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martedì 3 febbraio 2015

Prosegue l'epurazione dei cristiani dai territori presi dallo Stato Islamico


Agenzia Fides 2/2/2015

Hassakè 
Le bande armate jihadiste dello Stato Islamico (IS) hanno fatto irruzione nel villaggio cristiano di Tel Hormuz, hanno saccheggiato la chiesa e imposto agli abitanti di rimuovere la croce dall'edificio sacro. Lo conferma all'Agenzia Fides Jacques Behnan Hindo, Arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi.
 “Venerdì scorso” racconta l'Arcivescovo ”due gruppi di miliziani armati dello Stato islamico sono scesi dalle montagne dove sono appostati e sono entrati nel villaggio, dove vivono ancora alcune dozzine di famiglie cristiane. I jihadisti hanno portato via oggetti preziosi dalla chiesa, e hanno intimato ai cristiani di rimuovere o nascondere le croci”.
L'episodio allunga la serie di attacchi e intimidazioni subiti dai villaggi cristiani situati nella regione attraversata dal fiume Khabur. “In quell'area” riferisce a Fides l'Arcivescovo Hindo “c'erano più di 30 villaggi cristiani, fondati negli anni Trenta del secolo scorso, che avevano accolto soprattutto i cristiani assiri e caldei provenienti dal nord dell'Iraq, che cercavano salvezza dai massacri perpetrati allora dall'esercito iracheno. Erano villaggi fiorenti, abitati ognuno da migliaia di persone, con chiese e comunità molto attive, che gestivano anche scuole e iniziative sociali. Ma dall'inizio della guerra si sono quasi tutti svuotati e alcuni di essi ormai appaiono come città fantasma. In uno di essi è rimasto un solo cristiano. In altri, gli abitanti sono ridotti a qualche decina. A Tel Hormuz rimane una delle comunità assire più consistenti. Ma adesso anche lì non superano i trecento, mentre un tempo erano più di quattromila. Gli altri sono tutti scappati all'estero. E molti di loro non torneranno più”. 


http://www.aina.org/news/20150131183427.htm


A Raqqa ancora 25 famiglie cristiane. Ribadito per loro l'obbligo di pagare la “tassa di protezione”

Raqqa (Agenzia Fides) – A Raqqa, la città della Siria settentrionale divenuta roccaforte dei jihadisti dello Stato Islamico (IS) dal 2014, risiedono soltanto 23 famiglie cristiane delle 1500 che vi abitavano prima che iniziasse il conflitto siriano. Su questo piccola comunità costituita da cristiani armeni, che non hanno potuto lasciare la città per mancanza di risorse o per motivi di età e di salute, la violenza del fanatismo islamista si abbatte anche con l'aspetto metodico delle prassi amministrativo- burocratiche: a loro sono stati recentemente comunicati i parametri della jizya, la “tassa di protezione” che dovranno pagare a partire dal 16 novembre se non vogliono essere espulsi e espropriati delle loro case e che ammonta all'equivalente di 535 dollari. L'informazione, proveniente dagli stessi cristiani di Raqqa, è stata diffusa dal sito arabo ankawa.com. Con tutta probabilità le famiglie cristiane, impoverite dalla guerra, non troveranno modo di pagare la tassa e dovranno abbandonare le proprie case.


La jizya è l'imposta che fino al XIX secolo ogni suddito non-musulmano era tenuto a pagare alle autorità islamiche come clausola del “patto” che garantiva loro protezione dalle aggressioni esterne e libertà di culto. A Raqqa i jihadisti dell'IS – che hanno assunto totale controllo della città nei primi mesi del 2014, dopo essersi scontrati con altre fazioni islamiste anti-Assad - hanno trasformato proprio la principale chiesa armena in ufficio per la gestione degli affari islamici e per la promozione della sharia. Nella città-roccaforte i miliziani dello Stato Islamico hanno già espropriato le proprietà dei cristiani fuggiti e hanno anche organizzato azioni simboliche, come il rogo di Bibbie e libri cristiani. Ad affiliati della fazione jihadista dell'IS viene attribuito il rapimento del gesuita romano Paolo Dall'Oglio, scomparso proprio a Raqqa alla fine di luglio del 2013. (Agenzia Fides 15/11/2014).

venerdì 14 novembre 2014

I Vescovi siriani e 'il gioco del domino mondiale'

Trattative per la tregua di Aleppo. Il Vescovo Abou Khazen: è utile solo se ci avvicina alla pace vera


Agenzia Fides 12/11/2014

Aleppo  – “Tra la popolazione di Aleppo c'è speranza, ma anche scetticismo davanti all'ipotesi di una tregua che faccia tacere le armi nella regione di Aleppo”: così il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, descrive i sentimenti contrastanti tra gli abitanti della metropoli siriana davanti alle trattative messe in campo dall'Onu per raggiungere in quell'area un cessate il fuoco nel conflitto tra esercito siriano e milizie ribelli.
La possibilità che si arrivi alla fine delle violenze è ovviamente auspicata da tutta la popolazione civile. “Ma tutti - spiega all'Agenzia Fides il Vescovo francescano - desiderano che la tregua rappresenti solo il primo passo per instaurare un processo autentico di pace e di riconciliazione. 
In caso contrario, un cessate il fuoco provvisorio darebbe solo alle parti in lotta il tempo di riorganizzarsi, provare a infiltrarsi nei territori controllati dall'altra parte e riprendere la lotta con ancor più virulenza, come è già capitato altre volte. 
In questo senso - chiarisce il Vescovo Abou Khazen - le espressioni che parlano di 'congelamento' della situazione sul campo non convincono, e finiscono per alimentare scetticismo. La popolazione è esausta, non ce la fa più, vuole la pace vera e duratura. E spera che Aleppo possa fare da battistrada a un processo di pacificazione che si allarghi gradualmente a tutto il Paese”. 

La proposta di una tregua nell'area di Aleppo è portata avanti dall'inviato delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, che a tale scopo in questi giorni sta svolgendo una missione nel Paese arabo. 
Ieri, durante una conferenza stampa a Damasco, ha parlato di ''interesse costruttivo'' espresso dal governo siriano davanti all'ipotesi di un cessate il fuoco nella metropoli contesa tra esercito fedele a Assad e milizie ribelli.



