Traduci

venerdì 24 febbraio 2023

Il prefetto del dicastero per le Chiese orientali parla del viaggio nelle zone terremotate siriane: "E' un paese distrutto"

 In particolare, durante le due giornate trascorse ad Aleppo, sabato 18 e domenica 19, è stato possibile incontrare numerose famiglie che hanno trovato accoglienza temporanea in spazi gestiti dalle comunità religiose, cristiane e musulmane, o in edifici pubblici come una scuola. Diversi sono stati i momenti particolarmente intensi vissuti con mamme, disabili, anziani soli.
 

Intervista di Vatican News a monsignor Claudio Gugerotti 

Eccellenza, quale il suo stato d’animo al rientro dalla visita nella Turchia e nella Siria terremotate?

La sensazione che ho avuto è che siamo ancora in mezzo al dramma perché non è affatto detto che le scosse siano finite. La gente è abituata alle difficoltà da sempre, tende a lasciare le case perché è indispensabile, altrimenti rischia la vita, poi ci torna ma deve scappare immediatamente appena arriva un'altra scossa forte. È questa specie di stress emotivo che colpisce molto, legato poi alle differenti situazioni dei due Paesi. In Turchia la situazione è più delimitata, probabilmente avremo paura quando sapremo quanti sono veramente i morti, perché noi abbiamo il numero dei morti ritrovati, ma è sotto questi edifici assolutamente inconsistenti, con un cemento fatto in maniera approssimativa, che ci sono decine di migliaia di cadaveri. La Turchia dispone degli aiuti internazionali, li centralizza attraverso una istituzione governativa che rende l’intervento da una parte più coordinato e dall'altra anche più difficile da gestire. Diversa la situazione della Siria. È un Paese distrutto. Dodici anni di guerra, e soprattutto i risultati di certi aspetti delle sanzioni, hanno reso la gente miserabile.

Io sono stato in Siria 25 anni fa, non la riconosco, è terzo mondo. Gli stipendi sono pressoché irrisori, non c'è lavoro, c'è una emigrazione enorme, le città sono distrutte dai bombardamenti; io non riesco a vedere la differenza tra il bombardamento e la caduta per causa del terremoto. La gente è sfiorita, non ha più speranza. Aiuta un po' di fatalismo orientale per cui si dice ‘va bene, è capitato, speriamo in Dio’: lo dicono i musulmani, lo dicono i cristiani con la stessa formula in arabo. L'attuale situazione di guerra e di sanzioni rende molto difficile aiutarli: ci vuole molto tempo per avere i visti, la trasmissione di denaro è impossibile, poi ci sono zone che sono sotto diversi controlli. E ci sono alcuni gruppi che non passano nulla, se non a quelli che decidono loro. E devo dire che anche molte nazioni europee passano attraverso i gruppi dissidenti sul posto, perché hanno una posizione politica più affine, ma non verificano dove vanno questi soldi e a chi. Se non ci fossero alcuni francescani che si occupano, con delle giravolte mentali e una fantasia infinita che solo gli orientali hanno, di trovare dei canali alternativi più o meno legali, la gente non avrebbe nulla. Io sono andato per portare prima di tutto la benedizione, la vicinanza e l'affetto del Santo Padre, ma anche per fare in modo di aiutarli concretamente e di dire alle organizzazioni cosa non devono fare per mandare gli aiuti.

Di quali iniziative si è fatto portatore?

Noi abbiamo qui la ROACO, che riunisce le principali agenzie umanitarie, soprattutto quelle che si occupano di più del mondo orientale. Loro sono molto competenti, sanno come muoversi, domani io avrò da remoto un incontro con tutte queste organizzazioni per dire quello che i vescovi ci hanno fatto capire in modo da scegliere la via giusta. Anche il dicastero delle Chiese orientali ha messo a disposizione alcuni strumenti per sbloccare quello che poteva essere altrimenti impercorribile, e questo vale per la Siria e in parte anche per la Turchia. Noi attiveremo un conto, che già esiste, per cui gli aiuti verranno depositati su questo conto. Poi vedremo concretamente noi come trasferirli sul posto, perché altrimenti le banche si rifiutano. Non hanno un interlocutore sul posto, in Libano c'è peraltro lo sciopero delle banche, per cui dove li prendono i soldi? Bisognerebbe andare con la valigetta, ma ci sono dei limiti di denaro da portare con sé, poi è pericolosissimo poiché lo sciacallaggio è potentissimo. Noi dobbiamo, come collaboratori del Santo Padre, mettere in grado il maggior numero possibile di persone che vogliono aiutare questi Paesi di farlo concretamente e in maniera sicura senza che i soldi spariscano strada facendo. Naturalmente poi è commovente vedere come uno che rappresenta il Santo Padre sia accolto da tutti con una tale commozione, una consolazione… sono andato in una moschea dove ospitavano i rifugiati, per esempio. 


Come hanno reagito?

Felici! Mi presentavano i bambini neonati che erano nati proprio sotto il terremoto. Queste mamme preoccupate, ma anche felici di aver dato la vita a questi bambini in un momento così tragico. Sentirsi visitati, soprattutto per i siriani, è una cosa straordinaria perché chi ci va in Siria, come si fa ad andare? Devi andare in macchina da Beirut. Non si sa con chi ci si imbatte, chi è che tiene quel posto di frontiera… Ci sono eserciti locali, eserciti stranieri, è una cosa talmente complessa che noi abbiamo pensato di risolvere isolandola. 

In realtà abbiamo distrutto una popolazione. Io conoscevo bene la Siria, era un gioiello. Una realtà abbastanza comunionale, con tutte le difficoltà che si conoscono, non bisogna negarlo. Quello a cui dovremmo pensare è: quando noi lavoriamo perché cambi la situazione politica, quale situazione politica alternativa proponiamo? Perché l'alternativa è il caos, l'anarchia totale e, soprattutto, se tu impedisci la consegna del petrolio, oppure te ne impossessi, oppure in qualche modo impedisci il carburante, come va avanti un'economia? Fai un mini progetto per poter tenere sul posto i cristiani, per esempio dare loro una casa e perché si riprenda l'artigianato, ma poi a chi lo vendono? È una società assolutamente e tragicamente impoverita, distrutta. E questo non giova a nessuno.


