una gittata fino a 300 km.

L'ultima coda per il rifornimento che ho passato a Damasco era lunga più di 5 km, le persone aspettano in fila per 7 ore e più per fare il pieno di carburante. Molti tassisti hanno perso il 50% del reddito su cui fanno affidamento per nutrire le loro famiglie. La fornitura di elettricità è gravemente compromessa, molte zone rurali ce l'hanno solo per 2 ore al giorno durante i due mesi più freddi in Siria.

Le sanzioni uccidono.

Vanessa Beeley

https://www.patreon.com/posts/good-morning-and-46232221

martedì 20 ottobre 2020

La resilienza dei Siriani ha un limite

 

Un messaggio da un amico di Latakia: gli effetti degli incendi sulla popolazione civile

dalla pagina di Tom Duggan

Questo è un messaggio a tutti i miei amici. Voglio solo ringraziarvi di cuore per tutti i vostri messaggi di conforto e affetto che mi avete inviato dopo gli orribili incendi di qui. Non posso esprimere appieno quanto le vostre parole siano importanti per me. Ho davvero sentito di non essere solo e che avete condiviso la nostra tristezza per quello che è successo. Non ho qui tutta la mia famiglia, ma avere voi tutti vicino significa più di quanto voi possiate mai immaginare.

Proverò a spiegarvi cosa è successo venerdì scorso. Un parente ci ha svegliato presto e ci ha detto che c'erano incendi in alcuni campi sulla strada che porta verso il paese. Non vi abbiamo dato troppo peso perché spesso ci sono incendi boschivi e quest'anno è stato eccezionalmente caldo e non vediamo pioggia da mesi, quindi ci si aspettava un qualche incendio. Hikmat e Aemon hanno deciso di andare al villaggio per vedere cosa stava succedendo. Il paese si trova a circa 15 miglia da qui.

Se ne sono andati e io sono rimasto a casa. È vacanza qui di venerdì. Considero questo venerdì uno dei giorni peggiori della mia vita. Volevo disperatamente sapere cosa stava succedendo. Mi sono seduto con il tablet sulle ginocchia aspettando solo le notizie, e più leggevo e peggio mi sentivo. Sembrava che l'intera costa siriana fosse in fiamme. Villaggio dopo villaggio erano stati mangiati nell'inferno, alimentato dai venti estremamente forti e dall'atmosfera secca che per noi è senza precedenti (abbiamo solitamente altissima umidità). Speravamo e pregavamo affinché gli incendi si estinguessero o che il vento cambiasse la direzione del fuoco.

Man mano che la giornata passava le telefonate diventavano sempre più frenetiche. Altre persone mi chiamavano dicendo quanto fosse diventata pericolosa la situazione. Vi invierò una foto di Hikmat seduto sul tetto di casa nostra mentre osservava terrorizzato! Povero, povero Hikmat!!

Penso che fossero le 17 circa quando ho ricevuto l'ultima chiamata da Aemon. Mi urlò che gli incendi erano arrivati al paese e l'intero villaggio si stava evacuando! Questo non era facile perché la gente del villaggio non ha auto, e chi ce l'ha, non aveva benzina. Aemon ha caricato 6 persone sulla sua auto e sono fuggiti dal paese.

La scena che Aemon ha descritto quando finalmente è arrivato qui era proprio quella di un film horror. Persone che urlavano. Persone che correvano in giro cercando di mettere gli oggetti di valore in sacchetti di plastica. Bambini sconvolti che venivano gettati in macchina senza genitori! In altre parole puro panico! Alcune persone si rifiutavano di lasciare le proprie case e pregavano i parenti di andarsene e lasciarli lì.

Il cugino di Hikmat aveva un grande noce proprio davanti casa. Le noci qui costano care e quell'albero era come uno "status symbol". Gli uomini hanno deciso di abbattere l'albero nel tentativo di risparmiare la casa. Riuscite a immaginare quanto costò loro farlo?!?

Ciò che ha peggiorato questa tragedia è che adesso è la stagione della raccolta delle olive. Le persone si affidano ai soldi ricavati dalle olive, e dall'olio d'oliva, per vivere per un anno. È la loro principale fonte di reddito, quindi perdere tutto in questo modo è terribile oltre ogni immaginazione. In tutti gli anni che siamo stati qui non abbiamo mai comprato olive. Le abbiamo sempre raccolte dalla nostra terra. Le olive da noi costituiscono una parte importante della dieta di base, così come l'olio d'oliva.

