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martedì 16 luglio 2013

La storia del piccolo scout Giorgio e di altri cristiani, sotto l'amaro cielo di Aleppo




Agenzia Fides - 16/7/2013

Aleppo  – La popolazione civile di Aleppo paga il prezzo più alto degli scontri che infiammano la città. Negli ultimi tre giorni, oltre 150 colpi di mortaio hanno colpito zone residenziali uccidendo 15 persone e il ferendone oltre 75. 
Fonti locali di Fides raccontano che una bomba è caduta su un negozio che vende pane nel quartiere di Sulaimaniyeh. Fra le persone che erano in fila per procurarsi pane, si sono registrati un morto e otto feriti, fra i quali due bambini. 

Come comunica a Fides la comunità cristiana locale, fra le vittime dei bombardamenti dei giorni scorsi vi sono due bambini cristiani. Uno è morto, si chiamava Georgio Rabbat, 13 anni, figlio unico, di una famiglia siro-cattolica. Era un ragazzo brillante, gli piaceva studiare e sognava di avere il punteggio più alto agli esami per arrivare all’università. Stava giocando in strada con altri ragazzi, nel quartiere dove vive la comunità siriaca, quando un colpo di mortaio esploso nelle vicinanze lo ha colpito. 
Un’altra bambina si chiama Pamela Dekermanji, ha quattro anni ed è di una famiglia cristiana siro-ortodossa: è stata colpita da schegge alla testa e le sue condizioni sono critiche.

Aleppo 12/07/13 : la fila per un sacco di patate

In Aleppo da circa dieci giorni non ci sono verdura, frutta, carne e anche il pane scarseggia. La popolazione mangia riso e cereali. La ragione è l'embargo imposto dai ribelli che sta strangolando la città e avendo un grave impatto sulla popolazione civile rimasta in loco. Secondo fonti di Fides, se il blocco continua, “si avvicina una crisi umanitaria”.

I civili sono anche vittime “collaterali” del fuoco incrociato che interessa aree residenziali. 

TESTIMONIANZA: COME AD ALEPPO I CRISTIANI RISCHIANO LA VITA PER UN PO' DI PANE




Siccome nei quartieri cristiani di Aleppo  non c'è pane, né carne o neppure  lattine di qualsiasi cibo conservato , amici  curdi e musulmani mi  hanno esortato ad unirmi a loro per una intrusione nel quartiere  Bustan al-Qasr, settore della città di Aleppo attualmente controllata da  Al-Djabhat Nosra, al fine di rifornirmi con i prodotti che vendono nella loro zona, a prezzi  più "normali" di quelli praticati nelle zone che non stanno sotto il loro  controllo.
  
Dopo molte esitazioni e tanta preghiera personale, soprattutto a causa del fatto che ospitiamo in casa una persona anziana e che il resto della famiglia  manca di qualsiasi rifornimento,  ho accettato di unirmi alla spedizione,  dopo che i miei amici mi hanno garantito di stare con me per tutto il viaggio. Ho preso prima due precauzioni: rimuovendo la croce che io di solito indosso intorno al collo, e  separandomi dal mio cellulare.

Per arrivarci, abbiamo preso un pulmino che ci avrebbe lasciato a quasi 700 metri dal checkpoint  di controllo  all'accesso al mercato. Nell’avvicinarci,  subito abbiamo visto centinaia di uomini anziani, donne, e bambini che aspettavano il loro turno. Nessun giovane nei ranghi, per paura di essere reclutati nelle milizie.

Nell’avanzare, ci siamo subito trovati coinvolti nella minaccia di un cecchino dell'esercito arabo siriano posizionato sul terrazzo del Governatorato di Aleppo e di quella di un miliziano di Djabhat al-Nosra posizionato di fronte, a un altro livello . La gente correva in tutte le direzioni per evitare di essere presa di mira da questi criminali.

Raggiunta la barriera, ci ritroviamo con preoccupazione di fronte  ai giovani miliziani  di Djabhat el-Nosra tutti  armati e, tra loro, un ceceno che ha pronunciato qualche parola in arabo letterario, per chiedere agli interrogati  di pronunciare la "Fatiha "per garantire che fossero effettivamente  musulmani.
Grazie ai miei amici musulmani, siamo riusciti ad entrare nel mercato in cui le merci sono  esposte a prezzi molto diversi da quelle praticati nel  mercato nero nel nostro quartiere ( la zona controllata dal Governo):  la bombola del gas era £ 1400 siriane, invece di 15.000 LS. La benzina era esposta a  £ 200 siriane invece di 2000 LS a cui da noi  la vendono. Le verdure, diventate così scarse in casa nostra, sono qui scambiate a 60 LS al chilo i pomodori, al posto dei LS 500 per lo stessa quantità nel nostro settore; la patata è a 40 lire siriane, invece di 400 £ a noi richieste nel nostro quartiere. La carne è venduta a £ 700  contro le 3000 da noi. Il pane è  venduto qui solo a 25 lire al chilo contro 500 lire siriane al kg nella nostra zona. Il formaggio è  offerto a 200 contro le 1500 £ siriane per chilogrammo.

Rispetto ad altre zone della città, il mercato, sotto il controllo di al-Djabhat Nosra, offre una vasta gamma di prodotti, ma la maggior parte dei prodotti, con l'eccezione di pomodori, cetrioli, patate e pane, non può essere acquistata senza che l'acquirente abbia precedentemente insultato il presidente Bashar Assad ed elogiato il Fronte al- Nosra davanti alle telecamere.
Sotto i miei occhi, i miliziani hanno arrestato un uomo che aveva nascosto sotto la camicia un po’ di carne, lo hanno spogliato  prima di aggredirlo  con la carne. Una donna completamente velata è stata anch’essa arrestata per aver nascosto sotto i suoi vestiti del formaggio. 
I miei amici curdi vengono qui quasi ogni giorno. Mi hanno detto che il Venerdì precedente, tutti gli acquirenti hanno dovuto pregare Allah in strada. I Cristiani presenti tra gli acquirenti dovevano fare una parvenza di pregare, in modo da non essere riconosciuti come non-musulmani.

Usciti dal mercato c’è un’ altra grande prova: gli acquirenti (per tornare al quartiere che sta sotto il controllo governativo) devono passare sotto un fuoco di fila di giovani miliziani barbuti e armati, che impugnano striscioni neri con la scritta  لا اله الا الله محمد رسول الله, "non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta ", e questo requisito è accompagnato da umiliazioni e insulti: " voi siete i  maiali di Bashar ", o invettive,"andate da Bashar, che vi dia lui da mangiare ", o ancora "Aleppo sarà presto liberata  e sarà applicata la Shariah  con la Jizya per i non-sunniti"(cristiani, drusi, alawiti ....).

