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martedì 22 dicembre 2020

La lunga attesa del popolo siriano

 

UN'ATTESA CHE NON FINISCE MAI!

Lettera n° 40 dai Maristi di Aleppo

traduzione OraproSiria


Cari amici,

Siamo nel pieno dell'Avvento, il tempo che segna l'attesa liturgica della nascita di Cristo. È un tempo di speranza e attesa.

Il profeta Isaia (9,1) proclama: "Il popolo che cammina nelle tenebre vede una grande luce... ".  Purtroppo il popolo siriano continua a camminare nell'oscurità. Per lui, la luce è lungi dall'essere vista!

Quattro anni dopo la fine della guerra ad Aleppo, i suoi abitanti, come tutti i siriani, continuano a soffrire delle sue conseguenze, che si stanno manifestando oggi con altre guerre: una guerra economica, una guerra di sanzioni, una guerra di svalutazione della moneta locale e tante altre miserie... E come se tutto questo non bastasse, la pandemia del COVID 19 sta peggiorando l'angoscia del mio popolo.

La "Cesar Act" ha l'effetto di punire l'intera popolazione siriana, imponendo sanzioni a tutti i livelli.

Quante volte ho sentito dire: "Rimpiangiamo il tempo in cui le bombe ci cadevano addosso... È vero che avevamo paura delle bombe; tuttavia, eravamo meno alle strette. Oggi le bombe non ci minacciano di più, ma tutto il resto ci soffoca...".

Un mio amico medico mi ha detto che per completare il trattamento di chemioterapia di una paziente aveva bisogno di un farmaco che, solitamente, il governo siriano forniva gratuitamente. Oggi costa di più di 4 milioni di sterline siriane... Immaginate cosa significa, quando un ottimo stipendio raggiunge a malapena le centomila sterline siriane!

In questa lettera, voglio condividere con voi le mie riflessioni a partire dall'enciclica "FRATELLI TUTTI" promulgata dal Santo Padre il 3 ottobre 2020.

Al numero 25, scrive:

Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno «moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “terza guerra mondiale a pezzi”

Non stiamo forse affrontando in Siria questa "terza guerra mondiale a pezzi"?

Perché dobbiamo passare l'inverno gelido e senza carburante per scaldarci, quando il nostro paese è un produttore di petrolio, ma i campi di produzione del nostro paese sono sotto il controllo delle truppe americane?

Inoltre perchè il signor Trump, decisore dell'ordine mondiale, ha appena annunciato la sua volontà di non lasciare la regione del nord-est della Siria?

Perché la nostra moneta deve subire una svalutazione galoppante e costante? Chi ha un interesse in tutto questo?

Perché impoverire un popolo che viveva con dignità e renderlo pezzente a tutti i costi, chiedendo l'elemosina e indebitato?

Che ha deciso di privarci di elettricità, dell' olio combustibile, di benzina, di pane, delle medicine e di tanti altri beni di prima necessità?

In un altro paragrafo (26), il Papa ci dice:

Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra ciò che risulta distrutto è «lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana», per cui «ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento». Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di «garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia.

Le parole del Santo Padre arrivano a spiegare questa disillusione del popolo siriano.

Come possiamo parlare di un progetto di fraternità quando ci impongono un falso senso di sicurezza sostenuto da una mentalità di paura e diffidenza?

Come capire che, in questo 21° secolo, delle grandi potenze possono decidere il destino e il futuro di un paese?

E anche se siamo spesso delusi, stanchi e preoccupati, continuiamo, come Maristi Blu, a seminare speranza nella misura delle nostre capacità.

Vogliamo condividere con voi alcune buone notizie.

Sabato 5 dicembre 2020 e in occasione della Giornata Mondiale del volontariato, FOCSIV (Federazione delle organizzazioni di servizio cristiano - Servizio Volontario Internazionale) ha premiato il Dr. Nabil Antaki durante la sua 27a edizione sul volontariato internazionale. Questo è un nuovo riconoscimento da parte di un organismo internazionale per l'impegno del Dr. Nabil e per il lavoro dei Maristi Blu.

Il nostro libro "Le lettere di Aleppo" è stato pubblicato anche in versione spagnola e italiana.

Quanto all'edizione italiana, è stata pubblicata da Harmattan Italia con il titolo « LETTERE DA ALEPPO » e potrete acquistarla ed offrirla come regalo di Natale... 

  Il progetto "Pane condiviso" continua a servire gli anziani. Certo: 170 anziani, che vivono da soli in una situazione precaria, senza famiglia e senza supporto, ricevono un pasto caldo giornaliero con frutta e pane, preparato da una dozzina di signore 'mariste blu'. I giovani volontari che distribuiscono questi pasti, e in risposta all'invito del Papa rivolto ai giovani in occasione della 32a Giornata Mondiale della Gioventù, raccolgono le parole di saggezza che queste persone anziane custodiscono. Partecipano così alla campagna lanciata da laytifamilylife.va  (http://www.laityfamilylife.va/content/laityfamilylife/fr/news/2020/undono-di-saggezza.html)

Ascoltando le sofferenze della gente, non potevamo restare senza una risposta. Abbiamo preso l'iniziativa di distribuire un paniere alimentare che ha raggiunto 700 famiglie tra le più povere.

Dato che il governo siriano non ha promulgato un secondo confinamento del paese, gli altri progetti dei Maristi Blu hanno ripreso normalmente dal settembre 2020.

I progetti educativi "Imparare a crescere" e "Voglio imparare" hanno visto il numero di bambini aumentare in modo significativo. Alcuni nuovi locali hanno sono stati convertiti in aule.

Il laboratorio Heartmade si è dotato di altre 3 sale per consentire una maggiore produzione.

Da settembre 2020, tutti i membri dei Maristi Blu seguono una formazione permanente i cui temi toccano lo spirito Marista e il significato della solidarietà e del volontariato.

Quando leggerete questa quarantesima lettera, il Natale sarà alle porte.

Che questo Natale sia un momento di ricongiungimento, nonostante tutte le restrizioni che sono imposte.

Che questo Natale sia un momento di preghiera per tutti i bambini del mondo.

Che questo Natale sia un momento di speranza.

Fr. Georges Sabé per i Maristi Bleu di Aleppo

lunedì 14 dicembre 2020

Lo splendore della carità: premio ai Maristi di Aleppo

      

Il 5 dicembre 2020 si è celebrata la giornata internazionale del volontariato. FOCSIV (la federazione delle associazioni cristiane italiane di solidarietà internazionale) ha assegnato al dottor Nabil Antaki il premio annuale volontario internazionale, in riconoscimento della missione dei Maristi Blu ad Aleppo.


Ricorre proprio in questi giorni l'anniversario della liberazione di Aleppo , avvenuta nel dicembre 2016 . “La città di Aleppo finalmente sta per essere completamente liberata e unificata dopo quattro lunghi anni di divisione e di morte seminata da diversi gruppi armati siriani e non”, fu la testimonianza a ZENIT di mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino.

 Nel libro da poco edito da Hamattan  Lettere da AleppoTestimonianze dalla Siria in guerra, di Nabil Antaki e Georges Sabé troverete le cronache sugli anni tremendi di una città divisa e sotto assedio e della sua sventurata popolazione. 

Sono gli scritti in cui i Maristi Blu aggiornano amici, estimatori e donatori stranieri sull’evolversi della situazione ad Aleppo e sulle numerose attività di sostegno svolte dalla loro associazione in favore degli sfollati e dei più indigenti. 

Se avete intenzione di regalare un libro per le prossime feste,
scegliete 
Lettere da Aleppo.

Si può ottenere il libro dall'Harmattan
Editrice L’HARMATTAN ITALIA srl
via Degli Artisti 15 - 10124 Torino
tel. e fax: 011.817.13.88 - cell. 348.3989.198 . harmattan.italia@gmail.com
oppure contattando le vostre librerie e i siti di fiducia

venerdì 30 ottobre 2020

La follia dei Guerrafondai e il senno dei Giusti

 Di Maria Antonietta Carta

Fra due settimane circa, uscirà in Italia Lettere da AleppoTestimonianze dalla Siria in guerra, di Nabil Antaki e Georges Sabé (ed. L’Harmattan), un libro sugli anni tremendi di una città divisa e sotto assedio e della sua sventurata popolazione, entrambe lacerate profondamente dalla guerra scellerata e funesta contro la Siria.