Come trovare una soluzione politica edificante?

Io non posso dare delle ricette ma vorrei esortare tutti quelli che sono coinvolti o sono stati coinvolti in questa vicenda a verificare degli obiettivi che tengano presente non lo sbocco politico soltanto, ma la situazione del bene concreto delle persone che abitano in quel Paese. Perché se io cambio un vertice e la gente è già morta, egli diventa un governante del nulla. Quando noi distruggiamo una realtà, abbiamo distrutto una realtà, non abbiamo costruito la democrazia. Però ho la sensazione che molto spesso questa dimensione del bene comune, del povero, della persona semplice scompare di fronte allo scopo specifico di ottenere quello che si vuole ottenere dal punto di vista politico. Così non otteniamo quello che vogliamo politicamente e nel frattempo esasperiamo una situazione impossibile da reggere. Oggi la politica è tutta così ovunque. Gli interessi strategici, basta vedere il caso ucraino, sono tali per cui vale il do ut des: ‘ti aiuto se…’, ‘ti do una mano se…’. Noi vediamo personaggi delle varie nazioni passare sullo scenario di questi Paesi e non ci rendiamo conto che la maggior parte va molto spesso per vedere cosa gli torna in cambio. Non si può fare una politica internazionale così perché siamo già stremati noi che pensiamo di avere in mano il mondo: non facciamo più figli, non abbiamo speranza, abbiamo perso molti dei valori che tengono insieme la società e però siamo ancora convinti di essere gli arbitri della situazione internazionale. È un'auto-illusione sostanzialmente narcisistica.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-02/gugerotti-turchia-siria-terremoto-aiuti-guerra-ucraina-onu.html

sabato 18 febbraio 2023

Aleppo, il Vescovo Joseph Tobji: il terremoto apre un nuovo tempo di prova, anche per la fede


  “Dopo lo shock e il terrore, adesso cominciamo a fare i conti con la portata delle rovine materiali e spirituali che il terremoto ha lasciato nelle nostre vite. Comincia un tempo duro, dove saremo chiamati a confessare e testimoniare anche in questa situazione che il Padre Nostro che è nei cieli ci vuole bene e vuole la nostra salvezza”. A dieci giorni dal terremoto che ha seminato morte e distruzione in un’ampia regione tra Siria e Turchia, Joseph Tobji, Vescovo maronita di Aleppo, racconta all’Agenzia Fides le tante oscurità e le poche luci che segnano il presente e il futuro del suo popolo. Davanti alla nuova tragedia che ha travolto anche gli aleppini, il Vescovo si fa carico delle tante domande che chiamano in causa anche la fede. E manifesta scetticismo davanti alle voci di annunciati “alleggerimenti” delle sanzioni economiche occidentali che da più di un decennio affaticano le vite di milioni di siriani. “Su questo argomento” dice “mi sembra stiano circolando parecchie bugie”.


Mentre continua la tragica conta delle vittime del terremoto, per chi adesso vive tra le rovine di Aleppo l’emergenza più grande da affrontare è quella abitativa. La popolazione si raccoglie presso le strutture di accoglienza, comprese le chiese meno danneggiate. Lì si è organizzato il servizio per la distribuzione di cibo, coperte, medicinali. “Ma non si può vivere così per troppo tempo, e ora si dice alla persone di provare a tornare alle loro dimore, se sono poco danneggiate”. Nelle vaste aree di Aleppo più compromesse dall’abusivismo edilizio, il terremoto ha raso al suolo interi edifici. Nei quartieri dove è concentrata la popolazione cristiana – riferisce il Vescovo Tobji - i danni maggiori hanno riguardato gli edifici vecchi, costruiti con pietre e senza cemento armato. 105 equipe di ingegneri e operai della sovrintendenza edilizia stanno monitorando i danni e la tenuta degli edifici in ogni quartiere, facendo allontanare le persone dai condomini a rischio crollo e compilando una prima stima dei diversi gradi di danneggiamento subiti dalle singole case. Nell’arco dei prossimi mesi, si prevede l’inizio dei lavori di restauro e di messa in sicurezza delle dimore che potranno essere di nuovo rese abitabili.
Anche le Chiese e le comunità ecclesiali presenti a Aleppo – riferisce il Vescovo Tobji - hanno costituito una commissione unica con 15 ingegneri incaricati di verificare lo status dei luoghi di culto e dei palazzi abitati da famiglie cristiane. “Occorre avviare i restauri il prima possibile, perché le persone non possono vivere fuori di casa”.
Il Vescovo Tobji riferisce che da tutto il mondo diocesi, congregazioni religiose, singole parrocchie e istituzioni ecclesiali hanno da subito manifestato affetto e vicinanza concreta alle popolazioni colpite dal sisma, cercando le vie per far arrivare in Siria e anche a Aleppo aiuti materiali. Altri soccorsi si vedono arrivare dai Paesi della regione (Iraq, Iran, Emirati Arabi).


Joseph Tobji prende atto del fatto che il terremoto apre un nuovo tempo di prova anche per tanti cristiani. “Per chi non ha il dono della fede” riconosce il Vescovo, senza rimproveri per nessuno “quello che è accaduto può anche aumentare il risentimento per il proprio destino. C’è chi continua a chiedersi: quale è il prossimo male che cadrà addosso alle nostre vite? Abbiamo avuto la guerra, l’embargo, la pandemia, ora il terremoto… Perché tutto questo capita a noi? Cosa abbiamo fatto di sbagliato?”. Invece altri trovano conforto nelle storie di tanti pericoli misteriosamente scampati, storie che corrono di bocca in bocca, a mutuo conforto. Come la vicenda della famiglia che durante le scosse più tremende non riusciva a uscire da casa e raggiungere la propria auto per fuggire, perché la chiave si era rotta nella serratura della porta. “La casa ha resistito al terremoto. Loro hanno rotto la porta, sono usciti, e hanno trovato la loro macchina schiacciata da un balcone crollato. Ora raccontano a tutti la loro storia, e ringraziano il Signore per quella porta che non si apriva, e che li ha salvati da morte certa”. 