Questi sono gli uomini che l'Occidente ha preparato per la Siria, quelli che ha finanziato e armato, quelli  che hanno rapito i due Vescovi ortodossi, quelli che hanno distrutto le chiese di Deir Zor, di Homs e di Aleppo; 
quelli che recentemente hanno tagliato la testa e le mani della Statua della Vergine a Qnayyeh e mirato  sul suo cuore. 

Questi, "takfiristi" figli dell’Occidente, un giorno non esiteranno a rivoltarsi contro i loro padroni in Europa e in America, nello stesso modo in cui, un giorno, i "mamelucchi" si sono  rivoltati  contro i "Fatimidi" loro padroni, che li avevano armati.

Un testimone la cui identità è mantenuta anonima.


Addio, Giorgio, piccolo Marista Blu : tu sarai lo Scout del Cielo di Aleppo!

Un Mariste Bleu au ciel!

 Adieu Georgio, notre jeune scout!
 Adieu l'enfance et l'avenir!
 Adieu la paix et l'espérance!
 La violence a fait que tu nous quittes en ces temps où tout notre horizon est fermé!
 Pas de réponse à tant de questions que chacun de nous pose en son fort intérieur!
 Pas de réponse aux pourquoi?
 Rien qu'un silence, un silence de mort, un silence de larmes, un silence d'être là, accompagnant les parents et les copains.
 Tu seras un bon scout!

 Aujourd'hui, pour toi, nous prononcerons devant tout le monde notre engagement de scouts!
 Aujourd’hui, pour toi, nous porterons notre croix de Maristes Bleus!
 Aujourd'hui, pour toi, nous dirons "Prie pour nous maintenant et à l'heure de notre mort"!
 Aujourd'hui pour toi, nous chanterons notre "Ce n'est qu'un au revoir, mes frères, ce n'est qu'un au revoir"!
 Toi, le mariste bleu, toi le fils de Marie, toi l'enfant bien aimé, la violence t'a fauché...
 Tu ne viendras plus avec nous au camp et pourtant tu en avais tellement envie!
 Dans quelques jours, il y aura la rencontre internationale des journées mondiales de la jeunesse. Sache que les jeunes maristes du monde entier se souviendront des jeunes d'Alep, partageront notre souffrance et te tiendront présent!
 Ne compte pas sur notre prière!
 Toi, tu es au ciel!
 Nous en sommes sûrs et certains!
 Nous comptons sur toi, su ta prière et sur ton intercession!

 Dis à Jésus nos peurs et nos angoisses!
 Dis lui notre souffrance et notre peine!
 Dis à Jésus que beaucoup de jeunes et de moins jeunes ont sur leurs lèvres ce mot: "POURQUOI?"
 Dis lui ce que ton copain a dit: « Je ne vais plus prier » !
Dis lui que nous ne comprenons pas du tout pourquoi tant de violence et de haine!
 Dis lui avec tes mots à toi, avec l'audace de tes 13 printemps que tes copains sont très touchés par ton départ!
 Dis lui avec tes mots à toi, ton amour pour ta famille, pour ton papa et ta maman et ta petite sœur!
 Dis lui combien tu nous manques à nous tous, toute ta famille!
 Dis lui notre besoin de paix!
 Dis lui que malgré toute notre douleur, nos yeux continuent à Le regarder, à L'espérer, à confier en Lui.

 Georgio, notre cher jeune Mariste Bleu, Repose en Paix!
 Marie, notre Bonne Mère, Notre tendre Mère, Notre Mère, te porte dans ses bras!
 Et entre ses bras, nous te confions pour l'éternité!

La Comunità dei Maristi Blu di Aleppo

domenica 7 luglio 2013

S.O.S. Aleppo







Aleppo, cinta da assedio, è allo stremo 


L’ ASL e il Fronte al-Nosra, illusi, parrebbe, da una finta offensiva generale su Aleppo per deviarli da Homs, che era il vero obiettivo dell'esercito arabo siriano, tentano di punire la città del nord colpendola con violenza inaudita, combinando attacco militare e  privazione dei beni essenziali.

Da giorni, una pioggia di proiettili "silenziosi" si è riversata su Aleppo e dintorni, causando ingenti danni e numerose vittime che non possono essere curate negli ospedali svuotati dei medici, in cui i farmaci mancano palesemente e dove la mancanza di elettricità paralizza l’uso degli strumenti.

  Aleppo sta soffocando militarmente ma anche economicamente. Dal momento che si prolunga la durata di questa guerra, ci son sempre meno prodotti freschi: non c’è più carne, non c’è più pane e quando i panifici lo producono il prezzo  raggiunge 400 lire siriane al chilo; non ci sono più polli nè uova, il prezzo delle quali tocca £ 550 siriane per un cartone da trenta . Frutta e verdura sono diventati un lusso. L'elettricità è fornita con parsimonia. L'acqua così vitale, non arriva che per un'ora al giorno. E vi  sono 36 gradi!

Questa scarsità creata dalla barbarie degli uomini ha bisogno di fondi e pesa come una doppia penalità sulla popolazione che priva dei beni di prima necessità, sottraendole pure i suoi ultimi spiccioli.

Le banche private e perfino l'Istituzione ufficiale, non hanno più abbastanza denaro. La Banca nazionale non è più in grado di pagare gli stipendi.

Il fondo della miseria non è stato ancora del tutto raggiunto dal popolo aleppino, perché, per la prima volta, vediamo  donne  velate, da poco vedove, mettersi a fare il lavoro di tassista: veicoli privati ​​o veicoli senza targhe, qualsiasi cosa. Altre donne sono impegnate nella vendita di benzina, atti inconcepibili fino a poco tempo fa, ma comunque accettabili rispetto a coloro che cercano di offrire il loro corpo per essere in grado di mangiare. Purtroppo le si vede di notte in cerca di opportunità.

Recentemente, ho incontrato presso l'ospedale universitario una donna velata che aveva la sofferenza incisa sul volto. Nello scambio che abbiamo avuto, lei mi chiede se sono disposto a prendere il suo neonato da educare. Non son riuscito a trattenere le lacrime e le ho porto una moneta. Come affrontare la disperazione?

I cristiani, che si pensava fossero al riparo  da un tale  declino sociale, stanno raggiungendo ad Aleppo livelli di miseria senza precedenti. 
Di notte, nei loro quartieri, le famiglie non esitano ad uscire tra la spazzatura in cerca di cibo. 
Come può il mondo tollerare questo ?