In quella città martoriata, gli autori vivono, soffrono, agiscono e gridano al mondo le ignominiose atrocità che vi si consumano. 

Il libro comprende una serie di lettere scritte negli oltre cinque anni  di conflitto (per aggiornare amici, estimatori e donatori stranieri sull’evolversi della situazione ad Aleppo e sulle numerose attività di sostegno svolte dalla loro associazione, i Maristi Blu, in favore degli sfollati e dei più indigenti), alcune interviste, brevi note su giorni o avvenimenti molto critici o cruciali e passi di una narrazione più personale, in cui traspaiono lo sconforto, una dolorosa impotenza, una giusta collera, momenti di accesa inquietudine, quando sopraggiungevano situazioni particolarmente dure, e la speranza, coltivata con fede incrollabile. Questi scritti impressionano per la tremenda realtà che raccontano ma anche per l’autentica e toccante umanità dei sentimenti rivelati, per la straordinaria forza d'animo e per la spiritualità profonda che li permea e che riflette la concezione dell’esistenza dei due autori, Siriani cristiani. Ma ognuno, credente, ateo o agnostico, può incontrare spunti di riflessione proficua nel loro libro, che tocca temi universali quali la dignità umana, la giustizia, l'asservimento dei mezzi di comunicazione, l'autodeterminazione dei popoli, la sofferenza e la devastazione causate dai prepotenti che si arrogano il diritto di dominare il mondo etc. 

 

L’autore siriano Hanna Mina scrive nel romanzo al-Shira‘ wa al-‘Assifeh (La Vela e la Tempesta): La speranza è come una fune lunghissima che si prolunga sino al confine estremo della vita.

Un amico di Latakia, Rami Makhoul, in un post che ho tradotto per un articolo recente, Voci dalla Siriaconsidera: Questa nostra vita che perde gusto e colore se non concediamo spazio alla speranza nel rinnovamento.

Speranza (Amal) è anche un nome femminile molto comune in Siria.

Forse, è proprio la speranza, declinata in varie maniere, che tiene i Siriani ancorati alla vita, nonostante patimenti e difficoltà indicibili.

 

Amo questo libro e sono grata a Nabil Antaki che me l’ha affidato per la versione italiana. In certi momenti, mentre traducevo, i miei occhi si velavano di lacrime per la commozione o per la pena.  Sicuramente, vi sono errori e imperfezioni dovuti alla mia negligenza ma anche al fatto che ho voluto rispettare il testo. Nella versione originale in francese, infatti, non furono apportate correzioni per lasciare intatto il carattere di urgenza e di spontaneità a quelle pagine scritte mentre si svolgevano gli eventi che gli Aleppini pativano: era la volontà degli autori e ho scelto di non tradirla.

 Mentre lo leggevo per la prima volta, le riflessioni si affollavano nella mia mente, ma ora provo quasi ritrosia a commentarlo.  Noi Occidentali ci arroghiamo troppo spesso la pretesa di capire, interpretare o commentare la realtà di coloro che consideriamo ‘’diversi’’ invece di ascoltare ciò che hanno da dire o leggere ciò che scrivono. 

Propongo quindi alcuni brevi passaggi con l’augurio che vi stimolino a voler conoscere Lettere da Aleppo, che non è soltanto un documento esemplare sul conflitto siriano ma una testimonianza inestimabile sul valore della conciliazione, dell’altruismo, del mutuo rispetto e sull’insensata, indecente bestialità di questa guerra. Per ciò, è un’opera che merita di essere letta e diffusa, soprattutto tra i giovani.


Se avete intenzione di regalare un libro per le prossime feste, scegliete Lettere da Aleppo; sarà un atto concreto contro l’ingiustizia e la prevaricazione di chi continua a perpetuare quel cancro immondo che distrugge l’essenza della pace e dell’armonia cioè la sacralità della vita, unica speranza di salvezza per l’umanità.  


Nabil Antaki. 

1. … abbiamo visto colonne di fumo salire verso il cielo e abbiamo incrociato decine di migliaia di persone, cariche di fagotti, che erravano nelle strade alla ricerca di un rifugio. Alcune si sono poi installate nei giardini pubblici, ma la maggioranza ha occupato le scuole pubbliche, chiuse per le vacanze estive, dopo averne forzato le porte. In pochi giorni, 500.000 persone hanno abbandonato il loro domicilio nei quartieri est e sud di Aleppo, diventando sfollati. E lo sono a tutt’oggi. I ribelli hanno invaso i quartieri in cui vivevano, adesso teatro di violenti combattimenti. 

A Jabal al-Sayideh, vi sono quattro scuole pubbliche e lì si ammassano circa trecento famiglie prive di tutto: niente acqua, elettricità e servizi igienici. Non hanno materassi per dormire né cibo per sopravvivere. Impossibile restare indifferenti! Il nostro gruppo ha deciso senza esitare di sostenerli. Con una trentina di volontari, ci rechiamo in queste scuole e cerchiamo di rimediare ai problemi più urgenti. Per identificarci, abbiamo cominciato a indossare magliette blu e ogni volta al nostro arrivo gli sfollati gridano: i blu sono arrivati! … 

Nelle nostre lettere, raccontiamo i drammi che abbiamo vissuto attraverso numerose persone: i nostri cari uccisi, feriti, amputati o scomparsi; la miseria e le sofferenze delle famiglie sfollate che abbiamo soccorso e dovuto alloggiare, nutrire, vestire e curare; la condizione dei bambini di cui siamo responsabili, a cui la guerra ha rubato l’infanzia; il problema dell’esodo di migliaia di nostri concittadini che hanno visto i loro sogni spazzati via e che sono emigrati per assicurarsi un futuro sotto cieli più clementi. 

Raccontiamo anche i gesti esemplari di solidarietà di cui siamo stati testimoni, i tesori di generosità che abbiamo scoperto; la straordinaria resilienza degli Aleppini e la nostra risposta a questa guerra tragica; le azioni e i progetti intrapresi con la nostra Associazione di solidarietà basata sulla relazione umana con la persona soccorsa, sul rispetto della dignità calpestata dalla guerra e dalla miseria, sull’accompagnamento e l’ascolto. Il nostro moto è «Seminare la speranza» e il nostro programma si riassume in una frase: «Viviamo la solidarietà con i più deboli per alleviare le sofferenze e promuovere l’uomo».


2. … Noi, ad Aleppo, non avevamo notizie; non sapevamo nulla di quanto succedeva poiché i telefoni cellulari non funzionano nella regione di Khanasser. Eravamo preoccupati perché l’autobus ritardava. Soltanto verso le ore 20, l’autobus può riprendere il viaggio. Finalmente riceviamo notizie. L’ambulanza è pronta all’entrata di Aleppo. Appena l’autobus arriva, portiamo Amin in ospedale, dove ci attendono medici e chirurghi, ma Amin è già morto quando arriviamo. Terroristi, perché avete sparato contro un autobus? Ammazzare un civile fa avanzare la vostra causa? La democrazia e la libertà non c’entrano niente con voi, banda di criminali. Sapete chi avete ucciso? Forse la madre di uno di voi è stata curata da mio fratello Amin per restare incinta, banda di assassini. (Da: Hanno ammazzato mio fratello)

 

Georges Sabé. 

1. E se domani mi svegliassi al rumore delle raffiche vicino a me o a casa mia, cosa farei? Prenderei anch'io la carta d'identità e il poco denaro che mi resta e partirei? Partire, dove, quando, come, cosa prendere, cosa lasciare? Addio, amici! Addio, famiglia! Addio, terra! Addio, strada! Addio, casa! Addio a noi. Più niente sarà casa mia. … Perché io? Quale errore ho commesso? Quale peccato? La vita è forse un eterno peregrinare? Al catechismo mi hanno insegnato che su questa terra noi cerchiamo il cielo; ma quale cielo? E se il cielo fosse il riflesso della terra? I miei occhi tacciono, non parlano più, non sorridono più e non piangono più. Nessuna lacrima. In ogni caso, perché piangere, perché ridere, perché parlare con gli occhi, perché esprimere ed esprimersi? Meglio essere discreti, non mostrarsi né mostrare. Sono vuoto, svuotato. Al mattino mi alzo per andare da nessuna parte, per pianificare un niente, per uscire sul posto, per sognare l'oblìo, per attendere l'istante che è là. Il giorno passa; è il sole che me lo annuncia. L'oscurità mi dice il tempo, la luna segna il giorno. Il giorno passa e non so più se è ieri o domani. Non si assomigliano per nulla e sono tutti uguali.