"Di fronte alla nuova tragedia che avvolge il popolo – aggiunge il Vescovo – siamo chiamati a ripetere che il male non è assoluto, e Dio vuole il nostro bene. Stiamo chiamando ciascuna famiglia, ciascuna persona, anche per chiedere di cosa hanno bisogno. Le opere di carità che ci raggiungono, provenienti anche da amici lontani, sono un segno di luce e di speranza. In Quaresima, inizieremo dei cenacoli biblici nelle case e nei palazzi, invitando le famiglie a riunirsi per trovare conforto nella Parola di Dio, con l’aiuto di un sacerdote e un catechista”.

Su una cosa il Vescovo Joseph Tobiji manifesta senza remore la sua diffidenza: lui considera le voci sull’alleggerimento delle sanzioni alla Siria messe in circolo da attori geopolitici internazionali come una specie di messinscena da vendere ai media. “Da anni” racconta a Fides il Vescovo Tobji “ci ripetono che le sanzioni colpiscono solo certe persone e certi gruppi limitati, e invece noi vediamo che a soffrire è il popolo dei poveri. Ognuno può verificare di persona sulla sua pelle cosa significano e come funzionano le sanzioni contro la Siria. Se chiedo a chiunque di inviarmi sul conto della diocesi una donazione di 10 euro per sostenere le opere di carità, si vede subito che l’operazione è impossibile, perché la Siria semplicemente è tagliata fuori dai sistemi internazionali utilizzati online dagli istituti bancari e dalle società di money transfer. Se cerchi la Siria con le applicazioni digitali per effettuare queste semplici operazioni, ti accorgi che la Siria, su quelle applicazioni, semplicemente non esiste”.

Agenzia Fides  16/2/2023

sabato 11 febbraio 2023

Testimonianze da Aleppo a 5 giorni dal terremoto

 

SUOR ARCANGELA, dall'ospedale Saint Louis, Aleppo 

Aleppo è stata provata ancora una volta. Non era sufficiente quello che avevamo vissuto con la guerra e il dopoguerra, la mancanza di tutto per sopravvivere, perfino il colera, e ora in questi ultimi mesi il freddo, la fame, la miseria…

Quel lunedì mattina alle ore 4 e 17 minuti il terremoto ci ha fatti uscire di corsa nel cortile dell’ospedale, e tutti i vicini si erano rifugiati lì. Abbiamo avuto, noi e i malati, una grande paura.

Chissà quanti morti sono ancora là sotto. E quanta gente sta morendo là sotto adesso...Una donna e un bambino appena nato, nel quartiere qui. Ieri sera ci è arrivato un sacerdote, lo abbiamo ricomposto…Quanti morti e feriti, sfollati, gente senza casa.

Il pronto soccorso ha cominciato a riempirsi di urgenze e abbiamo cominciato a vedere quello che era successo. Le urgenze arrivavano con feriti più o meno gravi. Abbiamo dovuto trasportarne altri negli ospedali pubblici, non potendo soccorrerli. Manchiamo di tante cose.

Una parte del nostro ospedale è stata danneggiata, abbiamo chiuso quell’accesso per sicurezza. Poi le scosse sono state meno forti ma la paura continua.

La sala degli interventi continua a operare per salvare i feriti.

Riceviamo i senzatetto nell’ospedale. Ma la situazione è disastrosa.

Siamo qui per aiutare e dare coraggio con il poco che abbiamo. Se si perde la speranza tutto sarà finito.

Che Dio ci protegga, perché secondo gli esperti arriveranno ancora scosse forti. Si fa per il meglio. La provvidenza non ci abbandona, questo ci dà la forza di andare avanti.

Ma soprattutto lottate lottate per farci togliere le sanzioni. Se non si tolgono le sanzioni il popolo non si rimetterà in piedi.

Suor Arcangela



Un cittadino di Aleppo scrive a suo fratello in Italia

Ciao Joseph,

la situazione è ancora tragica. Le scosse su succedono. La gente è tutta fuori casa, ma il tempo, il clima non assiste per niente, continue piogge e freddissimo. La gente ha fatto ricorso alle parrocchie che però hanno una capacità di aiuto limitata…

Hanno aperto tutte le stanze, ma sono gelate. Danno coperte, ma non sono sufficienti….

I soccorritori ci offrono cibo, quindi abbiamo di che mangiare. Il dilemma: torniamo a casa o è troppo pericoloso? Le scosse sono state tante e terribili. Pensa, io abito nel piano interrato eppure il lampadario oscillava così tanto... pensa quelli del quarto piano cosa hanno provato!

Sempre peggio. Eravamo usciti dalla guerra, almeno ad Aleppo; il nostro condominio come tanti altri aveva subito danni, ma era rimasto in piedi. Adesso con il terremoto, riuscirà a resistere?

Alla fine ho deciso e a casa ci sono tornato. Mi sono detto: o la casa diventa il nostro cimitero o sopravviviamo tutti nella volontà di Dio.

Nel nostro quartiere tre palazzi pieni di gente sono crollati, con morti, feriti e sopravvissuti.


Da un anziano più che settantenne rimasto tre giorni sotto le macerie ad Aleppo

Che ti dico Joseph, quello che accaduto non l’ha mai visto, né in guerra o altro, una cosa enorme ma ciò nonostante ringraziamo sempre Dio, abbiamo visto la morte con i nostri occhi poi visto di nuovo la vita. 

Per due giorni sono stato sotto le macerie e sono stato salvato grazie a Dio. Nonostante i danni della mia casa ho cercato di rimettere un poco in condizioni quasi abitabili e ho dormito di nuovo a casa mia.