La rivolta monta nel cuore degli abitanti del luogo. Anche i sostenitori del regime hanno minacciato di scendere in strada per protestare contro la condizione insopportabile a cui questa guerra barbarica li ha  sottoposti. Rivolta contro il governatore e le autorità militari di Aleppo che non ascoltano abbastanza la popolazione, impegnando la forza delle loro reazioni agli assalti dell'esercito siriano libero e il Fronte al-Nosra. Ma questa minaccia di proteste può essere attuata? Non ci sono forse abbastanza minacce adesso ad Aleppo?
 L'unica azione possibile, non è una minaccia; è un movimento controcorrente nella direzione della preghiera sincera; a casa, al riparo, perché la preghiera è l'opera di Dio in mezzo alla nostra confusione e l'opera di Dio non ha  mai fatto del male.

Testimonianza da Aleppo

martedì 14 maggio 2013

Aleppo, in hac lacrimarum valle

Emergenza acqua per 90 disabili musulmani soccorsi dai cristiani



Agenzia Fides , 11/5/2013

Aleppo  – Novanta disabili costretti a fuggire dal quartiere aleppino di Cheikh Maksoud – un'area conquistata nelle settimane scorse dalle milizie anti-Assad – hanno ricevuto accoglienza in un ostello di proprietà del Vicariato apostolico di Aleppo, ma ora la loro condizione è messa a rischio dalla mancanza d'acqua divenuta cronica nella metropoli martoriata dalla guerra civile.

“I disabili, tutti musulmani” riferisce da Aleppo all'Agenzia Fides padre David Fernandez, missionario cattolico dell'Istituto del Verbo Incarnato “sono dovuti fuggire dalla casa che li ospitava, come hanno fatto quasi tutti gli abitanti del quartiere di Cheikh Maksoud. Cercavano un posto dove trovare rifugio, e il Vicariato apostolico ha messo a disposizione una residenza per studenti al momento disabitata. Ma adesso manca l'acqua, aumenta il caldo e quei poveri disabili si trovano in grave difficoltà. Molti di loro sono infermi. I volontari che li aiutano passano tutto il tempo a cercare autobotti per far arrivare loro quel bene indispensabile per vivere”.

si raccoglie l'acqua piovana
Oltre ai disabili rifugiati nella residenza studentesca, altri anziani e infermi, nelle stesse condizioni, sono accuditi dalle Suore di Madre Teresa. “Nella tragedia della guerra” commenta padre Fernandez “i gesti della carità appaiono come un dono ancora più luminoso e commovente”.

 Il missionario conferma a Fides che la settimana scorsa numerosi missili e colpi di mortaio sono stati lanciati dalle milizie anti-regime sul quartiere di Sulaymaniyah, abitato da molti cristiani. L'obiettivo degli attacchi era un presidio dell'esercito governativo, ma molti colpi sono caduti sulle abitazioni civili.

E' stata danneggiata anche la sede della metropolia siro-ortodossa dove risiede solitamente Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, uno dei due vescovi di Aleppo (l'altro è il metropolita greco-ortodosso Boulos al-Yazigi) da quasi 3 settimane nelle mani di ignoti rapitori.

http://www.fides.org/it/news/41497-ASIA_SIRIA_Emergenza_acqua_per_90_disabili_musulmani_soccorsi_dai_cristiani#.UY4fZ21H45s

Questi sarebbero coloro che vogliono il bene del popolo. Coloro che vogliono dare al popolo la libertà?  



Da Aleppo:  Siamo da giorni senza acqua. I ribelli, per ridurre la popolazione alla sete, hanno tagliato i canali di approvvigionamento della diga Tishreen. La temperatura esterna è di 37 gradi. Chiudere l'acqua in queste condizioni, non è un atto criminale? Atto di pressione o di atto di distruzione di massa? Ad ognuno giudicare. Né i bambini né gli anziani, né le donne sono risparmiati in questa  guerra di Aleppo. Ecco una foto della vita quotidiana in città in questi giorni . Questi sono i vigili del fuoco che distribuiscono acqua. Per quanto riguarda la bottiglia di acqua minerale, ha visto la salita di prezzo in pochi mesi da 35 lire siriane a 150 LS. ... 

Tornando al rapimento dei Vescovi Ortodossi, il restare senza notizie ci getta quasi nella disperazione.
Le preghiere della Pasqua degli Ortodossi sono state celebrate senza i loro Vescovi, sia presso i greci che tra i siriaci. Questo lascia, forse, indifferenti i non cristiani, ma l'assenza dei Vescovi, eredi diretti degli Apostoli, è vista come un grande dolore da parte dei fedeli di queste Chiese
Non avevamo mai visto questo, ma le celebrazioni pasquali ortodosse sono state segnate da lacrime e rabbia. Ovviamente, i luoghi di culto erano meno pieni del solito. Le famiglie non hanno neppure potuto ritrovarsi, dopo le celebrazioni, per festeggiare insieme la Resurrezione di Cristo Redentore;  ciascuno è rimasto a casa per paura dei cecchini, ma anche per il prezzo dei taxi.


Continuate a pregare per noi.

http://www.leveilleurdeninive.com/search?updated-max=2013-05-07T15:06:00%2B02:00&max-results=2



PADRE ABOU KHAZEN : 

“BISOGNA IMPEDIRE L' ARRIVO DI ARMI”


da AgenS.I.R. 

“Impedire l’arrivo ed il flusso di armi all’interno del Paese, istituire un coprifuoco in vista della ripresa del dialogo tra le parti in lotta per giungere il più presto possibile alla pace”. A chiederlo è padre Georges Abou Khazen, nominato da Papa Francesco amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis del Vicariato apostolico di Aleppo, in sostituzione di monsignor Giuseppe Nazzaro, che ha presentato le dimissioni per raggiunti limiti di età. 

“Più armi ci sono in giro, più morti vedremo. Ci sono Paesi che si arricchiscono con il commercio di armi, ma non si può costruire la propria fortuna a scapito della vita degli altri. Qui è in gioco la vita di decine di migliaia di persone”.

 

“La popolazione di Aleppo, la città - dichiara al Sir - è allo stremo, così come tutta la Siria”. 

“È difficile muoversi, spostarsi, comunicare, reperire cibo. Quasi impossibile arrivare ai cimiteri per seppellire i morti. La gente cerca di industriarsi come può per andare avanti, chi può parte per altre destinazioni. Una situazione che mina la speranza di molti, anche tra i nostri cristiani, che tuttavia non si arrendono e cercano di ricostruire relazioni e ponti di amicizia”. 

Per il nuovo amministratore apostolico, infatti, “una delle priorità per la Siria è la ricostruzione morale, la riconciliazione tra il popolo. Ricostruire coi mattoni è più semplice” afferma al Sir il francescano. “La popolazione, sia di fede islamica che cristiana, è messa a dura prova dalla violenza di tante bande fondamentaliste. Una sofferenza comune che - conclude l’amministratore apostolico - potrebbe unire anziché dividere. Preghiamo perché la speranza di pace non ci abbandoni mai”.

martedì 23 aprile 2013

Nonostante il silenzio stampa, Aleppo è sempre in guerra.