L'Arcivescovo Hindo: se gli Usa attaccano l'esercito siriano, avremo una seconda Libia



Agenzia Fides 14/11/2014

Hassakè - “Se l'intervento a guida Usa contro i jihadisti dello Stato Islamico finirà per rivolgersi contro l'esercito siriano, in Siria potremmo avere una seconda Libia”. Così l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare dell'arcieparchia di Hassakè-Nisibi, descrive le incognite e i pericoli connessi ai possibili sviluppi delle iniziative militari a guida Usa realizzate anche in territorio siriano contro le postazioni dello Stato Islamico. 
In una conversazione con l'Agenzia Fides, l'Arcivescovo cattolico di rito orientale conferma che per ora le incursioni aeree dell'esercito siriano contro le postazioni dei jihadisti si sommano a quelle compiute contro gli stessi obiettivi dagli aerei Usa. 
Descrive poi, con toni preoccupati, la condizione incerta vissuta dalle popolazioni nella regione che comprende le città di Hassake e Qamishli, nella provincia siriana nord-orientale di Jazira.
 “Più di un mese fa - riferisce a Fides mons. Hindo - l'esercito siriano ha attaccato il quartiere di Hassakè dove si trovavano circa 250 militanti dello Stato Islamico, prendendone il controllo. Da allora, nei due centri abitati si vive una relativa calma. Ma le postazioni dei jihadisti sono solo a 15 chilometri da Hassakè e a una ventina da Qamishli. Se decidono di attaccare, magari coi rinforzi delle loro milizie cacciate dall'Iraq, una loro offensiva su larga scala metterebbe in pericolo la vita di quasi un milione di persone, tra cui 60mila curdi e 120mila cristiani”.
L'Arcivescovo Hindo ridimensiona anche le notizie circolate in rete su presunte “milizie cristiane” in azione nella regione: “si tratta solo di qualche centinaio di assiri, collegati in parte alle milizie curde e in parte alle truppe dell'esercito regolare. Ma è una piccola fazione che non può avere nessun peso determinante nel caso di un'escalation degli scontri armati”.



Siria: il gioco del domino mondiale e la variabile dei gruppi jihadisti

di Patrizio Ricci


Cosa conta veramente in Siria? La vita dei civili e la democrazia? La parola ai fatti, mai ascoltati. 

leggi su: La  Perfetta Letizia  : http://nblo.gs/11mj8F


Isis in Syria: In the shadow of death, a few thousand Christians remain to defy militants

Robert Fisk ,  Qamishli, Wednesday 12 November 2014


Micalessin: "In Siria massacrano i cristiani e Obama si affida a ribelli moderati che non esistono"

     leggi qui

http://notizie.tiscali.it/articoli/esteri/14/11/14/siria-crisi-intervista-gian-micalessin.html 

giovedì 13 marzo 2014

Nel triste anniversario del 15 MARZO....

LOSSERVATORE ALEPPINO RIFLETTE 

Aleppo, 10 marzo '14 

Ieri, 8 marzo, nel mondo intero si e’ celebrata la festa della donna, eccetto che nel Medio Oriente perchè qui da noi la donna la onoriamo (cristiani e musulmani) il giorno 21 dello stesso mese. Oggi ascoltavo le notizie dall’Italia, anche la Rai annunciava che sono state liberate le suore prese prigioniere a Maaloula, in cambio di oltre un centinaio di donne detenute dal regime siriano. Sarà questo un segno di buona volontà d’ambo le parti per porre un termine a tanta violenza fatta di distruzione e morte, che stiamo vivendo e subendo da ormai tre anni? Sarà questo un segnale per riavere liberi i due vescovi rapiti il 22 aprile scorso? I due sacerdoti rapiti il 9 febbraio 2013? Il rev.do gesuita Paolo Dell’Oglio? 
Il prossimo sabato, 15 marzo, per la Siria ed i siriani ricorre un ben triste anniversario. E’ il giorno in cui iniziò ciò che fu chiamato “Primavera araba”.  Ma dobbiamo ammettere, per essere onesti, che non siamo dinanzi ad una primavera, ci troviamo dinanzi una vera e propria catastrofe che si può benissimo definire un inferno in cui non v’è altro che distruzione e morte. Ormai ai poveri siriani non sono rimaste altro che lacrime, hanno perduto il senso della gioia, l’unica cosa di cui possono andare ancora fieri ed in cui sono saldamente radicati è la loro fede in Dio e sono certi che arriverà il momento in cui “Egli visiterà il suo popolo” liberandolo da ogni angoscia causata loro da chi dice di essere  fratello di fede e di patria. 

In questi tre anni centinaia di migliaia sono stati i morti, o caduti sotto i bombardamenti,  o, peggio ancora, uccisi in nome di un Dio che si fregiano di chiamare “clemente e misericordioso”, o perchè sono semplicemente cristiani.
Durante questi tre anni il così detto mondo civile e democratico non ha saputo fare altro che vendere armi alle diverse fazioni che si affrontano. Dico diverse perchè ormai tutto il mondo deve sapere, nel caso fingesse di non saperlo, che in Siria non è più l’opposizione siriana che combatte il governo, ma sono le differenti frange del terrorismo mondiale che si identifica in al-Qaeda o in Daesh o nelle Jamaat al-Nousra, e qui convogliate dall’Occidente sponsorizzato dalle petromonarchie.
Il giorno, però, verrà in cui anche l’Occidente e le petromonarchie dovranno fare i conti con questi portatori di morte, violenza, stupro e qualsiasi atto contro il comandamento di Dio di amarsi e rispettarsi l’un l’altro perchè Egli ci ha creati e siamo tutti Suoi figli e quindi fratelli.
Il così detto mondo civile, ricco e mai sazio del benessere di cui dispone, continua a vendere armi ed in nome della Libertà e della Democrazia non sa fare altro che Guerra per saccheggiare e derubare i vari tesori che altri posseggono.
In questi tre anni di Guerra, qui in Siria, è stato distrutto tutto ciò che si poteva distruggere. E’ stato distrutto il patrimonio storico-archeologico appartenente all’umanità tutta, distrutto semplicemente perchè testimoniava della presenza di un cristianesimo che ha sempre dovuto subire fin dal VII secolo. E l’Occidente dinanzi a questi scempi sacrileghi ha taciuto e continua a tacere. Bravo! Bravissimo!  
Perche’ si tace dinanzi a queste distruzioni? Perchè queste sono cose secondarie... "Noi vogliamo abbattere il dittatore, un regime assolutista". 
la festa per la sposa-bambina
E sì, perchè gli Occidentali ne sanno qualcosa dei vari dittatori che si sono succeduti nei vari paesi d’Europa. Per onestà dobbiamo una certa scusante agli occidentali. Chi governa i popoli d’Europa non è vissuto nel mondo dei Paesi arabi, non conosce la loro lingua, i loro costumi, la loro mentalità e quindi può facilmente essere raggirato. Non hanno capito che quando le petromonarchie si sono rivolte all’Occidente per eliminare un dittatore "che non dà i diritti umani ai propri sudditi, ecc"….- non hanno capito o forse non hanno voluto mai capire - che non si trattava di diritti umani non rispettati e quindi non concessi, si trattava semplicemente di eliminare un regime laico che non può esistere nella nomenclatura del mondo islamico.