2. …Viene a sedersi al nostro tavolo, si stabilisce nei nostri cuori e nelle nostre menti, s’invita al nostro quotidiano e lo trasforma. La guerra è qui. Viene per annunciarci la sofferenza e la morte. Viene a dirci che bisogna odiare, che bisogna distruggere i ponti e le relazioni. La guerra è qui. Le sue macchine stanno funzionando a pieno ritmo e i suoi tamburi battono fortemente. Viene a trasformare le nostre notti in un lampo e il calore dei nostri giorni in una fornace. La guerra è qui. Viene a sporcare le nostre mani. Costringe tanti innocenti a impugnare le armi… La guerra è qui. Viene a dirci: «Non vi lascerò. Vi amo tanto. Vi voglio. Vi invito al mio banchetto. Non perdete l’appuntamento. Ecco l'indirizzo: Aleppo, strada della vergogna, palazzo della miseria, piano della sofferenza». 

La guerra è il nostro quotidiano, ma noi ci rifiutiamo di partecipare al suo banchetto. Scegliamo la vita… 

giovedì 2 luglio 2020

Nabil Antaki: guerra, sanzioni, corona, Caesar, crisi economica e che altro?

LETTERA DA ALEPPO N. 39 (1 luglio 2020)
traduzione Gb.P. OraproSiria
Il popolo siriano non sa più a quale santo votarsi. I drammi si susseguono, non sono tutti uguali ma portano allo stesso risultato: quello di continuare a far soffrire il popolo siriano, che vuole solo vivere dignitosamente in pace.
Cominciamo dalla guerra. È andata avanti per oltre nove anni. Ha ucciso centinaia di migliaia di persone e causato una decina di milioni di sfollati interni e di rifugiati, ha costretto un milione di persone all'esilio, ha distrutto le infrastrutture della Siria e ha rovinato un Paese che era pacifico, sicuro, stabile e prospero.
Lo scorso febbraio, l'esercito siriano ha lanciato un'offensiva per liberare parte della provincia di Idlib occupata dagli islamisti del gruppo Al-Nosra. Il 16 febbraio ha ripreso il controllo dell'autostrada principale che collega Aleppo al resto della Siria e che era in mano ai ribelli dal 2013. Ha anche liberato la periferia occidentale di Aleppo occupata dai gruppi armati ribelli dal 2012. Questi jihadisti continuavano a bombardare Aleppo ogni giorno, anche dopo la liberazione dei quartieri orientali e la riunificazione della città tre anni fa. Il 16 febbraio gli Aleppini erano esultanti perché, dopo diversi anni di guerra, potevano finalmente dormire senza temere la caduta di un mortaio e percorrere anche questa strada che collega Aleppo alle altre città della Siria e del Libano. Il giorno seguente, un aereo civile è atterrato per la prima volta all'aeroporto di Aleppo dopo otto anni.
Disgraziatamente, c'è stata una controffensiva da parte dei gruppi terroristici supportati dall'aeronautica e dai droni turchi. Hanno riconquistato il controllo dell'autostrada e di alcune aree liberate dall'esercito siriano. All'inizio di marzo, i negoziati tra Russia e Turchia hanno portato a un accordo sul cessate il fuoco.
I ribelli si sono ritirati dall'autostrada e da allora non ci sono più stati combattimenti in Siria. La situazione è completamente congelata. E con la crisi del Covid-19, i giovani non sono più chiamati a prestare servizio militare.
Tuttavia, una situazione congelata non è un caso risolto poiché la Siria non ha ancora liberato tutto il suo territorio: una parte del nord-ovest e una parte del nord-est sono occupate illegalmente dalla Turchia, un'altra area a nord-est è occupata da milizie curde sostenute e armate dagli Americani e, infine, la provincia di Idlib con i suoi terroristi, per lo più stranieri.
Gli Aleppini hanno festeggiato l'avanzata militare con gioia e riacquistato la speranza di un futuro migliore dopo nove anni di sofferenze e miseria. Ma hanno avuto appena il tempo di rallegrarsi e godere di un ritorno alla vita normale quando la crisi del coronavirus è iniziata con tutte le relative misure preventive adottate dalle autorità per prevenire la diffusione del virus.
A parte i negozi di alimentari, le farmacie e le panetterie, tutto è stato chiuso: scuole, università, fabbriche, officine, negozi e tutti i luoghi pubblici; un coprifuoco è stato introdotto dalle 18:00 alle 06:00 del giorno successivo. Inoltre, il confinamento prevedeva il divieto di lasciare la propria città, anche per recarsi nelle campagne e nei villaggi della stessa regione. I siriani, in generale, e gli Aleppini, in particolare, hanno seguito le istruzioni indossando mascherine, evitando di baciarsi (un'usanza diffusa in Oriente) e usando soluzioni disinfettanti.
Queste misure preventive hanno rallentato la diffusione dell'epidemia; fortunatamente, finora sono stati segnalati solo 293 casi di COVID-19 e 9 decessi. Ora che la situazione è più o meno sotto controllo, il confinamento è stato revocato; università, fabbriche e negozi hanno ripreso le loro attività. Gli esami ufficiali di brevetto e diploma di maturità sono iniziati il 21 giugno. Dall'altra parte, queste misure hanno paralizzato la vita sociale e congelato tutte le attività economiche che stavano lottando faticosamente per ricominciare.
La maggior parte dei Siriani, impoveriti da nove anni di guerra, non riesce più a sbarcare il lunario, in particolare gli operai, gli artigiani e i proprietari dei piccoli commerci che fanno affidamento sul proprio reddito giornaliero per vivere e spesso sopravvivere; per non parlare dei pensionati, dei disoccupati e dei malati che non hanno più alcuna fonte di reddito. Nella migliore delle ipotesi, tutte le ONG hanno rallentato considerevolmente le loro attività quando non le hanno completamente interrotte.