23 aprile. San Giorgio Martire

Meno si parla di un paese in guerra, più è necessaria una maggiore vigilanza. Cosa succede, allora, ad Aleppo? Una tregua? Una Pace?
Niente affatto.
Nelle zone cristiane, la minaccia continua a pesare fortemente. I cecchini di stanza sulla "collina della Vergine", anche chiamato  quartiere di Sheikh el-Maksoud, non abbassano la guardia.
L'esercito arabo siriano avrebbe ripreso più di un terzo della collina, ma non ha potuto evitare i furti dalle proprietà private da parte dei ribelli delle ASL e Forsat Al-Nosra (il movimento vassallo di Al-Qaeda) che li hanno poi venduti a buon mercato alle bande di ladri che a loro volta rivendono al "Souk al-haramiyyeh" (souk dei ladri) .
Così per le auto rubate, che vengono subito portate nelle città di Afrin e Azaz situate a 30 km da Aleppo, o meglio sono esportate in Turchia.
I rapimenti continuano;  un commerciante cristiano J. Malek ha potuto essere rilasciato a fronte di un grande riscatto, mentre la voce circa i due sacerdoti rapiti diverse settimane fa, è molto preoccupante. Sarebbero stati ammazzati?
Si dice che l'esercito arabo siriano aprirà da qui a pochi giorni l'aeroporto di Aleppo. Il recupero di Sfireh e delle periferie di Aleppo Est, gli permetterebbe un ritorno in questa zona.
Sembra sia in corso l’attuazione dell'assedio della città di Aleppo, da parte dell'esercito arabo siriano, soprattutto della città vecchia dove sono concentrate le bande di miliziani con le loro armi.
Il nostro quotidiano è  po’ migliorato. Benchè i cristiani seppelliscano sempre i loro morti in un terreno temporaneo, offerto dal governatore e situato vicino al convento delle carmelitane (i ribelli controllano i cimiteri cristiani), ora riceviamo elettricità sei ore il giorno e l'acqua viene erogata per tre ore al giorno.

  Grazie ad una iniziativa dei Padri Gesuiti e con il patrocinio della città di Aleppo, molti movimenti laici, scout, la Mezzaluna rossa, l’unione degli studenti (al-chabibet Thawrat) e altri volontari si mobilitano per la pulizia della città allo scopo di rimuovere tonnellate di rifiuti ivi accatastati. Senza questo lavoro, le epidemie minacciano, soprattutto con l'avvicinarsi dell'estate.
Un altro segno che può essere percepito in modo positivo sta nel fatto che molti profughi partiti per Turchia, Libano e Giordania, cercano di tornare indietro per scappare dagli scandali che hanno dovuto subire nel paese ospitante: ragazze vendute per matrimoni forzati , trattamenti inumani, la mancanza di cibo e di medicine.
L'economia siriana è ancora una economia di guerra. Il dollaro supera £ 123 siriane, mentre l'euro è al cambio di 155 lire siriane. Il grammo di oro ha raggiunto £ 5200.


Con questa  "molto relativa calma," cominciamo a vedere quali potrebbero essere i problemi del dopoguerra. Come fare senza tribunale , senza registri personali e di negozi, senza documentazione  di pensione,  con centinaia di migliaia di bambini che hanno perso la scuola?  Ma dalla guerra non siamo ancora fuori. Bombe e cecchini continuano. Gli universitari non vanno più all'Università a causa di questi.
Accaniti fin dall'inizio del confronto, i ribelli non sanno più come distruggere la Siria: hanno trovato una nuova arma, la droga che danno ai giovani.  Addirittura avrebbero diffuso un prodotto eccitante che dà allucinazioni ai suoi consumatori per incoraggiarli ad aderire al movimento di "ribellione".
Infine, vorremmo poter dispensare il lettore da questo rosario di disgrazie di cui soffre il nostro paese e la sua società, ma ahimè, possiamo ancora aggiungere l'immissione sul mercato di prodotti alimentari intossicati di origine turca:  diversi decessi sono stati riportati a causa del consumo di olio di arachidi, di araq o di latte in polvere contraffatto, venduto con il nome di "Nestle".

E come in ogni guerra, il traffico di organi diventa un fatto banale.

Speriamo che il prossimo scritto dia conto di un miglioramento più significativo. Nel frattempo, abbiamo ancora bisogno del vostro sostegno .

Le Veilleur de Ninive

lunedì 15 aprile 2013

Siria: risultati di una ribellione nazional-islamista.

UNA (provocatoria) ANALISI DELLA NATURA E DEGLI ESITI DEL MOVIMENTO DI OPPOSIZIONE AL REGIME


di: Le Veilleur de Ninive

Nella notte lugubre e cupa della guerra siriana, piccoli barlumi di speranza appaiono all'orizzonte.  In realtà, questa ribellione, nata a Deraa, città del Sud, in cui è situata una università islamica finanziata  dall'Arabia Saudita, sembra aver dato alla luce due anni più tardi, un tentativo di rivoluzione nazionale-islamista con cui  i "demolicratici" Occidentali flirtano allegramente.

Qual è il risultato di questa tragi-commedia che ci infliggono i "pan-islamisti" ed i loro alleati regionali e Occidentali?

Militarmente, non siamo esperti per valutare la situazione;  ci basiamo sui risultati di altri più informati di noi, per dire che l'esercito arabo siriano ha cominciato a porre l'assedio a Damasco e Aleppo, mentre i ribelli sono all'interno delle due città.

E tuttavia, non saremmo arrivati ​​a questo punto del conflitto, se alcune delle offerte di dialogo del presidente Bashar Al-Assad fossero state almeno sondate dall'opposizione islamista e dai suoi sponsor, piuttosto che persistere nella politica del rifiuto.

Naturalmente, non siamo ingenui: con o senza Assad, sembra che l'obiettivo delle forze occulte fosse quello di distruggere la Siria. Bisognava anche far uscire allo scoperto i terroristi dormienti in Medio Oriente e in Europa, perché avessero possibilità di essere uccisi in un nuovo focolaio di guerra.

Due anni dopo, l'immagine si rivela. Abbiamo visto un susseguirsi di crescente violenza e di guerra feroce, alimentata dal blocco sistematico da parte della ribellione che poneva ad ogni offerta una condizione inaccettabile prima di qualsiasi negoziato, e questa condizione era la partenza del presidente Assad : non poteva esserci modo migliore di far deragliare le possibilità di successo. L'errore dell'opposizione è stato di personalizzare il problema e fissarsi sull'uomo, mentre era la struttura del Baath  quella da far evolvere e trasformare. Personalizzare una questione politica è sempre pericoloso, perché il rischio è poi di trasformare la vittima in eroe.