Il nostro Presidente, da quando è stato eletto per la prima volta, non ha fatto altro che mettere in pratica i principi di uno Stato Laico, esattamente come fanno i Governi occidentali. Naturalmente, trattandosi di uno Stato islamico e sapendo che la laicità dello Stato non può esistere nel mondo coranico, ha iniziato gradatamente questo processo portandolo avanti con determinazione. In questo Stato Laico tutti i cittadini erano liberi di agire, di andare dove si voleva, di viaggiare, di impiantare fabbriche, di aprirsi al commercio con l’estero. Ogni cittadino mangiava il proprio pane guadagnato con il sudore della propria fronte. Le leggi erano uguali per tutti. Basti pensare che ogni etnia religiosa era libera di praticare , in pubblico ed in privato, la propria religione. Cose che non troviamo in qualche petromonarchia  di là del Mar Rosso. Ora tutto ciò, grazie alla lungimiranza occidentale, grazie alle petromonarchie, è stato distrutto; ai siriani profughi che vivono nei campi di concentramento non è rimasto altro che piangere e magari vendere le proprie bambine ai magnati che arrivano con le tasche piene di petrodollari, perchè non hanno più nulla. Le vendono allettati dalla promessa che saranno educate ed avranno una vita migliore,  non riescono a capire, accecati dalla fame e dalla disperazione, che le loro figliolette saranno alla mercè di loschi individui che pensano soltanto a soddisfare i loro bassi istinti animaleschi.  
Tutto ciò, caro Occidente, nella vostra incauta ignoranza, ce l’avete causato voi. Voi, gente civile, gente democratica, gente che predicate il rispetto dei diritti umani. Avete anche tentato la farsa di una Conferenza di pace detta “Ginevra 2”. Siete andati a Ginevra con la vostra solita boria che soltanto voi capite e sapete tutto. L’unica soluzione è e resta quella di eliminare il dittatore. Non sapendo e non conoscendo neppure a chi ci venderete. Svegliatevi una buona volta, riflettete a cosa avete fatto fino ad oggi nei vari paesi arabi dove avete sostenuto la vostra "primavera”. 

Possibile che la storia di appena qualche giorno fa l’abbiate già messa da parte? Siete diventati talmente ciechi che non riuscite a capire i guai che avete combinato sull’altra sponda del Mediterraneo? Svegliatevi e riflettete! Abbiate il coraggio e l’onestà di dire, almeno una volta: abbiamo sbagliato!  
Che il Signore vi perdoni! 
l’Osservatore di Aleppo

Testimonianza di S. E. Jacques Behnan Hindo,  Arcivescovo Syro-Cattolico di Hassaké-Nisibi :

giovedì 9 gennaio 2014

Ginevra 2 nelle attese dei Vescovi siriani

Il Patriarca Ignatius Joseph III Younan: L'Occidente deve agire per proteggerci ...

evitare il "politicamente corretto" e valorizzare il contributo del cristianesimo alla libertà.

Damasco,  (Zenit.org



All'inizio di dicembre , i parlamentari britannici hanno parlato appassionatamente della mancanza di preoccupazione esibita dal Foreign Office verso i cristiani perseguitati . Erano , ovviamente , in diritto di esprimere le loro preoccupazioni e sono profondamente grato che lo abbiano fatto . 
Ma i governi occidentali devono andare oltre le parole . Hanno bisogno di agire. Sempre più spesso, varie parti della regione del Medio Oriente stanno diventando "no go zone " per i cristiani . Nonostante il contributo incommensurabile del cristianesimo alla civiltà nella regione negli ultimi due millenni - non ultimo in termini di libertà religiosa - non è esagerato dire che l'estremismo islamico sta facendo del suo meglio per cacciarci fuori . Ma dove è l'indignazione in Occidente - la regione una volta bastione della libertà religiosa grazie alla sua eredità cristiana ? Dove è l'azione politica ? I fondatori delle Nazioni Unite hanno in mente che l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sarebbe stata palesemente ignorata da tanti paesi, popoli e comunità in nome della supremazia di una religione ?: " Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione", afferma l'articolo . ". Tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo , e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche , nel culto e nell'osservanza dei riti."
Eppure molti governi occidentali ora non solo non ne tengono conto , ma anche stanno sostenendo attivamente alcuni di coloro per i quali questi principi sono anatema . Come possono le cosiddette 'nazioni amanti della  democrazia' - le nazioni più influenti nella scena internazionale - chiudere gli occhi verso le nazioni che discriminano, contro la libertà religiosa e la libertà di coscienza in nome di un amalgama di religione e stato , come praticato dagli estremisti islamici ? Come possono essere in grado di convincere i loro elettori della loro onestà quando stringono alleanze con i Paesi che ancora vietano ad altre fedi di esistere sul loro territorio ?

È vero, la discriminazione e la persecuzione contro i cristiani da parte delle nazioni a maggioranza musulmana non è nuova . Per quattordici secoli questa ha avuto luogo , portando alla cancellazione quasi totale del Cristianesimo in Nord Africa . Ma questo pericolo di estinzione sta diventando oggi fin troppo evidente in Medio Oriente . Come il mio fratello Patriarca Louis Sako di Baghdad ha detto in una conferenza sul cristianesimo e la libertà , organizzata dal Religious Freedom Project della Georgetown University a Roma, 850.000 cristiani iracheni hanno lasciato il loro paese dal 2003 , portando ad una perdita immensa per coloro che vi dimorano come pure per la cultura e la politica irachena. 
E questo è tanto più tragico perché il cristianesimo ha le sue radici in Medio Oriente e Nord Africa . I Cristiani erano la maggioranza e hanno formato la cultura dominante in Palestina , Siria, Libano , Iraq, Egitto , e gran parte del Nord Africa prima dell'arrivo dell'Islam . Per di più , essi hanno contribuito a promuovere la libertà e lo Stato di diritto . Come la conferenza di Georgetown ha sottolineato , alla fine del secondo e l'inizio del 3 ° secolo , il  padre della chiesa nordafricana Tertulliano divenne il primo pensatore nella storia ad usare la frase " libertà religiosa ". Inoltre, egli fu il primo a sostenere che la libertà religiosa è un diritto umano appartenente a tutte le persone senza distinzione di fede . Nel 4 °secolo , il padre della chiesa orientale  Gregorio di Nissa , con sede in quella che è oggi la Turchia , divenne la prima persona ad essersi mai opposta contro l'istituzione della schiavitù come fondamentalmente ingiusta .

La stessa visione radicale della libertà che ha ispirato Tertulliano e Gregorio conduce i cristiani in Egitto , Iraq e altri paesi del Medio Oriente oggi a lottare per la politica di inclusione e di libertà religiosa per tutte le persone - cristiani, musulmani , ebrei e perfino gli atei . Oggi , molti musulmani non conoscono , o non danno valore, all'importanza del cristianesimo nella promozione del pluralismo politico , la libertà religiosa, e la democrazia . Ma il peggio è che  i governi occidentali si rifiutano di sostenere o riconoscere questi fatti e agire su di essi - un approccio che non solo convalida questa ignoranza, ma dà soccorso agli estremisti islamici che vogliono cacciarci .

Per noi cristiani in Medio Oriente , questo approccio e le politiche dei paesi occidentali in generale appaiono come poco più di un tradimento . Come tante nazioni a maggioranza musulmana , voi sembrate essere tragicamente ignoranti delle vostre ricche radici e del patrimonio 
cristiano . E questo non è semplicemente una benevola ignoranza : ha le sue conseguenze , quelle che noi in Medio Oriente siamo costretti a soffrire .