Rovinata da nove anni di guerra, strangolata da ingiuste e illegali sanzioni europee e americane, l'economia non riparte. Le sanzioni risparmiano l'assistenza umanitaria ma impediscono il commercio e l'importazione di prodotti, bloccano tutte le transazioni finanziarie da parte di tutti i cittadini siriani e vietano tutti i progetti di ricostruzione. Cinicamente, i funzionari europei affermano che le sanzioni sono mirate e colpiscono solo coloro che detengono il potere e i profittatori della guerra e non riguardano medicinali, attrezzature mediche o cibo.
Pura ipocrisia! Se i conti bancari di tutti i siriani sono congelati e qualsiasi cittadino siriano non può effettuare transazioni finanziarie, come i bonifici, come è possibile acquistare i prodotti non sanzionati? Se conoscete aziende occidentali che accettano di fornirci prodotti gratuitamente, siamo interessati. E poiché molti prodotti entrano di contrabbando dalla Turchia o dal Libano, vengono venduti a prezzi esorbitanti, impoverendo la popolazione e arricchendo i profittatori della guerra, il che è l'opposto dell'obiettivo pretestuoso per il quale hanno comminato le sanzioni.
Come se ciò non bastasse, gli Americani hanno peggiorato le cose con la nuova legge "Caesar" che sanziona qualsiasi azienda al mondo che intrattenga rapporti commerciali con la Siria.
Queste sanzioni costituiscono una forma di punizione collettiva contro la popolazione civile. Questo è classificato come un crimine contro l'umanità dalla convenzione di Ginevra. Sanzioni che hanno l'effetto di causare sofferenza alla popolazione civile e non hanno alcun effetto sulla fine della guerra o sull'avanzamento verso una soluzione politica del conflitto.
La situazione economica è catastrofica. L'inflazione è galoppante, il prezzo dei prodotti è triplicato in 6 mesi. Un euro valeva 60 sterline siriane (L.S.) prima della guerra, era a 1000 L.S. tre mesi fa; adesso ha raggiunto le 2500 L.S. ! La popolazione già impoverita dagli anni della guerra, avendo esaurito da tempo i magri risparmi, non ha più i mezzi per arrivare a fine mese. Coloro che hanno osato intraprendere un'attività commerciale, industriale o artigianale si mordono le dita perché lavorano in perdita e spesso chiudono bottega! I Siriani sono stanchi, disperati e depressi!
E noi, i Maristi Blu, cosa stiamo facendo in questa galera?
Cerchiamo, con i mezzi che abbiamo, di alleviare la sofferenza e di seminare Speranza.
La preghiera, il discernimento e la nostra capacità di essere empatici all'angoscia delle persone e di ascoltare le loro domande, ci hanno fatto riscoprire che c'erano in Aleppo degli anziani che vivono soli, senza più la propria famiglia in Siria, alcuni costretti a letto o malati e che, a causa del confinamento, non avevano più nessuno che portasse loro da mangiare. Così abbiamo iniziato, all'inizio della crisi di Covid-19, un nuovo progetto che abbiamo chiamato «Solidarité Coeurona». Negli ultimi 3 mesi, le donne dei Maristi Blu hanno cucinato un pasto caldo ogni mattina per 125 persone. Verso le 13:00, i nostri giovani volontari lo distribuiscono presso le case dei beneficiari. Con il pasto, danno loro pane, della frutta, la loro presenza e il loro ascolto. Abbiamo scoperto, che oltre al pasto di cui hanno bisogno, quanto sia difficile per questi anziani vivere da soli e quanto sono bisognosi di sentire il calore umano, un'attenzione speciale e vedere un sorriso. Questo è ciò che fanno i nostri volontari.
All'inizio, questo progetto avrebbe dovuto essere limitato nel tempo e terminare con la fine della pandemia. Per settimane abbiamo visitato ciascuno di questi anziani. Abbiamo visto drammi che non avremmo mai immaginato; vedove o vedovi di età compresa tra 80 e 95 anni che vivono da soli (o con figli disabili) in condizioni disumane, senza famiglie, senza sostegno, a volte costretti a letto, per lo più malati, che non sono usciti di casa da anni, e il cui unico aiuto è quello di un vicino o di un parente distante che passa di tanto in tanto.
Sto pensando a F.A., 92 anni, che vive in una sola stanza con i suoi 3 figli minorati psichici dai 55 ai 70 anni.
Penso alla famiglia Y.M: il marito di 90 anni costretto a letto con l'Alzheimer, la moglie cardiopatica di 85 anni, il loro figlio cieco e la nuora, l'unica persona abile che deve prendersi cura di tutti, compreso il proprio figlio autistico.
Penso a M.K., 90 anni, cieco, che vive da solo nel suo appartamento.
Per questo motivo, abbiamo deciso di continuare il progetto sviluppandolo e costituendo un team speciale per questo 15° programma in corso dei Maristi Blu.
Poichè era stato proibito durante il confinamento il raduno di persone, noi Maristi Blu abbiamo dovuto congelare temporaneamente 10 dei nostri 14 progetti: i nostri due progetti educativi per bambini dai 3 ai 6 anni "Impara a crescere" e "Voglio imparare" , il nostro progetto "Bamboo" per la cura degli adolescenti, "Seeds" per il supporto psicologico di bambini, adolescenti e adulti traumatizzati dalla guerra, il nostro programma di "sviluppo della donna", il nostro programma "taglia e cuci", il Progetto "Heartmade" per il riciclaggio di tessuti rimanenti per realizzare pezzi unici per le donne, il MIT, il nostro centro di formazione per adulti, tutti questi progetti sono stati temporaneamente sospesi. Tuttavia, con la revoca delle misure di contenimento 15 giorni fa, tutti questi programmi sono ripresi in pieno.
Per quanto riguarda i nostri 2 progetti di sviluppo, "Micro-progetti" e "Formazione professionale", li abbiamo proseguiti nonostante il blocco. Il programma di microprogetti consiste nell'insegnamento durante le sessioni di 48 ore (20 adulti per sessione) spalmate su 3 settimane, delle competenze necessarie per aprire un microprogetto e quindi finanziarlo per consentire ai nostri giovani di vivere senza più dipendere dagli aiuti forniti dalle ONG. Il progetto "Formazione professionale" consiste nel mettere dei giovani in apprendistato presso artigiani per un anno in modo che apprendano un mestiere e li supportiamo poi finanziariamente, in modo che diventino imprenditori di se stessi. È così che attualmente abbiamo 30 giovani adulti in apprendistato per diventare carpentiere, elettricista, idraulico, pasticcere, riparatore di telefoni cellulari, meccanico, sarta, ecc.
Nonostante il Covid-19, abbiamo anche proseguito il progetto “Goccia di Latte” che distribuisce il latte ogni mese a 3000 bambini di età inferiore agli 11 anni; il programma di "alloggio di famiglie sfollate" e il programma medico per l'assistenza medica agli indigenti.
Il nostro progetto "Colibri" per la presa in carico di un campo di sfollati curdi a 30 km da Aleppo è stato interrotto nelle sue attività pedagogiche ed educative durante la crisi di Covid-19. Siamo andati comunque al campo per distribuire i pacchi di cibo e igiene, e i pannolini per bambini; il nostro team medico si è recato lì una volta alla settimana per prendersi cura dei malati del campo e dell'area circostante. Ora tutte le attività sono riprese come prima.
Con tutti i siriani che vivono in Siria, siamo stanchi, stanchi ed esausti! Siamo indignati dalle politiche occidentali che consentono alla situazione di marcire senza prendere alcuna iniziativa di dialogo con le autorità legittime del Paese; siamo oltraggiati dalle sanzioni imposte ai 17 milioni di siriani che vivono nei territori sotto il controllo dello Stato; rivoltati dall'occupazione illegale del 30% del territorio di uno Stato sovrano, uno dei 50 membri fondatori delle Nazioni Unite, dall'esercito turco e americano (che occupa la regione dei pozzi petroliferi siriani privando lo Stato delle risorse così necessarie); oltraggiati dal sostegno illimitato dei governi turco e occidentali e delle ONG internazionali ai terroristi islamisti che occupano la provincia di Idlib.
A volte pensiamo di gettare la spugna e fermarci. Tuttavia, quando pensiamo che gli altri hanno bisogno, ora più che mai, della nostra presenza, del nostro sostegno e del nostro aiuto, riprendiamo con più vigore il cammino di solidarietà iniziato 9 anni fa. E lasciamo il resto alla grazia di Dio.
Aleppo, 1 luglio 2020
Dr Nabil Antaki, per i Maristi Blu

giovedì 7 maggio 2020

Voci dalla pandemia: "Seminare speranza" in Siria

Il Dott. Nabil Antaki visita un paziente ad Aleppo nell'ambito del progetto "Solidarietà del cuore" per aiutare gli anziani e le persone costrette in casa. (foto: CNEWA)


CNEWA (Catholic Near East Welfare Association, "Associazione Cattolica per la Sussidiarietà del Medio Oriente”)
  04 maggio 2020
di Nabil Antaki
trad. Gb.P. OraproSiria


Sebbene la pandemia di COVID-19 non sia così grave in Siria come in altre aree del mondo, è, tuttavia, un altro incubo per il popolo siriano, che ha sofferto di una terribile guerra per più di nove anni.

Sono un medico di Aleppo, la seconda città della Siria che era, prima della guerra, la capitale economica del paese. Mi sono formato nella professione medica in Canada e sono tornato in Siria nel 1980 per servire la gente del mio Paese. All'inizio della guerra nel 2011, mia moglie Leyla, il fratello marista George Sabee ed io fondammo "i Maristi Blu" per aiutare le famiglie cristiane più povere di Aleppo e le famiglie cristiane e musulmane sfollate. I nostri sforzi sono iniziati modestamente, ma oggi abbiamo 110 volontari che gestiscono 14 programmi. Questi includono assistenza medica, servizi educativi e supporto psico-sociale. Molte di queste iniziative sono supportate e finanziate dal CNEWA, attraverso una continua collaborazione con l'ufficio di Beirut dal 2014.