Penso che la gente abbia versato abbastanza lacrime venerdì per spegnere gli incendi!! Rima e Sarah mi hanno inviato messaggi tutto il giorno chiedendo del paese e della nostra terra. Beh, abbiamo perso TUTTO!!!! Nulla è sopravvissuto all'incendio. Più di 55 acri di ulivi, pieni di olive, pronte per essere raccolte!! Tutti gli alberi da frutto della casa. Fichi, uva, arance, limoni, prugne e melograni. Tutto è andato!!!

La casa in sè è stata risparmiata perché è costruita con pietra, ma potete immaginare i danni causati dal fumo ecc. Tutt'ora il paese non ha elettricità, acqua o telefoni. Piloni e tralicci si sono sciolti e sono crollati. I cavi del telefono distrutti e non ci sono motori per mandare acqua al paese. Continuano a dirci di annaffiare gli alberi e NON di abbatterli, poiché le radici sono resistenti e potrebbero rinascere, ma non abbiamo ACQUA!!!!! Abbiamo disperatamente bisogno di pioggia. Dire che siamo devastati è dire poco ma rispetto a migliaia di altri, in realtà siamo fortunati. La casa è ancora lì e nessuno è morto e per fortuna noi non ci affidiamo al reddito delle olive su cui vivere, mentre qui per la maggior parte delle persone è così!!!

Il popolo siriano è forte e ha resistito a tanti disastri nei 10 anni di guerra, ma questo incendio li batte tutti. Le persone sono distrutte. Non hanno più niente per vivere. Ci domandiamo cosa potrebbe succedere ancora!! La GRANDE domanda è: Questi incendi sono nati spontaneamente o sono stati un atto di guerra deliberato per distruggere completamente la Siria?! Io so cosa credo!!! Perchè, è davvero possibile che ben oltre 100 incendi siano divampati contemporaneamente?!! Ne dubito!

Quindi, non abbiamo altra scelta che andare avanti al meglio che possiamo e pregare affinché le sanzioni del "Caesar Act" vengano revocate in modo da poter almeno iniziare a importare i prodotti necessari. La Siria ha bisogno di aiuto, ma dove si trova questo aiuto? Dopo l'esplosione di Beirut il mondo si è unito per aiutare il popolo libanese, ma se non fosse stato per Facebook il mondo esterno non avrebbe nemmeno sentito parlare di questi incendi!! Perché, perché, perché?!!! Molti di voi mi hanno chiesto come potreste aiutarci. Grazie mille, ma purtroppo non c'è niente da fare perché qui non c'è modo di ricevere nulla dall'estero.

Ora devo dirvi che vi amo tutti e vi lascio. Grazie di esserci sempre per me.  Prendetevi cura di voi stessi con il Covid-19. Dio vi benedica tutti.


Foto della panetteria governativa dove la gente può comprare pane più economico: lunghe code, lunga attesa per tutto.
   ...... E nel resto della Siria la situazione peggiora quotidianamente

A causa delle sanzioni, tutto quello che vediamo sono espressioni tristi sui volti delle persone ogni giorno.
Niente benzina, niente gas propano che la gente usa per cucinare.
Il mercato nero sta fiorendo e i prezzi aumentano ogni giorno.

Se chiedi a 100 persone: lasceresti la Siria? 95 direbbero di sì.
Trump e l'Occidente stanno creando un disastro umanitario.
Se pensi che la migrazione di massa dei cittadini che escono dalla Siria sia stata forte durante la guerra in Siria, preparati ad una migrazione di massa più grande nel prossimo futuro.

Le ONG tagliano il personale, un ufficio ha ridotto di metà il suo personale sul campo a causa dei bilanci finanziari, i donatori su cui si sono affidati stanno riducendo i budget. Quasi tutte le ONG stanno affrontando difficoltà.
La cosa strana è che solo il personale e la media dirigenza sul campo sono tagliati mentre gli alti dirigenti sono al sicuro.
Ad alcuni dipendenti viene chiesto di lavorare a stipendio ridotto.
La persona di una ONG con cui ho parlato ha visto dimezzato il suo stipendio.

