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lunedì 6 aprile 2015

Radici e frutti, la fede siriana che non muore

Ricorre il 7 aprile il primo anniversario dell'assassinio del padre gesuita Frans van der Lugt a Homs






QUI SONO LE RADICI DEL CRISTIANESIMO


"Questo audiovisivo è stato scritto e realizzato da noi 20 anni fa , per mostrare ai nostri giovani cristiani della Siria le loro radici cristiane. E' stato proiettato ( seguito da scambi e dialoghi) centinaia di volte per tantissimi gruppi di ragazzi.  Lo pubblichiamo ora in rete per: 1- visualizzare il ricco patrimonio architettonico della Siria cristiana (le città morte del nord della Siria), che è, forse, stato demolito o saccheggiato; 2 - richiamare ai cristiani siriani che le loro radici sono qui in Siria; 3 - rispondendo all'invito del Papa che chiede che i cristiani d'Oriente non l'abbandonino "
Dura 15 minuti, la musica è bizantina liturgica.
 Nabil Antaki, per i fratelli Maristi di Aleppo






«Rimaniamo ad Aleppo perché qui è nata la fede»

L'appello dei Maristi blu
Dopo quattro anni di conflitti sempre più selvaggi, non si vede una soluzione. I siriani sono stanchi di una vita costantemente in pericolo, di vedere i loro figli crescere in questo clima e i giovani rassegnati a non avere futuro, di dover constatare che il loro Paese è sull’orlo della distruzione. Molti scappano dalle loro case e cercano rifugio dove è possibile, molti emigrano. Soprattutto i cristiani: ad Aleppo la metà di loro se ne sono già andati. 
Noi che restiamo, lo facciamo solo per la fede che ci anima, che ci permette di sperare contro ogni speranza. 

Viviamo con i piedi fondati sull’essenziale: «Non temere, ti porto nel palmo della mia mano, stabilisco con te la mia alleanza». La speranza che ci tiene in piedi, che ci permette di guardare a testa alta il male che scorre sotto i nostri occhi, è alimentata da Gesù che è morto sulla croce per noi, è resuscitato e vive in noi.



La Siria è stata la culla del cristianesimo. È qui che i seguaci di Gesù sono stati chiamati per la prima volta «cristiani ». Prima della guerra non c’erano tensioni tra cristiani e musulmani: tutti si sentivano siriani prima di “marcare” la loro appartenenza religiosa. Questa guerra non è mai stata un conflitto confessionale né un conflitto contro i cristiani, anche se i jihadisti in più di un’occasione si sono scagliati contro i cristiani. Anche oggi viviamo una grande fraternità con i musulmani. Nella nostra Ong dei Maristi blu ci sono volontari islamici che lavorano avendo come riferimento i nostri stessi valori. I beneficiari del nostro aiuto alimentare, medico, scolastico, sono sia musulmani sia cristiani. E i musulmani hanno condannato più volte e con nettezza i terroristi che dicono di agire in nome dell’islam. 

Tutti i siriani desiderano la pace e rimpiangono il tempo, un tempo non così lontano, in cui si viveva in un Paese stabile, sicuro, prospero e laico, che rispettava e tutelava tutti i cittadini al di là della loro etnia e dell’appartenenza religiosa.
I siriani sanno che questa è una guerra importata, e sono persuasi che essa, anziché produrre una primavera raggiante, è precipitata in un freddo inverno. Per raggiungere la pace è necessario anzitutto che lo vogliano gli attori “esterni”, chiudendo i rubinetti dei finanziamenti agli estremisti. È necessario che i “gendarmi del mondo” pongano fine ai loro interventi nefasti. Sono sotto gli occhi di tutti i risultati di tutti i conflitti combattuti da queste potenze dopo la seconda guerra mondiale: hanno avuto come risultato la distruzione. 



Quanto ai siriani, essi sapranno – quando verrà il giorno – fare pace tra di loro perché questo conflitto non è mai stato un conflitto tra siriani.

di Nabil Antaki,  Avvenire, 5 aprile 2015

sabato 7 marzo 2015

Aleppo: lezioni di coraggio e motivi di speranza nella fede di chi resta



                                                    Triste Anniversario

Aleppo, lettera n° 21 del 1° marzo 2015
dai Fratelli Maristi


Quando ho aperto il mio computer per scrivere questa lettera, il telefono ha squillato per informarmi che una pioggia di granate aveva colpito Azizie, il quartiere centrale di Aleppo, vicino alla Cattedrale latina, mentre la gente usciva dalla messa delle ore 17.  Pochi minuti dopo, mi chiamava l'Ospedale Saint Louis per informarmi che alcuni feriti gravi li avrebbero portati a casa nostra e che c’erano stati diversi morti tra cui una ragazza di 19, Sima K. 
Purtroppo, da diverso tempo, è quello che ci aspetta ogni giorno, soprattutto negli ultimi 20 giorni, in cui i gruppi di ribelli armati si sono riversati sul nostro quartieri facendo ogni giorno, diversi morti e feriti o con i mortai, o facendo esplodere bombole di gas piene di esplosivo e di chiodi o mediante i cecchini (una delle ultime vittime dei cecchini è A. Nour, di 25 anni, guida del nostro gruppo scout e campionessa di basket). Vittime innocenti di una violenza cieca. 
Il nostro ospedale è pieno di feriti curati gratuitamente nel quadro del nostro programma 'feriti di guerra'.

Triste Anniversario.  Tra pochi giorni inizieremo il nostro quinto anno di guerra in Siria, cominciata nel marzo del 2011. 
In Siria nessuno si sarebbe immaginato che le cose sarebbero andate in questo modo; nessuno in Siria voleva saperne di questa guerra, compresi gli oppositori al regime; nessuno (e mi riferisco proprio alla Siria) voleva la distruzione del paese, la morte di 250.000 persone (per non parlare delle centinaia di migliaia di persone ferite e/o mutilate) e l'esodo di milioni di rifugiati e la sofferenza di 8 milioni di evacuati.

Triste Anniversario.  I siriani soffrono nel vedere il nome del loro paese associato al terrorismo internazionale, soffrono nel sapere che 30.000 persone provenienti da 80 paesi sono venute per combattere per la jihad in Siria come se la jihad facesse parte della tradizione siriana, come se la Siria fosse un paese di estremisti islamici mentre il paese è sempre stato un esempio di tolleranza e di convivenza tra le diverse religioni. I siriani, musulmani o cristiani, si sono sempre considerati prima di tutto siriani e poi appartenenti alla loro religione.

Triste Anniversario.  I siriani temono il Daesh, questa mostruosità che vuole stabilire uno stato islamico che non ha nulla a che fare con il vero Islam, che ha allungato la mano su migliaia di siriani molto prima di uccidere ostaggi americani, inglesi o giapponesi.

Triste Anniversario.  I cristiani siriani sono sconvolti dagli attacchi mirati del califfato islamico contro i cristiani caldei di Mosul, dal brutale assassinio dei cristiani copti egiziani in Libia, e più recentemente dall’allontanamento dei cristiani assiri dalla provincia di Hasaka in Siria. A chi toccherà la prossima volta? I cristiani della Siria sono angosciati... Noi abbiamo paura!


L'intera città senza acqua. Per il giorno quinto consecutivo! 

Triste Anniversario.  Manchiamo sempre di tutto: petrolio, gas, elettricità, acqua, medicine e di tante altre cose necessarie. Gli Aleppini hanno freddo a causa di un inverno rigido come quello di quest'anno. L’unico mezzo per riscaldarsi sono le coperte. Anche l’acqua è razionata e ci viene fornita un giorno alla settimana.

