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mercoledì 10 ottobre 2012

In luoghi abbandonati noi costruiremo con mattoni nuovi...

In luoghi abbandonati
Noi costruiremo con mattoni nuovi.
Vi sono mani e macchine
E argilla per nuovi mattoni
E calce per nuova calcina.
Dove i mattoni son caduti
Costruiremo con pietra nuova,
Dove le travi son marcite
Costruiremo con nuovo legname,
Dove parole non son pronunciate
Costruiremo con nuovo linguaggio.
C'è un lavoro comune,
Una Chiesa per tutti,
E un compito per ciascuno:
Ognuno al suo lavoro.

da: Cori da "la rocca" di T.S. Eliot


Lettera da Aleppo del 3 ottobre 2012
(lettera n° 5)
Oramai da 10 settimane è iniziata la guerra in Aleppo E' stata chiamata "la battaglia decisiva ": quale dei due campi la vincerà, regnerà  sulla Siria. Decisiva, di fatto lo è: per l’ampiezza di distruzione, incendi, tragedie umane, gli innocenti morti e il numero degli sfollati; e non è finita, a quanto pare i diversi "attori"  hanno optato per il deterioramento della situazione, il che porterà ancora più distruzione e morte. Nonostante i feroci combattimenti, bombardamenti, tiri di mortaio, autobombe e attacchi lampo dei ribelli, la situazione sul terreno non è cambiata, Aleppo è sempre tagliata in due con una linea del fronte che ha piccole modifiche ogni giorno.

Il quartiere di Jabal Al Saydé dove si trovano le 4 scuole rifugio degli sfollati di cui ci prendiamo cura  era il più sicuro, in quanto situato nella zona più a nord di Aleppo (le battaglie hanno luogo principalmente nella parte orientale e nelle zone a sud della città). Ma la scorsa settimana, due eventi hanno scosso il quartiere: Venerdì 28 settembre i ribelli hanno fatto un’incursione di poche ore, subito respinto dall'esercito regolare, ma lasciando  diversi morti sul campo e i rifugiati molto preoccupati. E Domenica 30 settembre diversi colpi di mortaio sono caduti a pochi metri dalle scuole facendo molto danni e per fortuna nessuna vittima. Alcune famiglie sfollate sono fuggite in altri posti più tranquilli (per alcuni, era il terzo o quarto spostamento) e sono stati rapidamente sostituiti nelle scuole dai nuovi arrivati. E molte famiglie cristiane che vivono nella zona sono fuggite dalle loro case e sono venute a rifugiarsi nel convento dei Fratelli Maristi.