La panetteria governativa è sempre piena tutto il giorno: adesso la dieta di base in Siria è per la maggior parte delle persone composta da pane e verdure. La carne costa oltre il doppio del solito. Prima della guerra le uova erano economiche, ora il costo è 5 volte più alto di prima della guerra. I taxi stanno aumentando i prezzi a motivo di carenza del carburante.
I ristoranti e quelli che preparano pasti da asporto riducono le dimensioni dei piatti.

Per i cittadini dell'UE e del Regno Unito... Preparatevi a più immigrati a causa delle sanzioni! Molti di più!

Ho chiesto ad alcune persone se la vita era migliore sotto le bombe durante la guerra; hanno risposto che almeno potevano nutrire i loro figli e la vita era meno cara.. e si moriva più in fretta, non lentamente come sotto embargo.
Si vede la malnutrizione sui poveri, non più gente in carne, solo magri pelle e ossa. ... Grazie Trump!

Tom Duggan

domenica 11 ottobre 2020

Un cittadino siriano fa appello al mondo: «Non lasciate morire la culla della civiltà. La Siria sta diventando terra bruciata»

Il buio non è mai stato così fitto. Incendi che è impossibile spegnere divorano in questi giorni uliveti e agrumeti, come mesi fa i campi di grano. La guerra quasi decennale contro gruppi terroristi fomentati da potenze straniere ha gettato il Paese in una crisi economica mortale. Proseguono l’occupazione turca e statunitense di territori ricchi di risorse: rubato l'olio dai pozzi petroliferi siriani mediante quotidiani convogli statunitensi che lo trasportano verso l'Iraq mentre in Siria ogni automobilista fa code di chilometri per rifornirsi di 30 litri di benzina;  bruciati i campi di grano siriani al nord;  le fabbriche siriane smontate e rubate dalla Turchia, la povera gente che non aveva un posto dove emigrare è diventata sempre più povera... E intanto continuano le sanzioni internazionali...

Per favore, amici, diffondete e mobilitate le coscienze, prendete iniziative...

     OraproSiria


Come cittadino siriano e giornalista, dichiaro la Siria, tutta la Siria, paese sinistrato. 

Chiedo con assoluta urgenza non solo la fine di tutte le sanzioni occidentali decise a partire dal 2011 contro il mio paese, ma anche un aiuto umanitario, perché la popolazione è allo stremo, stretta fra le sanzioni e l’esaurimento delle risorse economiche e finanziarie interne, dopo lo sforzo immane dispiegato in una guerra lunghissima. 

Dal mese di luglio, stanno accadendo fatti che testimoniano una deliberata volontà di eliminare tutti gli elementi che permettono la vita in Siria. Nel silenzio del mondo intero, alleati compresi. 

All’inizio di luglio, dunque, sono cominciati incendi dolosi che hanno distrutto migliaia di ettari coltivati a frumento. Così, lo Stato siriano si è trovato privo dello stock strategico di grano da trasformare in farina. Il risultato non ha tardato a manifestarsi in lunghe file d’attesa davanti alle panetterie. 

Gli incendi si sono poi riprodotti in una grande area nell’Ovest del paese, non tanto lontano dalle basi militari russe. Abbiamo visto trasformata in cenere la metà dei boschi nelle regioni montane più belle della Siria. 

E il calvario siriano continua. Sembra che si stia passando alla terza tappa, dopo quella della carestia: la terra bruciata.  


Quando Aleppo nel 2012, e poi Idlib nel 2015, furono attaccate dagli amici di François Hollande e Laurent Fabius (il ministro francese che disse: “Al Qaeda fa un buon lavoro in Siria”), gli abitanti di questi due governatorati fuggirono in massa dalla loro regione e furono accolti con affetto dai loro compatrioti nelle due grandi città della costa: Lattaquieh e Tartous. Adesso, le famiglie che abitavano nelle campagne intorno a Lattaquieh e Tartous hanno dovuto a loro volta fuggire dal fuoco, trovandosi d’improvviso prive di tutto. 

Case distrutte. Gli uliveti e agrumeti inceneriti dalle fiamme.

Sembra che il calvario non abbia fine.


La scomparsa della Siria, o l’esodo massiccio del suo millenario popolo avranno gravi conseguenze per tutti i paesi rivieraschi del Mediterraneo, se non per il mondo intero. 

Non lasciate morire la culla dell’umanità. 

Salvatela, per il futuro dei vostri figli e anche per l’equilibrio del mondo. 