Triste Anniversario.  Il costo della vita è salito alle stelle, i prezzi di prima della guerra dei vari prodotti si sono  moltiplicati per 5 e a volte per 10. La gente è diventata più povera... la disoccupazione è spaventosa. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, il 70% della popolazione siriana vive sotto la soglia della povertà.

Triste Anniversario.  I siriani sono disperati, non riescono a vedere una via d'uscita dalla crisi. Se ne vanno dal paese in modo definitivo, senza idea di ritornare. La Siria e in particolare Aleppo, si spopola soprattutto di cristiani. Abbiamo paura di finire come i cristiani di Mosul ... o come quelli di Hassake ... oppure di morire stupidamente colpiti da una scheggia o da un cecchino.

Triste Anniversario..  I siriani sono, a dir poco, delusi dall'atteggiamento dei governi occidentali e dalla comunità internazionale, da questi pompieri-piromani che non vogliono spegnere il fuoco che hanno promosso e finanziato mediante dichiarazioni televisive, ma che non hanno il coraggio di avviare una soluzione politica in contrasto con i loro interessi egoistici. Siamo disgustati da tutti i media che mostrano o parlano soltanto della sofferenza di 300.000 persone che vivono nei quartieri di Aleppo controllati dai gruppi di ribelli armati, dimenticando i 2 milioni di persone che vivono nella parte che si trova sotto il controllo del stato siriano e che soffrono come gli altri e forse più degli altri.

Di fronte a tante tragedie, delusioni, sofferenze, angosce, paure, disperazioni… che cosa possiamo fare? ... Possiamo fare qualcosa? Rimanere... perché ? Rimanere… per che cosa? ... Siamo degli eroi o degli stupidi? ... C’è ancora una speranza di ritorno ad una vita normale? Di ritorno alla pace?
Gli Aleppini, rimasti sul posto, ci danno lezioni di coraggio e motivi di speranza.
Quando li vedi fare qualsiasi lavoro per sopravvivere, mandare i figli a scuola o all'università nonostante l'insicurezza, uscire ogni mattina da casa senza alcuna garanzia che ti assicuri che una pallottola di un cecchino non ti colpisca lungo la strada, rimanere in casa sapendo che la prossima bomba potrebbe cadere sulla loro costruzione, giorno dopo giorno contando solo su se stessi e… su Dio. Sì, quando si vede il loro coraggio e la loro capacità di recupero, le nostre domande senza risposta tacciono e noi assorbiamo il colpo e andiamo avanti.


Ed è proprio per loro che noi, Maristi Blu, continuiamo i nostri programmi e progetti.
Il progetto Maristi Blu per alloggiare gli sfollati sta crescendo e continua il suo percorso. Abbiamo già sistemato 57 famiglie di sfollati, e, se non siamo stati in grado di fare di più, è solo per mancanza di mezzi.
I nostri vari cesti alimentari mensili sono sempre distribuiti con grande generosità (questi cesti oltre ai generi di prima necessità come zucchero, riso, formaggio, marmellata, lenticchie, olio, ecc, contengono uova, carne, pollo e latte in polvere per bambini. Nel cesto vi sono circa 22 prodotti); il cesto della montagna per le famiglie cristiane sfollate da Jabal Al Sayed, il cesto dei Maristi Blu per gli sfollati di famiglie musulmane ed il cesto Orecchio di Dio per le famiglie che vivono in estrema precarietà senza essersi spostate . Oltre al cibo, diamo a queste famiglie vestiti, materassi, coperte e utensili da cucina, ecc. Presto, distribuiremo le scarpe a tutti i bambini. Ogni giorno alle ore 12 distribuiamo 550 pasti caldi. 

Il programma 'feriti di guerra' continua la sua missione curando, gratuitamente, nel migliore ospedale di Aleppo i civili feriti. Grazie alla generosità e al volontariato dei migliori medici e chirurghi della città e la dedizione delle Suore di san Giuseppe dell'Apparizione, in due anni abbiamo curato centinaia di casi e salvato decine di feriti dalla morte. In questo ultimo periodo purtroppo non possiamo prenderci un giorno di riposo: sono troppi i civili colpiti da colpi di mortaio che cadono improvvisamente ovunque.
Continuiamo anche a prenderci cura dei bambini e dei giovani che per noi sono sempre una priorità.
I due progetti 'Imparare a crescere' e 'Voglio apprendere' intrattengono ogni giorno di più di 150 bambini di età prescolare e scolare (che non vanno a scuola per vari motivi).
Il gruppo Skill School (incontri per adolescenti per realizzare progetti comuni) e Tawassol (corsi per le giovani mamme per imparare l’inglese, l’informatica, realizzare lavori pratici…) ha ripreso a funzionare dopo la pausa natalizia.
Il nostro centro di formazione M.I.T. (Marist Institute for Training: conferenze di tre giorni di riflessione e arricchimento culturale) è tempestato di richieste di partecipazione ai vari workshop che organizziamo due volte al mese per 20 giovani adulti. I temi degli ultimi laboratori sono stati: la gestione del tempo, come scrivere un resoconto, la creatività, la contabilità con un programma per computer… Anche le conferenze mensili sono molto apprezzate.
Infine Oasi, il nostro centro di formazione spirituale per i giovani cristiani che da diversi mesi organizza seminari-ritiri per i giovani che lo desiderano e che sta prendendo sempre più consistenza.
Venerdì 27 febbraio abbiamo organizzato una giornata di formazione per 70 volontari Maristi Blu. Abbiamo affrontato il tema marista di quest’anno : l’Anno Montagne: essere sensibili alla condizione dei poveri, come lo è stato San Marcellino Champagnat che, di fronte al giovane analfabeta che stava morendo, decide di fondare la Congregazione dei Fratelli Maristi. I nostri volontari sono straordinari, sensibili verso gli altri, generosi, rispettosi della dignità degli altri e vivono la solidarietà secondo lo stile evangelico.
Quello che ci conforta e ci incoraggia è la rete di migliaia di amici che noi Maristi Blu abbiamo nel mondo, sono centinaia i messaggi di amicizia e di solidarietà che riceviamo ogni mese dai 5 continenti.

Cari amici, noi apprezzano la vostra amicizia, la vostra solidarietà ci conforta, le vostre donazioni rendono possibile il nostro lavoro, il vostro incoraggiamento ci permette di andare avanti e le vostre preghiere ci sostengono.
Un secolo fa nel 1915 è stato compiuto dagli Ottomani il genocidio contro gli armeni e i siriani. Un sacerdote domenicano, Jacques Rhétoré, un grande studioso, ne è stato testimone e scrisse la sua testimonianza in un libro intitolato “Cristiani alle bestie”. Purtroppo i cristiani, nel nostro paese, sono ora in preda ai barbari. Possiamo essere testimoni o vittime di un eventuale secondo volume di questo libro.
Tuttavia, e nonostante tutto, anche se abbiamo perso un po' la speranza, manteniamo intatta la nostra Speranza, senza la quale la nostra fede è priva di significato.

Nabil Antaki
A nome dei Maristi Blu

PER INVIARE AIUTI AI MARISTI DI ALEPPO POTETE CONTATTARE IL DOTTOR NABIL ANTAKI A QUESTO INDIRIZZO: nabilantaki@hotmail.com 



Siria. Mons. Khazen: conflitto pianificato da potenze straniere

Il rifiuto opposto dalle forze anti-Assad alla tregua umanitaria ad Aleppo proposta dall'inviato Onu Staffan de Mistura rappresenta “un fatto grave” e dimostra per l'ennesima volta che il conflitto siriano “non avrà fine fino a quando vorranno farlo durare tutte le forze che lo stanno alimentando dall'esterno”. Così il vescovo Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, considera il rifiuto con cui i gruppi – compresi quelli sostenuti dall'Occidente – hanno respinto l'ipotesi di un cessate il fuoco che consentisse di portare aiuti alla popolazione della metropoli martoriata da anni di conflitto.