Il nostro gruppo "I Maristi Blu" continua (va detto in tutta umiltà, con grande coraggio e cuore impavido) a sostenere le 1200 persone sfollate alloggiate nelle quattro scuole di Jabal Al Saydé fornendo prodotti alimentari, cibo per sopravvivere (compreso il latte per neonati e bambini) e i prodotti di igiene (pannolini, sapone ..); offrono cura per le malattie acute che colpiscono i senza tetto o a quei malati che hanno patologie croniche (diabete, ipertensione ...) ; si occupano dei bambini e danno accompagnamento alle madri.
Di recente, abbiamo iniziato un nuovo progetto per gli sfollati: "VOGLIO IMPARARE" , Padre Georges Sabe lo ha ben presentato sulla pagina Facebook del Maristi- Aleppo:
"Voglio imparare, mi piace imparare! Abbiamo ascoltato con i nostri cuori! Piccoli e  grandi, ci hanno chiesto una matita, un quaderno per scrivere, per imparare! Cinque volte cinque! Come scrivere uno, due, tre, quattro, cinque? Dare un'occhiata a ciò che scrivo, sono le parole della speranza, parole d'amore, parole di ringraziamento, parole di fiducia e di fede.
Ho il mio essere grazie ai vostri occhi, i vostri occhi teneri, amorosi. Per tutti loro: adulti e bambini, stiamo lanciando il nostro nuovo progetto: IO VOGLIO IMPARARE. Le loro scuole non hanno aperto le loro porte, noi offriamo i nostri cuori, in modo che essi vi possano scrivere di propria mano una nuova pagina della loro vita, una vita che supererà l'odio e la violenza, una vita, un canto d'amore che non avrà mai fine! “
Tutto quello che facciamo non sarebbe stato possibile senza il generoso sostegno di benefattori dall'estero,  solidali con l'invio dei doni, in particolare attraverso  Françoise Parmentier. A lei e a tutti voi vogliamo dire un grande grazie. Vogliamo fare in modo che tutte le donazioni  ci giungano immediatamente e siano pienamente gestite attraverso il conto bancario dei Fratelli Maristi del Libano. Con i soldi a nostra disposizione, abbiamo comprato sul posto  tutto quanto è necessario e non spendiamo una lira per costi amministrativi o di funzionamento. Tutto ciò che viene prelevato va ai beneficiari. Il nostro lavoro si basa su un volontariato totale. Come pure i prodotti distribuiti, li troviamo in loco; non tutto è disponibile per tutto il tempo, ma i commercianti trovano il modo per accedere a volte ai loro magazzini situati in aree pericolose con il pagamento di un "riscatto", o di portare i prodotti da altre città siriane pagando "diritti di passaggio" ai ribelli, che in caso contrario, se ne  approprierebbero.
In conclusione, vorremmo condividere con voi che un’ amica svizzera ci ha inviato e che ella ha sentito Domenica scorsa su “ la cultura Francia”:
"Nella parte più profonda della vostra vita, il Signore depositi speranza. Nel palmo delle vostre mani, il Signore depositi il suo amore. In fondo ai vostri occhi, il Signore depositi la sua luce. Nel fondo del vostro cuore il Signore depositi la sua pace. "
PS  Alcuni si sono chiesti perché le lettere non sono state firmate. Questa volta lo sarà:
 
Il Sinodo prega per la Siria
da L'Osservatore Romano , 10 ottobre
«Preoccupati per la tragica situazione in cui versa il popolo siriano — ha detto l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale, in apertura dei lavori della terza congregazione generale questa mattina, martedì 9 ottobre, alla presenza di Benedetto XVI — il Papa e i padri sinodali assicurano la loro vicinanza alla gente di questa terra martoriata, scossa da tanta violenza. Assicurano altresì la loro costante preghiera per le vittime di tanta barbarie, che sono soprattutto persone povere e bambini. Chiedono al Signore che guerra e violenze possano presto finire e che si trovi finalmente una giusta soluzione».