           Said Hilal Alcharifi , da Damasco

(traduzione di Marinella Correggia)

lunedì 28 settembre 2020

Voci dalla Siria

Aleppo, 21 settembre 2020. (Foto di Pierre le Corf)

di Maria Antonietta Carta

Damasco, 26 settembre 2020. Pierre le Corf, un umanitario francese che da molti anni condivide la vita e i patimenti della popolazione siriana, scrive: ‘’La vita qui si svolge tra guerra e sanzioni economiche, crimine contro l’umanità. Se riuscite a sopportare ciò senza che il vostro cuore tremi, proseguite per la vostra strada; altrimenti, considerate chi paga il prezzo di questa partita mortale su grande scala contro un Paese e la sua gente e tenete il cuore aperto’’.

Latakia, 18 settembre 2020. Rami Makhoul scrive: ‘’Che sapore ha la vita se non resta più spazio per la speranza? Tutto il popolo siriano è sotto la soglia di povertà e la nostra esistenza è diventata un inferno insopportabile? Questo non è veritiero del tutto. Non rispecchia puntualmente la realtà dei fatti.

In Siria oggi, esiste uno strato della popolazione che è riuscita, in breve tempo, a creare enormi ricchezze con la forza, con l'influenza e con il potere del denaro: corrotti, opportunisti, ladri e trafficanti della crisi. Essi sono riusciti a raddoppiare il loro denaro. Il meno che si possa dire è che sono percorsi illegali. Ma la domanda più importante che si pone è: Quale soluzione per affrontare questa condizione anomala e difficile che stiamo vivendo? Emigrare può essere la soluzione?

Un buon numero di Siriani ha bussato alle porte dell'emigrazione. Hanno chiesto asilo ​​in Paesi lontani. Estranei. Alcuni di loro sono riusciti a ottenerlo, ma la stragrande maggioranza non ha acquistato un'identità alternativa a quella originaria.

Sono ancora disponibili opportunità di lavoro all'estero, soprattutto in Libano, Iraq o Paesi del Golfo? Purtroppo, le opportunità sono diventate quasi inesistenti a causa delle battute d'arresto subite dalle economie di questi Paesi come effetto collaterale della pandemia, che ha provocato un crollo clamoroso dei sistemi economici tradizionali.

Ci sono altre soluzioni a cui ricorrere oltre a emigrare e lavorare all'estero? Purtroppo, non ci resta che cercare di rimanere in vita e affrontare le grinfie della fame... oppure rassegnarci e morire sconfitti. La sofferenza è indescrivibile. Enorme quasi per tutti. Molti di noi si rimproverano per non aver ceduto alla scelta di partire nel momento in cui le condizioni per l’emigrazione erano favorevoli, ma nessuno merita di essere biasimato per aver scelto di vivere nel proprio Paese come alternativa naturale all’emigrazione. Il senso di appartenenza alla patria è non soltanto istintivo, ma anche ragionevole per ogni essere umano ovunque si trovi.

Smettete di incolpare voi stessi per avere voluto aggrapparvi alla vostra identità ed essere rimasti fedeli alla memoria e ai vostri cari. E per avere rinunciato all’esodo nonostante l'amplitudine delle sofferenze e le difficoltà immani.

Si sa che niente dura per sempre, che tutto muta e che nella nostra terra natale c’è davvero qualcosa per cui resistere e vivere. Stiamo tutti in attesa della liberazione affinché la nostra esistenza migliori, ma anche per ritrovare il diritto di fare i conti con i corrotti e i negligenti. Insomma, perché la ruota della vita torni a girare normalmente. Questa nostra vita che perde gusto e colore, se non concediamo spazio alla speranza del rinnovamento e del ritorno ai bei vecchi tempi. A come eravamo.’’

Rami, che è stato per molto tempo il dentista della nostra famiglia ed era un ragazzino quando arrivai in Siria nel 1978, alla vigilia del primo embargo contro il Paese, ha vissuto 40 anni di sanzioni. Quasi la sua vita intera. La madre, Nawal, era una donna gentile e sensibile, ma aveva anche una grande forza d’animo. Però nel 2011, quando per le strade di Latakia si cominciarono a udire voci che gridavano: i cristiani a Beirut e gli Alawiti nelle tombe, lei ormai vecchia e fragile si spaventò molto perché è cristiana. Eppure, ha resistito. Madre e figlio hanno resistito con quella tempra morale che ammiro e mi commuove nei Siriani che da quasi dieci anni stanno subendo una persecuzione efferata soltanto perché resistono.