I ribelli hanno rifiutato la tregua
Lo stesso inviato Onu de Mistura ha riferito che il governo di Damasco si era detto disponibile a una tregua di sei settimane. Sull'altro fronte, la galassia delle opposizioni militari – che comprende sigle jihadiste come al-Nusra e minoritari e ininfluenti gruppi di “ribelli” riconosciuti e sostenuti da Paesi occidentali – ha risposto di non essere disposta a prendere in considerazione il piano, se esso non comporta anche l'uscita di scena finale di Assad e degli uomini del suo apparato, da sottoporre a giudizio per crimini di guerra.

La guerra continuerà finchè le potenze straniere vorranno alimentarla
I Gruppi di opposizione collegati nella Commissione rivoluzionaria di Aleppo hanno finora rifiutato di incontrare De Mistura, sostenendo che una tregua prolungata avrebbe solo l'effetto di rafforzare le posizioni dell'esercito governativo. “La nettezza del rifiuto - sottolinea dialogando con l'agenzia Fides il vescovo Abou Khazen – conferma, a suo modo, il dato che tutti noi abbiamo ben chiaro da tempo: la guerra continuerà finché le potenze straniere vorranno alimentarla. Statunitensi e turchi hanno appena dichiarato di avere un piano di sostegno e addestramento dei gruppi ribelli per i prossimi tre anni. Quindi hanno già messo in programma che la guerra durerà altri tre anni, e la gente qui continuerà a soffrire e a morire per altri tre anni... Prima delle rivolte, i novecento chilometri con la frontiera turca erano presidiati, e se per caso un pastore varcava il confine per recuperare una pecora fuggita, gli sparavano e lo ammazzavano. Adesso migliaia di miliziani da lì entrano in Siria con armi pesanti, mentre vengono respinti i profughi che dalla Siria provano a andare dall'altra parte per fuggire alle violenze dei jihadisti”.

Il destino della Siria è nelle mani di Dio
Davanti a questo tragico scenario – spiega il vescovo  – rimane solo la speranza che nasce dalla fede: “Come San Paolo, speriamo contro ogni speranza. Perché sappiamo per esperienza che il nostro Signore è grande e buono. Il nostro destino è nelle sue mani, e non nelle manovre interessate di una o dell'altra tra le potenze del mondo, per quanto grande essa sia”.

http://it.radiovaticana.va/news/2015/03/04/siria_potenze_straniere_ci_pianificano_dallesterno/1126930

giovedì 22 gennaio 2015

«Ad Aleppo i ribelli ci tagliano acqua, elettricità, tutto. Ma la cosa peggiore è il freddo»



Tempi, 22 gennaio 2015
intervista a Nabil Antaki, di Leone Grotti

 Nel dramma della guerra siriana che va avanti da quasi quattro anni, in una città divisa in due, proprio come Berlino prima della caduta del Muro, più delle bombe e i colpi di mortaio «che cadono ogni giorno», più che per la mancanza di acqua ed elettricità «che i ribelli [e i terroristi islamici] ci tagliano quando vogliono», gli aleppini soffrono per il freddo. «Ci mancava solo la neve», dichiara sconsolato a tempi.it  Nabil Antaki , medico e direttore di uno degli ultimi due ospedali funzionanti ad Aleppo. Antaki appartiene alla congregazione dei Maristi blu, che conta tra i suoi membri sia laici che religiosi, e quando la guerra ha investito Aleppo nel maggio 2012 lui ha deciso di rimanere con la moglie. «La Siria è il nostro Paese, le nostre radici sono qui. È qui che possiamo fare il nostro dovere e rendere il nostro servizio».


Fino a pochi anni fa Aleppo era la seconda città più importante della Siria, la capitale economica del Paese, un grande centro commerciale. Che cos’è oggi?
Aleppo è divisa da luglio 2012 in due cerchi concentrici: il cerchio esterno, dove vivono circa 300 mila persone, è nelle mani dei gruppi armati (ribelli, al Qaeda, eccetera, ndr), mentre il cerchio interno è sotto il controllo dell’esercito governativo. Noi, come tutti i cristiani di Aleppo, viviamo nella parte interna che conta due milioni di persone, di cui 500 mila sono cittadini scappati dalla parte esterna. Ogni singolo giorno, da due anni e mezzo, ci sono scambi a fuoco, lanci di bombe e colpi di mortaio tra le due zone, con i conseguenti morti e feriti. Viviamo in condizioni estreme.

Ci spieghi meglio.
Tutte le centrali sono nelle mani dei ribelli. Ci forniscono acqua solo un giorno a settimana, l’elettricità solo un’ora ogni 48. Manca la benzina, il combustibile domestico, il gas, eccetera. La cosa peggiore però è il freddo. Quest’anno l’inverno è particolarmente duro, con temperature che variano da 0 ai 5 gradi e la gente non può scaldarsi perché mancano combustibile ed elettricità.



Ha anche cominciato a nevicare. 
Sì, la neve ha peggiorato ancora di più le cose. Io e mia moglie, come tutti gli altri abitanti, soffriamo terribilmente il freddo.

Non è la prima volta che i ribelli vi privano dell’acqua, giusto? 
Dal 23 dicembre, per una settimana, i ribelli hanno tagliato completamente acqua ed elettricità. Poi hanno ristabilito le forniture col contagocce, come ho già detto. Nel maggio 2014 hanno tagliato del tutto l’acqua per 70 giorni, spesso l’elettricità manca totalmente per diversi giorni. A fine 2013 hanno bloccato completamente gli accessi alla nostra parte di città: per tre mesi nessuno è potuto entrare o uscire da Aleppo, né le persone né le derrate alimentari.

Le sanzioni che anche l’Unione Europea applica alla Siria da anni influiscono sulla vostra vita di tutti i giorni?
Sì, le sanzioni hanno peggiorato di gran lunga la situazione. E non solo ad Aleppo, ma in tutta la Siria. Ci mancano molti prodotti, tra cui le medicine, per colpa delle sanzioni. Inoltre, i prodotti disponibili entrano spesso di contrabbando e questo ha fatto aumentare il costo della vita. In quattro anni di guerra, il prezzo dei prodotti essenziali è quadruplicato e questo ha impoverito la popolazione. Circa il 70 per cento dei siriani oggi vive sotto la soglia della povertà.

Quanti cristiani vivono ancora ad Aleppo? 
Prima dello scoppio della guerra c’erano circa 140 mila cristiani. Oggi non siamo più di 70 mila, molti si sono rifugiati in Libano o in Occidente.



La Chiesa come si muove per aiutare la popolazione?
Le chiese locali orientali e soprattutto alcune Ong come la nostra, “I maristi blu di Aleppo”, aiutano i cristiani a sopravvivere fornendo loro sacchetti di cibo, vestiti, cure mediche e un riparo per le famiglie sfollate. La Chiesa universale chiede ai cristiani siriani, e di tutto l’Oriente, di non lasciare il Paese, culla del cristianesimo. Ma le associazioni caritative internazionali che dipendono dalla Chiesa non fanno abbastanza, o il loro aiuto non è ben distribuito o non è organizzato nel modo giusto.

Chi ha bisogno di aiuto?
Tutti. Noi aiutiamo sia cristiani che musulmani e le ong islamiche fanno lo stesso. Non chiediamo a nessuno se è cristiano o musulmano prima di aiutarlo. In questo modo preparo anche il futuro: la nostra azione infatti mostra la vera faccia dei cristiani, che non è quella propagandata dai gruppi estremisti.