Il Patriarca Gregorio III: “L’Anno della Fede sia l’Anno della Riconciliazione”
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “L’Anno della fede sia per la Siria l’Anno della riconciliazione: è la speranza dei cristiani e di tutto il popolo siriano”: lo dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides, alla vigilia dell’apertura dell’Anno della Fede, il Patriarca melkita di Damasco, Gregorio III Laham, giunto in Vaticano per partecipare al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione.
“Noi cristiani in Medio Oriente – spiega Gregorio III, Pastore della comunità greco-cattolica che in Siria conta oltre 500mila fedeli – ci sentiamo parte integrante del mondo arabo e in questo momento di difficoltà, di problemi, di paura, abbiamo maggiore bisogno di rafforzare la nostra fede, per essere portatori del Vangelo. La presentazione dei valori della fede, fatta nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, è molto importante: sta a noi fare nostro questo patrimonio – fatto di libertà religiosa, convivenza, cittadinanza, diritti, solidarietà, amore – per farne un programma ad extra. I cristiani hanno sempre ricoperto un ruolo fondamentale in tutto il Medio Oriente per la cultura, l’arte, l’educazione e il lavoro sociale, e intendono continuare a essere lievito nella società”.
Diretta espressione della fede è, per il Patriarca, la proposta della riconciliazione in Siria: “La riconciliazione – ammonisce – è l’unica via possibile: altrimenti la Siria va incontro alla morte. Nel conflitto che prosegue in Siria, trionfa il caos e non vi sono risposte adeguate. Nessuno ne ha, né il governo, né l’opposizione, né la comunità internazionale. Siamo nel buio e, in questa situazione, la fede è la risposta e la riconciliazione è la nostra proposta”.
In tale stato di impasse politico, il Patriarca appoggia la proposta di una “nuova iniziativa diplomatica per mettere in pratica gli appelli del Papa”, lanciata ieri, attraverso l’Agenzia Fides, da Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, Metropolita siro-ortodosso di Aleppo. “Ben venga ogni iniziativa che promuove la riconciliazione: la parola riconciliazione – nota Gregorio III – è stata una costante, è sempre stata presente in ogni pur piccolo intervento del Santo Padre nel suo ultimo viaggio in Libano. La riconciliazione è la salvezza della Siria e dell’avvenire dei cristiani che, come dice San Paolo, si fanno ‘tutto per tutti’. La Chiesa non è pro o contro il regime, ma è una comunità che vuole dare una testimonianza di amore e che vuole salvare la Siria”.
Il Patriarca melkita riferisce, infine, una sua peculiare iniziativa: “Ho chiesto al Presidente del Libano, Michel Suleiman, di mandare i discorsi del Santo Padre, del recente viaggio libanese, ai leader di tutto il mondo arabo come messaggio di pace e convivenza che dal Libano si irradia in tutto il Medio Oriente. Questa è la risposta alle rivoluzioni arabe. E il Presidente ha accolto con favore questa mia proposta”. (PA) (Agenzia Fides 9/10/2012
 
da Radio Vaticana , 9 ottobre 2012


Il pensiero dei padri sinodali, dunque, oggi è andato alle vittime del conflitto in Siria. Presente ai lavori in Vaticano il Patriarca greco-cattolico melkita di Damasco, Gregorio III Laham.
Paolo Ondarza lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Ringraziamo mons. Eterovic, segretario generale del Sinodo, che oggi ha ricordato la Siria. Io vorrei approfittare di questa situazione, in cui ho la possibilità di incontrare un così gran numero di persone provenienti da tutti i continenti, per far presente la situazione in questo tempo così tragico in Siria. La crisi siriana non riguarda solo la Siria, ma tutto il Medio Oriente e in particolare cinque Paesi, le cui vicende sono legate tra loro: Siria, Libano, Giordania, Palestina e Israele. In questi cinque paesi si può vivere liberamente la fede e i problemi di questi cinque Paesi, limitrofi ad Israele, e quindi più a contatto con il conflitto israelo-palestinese, sono molto importanti per l’equilibrio di tutto il Medio Oriente. Alla vita di questi Paesi è legata la pacifica convivenza tra islam e cristianesimo in Medio Oriente e la presenza stessa dell’islam in Europa. Tutto questo è legato.

D. – Quale il ruolo della Chiesa in Siria per la risoluzione del conflitto?

R. – Noi, come Chiesa, vogliamo tentare di presentare una via: come possiamo aiutare a superare questa crisi in modo equilibrato. Non vogliamo andare contro o a favore riguardo al governo: noi bypassiamo tutto questo! Noi vogliamo salvare il valore della Siria come realtà storica, unica. Non dimentichiamo che Gesù è nato in Palestina, il cristianesimo è nato in Siria: per questo voglio approfittare del Sinodo per levare la voce e parlare a quanti più possibili vescovi e cardinali provenienti da tutti i continenti per far presente loro questa missione della Chiesa in Siria, questo ruolo della Chiesa in Siria. Io ho presentato un documento dal titolo “Riconciliazione, l’unica via per l’avvenire e per risolvere la crisi della Siria e del Medio Oriente”. Se noi aiuteremo la riconciliazione in Siria, aiuteremo anche l’Occidente a dialogare con l’Islam.