All'inizio di marzo di quest'anno, l'esercito siriano ha preso il controllo della periferia occidentale di Aleppo occupata dal 2012 dai gruppi ribelli armati. Da qui i ribelli avevano bombardato con i loro mortai la città anche dopo la riunificazione dell'esercito dei distretti orientali e meridionali della città alla fine del 2016. Gli Aleppini hanno celebrato questi eventi con gioia e hanno riacquistato la speranza per un futuro migliore dopo nove anni di sofferenza e miseria. Purtroppo, non hanno avuto il tempo di rallegrarsi e godersi un ritorno alla vita normale, dal momento che ha avuto inizio la crisi del coronavirus con il primo caso registrato il 14 marzo. Subito, le autorità hanno adottato tutte le misure preventive necessarie per prevenire la diffusione del virus. A parte negozi di alimentari, farmacie e panetterie, ora tutto è chiuso: scuole, università, fabbriche, officine, negozi e tutti i luoghi pubblici. Il coprifuoco è stato introdotto dalle 18:00 alle 6:00 del giorno successivo e, inoltre, il confinamento include il divieto di lasciare la propria città, anche per recarsi in campagna e nei villaggi della stessa regione. I siriani in generale e gli Aleppini in particolare ora seguono i protocolli di indossare maschere, evitando i baci - che è un gesto di benvenuto molto comune in Medio Oriente - e usando soluzioni disinfettanti.
Mentre queste misure hanno paralizzato la vita sociale e congelato un'economia fragile, hanno rallentato la diffusione della pandemia in Siria. Fortunatamente, ci sono stati 42 casi segnalati di COVOD-19 (N.D.T.: aumentati a 45 al 7 maggio)e 3 morti nelle città. Tuttavia, la maggior parte degli Aleppini - impoveriti in nove anni di guerra - non ha più i mezzi per sbarcare il lunario. I più colpiti sono i lavoratori a giornata, gli artigiani e i proprietari di piccole imprese che si affidavano ai loro guadagni quotidiani per vivere e spesso per sopravvivere. E poi ci sono pensionati, i disoccupati e i malati, nessuno dei quali ha alcuna fonte di reddito. La vita è più difficile per questi, i più vulnerabili, e le loro difficoltà sono esacerbate dal fatto che, in questo momento di una pandemia globale, le organizzazioni caritative e le organizzazioni non governative hanno rallentato significativamente le loro attività; anche se alcune non si sono fermate completamente.

Nessuno ad Aleppo che io conosco è stato infettato da COVID-19. Tuttavia, mio figlio, un medico che vive nel Michigan, è stato infettato dal virus ed è stato molto malato per più di 15 giorni. Mia moglie ed io probabilmente abbiamo passato i giorni più lunghi e più spaventosi della nostra vita preoccupandoci delle sue condizioni. Con il potere della Provvidenza, ha recuperato e ripreso il lavoro nel trattamento di numerosi pazienti anche infettati dalla pandemia.

Il raduno di persone è stato proibito, noi Maristi Blu abbiamo dovuto congelare temporaneamente 10 dei nostri 14 progetti: i nostri due progetti educativi per bambini dai 3 ai 6 anni, "Impara a crescere" e "Voglio imparare"; "Bamboo", per la cura degli adolescenti; e "Seeds" per il supporto psicologico di bambini, adolescenti e adulti traumatizzati dalla guerra. Altri programmi, compresi quelli per le donne e la formazione dei giovani adulti, sono sospesi o si muovono faticosamente.
Ciononostante, stiamo proseguendo altre quattro iniziative: la “Goccia di latte”, che distribuisce il latte a tutti i bambini cristiani di Aleppo di età inferiore agli 11 anni; "Rifugio per le famiglie sfollate", che aiuta a ospitare le famiglie sfollate internamente; e un programma medico per gli indigenti. Abbiamo modificato un programma in un campo per famiglie sfollate a 18 miglia da Aleppo, concentrandoci invece sulla distribuzione di pannolini e pacchi alimentari e igienici. Il nostro team medico si reca lì una volta alla settimana per prendersi cura dei malati, compresi quelli che vivono nell'area circostante. Il campo è un rifugio per sfollati curdi e musulmani che sono fuggiti dalle loro città e villaggi dopo l'invasione turca della loro zona nel gennaio 2018. Ci sono grati del fatto che non li abbiamo abbandonati neanche nel tempo dell'epidemia di coronavirus.

Gente in blu
La preghiera, il discernimento e la nostra capacità di essere sensibili all'angoscia delle persone e di ascoltare i loro appelli - indipendentemente dall'etnia o dalla confessione - ci hanno fatto riscoprire che c'erano, ad Aleppo, gli anziani, che vivevano soli, senza la famiglia in Siria, alcuni costretti a letto o malati e a cui, a causa del confinamento, non è rimasto nessuno che porti loro da mangiare. E così abbiamo iniziato un nuovo progetto che abbiamo chiamato "Solidarietà del cuore". Ogni mattina, le donne dei Maristi Blu preparano un pasto caldo per 125 persone. Verso le 13:00, i nostri giovani volontari distribuiscono il cibo nelle case degli assistiti. Con il pasto caldo, danno agli anziani pane e frutta, tutti addolciti con un tocco umano attraverso la cura, l'ascolto e il conforto. Abbiamo scoperto quanto sia stato difficile per queste persone vivere in solitudine e il loro bisogno di sentire il calore umano, ricevere un'attenzione speciale e vedere un sorriso. E questo è ciò che i nostri volontari non mancano di fare.

Papa Francesco, nella sua omelia del 6 aprile, parla proprio del nostro rapporto con i poveri e dice: “Ci sono i poveri. Ce ne sono molti. Ci sono i poveri che vediamo, ma è la parte più piccola; il gran numero dei poveri non lo vediamo: i poveri nascosti. E non li vediamo perché stiamo entrando in questa cultura dell'indifferenza.”
Il Papa termina dicendo: “Quando Gesù dice: 'Avrai sempre il povero con te', significa: 'Sarò sempre con te nei poveri. Io sarò lì." "E questo è il cuore del Vangelo: su questo saremo giudicati". Noi, i Maristi Blu, condividiamo pienamente queste parole di papa Francesco.

Come sarà domani per noi? Il futuro non è chiaro. Dobbiamo superare molti ostacoli dovuti a nove anni di guerra e alla pandemia di COVID-19. La nostra gente è disperata.
Ma noi Maristi Blu siamo qui per lavorare con il nostro motto: Seminando Speranza!


https://cnewa.org/letter-from-syria/

domenica 19 aprile 2020

Oltre la logica della guerra

Georges Sabé è uno dei Fratelli Maristi di Aleppo, in Siria. Ci invita a vedere in questa crisi sanitaria legata alla pandemia che segue nove anni di guerra, un vibrante richiamo alla vita.


Dal sito della Chiesa Cattolica in Belgio
Intervista di Laurence D'Hondt  a frère Georges Sabé, ad Aleppo.
15 aprile 2020

Cathobel: Dopo 9 anni di guerra, Aleppo è entrata in un periodo di confinamento…. Questo cosa significa?
G.S.: Le autorità hanno istituito un coprifuoco dalle 18:00 alle 06:00; tutti i negozi non alimentari sono chiusi, anche le scuole e le università. Rimangono aperti solo alcune farmacie e dei supermercati. Gli Aleppini possono lasciare le loro case durante il giorno, ma l'economia è a un punto morto, anche se fino ad oggi nessun caso ufficiale di contagio è stato identificato ad Aleppo.

C. Cosa significa il confinamento, per la sopravvivenza economica degli Aleppini?
G.S.: La situazione è molto difficile: metà degli Aleppini vive come lavoratori a giornata, vale a dire che vivono di ciò che guadagnano di giorno in giorno. Adesso, non hanno più risorse. Ci sono anche persone anziane, circa 200.000 i cui figli si sono rifugiati all'estero, sono morti, o sono ancora nell'esercito. Con l'obbligo di restare in casa, queste persone anziane vengono lasciate a se stesse. Siamo particolarmente attenti a questo e attualmente offriamo 125 pasti al giorno. Dopo nove anni di guerra, questo confinamento è ovviamente molto difficile, soprattutto perché non possiamo lasciare Aleppo. Dopo che gli ultimi distretti nella parte orientale della città, che erano ancora nelle mani del gruppo jihadista Fronte Al-Nosra, furono riconquistati dall'esercito, il 16 febbraio abbiamo conosciuto tre settimane di vita normale in quasi 10 anni!