La continuazione della lotta armata, - a parte il fatto che ha portato alla distruzione del Paese - quello che sembrava essere un obiettivo in sé, ha condotto alla radicalizzazione dei movimenti. Radicalizzazione della lotta nazional-islamista, dal lato dei ribelli, la politica della terra bruciata, da parte del Governo.

Il quadro a cui ci avviciniamo ulteriormente, darà al lettore un senso di parzialità da parte nostra; ad essere sinceri, questo è un po' il caso, perché per noi, il confronto e il dialogo devono prevalere sulla lotta armata, la nostra opzione è quella di difendere i deboli e le minoranze. Ora, queste ultime hanno tutto da perdere nella lotta armata.

Per questo motivo, e senza voler cancellare i passati abusi del regime, la nostra analisi cerca di dimostrare che il metodo utilizzato da parte dei ribelli non poteva avere come intenzione la "democrazia", ​​ma solo la distruzione e il consolidamento degli estremisti, in Siria, per esservi distrutti.

Partendo dalla situazione degli ultimi giorni, cosa vediamo?

Ad Aleppo la recrudescenza dei bombardamenti della forza aerea siriana passa ad un altro livello. Tra i ribelli, le lotte fratricide, probabilmente a causa della persistente ambiguità sugli obiettivi di questa guerra, lentamente portano ad un indebolimento del movimento all'origine della contestazione. I segni di questo indebolimento possono essere letti, a differenza di quanto sostiene la stampa ufficiale occidentale, nelle inversioni che vediamo dalla parte della ribellione. All'interno della popolazione, i veri e propri sostenitori mettono più che in dubbio la validità di questa "rivoluzione".
Coloro che si erano uniti ai ribelli sperando di trovare più libertà e meno corruzione, scoprono una insicurezza persistente e crescente, delle minacce imminenti, e dei ladri che violentano le loro figlie e si installano nelle loro case.
Volevano sfuggire alla povertà, e ora le persone sono ridotte alla miseria, rimpiangendo la povertà di una volta quando i prezzi di mercato erano alti, mentre ora la legge del mercato nero li priva pure dei beni essenziali .
Sognavano  ospedali e assistenza sanitaria gratuita per tutti e di qualità, hanno ora  perso il generoso sistema che era stato costruito: le cure non erano delle migliori, ma erano gratuite per tutti i bisognosi .
Si lamentavano della repressione poliziesca, dei  Mukhabarat  (*polizia segreta), degli chabihhas (**squadristi fiancheggiatori del governo) , probabilmente a ragione, ma cosa hanno trovato? Ragazze e  donne rapite e violentate, e morti a decine di migliaia; case e fabbriche saccheggiate.

Il popolo potrebbe essere stato deluso di non avere abbastanza da mangiare e tuttavia i silos di grano erano pieni, ma ora questi silos sono stati rubati e venduti ai Turchi da questi stessi ribelli; i primi ad aver rimesso lo stesso grano sul mercato siriano, ad un prezzo al chilo dieci volte superiore. Oggi la popolazione rurale è assai più delusa, perché perfino gli animali muoiono di fame, e non ha più il cibo che lo Stato  cedeva in precedenza agli agricoltori a prezzi bassi.



Prima della ribellione, la qualità dei prodotti non era forse del livello di prodotti fabbricati altrove, in altri paesi, e tutti i dipendenti non erano ricchi come il capo della fabbrica, ma cosa si può constatare, dopo la guerra perseguita da parte dei ribelli e dei loro alleati? Migliaia di stabilimenti distrutti o derubati, quasi tutto il tessuto industriale di Aleppo e la principale produzione manifatturiera della Siria è annientata. Contro l'ingiustizia, di cui la popolazione poteva lamentarsi, la ribellione ha provocato in cambio la disoccupazione. Permettete una  battuta: se il Qatar in Siria avesse investito una piccola percentuale del proprio bilancio, per rendere prospera la Siria invece di finanziare la guerra, avrebbe abbellito il volto di questo bellissimo paese.

I ribelli, massacrando brutalmente i membri dell’ esercito arabo siriano e i funzionari, pretendevano senza dubbio di garantire la sicurezza in loro vece. Avrebbero dovuto "spazzare davanti alla loro porta polverosa", prima di pretendere. Non solo, si tratta di bande senza legge, ognuna conduce la sua politica, ma anche immorali, che vivono di stupri, rapine,  di barbarie gratuita, senza alcuna nozione di giustizia ed inoltre i cui obiettivi sono estremamente opachi.

La sicurezza che i ribelli rivendicano di portare, sono decine di migliaia di case distrutte e centinaia di migliaia di profughi fuggiti nei paesi vicini, ma la cui situazione non è molto migliore di coloro che sono rimasti nel paese.
La metodo di polizia dei ribelli sono le autobombe, come quella che è esplosa di fronte all'università di Aleppo o nel centro di Damasco o ancora nei pressi dell'università. Questo tipo di attacco è il migliore catalizzatore per un capovolgimento della popolazione, perché anche il sostenitore più irremovibile avrebbe potuto, lui o la sua famiglia,  trovarsi nel raggio dell’ dell'esplosione. In sostanza, nel tempo del regime al potere, non c'era nessuna autobomba: la sicurezza non era più sicura?

"Il successo della ribellione" è consistito nell’ avere permesso una generale perdita di controllo del paese;  un danno, questo, che va anche oltre le frontiere in quanto si stima che quasi 400 ragazze sono state violentate  finora dai soldati turchi. In Giordania ed Egitto, le giovani siriane sono vendute in un "finto matrimonio", ha detto Sutra Zawaj, a vecchi ricconi per la modica somma di $ 100 o $ 150.

Gli abitanti dei villaggi siriani possono essere diventati miserabili, ma non sono privi di buon senso, si sono resi conto che, se la Siria aveva bisogno di un cambiamento nella gestione pubblica, ciò non poteva passare attraverso l'annientamento . Chiedono ora ai ribelli di abbandonare i villaggi.

Di conseguenza, lo sguardo dei musulmani sui cristiani inizia a cambiare. Non andiamo troppo veloci .... diciamo solo che la popolazione, in generale, traccia un parallelo tra l'atteggiamento dei ribelli sunniti che cercano di eliminare tutto ciò che non è della loro religione e i cristiani con i loro enti di beneficenza e gli ospedali che aiutano senza discriminazioni .. . La popolazione musulmana  sentirebbe rimorso di aver mancato di proteggere le minoranze, la gente del Libro, come domanda il Corano?