Faccio appello a tutte le persone di buona volontà in Occidente perchè evitino la "correttezza politica" . Porre fine all' opportunismo economico che ha portato distruzione nei paesi della nostra amata regione . Resistere all'oppressione delle popolazioni che amano la libertà in tutti i luoghi . Agire per sostenere le libertà che voi stessi godete , e che hanno il loro fondamento nella nostra eredità cristiana .
  Siamo grati per la vostra simpatia e la preghiera , ma abbiamo anche bisogno di azione da parte delle nostre sorelle e fratelli in Cristo, occidentali.

(Sua Beatitudine Ignazio Ephrem Joseph III Younan è Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriani per la Chiesa siro cattolica)



Il Vescovo caldeo di Aleppo: “Al Ginevra 2 si prenda atto che la Siria non è la Libia”



Agenzia Fides 4/1/2014


Aleppo  - “I partecipanti alla Conferenza di Ginevra due dovranno partire rispettando i connotati propri della Nazione siriana”. Così il Vescovo di Aleppo dei Caldei Antoine Audo descrive l'unico approccio che può assicurare risultati concreti alla prossima Conferenza internazionale di Pace sulla Siria in programma a Montreux, in Svizzera, il prossimo 22 gennaio.

 “Noi riteniamo che si deve rispettare il Paese con i suoi problemi, sostenerlo nel suo cammino progressivo verso la giustizia e la libertà” aggiunge il Vescovo caldeo “piuttosto che approfittare delle sue debolezze per tentare di annientarlo. Come uomini di Chiesa, è questa la prospettiva con cui guardiamo al presente e al futuro della Siria. E ci chiediamo a cosa e a chi serve il tentativo di distruggere un Paese che era stabile e custodiva anche tesori di civiltà. Forse qualcuno pensava che la Siria fosse come la Libia, che fosse facile cambiare il regime dall'esterno, magari per interessi economici. Come si è visto, si trattava di congetture fallaci”.
Il Vescovo Audo esprime riconoscenza “per quello che sta facendo Papa Francesco in favore della pace. Ho saputo che nei prossimi giorni ci sarà in Vaticano una giornata di studio sulla tragedia del popolo siriano. Anche da lì verranno elementi di riflessione che potranno essere utili alla Conferenza di Ginevra 2”. 



Ginevra II deve porre fine alla fornitura di armi e al finanziamento delle parti in lotta

«L’opinione pubblica occidentale è ostaggio dei mezzi di comunicazione, ma i media non comprendono quanto accade realmente in Siria e Medio Oriente. Non vi è alcuna primavera araba e quella che s’intende istaurare è una teocrazia».

Parole dure rilasciate ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Issam John Darwish, arcivescovo melchita di Furzol, Zahle e Bekaa in Libano.

Il presule siriano ritiene il mondo arabo non ancora maturo per una forma di governo che implichi la separazione tra religione e stato. «Si tratta di una scissione ancora impensabile per molti musulmani. L’Occidente non può dunque esportare nella regione il proprio concetto di democrazia, ma deve lasciare che il Medio Oriente trovi il proprio». Per il momento le rivolte del mondo arabo hanno mostrato tutti i loro limiti, come accaduto in Egitto con il governo dei fratelli musulmani. «Jihadisti da tutto il mondo – ha aggiunto – si stanno riversando in Medioriente. È sufficiente pensare alle tante fazioni radicali che operano in Siria e che hanno soppiantato l’opposizione moderata».

Mentre si avvicina la data fissata per Ginevra II, monsignor Darwish si augura che la conferenza internazionale di pace sancisca la fine della fornitura di armi e del finanziamento alle parti in lotta. «Innanzitutto governo e opposizione devono essere indotti a riconciliarsi e ad accordarsi sulle riforme condivise da tutti i siriani. Ad esempio: garantire ai cristiani convertiti la libertà di registrarsi come tali».
 L’arcivescovo non immagina quale potrà essere il futuro di Assad, né chi potrebbe sostituirlo alla guida del paese. «La nostra unica grande paura è che i fondamentalisti possano conquistare il potere e imporre la propria ideologia. Uno scenario temuto da tutti i siriani».

Intanto i cristiani continuano ad abbandonare la Siria. Oltre 2mila famiglie hanno trovato rifugio in Libano e la città di Zahle – che con i suoi 200mila fedeli è il maggior centro cristiano del paese – ne ha accolte più 800. È difficile stimare il numero esatto di rifugiati cristiani poiché molti di loro non vivono nei campi profughi, ma sono ospiti di parenti o amici. «Ciò non significa che stiano bene – spiega il presule – La quasi totalità non ha di che vivere ed è emotivamente distrutta». Molti di loro provengono dalla città di Homs ed alcuni raccontano d’essere stati svegliati dai jihadisti nel cuore della notte e d’essere stati obbligati a lasciare la propria casa, senza poter portare nulla con sé.

Per paura di ritorsioni, spesso i cristiani evitano di registrarsi come rifugiati presso le Nazioni Unite. L’iscrizione al registro dell’Unhcr comporta infatti la redazione di una scheda comprensiva di foto ed impronte digitali, e in molti temono che i dati personali possano finire in mani sbagliate. La mancata registrazione li priva di molti benefici, tra cui l’assistenza medica.
«Non credo che debbano preoccuparsi e noi cerchiamo in tutti i modi di convincerli. Ma i nostri fedeli si fidano esclusivamente della Chiesa».

Nel 2013 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto i progetti in favore degli sfollati interni e dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia per un totale di 2milioni e 200mila euro. Tutti gli aiuti sono stati distribuiti attraverso la Caritas e la Chiesa locale.

Roma, 3 gennaio 2014

http://acs-italia.org/notizie-dal-mondo/ginevra-ii-deve-porre-fine-alla-fornitura-di-armi-e-al-finanziamento-delle-parti-in-lotta/#.UsgKgkaA05t



L'Arcivescovo Hindo: Ginevra 2 non trasformi la Siria in uno Stato islamista


Agenzia Fides 8/1/2014


Hassakè  – I cristiani di Siria “sperano che la Conferenza di Ginevra 2 apra per la Siria prospettive di democrazia, libertà e uguaglianza. Ma proprio per questo sono contrari a ogni deriva islamista che pretenda di imporre anche in Siria la Sharia come sorgente della giurisdizione corrente, riducendo la comunità cristiana al rango di “minoranza protetta”. 

Lo spiega a chiare lettere all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, titolare della eparchia di Hassakè-Nisibi. “I cristiani” spiega l'Arcivescovo “saranno contenti se la cosidetta rivoluzione aprirà il cammino alla democrazia e alla libertà. Ma adesso anche i gruppi d'opposizione legati al Free Syrian Army – che pure vengono presentati come moderati rispetto alle formazioni jihadiste – si sono riuniti sotto la bandiera islamista, e dicono che nella nuova Siria dovrà essere applicata la Sharia, perchè così vuole la maggioranza. Questa è una prospettiva che i cristiani non possono accettare”.