Latakia, 24 settembre 2020.
Taxi in attesa da un benzinaio.
(Foto di اللاذقية الآن)

Latakia, 23 settembre 2020. Lilly Martin Sahiounie, Statunitense sposata con un Siriano, che ha sofferto questi lunghi anni di guerra a Latakia, scrive: ‘’In Siria stiamo vivendo una grave carenza di benzina perché le forze armate statunitensi hanno confiscato tutto il petrolio dei due più grandi pozzi petroliferi. Attendiamo dall’estero l’arrivo di due petroliere, ma c'è la possibilità che siano bloccate prima di giungere in porto. Nel frattempo, anziani e malati che hanno bisogno di un mezzo di trasporto per andare dal medico o per altri motivi urgenti, sono quelli che soffrono maggiormente. Un'altra sanzione degli Stati Uniti che rende la vita in Siria un amaro cammino che a molti sembra senza speranza. La cosa triste è che la Siria è così bella e piena di persone adorabili: cordiali e generose. Perché il governo americano dovrebbe pensare che far soffrire i Siriani sia una buona cosa? Riponiamo la fede in Dio e speriamo in giorni migliori senza truppe americane di occupazione che rubano il petrolio.’’

Latakia, 24 settembre 2020, Code di auto, in attesa di poter raggiungere un distributore, ai lati della lunga via 8 Marzo e che proseguono nelle vie circostanti. (Foto Milagros de la Fuente)


Latakia, 25 settembre 2020. Milagros de la Fuente
, spagnola da oltre quaranta anni in Siria e anche lei vittima di questa guerra maligna. Ieri, mi ha inviato foto e cronaca delle code, lunghe perlomeno cinque chilometri, che da giorni ingorgano le vie della città in attesa di qualche litro di carburante. Il che significa migliaia di tassisti e camionisti fermi, lunghi spostamenti a piedi per recarsi a scuola e al lavoro, vecchi e ammalati che non possono andare dal medico… 

Poi al telefono mi ha detto: "Non puoi immaginare quanto costi un chilogrammo di carne di agnello: venti mila lire‘’ (più di un terzo di uno stipendio medio mensile). E siccome, nonostante una quotidianità a ostacoli per l’endemica mancanza di elettricità, di acqua, gas, 44 gradi all’ombra senza poter usare uno straccio di ventilatore e tante altre difficoltà riesce ancora a conservare la sua bella ironia, ha aggiunto: ‘’ Se non ci uccideranno le bombe moriremo tutti vegetariani! Anzi no, moriremo tutti per digiuno. Ricordi quanto costavano a ottobre prima della guerra i pomodori per la salsa?’’ 20, 30 lire, le ho detto. ‘’ Ecco, oggi costano 600 lire al chilo. Non smetteranno di farci la guerra prima di sterminarci tutti‘’. Ridiamo, come siamo sempre solite fare quando non ci va di farci schiacciare dalla vita, ma la sua voce è stanca e io provo una tristezza infinita.

Latakia, 22 ottobre 2019. Rimasto senza lavoro, per sopravvivere va alla ricerca e vende interruttori e fili elettrici vecchi. Una delle innumerevoli vittime della ‘’guerra umanitaria’’ che commina sanzioni mentre saccheggia le ricchezze della Siria. (Foto, M.A.Carta)

Quaranta anni di sanzioni per assoggettare la Siria

Torno ancora sul tema delle sanzioni, perché mi è impossibile non continuare a denunciare questa subdola arma di distruzione di massa che trova il suo compimento più atroce nelle rinnovate sanzioni europee contro una popolazione ormai allo stremo e sul cinicamente denominato ‘’Caesar Syria Civilian Protection Act’’: un vero e proprio strumento genocidiale che, se non sarà sospeso, sottoporrà al supplizio un intero popolo civile e valoroso.

Durante il mio viaggio a Latakia dell’autunno scorso, ho potuto constatare ancora una volta quanto i Siriani siano provati e straziati da questa persecuzione spietata e senza tregua che dura da oltre quarant’anni. Sì, perché la persecuzione economica contro la Siria non è iniziata con la guerra che attualmente la sta devastando.