Come avete passato il Natale?
Il Natale è stato un periodo di grande sofferenza per tutti gli aleppini, da una parte per il freddo e le privazioni, dall’altra perché l’abbiamo passato senza famiglie, parenti e amici, visto che la maggior parte di loro se n’è andata. Fortunatamente, ci sono stati molti concerti di Natale nelle chiese e questo ha reso le festività meno penose.
Photo by Hagop Vanesian
Dopo quattro anni di guerra, sperate ancora in una soluzione?
Il motto dei Maristi nel mondo e della nostra Ong di Aleppo è: “Semina la speranza”. Noi crediamo molto nella speranza cristiana e pensiamo che la Luce scaturirà dalle tenebre. Ma, in realtà, non c’è niente dal punto di vista militare, diplomatico o politico che ci spinga ad essere ottimisti.

PER INVIARE AIUTI AI MARISTI DI ALEPPO POTETE CONTATTARE IL DOTTOR NABIL ANTAKI A QUESTO INDIRIZZO: nabilantaki@hotmail.com




Syrie : quatre jours dans Alep assiégée di franceinter

martedì 16 dicembre 2014

Avvento in Siria 3: Maristi di Aleppo "noi abbiamo scelto di vivere, di servire, di donarci, al servizio dell'uomo"


Ecco la nostra lettera n. 20 da Aleppo
  
E' domenica 14 dicembre 2014. Questa mattina, non siamo stati a messa presso l'ospedale  St Louis come facciamo solitamente. Andremo alla messa delle 17 presso gli armeni cattolici del quartiere di Barbara. Essa sarà celebrata in memoria del giovane Soubhi, di 28 anni, ucciso la settimana scorsa.

L'appuntamento della violenza 

Soubhi è un giovane che abbiamo conosciuto fin dall'infanzia. Egli è stato uno scout del gruppo Champagnat Jebel el Saydé. A un certo punto, era il capo di questo gruppo. Egli era anche uno dei giovani volontari Maristi Blu. E' stato, inoltre, molto attivo nel proprio quartiere. Quando il suo quartiere è stato invaso dai ribelli, e si è trovato ad essere uno sfollato nella propria città, Soubhi, fabbro di mestiere, ha cominciato a vagare, alla ricerca di un lavoro, un impiego, per aiutare la sua famiglia... Lontano da Aleppo, a Kfarbo, villaggio cristiano vicino alla città di Hama, ha tentato di stabilirsi e lavorare perchè  ha detto, "è tempo che mi sposi e mi faccia una famiglia". Purtroppo, la morte aveva, con lui, l'appuntamento della violenza.

Soubhi è uno dei tanti giovani che sono uccisi dalla violenza... Così tanti sogni perduti ... e con loro, quanta speranza sprecata .
E' così vicina, questa morte! Mortai, pallottole vaganti, tante infernali macchine si accaniscono a distruggere l'uomo e la pietra, distruggendo la cultura e la civiltà.
Quante pallottole abbiamo raccolto in cortile, a casa nostra, dove i bambini giocano. A volte, è un miracolo che noi non siamo colpiti.


Quartieri che continuano a svuotarsi 
Questa stessa violenza crea in molte persone la sensazione di dover lasciare il proprio quartiere. Esse vivono l'esperienza quotidiana di un bombardamento. Questo si traduce in danni materiali ( vetri, mobili, automobili e a volte un colpo sulla parete...) e psichici... Quindi intere famiglie sono costrette a lasciare "casa propria" per andare altrove, in un altro quartiere più sicuro... L'edificio si svuota, la strada si svuota e dopo si scopre lentamente che tutto il quartiere è stato abbandonato... Fayrouz canta "Wainon", "dove sono? " E mi permetto di aggiungere, ne rimarrà qualcuno? 

Penso ai genitori di Giorgio, questo bambino ucciso l'anno scorso nel giardino della sua casa dalle schegge di un mortaio. Avevano deciso dopo la sua morte di  non lasciare la loro casa e rimanere lì per mantenere la memoria del loro bambino. Ma due mesi fa, hanno lasciato... si sono trasferiti in un'altra zona...
Lasciando la propria casa, si è costretti in affitto altrove ma gli affitti sono diventati molto costosi e le persone mancano di risorse. 


L'alto costo della vita 

Per il solo fatto di rimanere in Aleppo, le persone devono anche pagare altri tributi: un abbonamento alle reti di generatori elettrici, il gas che viene distribuito con parsimonia, benzina e combustibili per riscaldamento mancanti... Un'altra minaccia è annunciata e avrà conseguenze molto gravi sulla vita quotidiana delle persone: moltissime organizzazioni internazionali stanno riducendo drasticamente la loro assistenza alla popolazione siriana... questo aiuto è essenziale: soprattutto in termini di prodotti alimentari di base...

La minaccia 

Oltre a tutto ciò, noi siamo minacciati... Sua Santità il Papa Francesco, nel discorso rivolto ai profughi cristiani dell'Iraq, l'ha detto chiaramente: "i cristiani sono espulsi dal Medio Oriente, nella sofferenza...Sembra che, lì, non si voglia che ci siano dei  cristiani, ma voi, date testimonianza a Cristo.
Penso alle ferite, al dolore delle madri con i loro bambini, agli anziani e sfollati, alle ferite di coloro che sono vittime di ogni sorta di violenza".

Emorragia 

Molti giovani e famiglie  lasciano il paese, con qualsiasi mezzo... Riferendosi all'esodo in massa dei cristiani, un vicario episcopale mi ha detto ieri: "Da due mesi, trascorro il mio tempo a firmare i certificati di battesimo, in arabo, francese, inglese e altre lingue. Questo certificato verrà aggiunto ad altri documenti quando le persone si presenteranno presso gli sportelli dei consolati..."

La scommessa per la vita 

Di fronte a questa realtà opprimente, noi, i Maristi Blu, abbiamo scelto di vivere, di servire, di donarci, di impegnarci al servizio dell'uomo più colpito, più ferito, il più segnato dalla guerra.

 Il servizio dell'ascolto 
In questi ultimi mesi, io dedico molto tempo ad ascoltare la gente, la loro sofferenza, la loro disperazione, il loro desiderio di andarsene, la loro stanchezza... La gente ha così bisogno di essere ascoltata e soccorsa... Essi perdono la fiducia in un futuro, prossimo, di pace... Del resto, il Presidente siriano l'ha detto nella sua dichiarazione a Paris Match: "Nessuno può prevedere ancora quando finirà questa guerra".
Io non sono l'unico... Nella squadra dei Maristi Blu condividiamo ogni giorno la nostra esperienza di ascolto... A volte sono 
esperienze così dolorose che non possiamo descriverle...

Il servizio delle visite domiciliari 

Un team di volontari svolge delle visite a 'casa':... questa può essere un'aula in una scuola, una cantina, una costruzione in una zona molto pericolosa, un habitat inabitabile, una tenda in un giardino pubblico, un appartamento senza alcun muro e tante altre "case"...
Queste visite ci permettono di essere vicini alla gente. Siamo sollecitati. Essi ritengono che è un onore per loro di essere visitati,  riconosciuti nella situazione in cui si trovano. E per noi, questa è un'occasione non per speculare ma per toccare la miseria...


Verso il Natale 

In questi giorni, tutti i nostri progetti tendono verso Natale... Le distribuzioni di ceste di cibo o i diversi progetti educativi o di sviluppo si fermano intorno al 23 dicembre.
Riprenderemo dopo il Capodanno.