Gli abitanti del villaggio di Deir Hafer, che sta attraversando feroci combattimenti tra i ribelli e l'esercito arabo siriano, hanno riconosciuto, davanti a noi, di essere stati ingannati dai ribelli e dai loro alleati. Dicono che non vogliono più la loro presenza e in particolare quella di Forsat al-Nosra che, nonostante tutte le distruzioni e le sofferenze di cui sopra, ha vietato alle donne di lavorare, agli uomini di fumare, ai bambini, e soprattutto alle bambine, di andare a scuola; essi hanno anche chiesto alle famiglie di accettare di far sposare senza dote, diciamo gratuitamente, le loro ragazzine di 14 anni, al capo di Forsat al-Nosra. In compenso, questo movimento accetta che si uccida, che si sgozzi, che si  taglino le teste .... e perfino le teste degli Imam che non la pensano come loro.

Le miserie da noi riportate non sono certo unicamente opera dei ribelli. I bombardamenti aerei decisi dal regime hanno contribuito in maniera uguale alle distruzioni e alle decine di migliaia di vittime innocenti.

Ciascuna delle parti ha le sue responsabilità. 

Per questo, se l'obiettivo della ribellione non è la distruzione della Siria e l'eliminazione di tutti i terroristi saltati fuori dai covi in Europa e in Medio Oriente, che essa dichiari una tregua e si metta al tavolo delle negoziazioni incondizionatamente, per esporre le proprie aspirazioni ed essere ascoltata oggettivamente. Al contrario, se continua la lotta armata, avremo quasi la prova firmata che l'obiettivo di questa ribellione non è mai stata la "democrazia".
 I Democratici "parlamentano in Parlamento" e non in scontri di piazza.


Speriamo che l'Occidente, che attualmente è il sostegno e il pilastro  dell'opposizione nazional- islamista, diventi consapevole del suo ruolo immorale, perché la sua politica estera inaccettabile sta sostenendo bande pericolosamente nazionaliste, espansionistiche, immature, manipolate, vendicative e barbare, e questo porta ad effetti che sono al di là di tutte le norme morali. In politica, come nella vita individuale, l’abuso di disposizioni  non sottomesse alla morale conduce all'auto-distruzione. "Chi semina vento raccoglierà tempesta."

Incoraggiando il movimento nazional- islamista, l'Occidente ha grossolanamente esacerbato i rapporti confessionali tra i gruppi sociali locali. Gli accenti della ribellione ad Aleppo sono quelli della purificazione religiosa. E’ troppo tardi per l'Occidente per staccarsi da questa politica e modificarla? Eppure, se le politiche sono state lente, non è mai troppo tardi: una conferenza regionale che coinvolga i paesi del Mashrek sotto l'egida delle Nazioni Unite potrebbe ridare delle responsabilità a tutti i governi in gioco ed alle minoranze preoccupate.

 Attraverso il dialogo, si preserva e rafforza la sicurezza dei popoli, la giustizia, le condizioni sociali ed economiche, la pace tra gli Stati e soprattutto il sogno, perché in Oriente, dove il cuore acutizza la ragione, il sogno fa parte del programma di governo. Dare il sogno , un sogno di pace e prosperità per il popolo siriano, iracheno, libanese, egiziano e israeliano, ecco ciò che ha probabilità di portare alla democrazia più che non gli intrighi delle cancellerie o la politica machiavellica del “ divide et impera”.

(traduzione dal francese a cura di FMG)
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/04/syrie-bilan-dune-rebellion-national.html

sabato 30 marzo 2013

Papa Francesco alla Via Crucis: "la croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo"


Riceviamo questa lettera inviata ad un amico da un volontario cristiano rientrato  in Siria



Carissimo Mario,

quasi all’ultimo momento ho deciso il mio viaggio in Siria. Forse mi ha dato sollievo il tuffarmi di persona in quella situazione che da lontano tanto ci angoscia - e certamente la gioia reciproca dell’incontro coi nostri amici è stato un anticipo di Pasqua. E’ tempo, ci siamo detti, di vivere nella speranza contro ogni speranza. Sempre più la speranza si rivela come un dono che viene ad illuminare la bellezza e le risorse della nostra umanità, offuscata e deturpata da tante brutture.

Quello che era impossibile per via di ambasciata, ottenere il visto, diviene relativamente facile, per lo meno in zona di Tartous, per chi si assuma personalmente il rischio di andare, almeno se in compagnia di gente del paese. Alla frontiera è stato più lungo del consueto ma nell’insieme non abbiamo avuto troppe difficoltà. Incredibile la gentilezza e il sorriso della maggior parte di questi poveri soldati.

La prima tappa però è stata in Libano, dove ho avuto la gioia di trascorrere una giornata coi nostri carissimi amici di Aleppo, impediti dalla gravità della situazione di ritornare nelle loro case. Dalla viva voce di Giovanni  e di Giorgio, dall’incontro seguente coi nostri cari a Tartous e poi su in città, da ciò che ho potuto osservare personalmente durante il viaggio, ho avuto la netta riconferma di quanto già sapevamo. La cosa più stupefacente è come qui da noi, inclusa la stampa cattolica,  possa ancora circolare tanta informazione distorta: ciò che è bianco diventa nero, e l’angoscia di tanti fratelli viene ricoperta da questa vischiosa ideologia primaveril-democratica che vorrebbe ancora legittimare la brutale carneficina in atto per volontà delle grandi potenze. Ma c’è ancora davvero qualcuno che crede alla primavera araba??

Anche noi, procedendo a tappe in taxi verso la nostra meta e facendo un percorso molto lungo per vie secondarie, onde evitare i posti più pericolosi, abbiamo incontrato qualcuno di quei lungo barbuti alla Benladen. Mi dicono che si calcola un numero verso i 30.000 di questi musallaìn (combattenti), che fino ad ora hanno varcato le frontiere e sono penetrati in Siria. Sono truppe addestrate alla guerra santa, vengono da diversi paesi, Tunisia, Afganistan, Pakistan, Cecenia, anche dalla Francia e da altri paesi europei, ovunque ci siano colonie di integralismo musulmano che praticano questo perverso addestramento nelle loro moschee. Si parla anche della Giordania, sotto il patrocinio dell’America. La cosa sicura, è che vengono per combattere e per morire. Ho udito testimonianze relative ad alcuni che sono stati catturati. Normalmente sembrano drogati, alcuni di loro si sono detti  convinti di essere sul suolo di Israele e di marciare alla conquista di Gerusalemme. Alcuni hanno proclamato di voler morire – ma non domani, oggi! Sono impazienti di uccidere per potere così, grazie al sangue di infedeli versato, cristiani o alauiti che siano, varcare le porte del paradiso ed andare ad incontrare le 40 vergini loro promesse in spose. Sui corpi dei musallaìn abbattuti sono stati a volte trovati – come si trova il pane nelle giacche dei soldati dell’esercito siriano – indumenti intimi femminili: il dono per le spose celesti.