C'è gente che ha dormito per strada da tre giorni e la gente fino a questo momento ancora dorme in strada, la situazione è molto grave e indescrivibile ma posso dirti che oggi sono rinato alla vita e ringrazio Dio

H


... La situazione è gravissima: centinaia di palazzi sono distrutti, le scosse continuano nel passare dei giorni. Fa freddo , pioggia con grandine sulla gente per strada... Dapprima eravamo andati dal fratello di mia moglie in Azizia , ma il palazzo accanto al suo è crollato d'un colpo , seppellendo la sua macchina che stava sotto. Allora io , mia moglie e mia figlia ci siamo rifugiati nel Monastero di TerraSanta , cioè il Centro Francescano di aiuto ai bambini orfani, tutto il convento di TerraSanta è pieno di 10 mila o 15 mila persone che hanno occupato ogni posto libero. Tutte le scuole, le chiese, le moschee sono state aperte per ricevere la gente  che vagava per strada. Oggi sono arrivati alcuni aerei dall'Iran, dall'Egitto, dall'Iraq e prima ne sono arrivati dalla Libia. Noi, soprattutto mia figlia, cerchiamo di darci da fare per aiutare la gente che si è rifugiata qui come noi. Pregate per noi!
Elia

mercoledì 8 febbraio 2023

APPELLO PRESSANTE DALLE TRAPPISTE SIRIANE

 

Il sale delle sanzioni sulle ferite del terremoto. Adesso basta!


Basta parole a vuoto, ADESSO è il momento di togliere le sanzioni alla Siria..

Ci uniamo all’appello di P. Bahjat parroco di Aleppo, di tanti altri, ripetiamo le parole che spesso anche noi abbiamo pronunciato e scritto senza che nulla cambiasse : ORA SI DEVONO TOGLIERE LE SANZIONI ALLA SIRIA ! ADESSO!! SUBITO !

Le parole di conforto di tanti di voi che oggi sono vicini alla nostra gente, i gesti di aiuto con cui vi fate presenti, fanno bene al cuore..Riscaldano, nel freddo che domina in mezzo alle macerie. E la gente è grata del vostro aiuto. Grazie, grazie veramente. 

Ma le parole di cordoglio di tante istituzioni fanno reagire: dove eravate in questi anni, voi che avreste potuto fare una grande differenza, quando giorno dopo giorno la nostra gente è arrivata letteralmente a morire di fame ? Certo, non solo le sanzioni hanno portato a questo..

Ma ANCHE le sanzioni, e pesantemente.

Certo, si muore sotto le macerie anche se si sta bene, anche se c’è il cibo in casa...  Ma se le condizioni generali della gente non fossero state così disperate, oggi ci sarebbero più mezzi per scavare nelle macerie, e salvare ancora qualcuno. Ci sarebbero ospedali più attrezzati, farmacie fornite di tutto il fabbisogno. Più case capaci di accogliere i rifugiati, ci sarebbero anche qui più persone con lavoro e risorse per aiutare i propri fratelli. 

Senza dimenticare che, sì, il terremoto è una tragedia immane, che colpisce i nostri cuori e la nostra mente...Ma anche nelle zone non troppo colpite c’è tanta gente che ha bisogno, che muore di fame, oggi come ieri, perché la fame, l’incapacità di far fronte alle malattie per il costo dei medicinali, e tutto il resto esistevano anche prima di questo 6 febbraio…

Ci voleva tutto questo per far aprire gli occhi sulla tragedia siriana, di cui nessuno parlava più da tempo? ... C’era già un terremoto, più silenzioso ma non meno devastante, che da anni scuoteva la vita e il futuro di questa gente. 

I morti sono morti, li affidiamo a Dio e alla sua Misericordia, che illumina anche ciò che noi non comprendiamo. Ma i vivi hanno bisogno di una speranza tangibile e concreta che la vita si possa ricostruire. La cosa che più colpisce in questo momento è lo sgomento che invade le persone, lo smarrimento davanti a tutto questo. Gli amici di Aleppo, di Lattakie, da cui abbiamo notizie per telefono, hanno tutti una nota pesante nella voce: hanno macerie non solo davanti agli occhi, ma nel cuore. Anche queste hanno bisogno di essere rimosse, sollevate in qualche modo. 

Per favore, alzate la vostra voce PERCHE’ SI TOLGANO SUBITO LE SANZIONI. 

Che almeno la tragedia e la sofferenza di tanti morti che ancora sono sotto le macerie serva ad aiutare la speranza dei vivi. 

E poi, sì, c’è la preghiera, c’è la fede. Pregate per il nostro popolo, pregate con la nostra gente.

Non potremmo dirlo noi, che a parte la paura grande siamo state risparmiate da questo terremoto; ma un amico di Aleppo, venuto a stare da noi perché la sua casa è inagibile, ci diceva ieri: “che almeno tutto questo serva a riavvicinare la gente a Dio ! Se la fede è debole, le persone si allontaneranno ancora di più dal vero bene. Ma se almeno tutto questo servisse a riportarci a Dio ! “.

Torniamo a Dio, e forse si illuminerà un po’ anche la nostra ragione, e il nostro agire..

E grazie a tutti coloro, e sono tanti, che in questo momento pregano e operano con il cuore in mano.

   Suor Marta e le Monache Trappiste di Azer- Syria


RACCOLTA FONDI TERREMOTO, TRAMITE CONTO DEL MONASTERO ITALIANO DI VALSERENA / TRAPPISTE FONS PACIS

Per donazioni in aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto

 INTESA SAN PAOLO

intestato a Monastero Cistercense di Valserena

IBAN: IT10K0306909606100000002045

BCITITMM

Causale: Terremoto in Siria

 

Per chi ha bisogno della ricevuta valida per la detrazione può fare la donazione attraverso l'associazione Nostra Signora della Pace specificando bene la causale. 

(deducibili dalle tasse ai sensi del D.L.G. 460/97.)