A giudizio di monsignor Hindo, “Gli Usa, l'Arabia saudita, la Turchia favoriscono o accettano che si ripeta in Siria quello che è successo in Egitto, e abbiamo visto come è andata a finire”. Anche molti islamisti siriani sono legati alle posizioni dei Fratelli Musulmani. 
Ma i cristiani secondo l'Arcivescovo siro cattolico non possono accettare questa involuzione, che li ridurrebbe nel ghetto delle minoranze tollerate e rappresenterebbe anche uno stravolgimento del percorso storico della nazione. “In Siria” insiste mons. Hindo “i cristiani sono sempre stati parte integrante della Patria comune, cittadini a pieno titolo, e non 'minoranza'. Dopo il protettorato francese, i siriani avevano scelto un sistema laico e democratico, prima che iniziasse il regime imposto dal partito Baath”.
A chi si ostina a dire che i cristiani sono schierati con il regime di Assad, l'Arcivescovo Hindo risponde con determinazione: “All'inizio le manifestazioni contro il governo chiedevano libertà, democrazia, fine della corruzione. Poi sono venuti da fuori a rubarci la rivoluzione. Il popolo siriano non vuole la barbarie e la tirannia travestite con parole religiose. E tra due mali, è umano scegliere sempre il minore”. 


LA PRIMAVERA ARABA CHE NON C'E' MAI STATA


Lo sguardo di un  Vescovo del Libano sulla conferenza di pace siriana:  "Non c'è spinta per la democrazia : è una spinta per la teocrazia" ... 

New York, (Zenit.org)

mercoledì 24 luglio 2013

"Io offro la mia vita di tutto cuore per la pace"

Rivelazioni sull'offerta di Padre François de l'Enfant Jésus Mourad



da Zenit.org 



Una e-mail del 13 luglio, di cui si tace la fonte  per non metterla  in pericolo, ci ha inviato queste luci sul martirio di Padre Francesco Mourad, accaduto in Siria, a Ghassanié, domenica 23 giugno, all'età di 49 anni.



Il P. Francesco, dopo diversi tentativi di vita religiosa e monastica ( tra altri presso i Francescani e la Trappa di  Latroun, in  Libano)  aveva fondato, sotto l'obbedienza del vescovo siro cattolico di Hassaké Monsignor Behnam Hindo, un monastero a San Simeone Stilita. La costruzione aveva da poco avuto inizio quando ha dovuto lasciare il luogo  per precauzione. Ha ricominciato più  tardi, ma con lo stesso risultato dopo pochi mesi. Alla fine ha costruito un monastero vicino a Ghassanié, a nord ovest di Aleppo, vicino al confine turco. Questo monastero è stato inaugurato nel mese di agosto 2010.
Pochi mesi fa, questo monastero è stato  invaso e saccheggiato dall'esercito libero che ha preso tutto - perfino le porte - e devastato. Il P. Francesco allora si è rifugiato alla Parrocchia latina di Ghassanié tenuta dai Francescani.
Padre Francesco amava molto – oltre alla Santa piccola Therese - Fr Charles de Foucauld: ha vissuto la stessa situazione di solitudine e di fallimento, ed è morto come lui, di una morte violenta.
La sua povera madre è crollata. Aveva già perso un figlio e una figlia e un nipote morto di cancro circa un anno fa.

I suoi  ultimi  SMS

Regolarmente, Padre Francesco inviava messaggi a delle religiose per le quali a volte andava a dire messa. Ecco l'ultimo, del 1 ° giugno 2013, l'inizio del mese del Sacro Cuore:
"Care Sorelle, quando comprendiamo l'ampiezza e la preziosità che rappresenta l'amore nella nostra vita consacrata all’Amore stesso, ci è facile comprendere la profondità e il mistero della sofferenza che ci porta a sua volta  alla comprensione del Cristo Crocifisso. Egli  ci ha insegnato che l'amore ha un sinonimo chiamato sofferenza. Padre François di Gesù Bambino Mourad ".

Scoppi di voci  e colpi da fuoco

Ecco la testimonianza  che le  Suore del Rosario, che custodiscono la  Parrocchia  di Ghassanié dopo che la loro scuola è stata saccheggiata, hanno  dato della sua morte, durante la Messa celebrata il 25 giugno nella cattedrale siro-cattolica di Aleppo  per il defunto Fra Francesco.

Le Sorelle hanno udito grida e colpi di arma da fuoco. Sembra che gli aggressori avessero chiesto qualcosa a Padre Francesco. Quest'ultimo ha rifiutato, lo hanno ucciso. Erano già entrati in canonica ieri, l’avevano minacciato poi  se ne erano andati. Molte cose non sono chiare in questo dramma. Tutto non può probabilmente essere detto. Ma quel che è certo è che P. Francesco di Gesù Bambino è morto martire, nel pieno senso cristiano della parola.

Ecco alcuni estratti da lettere che P. Francesco aveva inviato nei mesi scorsi all'arcivescovo Behnan Hindo, vescovo siro cattolico di Hassaké (il Vescovo Hindo aveva sotto la propria giurisdizione il monastero di San Simeone fondato da Padre Francesco). Esse mostrano che il Padre era consapevole del pericolo, ma che egli "offriva  la sua vita con tutto il cuore per la Pace." Queste lettere sono state comunicate in una emissione del canale della TV cattolica libanese, Téle-Lumière.
"La testimonianza di Padre Francesco si riassume in queste parole:" Io offro la mia vita con gioia " e il Padre ha accolto  il suo martirio nel suo monastero di S. Simeone Stilita a Ghassanié domenica 23 giugno,  in condizioni barbariche e oscure, per mano di un gruppo estremista islamico.

Le lettere dell’offerta

Prima lettera del 18 giugno 2012:  "Monsignore," Barekh Mor "(espressione siriaca in uso  che significa" Benedici, o Signore "), siamo in pericolo.  Non possiamo né lasciare il villaggio nè  entrarvi. Hanno attaccato  chiese e insegne religiose. Ogni giorno uno di noi scompare.  Non so quando verrà il mio momento.  Comunque, io sono pronto a morire; e che la mia Chiesa  ricordi  che ho offerto  la mia vita con gioia per ogni cristiano di  questo amato Paese. Pregate per me. "

Lettera del 20 febbraio 2013:. «Monsignore," Barekh Mor ".  Gli avvenimenti precipitano  e penso che siamo entrati in una fase decisiva della nostra lotta.  Dopo aver bruciato la chiesa greca (bizantina) e distrutto il santuario mariano dei Latini, hanno saccheggiato tutto e distrutto il mio convento e quello dei protestanti. Hanno fracassato e bruciato tutti i simboli religiosi del villaggio e imbrattato con bestemmie contro la nostra religione. Cercano di sopprimerci, ma qualsiasi cosa facciano, non  potranno nulla contro la nostra fede fondata  sulla Roccia di Cristo . Voglia  Dio che Egli ci conceda la grazia di provare l'autenticità del nostro amore per Lui e per gli altri. Siate certi che io  offro la mia vita con tutto il cuore per il bene della Chiesa e la pace nel mondo e soprattutto nella nostra amata Siria ".