Quando vi giunsi per la prima volta nel 1978, in un bel giorno di fine estate, la Siria era un cantiere in piena attività: si costruivano edifici residenziali (in parte destinati a militari reduci della guerra del 1973 o alle famiglie di chi in guerra era morto), scuole anche nei villaggi più sperduti, ospedali e Università. Poi, di repente, nel 1979 arrivò l’embargo, decretato dagli Stati Uniti e messo in pratica da tutti i suoi ‘’alleati’’ per punire la Siria che stava dalla parte dell’Iran, Paese aggredito, nella guerra con l’Iraq, Paese aggressore. Fu così che cominciai a imparare quali terribili conseguenze genera l’impiego delle sanzioni: un ricatto ignobile con gli stessi effetti deleteri dell’assedio medievale. L’embargo significò allora traffici commerciali bloccati anche per le enormi quantità di derrate di ogni genere che attraverso le vie terrestri e marittime giungevano a Latakia o ad Aleppo, destinate non soltanto al mercato locale ma a vari Paesi mediorientali. La prima conseguenza fu l’improvvisa perdita del lavoro per centinaia di migliaia di persone: impiegati, marittimi, portuali, camionisti, commercianti, artigiani, che prima conducevano un’esistenza dignitosa. Quindi fame, mancanza di tutti i prodotti essenziali di importazione dall’aspirina ai farmaci salvavita (non esistevano ancora fabbriche farmaceutiche locali), ai macchinari di ogni genere, al ferro per l’edilizia etc. etc. E ci fu una crescita aberrante della corruzione e del malaffare. Aumentarono povertà e privazioni contemporaneamente alla ricchezza scandalosa di affaristi senza scrupoli, autoctoni e internazionali in perfetta combutta, che si trasformarono purtroppo in imprescindibili procacciatori di tutti i beni indispensabili. Proprio come accade oggi. Perché quando a un intero Paese con scarsa autosufficienza di alcune materie prime e di industrie si impedisce l’attività commerciale lecita esso diventa ostaggio e vittima dell’illegalità.

E' difficile immaginare il numero di mutilati o morti per la mancanza di antibiotici, ma persino di sostitutivi del latte materno o di glucosio! o a causa di tante altre privazioni. Io, che ho vissuto in Siria per oltre trent’anni, so. I miei ricordi, indelebili e tremendi, sugli effetti nefasti delle sanzioni sono così tanti che servirebbero ore e ore per rievocarli tutti. Ho visto troppi sventurati patirne le conseguenze, perciò al solo sentirle menzionare provo sempre un dolore profondo. E rabbia, perché le sanzioni sono uno strumento irragionevole, spregevole, disumano.

Anche quelle dal 2006 fino al 2012 causarono danni molto gravi.  La Siria attraversava una difficile crisi a causa di una lunga siccità e per un conseguente aumento del proletariato urbano. Inoltre, doveva affrontare un aggiuntivo costo economico e sociale dovuto alle centinaia di migliaia di rifugiati iracheni, dopo la seconda guerra del Golfo, e di quelli libanesi in seguito alla seconda guerra israelo-libanese del 2006; perché è da sempre accogliente: con gli Armeni perseguitati dai Turchi, con i Palestinesi, con i vicini Libanesi, persino con gli Italiani durante la Seconda guerra mondiale e con tanti altri.

Il motivo pretestuoso fu: dare una risposta alla "minaccia inusuale e straordinaria del governo siriano agli interessi economici, di sicurezza nazionale e di politica estera degli Stati Uniti’’ (sic!). Sinceramente: vi sembra davvero credibile che un Paese più piccolo dell’Italia e con poco più di venti milioni di abitanti potesse costituire una così terribile minaccia per la prima potenza mondiale? Di certo, posso dire che dopo aver demolito l’Iraq si apprestavano a ripetere gli stessi crimini scellerati. Insomma, sanzioni propedeutiche all’inizio del caos in Siria. Ancora di più, molto di più, sono ferali oggi che questo infelice popolo è stanco, anzi stremato e dilaniato da un conflitto brutale che dura da oltre nove anni. Il costo della vita diventa proibitivo anche per chi prima era benestante, perché l’economia di un intero Paese è condannata. Una condanna iniqua contro vecchi, bambini, malati, mutilati, uomini e donne incolpevoli, con la giustificazione paradossale di ‘’misure umanitarie’’. 

Maria Antonietta Carta