Dio è capace di tutto 

Attraverso questa lettera, vorrei ringraziare tutti i nostri volontari e i nostri benefattori, tutti i Maristi blu. Con loro e grazie al loro sforzo straordinario, la loro dedizione, il loro impegno a vivere nella semplicità e nell'amore, grazie alla loro sensibilità nell'essere attenti ai più bisognosi, arriviamo a supportare 600 famiglie, ad educare diverse centinaia di giovani, a offrire cure a centinaia di civili feriti dalla guerra e salvarne decine, e ad animare tante attività sia di formazione che di sviluppo.

Solo Dio è capace di tutto... Questo è stato il commento di una signora a cui avevo appena consegnato un medicinale vitale per la sopravvivenza del figlio.

Utilizzando queste stesse parole, auguro che il Signore della Pace e dell'Amore ci  faccia scoprire nuovi percorsi, i sentieri della speranza e del dono di sé.



Buon Natale!

Aleppo, 14 dicembre 2014 
fr Georges Sabe, per i Maristi Blu


(traduzione FMG)

domenica 7 settembre 2014

Aleppo, l' addio che spezza il cuore




TO LEAVE OR NOT TO LEAVE

Aleppo,  Lettera n° 19

Rimanere o partire, questo è il dilemma a cui sono di fronte oggi, più che mai, i siriani, in particolare gli Aleppini. Cosa fare? Resistere ancora? Rimanere nonostante tutto quello che sta succedendo? Nonostante tutto ciò che soffriamo da oltre tre anni? Qual è la soluzione? Qual sarà il futuro? Ma anzitutto, ce ne sarà uno? Lasciare definitivamente il Paese? Andare a cercare altrove un futuro e, soprattutto, quello dei propri figli? Ma dove? E come? Fare una croce sul proprio passato? Lasciare tutto quello che si ha e ricominciare da capo? La litania di queste domande alle quali nessuna risposta è possibile è lunga e ci tormenta tutto il giorno. Le persone che temporeggiavano, che avevano lasciato le domande e le risposte in sospeso in attesa di vederci più chiaramente, o perché speravano in una prossima soluzione della crisi o semplicemente perché non avevano il coraggio di partire, lasciano ora un numero crescente la Siria, specialmente i cristiani, per prendere la via dell'esilio definitivo verso un paese che non hanno scelto. "Non importa dove vado, la cosa importante è che io lì ci arrivi e possa vivere in pace."

La pazienza del popolo si sta esaurendo: dopo 3 anni di conflitto siriano (con i suoi 192.000 morti, i suoi milioni di sfollati e rifugiati), non vede nessuna soluzione all'orizzonte. Inoltre, la sequenza degli eventi ha fatto perdere anche ai più ottimisti le illusioni. Prima il blocco durato diverse settimane della città, seguito dal taglio totale di acqua per più di due mesi , il tutto costellato da piogge di colpi e mortai che continuano a fare il loro raccolto quotidiano di morti e feriti. …

Ma la cosa peggiore è la paura che ti prende alle viscere, ispirata da questa banda di selvaggi che ha preso possesso di tutta la Siria orientale e del nord dell'Iraq per far prevalere uno Stato di diritto islamico che non ha nulla a che fare con l'Islam. Questo è una banda composta principalmente di stranieri, con cui i nostri compatrioti musulmani non si identificano affatto, che macellano, decapitano ( e non solo giornalisti americani), crocifiggono fino alla morte che ne deriva, lapidano le donne presunte adultere, frustano per punire (i fumatori, per esempio), seppelliscono persone vive, vendono le donne come schiave ... L'elenco delle loro barbarie e crudeltà è troppo lungo per essere integralmente riprodotto in questa lettera .

Ma è soprattutto la sorte dei cristiani di Mosul e Qaraqosh , così come di altre "minoranze" religiose (iracheni, tuttavia, allo stesso titolo dei musulmani, come gli Yezidi per esempio) che è stato l'evento-catastrofe. E 'questo che ha portato alla decisione dei siriani di lasciare il paese. Di fronte alla scelta di convertirsi o morire, oppure fuggire, centinaia di migliaia di persone hanno preso la strada dell'esodo, lasciando la terra dei loro antenati, le loro radici, la loro storia, e sono partiti senza essere in grado di prendere nulla con sè, nemmeno la loro fede nuziale o un po 'di soldi, espulsi come furono sterminati nel 1915 gli Armeni dalle mani ottomane durante il primo genocidio del 20 ° secolo.

Così Aleppo si è anch'essa spopolata dei suoi cristiani. Ne resterebbero poco più della metà (secondo stime ottimistiche) o perfino un terzo. Nei precedenti tre anni, sono stati il ricco e l'élite (medici, imprenditori, accademici ...) che hanno lasciato la città in attesa di giorni migliori, prima che il provvisorio diventasse definitivo. Ma di recente, si tratta di tutti, tutti vogliono lasciare: classe media, giovani, anziani, poveri, persone indigenti ... tutti spingono il cancello.  

E noi che possiamo dire, che cosa abbiamo da dire a tutti questi aspiranti immigrati? Dovremmo incoraggiarli o dissuaderli?
  Cosa possiamo dire a queste tre giovani coppie in partenza per il Libano che devono iscriversi all'Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati per ottenere un visto d'immigrazione, che sono venuti da noi una settimana fa per dirci addio? Tre anni senza lavoro, è difficile per giovani famiglie a cui tutto sorrideva quando si erano imbarcati nella via professionale e coniugale da pochi anni...
  Che possiamo rispondere ai più poveri delle famiglie che aiutiamo materialmente e che non ne possono più di vivere nel povero quartiere di Midane, quotidiani bersaglio dei colpi dei ribelli? A coloro che hanno veduto i loro vicini uccisi o feriti e che temono per sé e per i propri figli? : "Vogliamo andarcene, aiutateci a completare le formalità, abbiamo cugini e fratelli in America Latina, ci aiuteranno a ottenere un visto."  
 Cosa consigliare, che dire a quelle persone che sono stanche di aspettare che "gli eventi" finiscano, che non ce la fanno più a sopportare la mancanza di acqua, di elettricità, di cibo, medicine, di denaro; o i colpi di mortaio e le sofferenze; che non vogliono che i loro figli crescano senza sapere null'altro che la guerra e aspirano infine, a un futuro di sicurezza, stabile, in pace. ... 

Che rispondere a questo medico disgustato dalla codardia dell'Occidente? : "I leader occidentali hanno qualificato la decapitazione del giornalista americano come atto barbarico. Bisogna ricordare loro che questi selvaggi che commettono atti di barbarie a casa nostra sono proprio quelli che sono stati incoraggiati, finanziati e protetti da loro stessi e dai loro alleati , con il pretesto di portare al popolo siriano la democrazia e la libertà! Tutto parte di un piano dal romantico nome di "Primavera Araba", che è successore di precedenti formulazioni tipo "caos costruttivo" e "Nuovo Medio Oriente". 
Questi selvaggi, chiamati dagli Occidentali 'ribelli o combattenti per la libertà' quando essi commettevano i loro crimini in Siria, sono improvvisamente "diventati" barbari e terroristi, quando alcuni dei loro effettivi si sono trasferiti in Iraq?