Lettera del 17 marzo 2013: «Monsignore," Barekh Mor ". I giorni passano lentamente e ogni giorno è più scuro rispetto al precedente.  Si avvicina il tempo in cui dovremo cercare un luogo di rifugio contro i bombardamenti.  Di notte, cerchiamo di rimanere  svegli per paura di coloro per i quali tutto ciò che porta il nome di Cristiano  è un anatema. Eppure, nonostante tutte queste tenebre, io percepisco la presenza misteriosa del sole. Tutto ciò che io spero da Dio  è che la Sua Presenza sia vittoriosa sulle tenebre che fan sì che siamo arrivati ​​a questo. Preghi  per noi ".


Padre Francesco di Gesù Bambino è nato nel 1964 , da  Antoine Mourad, e Muna Salloum. Ha avuto cinque sorelle e un fratello che morì giovane. È stato ordinato diacono il 17 gennaio 1999 e sacerdote il 30 maggio 1999. Ha presentato la "Regola dei Fratelli di San Simeone Stilita" il 1 ° settembre 1998. Il 27 agosto 2010 è stato inaugurato il monastero di San Simeone Stilita a Ghassanié.


Dalle Cronache del Monastero della TRAPPA di LATROUN


Come molte persone, e davvero tanta gente, abbiamo appreso con grande dolore dell'assassinio di Padre Francesco MOURAD. Il suo martirio avvenne domenica  23 giugno in  Ghassanieh nel convento francescano, dove era fuggito per l’ intensificazione delle ostilità. Padre Francesco non è estraneo  a Latrun, tutt'altro. Di famiglia cattolica armena araba, è nato a Banias (Siria) il 19 marzo 1964, con il nome di Jabra o Gaby. Egli venne in  Libano, entrò in contatto con i Trappisti, entrò a Latrun il 7 Maggio 1987, è diventato un novizio con il nome di Francesco, ha lasciato il monastero il 15 febbraio 1988. Entrò nel noviziato francescano  e vi fece la professione temporanea. Uscì e tornò a Latrun il 16 gennaio 1992 quindi, dopo un anno di noviziato, ha emesso i voti semplici il 2 febbraio 1994. Ci ha lasciato il  28 Ottobre 1994. Fu ordinato sacerdote dal vescovo siro cattolico di Hassaké e fondò un monastero a nord-ovest di Aleppo; ha sempre  mantenuto legami forti con i Francescani. Nell'agosto del 1999 egli scrisse all’ Abate Dom Paolo di Latrun: "Tu sai che io non dimentico Latrun, perché è lì che la  mia vocazione si è radicata. Se ho avuto la grazia dell'ordinazione sacerdotale è anche grazie alle preghiere della comunità di Latrun. Ogni volta che celebro  la Messa io offro anche per  Latrun .... Mi affido alla preghiera dei fratelli di Latrun con tutti i miei fratelli. P. Francesco di Gesù Bambino ".
Dato il deterioramento della situazione si rifugiò nel convento francescano di  Ghassanié. E’ diventato sempre più consapevole  del pericolo e lui diceva di essere pronto ad offrire la sua vita, come ha detto in tre lettere al vescovo Hindo:  "... Che la mia Chiesa ricordi che ho dato la mia vita con  gioia per ogni Cristiano di questo caro paese "(كل يوم يختفي واحد منا, ولا ادري متى يأتي دوري. في كل الأحوال أنا نستعد للموت, ولتتذكر كنيستي انني قدمت حياتي بفرح من أجل كل مسيحي في هذا البلد الحبيب .... صلوا من أجلنا. () إنني سأقدم حياتي بكل طيب خاطر من أجل الكنيسة والسلام في العالم, وخصوصا من أجل بلدنا الحبيب سوريا "). 

Queste parole non sembrerebbero l’ eco del testamento di  Christian de Chergé ?

lunedì 24 giugno 2013

Ucciso prete cattolico al nord di Aleppo

Il vescovo Hindo: ha offerto il suo martirio per la pace


La Stampa- Marco Tosatti
Secondo fonti siriane attendibili i militanti islamici di Jabhat al-Nusra avrebbero attaccato in giornata un convento latino nel nord della Siria, in località Ghassanieyh, vicino a Idlib e almeno un sacerdote sarebbe morto.
Fonti locali hanno riferito che i militanti del "Fronte della vittoria" avrebbero attaccato la chiesa latina, e la vittima sarebbe il rettore del convento di San Simone, padre Francois Murad.
I militanti inoltre avrebbero saccheggiato il monastero e tentato di dargli fuoco.
Si ignora se vi siano altre vittime; è difficile vista la situazione avere conferme e dettagli.
Jabhat al-Nusra è un'organizzazione vicina ad al-Qaeda. Quel movimento, e altri formati in maggioranza da elementi non siriani, si sono resi responsabili in maniera crescente di violenze contro cristiani, sciiiti, alawiti e sunniti moderati.
http://www.lastampa.it/2013/06/23/blogs/san-pietro-e-dintorni/siria-ucciso-prete-cattolico-9xCno6KZDPXsDXiWsmRTlN/pagina.html