D. – La testimonianza cristiana è, dunque, di aiuto per un cammino di riconciliazione?

R. – Per me, questo è molto importante. Credo che per l’avvenire della Chiesa, qualsiasi sia il governo che verrà, qualsiasi direzione ci sarà, la missione del credente è riconciliare e unire: questa sarà la salvezza della Chiesa e del suo ruolo e della sua missione in Medio Oriente.

D. – Anche oggi arrivano notizie di sangue e di guerra dalla Siria: l’ennesimo attentato kamikaze in una sede dell’intelligence a Damasco…

R. – Di nuovo, chiediamo all’Europa di incontrarsi con i Paesi arabi per cercare di comprendere come poter uscire da questa situazione. Il problema più grande è che nessun Paese ha una risposta alla situazione attuale. Perciò, dico che c’è bisogno di una solidarietà del mondo arabo e del mondo europeo per cercare una via d’uscita. Poi, chiediamo di pregare per la Siria: io credo molto alla forza della preghiera.
http://it.radiovaticana.va/articolo.asp?c=628292

martedì 9 ottobre 2012

SANGUE CRISTIANO A DAMASCO

Ad Aleppo i terroristi suicidi islamici si sono fatti esplodere devastando chiese, conventi, il centro storico e ucciso migliaia di cristiani.
Riceviamo e pubblichiamo questa drammatica testimonianza di Monsignor Issam John Darwich, Arcivescovo di Zahle, Furzol e Bèkaa (Libano) in una lettera inviata a Maurizio Baiotti, presidente di Wecare Onlus.
 
Arcieparchia di Zahleh e Furzol e Békaa
Mariamnensis Graecorum Melkitarum Chiesa greco-melchita

Tél + 961 - 8 - 800333 Fax + 961 - 8 - 822406 (Saïdat an-Najat) Zahlé - Liban Quartier Notre-Dame de la Délivrance

WECARE onlus,
Carissimo Maurizio Baiotti
 Sono l'arcivescovo Issam John Darwich . l'arcivescovo di Zahleh, Furzol e Bèkaa (LIBANO)  

Sento il desiderio di ringraziarti per l'attenzione, l'affetto e la partecipazione dimostrata per noi e per il nostro dolore.

Voglio informarti sia dell'attuale situazione siriana sia della condizione dei profughi cristiani. In questo mi permetto di chiedere ancora di continuare a sostenerci e di non abbandonarci.

La guerra imperversa e non lascia possibilità di scampo alcuna.

La situazione in Siria sta degenerando al punto che, nella città di Rable, terroristi islamici hanno sequestrato 220 cristiani cattolici ed hanno posto un ultimatum alla popolazione. I ribelli chiedono, alla comunità cristiana, di lasciare la città entro 10 giorni altrimenti gli ostaggi verranno tutti uccisi. La paura è quella di dover assistere, impotenti, ad un ulteriore massacro di innocenti.

Ad Aleppo, prima città cattolica del Medio Oriente e patrimonio mondiale dell'umanità (così definita dall'UNESCO), kamikaze musulmani si sono fatti saltare in aria e, con il loro "sacrificio", hanno devastato chiese, conventi e tutto il centro storico. Hanno ucciso migliaia di persone, affamato famiglie, diviso fratelli e causato un notevole incremento nelle fila dei profughi alla ricerca di salvezza.

Continuamente accogliamo nuove famiglie che cercano disperatamente aiuto.

La Chiesa piange i suoi figli e si unisce al loro grido di richiesta di aiuto.

Ti ringrazio dell'aiuto che vorrai offrirci e rinnovo l'invito a visitare la nostra terra che, pur essendo martoriata, risplende in tutta la sua bellezza ed in tutta la sua speranza di vedere un futuro migliore basato soltanto sulla pace e sul rispetto reciproco.