Cosa dire alle decine, centinaia di persone incontrate presso noi Maristi, nella strada o nel mio ufficio, che mi esprimono la loro angoscia e panico davanti al diluvio Daech (EIIL): "E se invadessero Aleppo? E se dovessimo subire la stessa sorte, come i cristiani di Mosul, dover scegliere tra la conversione o la morte, per fuggire in colonne di profughi senza poter raccogliere niente? Tanto vale partire immediatamente prima che "loro" stiano arrivando! Noi non vogliamo morire assassinati, decapitati, sepolti vivi, crocifissi da questi selvaggi. E pensare che "loro" sono a pochi chilometri ad est di Aleppo e adesso sono riusciti a prendere il controllo di tutta la regione a nord della città!  
E le persone se ne vanno. Il nostro autista, la sua famiglia, i suoi fratelli e le loro famiglie che sono appena arrivati ​ in Germania. Diversi lavoratori dell' ospedale, che hanno ottenuto il visto e sono partiti per l'Europa. La nostra governante, che si sta preparando per andare in Venezuela. Un'altra famiglia, che è partita per l'Australia, gli altri (armeni, soprattutto) per gli Stati Uniti e il Nord Europa.

Nel frattempo, il Vaticano e le istituzioni caritative della Chiesa chiedono ai cristiani siriani di non abbandonare la loro terra, la culla del cristianesimo. Mentre i loro rappresentanti locali distribuiscono aiuti ricevuti con parsimonia per "responsabilizzare" le persone, non farne degli "assistiti" !!! Tra pochi mesi ci saranno un sacco di soldi, ma nessuno a cui darli. Un amico ben informato mi ha detto: "Se tra pochi mesi  l'ISIS invadesse Aleppo, sarebbe una colonna di poche migliaia di rifugiati cristiani che si vedrebbero a quel momento sulle strade dell' esilio. "

Noi maristi Blu non abbiamo certezze da offrire, nè risposte a dubbi e domande. Non ci viene neanche di disapprovare le decisioni prese.
  Stiamo solo cercando, attraverso la nostra attiva presenza, di essere un faro di speranza per coloro a cui non resta speranza ...
una forza per coloro che dubitano ...
un conforto per coloro che sono tormentati.
  Cerchiamo  di alleviare il dolore e la sofferenza, fisica e morale, e almeno di offrire a coloro che rimangono delle condizioni di vita accettabili perchè la loro miseria non sia la ragione principale della partenza.  

Così, tutti i nostri programmi continuano, nonostante la perdita crudele che abbiamo sofferto con la morte di uno dei pilastri dei Maristi di Aleppo , il nostro amico e fratello, Ghasbi Sabe,  morto di un attacco di cuore all'età di 59 anni. Educatore, animatore, membro del team degli aiuti alimentari, responsabile di diversi cesti alimentari, membro del team del MIT, era un uomo caloroso, leale, umile, inoltre un cuoco eccezionale, era apprezzato e amato da tutti .

Il programma " Civili feriti di guerra" continua a curare i feriti raggiunti dai colpi di mortaio; oggi è una mamma, un medico di professione, e il suo figlio di 8 anni; curiamo lei per le fratture delle due braccia e lui per molteplici ferite dello stomaco: siamo stati costretti a togliergli la milza, un rene e parte dell'intestino.  
 I nostri tre cesti alimentari mensili o bisettimanali servono per nutrire le famiglie cristiane sfollate di Jabal Al Sayde (cesto della montagna), le famiglie musulmane sfollate da altre zone (cesto dei Maristi Blu) e le famiglie povere a Midan (paniere "Orecchio di Dio").
Continuiamo il nostro progetto di ricerca di abitazioni per gli sfollati, affittando piccoli appartamenti per coloro che hanno perso le loro case. Forniamo loro coperte, utensili da cucina, contenitori per l'acqua. ...
 Recentemente, abbiamo avviato un progetto di approvvigionamento idrico  per i volontari e i beneficiari dei nostri progetti. Abbiamo sistemato in un furgone delle cisterne che riempiamo con l'acqua attinta da un pozzo, che viene poi pompata nei serbatoi (200-1000 litri) di coloro che sono coinvolti.
  Nel MIT (centro di formazione marista), continuiamo a formare i giovani adulti attraverso laboratori per un periodo di 3 giorni. Il più recente si è concluso domenica scorsa sul tema degli standard di qualità. Forniamo anche uno spazio di riflessione con lezioni-scambio, tra cui l'ultima, molto notevole, ha affrontato il tema "credente alla prova davanti della guerra."  
I bambini da 3 a 6 anni di "Imparare a crescere" e quelli da 7 a 13 anni di "Voglio imparare" vengono in colonia al campo-vacanza presso di noi per un periodo di una settimana ogni volta, alternativamente. Sono organizzati per loro dei programmi meravigliosi.
  La "Skill School", continua per gli adolescenti, con una varietà di programmi che conciliano sport, abilità manuali e attività educative.
  Il programma "Tawassol" per le mamme non desiste. Anche con temperature da 40 a 45 gradi, nessuna manca all'appuntamento.
  Noi perseveriamo in condizioni di vita molto difficili: alla carenza di acqua ( la fornitura di ogni quartiere di Aleppo è per 10 ore ogni 10 giorni) si è aggiunto quella dell'elettricità (un'ora e mezzo per 2 volte ogni 24 ore) e la minaccia dei colpi di mortaio. …









Che cosa ci riserva il futuro?
 Andarsene, o si deve restare? Tante domande a cui non si può rispondere per ora, fino a quando ... , fino a che cosa?
  Un sacerdote domenicano dall'Iraq ha scritto recentemente: "L'Iraq oggi è completamente distrutto. Inoltre, il tessuto sociale dell'Iraq è chiaramente strappato. Le statistiche indicano anche che il paese è molto pericoloso, è diventato invivibile e inabitabile. I poveri di questo paese si chiedono : verso quale futuro l'Iraq è spinto? Verso un paese moderno, stabile, democratico? Una risposta semplice di qualsiasi abitante dell'Iraq sarà: l'Iraq è spinto verso l'ignoto. Ma in questo disordine imposto dal potere del male, la questione centrale è: qual è il futuro dei cristiani in Iraq? Bisogna cacciarli e sterminarli? Il nostro pellegrinaggio, la nostra croce e il nostro fardello sono apparentemente diventati pesanti e lunghi. L'evento drammatico che i cristiani iracheni soffrono in questo momento, è scandaloso. Non restano che campi di concentramento in questo progetto di sradicamento diabolico. Mentre le delegazioni politiche ed ecclesiastiche si succedono, gli esuli trascorrono le loro notti in tenda e nei luoghi pubblici. Nonostante l'allarme rosso, il tempo passa e gli esuli , loro, restano senza rifugio. "

Ecco, sostituite la parola Iraq con Siria, e iracheni con siriani, e capirete tutto.

  Questa lettera è datata 1 ° settembre, festa di uno dei santi più venerati della Siria, S. Simeone Stilita, che, nel 5 ° secolo, ha vissuto 42 anni arroccato su una colonna di 18 metri. Ha scelto questa via, secondo la tradizione, per essere più vicino a Dio!
Che il nostro sacrificio e la nostra sofferenza possano non durare così a lungo.

  Aleppo,  1 set 2014

  Nabil Antaki , per i Maristi Blu

mercoledì 4 giugno 2014

Elezioni presidenziali, per Assad un trionfo annunciato


Agenzia Fides 3/6/2014

Damasco  - Dalle 7 alle 19 di oggi, martedì 3 giugno, la popolazione siriana concentrata nelle aree rimaste o ritornate sotto il controllo del regime di Damasco è chiamata a esprimere il suo voto alle elezioni presidenziali definite “una farsa” dall'opposizione e dalle cancellerie dei Paesi che la sostengono. Il Ministero degli interni ha riferito che i siriani aventi diritto al voto sono 15,8 milioni, compresi i milioni di rifugiati fuggiti nei Paesi confinanti a causa del conflitto. In tutto il Paese sono stati allestiti 9.600 centri di raccolta voti. 
Fonti locali di Aleppo e Damasco consultate dall'Agenzia Fides confermano che nelle aree urbane sotto controllo dell'esercito il flusso ai seggi è ininterrotto, anche nei quartieri dove è più forte la presenza di cristiani.
La consultazione elettorale serve di fatto a consacrare il potere del Presidente Bashar al- Assad, destinato a stravincere le elezioni raccogliendo più del 90 per cento dei consensi. L'unico sfidante al Presidente, a parte un suo ministro, è il candidato di estrema sinistra Maher Hajjar. 