Sembra tutto una favola ma è tutto vero, me lo assicurano le testimonianze di questi Abu sopravvissuti, con la paura negli occhi e il sorriso buono dei semplici lavoratori della terra. Me lo confermano gli amici di Aleppo, di cui conosci la qualità di esperienza e di cultura, e la capacità di vivere coi piedi per terra. Solo che questa terra sta saltando ormai sotto i piedi di tutti. I figli e fratelli della gente dei villaggi stanno morendo tutti: le case e le strade sono tappezzate di grandi manifesti con foto di giovani uomini, ragazzi dai bei volti ancora puliti. Sono i soldati uccisi da questi mostri per la guerra, che a loro volta sono poveri, poverissimi uomini ingannati.

Ma chi sono i signori della guerra che stanno dietro a tutto questo, i mandatari e gli attizzatori del fanatismo musallaìn, o dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti, delle truppe di Al Qaida? I gruppi fanatici sono diversi, i mandatari sono altra cosa, da ricercare nelle grandi potenze. Non venite a parlarmi del feroce Assad che si divertirebbe a bombardare soprattutto i luoghi dove si trastullano bambini innocenti – peraltro sangue del suo sangue e future forze del suo esercito... Basta con l’interessata e astuta demonizzazione di questi capi di stato, si tratti di Irak, Libia o Siria, che trovandosi a gestire quelle dittature nelle quali sono nati ( e certamente le dittature non sono una bella cosa, ed usano mezzi coercitivi e violenti) stanno tuttavia sforzandosi di risollevare le sorti dei loro paesi. Quando rischiano un po’ troppo di riuscirci, quando imboccano una via di graduale riforma e apertura, unita però a una forza militare, come era il caso della Siria, paese vivibile, paese in risalita economica, paese aperto alla convivenza pacifica fra diversità, paese se non democratico però civile per una antichissima vocazione di crocevia fra popoli e culture; quando le sorti di un popolo rischiano un po’ troppo di risalire, ecco allora la strategia della demonizzazione. Per la quale, coloro che si stracciano le vesti additando la dittatura, non hanno alcun timore ad allearsi per questa operazione alla forse peggiore delle dittature, quella dell’Arabia Saudita, che si fonda sulla aristocrazia del petrolio dominando il popolo con la Sharia. E gli ingenui ci cascano e fanno eco, applaudendo alla primavera araba.

Sì, noi possiamo testimoniare di avere conosciuto la Siria come un paese dove le differenti etnie e fedi vivevano in una passabile pace, nel rispetto reciproco e in un benessere crescente, un clima in cui si avvertiva che anche la libertà politica poteva essere in crescita, perché in crescita era il dialogo, l’apertura al resto del mondo. 
Noi abbiamo conosciuto Aleppo come una città splendida, ricca, erede di un crogiuolo di culture, religioni, civiltà, una città aperta, che non aveva paura delle sue differenze perché era fiera della sua identità, antichissima e  in divenire. Noi abbiamo vissuto la cortesia reciproca, nei negozi e nelle strade e sui mezzi pubblici, fra cristiani e musulmani, il discreto interesse delle loro donne che si avvicinavano alle nostre benedicendo, chiedendo e promettendo preghiera. Vedevamo il traffico crescente, gli impresari italiani che sempre più affollavano gli aerei per la Siria. Tutto questo non  piaceva ai signori della guerra. 
Oggi Aleppo, città in cui persino i Sunniti hanno resistito alla propaganda estremista per rovesciare il governo, è un cumulo di macerie. Per merito di chi? Forse di Assad, che da anni stava costruendo il suo paese e che è stato costretto a bombardarlo per eliminare i cecchini fanatici che insediati nelle case (espropriate sgozzando gli abitanti) sparano a raffiche di mitraglia su passanti, donne e bambini? Oggi scuole e ospedali sono distrutti , e in quelli che rimangono una sacca di plasma che costava 300 costa 3000. Per merito di chi? Della primavera araba. Le riserve di grano del Paese si calcolavano di 50.000 tonnellate. Oggi si trovano in Turchia, e il popolo soffre la fame. Merito di chi? Della primavera araba. 1500 fabbriche della zona di Aleppo sono state smantellate e i pezzi si trovano in Turchia, assieme a trivelle di pozzi, ad ogni cosa utile che si potesse rubare, ad opere d’arte cristiana smantellate alla rinfusa e svendute nei mercatini. Altro merito della primavera araba.

Come non ricordare i 4 kilometri di Suk, il mercato coperto, dove l’opulenza orientale sciorinava le sue merci a perdita d’occhio e a prezzi accessibili? Tutto distrutto. Il più portato in Turchia, quello che rimaneva, bruciato. Merito della primavera araba. Anche la penultima delle nostre amiche dalle mani benefiche e dal cuore sorridente a tutti, la piccola Rima, è saltata in aria con una bomba. Esplosa, polverizzata, i resti spazzati via dalla ruspa con le macerie. Sua sorella non ha potuto pregare né portare un fiore sulla sua tomba ed è stata costretta a lasciare il Paese piangendo. Con chi ce la prenderemo, col feroce Assad il cui esercito ha lanciato la bomba? Forse ce la prenderemo coi cecchini fanatici che impazzano dalle loro postazioni… o forse no, forse soltanto coi signori della guerra, che li riempiono di sofisticate e potenti armi moderne fino ai denti, in primis oggi Francia e Inghilterra, o anche con quell’America che sotto l’elegante espressione di sostegno logistico li dota di strumenti satellitari di rilevazione e di comunicazione meglio che un esercito.

A casa dei nostri, si sentono tutta la notte, un po’ in lontananza, gli spari delle mitragliatrici e le risposte del cannone e possiamo vedere molto chiaramente la traiettoria del fuoco e i bagliori delle esplosioni. In questi giorni dicevano che altri 3000 stanno premendo sulle zone circostanti. L’esercito ha recentemente scoperto e bloccato i loro passaggi – passavano persino dai condotti di canalizzazione, in tenuta da sub – e stavano cercando di sferrare un attacco decisivo. Che pena questi militari, ragazzi giovani dagli occhi ancora limpidi, accampati in baracchette protette con sacchi di sabbia, nutrendosi di patate bollite e dormendo al freddo, fuori dalle baracche, per sfuggire ai tiri. Riconoscono il nostro autista e il nostro capogruppo, ci salutano il più delle volte con un luminoso sorriso. Tutta notte poi sentiremo gli spari della mitraglia sulle loro postazioni e la risposta del cannone. Alcuni militari di tanto in tanto tradiscono e passano dalla parte dei ribelli. Si raccontano storie diverse sul loro conto. Come per ogni argomento, io ti riferisco quanto sento dire, senza la possibilità di verifiche. Raccontano di uno che recentemente è fuggito, poi, già passato dall’altra parte, ha telefonato piangendo ai suoi compagni: come vorrei essere ancora con voi! Raccontano di un altro – storia già più antica – che si è venduto la moglie favolosamente bella a uno sceicco dell’Arabia favolosamente ricco, e con quel patrimonio iniquo ha armato un esercito di mercenari che tuttora gestisce da un vicino paese straniero. In generale, dicono che chi tradisce lo fa perché non ne può più della situazione e viene allettato da un corruzione più che generosa.