Ponendo grande attenzione alla tua sensibilità ti invio qualche immagine che fotografa la tragica condizione che siamo costretti a vivere.

Uniamoci in un'unica famiglia, quella cristiana, poiché «
La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti» (CCC 2304). Solo così potremo collaborare alla costruzione del Regno di Dio: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

Ti ringrazio caldamente a nome della martire comunità cristiana perché un piccolo aiuto significa la salvezza di un uomo.

Grazie e che il Signore benedica i pensieri del tuo cuore.
Tuo fratello in Cristo

Mgr. Issam John Darwich, B.S.
Arcivescovo di Zahleh, Furzole Bèkaa (LIBANO)

Padre Nader Jbeil , 05-10-2012
Rettore Radio Sawt El Sama

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=31500

domenica 7 ottobre 2012

L'opposizione siriana moderata dice NO ALL'OPPOSIZIONE ARMATA E A CHI LA SOSTIENE (compreso Padre Dall'Oglio)


Le député indépendant d'Alep, Boutros Merjaneh, appelle la France à réétudier le dossier syrien afin de privilégier davantage le dialogue. Renvoyant dos à dos le régime et l'opposition armée, ce chrétien craint l'éclatement de son pays et l'arrivée en Syrie d'un islamisme violent, illustré par un nombre croissant de djihadistes dans les rangs de l'Armée syrienne libre.
Depuis l'arrivée de l'Armée syrienne libre dans la ville, Alep est le théâtre d'affrontements terribles avec le régime al-Assad qui ont fait des milliers de morts © Manu Brabo / AP / Sipa

Depuis l'arrivée de l'Armée syrienne libre dans la ville, Alep est le théâtre d'affrontements terribles avec le régime al-Assad qui ont fait des milliers de morts © Manu Brabo / AP / Sipa

Les combats font rage à Alep, votre ville, depuis plus de deux mois. Faut-il une intervention internationale ?
Une action militaire internationale aboutirait à une catastrophe encore pire que la situation actuelle. L'armée syrienne est encore très puissante. De surcroît, la Syrie en tant que pays pourrait exploser. Au nord, les Kurdes revendiquent déjà plus d'autonomie. La communauté internationale doit faire pression sur les belligérants pour les obliger à s'asseoir à la table des négociations. C'est seulement ainsi qu'on obtiendra un nouveau régime en Syrie et c'est le souhait de la majorité silencieuse dont je fais partie.

Mais comment obliger le pouvoir syrien à négocier ?
Actuellement, ce sont surtout la Russie et l'Iran, ses alliés les plus proches, qui pourraient le convaincre. C'est sous la pression des Russes que le régime a tenu récemment deux réunions à Damas avec l'opposition non armée. Les Occidentaux, notamment les Français, se contentent d'exiger le départ de Bachar al-Assad tout en soutenant l'opposition. Ils n'ont obtenu que le durcissement du régime, qui s'enfonce dans le jusqu'au-boutisme.

La France s'est-elle trompée d'analyse ?
Je pense que ni l'ancien, ni le nouveau gouvernement français n'a bien étudié ce qui se déroule en Syrie depuis le début du conflit en mars 2011. Ils ont cru que la situation était comparable à celle de la Tunisie, de l'Egypte ou de la Libye. C'était faux. Ils ont gravement sous-estimé la capacité du régime à survivre. Paris aurait dû appuyer davantage les réformes qui allaient dans le sens du pluralisme faites par Bachar al-Assad avant que la guerre éclate. Au lieu de cela, la France a coupé les relations diplomatiques, fermé l'ambassade et commencé à soutenir de facto l'opposition, dont l'Armée syrienne libre.