C: In che modo la comunità cristiana sopravvive a queste prove?
G.S.: Innanzitutto, ci sono alcune cifre da ricordare: ad Aleppo eravamo 250.000 cristiani, comprendendo tutte le confessioni ecclesiali prima della guerra. Oggi siamo solo in 25.000. Solo il 10% di tutti i cristiani di Aleppo. I cristiani che se ne sono andati non torneranno, tranne alcuni anziani che non sono stati in grado di adattarsi al loro paese di esilio. Questo è irreversibile. Ora stiamo cercando di aiutare coloro che sono rimasti in città a rimanere sul posto e a continuare una vita normale, ma molti se ne andrebbero se potessero.

C: Come avete festeggiato la Pasqua in queste condizioni?
G.S.: Per le comunità cristiane di Aleppo, la Settimana Santa e la festa di Pasqua sono l'occasione per grandi raduni e feste. I cristiani cattolici della città hanno l'abitudine di recarsi nei vari luoghi di culto per essere benedetti, poi dirsi vicendevolmente: "Cristo è risorto", a cui la risposta è: "sì, Cristo è veramente risorto". Quest'anno avremmo dovuto anche inaugurare il restauro della cattedrale greco-cattolica e maronita. Niente di tutto ciò è stato possibile.

C: Qual è il messaggio spirituale che avete trasmesso durante questa Pasqua confinata?
G.S.: I siriani stanno emergendo da nove anni di una guerra che ha focalizzato tutta la loro attenzione sul loro Paese. Ora la crisi non è più specifica della Siria. È un'opportunità per i siriani di condividere la stessa condizione con il resto dell'umanità. Non sono solo i siriani che vengono respinti ai confini, che vivono in situazioni di sofferenza. In ciò che sta accadendo, c'è un forte appello a guardare la terra in modo diverso, come un bene comune, un dono di Dio da condividere. Non siamo invitati a morire su questa terra ma a viverci.

C: La guerra si è fermata?
G.S.: Sì. Temevamo fortemente lo scontro tra gli eserciti turco e siriano. Ma senza alcun accordo il cessate il fuoco si è imposto, in nome di una lotta per la vita. Spero che questo cessate il fuoco faccia pensare ai leader, al di là della loro volontà di potere, a ciò che vogliono veramente per i loro popoli.

lunedì 16 marzo 2020

Lettera da Aleppo: "No, la guerra non è finita"


Lettera di Aleppo n°38 (10 marzo 2020)
Trad Gb.P.  OraproSiria

Cari amici,

Avrei voluto poter annunciare buone notizie... In effetti, quasi un mese fa, il 16 febbraio 2020, Aleppo era finalmente completamente liberata. L'autostrada, la famosa M5 era riaperta, l'aeroporto internazionale accoglieva, dopo otto anni di chiusura, il primo aereo civile. Gli Aleppini festeggiavano la liberazione...
Quel giorno scrivevo nel mio diario: "La speranza è adesso, non è in un futuro lontano, è ora."
Pensavo come molti siriani che la pace bussasse alle nostre porte...
Purtroppo, la boccata d'aria fresca è stata sostituita da un abbattimento asfissiante.
La Turchia ha avviato un'operazione in Siria per proteggere i terroristi. L'esercito siriano avanza verso Idlib riprendendo villaggi che erano sotto controllo del fronte Al Nosra.
L' autostrada principale M5 è di nuovo tagliata. I combattimenti infuriano. Centinaia di giovani perdono la vita.

E mi chiedo:
Che succede nel mio Paese? Perché gli occidentali trattano i jihadisti come terroristi quando arrivano nei loro Paesi mentre quando il governo siriano cerca di eliminare il terrorismo in Siria, questi stessi occidentali parlano di crisi umanitaria?
Perché il governo turco si permette di respingere l'esercito siriano che si trova sul proprio territorio?
Perché dei giovani devono morire per difendere il proprio Paese da aggressioni straniere?
Come Siriani, abbiamo il diritto o no di decidere del nostro destino? Siamo burattini nelle mani delle grandi potenze senza poter avere una parola da dire?
Chi restituirà ai genitori i loro figli caduti sui campi di battaglia?
E la settimana scorsa, un incontro a Mosca decide un cessate il fuoco e una riapertura delle autostrade M5 e M4 (che collegano Aleppo a Lattakia). Questo cessate il fuoco resisterà alle violazioni dei gruppi armati?

Il Santo Padre invita ad agire a favore dei "dimenticati di Idlib".
Ma chi sono i "dimenticati di Idlib"? Sono soltanto le migliaia di famiglie che sono attualmente sfollate per fuggire dai combattimenti o sono anche le migliaia di famiglie cristiane e musulmane trattenute dai jihadisti del fronte Al Nosra (Al Qaeda) che, da oltre 8 anni, impediscono loro di vivere degnamente?

Penso a tutte quelle famiglie dei villaggi di KNAYEH, YACOUBIEH, JDAIDEH E GHASSANIEH che sono dovute scappare a causa dei terroristi che hanno occupato i loro villaggi. Quelle che sono rimaste sono state costrette a condividere una parte o l'intero territorio con i gruppi armati stranieri!

Diteci chi sono "i dimenticati di Idlib"!
Sono quelle città morte del nord della Siria, città archeologiche completamente cristiane ma saccheggiate e distrutte dai ladri in nome della democrazia e della libertà?
Se è vero che centinaia di migliaia di famiglie sono fuggite dalla guerra, bisognerebbe cercarne il vero motivo.
La guerra ha fatto di un popolo alla ricerca di pace e prosperità, un popolo di sfollati e dimenticati.

Tra pochi giorni, ancora una volta ricorderemo questa fatidica data del 15 marzo 2011 quando tutto è iniziato.
E la guerra non è finita...
Ogni giorno continua ad annunciarci brutte notizie che vengono ad abbattere i germi di speranza che ci consentono di vivere.

Ricordatevi che siamo sotto embargo! Un embargo che colpisce la popolazione ogni giorno! Un embargo che impoverisce i più poveri! Un embargo che ci rende un popolo di mendicanti!
Abbiamo bisogno della vostra amicizia, della vostra solidarietà, del vostro sostegno per spiegare la sofferenza del nostro popolo. La vostra preghiera sostiene il nostro quotidiano, ma anche la vostra azione presso i responsabili politici è molto importante!
Dite loro che siamo un popolo degno di vivere umanamente come qualsiasi altro popolo della terra. Dite loro che siamo un popolo radicato nella cultura e nella civiltà da migliaia di anni. Dite loro che il popolo siriano sceglie la pace come percorso di ricostruzione di tutto ciò che è stato e viene continuamente distrutto.

Con la nostra gente e per loro, noi Maristi Blu, agiamo.
Continuiamo a seminare questa speranza.

L'immagine può contenere: 23 persone, spazio all'aperto
Il 15 febbraio siamo stati ricevuti dal nostro Presidente della Repubblica e dalla First Lady. Volevano ringraziarci per tutti i servizi resi alla comunità locale in tutti gli anni di guerra. Essi vedono in noi un modello della società siriana ideale: un modello di apertura e solidarietà, un esempio di difesa dell'interesse dei più poveri. Ci hanno invitati a sviluppare la nostra azione umanitaria. Hanno insistito sull'importanza dei valori che viviamo e sui programmi che mettiamo in atto per l'occupazione e lo sviluppo della persona umana e del posto della donna nella nostra società.
Ci hanno spiegato la loro visione del futuro per il Paese e soprattutto nella fase che seguirà all'instaurazione della pace.

Sulla strada del ritorno, domenica 16 febbraio 2020, Aleppo viveva momenti di gioia e di letizia: la periferia occidentale occupata dai terroristi che minacciavano la città era appena stata liberata.
Da questo momento continuiamo ad approfondire la risposta alla domanda: «di quali iniziative ha bisogno la città e i suoi abitanti, in questa fase di pace»?