INTESA SAN PAOLO

intestato a: Associazione Nostra Signora della Pace

IBAN: IT61M0306909606100000002047

BCITITMM

Causale: Terremoto in Siria

Errata corrige: a causa delle sanzioni che colpiscono le transazioni bancarie, NON INDICARE NELLA CAUSALE della donazione la parola SIRIA , per non essere bloccati dal sistema bancario 

martedì 7 febbraio 2023

Siria, una tragedia senza fine

 

di Salima Karroum e Maria Antonietta Carta

Abbiamo assistito, da vicino nei primi mesi della guerra e poi soprattutto da lontano, allo svolgersi delle vicissitudini che ormai da oltre undici anni affliggono il popolo siriano. Un popolo fiero, coraggioso, paziente che, pur subendo una guerra iniqua e feroce, era riuscito a conservare la speranza. Ma durante queste ore tremende in cui oltre alla malvagità degli umani si trova ad affrontare le forze inesorabili della natura è smarrito, è disperato, è attonito.

6 febbraio. Abbiamo ascoltato voci e letto racconti che lasciano senza respiro.

Le parole più frequenti, ripetute con urgenza sono: ‘’kanat leila mur’ibah, è stata una notte terrificante’’. Con molte persone care non siamo ancora riuscite a parlare. Da altre riceviamo brevi messaggi in cui ci comunicano di aver dovuto abbandonare le loro abitazioni e quindi non hanno internet per rispondere alle telefonate. Altre ancora ci dicono del suolo che continua a tremare, anche mentre siamo al telefono, e delle decine di migliaia di abitanti allo scoperto nei parchi, nelle piazze e nelle strade.

Arrivano sui social le prime testimonianze.

Ad Aleppo poche ore prima del terremoto era caduto un po’ di nevischio, e verso la fine di una notte glaciale Pierre Le Corf scrive:  ‘’Aleppo di notte. Tutti fuori, tutte le famiglie per strada sotto la pioggia con detriti che cadono e palazzi che crollano. È spaventoso... Già segnalati oltre 250 morti, 25 edifici crollati e più di 700 feriti finora. Dopo 11 anni di guerra e sanzioni internazionali contro la popolazione ormai stremata.’’  https://www.facebook.com/pierrelecorf 

  Già! Le stramaledette sanzioni illegali di Usa e Ue. L’infame assedio di governi criminali. La piaga che, insieme alle bombe, ai terroristi prezzolati e alla razzia delle materie prime essenziali quali gas, petrolio e grano, condanna al freddo, all’inedia, all’impossibilità di curarsi per l’assenza di farmaci grazie al bombardamento delle industrie farmaceutiche nei primi anni del conflitto, e alla morte. Perciò, la solidarietà alla Siria deve iniziare con la cancellazione del "Caesar Act" e la levata dell’assedio.

- Salvato il vescovo di Aleppo Mr Jeanbart. Resta sotto le macerie dell'arcivescovado padre Imad Daher che purtroppo morirà ore dopo.

- Nel pomeriggio, il bilancio delle vittime del terremoto è di oltre 780 e di 2280 feriti. Alcune ore dopo, si contano oltre 800 vittime.

- Sempre a causa dell’embargo, gli ospedali sono ridotti al collasso e la protezione civile impegnata a sottrarre le persone intrappolate sotto le macerie opera senza equipaggiamenti.



Nella notte, Georges Sabe dei Fratelli Maristi di Aleppo scrive:

‘’Buona serata ad Aleppo, la nostra città. Tu sei devastata e la tua gente è affranta. Le sirene delle ambulanze continuano ad avvertire che c’è un'altra emergenza.  Sono trascorse 20 ore e sembra sia trascorsa un'eternità di tristezza, paura e dolore. Il cielo piange. La terra è triste per quanto ha freddo. Gli edifici hanno ballato con la morte e la morte li ha abbattuti.  La mia gente e i miei cari, i vostri occhi mentre entravate nel monastero mi hanno detto tanto. La vostra paura, il vostro panico, la ricerca di un posto sicuro vi hanno condotto qui.  E le parole mi hanno abbandonato.  Non oso ringraziare Dio per la mia salvezza.  Apro il mio cuore prima di aprire le porte del monastero ... ‘’ https://www.facebook.com/profile.php?id=589880634 


Il grande poeta e pittore siriano Nazìh Abu Afash, di Marmarita (Homs), a poche ore dal terremoto scrive:

"Il Siriano è niente e nessuno

Quando il Siriano è sopraffatto dalla tristezza, nessuno si addolora per la sua tristezza.

Quando il Siriano piange, non traspare neppure l’ombra di una lacrima nell'occhio di qualcuno. Quando il Siriano sanguina, neppure un sospiro di dolore esce dalla gola di qualcuno.

E quando il Siriano muore a nessuno interessa il suo cadavere. Nessuno fa caso al suo cadavere.

Lo lasciano disteso nel nulla cosmico per non riconoscerlo in quanto ‘’umano" e per non essere testimoni della morte di una persona. Una persona che hanno ucciso o della cui uccisione sono complici...’’  https://www.facebook.com/profile.php?id=100002090927261 

Parole che estrinsecano perfettamente un sentimento di profondo abbandono perché più che mai in questi giorni i Siriani si sentono dolorosamente soli.


Ahmad Safi, un giovanissimo medico specializzando presso l’Ospedale Universitario Tishrin di Latakia, scrive:

‘’Tu hai sentito parlare della sconfitta degli uomini... Io l'ho vissuta in queste ore. Stanno arrivando decine di corpi. Cadaveri per cui non possiamo fare nulla ormai. Membri di famiglie morti insieme. Il pianto e lo sconforto di chi li accompagna. Il pallore dei medici che, traumatizzati, impietriti, impotenti, contano i morti. Cerco rifugio in te, Signore, dalla sconfitta degli uomini. Che i morti riposino in pace...” https://www.facebook.com/profile.php?id=100002090927261




Oggi, 7 febbraio. Ci dicono che a Latakia e Jable sono numerosi i casi in cui membri della stessa famiglia sono morti sotto le macerie. Ai muri delle città, i necrologi con volti di genitori e dei loro bambini o giovani fratelli abbracciati e ancora numerosi medici, studenti, bimbi e persone di ogni età. Edifici crollati e un gran numero inagibili perché a rischio di crollo.

- Nonostante l’immensa pena, la generosità dei Siriani non viene meno. Abbiamo notizia di soccorritori che da Talkalakh e altre località, muniti di poveri mezzi quali le pale, si dirigono ad Aleppo per aiutare a salvare vite intrappolate sotto le macerie. 