Come sempre, ce n’è di tutti i generi. Certamente questo popolo siriano, che nell’insieme, vivendo qui, ci è sempre apparso nobile e aperto, sta subendo una pressione fortissima nel corpo e nell’anima. Si racconta di cento giovanissimi allievi militari bruciati vivi in una caserma di Aleppo. Si racconta di uomini fatti a pezzi da vivi, freddamente. Di asce messe nelle mani di bambini, poi invitati a decapitare il nemico. Di ragazze scorticate vive, di bambini buttati dal balcone o torturati davanti ai genitori. Quando le truppe invasore si presentano ai villaggi, chiedono: state con noi? Se la risposta è sì, potete vivere, se la risposta è no, il trattamento è questo. Ecco la primavera araba: nuova cultura portata dagli squadroni della morte. 
C’è il rischio che questo fuoco infernale si appicchi anche alle coscienze, e allora, chi lo potrà spegnere? Evidentemente già le truppe straniere trovano una base di alleanza e accoglienza nei sunniti poveri, numerosi nel paese: sono questi appunto i ribelli, come sempre la rivolta e la distruzione attecchiscono là dove povertà ed estremismo si alleano, mentre quelli delle classi ricche o medie resistono. Ma se si continua in questo modo, sarà miseria per tutti. Lo sanno bene le grandi potenze che siedono alla tavola della trattative, e indugiano a concludere: distruggano ancora un po’. Si ammazzino a vicenda – così ci sbarazziamo anche dei fanatici che abbiamo scatenato. Intanto ci spartiamo gli appalti della ricostruzione. 
Si ammazzino pure sciiti e sunniti, imparino ad odiarsi – stavano diventando troppo pacifici. Noi domineremo la situazione. E intanto i nostri nuovi mistici continuino a delirare sulla loro primavera araba.

I campi della Siria, sì, sono verdissimi e gremiti di fiori – qui non sono ancora arrivati i pesticidi in quantità massicce come in Italia. Questo era il granaio dell’Oriente, prima ancora il granaio dell’Impero romano. Ricrescerà?
Noi abbiamo piantato la Croce, ci prepariamo a celebrare la Pasqua.

T’abbraccio, 
tuo A.


Ultima ora:    Allarme dai cristiani di Aleppo




Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 ore 11:00  

Da ieri, scontri e bombardamenti continuano senza interruzioni ad Aleppo e coinvolgono i quartieri di Syriane e Mhattet Baghdad.

In realtà, il quartiere di Jabal al-Saydeh [la collina della Vergine], formalmente conosciuto sotto il nome di "Cheikh Maqsoud" è appena caduto nelle mani dell'Esercito Siriano "Free" e Al-Forsat Nosra; Questi due movimenti hanno dispiegato quasi 10.000 uomini e mercenari nella battaglia per impadronirsi  della zona.
Durante l'invasione del mattino, 312 famiglie cristiane erano ancora nel quartiere situato sulla collina che domina il resto della città di Aleppo. I cecchini non smettono di infierire sui civili. Noi viviamo il Calvario con Gesù e il Venerdì Santo, siamo fermamente convinti che la nostra croce ci darà anche la risurrezione. Attraverso le loro azioni, i ribelli crediamo di condurci lontano da Cristo, ma in realtà non fanno che avvicinarci alla Sua immagine. Questa drammatica situazione è aggravata dal fatto che l'elettricità è tagliata da dieci giorni. Pregate per noi.

Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 - ore 20 - 
Stasera ci troviamo di nuovo di fronte ad una situazione insostenibile. Come salvare i nostri fratelli in Cristo che sono prigionieri di questi mercenari incontrollabili, poichè 312 famiglie cristiane sono ancora assediate a Jabal al-Saydeh.Inoltre, 300 ribelli hanno assalito l'ospedale Mahabbet [amore], che è di proprietà di un gruppo di medici cristiani ; il dottor Walid Abdelnour, il medico primario, si è stato rapito alle 6 di questa mattina, con 5 infermieri che assicuravano l'assistenza in ospedale.

I mercenari di Forsat al-Nosra hanno massacrato sulla piazza principale i membri dei comitati popolari che hanno tentato la resistenza, ci sono tre cristiani tra di loro.Le due chiese nel quartiere di Jabal al-Saydeh sono state occupate dai ribelli. La tradizione era che i cristiani di Aleppo visitassero sette chiese il Venerdì Santo, quest'anno il numero dei partecipanti alla cerimonia della morte di Gesù era estremamente piccolo.

http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/alep-la-colline-de-la-vierge-occupee.html

Stamane Sabato Santo da Frère Georges , Marista di Aleppo 


A mes amis du monde, A mes freres et amis maristes, Je suis sur que vous nous avez tenu presents dans votre priere du vendredi saint. Je sais que vous vous inquietez pour nous. Je sais que vous nous souhaitez une resurrection, une fin de la guerre, une lueur d'esperance! Malheureusement, je vous annonce de tristes nouvelles. Des l'aube, le quartier de Jabal el Saydeh ou nous menons notre mission depuis plus de 27 ans et dans lequel nous etions au service des 300 familles chretiennes et des 3 ecoles accueillant des deplaces, eh bien ce quartier est le theatre de combats feroces, Les gens sont terrorises, ils sont enfermes dans leur maison, prisonniers de la folie des tirs, des snippers, des mortiers... Ils ne peuvent en aucune facon quitter leur maison, ils ont peur. Nous ne pouvons pas du tout arriver jusqu'a chez eux. Nous sommes en contacts telephoniques quand cela est possible. Alors quel calvaire! quelle croix! quel desespoir! Je vous ecris cela, nous pas pour que vous ayez pitie de mon peuple... Je vous ecris parce que je suis triste, je suis absolument triste, d'une tristesse qui eteint le peu d'esperance qui reste!
 Je vous ecris pour lancer a haute voix un cri de ca suffit! Deja, dans d'autres occasions j'avais exprime ce refus de la guerre. Toutes les questions montent en moi, en leur nom, eux et elles, au nom de leurs enfants, des jeunes, des adultes: Pourquoi? Pourquoi? et au nom de quoi? Qui est le seigneur de la guerre qui a decide de nous tuer, de nous exterminer, de finir avec nous? Qui est le decideur qui veut que tant de souffrances soient notre pain quotidien depuis des mois et des mois? Qui est celui qui nous invite a la table de la crucifixion? J'ai honte de dire que des hommes sur cette terre decident la mort!