L'opposition armée semble surtout soutenue par certains pays arabes...
L'Armée syrienne libre est financée et armée par l'Arabie saoudite et le Qatar, les pires ennemis du pouvoir en place. Dans ses rangs, on compte environ 7000 combattants djihadistes venus de l'étranger. Nous les voyons de près. Tenez, la semaine dernière, à Alep, l'armée a tué deux francs-tireurs djihadistes : un était Pakistanais, l'autre Tunisien. Mais que viennent faire ces gens en Syrie ?! J'ai peur qu'on assiste à l'importation d'une forme d'islamisme qui n'avait pas d'assise en Syrie avant ce conflit.

Mais les actions de l'ASL, ne répondent-elles pas à la violence extrême de l'armée, responsable d'innombrables massacres et de torture systématique, même sur les enfants ?
Le régime de Bachar al-Assad est corrompu et son armée commet des crimes. Tout le monde est d'accord sur ce constat. Le régime porte une lourde responsabilité dans le déclenchement du conflit. Il a réagi avec trop de violence face aux premières manifestations de l'opposition en mars 2011. Mais une partie de l'opposition a pris les armes seulement trois mois après le début des manifestations. C'était trop tôt ! Le régime avait commencé à réformer le pays. Une grande partie du peuple syrien le soutenait dans ces efforts-là.

Jusqu'à la mi-juillet, Alep était relativement peu perturbée par le conflit armé. Pourquoi ?
Il y a toujours eu beaucoup de manifestations contre le régime. Et l'armée a réagi non sans violence. Entre le 15 mars 2011 et le 15 juillet 2012, ces affrontements ont fait une centaine de morts. Mais le 15 juillet, l'Armée syrienne libre est entrée à Alep. Depuis ce jour-là, on arrive à plus de 2500 morts. C'est la guerre. La situation est horrible. Et l'armée et l'opposition font comme si c'était la dernière bataille décisive. Aujourd'hui, Alep, capitale économique et industrielle de la Syrie, est une ville morte. Pas moins de 400 000 ouvriers sont au chômage technique. Il n'y a aucune production.

Vous êtes chrétien, à l'instar de beaucoup d'habitants d'Alep. Quelle est la situation de la minorité chrétienne en Syrie?
Les chrétiens (environ 10% des Syriens, ndlr) ne s'affrontent pas en règle générale. Ils n'acceptent pas non plus d'être armés, même quand ils sont contre le régime. Beaucoup ont peur d'un scénario à l'irakienne, c'est-à-dire d'une guerre qui se retourne contre les chrétiens. A Alep et ailleurs, les provocations se multiplient contre les chrétiens pour qu'ils prennent les armes. Les belligérants ont commencé à jeter des obus dans les quartiers chrétiens. Récemment, dans un village chrétien, 280 personnes ont été enlevées par des djihadistes. Ces provocations ne peuvent qu'accélérer l'exode des chrétiens, déjà massif.

Invité par l'ancien député UMP Etienne Pinte, vous avez rencontré plusieurs élus français lors de votre séjour à Paris. Quel est l'objectif ?
J'ai bon espoir que le gouvernement français réétudie le dossier syrien et qu'il soit moins enthousiaste pour l'armement de la Syrie. Il faut promouvoir le dialogue et des initiatives de réconciliation, pas l'opposition armée. L'urgence, c'est l'arrêt des combats.
Beaucoup dans l'opposition syrienne réclament pourtant des aides militaires... En réalité, peu de Syriens le disent. Pensez-vous vraiment que ce peuple veut la poursuite des combats ? Que ceux qui prônent ce message se rendent à Alep !
J'ai assisté, à Paris, à une conférence du père Paolo dall'Oglio, qui a quitté la Syrie l'été dernier après avoir critiqué le régime. Il est très populaire dans certains milieux en France. Je le connais, car il était aumônier scout à Alep à une époque et nous l'avons reçu à la maison. Mais je n'arrive pas à comprendre son attitude. Il est enthousiaste devant l'idée d'armer l'opposition. Cela me fait peur. Est-ce un prêtre ou un homme politique ?
Craignez-vous qu'à terme, un pouvoir sunnite islamiste s'installe au pouvoir ?
Je crains les extrémistes sunnites, car ils importent un fanatisme religieux qui était rare en Syrie. Mais aujourd'hui, ces islamistes sont beaucoup moins nombreux que les sunnites modérés, qui, eux, ont la même position que moi. La Syrie n'est pas l'Egypte. Un des grands paradoxes dans ce conflit est que c'est nous, les modérés, musulmans ou chrétiens, qui constituons la majorité du peuple. Mais on ne nous entend pas. Nous ne sommes pas pour le régime, ni pour l'opposition armée. Nous voulons l'apaisement.