- ‘’Alle 8 del mattino e alle ore 13, la terra e gli edifici hanno tremato ancora’’ ci sta raccontando al telefono in questo momento Aida (ore 14,30), una parente di Latakia che siamo riuscite a raggiungere solo ora. 

‘’I vetri cadono in frantumi. I muri si crepano. I negozi sono tutti chiusi. Latakia muore. Gli abitanti abbandonano le case, si riuniscono nelle chiese e nelle moschee, in altri luoghi pubblici, nei parchi o fuggono in campagna.’’

- Ad Aleppo, la situazione è ancora peggiore. E tutto il nord della Siria è in agonia.


Chi può, faccia qualcosa per alleviare le sofferenze inaudite di questi nostri fratelli. Non lasciamoli soli.    

lunedì 6 febbraio 2023

EMERGENZA TERREMOTO: come aiutare

 

Mentre si susseguono le drammatiche notizie sulle conseguenze del sisma che ha colpito questa notte alle 4 la regione nordovest di confine tra Turchia e Siria, rispondiamo anzitutto alla domanda che ci giunge con maggior insistenza: come aiutare? cosa possiamo fare?  Diamo qui sotto le coordinate di Associazioni di nostra piena fiducia per effettuare offerte online o bonifici. 

Ricordiamo ai nostri lettori che la Siria è soggetta a sanzioni USA e UE che impediscono l'invio di denaro e di beni materiali di alcun tipo, utili per la ricostruzione come per il soccorso alle persone: ci auguriamo e operiamo affinchè questa ingiustizia sia tolta almeno davanti all'evidenza del bisogno estremo in cui versa oggi la popolazione siriana già martoriata da 12 anni di guerra per procura.

Le Parrocchie della regione da Aleppo a Tartus hanno aperto i loro locali per tutti coloro che sono fuggiti dalle case pericolanti , visto che le scosse si susseguono e dureranno ancora molti giorni, e i paesi situati sulla costa mediterranea così come l'isola di Arwad sono a rischio tsunami: stanno offrendo da mangiare e riparo dal gelo, perchè le famiglie sono accampate all'aperto per il timore dei crolli .

Il Vescovado greco-cattolico di Aleppo è crollato, Monsignor Jeanbart è stato estratto vivo dalle macerie mentre il corpo di padre Imad Daher è stato recuperato senza vita.  Le amiche Monache Trappiste di Azeir stanno bene e senza danni ed hanno aperto i locali della foresteria per gli sfollati. Le amiche Suore di San Giuseppe dell'Apparizione dell'Ospedale Saint Louis di Aleppo hanno subito qualche danno alla struttura ma stanno bene, in piena attività per curare le frotte di feriti e morti che giungono al Pronto Soccorso.

Domani pubblicheremo un articolo con le notizie raccolte attraverso i nostri contatti locali, nel frattempo vi chiediamo di unirvi alla preghiera supplice di tutti gli amici della Siria. Grazie da Ora pro Siria.


Pro Terra Sancta: 

https://www.proterrasancta.org/it/campaign/aleppo-emergenza-terremoto/#dona

VID-20230206-WA0074

AVSI: 

https://www.avsi.org/cosa-puoi-fare-tu/progetti/terremoto-tra-siria-e-turchia-aiuti-immediati-ai-feriti-ad-aleppo


AGGIORNIAMO L'ELENCO DEGLI ENTI AFFIDABILI A CUI INVIARE :

FRATELLI MARISTI DI ALEPPO 

PER AIUTARE I MARISTI DI ALEPPO CHE HANNO ACCOLTO CENTINAIA DI SFOLLATI NELLA LORO CASA INVIA IL TUO CONTRIBUTO A:

Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale Onlus

Banca Etica

IBAN :

IT 81 S 0501 8032 0000 0017 082033

CAUSALE: Terremoto Maristi

RACCOLTA FONDI TERREMOTO VALSERENA / TRAPPISTE FONS PACIS

Per donazioni in aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto

 INTESA SAN PAOLO

intestato a Monastero Cistercense di Valserena

IBAN: IT10K0306909606100000002045

BCITITMM

Causale: Terremoto

 

Per chi ha bisogno della ricevuta valida per la detrazione, può fare la donazione attraverso l'associazione Nostra Signora della Pace specificando bene la causale. 

(deducibili dalle tasse ai sensi del D.L.G. 460/97.):


INTESA SAN PAOLO

intestato a: Associazione Nostra Signora della Pace

IBAN: IT61M0306909606100000002047

BCITITMM

Causale: Terremoto 

A causa delle sanzioni che colpiscono le transazioni bancarie, NON INDICARE NELLA CAUSALE della donazione la parola SIRIA , per non essere bloccati dal sistema bancario 

sabato 4 febbraio 2023

Letture: la leggenda siriana del pozzo miracoloso

pozzo del monastero di S.Tecla a Maaloula
 

Leggenda siriana sull'Epifania
Il miracolo del pozzo

Alla vigilia dell'Epifania, una donna e la figlia prepararono il pane azzimo per leggervi i pronostici del nuovo anno. (1)
Dopo aver impastato la farina con acqua e sale, fecero piccole pagnotte, vi incisero una croce, le disposero in un vassoio, accanto a ciascuna misero un biglietto con il nome di un familiare, le coprirono con un panno e le sistemarono vicino alla finestra aperta perché il cielo doveva vederle. Poi riempirono grossi bacili d'acqua profumata con petali di fiori per il bagno rituale del giorno dopo. (2) Finalmente, potevano andare a letto contente.
palazzo Al-Azm a Damasco