I nostri progetti educativi "voglio imparare" e "Imparare a crescere" proseguono bene. I bambini stanno preparando la festa della mamma, che in Siria si celebra il 21 marzo. L'educazione ai valori, lo sport, la musica, l'accompagnamento personale di ogni bambino e spesso anche della sua famiglia, l'interesse per la vita sociale e per la salute psichica e fisica costituiscono un insieme della nostra educazione ben radicata nel carisma Marista.

Il progetto "Seeds" (semi), in tutte le sue componenti, Lotus e Bamboo, continuano ad offrire ai giovani adolescenti uno spazio di formazione ai valori e all'espressione dei sentimenti. Oltre 350 giovani godono di un accompagnamento nel loro sviluppo personale, psichico e sociale.

Il progetto "taglio e cucito" ha completato la sua 7ª a sessione e ha consegnato diplomi a 17 donne che per 60 ore hanno frequentato regolarmente questa formazione. Oltre alla loro soddisfazione e al loro ringraziamento, tutte hanno messo in risalto la qualità del rapporto intrecciata tra di loro. Molte hanno rilevato il valore della scoperta della differenza dall'altro e dell'importanza del lavoro in comune.
Una ventina di donne partecipano alla formazione nell'ambito del progetto di sviluppo della donna. Esse esprimono la loro felicità ad essere formate su diversi temi: psicologico, umano, relazionale e soprattutto personale.

L'immagine può contenere: 2 persone, persone sedute e bambino
Quest'anno abbiamo ospitato nei nostri locali l'associazione "L'impronta di felicità". Si tratta di un workshop per 30 adulti disabili mentali. La loro presenza in mezzo a noi è una benedizione del cielo.

Continuiamo, ogni mercoledì e domenica, ad animare attività e a distribuire derrate e prodotti essenziali al campo "Shahba", campo di sfollati della regione di Afrin occupata dall'esercito turco dal febbraio 2018. Sentiamo una grande stanchezza in questi sfollati. La nostra presenza e il nostro accompagnamento sono un grande sollievo per queste famiglie. Esse hanno espresso più volte la loro preoccupazione se, per qualche motivo, ci assentiamo.

Il MIT organizza sessioni di formazione su diversi temi che interessano gli adulti soprattutto nei settori della psicologia, dell'economia e dell'informatica. Liste d'attesa sempre più lunghe ci obbligano superare i limiti di 24 partecipanti per sessione.
Ma è soprattutto nella formazione dell'imprenditoria per microprogetti che la domanda è grande. Molte persone chiedono di essere addestrate per poter avviare il proprio microprogetto. Siamo lieti di portare alla popolazione di Aleppo questo servizio di formazione che prepara un futuro migliore per una moltitudine di giovani e meno giovani.
Heartmade si sta sviluppando velocemente. Abbiamo aumentato il numero di sarte assumendo diverse donne. Stiamo pensando di espandere lo spazio dell'atelier. Prossimamente inaugureremo un negozio in uno dei migliori Centri Commerciali di Damasco.

Nel concludere la mia lettera, mi vengono in mente le parole di Martin Luther King: "Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli, altrimenti moriremo tutti insieme come idioti".
Viviamo dunque come fratelli!
Costruiamo insieme la civiltà dell'amore!
Rendiamo la nostra terra uno spazio di armonia!
Restituiamo all'uomo la sua umanità!
Siamo testimoni della luce!
Allarghiamo lo spazio della nostra tenda!
Teniamo la mano del più bisognoso!
Alziamo la testa!
Formiamo intorno al nostro pianeta una catena di umanità.

Fr. Georges Sabé
Per i Maristi Blu

mercoledì 20 novembre 2019

La vera "Fonte di Pace"