AGGIORNAMENTI 24 GIUGNO


Il convento Francescano (Latino) del villaggio di Ghassanieh (Gisser Es-Choughour), sulle montagne vicine al fiume Oronte, è stato attaccato dai terroristi Jamaat El-Nousra che ha fatto irruzione sparando all'impazzata. Hanno saccheggiato tutto ciò che potevano trovare sotto mano, ed hanno trucidato il monaco di rito siriaco cattolico, P. François Mourad. 
Padre François era stato formato dai Padre Francescani di Terra Santa. Sentendosi chiamato ad una vita più contemplativa, lascia i Francescani, completa i suoi studi dai Trappisti a Latroun (Palestina), poi rientra in Siria ed è ordinato sacerdote dal Vescovo Siro Cattolico di Hassaké nel Giaziret siriano. Egli stava iniziando una nuova fondazione monastica, ispirandosi a San Simeone lo Stilita, aveva costruito il monastero nei pressi del villaggio di Ghassahieh ed aveva iniziato la formazione di alcuni giovani siriani. 
Con l'aggravarsi degli eventi di sommossa e con l'arrivo delle bande di prezzolati e senza coscienza, i giovani che erano con lui sono rientrati in famiglia. P. François rimane solo, e si appoggia sul convento-parrocchia del villaggio vivendo con il Parroco Francescano. Egli è uno dei pochi sacerdoti rimasti assieme ai pochi fedeli ed ai sacerdoti Francescani dei villaggi che nel gergo sono definiti "i villaggi dell'Oronte" riferendosi, appunto al biblico fiume Oronte che passa in quella zona.
Al villaggio di Ghassahieh, fin da quando sono entrate le masnade assassine che avevano costretti tutti a fuggire abbandonando ogni cosa, erano rimasti soltanto il Parroco Francescano, P. François, tre Suore del Rosario ed una dozzina di fedeli che vivevano tutti protetti dal convento. Qualche mese fa fu ucciso il capo della Comunità cattolica (latina) che era rimasto sul posto, ed un paio di giorno addietro hanno trucidato il Padre François. 
Un pietoso Padre Francescano è riuscito a raggiungere il villaggio di Ghassanieh ed ha portato via il corpo martoriato di P. François per dargli un cristiana sepoltura nel vicino villaggio cristiano di Kanayé, altro villaggio dove il parroco Francescano è rimasto sul posto per proteggere il suo popolo. Con il corpo del P. François sono state portate via anche le Suore del Rosario. Naturalmente gli assassini hanno raggiunto il loro scopo, perché già in quel villaggio avevano ridotta a stalla e latrina pubblica la Chiesa greca ortodossa, il parroco greco ortodosso era scappato con tutti i fedeli nei giorni in cui entrarono gli assassini Jamaat El-Noiusra.
A questo punto ci viene spontanea una considerazione: E' possibile che i governi occidentali non vogliono proprio riflettere che loro sono i responsabili morali dei morti cristiani, alawiti e sunniti moderati? E' possibile che la loro mente sia così ottusa da non comprendere che il mondo islamico non ragiona come pretendono ragionare loro? Le categoria mentali sono totalmente opposte alle loro e questi capi occidentali nella loro ottusità mentale non vogliono proprio capire che non hanno diritto di armare e sostenere gente che in nome di un Dio trucidano le persone. 
Questi assassini sono arrivati in Siria perché hanno avuto la visione delle vergini del paradiso islamico che, se dovessero morire martiri (come dicono loro) in Siria, le vergini li accoglierebbero immediatamente nelle loro braccia.

l'osservatore siriano d'Aleppo   


“Preghiamo” scrive nel comunicato il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa OFM “perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità”

Agenzia Fides - 24/6/2013

Gassanieh - Domenica 23 giugno il sacerdote siriano François Murad è stato ucciso a Gassanieh, nel nord della Siria, nel convento della Custodia di Terra Santa dove aveva trovato rifugio. Ne dà conferma un comunicato della Custodia di Terra Santa inviato all'Agenzia Fides. Le circostanze della morte non sono del tutto chiarite. Secondo fonti locali, il convento in cui si trovava p. Murad sarebbe stato assaltato da miliziani legati al gruppo jihadista Jabhat al-Nusra.
Padre François, 49 anni, aveva fatto i primi passi nella vita religiosa con i frati francescani della Custodia di Terra Santa, e con essi continuava a condividere stretti vincoli di amicizia spirituale. Dopo essere stato ordinato sacerdote aveva iniziato nel villaggio di Gassanieh la costruzione di un monastero cenobitico dedicato a San Simone lo Stilita, nell'alveo della Chiesa siro-cattolica.
Dopo l'inizio della guerra civile, il monastero di San Simone era stato bombardato e p. Murad si era trasferito presso il convento della Custodia per motivi di sicurezza e per sostenere i pochi rimasti, insieme a un altro religioso e alle suore del Rosario.
“Preghiamo” scrive nel comunicato il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa OFM “perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità”.
Riferisce a Fides l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi: “Tutta la vicenda dei cristiani del Medio Oriente è segnata e resa feconda dal sangue dei martiri di tante persecuzioni. Negli ultimi tempi, padre Murad mi aveva fatto arrivare alcuni messaggi in cui si mostrava consapevole di vivere in una situazione pericolosa, e offriva la sua vita per la pace in Siria e in tutto il mondo”.

http://www.fides.org/it/news/53051-ASIA_SIRIA_Ucciso_sacerdote_cattolico_Il_vescovo_Hindo_ha_offerto_il_suo_martirio_per_la_pace#.UchQAW1H45t



AsiaNews - 24/06/2013 11:49

Latakia, ucciso un monaco cattolico nel convento francescano di Ghassanieh
P. Franҫois Mourad, monaco eremita siriano era ospite del convento francescano di Sant'Antonio da Padova a Ghassanieh. Ancora incerta la dinamica dell'omicidio. Fonti parlano di un proiettile vagante, altre di un vero e proprio assassinio da parte dei ribelli islamisti che avrebbero depredato e distrutto l'edificio religioso.



Damasco  - La Custodia di Terra Santa comunica la morte di p. Franҫois Mourad, monaco siriano, e l'assalto del convento francescano di Sant'Antonio da Padova a Ghassanieh, villaggio a maggioranza cristiana della provincia di Latakia nel nord ovest del Paese.
P. Halim Noujaim, sacerdote francescano , afferma in una lettera inviata alla Custodia che p. Hanna e p. Firas, religiosi francescani a Kanaieh (Latakia), si sono recati a Ghassanieh per prelevare la salma di p. Franҫois e avrebbero confermato la distruzione di parte del convento. Nella sua lettera, p. Halim lancia un appello all'occidente dove sottolinea i rischi di un sostegno armato ai ribelli anti-Assad, che appoggiano gli estremisti religiosi responsabili di diversi attacchi contro la minoranza cristiana.
http://www.asianews.it/notizie-it/Latakia,-ucciso-un-monaco-cattolico-nel-convento-francescano-di-Ghassanieh-28288.html



.....
Il racconto è avvalorato dalla testimonianza diretta di un francescano, padre Firas, che dalla località di Kanaieh avrebbe raggiunto Ghassanieh. Qui avrebbe parlato con le suore del convento e preso il cadavere di padre François per dargli degna sepoltura.
 “Vorrei che tutti sapessero - sono parole del Ministro regionale dei francescani di Siria, Halim Noujaim - che l‘Occidente nell‘appoggiare i rivoluzionari appoggia gli estremisti religiosi, e aiuta ad uccidere i cristiani. Di questo passo non rimarrà nessun cristiano in queste zone”. 

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/24/siria._ribelli_attaccano_un_convento_francescano_a_ghassanieh:_mort/it1-704253
del sito Radio Vaticana


Chi è Padre François Mourad


di Giuseppe Caffulli | 24 giugno 2013


Si chiamava padre François Mourad (49 anni) il religioso ucciso ieri a Ghassanieh, nella valle dell’Oronte, in Siria, in una delle missioni dei frati minori francescani della Custodia di Terra Santa. Padre François si era trasferito nella zona da Aleppo, per aiutare i frati nel lavoro pastorale e nell’assistenza ai profughi. Secondo una prima versione, ad ammazzare il religioso sarebbe stato un proiettile vagante. Ma secondo una ricostruzione più precisa dei fatti, la morte di padre François sarebbe avvenuta in seguito a un’irruzione dei ribelli nel convento francescano, forse a scopo di rapina.
La salma del religioso è stata recuperata dai frati della Custodia del vicino villaggio di Knayeh, dove oggi si è svolgerà il funerale della vittima. Anche le Suore del Rosario che si trovavano a Ghassanieh hanno lasciato per motivi di sicurezza il loro convento.