http://www.lavie.fr/actualite/monde/la-france-doit-promouvoir-le-dialogue-en-syrie-pas-l-opposition-armee-04-10-2012-31577_5.php


- Des éléments armées de l'ASL s'en prennent à la maison d'une famille chrétienne.


Alep - Les souks sont incendiés et les antiquités volées.

Alep - Samedi 29 Septembre 2012 - Les souks de la ville d'Alep réputés pour être les plus beaux après ceux d'Istamboul et le Caire dont la longueur atteint 13 Km et datant du XIIème siècle sont incendiés l'un après l'autre par les bandes armés de l'Armée Syrienne Libre. Que fait l'UNESCO ? 

Des voleurs turcs s'en prennent aussi aux antiquités qu'ils volent et ramènent en Turquie. Des icônes du XVIe siècle sont volées et revendues. 

Le Patriarche Gréogoire III Laham : Ce qui nous protège ce n'est pas l'Occident mais notre histoire et notre civilisation.

 Le Patriarche Grégoire III Laham, Patriarche d'Antioche et de tout l'Orient, a renouvelé son refus catégorique de toute ingérence étrangère dans les affaires intérieures de la Syrie, soulignant que ce qui nous [chrétiens] protège ce n'est pas l'Occident, mais notre histoire et notre civilisation.

Le patriarche a indiqué dans une interview donnée à la télévision hier, qu'il priait pour la Syrie demandant à Dieu de protéger ses enfants de toute haine, condamnant les groupes terroristes armés qui commettent des actes criminels et des enlèvements de citoyens innocents dans le but de se procurer des fonds. Il a souligné que deux prêtres étaient détenus depuis plus de 70 jours sans que l'on ne sache ce qu'il est advenu d'eux.

Sa Béatitude le Patriarche a ajouté qu'il avait visité un certain nombre de villes et de régions de Syrie et qu'il était en contact quotidien avec les citoyens syriens qui lui affirment avec certitude la présence de combattants étrangers en grand nombre dans les rangs des groupes terroristes armés. Par ailleurs, le Patriarche a critiqué les positions du Père Paolo da l'Oglio vis à vis de la Syrie rappelant que le Père Paolo ce n'était pas la Syrie.

Dans un autre contexte, le Patriarche a insisté sur le fait que les dirigeants syriens assumaient leur mission officielle et qu'ils n'étaient affiliés à aucune partie contre une autre, travaillant en faveur de tous les syriens.

Il a également souligné l'importance de se consacrer à la réconciliation en Syrie tout en notant l'évolution positive du ministère chargé de la réconciliation nationale entre les diverses factions et tous les enfants de la Syrie.
Il a assuré que cette mesure positive était importante dans les circonstances présentes que traverse la Syrie, appelant au soutien à ce ministère, notamment de la part des autorités religieuses.
http://www.leveilleurdeninive.com/2012_09_01_archive.html

venerdì 5 ottobre 2012

"E per favore non venitemi a dire che si tratta di una battaglia per la libertà, perché sarebbe una bestemmia”