Lettera da Aleppo n. 37 
dai Maristi Blu, 17 novembre 2019
trad. italiana: Gb.P. OraproSiria
Dopo l'offensiva turca contro la Siria di quasi un mese fa, riceviamo messaggi quotidiani dai nostri amici che chiedono notizie e domandano cosa stia succedendo. Proverò a riassumere brevemente una situazione molto complessa. Inizierò condividendo il contesto precedente il 9 ottobre, per illustrare poi gli ultimi sviluppi.
Da u
n anno e mezzo, non c'è stata quasi battaglia in Siria. Vivevamo in uno stato di "né guerra né pace", uno status quo prolungato. Lo Stato siriano controllava il 70% del territorio comprese le principali città. Tuttavia, erano rimaste 3 aree occupate che dovevano essere liberate e dove la situazione era congelata: 
Gran parte della Siria nord-orientale, una striscia di 25% del territorio, con la Turchia a nord e l'Iraq a est (e che contiene i principali giacimenti petroliferi) è stata occupata dalla milizia curda (YPG), sostenuta dagli americani (e dai francesi) che, oltre alla loro presenza fisica illegale, hanno addestrato, armato e finanziato i curdi. Questa milizia, composta da siriani curdi, pensava di poter approfittare del caos della guerra per creare un Kurdistan siriano o, in alternativa, una regione autonoma.  Un'altra piccola parte della Siria nel nord-ovest (la regione di Afrin), anch'essa abitata da siriani curdi, era stata occupata dall'esercito turco nel gennaio 2018, costringendo a fuggire quasi 140.000 persone.  Infine, la provincia di Idlib, occupata da diversi anni dal fronte islamista Al Nosra, tra cui decine di migliaia di terroristi stranieri.
Sull'altro versante, la situazione politica era allo status quo. I colloqui di Ginevra sono da tempo morti e sepolti, sostituiti dagli incontri di Astana e Sochi sotto gli auspici di Russia, Turchia e Iran, che organizzavano dei cessate il fuoco e stavano cercando di formare un comitato misto per riscrivere una nuova costituzione.
Per tornare al 9 ottobre, va notato che dall'inizio della guerra in Siria la Turchia ha considerato come la sua "bestia nera" i curdi siriani che vivono principalmente nelle città al confine con la Turchia e che hanno beneficiato della guerra nelle altre regioni della Siria per assumere il controllo della Siria nord-orientale. Ciò ha provocato l'ira dei turchi che non vogliono una regione curda autonoma in Siria che possa dare ali al movimento indipendente curdo in Turchia e alla sua milizia, il PKK. Devo sottolineare che i curdi rappresentano il 25% della popolazione turca e vivono nelle regioni meridionali, vicino al confine siriano. Molte volte in passato la Turchia ha minacciato di invadere le aree detenute dall'YPG, ma si tratteneva a causa delle minacce statunitensi.
Il 9 ottobre, dopo che il presidente Trump ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria (in realtà, si sono solo spostati più a sud in Siria), la Turchia ha lanciato la sua operazione "fonte di pace" (sic) ed ha invaso illegalmente la Siria. L'offensiva è preceduta da raid aerei sulle principali città (Qamishli, Derbasiye, Ras Al Ayn, Ain Arab) della regione, abitata da curdi, cristiani e musulmani siriani, provocando un massiccio esodo di residenti verso altre città della regione. I combattenti curdi dell'YPG, abbandonati dagli americani, chiedono all'esercito siriano di venire in loro soccorso riaffermando la loro cittadinanza siriana e il loro attaccamento allo Stato siriano e fuggendo verso sud lasciando il campo aperto ai turchi. Dopo 5 giorni di combattimenti, la Turchia e la Russia negoziano un cessate il fuoco, stabilendo che tutti i combattenti curdi dovranno spostarsi a 35 km dalle frontiere turche, che l'esercito siriano potrà tornare e ripristinare l'autorità dello Stato e che pattuglie miste russo-turche controlleranno il confine.
Da allora, la situazione è di nuovo congelata. Tutto è successo come se lo scenario fosse stato scritto in anticipo. I turchi hanno ottenuto ciò che volevano: una zona di sicurezza in territorio siriano profonda 35 km dove è vietata la presenza militare curda. Lo Stato siriano è il grande vincitore avendo recuperato, senza combattere, gran parte dei territori che non aveva più controllato dall'inizio della crisi siriana e mostrando alla Turchia che è nel suo interesse fermare il suo sostegno ai terroristi islamisti e ristabilire le normali relazioni con la Siria. I russi hanno dimostrato la loro influenza che è diventata considerevole. Gli americani mantengono il controllo dei pozzi petroliferi siriani e si riconciliano con la Turchia, essendo il sostegno americano ai curdi il principale argomento di contesa tra loro. E i curdi, come molte volte in passato, sono al pari del ripieno del tacchino, usati per 3 anni dagli americani per indebolire lo Stato siriano e combattere Daesh e poi abbandonati quando la volontà del loro padrino lo decide. Eppure, molti attori politici li avevano avvertiti di questo possibile risultato e che era nel loro interesse rimanere nel seno dello Stato siriano.
Quasi in concomitanza, il Comitato costituzionale siriano, creato il 23 settembre dopo infiniti negoziati, ha tenuto la sua prima riunione a Ginevra il 30 ottobre. Nessuno si aspetta un rapido risultato in quanto le condizioni per l'adozione dei vari articoli della nuova costituzione sono difficili e richiedono la quasi unanimità dei 150 membri della commissione.
Per quanto riguarda la regione di Idlib, l'esercito siriano aveva lanciato diverse offensive per liberarla dai terroristi islamisti ma, ad ogni tentativo, doveva fermare l'offensiva a seguito delle pressioni delle potenze occidentali che, per impedire la vittoria dello Stato siriano, hanno paventato una possibile crisi umanitaria. Esattamente come fecero durante la liberazione di Aleppo 3 anni fa. Tuttavia, durante l'ultima offensiva, i ribelli armati hanno dovuto ritirarsi di 10 km più a nord, il che ha messo fuori portata dei loro cannoni le 2 città cristiane della regione di Hama, Mhardé e Squelbiyé. Queste 2 città sono state bombardate per 2 anni dai terroristi di Idlib e hanno subito diversi assedi. Bisognava vedere gli abitanti di queste città esultanti per le strade, per comprendere il loro sollievo e la loro gioia.
Ad Aleppo la situazione è stabile. Vengono forniti i servizi essenziali, acqua 5 giorni a settimana ed elettricità 18 ore al giorno. L'università e le scuole funzionano normalmente. Gruppi armati ribelli installati nei sobborghi occidentali continuano a lanciare bombe su Aleppo in diverse occasioni. Di recente, un proiettile è caduto a 200 metri dall'ospedale St. Louis e dal mio ufficio ed ha causato la morte di una persona e altri numerosi feriti. La crisi economica è molto acuta con un impressionante tasso di disoccupazione, un costo della vita da capogiro, inflazione al galoppo e continuo aumento della povertà.
Noi, i Maristi Blu, portiamo avanti tutti i nostri progetti per aiutare le famiglie povere e/o sfollate, con sempre maggiori difficoltà di finanziamento.
Il nostro impegno per l'assistenza del campo "Shahba" con gli sfollati da Afrin continua nonostante il pericolo. Il campo si trova a 55 km da Aleppo e a soli 3 km dalle linee turche. Molto spesso le bombe cadono vicino al campo. Questo non ci impedisce di andarci due volte a settimana per distribuire cibo e prodotti sanitari, curare i malati, insegnare ed educare bambini e adolescenti e formare gli adulti. Vedere la gioia negli occhi dei bambini e seminare un po' di speranza nel cuore delle persone è per noi una grande soddisfazione.
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I bambini dei nostri 2 progetti educativi ("Imparare a crescere" con 65 bambini e "Voglio imparare" con 110 bambini dai 3 ai 6 anni) sono ripresi a ottobre. C'è una forte richiesta da parte dei genitori di iscriverli presso di noi, perché in Siria gli asili sono privati e a pagamento, a differenza delle scuole dell'obbligo, e i genitori delle nostre famiglie semplicemente non possono permettersi di pagare. Ora siamo alla nostra massima capacità di accoglienza, data l'esiguità dei nostri locali. I bambini, irradiando felicità, sono accompagnati da 24 educatrici.
Il nostro programma di supporto psicologico, Seeds, a motivo dei bisogni crescenti è cresciuto molto quest'anno. Oltre a sostenere i bambini e gli adolescenti che beneficiano dei nostri vari progetti, abbiamo adesso due nuovi gruppi di bambini e adolescenti. Il team di Seeds è cresciuto di numero e i diversi membri ora sono una ventina, sotto la guida di uno psicologo.
Continuiamo il nostro programma di "microprogetti" per dare lavoro agli adulti, per consentire loro di vivere degnamente del frutto del loro lavoro e combattere l'emigrazione. Nel 2019, abbiamo organizzato 4 sessioni di formazione di 48 ore durante le quali abbiamo insegnato a 75 persone come creare e gestire un nuovo progetto e abbiamo finanziato 45 progetti che consentiranno a 80 famiglie di uscire dalla povertà e diventare indipendenti, per vivere senza l'aiuto delle ONG. Riteniamo che nelle attuali circostanze, aiutare le persone a trovare un lavoro sia la priorità.
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Il nostro progetto "Heartmade" di abbigliamento femminile realizzato con scampoli di tessuti è decollato e si sta sviluppando. Aiuta a trovare un lavoro alle donne, a sviluppare le loro capacità, la loro creatività e il loro senso della bellezza, a rispettare l'ambiente combattendo gli sprechi degli scarti di tessuti e di capi di abbigliamento producendo pezzi unici "fatti a mano". Abbiamo installato energia solare nel nostro laboratorio per fornire elettricità alle macchine da cucire e noleggiato un negozio per vendere i nostri prodotti. Undici donne stanno lavorando a questo progetto per far vivere 11 famiglie e intendiamo sviluppare questo progetto e coinvolgere nuove persone.
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Tutti i nostri altri progetti intendono aiutare le famiglie a vivere e crescere. "Goccia di latte" distribuisce latte a 2900 bambini di età inferiore a 11 anni; 200 famiglie sfollate vengono aiutate a vivere in un appartamento fino a quando non possono tornare a casa; il nostro programma medico si fa carico dell'assistenza medica o chirurgica di circa 150 pazienti al mese. Nel nostro centro di formazione per adulti "MIT", organizziamo 2 sessioni di 3 giorni di formazione ogni mese per 20 adulti per ogni sessione; trenta donne partecipano alle sessioni di sviluppo della donna ogni settimana; i posti per le sessioni del nostro progetto "taglio e cucito" sono sempre al completo, così come per il progetto "Speranza" per l'insegnamento delle lingue straniere.
Con i nostri 85 volontari e dipendenti, serviamo le famiglie povere e/o sfollate di Aleppo che ci considerano la vera "Fonte di Pace". Cerchiamo di aiutarli a vivere degnamente, di accompagnarli materialmente e psicologicamente e di mostrare loro una presenza attiva e solidale. Eppure tutto ciò che facciamo è solo qualche goccia nell'oceano dei bisogni della gente. Negli anni precedenti avevamo più risorse per trovare i finanziamenti necessari. Le fonti si stanno prosciugando ma i bisogni sono ancora presenti fintanto che la pace non verrà ristabilita.
In effetti, anche se la guerra sta finendo, non è ancora l'appuntamento con la pace. Dopo otto anni e mezzo di una guerra assurda e atroce, è tempo che i siriani possano vivere normalmente come qualsiasi altro cittadino del mondo.
Con questa speranza nel cuore, vi ringrazio, cari amici, per la vostra amicizia, la vostra solidarietà e il vostro sostegno, e vi trasmetto i saluti di tutto il nostro gruppo.
Un'ultima parola: se per Natale e Capodanno volete fare un regalo a una persona cara, prendete in considerazione di offrirle il nostro libro "Les lettres d' Alep" pubblicato da Harmattan e che potete ordinare dal vostro rivenditore o online presso l'editore, presso Fnac o su Amazon. [n.d.t.: per Pasqua sarà disponibile la traduzione in italiano delle 'Lettere di Aleppo'].
Nabil Antaki, per i Maristi Blu.
PS: La violenza persiste. I cristiani in Siria sono di nuovo in lutto. Lunedì 11 novembre un prete cattolico di Qamishli e suo padre sono stati assassinati mentre si recavano a Deir Al Zor per sostenere il loro gregge. Lo stesso giorno, due autobombe sono esplose vicino alla chiesa caldea di Qamishli.