“L'impressione” spiega all'Agenzia Fides la suora francescana Jola Girgis, contattata a Damasco, “è che questi anni di guerra hanno fatto crescere l'appoggio al Presidente Assad anche tra molti di coloro che prima erano contro di lui. In ogni caso, tutti hanno capito che nei grandi giochi del potere politico il bene del Paese sta a cuore solo al popolo siriano, e a nessun altro”. 


arcivescovado armeno cattolico colpito oggi ad Aleppo dai missili ribelli

Ad Aleppo la giornata elettorale è stata preceduta dal lancio di missili e granate che nei giorni scorsi sono caduti in particolare sul quartiere di Meidan, abitato da cristiani armeni. “Ci sono stati feriti e case distrutte e tante famiglie sono fuggite dalle loro dimore e hanno pernottato nei saloni delle parrocchie” riferisce a Fides l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati. “Oggi la situazione appare calma” aggiunge l'Arcivescovo, “ma in un minuto può succedere di tutto e non si vede il modo di uscire da questo stato di perenne incertezza. Per questo la gente ha paura, e non sa cosa fare”. 


http://www.fides.org/it/news/55325-ASIA_SIRIA_Elezioni_presidenziali_per_Assad_un_trionfo_annunciato#.U44ND0aKDw


LA SITUAZIONE IN ALEPPO  E’ CATASTROFICA


 Due giorni fa ho detto che la situazione di Aleppo è grave
Oggi è addirittura catastrofica. Nessun quartiere è stato risparmiato dalle bombe di mortaio, causando decine di morti e centinaia di feriti. La metà degli abitanti del quartiere Midan ha lasciato le loro case e non sanno dove andare. Molti ci hanno chiesto di venire al nostro convento marista. Anche se non abbiamo posto, non possiamo non accoglierli. Domani vedremo quanti ce ne sono con noi. 
Il colmo è che la scuola accanto al convento servirà come seggio elettorale per i tre candidati delle elezioni presidenziali di Martedì, ed è quindi minacciata! 
Chi vivrà vedrà.. davvero...

 Aleppo, 1 giugno 2014
 Nabil Antaki


COMUNICATO DEI MARISTI DI ALEPPO:

Aleppo, 3 giugno 2014


OSPEDALE SAINT LOUIS

 Alle 02:00 di oggi, 3 bombe di mortaio sono cadute sull'ospedale St Louis, causando danni significativi. Fortunatamente, nessuna vita è stata persa.
Il servizio di emergenza e 2 sale operatorie sono state danneggiate. I pazienti del 2° piano hanno dovuto essere trasferiti al 1° piano. Molte finestre sono distrutte, comprese le belle finestre della cappella.
Sempre questa mattina, gli uffici e l'ospedale della Mezzaluna Rossa e il principale ospedale pubblico (Al Razi) sono stati colpiti da mortai. 

sabato 31 maggio 2014

"Mettendo al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti" : il Papa e gli aleppini


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AGLI OPERATORI DI CARITÀ IN SIRIA

Venerdì, 30 maggio 2014

Eminenza, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle,


vi ringrazio per la vostra presenza a questo incontro, promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Vi ringrazio soprattutto per il contributo quotidiano che voi, come organismi di carità cattolici, state dando in Siria e nei Paesi vicini, per aiutare le popolazioni colpite da quel terribile conflitto. Saluto il Cardinale Robert Sarah e rivolgo un caloroso benvenuto a tutti voi, specialmente a quanti si sono messi in viaggio dal Medio Oriente per essere qui oggi – e anch'io porto negli occhi e nel cuore il Medio Oriente, dopo il pellegrinaggio dei giorni scorsi in Terra Santa.

Un anno fa ci siamo riuniti per ribadire l'impegno della Chiesa in questa crisi e per lanciare insieme un appello per la pace in Siria. Ora ci incontriamo di nuovo, per tracciare un bilancio del lavoro finora svolto e per rinnovare la volontà di proseguire su questa strada, con una collaborazione ancora più stretta. Ma dobbiamo riscontrare con grande dolore che la crisi siriana non è stata risolta, anzi va avanti, e c'è il rischio di abituarsi ad essa: di dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra. Questa indifferenza fa male! Un'altra volta dobbiamo ripetere il nome della malattia che ci fa tanto male oggi nel mondo: la globalizzazione dell'indifferenza.

L'azione di pace e l'opera di assistenza umanitaria che gli organismi caritativi cattolici svolgono in quel contesto sono espressione fedele dell'amore di Dio per i suoi figli che si trovano nell'oppressione e nell'angoscia. Dio ascolta il loro grido, conosce le loro sofferenze e vuole liberarli; e a Lui voi prestate le vostre mani e le vostre capacità. È importante che voi operiate in comunione con i Pastori e le comunità locali; e questa riunione costituisce un'occasione propizia per individuare opportune forme di collaborazione stabile, nel dialogo tra i diversi soggetti, allo scopo di organizzare sempre meglio i vostri sforzi per sostenere le Chiese locali e tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche, religiose o sociali.

Oggi siamo qui anche per fare nuovamente appello alle coscienze dei protagonisti del conflitto, delle istituzioni mondiali e dell'opinione pubblica. Tutti siamo consapevoli che il futuro dell'umanità si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi. A tutte le parti chiedo che, guardando al bene comune, consentano subito l'opera di assistenza umanitaria e quanto prima facciano tacere le armi e si impegnino a negoziare, mettendo al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria. Penso in particolare alle care comunità cristiane, volto di una Chiesa che soffre e spera. La loro sopravvivenza in tutto il Medio Oriente è una profonda preoccupazione della Chiesa universale: il Cristianesimo deve poter continuare a vivere là dove sono le sue origini.

Cari fratelli e sorelle, la vostra azione caritativa e assistenziale è un segno importante della vicinanza di tutta la Chiesa, e della Santa Sede in particolare, al popolo siriano e agli altri popoli del Medio Oriente. Vi rinnovo la mia gratitudine per quello che fate e invoco su di voi e sul vostro lavoro la benedizione del Signore. La Madonna vi protegga. Io prego per voi e voi pregate per me!

http://www.news.va/it/news/messaggio-agli-operatori-di-carita-in-siria-30-mag


APPELLO DA ALEPPO AGLI OPERATORI DI CARITA' RIUNITI IN 'COR UNUM'


LA SITUAZIONE PRECIPITA  IN ALEPPO

 Nelle ultime settimane  si era sparsa la voce che i ribelli di Aleppo avrebbero aumentato  i loro mortai sui quartieri Aleppo per fare pressione sullo Stato e impedire lo svolgimento delle elezioni presidenziali in programma per Martedì 3 giugno.
 Perché sono uomini d'onore ...
... HANNO MANTENUTO LA PAROLA!

Da 3 giorni, razzi e colpi di  mortai non cessano di cadere su Aleppo e in particolare sul quartiere Midan . Questa è l'area dove gli affitti sono più economici e dove abitano le famiglie povere e quelle sfollate da Jabal Al Sayde. Ma è anche la zona di confine della linea del fronte, dunque la più esposta . Molte famiglie di cui ci prendiamo cura hanno ricevuto schegge di mortai nei loro appartamenti, molte persone sono rimaste ferite e diversi sono i morti . 