L'indomani, aprendo la porta che dava sul patio, alla ragazza si presentò uno spettacolo straordinario: l'acqua, dal fondo del pozzo, era salita fino al bordo e zampillava riversandosi tutt'intorno! Lei corse a bagnarsi. «Cosa ti è accaduto?!» le chiesero, vedendola tutta fradicia.
«Mi sono bagnata con l'acqua che è zampillata dal pozzo» rispose.
Anche sua madre e sua nonna andarono a bagnarsi in quell'acqua benedetta.
La notizia del prodigio si diffuse e arrivarono tanti curiosi, ma nel frattempo l'acqua era tornata in fondo al pozzo.
Nel quartiere abitava una donna sterile, che aveva sofferto molto per non poter avere figli.
Appena sentì parlare del pozzo miracoloso, le rinacque la speranza e andò dalle vicine.
«Fatemi entrare, forse Dio vorrà concedermi la grazia di un figlio» disse. E la sua fede fu così grande che l'acqua tornò a zampillare. Dopo nove mesi partorì un figlio maschio.
-------------------------------
Le storie prodigiose sui pozzi si trovano in tutte le tradizioni. Esse hanno sovente un carattere sacro esplicito (Il pozzo miracoloso) e sono comuni all'islam, al cristianesimo e all'ebraismo. Sin dai tempi remoti i pozzi hanno rappresentato la sintesi dei tre ordini cosmici: terra, cielo, acqua. Erano anche simbolo di sorgente di vita e abbondanza.
Note
1. È una credenza dei cristiani ortodossi: il giorno dell'Epifania, chi trova gonfio il pane azzimo confezionato alla vigilia ne trae l'augurio di un anno fausto.
2. Nel giorno dell'Epifania tutta l'acqua della terra è sacra. In Siria, chi può si reca al mare, ai fiumi, alle sorgenti per commemorare il battesimo di Gesù Cristo nel fiume Giordano.

Da "Fiabe Siriane" a cura di Maria Antonietta Carta. Ed. Mondadori, 1997.

lunedì 30 gennaio 2023

Dichiarazioni sul crescente ciclo di violenza in Terra Santa

Riprendiamo dal sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme le dichiarazioni dell'Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa che si susseguono da dicembre a questi ultimi giorni. E' molto grande la preoccupazione che unisce i responsabili delle comunità religiose, i fedeli che vivono in Terra Santa e noi tutti che amiamo la terra di Gesù. Preghiamo insieme a loro perchè la violenza, l'odio e la sopraffazione non prevalgano sulla giustizia, sul diritto  e sul dialogo possibile.  OpS


29 gennaio 2023

Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, invitiamo tutti alla moderazione. Abbiamo costantemente messo in guardia da un ciclo di violenza sempre più crescente e insensato che causerà per tutti solo dolore e sofferenza. Un tale stato di cose porterà quasi certamente ulteriore atti efferati, allontanandoci dalla tanto ricercata pace e stabilità che tutti noi cerchiamo.

Monitorando da vicino questa deplorevole situazione, abbiamo concluso che questa proliferazione di violenza, che ha portato alla morte ingiustificata di 32 palestinesi e 7 israeliani dall'inizio del nuovo anno, sembra auto-perpetuarsi. Sicuramente continuerà e si intensificherà, a meno che non venga intrapreso un intervento deciso da parte dei leader comunitari e politici di tutte le parti.

Tutti dobbiamo lavorare insieme per disinnescare le attuali tensioni e avviare un processo politico basato su principi di giustizia consolidati, che porti a una pace duratura e alla prosperità per tutti. In linea con ciò, in questi tempi così difficili, chiediamo a tutte le parti di rispettare la fede religiosa dell'altro e di mostrare rispetto per tutti i siti sacri e i luoghi di culto.

All'indomani di quest'ultima tragica ondata di violenza, preghiamo per le persone uccise e ferite e chiediamo che Dio resti vicino alle loro famiglie e ai loro cari. Preghiamo anche per la guarigione dei feriti e perché l'Onnipotente dia forza e perseveranza a coloro che si prendono cura di loro.

Infine, chiediamo che Dio conceda saggezza e prudenza ai leader politici e alle persone influenti di tutte le parti, guidandoli a individuare modi per aiutarci a superare la violenza, a mantenere sicure le nostre comunità e a lavorare instancabilmente per raggiungere una soluzione giusta e pacifica per la nostra amata Terra Santa.

https://www.lpj.org/it/posts/statement-on-the-increasing-cycle-of-violence-in-the-holy-land.html


Comunicato dell'Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa - 27 gennaio 2023

“Per amore di Gerusalemme non tacerò...” (Isaia 62, 1-2)

La scorsa notte, un folto gruppo di coloni israeliani, portando bandiere, canti e grida, è entrato dalla Porta Nuova. Alcuni turisti erano seduti in un ristorante, godendosi l'atmosfera tranquilla del quartiere, quando improvvisamente questo gruppo ha iniziato a molestarli ea distruggere sedie e tavoli dei negozi e dei ristoranti che vi si trovavano. Questa violenza non provocata ha instillato paura nei negozianti e nei residenti del quartiere cristiano, nonché nei visitatori. Non è finita fino a quando la polizia è arrivata, un'ora dopo, e ha portato via gli aggressori.

È solo l'ultimo di una serie di episodi di violenza religiosa che sta colpendo i simboli della comunità cristiana e non solo.

A nome dell'Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, condanniamo tali attacchi ed esprimiamo la nostra preoccupazione per l'escalation della violenza nella Città Santa. Questo è avvenuto nella via che conduce al Santo Sepolcro, il luogo cristiano più sacro al mondo, e nel Quartiere Cristiano che ospita numerosi monasteri e chiese.

È prioritario che le autorità politiche e religiose operino secondo la propria responsabilità per riportare a maggiore serenità la vita civile e religiosa della città. Gerusalemme deve rimanere la patria dei credenti di tutte le fedi e non ostaggio di gruppi radicali.

https://www.lpj.org/archives/statement-of-the-assembly-of-the-catholic-ordinaries-of-the-holy-land.html

Considerazioni dell'ACOHL sui recenti sviluppi politici e sociali in Terra Santa - 12 dicembre 2022

In questo tempo di Avvento, che ci prepara al Natale, noi, come Pastori delle nostre comunità, sentiamo il bisogno di esprimere alcune preoccupazioni, sulla vita politica e sociale delle nostre comunità, che in questo momento occupano il nostro cuore.