Di padre François Mourad, fondatore di una nuova congregazione siro-cattolica che si ispirava alla spiritualità di San Simeone lo Stilita, avevamo parlato tempo fa sulla rivista Terrasanta (cfr novembre-dicembre 2006, p. 42) Siriano della provincia di Lattakia, saio grigio, modi gentili, padre François prima di ottenere dal vescovo siro-cattolico il permesso per dare vita alla nuova fraternità, era stato prima trappista a Latroun (Israele) e poi francescano.
Aveva dato vita ad un piccolo monastero ad Hwar, poco fuori Aleppo, dove viveva con alcuni novizi e postulanti: «Il carisma di San Simeone è il carisma della presenza, della contemplazione, dell’essenzialità e dell’ascolto – raccontava durante il nostro incontro –. Cerchiamo di vivere in questo modo, in semplicità, condividendo quello che abbiamo con le famiglie del nostro villaggio, per la gran parte musulmane, mostrando nella quotidianità il volto di Cristo. È un dialogo delle piccole cose che crediamo possa portare grandi frutti».

Come tanti siriani in questo frangente di guerra civile, padre François era stato costretto a lasciare la propria casa di Aleppo e a riparare nelle montagne dell’Oronte, dove si era messo al fianco dei francescani (con i quali coltivava stretti legami spirituali). A Ghassanieh viveva nelle ultime settimane insieme ad un frate francescano della Custodia di Terra Santa, impegnandosi nel portare sollievo alle persone in difficoltà con la semplicità che era il suo stile.
Fino a ieri, all’assalto che gli è costato la vita.

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=5323&wi_codseq=SI001 &language=it

giovedì 16 maggio 2013

Le “tangenti per la rivoluzione” delle milizie anti-Assad




Agenzia Fides , 16/5/2013

Hassakè  – “Le milizie del Free Syrian Army e i gruppi jahidisti fanno pagare pesanti pedaggi a tutti i mezzi provenienti dalle aree di Damasco e di Aleppo che trasportano merci. Dicono che quei soldi servono per comprare le armi, sono come 'tangenti per la rivoluzione'. Per questo adesso i prezzi dei viveri nelle nostre città e nei nostri villaggi sono quasi decuplicati”.

Così riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi, nella provincia mesopotamica di Jazira. Nella regione – che comprende i centri urbani di Hassakè e Kamishly – il confronto militare tra esercito governativo e milizie anti-Assad vive una fase di stallo. Ma le aree circostanti sono controllate dai gruppi dell'opposizione, e le vie di comunicazione verso Aleppo e Damasco sono interrotte.
 “Al momento, anche qui la piaga dei rapimenti è quella che causa più sofferenza per tante famiglie. Negli ultimi mesi tra Hassakè e Kamishly ci sono stati più di cento rapimenti. Ad un certo punto io stesso ho smesso di tenere il conto. Molti dei rapiti sono ancora nelle mani dei sequestratori” racconta preoccupato a Fides Mons. Hindo.

Nonostante tutto, l’Arcivescovo mantiene viva qualche speranza nelle recenti iniziative internazionali, messe in campo per tentare una soluzione politica del conflitto siriano: “Adesso – dichiara a Fides – tutti mettono sul tavolo pretese esagerate. Mi auguro che col tempo si trovi la via del compromesso. Una soluzione può arrivare solo se gli agenti internazionali, a partire dagli Stati Uniti e dalla Russia, sapranno mettere tra parentesi i rispettivi interessi e terranno conto delle attese e delle sofferenze reali vissuti dal nostro popolo”.

http://www.fides.org/it/news/41528-ASIA_SIRIA_L_Arcivescovo_Hindo_le_tangenti_per_la_rivoluzione_delle_milizie_anti_Assad#.UZTrSm1H45s

Il Vescovo Audo: “I sequestri sono una piaga: lo scopo è il denaro”


Agenzia Fides - 24/4/2013

Aleppo – Più che la religione, il motivo è il denaro. In un colloquio con Fides, il Vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, sostiene che “la piaga dei sequestri”, che affligge la nazione, ha come fine soprattutto “la ricerca di denaro da parte di bande armate”, disseminate sul territorio. Una spina in più, che inquina il quadro eterogeneo delle forze in campo: per molti il conflitto siriano è, dunque, un “buon affare”, che ha riguardato almeno 2.000 casi di sequestri a scopo di estorsione.

Il Vescovo Audo racconta a Fides: “Un cristiano armeno, George, rapito per tre settimane, mentre andava da Damasco ad Aleppo, e liberato dopo il versamento di un riscatto di 15mila dollari mi ha detto che l'emiro del gruppo voleva solo soldi, non badava a ideologia o religione. In un altro caso, un sacerdote rapito nel Sud, p. Hasan, è stato liberato dopo 11 giorni, quando i parenti hanno raccolto, a fatica, 100mila dollari. Prima di essere rilasciato ha detto agli aguzzini: ‘Vi perdono tutti e, se ho fatto qualcosa di male, vi chiedo perdono’. A quel punto l'emiro - cioè il capo del gruppo - ha iniziato a bestemmiare Allah. Dunque questi stessi gruppi islamici non sono sinceri, sono fanatici che usano la religione e hanno l’unico fine di fare denaro”.

Mons. Audo, che è presidente di Caritas Siria, non teme di essere rapito? “Non ho paura, sono prudente, uso la mia intelligenza. Non mi reco in zone troppo pericolose. E quando giro per i centri Caritas o visito i profughi, molti giovani mi accompagnano, di loro spontanea volontà , perché dicono che ‘tutto è cambiato’ e che vogliono proteggermi”.
Di fronte alla distruzione della Siria, si può cadere nello sconforto: “Sono da 25 anni Vescovo in Siria: abbiamo costruito chiese, centri di catechesi, centri pastorali…ora si ricomincia da zero. Siamo nella precarietà ma dobbiamo restare saldi. Solo la fede impedisce ai fedeli di ribellarsi a Dio. Ma ci chiediamo: quando avremo la pace?”.
“In Siria – prosegue il Vescovo – abbiamo un patrimonio di valori a difendere, soprattutto l’unità nella diversità di culture e religioni. Il conflitto non è settario o confessionale. Oggi c’è lutto e violenza. Anni fa c’era l'oppressione del popolo e la gente aveva una libertà solo di facciata. I valori che desideriamo sono libertà e democrazia, ma ci vuole il tempo per farli maturare, per educare la popolazione alle dinamiche democratiche e incentrare la vita sul concetto di cittadinanza. Dobbiamo uscire da tranello di vede l'altro o come ‘kafir’, cioè ‘infedele’, a livello religioso; oppure come ‘traditore’ a livello politico. Dobbiamo ribaltare questo approccio. La Chiesa indica la strada del Concilio Vaticano II che promuove ecumenismo, libertà religiosa, dialogo, il servire la verità nell’amore. Il mio desiderio più profondo è che la Siria non perda la fiducia”.