Oggi, venerdì pomeriggio, la situazione è diventata insostenibile per queste famiglie ed è iniziato per loro il secondo esodo. 
(Avevano lasciato Jabal al Sayde il 30 marzo 2013 a seguito dell'invasione del quartiere da parte dei ribelli. Abbiamo ospitato 23 famiglie da noi presso il convento dei Fratelli per 6 mesi, poi le abbiamo aiutate a prendere in affitto degli appartamenti ). Fuggono dalle loro case, ci telefonano, ci supplicano di trovare loro un rifugio , anche solo temporaneo.. . Sono in preda al panico, hanno paura.  
Mentre scrivo queste parole, le sirene delle ambulanze fanno un frastuono assordante .

E TUTTAVIA ...

Non avevamo smesso di mettere in guardia i responsabili religiosi circa il problema degli alloggi degli sfollati. Abbiamo bussato invano alle porte delle associazioni cattoliche internazionali per richiedere un finanziamento per trovare per loro un’ abitazione. E' stato sempre un RIFIUTO.

Oggi, queste organizzazioni sono riunite  in Vaticano sotto gli auspici del COR UNUM . Possano essi ascoltare  questo URGENTE  APPELLO dagli Aleppini, da coloro che qui vivono la loro presenza e condividono, con le persone più vulnerabili, le loro sofferenze.

 Nabil Antaki,  per i Maristi Blu

lunedì 19 maggio 2014

Crimini di guerra e crimini contro l'umanità



DA ALEPPO , J'ACCUSE

3 milioni di abitanti civili di Aleppo, indipendentemente dalla loro religione o opinioni politiche,  sono tenuti in ostaggio da due anni e sono le vittime di crimini di guerra e crimini contro l'umanità .

1    1-    Blocco  totale della città sia rispetto alle persone che  alle merci, ripetuto molte volte ,  il più lungo  è durato sei settimane: ciò ha comportato ogni volta  una grave carenza di  beni essenziali come ortaggi, frutta, benzina, carburante, medicine, carne, ecc .
 2 - Totale taglio di energia elettrica, di un paio di giorni fino a 11 giorni .
 3 - Arresto completo della fornitura di acqua di 2 fino a 11 giorni.
 4 - Tagli ripetuti delle comunicazioni per telefono e di internet, sia  locali che  internazionali, di un paio di giorni fino a 20 giorni consecutivi .
 5 - Bombardamenti quotidiani di zone abitate , con bombe o colpi di mortaio che lasciano molti morti e feriti .
 6 - Tiri di cecchini sui pedoni innocenti .
 7 - La distruzione sistematica del patrimonio archeologico e culturale .

cecchini dentro la moschea- foto David Rose

Il Diritto Internazionale Umanitario ( DIU ) sulla base delle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e i due Protocolli aggiuntivi del 1977 e lo Statuto di Roma del 2002 che ha portato alla istituzione della Corte Penale Internazionale ( CPI ) definiscono i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità . L'articolo 8 della CPI , comma 3, qualifica  crimine di guerra  "il fatto di causare intenzionalmente  grandi sofferenze o portare gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute" ; e il fatto di "dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all'educazione, all'arte, alla scienza o a scopi umanitari, e contro monumenti storici o ospedali " ; e l'articolo 7 dello Statuto di Roma qualifica come crimine contro l'umanità  "gli atti inumani che provocano  intenzionalmente grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute fisica o mentale ."

camion bomba devasta l'ospedale al-Kindi 

Che alla gente di Aleppo venga  impedito di lasciare la città , che essa sia rinchiusa, abbia  fame, soffra la sete, si ammali  per la mancanza di igiene; che agli abitanti di Aleppo sia  impedito di comunicare con il mondo, che siano il bersaglio di bombardamenti o di cecchini, niente di tutto questo è  ‘di grande sofferenza e di grave pregiudizio per la salute’? Non costituisce  crimini di guerra e crimini contro l'umanità, come sono definiti dalle convenzioni di cui sopra ?

 IO ACCUSO  i media , i governi dei paesi occidentali e arabi, le organizzazioni internazionali come l’ONU , l'UNICEF , l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani,  di complicità in crimini di guerra e crimini contro l'umanità .

 IO  DOMANDO  a tutti gli uomini e  donne del mondo  che abbiano amore per la libertà e per la giustizia, davanti a a tali atti :
 1 - di qualificarli
 2 – di denunciarli
 3 – di condannarli
 4 – di esigere dai loro governi di fare pressione sui mandanti e sugli esecutori .
 5 - di accusare gli autori davanti alla CPI . Si deve smettere di prendere i civili di Aleppo in ostaggio.

mortai caricati con le bombole del gas

 Scrivete ai media, ai vostri deputati e senatori, ai ministri, ai presidenti e alle organizzazioni internazionali .
Dite loro che i residenti civili Aleppo sono bersaglio di atti terroristici che possono essere classificati  come crimini. Dite loro la sofferenza del popolo. Dite loro la distruzione del Paese e della nostra amata città. Ricordate loro che la "primavera araba" in Siria è solo un inverno glaciale e un caos sterile .

 La crisi del  "taglio dell’acqua " è attualmente conclusa . Ha seguito altre precedenti crisi e ve ne saranno  probabilmente di più se voi non vi muovete .

 AIUTATECI

 Aleppo 17 maggio 2014

dr Nabil Antaki (gastroenterologo , Volontario dei Maristi di Aleppo)

L'Arcivescovo armeno cattolico Marayati: i cristiani fuggono da Aleppo, città assediata



Agenzia Fides 19/5/2014

“Nelle ultime settimane abbiamo registrato una nuova ondata dell'esodo dei cristiani da Aleppo. Le famiglie hanno aspettato la fine delle scuole, poi hanno preso i bagagli, hanno chiuso le proprie case e sono fuggite verso la costa e verso il Libano, usando l'unica strada di collegamento con l'esterno ancora percorribile. Forse torneranno tra quattro mesi. Forse non torneranno più”. 
Così riferisce a Fides l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Boutros Marayati, aggiungendo particolari concreti sugli effetti dell'assedio della metropoli siriana da parte delle milizie anti-Assad: “Adesso è tornata l'erogazione dell'acqua, che era stata interrotta per più di una settimana” spiega l'Arcivescovo “ma manca l'energia elettrica. Quando danno l'acqua interrompono l'elettricità, quando danno l'elettricità interrompono l'acqua. La città è assediata e le aree dove si trovano la grande centrale elettrica e le linee di approvvigionamento idrico sono tutte nelle mani dei ribelli, che aprono e chiudono i rubinetti per costringere il regime a trattare. Noi non sappiamo a cosa mirano queste trattative. Rimaniamo a fianco della gente, a subire tutto questo, ma non capiamo bene cosa stia succedendo intorno a noi”.
A giudizio dell'Arcivescovo, le elezioni presidenziali convocate per il prossimo 3 giugno finiscono per aumentare il senso di incertezza e di paura diffusa: “E' iniziata la propaganda elettorale, ma tanti temono un'escalation delle violenze proprio in vista delle elezioni. Potrebbe succedere di tutto” spiega Sua Ecc. Marayati. 

Non rassicurano nemmeno le notizie provenienti da Homs: “L'assedio dell'esercito governativo ha prevalso sui ribelli, che hanno evacuato il centro della città”, spiega l'Arcivescovo armeno cattolico, “ma da allora sono entrate in azione bande di sciacalli che saccheggiano tutto quello che trovano ancora nelle case abbandonate, anche nel quartiere dove abitavano i cristiani”.