 “Il cuore dei siriani sta sanguinando. Le immagini del mercato di Aleppo in fiamme e delle esplosioni in piazza Saad Allah al Jabri sono su tutti gli schermi, la gente è incredula”: in queste poche parole affidate all'agenzia Misna mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo, riassume la tristezza e il dolore di una città ferita come mai prima durante i lunghi mesi di conflitto. “La situazione non migliorerà fino a quando le potenze straniere continueranno ad inviare armi e finanziamenti ai rivoltosi” afferma dal canto suo mons. George Kassab, arcivescovo della chiesa siro-cattolica ad Homs, altro epicentro di violente battaglie nei mesi scorsi. “Di qualsiasi cosa stiamo parlando, a pagarla sono i civili disarmati intrappolati tra due fuochi. E per favore non venitemi a dire che si tratta di una battaglia per la libertà, perché sarebbe una bestemmia”. (R.P.) 
http://it.radiovaticana.va/radiogiornale14.asp

martedì 2 ottobre 2012

"VOGLIAMO SOLAMENTE AVERE LA LIBERTA' DI CONTINUARE AD ESSERE CRISTIANI IN SIRIA"

L'AMMINISTRATORE APOSTOLICO NAZARO: "ABBANDONATI NELLE MANI DEI SALAFITI"
DA AVVENIRE 26 settembre 2012 di  Andrea Avveduto
«Ci hanno lasciati in mano ai salafiti, è questa la verità: l’Occidente non sa che cosa significa davvero l’islam». Monsignor Giuseppe Nazaro, vicario apostolico di Aleppo, in Siria, non è certo uno che le manda a dire. Dall’assemblea generale dei vescovi del Medio Oriente che si è riunita nei giorni scorsi ad Amman in Giordania racconta esausto – e anche un po’ amareggiato – la situazione del popolo siriano. Con i numeri alla mano, le previsioni non fanno ben sperare: «Se Assad cadrà, allora cadremo tutti in mano ai musulmani salafiti, come è successo in Egitto, in Libia e come sta accadendo in Tunisia».

La prospettiva di un Medio Oriente in mano ai fondamentalisti islamici preoccupa molto il prelato francescano ex Custode di Terra Santa. «Dobbiamo capire che dietro a questa guerra civile c’è un interesse economico altissimo». Monsignor Nazaro cita il testo di Alfredo Macchi “Rivoluzioni S.P.A” e rimprovera un Occidente miope e ripiegato su se stesso: «La Russia, secondo me, fa bene a tenere la sua posizione pro-Assad, mente la debolezza dell’America è sconcertante». Non si tratta semplicemente di tapparsi il naso – spiega – e tifare per un ritorno allo status quo, al responsabile del vicario apostolico interessa innanzitutto avere la libertà: «Non voglio dire che Assad stia facendo bene – racconta – io desidero semplicemente un governo che mi dia la possibilità di vivere tranquillo e in pace come ho sempre fatto».

La preoccupazione di monsignor Nazaro è rivolta soprattutto alla condizione dei cristiani siriani, accerchiati da entrambi le parti e sulle spalle il peso di scegliere da che parte stare. «Ma poi di quali cristiani stiamo parlando? Non ci sono più cristiani in Siria». E in polemica con la stampa internazionale, rafforza il concetto: «Ho anche letto che hanno cominciato a prendere in mano le armi: scherziamo? Ma che idiozie scrivono sui giornali? I cristiani hanno paura di uscire per la strada».

Monsignor Nazaro è preoccupato: i recenti sviluppi del conflitto non gli hanno permesso di lasciare il Paese neppure per andare in Libano, alla visita apostolica del Santo Padre. E negli occhi si legge tutta la rabbia e lo sconforto di chi non guarda con fiducia al futuro. «Comunque guardi – conclude –, è una storia che si ripete, come è stato per l’Iraq: noi occidentali abbiamo la mania di esportare la nostra democrazia, ma questi Paesi non sono pronti per l’idea che abbiamo noi del concetto di democrazia».
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/nazaro-abbandonati-nelle-mani-dei-salafini.aspx