In Israele si formerà un nuovo governo, che speriamo possa portare stabilità politica. Tuttavia, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per il contesto politico in cui si sta formando questo governo e per il progressivo deterioramento della situazione sociale e politica generale in Terra Santa.

Alcune dichiarazioni fatte da membri che fanno parte della coalizione governativa sono molto controverse nei confronti della comunità araba o comunque non ebraica. Sono contrari allo spirito di convivenza pacifica e costruttiva tra le varie comunità che compongono la nostra società. Tali dichiarazioni favoriscono coloro che in questo paese vogliono la divisione. Crea sfiducia e risentimento. Hanno gettato le basi per ulteriori violenze. La violenza nel linguaggio inevitabilmente, prima o poi, si trasforma anche in violenza fisica.

Auspichiamo che, sotto questo governo, l'attenzione delle autorità civili del Paese venga ricondotta con equità alle diverse comunità che compongono la società israeliana, evitando discriminazioni o preferenze.
Siamo preoccupati per la violenza e la mancanza di sicurezza all'interno della comunità araba in Israele, ferita da continui incidenti e criminalità diffusa. Questi rendono la vita delle famiglie sempre più fragile. È necessario prestare maggiore attenzione alle comunità arabe in Israele e prendersi più cura dello sviluppo delle città arabe.

L'istruzione, sia negli ambienti ebraici che in quelli arabi, richiede maggiore attenzione da parte delle autorità. Il futuro delle nostre comunità dipende da come investiamo ora nella formazione e nell'istruzione. Alla luce delle attuali tendenze di divisione e violenza, educare i nostri figli è il più urgente di tutti gli sforzi.

Le scuole cristiane in Israele sono, ancora una volta, sull'orlo di una crisi. I recenti tagli ai finanziamenti governativi mettono a repentaglio il futuro di parecchie delle nostre istituzioni educative, che svolgono ancora un ruolo importante nel campo dell'istruzione all'interno della nostra società.

I lavoratori stranieri, i richiedenti asilo ei loro figli fanno parte della vita della Chiesa. Siamo nuovamente chiamati a dare voce a tanti che vivono in una sorta di limbo giuridico, senza adeguate garanzie e senza chiare prospettive per il loro futuro.

Dobbiamo inoltre esprimere la nostra grande preoccupazione per quanto sta accadendo in Palestina e nei territori occupati.

Che la situazione si stia progressivamente e rapidamente deteriorando è evidente anche dai numeri: quest'anno abbiamo assistito a un'impennata della violenza, con il più alto numero di vittime palestinesi da oltre vent'anni. La violenza dei coloni negli insediamenti è sempre più in aumento. La superficie abitabile a disposizione della popolazione palestinese continua a ridursi, a causa della crescita sostenuta degli insediamenti. Stiamo anche assistendo ad attacchi alla popolazione ebraica.

La violenza non è mai giustificata e va sempre condannata, da qualunque parte provenga. Nessuno dovrebbe morire perché è ebreo o perché è arabo.

Dobbiamo anche criticare l'arresto e la detenzione di diversi minori palestinesi, soprattutto a Gerusalemme est. L'arresto e la detenzione di minori politicamente faziosi non dovrebbero mai essere una norma in un paese democratico. Tutti, specialmente i giovani, hanno il diritto di vivere in pace e sicurezza, di costruire un futuro migliore e di essere trattati con giustizia e dignità. La vita umana ei diritti umani dovrebbero essere rispettati.

L'assenza di un vero processo di pace, basato sul diritto internazionale, porterà a maggiori sofferenze.

La violenza è la conseguenza di una profonda sfiducia e forse anche odio, che si sta radicando nel cuore delle due popolazioni, israeliana e palestinese. È responsabilità comune di tutti, in particolare dei leader religiosi e politici di tutte le confessioni, promuovere il rispetto reciproco e non la divisione o sentimenti di odio.

Alziamo la nostra voce per i bisogni dei più poveri e dei più deboli: garantire che al popolo palestinese siano concesse dignità e libertà nella propria terra, che sia data una soluzione stabile e giustizia ai cinque milioni di palestinesi che vivono nei Territori Occupati, e che in Terra Santa tutte le comunità nazionali hanno pari diritti.

Di positivo c'è il ritorno dei pellegrini in Terra Santa. Riportano vita e movimento nelle strade e nei vicoli della Città Santa, di Betlemme, di Nazaret e degli altri luoghi di pellegrinaggio, e riportano così il sorriso a tante famiglie, non solo cristiane, che hanno potuto tornare al lavoro. Questo afflusso di pellegrini porta non solo prosperità materiale, ma anche maggiore consapevolezza e attenzione alla Terra Santa e ci fa sentire che non siamo dimenticati.

Dobbiamo anche sottolineare che non tutto in Terra Santa va male, e che ci sono anche segni di consolazione: molte persone, associazioni e movimenti locali, di diversa estrazione nazionale e religiosa, desiderano costruire l'amicizia e la solidarietà in questa divisione sociale e contesto politico del nostro. Il loro amore ci fa sperare e credere che ci siano ancora forti “anticorpi” nella nostra società, cioè coloro che vogliono ancora reagire alle sempre più forti tentazioni di chiusura e di rifiuto del dialogo e dell'incontro, con iniziative di incontro e di solidarietà aperte a tutti.

Facciamo nostre le parole di Papa Francesco, che di recente ha affermato:
Seguo con preoccupazione l'aumento delle violenze e degli scontri che si registrano da mesi nello Stato di Palestina e in Israele... La violenza uccide il futuro, sconvolgendo la vita di i giovani e le speranze di pace che si affievoliscono… Auspico che le autorità israeliane e palestinesi prendano più volentieri a cuore la ricerca del dialogo, costruendo la fiducia reciproca, senza la quale non ci sarà mai una soluzione pacifica in Terra Santa”.  (Angelus, 27 novembre 2022)

Invitiamo tutte le nostre comunità a pregare per la pace a Gerusalemme, in Terra Santa e in ogni luogo del mondo dove la violenza, l'odio e la divisione sono fonte di sofferenza.